Nuovo Ezzelino - Dicembre 2011

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MENSILE DI INFORMAZIONE E CULTURA EDITO DALLA PRO LOCO DI ROMANO IN DISTRIBUZIONE GRATUITA AI SOCI. E-MAIL: proromano@libero.it

36째 ANNO - n째 387 - DICEMBRE 2011


36° ANNO - n° 387 - DICEMBRE 2011 MENSILE DI INFORMAZIONE E CULTURA EDITO DALLA PRO LOCO DI ROMANO IN DISTRIBUZIONE GRATUITA AI SOCI. E-MAIL: proromano@libero.it

Dicembre 2011 Mensile di informazione e di cultura della Pro Loco di Romano d’Ezzelino Per la Pro Loco di Romano: Maurizio Carlesso Direttore Responsabile: Dario Bernardi Segreteria: Stefania Mocellin In redazione: Sara Bertacco, Cinzia Bonetto, Maurizio Carlesso, Gianni Dalla Zuanna, Duilio Fadda, Franco Latifondi, Stefania Moccellin, Valeria Orso, Erika Piccolotto, Christian Rinaldo, Silvia Rossi, Maurizio Scotton, Serenella Zen, Giuseppe Bontorin. Via G. Giardino, 77 Romano d’Ezzelino (VI) Tel. 0424 36427 proromano@libero.it Poste Italiane Spa - Sped. A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Vicenza

Sommario Editoriale

3 Buon Anno

Cultura

4 / 7 La vita di un Santo La nascita dei Fatebenefratelli 15 Il nuovo sito web del Consorzio Pro Loco Grappa Valbrenta

Resoconti 8 Valle Santa Felicita 16 Banca di Romano e S.Caterina dalla parte della comunità

Appuntamenti 9 Passeggiata di San Valentino 17 Carnevale dei Ragazzi 2012 Fellette 1967-2012

Associazioni 10 Il cuore del Coro 11 Fare movimento fa bene 13 Il Servizio Civile, una scelta che cambia la vita tua e dell’Ente 14 Villa Tacchi London, nuova sede dell’ Unpli Vicenza

Riflessioni 12 La sindorme da shopping 18 - 19

Notizie in breve

Tutti i diritti riservati Quote soci: • ordinario nazionale E 10,00* • ordinario nazionale E 16,00 • estero E 22,00 • sostenitore E 52,00 *quota che non dadiritto a ricevere l’organo d’informazione della Pro Loco ccp. n. 93337772 Aut. Trib. Bassano del Grappa 2/1975 Tranne gli originali d’epoca, non si restituiscono le foto.

FILIALE DI ROMANO D'EZZELINO Via Roma, 62 36060 Romano d'Ezzelino (VI) Tel. e Fax 0424 514112


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Buon Anno Carissimi soci della Pro Loco, siamo giunti anche quest’anno all’ultimo Maurizio Carlesso numero dell’anno che ci ha appena lasciati e con questa occasione è con particolare piacere che vi trasmetto l’augurio più Sereno e colmo di Pace per il nuovo anno.

L’augurio si estende poi affinché il nuovo anno sia proficuo e che ci permetta di uscire da questa crisi che si è fatta sempre più pressante ed ha bussato alle porte delle nostre famiglie. A tutti un augurio dal profondo del cuore che vi giunge a nome mio personale e da parte di tutto il Cda ed il Comitato di Redazione della vostra associazione. È con piacere che ospitiamo e raggiungiamo le vostre case quest’anno con un dono che il Coro Ezzelino ha deciso di farvi. Un bel calendario che propone alla vostra attenzione un meticoloso ed importante lavoro fatto dal gruppo per essere nelle vostre case a segnare il passo delle giornate che trascorrono. È stato un piacere per la Pro Loco poter essere di supporto alla consegna del prezioso lavoro. Anche questo sforzo, destinato alla comunità, promuove l’attività di un gruppo di persone che con la melodia della musica ed il contenuto delle parole riporta alla nostra attenzione messag-

gi importanti e profondi. Complimenti e grazie a nome di tutti i nostri soci. La magia di questi giorni è impreziosita dalle belle manifestazioni che sono proposte in comunità, dalle note del concerto della nostra banda cittadina, alle ambientazioni della mostra dei presepi, accompagnate dalle note dell’orchestra Symphoniae, dalla riproposizione della natività da parte del gruppo Volontari Amidi del Presepe e soprattutto dalle celebrazioni religiose che ogni anno raccolgono molte persone attorno al simbolo del Natale per eccellenza. Molte sono state le occasioni che hanno visto e coinvolto tutti i nostri affezionati e stimati amici delle associazioni cittadine, consentitemi di augurare loro di essere sempre così aperti e preziosi per tutti noi. Buon 2012 tutti.


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La vita di un Santo

La nascita dei Fatebenefratelli È il 1495: nasce Giovanni Ciudad, il futuro San Giovanni di Dio. Nasce da una modesta famiglia di Montemor-o-Novo, piccola cittadina portoghese a 110 Km. da Lisbona. Incerte e frammentarie le notizie sulla sua infanzia, e misterioso l’episodio in cui il padre Andrea lo affida, a soli 8 anni, a un pellegrino di passaggio... Ritroviamo più tardi il piccolo Giovanni in Castiglia, dove trascorre gli anni fino alla maturità come pastore al servizio di Francisco Cid, majoral di Oropesa. La vita di Giovanni Ciudad si annuncia da subito movimentata, e non particolarmente ordinata. Ha già ventotto anni quando si arruola nell’esercito imperiale per combattere contro i Francesi, nella campagna per la riconquista della fortezza di Fuenterrabia, nei Pirenei. La passione per il gioco non lo fa di certo emergere dalla truppa. Fino al momento in cui il suo diretto superiore, il capitano Ferruz, in seguito a una storia di furto nella quale Giovanni è coinvolto, arriva a ordinarne l’impiccagione In questa come in altre occasioni, è solo la fede istintiva di Giovanni a salvarlo in extremis. Ritorna alla vita di pastore a Oropesa, ma di nuovo segue la via militare e nel 1532 è con l’armata che salva Vienna dalla morsa dei Turchi. Di ritorno, decide di compiere un pellegrinaggio a San Giacomo di Compostella. Nuovamente in Portogallo incontra il conte d’Almeida, nobile caduto in disgrazia, e insieme raggiungono la colonia portoghese di Ceuta,in Marocco, dove Giovanni, per mantenere la famiglia del conte, lavora come bracciante alle fortificazioni della città. Ritornato in Spagna, accetta un lavoro qualsiasi per vivere. Con i pochi risparmi, decide di diventare venditore ambulante di libri e immagini religiose. E’ sempre in movimento, Giovanni: e mentre è in cammino la tradizione racconta che avviene l’incontro con il “pastorello stanco”. Egli lo porta sulle sue spalle e il bambino lo ricompensa con una melagrana. E’ il bambino Gesù. 1539: Giovanni vive a Granada, dove ha aperto una libreria. Il 20 gennaio gli capita di ascoltare un sermone di Giovanni d’Avila. Rimane sconvolto: è la vera conversione. Il suo shock è così forte da sembrare pazzo. Percorre le strade della città urlando la sua “follia” per Dio: «Nudo, voglio vivere, seguire Gesù Cristo, nudo, e diventare povero in suo onore». Poi a casa brucia i libri e, in ginocchio, nelle piazze di Granada, esprime la sua


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contrizione: «Misericordia, misericordia, Signore Iddio, abbiate pietà di questo grande peccatore che Vi ha offeso». La sua conversione viene presa per pazzia. Lo prendono e ricoverano all’Ospedale Reale, dove a quei tempi la malattia mentale si cura con le catene e la frusta. Viene presto riconosciuto sano e rimesso in libertà. Giovanni decide allora di dedicare il resto della sua vita ai poveri e agli ammalati. È l’autunno del 1539, ha quarantaquattro anni, fonda in via Lucena il suo primo ospedale. In dicembre il Vescovo di Tuy, Monsignor Sebastian Ramirez Fuenleal, presidente della Cancelleria Reale di Granada, gli conferisce l’ abito religioso e gli conferma il nome che il popolo gli aveva già dato: “Giovanni di Dio”. Nel 1547 l’Ospedale si trasferisce alla salita de los Gomeles. Giovanni muore l’8 marzo 1550. I suoi primi compagni danno inizio alla fondazione dell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio Fatebenefratelli. Il processo di beatificazione è del 1630, del 16 ottobre 1690 la canonizzazione di Alessandro VIII. E’ proclamato Patrono celeste degli ospedali e dei malati da Leone XIII nel 1886, Patrono celeste degli infermieri e delle loro associazioni da Pio XI nel 1930. Pio XII, nel 1940, lo proclama secondo Patrono celeste di Granada.San Giovanni di Dio è, come uomo, un esempio di disponibilità e apertura verso il prossimo. Sradicato dalla famiglia a soli otto anni, sballottato dagli eventi, si adatta di buon grado alle condizioni più difficili. La sua è una vita in movimento, un’esperienza continua di mutamento nell’ambiente e nelle persone che lo circondano, ma anche di stabilità nella generosità. Sempre si rivela in lui la generosità che cresce e che, poco a poco, si trasforma in fede. Giovanni di Dio è diventato Santo per la sua generosità nei confronti di tutti quelli che ha incontrato, servito, curato, consolato. La sua santità è il frutto di questo distacco da sé che provoca in lui l’ amore per Gesù Cristo. Questo è il messaggio di Giovanni di Dio: Dio è la fonte di ogni amore. Dio che svela a tutti noi il vero volto del fratello ferito nella carne e nel cuore. Alcuni, sconvolti dalla Parola di Dio e dall’ esempio di santi come Giovanni di Dio, finiscono per consacrare la vita al servizio dei loro fratelli più bisognosi.

Il carisma dell’Ospitalità Povertà, castità e obbedienza sono i tre voti classici comuni a tutti gli ordini religiosi. I Fatebenefratelli aggiungono un quarto voto, dettato dal carisma specifico del loro Ordine, che è l’ospitalità. Ospitalità come amore verso Dio e verso il prossimo. Concetti astratti? Al contrario, molto concreti: assistere gli infermi, raccogliere l’elemosina per la loro sopravvivenza - «Fratelli, fate il bene a voi stessi dando l’elemosina ai poveri» è il celebre invito di San Giovanni di Dio - esercitare un attivo apostolato con “donne di vita”, imboccare la pro-

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fessione medica non per fare soldi, ma per servire l’uomo, in particolare il più bisognoso... Questo è, secondo la lezione di San Giovanni di Dio - e di San Giovanni Grande, di San Riccardo Pampuri, come di tutti gli altri confratelli che hanno dedicato la propria vita alla «santa ospitalità» - il senso autentico del Vangelo, da vivere con eroica coerenza. La lezione resta valida. Perché la vita dei santi continua a esercitare questa funzione splendidamente esemplare? Perché sono uomini come noi, calati nella realtà precisa e contingente della storia. Non è solo questione d’essere cristiani, ma uomini autentici. Tutti si riconoscono nell’umanità. E i santi rappresentano concretamente e umanamente la possibilità di imitare Cristo. In ogni epoca storica, essi riescono a incarnare la Parola di Dio nella realtà del proprio tempo, nonostante le condizioni spirituali, sociali,p olitiche ed economiche più o meno avverse, perfino tragiche. Come scrive il Superiore Generale dell’Ordine, Fra Pascual Piles Ferrando: «Giovanni di Dio può considerarsi a pieno titolo come un modello della “Nuova Ospitalità”, perché ha saputo coniugare l’amore verso Dio e l’amore verso il prossimo incarnandolo nella realtà concreta del suo tempo con grande capacità organizzativa dell’assistenza e con una chiara visione del futuro». L’ospitalità è quindi la chiave di lettura per comprendere come lo spirito dell’Ordine di San Giovanni di Dio si sia manifestato nei cinque secoli della sua storia. E’ un carisma “operativo”, l’ospitalità. E’ la speranza. «Nell’ospitalità, la speranza pensa che un giorno gli ospedali saranno centri di vita e di salute, capaci di risanare integralmente l’uomo sofferente; saranno luoghi capaci di generare a nuova vita le persone, anche se non saranno riusciti a eliminare la malattia» ha giustamente sostenuto Giovanni Cervellera, facendo intendere una fede che in prospettiva è sicuramente quella «realizzazione del Regno di Dio nell’ambiente sanitario» che è il traguardo spirituale dell’Ordine Ospedaliero dei Fatebenefratelli. Ma è anche una testimonianza concreta della potenza carismatica dell’ ospitalità. Un’ospitalità che si presenta naturalmente «nuova» allorché trasmette alle persone di buona volontà il modo di osservarla. E lo trasmette, puntualmente, in ogni epoca. Anche nella nostra. Quali dunque i contenuti dell’attuale “Nuova Ospitalità”? Si tratta di venire in soccorso di questa società, disorientata ma orgogliosa delle sue conquiste, con i valori immutabili della carità. Come scrive Fra Marco Fabello: «I grandi significati dell’ospitalità, oggi, si manifestano concretamente nella solidarietà e nell’attenzione alle persone che ci stanno vicine

Fratelli, fate il bene a voi stessi dando l’elemosina ai poveri è il celebre invito di San Giovanni di Dio


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e che vivono nel bisogno e nella povertà fisica, intellettuale e morale». Con la scelta fatta, dal 1968 in poi, di procedere alla classificazione degli istituti per inserirli nel piano sanitario nazionale, i Fatebenefratelli danno l’ennesima dimostrazione del valore “operativo” dell’ ospitalità. Un valore che è sotto i nostri occhi, in quasi tutti i centri assistenziali, con continui e attenti lavori di ristrutturazione e di ammodernamento nonché di imponenti ampliamenti delle strutture, ma soprattutto con l’assunzione di una nuova impostazione nella conduzione della struttura ospedaliera. Un adeguamento in prima analisi legislativo, per rispettare i caratteri di «controllo di gestione - verifica della qualità» che sono alla base della nuova normativa sanitaria nazionale; ma un adeguamento che tale non è, se considerato dal punto di vista più profondo del carisma dell’ospitalità. E’ allora piuttosto un’adesione naturale alla propria vocazione: il mandato ricevuto da Cristo per curare gli infermi con gioia, comprensione e umanità. Ed è appunto quest’ultimo, l’umanità del servizio, un tema di importanza capitale per comprendere lo spirito della missione ospedaliera dei Fatebenefratelli. «La vocazione ospedaliera che abbiamo ricevuto è un dono che si sviluppa in noi nella misura in cui rispondiamo ogni giorno all’invito di Dio che ci chiama a identificarci con Cristo nell’amore verso gli uomini e specialmente nel servizio agli ammalati e ai bisognosi».ex art. 53 Costituzioni dell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio “Voi siete chiamati a umanizzare la malattia” Sono le parole del Santo Padre, Giovanni Paolo II: «Voi siete chiamati a umanizzare la malattia». Un messaggio rivolto all’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio per la promozione di una medicina più umana, con il malato e per il malato. Un messaggio che deve essere trasformato in progetto di vita da chi vede nella malattia - fisica, mentale, morale che sia - un’ opportunità di crescita e non solo uno spiacevole incidente di percorso. Nessun uomo sano si riconosce nella malattia e nei malati. E’ estranea la malattia, come una condizio-

Se curare è rispondere ai bisogni del malato, allora si deve tenere conto anche della sua persona, di quello che sente e risente

ne cui non si appartiene, ed estranei sono i malati, perché privati di quelle facoltà che si ritengono normali: parola, vista, udito, libertà nei movimenti, autonomia nell’espletare le funzioni fisiologiche... Eppure tutti, prima o poi, facciamo l’esperienza di un ricovero in ospedale: quando va bene, per il classico piccolo intervento; ancora meglio, se al nostro fianco ci sono i familiari, ad assisterci con l’ amore che addolcisce ogni sofferenza. E’ allora che si pensa: “per fortuna non sono solo.” Ma nonostante questo, anche se la degenza è a breve termine, così come la prospettiva di recupero fisico, anche se non siamo soli, c’è per tutti un momento di riflessione, qualche volta di paura. Più della sofferenza fisica - uno stato critico complessivo dell’essere, che ognuno di noi è più o meno capace di affrontare e superare - è lo spaesamento da noi stessi che colpisce e che rende insicuri. Questa sensazione di spaesamento la provano tutti. Oltre quella sottile cortina trasparente che divide la salute dalla malattia, la realtà non è più come prima: ora siamo noi i malati, siamo noi gli “estranei” e forse pensiamo alle numerose occasioni in cui abbiamo incontrato un malato e non l’abbiamo riconosciuto... “Queste persone che sono qui con me, ora, come mi vedono? Sono diventato anch’io un estraneo per loro?” Potrebbe essere questo, forse, il pensiero fisso di quello stato “sottile”, nel quale lo spazio e il tempo sembrano sfuggire di mano. Lo stato che si chiama malattia. «C’è un legame misterioso e concreto tra la malattia e la riconciliazione, perché nella malattia l’uomo è capace di riflettere, di pensare al suo destino, al mistero della vita e della morte, di pensare a Dio». Così si è espresso Fra Pierluigi Marchesi, ex Priore Generale dell’Ordine dei Fatebenefratelli, per sottolineare la ricchezza di senso che la malattia e la sofferenza possono avere per la vicenda esistenziale di ognuno. I malati non sono degli estranei. Sono dei «profeti del senso» che, con il loro dramma personale, ci ricordano chi siamo e perché esistiamo. Grazie alla loro prova, spesso disperata, capiamo che la nostra vita non è un sistema chiuso, ma un passaggio. La risposta che l’uomo dà alla sua sofferenza lo può cambiare. E può cambiare anche gli altri: famiglia, medici, infermieri... se solo i “normali” fossero meno distratti dalla buona salute e dalla voglia di vivere. Il mala-


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to invece sa, quantomeno lo sente, che i contenuti della sua vita quotidiana - lavoro, tempo libero, la ricerca del successo - non hanno sussistenza in sé. Ora che è costretto a un letto d’ospedale, s’interroga sul senso della vita, della sofferenza, della morte; nessuna delle sue certezze di prima serve più. Perfino la fede, se c’è, qualche volta vacilla. Il malato cerca allora qualcuno. Quel qualcuno siamo tutti noi, oltre naturalmente al personale ospedaliero, che è in prima linea ogni giorno nella lotta contro la sofferenza degli ammalati. Ecco perché occorre riflettere ogni volta che si incontra la malattia: per imparare a riconoscerla, per comprenderne il senso, per riuscire a rapportarsi con l’ essere individuale che dolorosamente incarna quello stato critico. Perché l’ ospedale è stato creato per lui. Ancora Fra Pierluigi Marchesi, dal discorso pronunciato nell’ottobre 1983, al VI Sinodo dei Vescovi: «Se il malato non è al centro dell’ospedale, al centro degli interessi di tutti gli operatori, altri si mettono al suo posto. Non è raro negli ospedali vedere emergere la centralità del medico, o dell’amministratore, o del sindacalista, o del religioso: tutti usurpatori, perché il posto centrale non spetta ai medici, né agli infermieri, né agli amministrativi, né alla comunità dei religiosi o delle religiose.» Non c’è dubbio quindi che l’esperienza religiosa della malattia sia una testimonianza preziosa della centralità del paziente rispetto al “sistema ospedale”. Saper ascoltare è l’atteggiamento ideale per avvicinare il malato. Non è facile. Le persone che lo prendono in cura, dopo le prime domande e l’avvio della cura, non gli danno più attenzione. Soprattutto non hanno tempo per ascoltare i problemi di fondo che lo preoccupano più della stessa sofferenza; gli infermieri sono assorbiti dai compiti professionali; i medici si interessano della

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malattia e dell’esecuzione scrupolosa della terapia. Tutto nella vita del paziente è misurato, quantificato, programmato nel tempo come in una tabella di marcia. Niente di strano, certo, quando è un’entità fisica - il corpo - che va rimessa in ordine. Ma questo corpo non è materia inerte: appartiene a una persona. Se curare è rispondere ai bisogni del malato, allora si deve tenere conto anche della sua persona, di quello che sente e risente. E per questo non c’è che la qualità del silenzio. Un silenzio abitato da due persone. Lì c’è l’ospitalità, che è comprensione, attenzione, comunione nella domanda sul senso da dare all’avventura umana. Queste sono le linee essenziali che guidano ed hanno guidato nel tempo i Fatebenefratelli, abbiamo deciso di farvi conoscere queste note e dedicarle al nostro grande “amico” Fra Bernardo al secolo Frengulo Ivano, che prematuramente ci ha lasciati il 19.11.2011 chiamato a se dal Padre Celeste. Nato in Francai a Orbej Haut Rhin il 7 giugno 1940 ha dedicato tutta la sua vita agli altri. Nato dal matrimonio di Frengulo Carlo ed Armiraglio Teresa ha perfezionato un suo percorso di studi ed apostolato che lo hanno portato sino alla nostra Romano dove si è fatto apprezzare per la sua disponibilità e competenza nel rapportarsi con gli ospiti della casa di riposo. Sempre disponibile ed accogliente nelle occasioni in cui per qualsiasi manifestazione “invadevamo” la Villa, mai stanco di darci suggerimenti o di adoperarsi per il miglio risultato degli eventi. Ci lascia un grande vuoto e la grande partecipazione che c’è stata testimonia la gratitudine per quanto ha lasciato a tutti noi insieme al suo ordine.

Ciao Fra Bernardo.


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RESOCONTI - PAG. 8

Valle Santa Felicita Per l’Associazione Culturale Siriola

Tiziano Bergamo

Il 26 novembre 2011 è stato inaugurato a Romano d’Ezzelino un nuovo capitello. É situato in Valle Santa Felicita e precisamente di fronte al ristorante “Dalla Mena”.

Storie de Roman Lorenso Buraschi, la Mena, na storia, tuto restarà finchè ghe sarà memoria. Sto ometo, sta fameia che vien da Rovigo, che da Carpanè, torna indrio par on intrigo. E finia a guera, su tuti in vae, par fa inpresa so calcossa de speciae. Calsina da qareo e muro, anca sel lavoro el gera duro. E dopo el Tulio carabiniere, a dote, mesi par farla e cusir anca de note. Riva i fioi, prima Giandomenico, dopo Nazario, de sti tenpi la saria na fameia da caendario. Guera, fasisti, disgrassie, ma anca bona zente, che a nostra cara Mena, gà ripagà onestamente. El capiteo vecio de Santantonio, tiremoeo fora, se no el nono Buraschi farà el demonio, che dal’asio, aea vae, poca saita, ma na fede tuta speciae. Da na picoea ostaria, a on ristorante, le risposte zè stae tante. E torno a nominar Nazario, de ani visin a mì, che cossì el se gà libarà de na promessa fata chel dì. E dopo 44 ani chel nono ze mancà, sto bel capiteo de Santantonio, se ghemo trovà. Dal nono Buraschi, aea Mena, che da sta tera, la vedemo serena, el nostro grassie Lorenso, grassie Mena e dai romanoti, tuti i onori, uno dea Giara… Angeo dei Dori.

26 novenbre 2011

Il capitello votivo ospita nel suo interno la statua di S. Antonio la quale nei primi anni del 900 era posizionata nell’altare laterale della chiesa di Romano d’Ezzelino. Nel 1922 Don Matteo Bianchin la donò a Lorenzo Buraschi (papà di Filomena Buraschi detta Mena) come segno di riconoscenza per la fornitura gratuita di calce per i lavori agli edifici parrocchiali. Lorenzo Buraschi la conservò con gran cura e verso la fine degli anni ‘50 realizzò un capitello proprio in Valle. Negli anni ‘80 il capitello venne rimosso ma Filomena “Mena” conservò il desiderio di ricostruirlo. Quel giorno è arrivato proprio nell’anno del centenario della nascita di Filomena con il figlio Nazario Campana che realizza il desiderio della mamma come segno di affetto e riconoscenza. A volere il capitello anche Sergio Dussin che imparò i segreti del mestiere proprio presso il ristorante “Dalla Mena”.

Stupenda la giornata e molte le persone presenti alla cerimonia di inaugurazione. Dopo la benedizione del capitello e la S. Messa presieduta dal parroco di Romano Don Cesare e dal parroco di Semonzo Don Giovanni, il noto giornalista Gianni Celi ha ricostruito la storia di Filomena con testimonianze, aneddoti e ricordi di amici, parenti ed ex collaboratori di questa grande donna romanota. Grazie all’invito di Nazario e Sergio, anche l’Associazione Culturale Siriola ha partecipato a questo evento con la presenza di alcuni figuranti delle contrade Valle, Signori e Farronati e sopratutto con la coppia di personaggi che rappresentano Lorenzo Buraschi e la moglie Nazzarena. Già... personaggi di una Romano che non c’è più e che oramai sono conservati nel baule dei ricordi ma che per un giorno sono tornati nella loro Valle Santa Felicita per festeggiare “la Mena”.


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APPUNTAMENTI - PAG. 9

Passeggiata di

San Valentino Fra Colli e Valli Ezzeliniane

SONO PREVISTI 2 PUNTI DI RISTORO LUNGO ILPERCORSO

Domenica 12 Febbraio ore 9.00 Villa Negri

LA PARTECIPAZIONE È LIBERA, POSSONO PARTECIPARE ANCHE I BAMBINI IN ETà SCOLARE PURCHÈ ACCOMPAGNATI DAI GENITORI. ALLE SIGNORE E SIGNORINE SARÀ CONSEGNATO UN GRADITO OMAGGIO GLI ORGANIZZATORI DECLINANO OGNI RESPONSABILITà DERIVANTE LA PARTECIPAZIONE ALLA PASSEGGIATA

INFO PRO LOCO - TEL. 0424 36427 proromano@libero.it

La festa di San Valentino, un po di storia… La festa di San Valentino ricorre annualmente il 14 febbraio ed oggi è conosciuta e festeggiata in tutto il mondo. Tale tradizione fu diffusa dai benedettini, primi custodi della basilica dedicata al Santo in Terni, attraverso i loro monasteri prima in Italia e quindi in Francia ed in Inghilterra. Molte tradizioni legate al santo sono riscontrabili nei paesi in cui egli è venerato come patrono. La figura di Valentino come santo patrono degli innamorati viene tuttavia messa in discussione da taluni che la riconducono a quella di un altro sacerdote romano, anch’egli decapitato pressappoco negli stessi anni. Sono molte le leggende entrate a far parte della cultura popolare, su episodi riguardanti la vita di San Valentino: Una di esse narra che Valentino, graziato ed “affidato” ad una nobile famiglia, compì il miracolo di ridare la vista alla figlia cieca del suo “carceriere”: Valentino, quando stava per essere decapitato, teneramente legato alla giovane, la salutò con un messaggio d’addio che si chiudeva con le parole: «...dal tuo Valentino...». Un’altra, di origine statunitense, narra come un giorno il vescovo, passeggiando, vide due giovani che stavano litigando ed andò loro incontro porgendo una rosa e invitandoli a tenerla unita nelle loro mani: i giovani si allontanarono riconciliati. Un’altra versione di questa storia narra che il santo sia riuscito ad ispirare amore ai due giovani facendo volare intorno a loro numerose coppie di piccioni che si scambiavano dolci gesti d’affetto; da questo episodio si crede possa derivare anche la diffusione dell’espressione piccioncini. Secondo un altro racconto, Valentino, già vescovo di Terni, unì in matrimonio la giovane cristiana Serapia e il centurione romano Sabino: l’unione era ostacolata dai genitori di lei ma, vinta la resistenza di questi, si scoprì che la giovane era gravemente malata. Il centurione chiamò Valentino al capezzale della giovane morente e gli chiese di non essere mai più separato dall’amata: il santo vescovo lo battezzò e quindi lo unì in matrimonio a Serapia, dopo di che morirono entrambi. Fonte Wikipedia


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ASSOCIAZIONI - PAG. 10

Il cuore del Coro Vi scriviamo due righe non per presentarci, poiché ben ci conoscete, ma per indirizzarVi le parole che coltiviamo dentro di noi e che da tempo non riusciamo a dirVi con il giusto temperamento.

Vogliamo ringraziarVi innanzitutto, perché ci avete sostenuto per tanti anni. Sapete da quanto? Dal 1971. Ben tre generazioni sono passate per le nostre file, ben più di un centinaio di coristi, tre maestri, cinque presidenti. Abbiamo fatto più di 5000 ore di lezione, oltre 500 concerti nel Veneto, in Italia e in diversi paesi dell’Europa e del mondo. Ci siamo accompagnati con una rassegna, il nostro Cori a Cà Cornaro, che è diventata uno dei più noti appuntamenti della coralità del Veneto, sulla matrice del canto ad ispirazione popolare. Insomma, tanta acqua è scorsa e noi siamo ancora qua, con la medesima voglia di interpretare, per mezzo delle voci, i sentimenti che emergono dalla nostra cultura e che

vorremmo valorizzare e trasmettere. Guardiamo avanti. Per questo andiamo a confrontarci anche al di fuori del nostro tradizionale ambiente. Abbiamo iniziato una bella collaborazione con un nuovo maestro, rinfoltito le file. Puntiamo su una nuova generazione, cui vogliamo consegnare il patrimonio di sentimenti e di abilità che abbiamo costruito. Eccoci dunque, rinnovati, sulla strada di sempre. Contiamo sulla Vostra amicizia, cui dedichiamo, alla maniera nostra, il più bel canto e non esitate a chiedercelo. Sceglietelo nel nostro repertorio o proponetelo: non c’è nulla che paghi una sana e forte amicizia.

Vi consegniamo un calendario, per questo Natale, così Vi saremo un po’ vicini. Ringraziamo tutti coloro che hanno aderito alla nostra iniziativa. Se potete, Vi chiediamo un aiuto economico.Non ci farà male di questi tempi, in cui siamo costretti a far tutto da soli. Vi diamo le nostre coordinate bancarie: Coro Ezzelino, presso Banca di Romano e Santa Caterina, iban: it04v0830960900000000014785 (non affannatevi a contare gli zeri, sono nove tutti di seguito). Grazie di cuore ed un sentitissimo Buon Natale e Felice Anno Nuovo.


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ASSOCIAZIONI - PAG. 11

Fare movimento fa bene L’Associazione Veneto Benessere e Cammina ONLUS, in convenzione e La Presidente prof.ssa collaborazione con il Comune di Romano d’Ezzelino, ha ripreso l’attività Giuliana Pauletto di sensibilizzazione al “movimento”. Ogni settimana, per due volte e fino a maggio 2012, con insegnanti di Educazione Fisica aderenti all’Associazione, gli adulti del Comune possono fare ginnastica dolce in una delle quattro frazioni: Romano, S.Giacomo, Fellette, S.Cuore. Sempre due volte alla settimana si può partecipare al “Cammina, Cammina”. Tutti possono partecipare, grandi e piccoli, gratuitamente. Camminare insieme a tante altre persone è divertente e permette non solo di fare nuove amicizie, ma anche di conoscere luoghi, contrade, ville , storie del nostro territorio. Dà la possibilità di osservare panorami, fiori, piante e sentire il profumo delle stagioni che si alternano. È un ulteriore stimolo a mantenersi attivi e a vivere in pienezza il tempo della maturità o della giovinezza. Anche in questa attività c’è la presenza di un insegnante di Educazione Fisica che si avvale della collaborazione di volontari soprattutto nella ricerca di nuovi percorsi. L’Associazione Veneto Benessere e Cammina ONLUS, instancabile nel proporre sempre nuovi stimoli per rendere più interessante e coinvolgente il “movimento”, anche quest’anno propone il “BALLO”. Qualificati maestri di ballo, nella palestra di Fellette da dicembre 2011 a febbraio 2012 insegneranno il valzer, il tango, la salsa, il cha cha cha, ecc…; le informazioni si possono avere presso l’ufficio dei Servizi Sociali del Comune. Anche attività culturali fanno parte delle tante proposte rivolte agli adulti che frequentano e partecipano al “movimento”. Nel mese di ottobre sono state fatte due uscite: Martedì 15 visita alla palladiana Villa Emo a Fanzolo, Martedì 22 a Castelfranco, Pala del Giorgione e Museo del Risorgimento. In entrambe le uscite ci si è avvalsi della prof.ssa Lorena Bizzotto, lei stessa partecipante al “movimento”, per le magistrali spiegazioni. Venerdì 2 dicembre, nella sala comunale di Fellette, alle ore 17.30, si è tenuto un utilissimo incontro su “incidenti in casa”, relatrici le dott.sse Dal Pizzol Virginia e Ferrari Elda, l’una per gli aspetti medici, l’altra per gli aspetti legali-assicurativi. Partecipare all’attività fisica dà la possibilità non solo di fare movimento muscolare ma anche di stimolare le nostre facoltà intellettive, così da sentirci coinvolti anche nelle varie proposte culturali, dandoci lo sprone a vivere più intensamente le relazioni interpersonali con rinnovato spirito e tanta energia.


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RIFLESSIONI - PAG. 12

La sindrome da shopping Psicologa/Psicoteraputa

Cinzia Bonetto

Una delle caratteristiche della società moderna è la presenza di un diffuso atteggiamento consumistico e di una tendenza ad incoraggiare il comportamento d’acquisto, spesso alimentando falsi bisogni, che hanno gradualmente trasformato il possesso del prodotto in una vera e propria fonte di felicità, in uno strumento per costruire una identità sociale accettata e gradita, considerando lo shopping persino una tecnica per scaricare le tensioni di una giornata difficile. Una conseguenza di questa condizione sociale generale è rappresentata dall’estrema difficoltà a segnare il confine tra acquisto normale e patologia dell’acquisto; pertanto i fenomeni di acquisto compulsivo, definiti anche consumopatie, come la sindrome da shopping, rappresentano spesso il risultato dell’incontro e intreccio tra una manifestazione del disagio individuale e uno stile di vita proposto, alimentato ed esaltato a livello sociale, in una società in cui si fa sempre maggiore spazio l’acquisto del superfluo. Lo shopping compulsivo o sindrome da shopping rappresenta un disagio psicologico e comportamentale caratterizzato da una tendenza a manifestare vere e proprie crisi di acquisto, una forma di mania delle spese che, nei primi anni in cui è stato descritta, ha fatto guadagnare a questo disturbo anche il termine di oniomania o mania del comprare. Dal momento che la patologia, in questo caso, si innesca a partire da un comportamento normale e quotidiano, spesso questo tipo di disturbo rimane silente e non viene diagnosticato se non quando irrompe creando, come spesso accade, disagio psicologico-familiare o disastrose conseguenze economiche. Inoltre, la diffusa cultura dell’acquisto che connota l’attuale società, spesso comporta delle difficoltà nel tracciare una netta distinzione tra coloro che acquistano, soddisfacendo anche i loro più piccoli desideri, e coloro che non riescono a gestire volontariamente i propri acquisti e che presentano un problema di compulsive buying che, in virtù del suo profondo legame con le caratteristiche consumistiche della società moderna, è stato anche definito eccessoressia. Esistono, infatti, alcune caratteristiche che contraddistinguono gli acquisti effettuati durante le crisi di shopping compulsivo, quali la tendenza

a comprare soprattutto oggetti inutili e non indispensabili che, frequentemente, non si collegano ai gusti dell’acquirente, che sono spesso al di sopra delle sue finanze e che spesso sono varianti di una stessa categoria di prodotto. La scelta degli articoli da acquistare spesso risponde ad un bisogno, più o meno cosciente, di costruire dall’esterno la propria identità, attraverso la proprietà in generale o la proprietà specifica di alcuni oggetti, individualmente o socialmente considerati come l’espressione di qualche qualità positiva e vincente. Il valore simbolico va indotto soprattutto quando si osserva una certa ripetitività dell’acquisto di un certo tipo di prodotti, che vengono comprati come se si fosse alla ricerca di importanti pezzi mancanti di un puzzle interiore da completare. A questo proposito, le donne sembrano maggiormente propense a comprare vestiti, oggetti e strumenti di bellezza; anche gli uomini acquistano prodotti legati alla cura del corpo, come capi di vestiario o attrezzature sportive complesse, ma sembrano ancora più propensi a cercare il possesso di simboli di prestigio sociale, come automobili o strumenti altamente tecnologici, quali computers e impianti audio-video, spesso riconducibili ai loro sogni professionali o sociali più alti e illusori. Il lettore ora potrebbe pensare di essere affetto da questa strana malattia o meglio dipendenza, in effetti il confine tra normalità e patologia è molto labile! Forse siamo un po’ tutti affetti da shopping compulsivo, ma se questo si concentra sotto le feste di Natale ...ciò significa semplicemente che alimentiamo il business per un periodo limitato... forse perchè ci sentiamo più buoni? O forse perchè ci lasciamo incantare dalla musica, luci e colori...? • Pani R., Biolcati R., (1998). Shopping compulsivo Edizioni Quattroventi, Urbino. • Caprara G.V., Barbaranelli C., (2000). Capi di governo Telefonini Bagni schiuma Raffaello Cortina


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ASSOCIAZIONI - PAG. 13

Il Servizio Civile, una scelta che cambia la vita tua e dell’Ente

La mia esperienza al Consorzio Pro Loco Grappa Valbrenta Chi ha avuto modo di passare per l’ufficio del Consorzio Grappa Val- Valentina Baggio brenta, condiviso con quello della Pro Loco di Romano d’Ezzelino, molto probabilmente mi conosce. Ora che il mio anno di Servizio Civile è quasi giunto al termine, colgo questa occasione per parlarvi della mia esperienza. Mi presento: sono Valentina, neolaureata in Economia e Gestione delle Arti e delle Attività Culturali presso l’Università Cà Foscari di Venezia. É proprio l’indirizzo dei miei studi che mi porta a svolgere un anno di Servizio Civile rivolto alla tutela e valorizzazione dei beni culturali, che da anni gli enti di Pro Loco portano avanti grazie al loro compito fondamentale di promuovere e valorizzare le risorse locali, in un territorio ricco di peculiarità turistiche e culturali come il nostro. Due anni dopo che la Legge 64/2001 istituisce il Servizio Civile Nazionale come evoluzione dell’iniziale obiezione di coscienza, anche l’UNPLI, organismo associativo che raccoglie e coordina le Associazioni di Pro Loco su tutto il territorio nazionale, decide di inserire nella propria struttura organizzativa la possibilità di avvalersi di volontari di Sevizio Civile. Chi decide di svolgere un anno di volontariato civile in UNPLI decide di difendere l’Italia non con mezzi ed attività militari, ma imparando a conoscere la realtà che lo circonda, imparando ad apprezzarla e a farla apprezzare, impegnandosi a conservarla e a tutelarla. Per gli enti di Pro Loco accogliere volontari di Servizio Civile significa raccogliere nuovi stimoli e idee, oltre che conoscere direttamente le abilità delle giovani risorse e fare in modo che restino al proprio interno anche al termine dell’anno di Servizio Civile. Si stima che dal 2003 ad oggi i giovani volontari impegnati nel Servizio Civile UNPLI

siano stati ben 8500. Sono giovani di età compresa tra i 18 e i 28 anni, che intraprendono con passione ed entusiasmo questa esperienza socialmente utile di servizio-lavoro. Si impegnano ogni giorno e per un monte annuo di circa 1400 ore, ed hanno la possibilità di sviluppare e acquisire competenze e capacità personali per integrarsi nel mondo del lavoro. Proprio per i vantaggi che derivano a entrambe le parti, lo slogan del Servizio Civile UNPLI è “Il Servizio Civile, una scelta che cambia la vita tua e dell’Ente”. Da febbraio 2011 ho iniziato il mio Servizio Civile al Consorzio Pro Loco Grappa Valbrenta, l’ente che raggruppa e coordina quattordici Pro Loco del territorio. È un’esperienza intermedia tra formazione scolastica e formazione professionale, un’occasione di apprendimento condiviso con altri, una possibilità di “imparare-facendo” in un luogo in cui si produce cultura utile per la propria formazione e in cui si sviluppa il piacere della conoscenza. Ho avuto modo di mettermi alla prova e imparare a risolvere problemi e difficoltà che si presentano quotidianamente. Il Consorzio Grappa Valbrenta, proprio per il suo ruolo, è costantemente in relazione con le Pro Loco che ne fanno parte e saper lavorare in gruppo è una componente fondamentale. Durante questo anno di Servizio Civile ho messo in pratica le conoscenze in ambito di organizzazione e promozione di eventi culturali, e ho approfondito le mie competenze di segreteria

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e accoglienza utenti, fondamentali per un ente di promozione del territorio. Il 31 gennaio 2012 il mio servizio al Consorzio Pro Loco Grappa Valbrenta terminerà, e, nell’ottica della continuità del Servizio Civile, lascerò il posto a una nuova volontaria. Desidero ringraziare i miei formatori di Servizio Civile, che mi hanno seguita in questa valida esperienza che arricchirà il mio curriculum professionale e personale: Giuseppe Cortese ed Erika Piccolotto, rispettivamente Presidente e segretaria del Consorzio, Maurizio Carlesso, Presidente della Pro Loco di Romano d’Ezzelino nonché mio Operatore Locale di Progetto. Un grazie personale va anche a Stefania, per avermi dato molti consigli utili a svolgere i compiti d’ufficio. Un pensiero di gratitudine va anche a ciascuna Pro Loco del Consorzio e alla comunità di Romano d’Ezzelino, che mi hanno accompagnata in questo progetto che ha l’obbiettivo nazionale di concorrere allo sviluppo civile del Paese, favorendo la cittadinanza attiva e offrendo la possibilità di crescere e di essere più efficaci sul territorio nella promozione dei valori dell’appartenenza, della solidarietà sociale, della cultura e delle tradizioni delle popolazioni.


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ASSOCIAZIONI - PAG. 14

Villa Tacchi London, nuova sede dell’ Unpli Vicenza Erika Piccolotto

Dopo 49 anni l’Unpli Vicenza lascia Sandrigo, culla e casa da sempre, per trasferirsi nel capoluogo vicentino a Villa Tacchi London. Una scelta certamente difficile poiché Sandrigo ha dato i natali all’Unpli ma da una parte obbligata e portata avanti, con grande impegno, dal Presidente Provinciale Giorgio Rossi.

La nuova sede è comunque di prestigio con ambienti nuovissimi e lo splendido portico interno. Una sede centralissima e funzionale con un meraviglioso parco esterno che può ospitare numerose iniziative, alcune già in fase di programmazione per la prossima primavera. Oltre agli uffici ed alla sala riunioni c’è anche un’elegante sala convegni al piano superiore che viene utilizzata da tutte le associazioni della circoscrizione per assemblee, corsi o meeting. L’inaugurazione della nuova sede dell’Unpli Vicenza si è tenuta domenica 11 dicembre in mattinata. Il Presidente Provinciale Giorgio Rossi ha accolto con un po’ di emozione ben 23 Sindaci, 14 Assessori, il Vice Presidente della Provincia di Vicenza Dino Secco, l’Asses-

sore Regionale al Bilancio Roberto Ciambetti, il Vice Sindaco di Vicenza Tommaso Ruggeri, il Presidente delle Pro Loco Venete Giovanni Follador e soprattutto i rappresentanti delle 125 Pro Loco Vicentine. Una sala gremita di gente che ha partecipato con interesse e curiosità a questo primo importante traguardo. Dopo i consueti discorsi e ringraziamenti si è passati al taglio del nastro per poi terminare la giornata con una degustazione di prodotti tipici delle Pro Loco. Nel parco della Villa si è potuto gustare infatti la Soppressa Vicentina Dop, la Porchetta di Zugliano, la Mostarda Vicentina, l’olio e il tartufo dei Berici, i formaggi tipici del Grappa e i dolci artigianali. Dopo tanto lavoro un successo tutto meritato per l’Unpli Vicenza, per il Presidente Provinciale e tutti i collaboratori.


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CULTURA - PAG. 15

Il nuovo sito web del Consorzio Pro Loco Grappa Valbrenta Attivo già da qualche mese, ricco di notizie e aneddoti sulla storia e la cultura del territorio, strumento di promozione per eventi e manifestazioni nella Valbrenta. Questo è e si propone di essere il nuovo sito web del Consorzio Pro Loco Grappa Valbrenta! imparare Il territorio che si estende lunad apprezgo il Canal di Brenta è un luoVisitate il nuovo go ampio, ricco di storia, arte zare le sito del Consorzio e natura. Scenari dissimili ofricchezze grappavalbrenta.it che il nofrono numerose possibilità di Per conoscere e scoperta delle risorse locali. stro territoscoprire il territorio A caratterizzare la regione gerio ci offre. É della Valbrenta, un patrimonio ografica vi è in primo luogo la le sue genti e le comune, da montagna: accanto agli itinerasue tradizioni rendere visiri incontaminati nel cuore della natura da percorrere a piedi bile e frue in mountain bike, il Monte Grappa è un ibile non solamente alle luogo con importanti valenze storiche, ripor- generazioni presenti, ma tate alla memoria dai percorsi didattici lungo anche a quelle future. le trincee di guerra. Oltre a ciò, non sono da La creazione di un sito tralasciare le peculiarità enogastronomiche, internet dedicato alle atticome i tipici formaggi delle malghe dislocate vità delle Pro Loco si intein quota. Nella Valbrenta si trovano inoltre gra con il progetto rivolto antri naturali come le Grotte di Oliero, ma ai giovani volontari di Seranche fortezze, bastie e caverne fortificate vizio Civile 2011, denominadall’uomo, come ad esempio lo spettacolare to “Le Pro Loco e i Misteri del Covolo di Butistone, utilizzato fin dall’epoca territorio”. Proprio per promuoromana come difesa militare. vere la conoscenza della cultura Il Consorzio Grappa Valbrenta raggruppa, da e delle tradizioni locali, il Consorzio nord a sud, le Pro Loco di: Cismon del Grap- Grappa Valbrenta ha fatto realizzare un sito pa, Valstagna, San Nazario, Campolongo sul web che raccolga e dia spazio a tutte le sue Brenta, Solagna, Pove del Grappa, Romano Pro Loco, con la possibilità per ciascuna di d’Ezzelino, Mussolente, Bassano del Grappa, inserire notizie storiche, curiosità ed eventi Rosà, Rossano Veneto, Cassola, Cartigliano, in programma nel proprio paese. Il sito offre una doppia opportunità alle Pro Tezze sul Brenta. Quattordici piccole realtà con il compito Loco coinvolte: da un lato permette loro di fondamentale di promuovere e valorizzare le “fare rete” per un obbiettivo comune, che è risorse locali, in un territorio ricco di pecu- quello della promozione integrata del terriliarità turistico-culturali, di percorsi, itinera- torio, dall’altro è uno strumento creato per ri, borghi e attrattive… da vivere, ma anche dare maggiore visibilità ad ognuna di esse, soprattutto nei confronti del mondo giovada scoprire! L’attività di tutela e valorizzazione dei beni nile, sempre più utilizzatore del web. Agli culturali che da anni le Pro loco portano utenti del sito viene data la possibilità di inavanti quotidianamente con passione e con teragire con il Consorzio stesso e scambiarsi amore per il proprio territorio, fa da volano opinioni sugli argomenti attraverso il social alla conoscenza e alla fruizione delle risorse plugin di facebook integrato nel sito stesso. locali. Accrescere la coscienza della potenzialità del territorio e raggiungere un livello Visitate dunque il nuovo sito del Consorzio più alto di conoscenza dello stesso e dei beni www.grappavalbrenta.it!… culturali (sia materiali che immateriali) da Per conoscere e scoprire il territorio della parte della popolazione, è il primo modo per Valbrenta, le sue genti e le sue tradizioni.

Segreteria del Consorzio Grappa Valbrenta


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RESOCONTI - PAG. 16

Banca di Romano e S.Caterina dalla parte della comunità In tempi di piena crisi finanziaria ed economica, precarietà di fiducia e di identità, di obiettivi e di valori, Banca di Romano e S.Caterina ha continuato ed operare con convinzione non mancando al perseguimento dei suoi impegni sociali e morali.

In linea con le finalità che le derivano per legge e per statuto, ha innanzitutto aderito a numerose iniziative a favore dell’imprenditoria locale, continuando ad erogare finanziamenti, accordando anticipi ai creditori per forniture ai Comuni, prorogando la sospensione delle rate dei mutui alle imprese, e non da ultimo con iniziative a favore delle famiglie, delle scuole materne, della Comunità in genere. Proprio alla sua storica Comunità di Lusiana e Conco, dove quasi 50 anni or sono fu costituita la prima sede della allora Cassa Rurale di S.Caterina, la Banca ha voluto ufficializzare in questi giorni la consegna dei locali dei piani sovrastanti non più utilizzati,

alle rispettive amministrazioni ovvero a tutte le Associazioni locali. In occasione del rinnovo dei locali dello sportello, il Consiglio di Amministrazione ha ben pensato di “ritornare” alla Comunità quanto la stessa con lungimiranza e sacrificio attivò a servizio dei soci fondatori e di tutti i risparmiatori ed operatori locali. L’area dedicata non poteva che essere titolata infatti “Sala della Cooperazione” e consegnata in presenza dei Primi Cittadini, dei parroci e delle Associazioni dei due comuni destinatari, con l’augurio che la stessa sia luogo adibito alla crescita culturale, morale e sociale di tutti contribuendo alla diffusione della Cooperazione e dell’educazione al risparmio.

Nell’anno 2011, pur non perdendo di vista il sempre più difficile perseguimento di risultati positivi, la Banca ha comunque devoluto 300mila euro alla Comunità, ha più volte incontrato i suoi quasi 2900 soci su temi di attualità, ha premiato con borse di studio i figli meritevoli, mantenendo il suo impegno di cooperativa del Territorio. Per l’augurio di fine anno è stato organizzato ed offerto un graditissimo concerto con la Bassano Bluespiritual Band, nota orchestra locale, che con i suoi 60 coristi e 15 musicisti, ha allietato i numerosissimi soci presenti con l’eccellente esecuzione di brani che han spaziato dal gospel allo spiritual, al blues e al rock d’autore, il tutto nella splendida cornice del Teatro Remondini di Bassano del Grappa.


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APPUNTAMENTI - PAG. 17

Carnevale dei Ragazzi 2012 Fellette 1967-2012 Abbiamo notizie che sia ripartita con rinnovato entusiasmo la macchi- Il Presidente del Comitato na organizzativa del Carnevale dei Ragazzi a Fellette. Organizzatore L’edizione 2011 aveva riportato l’entusiasmo nel gruppo coordinatore della manifestazione e soprattutto ha trovato delle nuove forze per far fronte alle nuove sfide per le nuove edizioni.

In un lavoro di collaborazione ed integrazione, si sono ritrovati vecchi e nuovi amici che hanno messo insieme e rinnovato lo storico Comitato Organizzatore, che integrato da nuovi ed energici collaboratori, sta per rimettersi a disposizione con l’entusiasmo, le energie e le risorse necessarie per rimettersi in gioco. Ed eccoli quindi a riproporre per domenica 12 Febbraio 2012 il Carnevale dei Ragazzi a Fellette. Sfileranno una decina di carri mascherati costruiti nel territorio bassanese e limitrofi, e gruppi mascherati.

A stuzzicare il palato di grandi e piccini verrà allestito uno stand gastronomico coordinato dai volontari del gruppo cucina del patronato. Vuol essere questa l’occasione per ringraziare chi permette, con ruoli differenti, la realizzazione dell’evento: la Parrocchia di Fellette, l’Amministrazione Comunale, la Pro Loco, ed i numerosissimi sponsor che credono nella manifestazione e contribuiscono economicamente, nonostante le difficoltà che continuano ad arrivare dai più diversi settori. GRAZIE, …e arrivederci a domenica 12 Febbraio lungo le strade di Fellette.


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NOTIZIE IN BREVE - PAG. 18


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Amare sorprese Ritornando alla bella sede degli Alpini e Donatori di Sangue di San Giacomo… Non si erano ancora spenti i riflettori della bella cerimonia d’inaugurazione della nuova sede di San Giacomo delle due prestigiose associazioni, che l’amara sorpresa era alle porte. In effetti, qualche giorno dopo il taglio del nastro, passando presso i locali e la via in cui è alloggiata la sede, al lato della porta e all’esterno dell’ingresso si è potuto notare il vuoto lasciato dalle targhe celebrative che prima erano appese. Nottetempo erano state tolte e la parete risultava orfana delle belle scritte proposte. Un inqualificabile gesto vandalico che non ci onora…

NOTIZIE IN BREVE - PAG. 19

Ci hanno lasciato Mario Violani 98 anni 4 novembre 2011

Giovanni Farronato

Ciro Balzano

Agnese Mercurio ved. Prevedello

84 anni 11 novembre 2011

67 anni 11 novembre 2011

91 anni 15 novembre 2011

Giustino Giorgio Zen

Ivano Frengulo “fra Bernardo”

Vittore Bontorin

58 anni 15 novembre 2011

71 anni 19 novembre 2011

88 anni 21 novembre 2011

Punti rinnovo soci

E’ possibile ricevere il Nuovo Ezzelino, organo ufficiale dei soci sostenitori. La quota associativa è di E 16 per i nazionali e di E 22 per gli esteri.

Sede Proloco Via G. Giardino 77, San Giacomo Uffici Postali, Centri Parrocchiali, Banca di Credito Cooperativo.

Romano Edicola La Coccinella, Profumeria Elisir, Tabaccheria e Cartoleria Mirò, Giovanni Bontorin (pittore), Foto Gastaldello / Arduino, Frutta e Verdura da Silvana.

San Giacomo Edicola Cartoleria Zilio Giovanni, Bar Ca’ Mauri, Bocciofila Ezzelina. Fellette Panificio Bosa, Edicola Cartoleria Brillante, Happy Bar, Trattoria Conte Chantal. Sacro Cuore Speedy Bar (Autolavaggio Scotton).


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