Nuovo Ezzelino - Novembre 2012

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Sommario Editoriale

3 Costruire assieme

Novembre 2012 Mensile di informazione e di cultura della Pro Loco di Romano d’Ezzelino Foto di copertina di: Maurizio Galimberti Per la Pro Loco di Romano: Maurizio Scotton Direttore Responsabile: Dario Bernardi In redazione: Sara Bertacco, Cinzia Bonetto, Maurizio Carlesso, Gianni Dalla Zuanna, Duilio Fadda, Franco Latifondi, Stefania Mocellin, Erika Piccolotto, Christian Rinaldo, Silvia Rossi, Maurizio Scotton, Serenella Zen. Via G. Giardino, 77 Romano d’Ezzelino (VI) Tel. 0424 36427 proromano@libero.it redazioneproromano@gmail.com

Resoconti

4 - 5 Maurizio Galimberti tra Arte e Fotografia 18 Una gita “di classe”

Territorio

6 - 7 Progetto “Bici Sicura”

Appuntamenti

8 Novecento italiano Passione e Collezionismo

Itinerari

9 / 12 Nelle terre degli Ezzelini Romano d’Ezzelino - Asolo

Riflessioni

13 E… un pizzico di entusiasmo! 14 - 15 Papà va a scuola

Lettere

16 - 17 Ritornando a Bambilo

Iniziative

19 Premio letterario “Michele Benetazzo” 19

Defunti

Poste Italiane Spa - Sped. A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Vicenza

Tutti i diritti riservati Quote soci: • ordinario nazionale E 10,00* • ordinario nazionale E 16,00 • estero E 22,00 • sostenitore E 52,00 *quota che non dadiritto a ricevere l’organo d’informazione della Pro Loco ccp. n. 93337772 Aut. Trib. Bassano del Grappa 2/1975 Tranne gli originali d’epoca, non si restituiscono le foto.

FILIALE DI ROMANO D'EZZELINO Via Roma, 62 36060 Romano d'Ezzelino (VI) Tel. e Fax 0424 514112


Costruire Assieme Le recenti ricorrenze di Ognissanti e dei Defunti, ci suggeriscono due sentimenti contrastanti. Il primo di Novembre, Festa di tutti i Santi, è un giorno di giubilo in cui si celebrano le persone che hanno fatto della loro vita un esempio da imitare. Il due novembre invece, è il giorno in cui si commemorano le persone più care che ci hanno lasciato, ed un velo di tristezza ci invade. Bianco e nero, vita e morte, gioia e dolore, emozioni contrapposte a ricordare sia l’importanza di vivere in santità giorno per giorno sia la consapevolezza della caducità della nostra condizione umana. La qualità della quotidianità, la capacità di vivere la vita con passione assumendoci la responsabilità di quello che siamo, diventano elementi fondamentali per sentirsi soddisfatti della propria esistenza. La consapevolezza di non essere soggetti passivi ma di poter essere noi a scegliere il significato della nostra esistenza ci spinge ad intraprendere sempre nuove sfide. Questa primavera Maurizio Carlesso ha consegnato al Consiglio di Amministrazione le dimissioni da Presidente della Pro Loco per intraprendere una nuova esperienza, ed il 2 ottobre scorso, io ho raccolto il suo testimone. Nel bene e nel male, pur con i limiti e la-

cune che l’operato di un’Associazione di volontari può certamente mostrare e con la consapevolezza che si può e si deve fare di più e di meglio, mi accingo a guidare questo sodalizio che merita di essere apprezzato e rispettato come patrimonio comune. Per svolgere al meglio il mio nuovo incarico avrò bisogno del vostro prezioso contributo. La crisi economica che ha colpito indistintamente famiglie, attività commerciali e produttive, unita alla ristrettezza dei fondi pubblici generalmente utilizzati a supporto dell’associazionismo, contribuiscono a rendere questo percorso tutto in salita. Un antico proverbio cinese diceva: “Quando soffia il vento del cambiamento alcuni costruiscono muri, altri mulini a vento.” Mi auguro che assieme avvertiamo ogni leggero soffio di vento per rinforzare, in modo nuovo, il ruolo della Pro Loco tra le associazioni e con le istituzioni. Saper costruire mulini a vento vuol dire saper vedere e sfruttare al meglio le occasioni e le opportunità che la vita ci offre. Caldeggiare la promozione del territorio e dei suoi frutti, la valorizzazione delle persone, delle associazioni e delle aziende che in esso

foto: La porta del paradiso di Monica De Mas

operano. Rinvigorire i legami, rafforzare le unioni, ricercare i punti di convergenza per creare nuove opportunità. L’invito a Costruire mulini a vento vuol dire saper fare qualcosa di speciale, come ci insegna Maurizio Galimberti, che grazie alla sua maestria, rende indefinito il limite tra fotografia ed arte, o come ci insegnano le belle immagini del Fotoclub Ezzelino che trasformano una fotografia in storia, cultura rivendicazione dell’identità e della tradizione veneta. Abitiamo in una zona straordinaria ed abbiamo tutto in termini di bellezze paesaggistiche e quantità di servizi, sta a noi, come ci suggerisce Serena con semplici itinerari, amare e promuovere i nostri luoghi. Abbiamo molta strada da percorrere assieme e dobbiamo saper guardare al futuro con uno sguardo nuovo andando al cuore ed alla testa della comunità. Ringrazio l’ex presidente Maurizio Carlesso, per l’ottimo lavoro svolto in questi anni, e confidando nella sua collaborazione per il futuro, invito tutti Voi ad avvicinarvi con rinnovato interesse alla nostra/vostra Pro Loco di Romano per costruire assieme la Pro che tutti ci auguriamo migliore. Il presidente della Pro Loco Romano d’Ezzelino Maurizio Scotton


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RESOCONTI - PAG. 4

Maurizio Galimberti tra Arte e Fotografia Associazione Culturale

Ezzelino Fotoclub

É stato un viaggio nel mondo della fotografia “alta”, anzi dell’ARTE, la serata di martedì sera ad “Autunno con la Fotografia”, alla Chiesetta di Torre di San Giacomo: Maurizio Galimberti ci ha accompagnato nel suo mondo, facendoci percepire come la sua sia una ricerca guidata “dal cuore”, dalla voglia di esprimersi liberamente, di seguire semplicemente la sua emotività, seppur sempre guidato da una profonda conoscenza delle espressioni artistiche contemporanee. Veramente una bella occasione per tutti gli appassionati presenti, tra i quali, è bene ricordarlo, nomi importanti della fotografia italiana come Cesare Gerolimetto, Daniele Pellegrini e Mario Vidor. Maurizio Galimberti è uno dei fotografi più importanti in Italia, probabilmente uno fra i contemporanei più quotati nel mercato dell’arte. Dopo anni di esperienza amatoriale, fra la fine degli anni Ottanta e l’inizio del decennio successivo, la fotografia lo attrae sempre più; escono i primi articoli su riviste che parlano dei suoi lavori di sperimentazione, eventi che lo convincono a compiere il salto decisivo dedicandosi a tempo pieno all’arte fotografica. Privilegia la fotografia di ricerca attraverso il concetto del ritmo e movimento, tipico di futuristi e cubisti. Esordisce utilizzando una fotocamera Widelux per una ricerca “on the road”. In seguito ha usato stabilmente Polaroid. Della stessa diviene rapidamente ideatore dello specifico movimento. Peculiarità della sua ricerca è quella di spaziare fra tecniche e macchine diverse, privilegiando tuttavia l’uso della pellicola a sviluppo istantaneo. A questo genere di fotografia l’artista ha infatti dedicato molta attenzione realizzando foto singole, manipolazioni in fase di sviluppo, transfer (trasferimenti di immagini su carta), ritratti, figure e paesaggi a mosaico. Per quanto sia padrone della tecnica ed abbia anche suggerito cambiamenti relativi alle procedure di manipolazione delle pellicole, Galimberti ribadisce la centralità del dato emozionale e di quello creativo senza i quali nulla si può realizzare.

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Dalla serata finale di Autunno con la Fotografia, le foto del palio diventano un libro.

In occasione della mostra “Estetica tecnologica” l’artista presenta una serie esclusiva, dedicata al tema del readymade in ambito fotografico: ovvero, libere interpretazioni cariche di sovra senso di immagini e icone appartenenti alla sfera del nostro immaginario contemporaneo, del nostro mondo di medium e messaggi: mitologie quotidiane, da Marylin Monroe a James Dean, oggetti e prodotti del nostro tempo, musiche e lettere ritrovate nel calderone dei ricordi, e reinterpretate grazie all’azione immediata, appropriativi, della fotografia polaroid che si staglia e sovrappone sull’icona scelta dall’artista. Artista “rapitore” di un quotidiano. La sua tecnica particolare lo ha portato ad essere riconosciuto come uno dei migliori ritrattisti e per lui hanno posato molti dei più famosi personaggi dello spettacolo e dell’arte come Johnny Deep, George Clooney, Lady Gaga, Monica Bellucci, Maria Grazia Cucinotta, Dario Argento ecc. É la prima volta che l’Associazione Fotografica Ezzelino Fotoclub riesce a portare un autore di questa importanza nella suo ormai tradizionale appuntamento di “Autunno con la Fotografia”, segno della consolidata capacità organizzativa del gruppo e della continua ricerca di migliorare la qualità delle sue iniziative. Iniziative che peraltro ricordiamo sono molteplici e distribuite durante l’anno con un calendario molto fitto, rivolto in parte ai soci del gruppo (che ormai sono un centinaio) ed in parte all’intera comunità nell’intento di promuovere la conoscenza della “nuova arte”.

Si è concluso con notevole affluenza di pubblico, il ciclo di serate di proiezione di “Autunno con la Fotografia 2012”. Dopo le interessanti serate con Maurizio Galimberti , Enrico Bossan e Francesco Panfili, martedì 30 ottobre si è svolta l’ormai tradizionale ultima serata dedicata alla presentazione delle brevi proiezioni con le quali alcuni soci ci hanno fatto conoscere il loro stile, il loro modo di concepire la fotografia. “Forme egee” di Roberto Zerbini; “Biennale Venezia 2011” di Gianni Menegatti; “Mas-cio” di Antonio Bordin, Maurizio Scotton, Monica De Mas; “Zaghi 2012” di Novella Regalini; “Passione vincente” di Andrea Zonta; “Il Brenta: dalla sorgente alla foce, dall’alba al tramonto” di Mattia Farronato, Sergio Bellò, Martina Lunardon, Dario Lunardon; “Bayerischer” di Diego Selmin; sono state all’altezza delle aspettative! Un serata piacevole, molto apprezzata dal numeroso pubblico presente. Di particolare interesse e pregio ad inizio serata la “Presentazione del Fotoclub” dove sono state proiettate le foto dei soci vincitori dei concorsi mensili interni all’associazione, ed a fine sera la presentazione libro: “Il palio di Romano d’Ezzelino”. Una nuova e pregevole iniziativa dell’ Associazione Culturale Ezzelino Fotoclub la quale, con modesti fondi a disposizione, è riuscita a creare un piccolo documento che rappresentasse in qualche modo, i momenti più significativi delle due ultime edizioni di quel bellissimo museo vivente che sono gli “Angoli Rustici” di Romano. Una sessantina di immagini che riassumono le emozioni degli Angoli Rustici che, come ha ricordato il presidente dell’Associazione Culturale Seriola, Roberto Frison “…sa qualificare il già qualificante lavoro dei contradaioli”. Uno strumento molto semplice, un modo unico per dare la possibilità a tutti di condividere e conservare nel tempo le sensazioni di questo straordinario evento che ripropone il nostro passato la nostra cultura. Un book fotografico che potrebbe fungere da apripista dato che molti fotoamatori del fotoclub hanno a disposizione talmente tante immagini di questo splendido evento che si potrebbe realizzare una documentazione significativa per ognuno degli angoli proposti negli ultimi anni. Non ci rimane che invitarvi a sfogliare e prenotare quest’attenta raccolta di pregevoli fotografie presso Fotoclub Ezzelino: info@ezzelinofotoclub.it.


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Progetto “Bici Sicura” Intervista all’Arch. Alessandro Mandricardo Direzione Infrastrutture – Regione Veneto Duilio Fadda

Siamo giunti alla terza intervista sulle piste ciclabili e, dopo aver sentito i nostri amministratori locali, vogliamo dare spazio a chi finanzia e progetta gli itinerari più importanti del Veneto e chi presumibilmente ha una visione più ampia sulla mobilità quindi sulla viabilità in generale e, nella fattispecie, delle ciclopedonali della Regione Veneto.

Per l’occasione mi trovo presso l’ufficio regionale della Direzione Infrastrutture situato nel palazzo dove ha sede la società Veneto Strade partecipata della Regione del Veneto. In questi uffici, i tecnici della Direzione Infrastrutture, studiano e progettano il maggior numero di strade e itinerari ciclopedonali delle nostre città e del nostro territorio. La mia curiosità per saperne di più è nata quando ho notato che le fonti di finanziamento per le ciclopedonali sono per la maggior parte a carico dei comuni, perciò ho voluto scoprire – e metterne a conoscenza i lettori del N.E. – quali progetti e quali finanziamenti la regione del Veneto ha per le piste ciclabili del territorio. Dopo una mail all’ufficio dell’assessore regionale Chisso, questa mia richiesta ha seguito un iter che mi ha portato all’Architetto Alessandro Mandricardo, addetto alla progettazione, allo studio ed alla visione dei finanziamenti di tutte le ciclopedonali di una certa importanza nel Veneto. Questo incontro è stato per me di grande aiuto e mi ha dato un input a continuare sulla ricerca fra i vari interlocutori. Ecco quindi l’intervista:

Lei è, per la Regione del Veneto, uno dei progettisti di piste ciclabili della nostra area regionale. Esiste ad oggi un piano regionale sulle piste ciclabili e quali risorse vengono destinate ai comuni interessati alla costruzione di queste? Il principale strumento che regola gli interventi a favore della mobilità e della sicurezza stradale è la legge regionale 39 del 1991, conosciuta anche come Legge per l’eliminazione dei punti neri, che prevede una pluralità di interventi e le modalità di contributo per eliminare le situazioni di pericolosità riscontrate nelle infrastrutture destinate alla mobilità presenti nel Veneto. In particolare l’articolo 14 prevede finanziamenti per interventi a favore della mobilità ciclistica nell’ambito comunale. Tale articolo di legge prevede che ogni amministrazione comunale possa chiedere un finanziamento alla Giunta regionale, sostenendo la realizzazione dell’opera con un contributo massimo del 90% dell’intera spesa prevista. Questo tipo di finanziamento è detto discrezionale o a regìa. Quanto attiene invece all’assegnazione di finanziamenti previsti dall’articolo 9, la legge prevede che i comuni partecipino ad un bando i cui contenuti sono stabiliti dalla Giunta Regionale. Questo tipo di finanziamento è detto concorsuale perché si partecipa tramite concorso. Oggi i finanziamenti per questi due tipi d’intervento, un tempo distinti, sono stati accorpati in un unico capitolo di spesa del bilancio regionale. Oltre i finanziamenti regionali esistono anche sovvenzioni europee che comunque transitano per la Regione. Come vi si può accedere? Per i finanziamenti europei è sempre la Regione del Veneto a coordinare gli interventi, che in questo caso non riguardano solo le piste ciclabili di livello comunale ma anzi interessano percorsi intercomunali o itinerari regionali. Per programmare al meglio la spesa per questo settore, completando anche la risposta alla precedente domanda, è nato nel 2003 il Master Plan delle piste ciclabili, approvato poi nell’anno 2005: un Piano regionale della mobilità ciclistica redatto con la collaborazione della FIAB (Federazione Italiana Amici della Bicicletta). Il Piano contiene da un lato un censimento delle piste esistenti, dall’altro quelle da realizzare in quanto di particolare interesse per la mobilità e il turismo slow regionale. Su questa

base, con il Programma Operativo Regionale CRO parte FESR 2007 – 2013, la “Realizzazione di piste ciclabili in aree di pregio ambientale e in ambito urbano” sono stati finanziati 14 interventi, per un contributo complessivo di 18.960.218,00 Euro. Otto di questi interventi sono stati finanziati a regia e sei a bando. Otto di questi itinerari sono stati finanziati dalla Regione su richiesta, mentre per gli altri è stato emanato un bando, che conteneva finalità e criteri di selezione e priorità, sulla cui base è stata stilata una graduatoria finanziando i primi sei progetti. A questi finanziamenti fanno capo gli itinerari di interesse regionale, come la pista che cammina lungo il Sile, detto anche “Ciclovia – Il Gira Sile”, mentre ci sono stati anche percorsi realizzati con più linee di finanziamento come quello sul lago di Fimon detto “Ciclovia – I paesaggi di Palladio”. Questi itinerari, che costituiscono anche un’opportunità turistica, sono pubblicizzati nel sito turistico regionale www.veneto.to e sono denominati E1, E2, ecc. fino ad E7, dove gli stessi fanno parte di un sistema di itinerari di lunga percorrenza. Quindi è chiaro che le ciclabili non solo hanno un interesse regionale e nazionale per gli operatori del settore, cioè per l’industria della bicicletta, ma è ancor più invogliato il comparto degli appassionati al turismo ciclistico, che spinge per un sistema che soddisfi le esigenze più svariate, soprattutto con percorribilità in sicurezza… In effetti è vero: il turismo ciclistico conosce da anni una crescita esponenziale specialmente in Regione Veneto dove è ricchissimo il numero degli appassionati alle due ruote (e degli atleti). Le iniziative per lo sviluppo sono chiare anche all’interno del piano regionale sulla mobilità dove sono stati inseriti nell’accordo di programma in data 14 febbraio 2000 due itinerari denominati “Itinerario ciclabile-pedonale Padova-Vicenza-Verona che interessa vari comuni delle provincie elencate e l’itinerario ciclabile-pedonale Padova-Vicenza-confine con Trentino Alto Adige che vede le provincie interessate anche ad un raccordo con la pista ciclabile Brennero – Napoli, detta anche ciclopista del Sole, che attraverso il Passo della Borcola si immette con il sentiero Europeo E5 fino ai percorsi del Trentino già esistenti. Questi tragitti all’interno della nostra regione sono in parte realizzati ed


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altri ancora in fase di studio e progettazione. Ma non è finita qui. Altro interessante percorso ciclabile, sempre sulla carta, che può dare un notevole impulso al turismo naturalistico è il cosiddetto VenTo, un progetto per una ciclopedonale che dovrebbe unire Venezia a Torino, passando per gli argini del Po. Questo programma nasce da un’idea del Dipartimento Architettura e Pianificazione del Politecnico di Milano, sulla quale si sono confrontati l’11 maggio scorso i vari soggetti coinvolti che hanno espresso, a vario titolo, il loro consenso all’iniziativa, che dovrebbe portare all’inaugurazione dell’opera in concomitanza con l’apertura dell’EXPO 2015. Devo ricordare, per dovere di cronaca, che anche lei, Dott. Mandricardo, è intervenuto a quel convegno. Ma riprendiamo il bandolo

della matassa delle nostre piste. Bassano del Grappa e dintorni, cioè Romano d’Ezzelino nel nostro caso, con il suo Massiccio del Grappa, ha una vocazione naturale per il ciclismo, però né da parte della Regione né tantomeno dai Comuni del comprensorio sembra esserci stato un vero interessamento per avere cospicui finanziamenti La Direzione Infrastrutture, alla quale io appartengo, interviene prevalentemente con la legge 39 oppure, attraverso altri soggetti dell’amministrazione regionale, come la Direzione Programmazione, con altre linee di finanziamento quali la programmazione decentrata (L.R. 13/1999) e gli accordi di programma quadro. Insomma, le risorse che la Regione mette in campo sono molteplici, anche se in questo periodo la loro entità si è molto ridimensionata e i Comuni preferiscono utilizzare le loro esigue diponibilità finanziare per interventi con maggiori priorità, quali scuole e servizi sociali.

Questo si traduce nella indisponibilità di molte amministrazioni comunali a finanziare la loro quota parte per attuare o completare gli interventi, con la rinuncia quindi a priori a richiedere contributi. D: Quindi mi sta dicendo che tutto o quasi tutto viene dalla volontà delle amministrazioni locali? Parlare di “volontà” in un periodo di ristrettezze economiche è fuorviante: un’amministrazione è costretta a darsi delle priorità molto restrittive nel sostenere opere pubbliche, o perché non ha soldi o perché non può spenderli. Mi piacerebbe sentire il suo parere su una questione che ritengo importante per le giovani generazioni. Cosa pensa dell’educazione stradale che alcune scuole in regione dedicano anche all’insegnamento, e dell’uso delle piste o la formazione

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“aiutato” a capire, anche sanzionandone il comportamento come quello di qualsiasi utente che non rispetta il codice della strada. Inoltre bisognerebbe far capire meglio che le piste ciclabili hanno un costo per la comunità ma non sono una sorta di bene voluttuario, bensì un servizio. Tra parentesi, le ricordo che quando ci accingiamo a dare corso ad un progetto di percorso ciclabile interessiamo molte rappresentanze e associazioni.

Grazie Dott. Mandricardo, la sua testimonianza è stata di grande aiuto e di grande respiro per un futuro sempre più legato all’utilizzo delle ciclopedonali. Queste, oltre ad essere un modo per diminuire il traffico nei centri urbani sono spesso un modo per fare turismo saluta-

di gruppi “pedonali” (Alunni-genitori –insegnanti ecc) i cosidetti pedobus o ciclobus? R: Parlo della situazione che conosco direttamente, perché ci vivo: in provincia di Treviso il pedobus ed il ciclobus è stato molto incentivato e scolaresche intere partecipano a concorsi che vedono alunni e insegnanti impegnati nella formazione di pedobus e nel rispetto della segnaletica stradale, con premiazioni a fine anno.

re e naturalistico. Su questo argomento mi da una mano “il corriere delle Alpi” dell’11 novembre del 2011 con il titolo “Piste ciclabili, opportunità per la Valbelluna” tema appunto di una tavola rotonda fra amministratori locali dove erano presenti proprio due importanti protagonisti: Alessandro Mandricardo e Riccardo Nosandoni della Regione del Veneto.

Le faccio una domanda che esula dal suo ruolo specifico: cosa pensa del ciclista che, avendo a disposizione la pista ciclabile, percorre comunque la carreggiata adibita al traffico degli autoveicoli? I ciclisti rappresentano per noi tecnici la cosiddetta “utenza debole”, ovvero quella più a rischio sotto il profilo della sicurezza. Dovrebbero essere loro stessi a prendere coscienza che l’utilizzo della pista spesso salva la vita a chi la percorre e semmai

La cosa più interessante era sulle prime righe dell’articolo…”Le piste ciclabili non sono quell’oscuro oggetto del desiderio di maniaci del settore, ma sono diventate un investimento turistico produttivo”. Ecco, con queste parole vi lascio al prossimo numero, sperando che l’argomento piste abbia un seguito ed anche un interesse fra i lettori del Nuovo Ezzelino.


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Novecento italiano Passione e Collezionismo Serenella Zen

Il Novecento è un secolo che sta attirando sempre più l’interesse degli storici dell’arte, ma anche del pubblico. Secolo complesso, rapido e denso di avvenimenti, che hanno cambiato la storia del mondo: il Ventesimo secolo è fatto di rivoluzioni, di guerre, di novità tecnologiche, di grandi domande etiche e sociali. E tutto questo, si riflette, naturalmente, anche nella produzione artistica. Fin dall’inizio del secolo, infatti, l’immagine si frantuma e da questa rottura, nascono numerosissime esperienze artistiche in cui la materia diventa protagonista e l’artista realizza le sue idee, non quelle di eventuali committenti, come nei secoli passati. Il Museo Civico di Bassano ospita, fino al 20 gennaio 2013, una mostra che ripercorre la storia dell’arte del Novecento in Italia, aprendo anche una parentesi, del tutto nuova e inesplorata, sul collezionismo dell’arte contemporanea – o “del secolo scorso” – nel bassanese. Panorama in parte locale, sì, ma che apre degli scenari inediti e rivela dinamiche interessanti, fatte di amicizie, contatti e storie della quotidianità tra artisti di fama internazionale e collezionisti di Bassano. Si potrà parlare dunque, non soltanto di collezionismo privato nelle grandi città italiane ed estere, ma anche in centri minori, in termini geografici, ma con una notevole rilevanza a livello qualitativo. Il percorso si apre con le avanguardie di inizio secolo e attraversa, in ben 90 opere, la Grande Guerra, la storia del gruppo artistico Novecento Italiano, l’arte nel Ventennio fascista, la seconda guerra mondiale e il dopoguerra. Per trasformarsi ancora, in modo, se possibile, più radicale, dagli anni ’50 agli anni ‘70. A fare da sfondo, il nuovo ruolo critico e sociale delle gallerie d’arte e soprattutto dei collezionisti privati che, con occhio acuto, hanno costruito grandi e preziose raccolte. Nel Novecento, rispetto ai periodi precedenti, cambiano le forme, i colori, i temi, gli interessi degli artisti, il ruolo delle istituzioni e dei movimenti, ma la capacità dell’arte di filtrare e interpretare l’essenza del suo tempo, rimane fedele a se stessa.


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Nelle terre degli Ezzelini

itinerari

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Abitiamo in una zona straordinaria e abbiamo tutto in termini di bellezze paesaggistiche e quantità di servizi. Chi visita questi luoghi ne rimane favorevolmente impressionato e ci torna sempre volentieri, ama parlarne e portarci chi conosce. Con questi itinerari si intende offrire spessore a queste “impressioni” immediate e inoltre delle chiavi di lettura del territorio. Questo infatti risulta densamente popolato e in un certo senso sfruttato in termini di edilizia estensiva che negli ultimi decenni si è sviluppata esponenzialmente. Il risultato è che la città di Bassano del Grappa e i paesi circostanti risultano “fusi” senza soluzione di continuità. Nonostante ciò è possibile educare o rieducare l’occhio a cogliere informazioni piccole, grandi, dissimulate o anche obliterate, ma non del tutto perché una delle caratteristiche più affascinanti della terra è quella di poter “scrivere” l’attività e la frequentazione umana senza che la traccia, per quanto dispersa, si dissolva mai del tutto, come insegnano le scienze archeologiche. Le coordinate spazio temporali entro cui si è inteso operare sono le seguenti: si è preso in considerazione il territorio compreso tra Bassano del Grappa e Marostica a ovest, Cittadella – Castelfranco a sud, Possagno a est, Cismon in Valsugana a nord, in un intervallo di tempo compreso V secolo d. C. (tardo antico – alto medioevo) e l’inizio del XV secolo. I risultati sono stati sorprendenti in quanto la raccolta di informazioni diffuse nel territorio ha portato alla costruzione di una trama dove le grandi realtà cittadine sono intrecciate con evidenze minori come chiese, torri, resti di fortificazioni, nomi di luoghi distribuiti nel circondario. Si è tentata così una mediazione per offrire indicazioni utili alla lettura e stimoli a visitare o percorrere i nostri territori più prossimi con consapevolezza, maggiore rispetto e un rinnovato legame.

Romano d’Ezzelino - Asolo 1

Col Bastia Romano d’Ezzelino

2

Colle di Villa Dorigo e Colle Castellaro Musssolente

3

Chiesa S.Daniele Liedolo

4

Castellaro San Zenone degli Ezzelini

5

Chiesa di San Marco e di San Pancrazio Crespano del Grappa

6

Castellar e Chiesa di Santa Giustina Possagno

7

Chiesa di S.Lucia e Oratorio di S.Bartolomeo Castelcucco

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La Rocca, Castello e Chiesa Collegiata S.M. Assunta, Chiesa di S.Gottardo Asolo

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il Percorso

Serena Cecilia Campagnolo

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1 Col Bastia Romano d’Ezzelino Gli Ezzelini Arpone seguiva la legge salica, era di origine tedesca meridionale. Ecelo era un soldato tedesco venuto in Italia nel 1036 al seguito delle truppe dell’Imperatore Corrado II. Dall’imperatore ebbe i castelli di Onara e Romano, dal Vescovo di Vicenza ebbe il castello di Bassano. Ecelo, oltre ai possedimenti ereditati ebbe dal Vescovo di Frisinga Godego. Ezzelino I detto il “Balbo”, castellano di Onara, Romano, Bassano e Godego, fu anche Podestà di Vicenza. Ezzelino II detto “il Monaco” spostò la propria residenza nel castello di Romano; fu Podestà di Treviso nel 1191, Podestà di Vicenza nel 1193, Podestà di Verona nel 1200, Podestà di Vicenza nel 1211. Ezzelino III Signore di Bassano dal 1232, castellano di Romano, Bassano e Godego dal 1235, Signore di Padova dal 1237, Vicario Imperiale e Rettore della Marca di Verona e Signore di Verona dal 1226 al 1233 e dal 1236 al 1259; deposto il 16-9-1259. Alberico podestà di Vicenza nel Avanzi del castello 1227, Podestà di Treviso dal 1240 degli Ecelini al 1257, scomunicato nel 1258, in Romano giustiziato nel 1260.

A Romano d’Ezzelino: dopo la salita che da San Giacomo porta in centro al paese, al primo incrocio si svolta a destra e si percorre una strada serpeggiante (ideale percorso di passeggiate a piedi o in bicicletta) che porta alle colline. La prima che si incontra sulla sinistra è riconoscibile dalla presenza sulla sua sommità della torre conosciuta come torre di Dante. In questo luogo dove oggi si trova anche un piccolo cimitero un tempo sorgeva, come hanno confermato recenti ricerche archeologiche, il castello degli Ezzelini. In questo castello trovavano rifugio gli abitanti della campagna circostante e nell’area centrale soggiornavano i signori; secondo la tradizione nel 1194 vi nacque Ezzelino III. Il castello rimase in uso fino al XIV secolo (nel 1329 era in mano agli Scaligeri) e nel secolo successivo fu dapprima rinforzato dai Veneziani e poi lasciato decadere progressivamente. Gli interventi relativi alla chiesa di Santa Maria, al cimitero e alla torre (tra XVIII e XX secolo) hanno cancellato gran parte dei resti.

Ritratto di Ezzelino III

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2 Colle di Villa Dorigo e Colle Castellaro Musssolente Mussolente è indicata come Pieve munita di chiesa, di fonte battesimale e di cimitero, limitata e territorialmente a sé stante con una Bolla di papa Lucio III, datata Verona 18 ottobre 1185. In quel documento, che delimita i territori di dominio dei vescovi bellunesi, l’elenco di tali territori è aperto appunto da “Plebs Sancti Petri de Musculento cum cappellis et castrum et pertinentiis suis tam in spiritualibus quam in temporalibus”. Oltre alla Pieve di San Pietro esistevano altre due chiese: San Nicolò posta nell’area della fortezza sul Castellaro e San Daniele in mezzo ai campi verso Liedolo. Riguardo alla chiesa di San Nicolò (Santuario della Madonna dell’Acqua), il capitello settecentesco posto nei pressi del campanile e dedicato a questo santo si ritiene sia un ricordo di questa vecchia chiesa. Secondo la tradizione anche sulla sommità del colle antistante al Castellaro, dove ora si trova Villa Drigo, nel XIII secolo sorgeva un castello. Si dà notizia che ai piedi della scala che dà sulla torre posta ad occidente fosse scolpita la data del 1216, inoltre agli inizi del Novecento era diffusa e accolta l’opinione dei Parroci di Mussolente che lo segnalavano come castello dei Vescovi di Belluno “costruito più per la difesa che per l’offesa”.

3 Chiesa di San Daniele Liedolo L’oratorio di San Daniele è una chiesetta campestre posta in una zona tra le pendici del Monte Grappa e la fascia collinare, dove si incontrano i limiti dei comuni di San Zenone, Borso e Mussolente. Sorge in aperta campagna tra un borgo di case e una strada che, snodandosi tra i campi, collega Liedolo con Mussolente. La prima notizia documentaria risale al 29 aprile 1085 quando Ermezia, figlia di Belengario, Ezelo, figlio di Arpone (antenato degli Ezzelini), India con Tiso e Gerardo, donarono all’Abbazia di Sant’Eufemia e San Pietro di Villanova, oggi nota come Abbazia Pisani, una chiesa dedicata a San Daniele. Il passo diceva: “…Capellam…in campanea de Mussolento in honorem Sancti Danielis constructam…”. A Mussolente erano attestate altre due chiese: quella di San Pietro (sul colle, pieve dal 1088) e quella di San Nicolò nell’area della fortezza sul Castellaro, distrutta in occasione del terremoto di Santa Costanza (1695), il cui pietrame fu utilizzato nella costruzione del campanile attuale. Il toponimo “Leudulum” comparve nei documenti a partire dal 1223 nella ripartizione che Ezzelino II il Monaco fece in favore dei figli Ezzelino III e Alberico, e sarebbe riconducibile al culto del fauno (Idolo) che gli antichi abitanti della zona veneravano sul colle, ora di San Lorenzo, e di cui si ha memoria fino al 1700. I Da Liedolo erano annoverati fra le 54 famiglie della nobiltà trevigiana che nel XIII secolo possedevano un castello proprio. Dopo la caduta degli Ezzelini, nel 1290 il paese passò al comune di Treviso e nel 1338 entrò a far parte del territorio della Repubblica di Venezia e della neopodesteria di Asolo.


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4 Castellaro San Zenone degli Ezzelini

5 Chiesa di San Marco Crespano del Grappa

Il castello di San Zenone è nominato in una bolla di papa Eugenio III del 1152 fra i beni del vescovo di Treviso. Un secolo dopo figura fra le proprietà di Ezzelino II il Monaco che nel 1223 si ritira in convento e divide le proprietà tra i due figli: ad Alberico affida Bassano, vari paesi nel Vicentino e nel Trevigiano, e ad Ezzelino i paesi del Pedemonte del Grappa, da San Zenone a Valdobbiadene, con estensioni fino al bellunese e al feltrino. Alberico aveva il suo Castello a San Zenone. Negli anni della Signoria Ezzeliniana a Treviso (1236-1261) le lotte tra i fratelli provocarono nella Marca frequenti scontri e distruzioni. I due si riconciliarono solamente nel 1257 e si opposero all’alleanza di signori e comuni del Veneto, della Lombardia, dell’Emilia e della Romagna contro le volontà espansionistiche di Ezzelino. La morte di quest’ultimo dopo la battaglia di Cassano d’Adda (settembre 1259) compromise la situazione di Alberico contro cui si sollevò la città di Treviso. Il podestà si rifugiò nella fortezza di San Zenone, subito posta sotto assedio. L’epilogo fu tragico: Alberico e la famiglia furono trucidati e tutti i suoi castelli, compreso quello di Asolo, vennero saccheggiati. Dal 1327 Castello di San Zenone riapparve improvvisamente, ricostruito con mura e fossati da Pietro e Odorico Bonaparte. A quel punto il Comune sottrasse e fece proprio l’uso della fortificazione in caso di necessità. Il castello fu uno dei punti chiave sia della dominazione comunale che di quella scaligera. Da un documento del 1339 risulta che il Senato ne ordinò la distruzione. A partire da quel momento scomparve dalla documentazione scritta, ma restano ancora visibili importanti resti sui quali è stato impostato il campanile della chiesa.

Dalla piazza di Crespano prendendo via XI febbraio si incontra la vecchia chiesa di San Marco. La vecchia Chiesa parrocchiale di Crespano dedicata a San Marco sorge in un luogo elevato, nel Medioevo designato come “collis Crispani” e protetto da boscaglia. Non si conosce la data di edificazione ma è probabile che sia stata costruita perché la più antica parrocchiale di San Pancrazio aveva dimensioni insufficienti a soddisfare le necessità.

6 Castellar e Chiesa S.Giustina Possagno

Usciti da Crespano si raggiungerà Possagno. All’entrata del paese sulla destra si imbocca la via Rovèr, contrada (da notare l’edilizia tipica realizzata con pietrame) in via Molinetto tra Possagno e Fietta chiuso in mezzo alle Fornaci (sede un tempo del castello), tenendo sempre la destra si imbocca la strada che porta al colle del Castelar. A partire dal XII-XIII secolo in questo luogo ci fu la sede del castello signorile (come del resto testimonia chiaramente il toponimo) in mano all’antica famiglia dei Da Rovero. La fortificazione fu distrutta nel XIV secolo. Dal centro raccolto di case si incontra una strada larga in direzione sud che scende e poi sale sulla sella di due colli, sulla sommità della quale si trova l’antica chiesa di Santa Giustina (la strada attuale ricalca l’andamento dell’antico asse viario). La chiesa è considerata come la più antica parrocchia della pedemontana. In origine era un sacello promosso a pieve matrice di un vasto territorio già in epoca precedente alle invasioni barbariche del VI secolo. Nel XIV secolo l’antica “plebs de Roverio” aveva completamente perso le sue caratteristiche di matrice di chiese della Pedemontana, manteneva invece le funzioni civili, amministrative e fiscali.

Chiesa di San Pancrazio Crespano del Grappa Proseguendo verso Possagno dopo due curve ci sono il cimitero vecchio e la chiesa di San Pancrazio (vi si accede per una strada di circa un centinaio di metri, con cipressi ai lati). La chiesa era sorta forse come filiale di Sant’Eulalia nel VI secolo. L’edificio è in stile romanico, costruito agli inizi del XII sec.


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7 Chiesa di Santa Lucia Castelcucco Da Paderno si prende la strada per Castelcucco, nel raggiungere questo paese, isolata nei campi che degradano a sud si incontra la chiesa di Santa Lucia. Essa risale probabilmente all’epoca della prima cristianizzazione dell’Asolano dove anticamente esisteva già un sacello. La struttura invece è riferibile al XIII secolo. Fu ampliata e modificata fra XVI e XVII secolo e raggiunse l’aspetto attuale.

8 La Rocca Asolo Sulla cima del colle Ricco si erge la Rocca un edificio poligonale dalle alte cortine murarie visibile anche da molto lontano. Il sito fu praticato nell’antichità e in epoca romana. La prima testimonianza scritta è del VI secolo, vi si riferisce di una cappella votiva paleocristiana all’interno della fortezza. Nel periodo delle invasioni barbariche esisteva un piccolo villaggio poi distrutto. La cima del monte venne rifortificata e contrapposta alla sottostante cittadina e solo con Ezzelino III da Romano, nel 1251, i due villaggi furono unificati. Nel corso del XIV secolo, sotto le dominazioni prima Scaligera e poi Carrarese (di cui è visibile lo stemma del carro sulla porta d’ingresso), si provvide a fortificare la Rocca nei termini in cui la conosciamo attualmente. Dal XV secolo Rocca, Castello e Città murata passarono sotto dominio veneziano, decadde la loro importanza strategica fino a che nel 1650 si giunse al disarmo. Nel 1994 l’intera struttura è stata restaurata.

ITINERARI - PAG. 12

Oratorio di San Bartolomeo Castelcucco L’oratorio di San Bartolomeo, detto comunemente “San Bortol”, si trova ai piedi del Collalto, su un prato in rilievo. La fondazione della primitiva cappella (inizialmente dedicata ai Santi Apostoli) risale al secolo VIII. Al nucleo originario si è aggiunta, quasi sicuramente in età romanica, una cornice ben visibile dall’esterno. L’interno presenta decorazioni, gli affreschi più antichi del catino absidale risalgono al XIII-XIV, quelli più recenti (strato più superficiale) al XVI-XVII secolo (Cristo, gli Apostoli, i simboli dei Quattro Evangelisti).

Castello e Chiesa Collegiata di Santa Maria Assunta Asolo In centro ad Asolo in prossimità della piazza si trovano a breve distanza tra loro il Castello e la chiesa di Santa Maria Assunta. Il Castello di Asolo fu costruito in età medievale. Dalla metà del XIII secolo fu dimora di Ezzelino III da Romano e dal 1339 fu sede dei podestà veneziani. Il Duomo di Santa Maria Assunta venne eretto sulle rovine delle terme romane. Esso risale probabilmente alla fine del V secolo, fu la prima chiesa entro le mura cittadine. La chiesa è dedicata alla Vergine Assunta. La storia della Cattedrale è scandita dai cinque pavimenti che lungo i secoli si sovrapposero l’uno all’altro, nascondendo i resti della città romana.

Chiesa di San Gottardo Asolo Dalla piazza, prendendo la strada a destra (Foresto vecchio), dopo averne percorso un tratto, svoltando a sinistra si incontra sulla destra la chiesa di San Gottardo. Le prime notizie certe della sua esistenza risalgono ai tempi di Ezzelino da Romano. Nel 1329 avvenne la consacrazione della chiesa, non è noto però se si trattasse del restauro di un edificio precedente o di una costruzione nuova. Nel XIX secolo venne distrutto il convento ma fu mantenuta la chiesa.


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RIFLESSIONI - PAG. 13

E… un pizzico di entusiasmo! Nessuno è più vecchio di chi ha superato l’età dell’entusiasmo (David Thoreau) Un uomo entrò in un cantiere dove si stava co- mere noi stessi, metterci in relazione con gli altri, struendo una cattedrale. Incontrò un contribuire al funziotagliapietre e gli chiese: “che cosa stai facendo?” namento e al miglioL’altro risposte di malumore: ramento di ogni cosa “Non lo vedi? Sto tagliando le pietre”. che ci circonda. Quel lavoro era per lui increscioso e senza va- Lavorare deve signilore. L’uomo passò oltre, e incontrò un secondo ficare fare qualcosa tagliapietre. Anche a costui chiese che di buono per sé, ma cosa stesse facendo. soprattutto per gli al“Sto guadagnando da vivere a me e alla mia tri ed è certamente una famiglia” rispose l’operaio con tono calmo, mo- delle azioni che ci perstrando una certa soddisfazione. mette di vivere a pieno L’uomo proseguì il suo giro nel cantiere, e si ri- la nostra vita sociale. volse a un terzo tagliapietre ponendogli la stessa Si suole dire che “il lavoro nobilita l’uomo” e credo che domanda: da questo punto di vista sia vero. “Che cosa stai facendo?” Il termine lavoro può suscitare in Questi rispose gioiosamente: “Sto contribuendo a costruire una grande catte- molti sensazioni negative, soprattutto se svolgono attività poco gratificanti; in realtà non drale”. Quest’ultimo operaio aveva compreso semplice- conta tanto ciò che fate, bensì come lo fate. mente il significato e lo scopo del suo lavoro, si L’aspetto determinante è il nostro atteggiamenera reso conto che la sua umile to mentale: se ci sentiamo infelici opera era altrettanto necessaria e insoddisfatti, saranno queste le I risultati quanto quella dell’architetto e, emozioni a materializzarsi, indiche otteniamo quindi, in un certo senso aveva pendentemente dal compito. nella vita sono lo stesso valore della sua. Perciò I risultati che otteniamo nella vita direttamente eseguiva il lavoro volentieri… con sono direttamente proporzionali proporzionali entusiasmo. all’entusiasmo e alla passione. all’entusiasmo e Diventa importante soffermarci Buona parte delle nostre giornasul significato delle cose… sederte è occupata dal lavoro, che, per alla passione. questo motivo, ricopre un’imporci per un attimo e chiederci il sentanza cruciale nella vita. so di quel particolare evento e/o Il lavoro non è un semplice modo per trascorrere vissuto… Quando ci mettiamo in contatto con il tempo, guadagnare il denaro per vivere o rea- noi stessi nascono i pensieri più veri… e diamo lizzarsi. È la condizione che ci permette di espri- spazio al benessere psicologico.

Cinzia Bonetto


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RIFLESSIONI - PAG. 14

Papà va a scuola Gianni Dalla Zuanna

“Quanti anni, giorno per giorno, dobbiamo vivere con uno, per capire cosa gli nasca in testa, cosa voglia o chi è?” Bella domanda, Francesco. Quante volte ci capita di credere di conoscere chi ci vive a fianco e poi qualcosa ci fa scoprire profondità inaspettate? Io non ti so rispondere, soprattutto adesso che ho tra le mani un vecchio raccoglitore con i ricordi scolastici di papà. Cosa conosco di uno scolaro di sessantasette anni fa? Cosa so di un ragazzo che, come tutta la sua generazione, ha passato mille traversie, perché un certo giorno timbra tutto un avvenire e una guerra spacca come una sassata? Proviamo a scoprirlo assieme, sfogliando queste vecchie pagine ingiallite, che quasi si sbriciolano fra le dita. Ti va? Entriamo allora nella scuola di un tempo, in cima all’erta del vecchio municipio, proprio dove un giorno fascisti e tedeschi ammassarono gli uomini del paese, dopo un rastrellamento in chiesa. Le aule sono austere e modeste, con le pareti a calce annerite dal fumo di una stufa che non tira bene e costringe ad aprire le finestre anche d’inverno, per cambiare l’aria. Sul muro il ritratto del re e del duce e fra questi il crocefisso. I banchi di legno segnati ed incisi dal passaggio di generazioni di alunni che sopportavano le lezioni con la mente rivolta ai campi e ai boschi. C’è ancora il calamaio sui banchi, da riempire con l’inchiostro, perché l’invenzione del signor Biro non ha ancora avuto successo. Dalla matita si passa al pennino e non è facile usare la penna da intingere nell’inchiostro. Si rischia di macchiare il quaderno e dover ricorrere alla carta assorbente o, peggio, alla gomma dura. Bisogna andarci leggeri con la mano, farla volteggiare con eleganza, senza arare il foglio come dei contadini. Scrive bene

Dalla matita si passa al pennino e non è facile usare la penna da intingere nell’inchiostro.

papà, accidenti, molto meglio di me, purtroppo. Anche la mamma, che frequenta la stessa classe, scrive bene. Mi domando quale sforzo abbia dovuto compiere lei, mancina naturale, per ottenere quella bella grafia con la destra. Ricorda: la sinistra è la mano del diavolo, non va usata! Nella pagella la bella grafia è una materia vera e propria che affianca il disegno. Ci sono altre materie che ai nostri occhi possono apparire curiose: canto, storia e cultura fascista, igiene e cura della persona, lavori donneschi e manuali. Anche i voti sono diversi dai nostri: non numeri, ma giudizi come sufficiente, distinto, lodevole. E’ il tempo in cui alle bambine viene insegnata la puericultura, perché la casa è il luogo deputato alle donne, regine del focolare. I bambini invece, che dovrebbero fare parte in futuro dei milioni di baionette, hanno un’educazione militare, votata alla fierezza e all’eroismo. Sono i giorni dei balilla, degli avanguardisti, delle piccole italiane e dei figli della lupa, i giorni del saluto romano e dell’inno “Giovinezza”. A noi, Francesco, possono sembrare cose incredibili, ma funzionava proprio così. Fra le carte del raccoglitore affiora un “Quaderno di cultura generale” che ha accompagnato gli studi di papà. Fa parte della “Collana di manualetti pratici ad uso degli aspiranti a modeste carriere”. Sta scritto proprio così, non è roba da signori, ma piuttosto un bignami ante-litteram. Nel capitolo di storia seguente alla Prima Guerra Mondiale sta scritto: “l’Italia conobbe, dopo la guerra, giorni assai tristi, per opera di politicanti


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schiocchi o malvagi. Per fortuna, la Provvidenza, che da quasi un secolo aveva assistito la Patria nostra nel faticoso cammino, la soccorse, mandandole un grande capo, che creò un nuovo movimento patriottico, il fascismo.” Rassicurante, soprattutto per un bambino nato dopo questi tristi eventi e che vive sotto l’egida di tanta guida! Anche le copertine dei quaderni inneggiano alla grandezza e alla fierezza del popolo italiano, con giovani militari a torso nudo e con lo sguardo fermo rivolto ad un futuro che non può non essere vincente. Ma aspetta, sta arrivando la maestra. Sale in bicicletta, pedalando con grazia sull’erta polverosa, col contegno e la serietà di chi viene a portare un po’ di cultura a questi piccoli montanari. Le maestre sono sempre uguali, sai, in tutte le epoche e a qualsiasi latitudine. Queste in particolare sono dotate di una matita, anzi di un lapis, bicolore con cui graduare la gravità degli errori e di una bacchetta con cui punire sulle mani tese gli alunni più indisciplinati. Pretendono anche,

senti qua, i compiti per casa: “Sapere a memoria il tema di maggio, imparare la poesia dettata. Ripassare i verbi, le aree e i volumi. Studiare molto la storia. Ripassare la congiunzione”. Tutto in una volta? Sì, tutto in una volta. E quando si trova il tempo per giocare? É bello e curioso sfogliare le pagine dei quaderni di papà, scoprire le differenze tra allora ed adesso, come il verbo avere scritto con le vocali accentate: ò al posto di ho, à al posto di ha. Mi piace leggere qua e là fra i suoi temi. “Questa mattina mi sono alzato alle sei per andare in chiesa, ò fatto la comunione. Tornato a casa sono andato con mio papà a prendere legna”. “Durante questo tempo di piova, in cima alle montagne è nevicato e il contadino mette nel ghiacciaio tanta neve per l’estate che mantiene molto fresco il latte. In questi giorni di piova la nostra Signo-

RIFLESSIONI - PAG. 15

rina, che parte da Bassano, quando arrivava era tutta bagnata e aveva molto freddo”. Ma, fra tutti, ce n’è uno in particolare che mi colpisce: è lo svolgimento di “Addio, scuola elementare”: Le scuole finiscono il 15 giugno. Se io sarò promosso e avrò il certificato, mia mamma mi manda a studiare. E quando sarò grande avrò qualche impiego e cercherò di aiutarla e farla contenta. Durante questi 5 anni di scuola ò imparato molto e ò intenzione di continuare lo studio. Io ò l’intenzione di studiare meccanica e quando avrò imparato metterò su una officina e a poco comprerò tutte le cose del lavoro. Questo tema è accompagnato da un disegno: un’automobile dalla linea moderna ed elegante, a due posti, col motore acceso. Sotto due righe di spiegazione: “macchina fuoriserie, T 520, con velocità massima 120 chilometri all’ora. Brevetto dell’ing. Giuseppe Dalla Zuanna”. Sogni di un bambino con tutto l’avvenire davanti. Non andò così purtroppo: alla fine della scuola il lavoro in segheria aspettava papà, che andò per la sua strada senza sforzo, senza nostalgie da ricchi. Quella di aprire un’officina, per uno che di motori ne capisce molto anche adesso, resterà una chimera. Ecco, Francesco, ora conosco anche i sogni più segreti di papà. Posso dire di aver conosciuto un ragazzo di una volta, diventato poi padre e anche nonno, che non sapeva ancora di me, di mia sorella e di quanto la vita gli avrebbe riservato e adesso provo un grande senso di dolcezza.

(Francesco è Francesco Guccini e alcuni versi in corsivo sono tratti da Van Loon, canzone che lui ha dedicato al padre).


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LETTERE - PAG. 16

Ritornando a Bambilo Padre Lorenzo Farronato

Carissimi, pace e bene. Mi dispiace di essere stato tanto in silenzio. Al mio rientro, dopo un viaggio di cui ho parlato nella mia ultima, a Bambilo mi sono trovato molto impegnato. In mia assenza erano passati, a turno, tre sacerdoti comboniani per la continuità.

Hanno lavorato certamente bene, con iniziative lodevoli; ma è comunque venuta a mancare una certa continuità. E lì tocca ora a me rimettere insieme i tasselli. Fr. Toni ha lavorato bene. Ora abbiamo ben nove aule scolastiche per le nostre scuole elementari. Sono un incanto per quelli che passano per Bambilo e conoscevano la situazione precedente. Inoltre Fr Toni ha proseguito la costruzione dei ponti. Metto in allegato il rapporto che avevano fatto a suo tempo. Il progetto che consideriamo urgente per il prossimo anno è la costruzione del “Centre de Santé”. Durante la permanenza in Italia Elio e

prendere la vita pastorale a un ritmo normale. I giovani chiedono tempo per la formazione, i catechisti ancora di più. Nelle cappelle attendono la nostra visita. Si è cominciato con ardore, ma ecco che a Bondo la casa della comunità rimane vuota. P. Sergio è partito in vacanza dopo cinque anni di lavoro intenso; anche lui ha i suoi 70 anni e si prevede una vacanza un po’ lunga per controlli medici. Prima della partenza lo si vedeva ormai privo di forze. Gaspare era andato ad Ango per una sessione di catechisti. Bondo - Ango sono più di trecento km. Aveva passato il fiume su uno zatterone ma la macchina era caduta in acqua. Mi dicono che era a 4 metri di profondità altri hanno parlato di 8 metri, penso sia difficile stabilire con esattezza. I nostri bravi giovanotti Vittorio hanno rielaborato il progetto. sono riusciti a tirarla fuori e a rimetSperiamo di poterlo realizzare. Stiamo terla in vita anche se, naturalmente, le anche lavorando per la costruzione di sono venuti vari acciacchi. Alla caduta tre aule scolastiche a Roa. La gente sta in acqua l’autista, con coraggio era salito in macchina per facendo i mattoni. spegnere il motore Naturalmente il proed era poi uscito dal blema grosso è il ceLa parrocchia di Santa Maria della finestrino mentre la mento e le lamiere Misericordia di Bambilo è impemacchina si inabisondulate. gnata in attività di Evangelizzaziosava. Grazie a Dio ne e di Promozione umana e con la gente della nostra parrocchia sapeva nuotare e si Finalmente è arrivanella realizzazione delle opere è salvato. Aveva lato, alla fine di luglio primarie che sono necessarie. sciato il motore acanche il p. Fidelino, Nelle foto potete vedere la ceso perché l’accenha 54 anni esattacostruzione dei ponti SULLA sione faceva difetto, mente 20 meno di STRADA BAMBILO – ROA e anche poi era andato a me. Ci siamo detti di aule scolastiche a Bambilo. spegnerlo perché se che ora possiamo ri-

Rapporto dei lavori


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LETTERE - PAG. 17

l’acqua entra nel motore acceso è un disastro. In questo dobbiamo veramente ammirare questi uomini così attenti e coraggiosi. Ma veniamo a p. Gaspare: ad Ango ha avuto un forte attacco di malaria con febbre continua; grazie a Dio c’era l’aereo della Croce Rossa presente ad Ango per aiuti umanitari dopo gli attacchi subiti dai criminali della LRA. Così p. Gaspare si trova ora in Italia dove stanno cercando i motivi

siasmo, canti e danze in chiesa e fuori. Non c’erano bancarelle né tombola, ma hanno saputo vivere il senso della festa in un clima di gioia e di annuncio spirituale. Sanno mettere insieme le due cose con molta semplicità. Ieri c’è stato l’incontro con i responsabili delle nostre scuole. Vittorio dice che per ammalarsi basta prendere sul serio il problema delle scuole. Di fatto la situazione è pietosa. Abbiamo

sia di Sergio che di Gaspare sono state un po’ precipitate a causa della salute e poi Bambilo è lontano sia da Bondo che da Ango. Carissimi amici, dopo queste informazioni penso capirete come non mi sono mai fatto vivo. Ma voglio anche comunicare una situazione che ci dà sollievo: ogni mattina Fr Toni va al fiume e torna con qualche pesciolino (oggi è arrivato con un pe-

della febbre che continua a disturbare. “L’uomo propone e Dio dispone”. Ora Fidelino è andato a sostituire Gaspare a Bondo e io sono nuovamente solo come prete a Bambilo. Sappiamo che ci sono distanze di oltre 100 km per le cappelle più lontane e che ci sono altre cappelle che, per me, è impossibile visitare durante la stagione delle piogge. Per fortuna, P. Fidelino non si fermerà molto a Bondo e allora spero che riprenderemo le attività pastorali a ritmo normale. Abbiamo anche la speranza che prossimamente p. Vittorio possa rientrare. Gli rimetterò con gioia tutti i suoi incarichi e responsabilità di parroco. Domenica scorsa abbiamo fatto la festa della parrocchia con grande entu-

circa 25 insegnanti che non ricevono nessun sussidio dallo Stato. Sono scoraggiati perché le promesse si ripetono di anno in anno senza soluzione. Noi cerchiamo di dare qualche aiuto di incoraggiamento, ma non riusciamo a dare un salario vero e i genitori dei bambini spesso non si rendono conto dell’importanza della scuola. Non ci resta che sentire il peso dei problemi senza riuscire a risolverli! Oltre alle scuole, i catechisti, la sanità ecc. anche l’ufficio parrocchiale domanda un impegno particolare dopo tanti mesi di assenza. Per le comunicazioni abbiamo la radio rice-trasmittente per l’interno, per il resto si dipende dalle occasioni da prendere al volo e sono rare. Le partenze

sce enorme – un metro di lunghezza), poi sul far della sera scendo anch’io al fiume con lui ed è una bella distensione nuotare e rinfrescarsi. Anche questo, con la preghiera e l’amicizia, aiuta a vincere stress e solitudine. Tutto si fa canto di lode al Signore che ha fatto meravigliosamente ogni cosa. Vi saluto di cuore, e ringrazio tutti: parenti, amici e benefattori che ci rendete possibile il restare qui per il nostro servizio spirituale e di promozione umana a favore di questi nostri cari fratelli congolesi tanto provati, ma che Dio guarda con particolare amore di Padre. Stiamo uniti nel Signore, in Lui c’è forza e conforto.


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RESOCONTI - PAG. 18

Una gita “di classe” Per gli amici del 1952

Sergio Carlesso

Grazie ai soliti volonterosi, presenti in ogni compagnia, classe 1952, anche questo anno, particolarmente importante per noi, ci siamo ritrovati per festeggiare il nostro sessantesimo compleanno. Il programma, ben studiato dagli organizzatori, prevedeva una gita culturale in quel di Mantova, città ricca di storia e non solo.

Ritrovo di buonora davanti al municipio del nostro paese e partenza quasi in orario, c’e’ sempre qualcuno in tutte le compagnie che si fa desiderare. Fermata d’obbligo con la scusa del caffe’ per assolvere ai bisogni fisiologici e arrivo in perfetto orario come previsto a Mantova. Ad aspettarci , Giorgio, nome d’arte, nostra guida, che ci terra compagnia con la sua splendida professionalità per tutto il giorno, facendoci visitare in maniera molto approfondita l’aspetto esteriore della città murata con il castello di S. Giorgio, residenza degli ultimi Signori di Mantova: i Gonzaga. La visita è stata molto interessante arricchendo tutti noi di nuove conoscenze storiche. Il tempo, purtroppo, quando lo si vive in maniera intensa, passa fin troppo in fretta

ed è così che ci siamo trovati a mezzogiorno in piazza Mantova per l’immancabile aperitivo in un famoso locale del centro assieme alla nostra competente guida. Pranzo in un tipico ristorante, proprio nella città vecchia, e devo dire che nessuno ha avuto la possibilità di sollevare lamentele di nessun genere, sia per la qualità dei cibi, sia per il servizio che è stato a mio parere impeccabile. Il nostro programma è proseguito nel pomeriggio con un’altra interessante iniziativa. La città di Mantova è praticamente circondata da laghi artificiali, in antichità una vasta zona paludosa, che l’uomo, nei secoli, ha saputo trasformare a suo vantaggio. Questi laghi sono diventati oggi una attrazione turistica, sia per la loro fauna

che per la flora. A bordo di uno dei battelli che fanno servizio turistico in questi laghi, abbiamo potuto ammirare la bellezza paesaggistica di questi luoghi, che meritano sicuramente una menzione. Finita la dolce e rilassante navigazione sui laghi è arrivata l’ora del ritorno. In pulman non sono mancati momenti di ilarità, c’è sempre fortunatamente qualcuno che raccontando qualche barzelletta o qualche aneddoto divertente, ravviva il viaggio. Anche il trasferimento diventa parte del viaggio se la compagnia lo sostiene e la nostra e sicuramente all’altezza sotto questo profilo, non per niente siamo del 52. Non numerosissimi, eravamo in 39 con l’autista del pulman ma affiatati, ancora capaci di divertirsi, anche se consapevoli che dalla prima festa della classe sono passati ben 42 anni. Per finire la giornata in bellezza, non tutti ma quasi, siamo finiti a mangiare una pizza nella bella e rinnovata pizzeria “Al Moraro”, col Roigo, gestita dal dall’amico e compaesano Mariano Carlesso che ci ha riservato un trattamento davvero speciale e ci ha fatto concludere la nostra bella giornata con dei canti fuori della sua pizzeria, compresa l’immancabile “ Signore delle cime” dedicato ai nostri coetanei che purtroppo non sono più con noi. Un sentito grazie da parte di tutti noi nei confronti degli organizzatori, con la preghiera di non mollare, e visto che sono così bravi sono autorizzati anche per l’anno prossimo, con le stesse modalità, a riorganizzare il tutto, noi non ci lamenteremo!!!. Grazie di cuore !

Per diventare soci e ricevere “Il Nuovo Ezzelino” È possibile ricevere il Nuovo Ezzelino, organo ufficiale dei soci sostenitori. La quota associativa è di E 16 per i nazionali e di E 22 per gli esteri.

Sede Proloco Via G. Giardino 77, San Giacomo Uffici Postali, Centri Parrocchiali, Banca di Credito Cooperativo.

Romano Edicola La Coccinella, Profumeria Elisir, Tabaccheria e Cartoleria Mirò, Giovanni Bontorin (pittore), Foto Gastaldello / Arduino, Frutta e Verdura da Silvana.

San Giacomo Edicola Cartoleria Zilio Giovanni, Bar Ca’ Mauri, Bocciofila Ezzelina. Fellette Panificio Bosa, Edicola Cartoleria Brillante, Happy Bar, Trattoria Conte Chantal. Sacro Cuore Speedy Bar (Autolavaggio Scotton).


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INIZIATIVE - PAG. 19

Premio Letterario “Michele Benetazzo” “In silenzio e inaspettatamente, il presidentissimo delle Pro Loco, l’avv. Benetazzo, ci ha lasciato. Una vita interamente dedicata agli altri, agli ideali, alle Pro Loco, ha lascito un’eredità di insegnamenti e di comportamenti dei quali tutti noi, appartenenti al suo progetto di vita, le Pro Loco, dobbiamo fare tesoro. Gli abbiamo creduto, lo abbiamo seguito, gli abbiamo voluto bene, con lui e per merito suo siamo cresciuti negli ideali del volontariato al servizio delle comunità alle quali apparteniamo. Nei nostri ricordi resteranno sempre impressi, il suo carisma, la sua foga, il suo ardore, la passione e l’amore che metteva in ciò che credeva e che con caparbietà e intelligenza portava avanti a vantaggio di tutti.”

Ci hanno lasciato

Virginia Basso ved.Tonello 90 anni 2 ottobre 2012

Pietro Dissegna Capei 85 anni 15 ottobre 2012

Germano Campioni 74 anni 9 ottobre 2012

Danilo Artuso 73 anni 16 ottobre 2012

Con queste parole abbiamo ricordata la figura del nostro Presidentissimo in ogni occasione in cui abbiamo avuto modo di parlarne. Ora vogliamo farvi partecipi di questa grande iniziativa Nazionale, il primo premio Letterario “Michele Benetazzo”, promosso dal Consorzio di Pro Loco Astico Brenta che in sintesi propone: a) Il tema “Il luogo dei sogni” b) I partecipanti possono essere tutti gli scrittori non professionisti sia italiani che stranieri, con testo in italiano e in cui è possibile inserire delle battute in dialetto veneto e/o lingua straniera, ma solo funzionali al testo; c) La partecipazione è gratuita d) Il testo deve essere dalle 4000 alle 7000 battute “racconti brevi” e) Il testo dovrà pervenire e non essere spedito entro il 25.01.2013 f) I premi saranno in denaro e partiranno da € 1.500,00 per il primo classificato, ad € 1.000,00 per il secondo ed € 500,00 per il terzo. g) Le prime 20 opere finaliste potranno essere oggetto di pubblicazione in una antologia, in forma digitale, da parte del Consorzio di Pro Loco Astico – Brenta Questo estratto delle condizioni di partecipazione viene reso noto al fine di promuovere anche sul nostro territorio questo importante avvenimento e trattandosi di un estratto delle condizioni vi invitiamo a prendere contatto con l’ufficio della Pro Loco di Sandrigo al nr. 0444 658148 o inviare una email all’indirizzo di posta elettronica info@prosandrigo.it. Presso la sede della Pro Loco è disponibile il bando di concorso ed il fac simile della domanda di partecipazione, lo stesso è inoltre reperibile nel sito della Pro Loco www.proromano.it.

Andrea Marco Bontorin 76 anni 20 ottobre 2012

Maria Dinale

ved. Oriella 83 anni 27 ottobre 2012

Buon lavoro a tutti i nostri scrittori. Maurizio Carlesso


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< CARTIGLIANO (VI) < CARTIGLIANO (VI)1 - Tel 0424 829862 Via Monte Grappa, Via Monte Grappa, 1 - Tel 0424 829862 < LUGO DI VICENZA (VI) < LUGO DI VICENZA Via Sioggio, 30 - Tel (VI) 0445 861636 Via Sioggio, 30 - Tel 0445 861636 < MAROSTICA (VI) < MAROSTICA (VI) Vill. Giovanni Giovanni Paolo Paolo II, II, 6 6 -- Tel Tel 0424 0424 470570 470570 Vill. < < ROMANO ROMANO D’EZZELINO D’EZZELINO (VI) (VI) Via G. G. Giardino, Giardino, 3 3 -- Tel Tel 0424 0424 512333 512333 Via

< ROSÀ (VI) < ROSÀ Piazza (VI) Mons. Ciffo, 1 - Tel 0424 582469 Piazza Mons. Ciffo, 1 - Tel 0424 582469 < ROSSANO VENETO (VI) < ROSSANO (VI) Via Venezia,VENETO 23/25 - Tel 0424 541215 Via Venezia, 23/25 - Tel 0424 541215 < S. CATERINA DI LUSIANA (VI) < S. CATERINA DI LUSIANA (VI) Via S. S. Caterina, Caterina, 21 21 -- Tel Tel 0424 0424 407168 407168 Via < < SOLAGNA SOLAGNA (VI) (VI) Piazza IV IV Novembre, Novembre, 9 9 -- Tel Tel 0424 0424 816088 816088 Piazza

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O R A R I

E C O C E N T R I

Ecocentro San Giacomo

Via G. Giardino (Vicino ai campi sportivi)

GIORNO

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Ecocentro Fellette

Via della Pace (Vicino cimitero)

MATTINO

POMERIGGIO

MATTINO

POMERIGGIO

lunedì

chiuso

chiuso

chiuso

dalle 14.00 alle 17.00

martedì

chiuso

dalle 14.00 alle 17.00

dalle 9.00 alle 12.00

chiuso

mercoledì

dalle 8.30 alle 10.30

chiuso

chiuso

dalle 13.00 alle 17.00

giovedì

dalle 9.00 alle 12.00

chiuso

chiuso

chiuso

venerdì

chiuso

dalle 13.00 alle 17.00

dalle 8.30 alle 10.30

chiuso

sabato

dalle 9.00 alle 12.00

dalle 14.00 alle 17.00

dalle 9.00 alle 12.00

dalle 14.00 alle 17.00

Orario Invernale valido fino al 31 Marzo 2013

Poste Italiane S.p.A. - Sped. A.P. – D.L. 353/2003 - (conv. In L.27/02/2004 n.46 - Art. 1, comma 1, DCB Vicenza. Autorizzazione del Tribunale di Bassano del Grappa n. 2/1975

< BASSANO DEL GRAPPA (VI) < BASSANO DEL (VI) Via Cogo, 34 - TelGRAPPA 0424 382767 Via Cogo, 34 - Tel 0424 382767 < BASSANO DEL GRAPPA (VI) < BASSANO DEL GRAPPA (VI)504777 V. le Vicenza, 93/E - Tel 0424 V. le Vicenza, 93/E - Tel 0424 504777 < BASSANO DEL GRAPPA (VI) < BASSANO DEL GRAPPA (VI) Via Capitelvecchio, Capitelvecchio, 32 32 -- Tel Tel 0424 0424 886961 886961 Via < < BORSO BORSO DEL DEL GRAPPA GRAPPA (TV) (TV) Piazza Canal, Canal, 12 12 -- Tel Tel 0423 0423 910310 910310 Piazza


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