Sommario Editoriale
3 Buon Natale
Dicembre 2012 Mensile di informazione e di cultura della Pro Loco di Romano d’Ezzelino Foto di copertina di: Antonio Bordin - I Re Magi. Per la Pro Loco di Romano: Maurizio Scotton Direttore Responsabile: Dario Bernardi In redazione: Sara Bertacco, Cinzia Bonetto, Maurizio Carlesso, Gianni Dalla Zuanna, Duilio Fadda, Franco Latifondi, Stefania Mocellin, Erika Piccolotto, Christian Rinaldo, Silvia Rossi, Maurizio Scotton, Serenella Zen. Via G. Giardino, 77 Romano d’Ezzelino (VI) Tel. 0424 36427 proromano@libero.it redazioneproromano@gmail.com Poste Italiane Spa - Sped. A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Vicenza
Tutti i diritti riservati Quote soci: • ordinario nazionale E 10,00* • ordinario nazionale E 16,00 • estero E 22,00 • sostenitore E 52,00 *quota che non dadiritto a ricevere l’organo d’informazione della Pro Loco
Lettere
i Maria masMadnola Gobb2o Tho 201 lavio e gio di F 05 Mag Nato il
4 Natale 2012
Riflessioni
5 Un nuovo Natale per guardarlo con occhi nuovi
Resoconti
6 Importante esercitazione di Protezione Civile “anti alluvione” 8 Esercitazione antialluvione, dal test alla realtà
Itinerari
9 / 12 Nelle terre degli Ezzelini Cismon - Campese
Di ricetta in ricetta
13 - 14 Antica Osteria Pedrocchi
15 L’Antica Osteria Pedrocchi nel terzo millennio
Racconti
16 Babbo Natale
Appuntamenti
17 Concerto di Natale 17 Befana 2013 18 Presepi 19
Defunti
Di inricerittceatta
ccp. n. 93337772 Aut. Trib. Bassano del Grappa 2/1975 Tranne gli originali d’epoca, non si restituiscono le foto.
FILIALE DI ROMANO D'EZZELINO Via Roma, 62 36060 Romano d'Ezzelino (VI) Tel. e Fax 0424 514112
Buon Natale Con grande piacere, mi accingo a festeggiare con voi questo Santo Natale. Un Natale che vuole essere di speranza e serenità, all’insegna dello stare assieme nonostante l’inevitabile presenza della crisi che attanaglia le nostre famiglie, la nostra associazione, la società in cui viviamo. Ecco perché, di fronte alle numerose difficoltà quotidiane, che ci spingono talvolta a pensare al nostro futuro con sentimenti di ansia e preoccupazione, può esserci d’aiuto ascoltare indicazione dei Re magi della copertina, che ci invitano a seguire con fiducia la luce celeste. Essa ci svelerà i valori veri della Natività, per guardare all’essenza delle cose, e vivere la fine di questo 2012 con la gioia che da sempre accompagna la nascita del bambino Gesù.
dimostra come, nei momenti di emergenza, sa intervenire con professionalità e competenza.
Abilmente organizzati dal presidente Giovanni Chemello, in questo numero abbiamo dato particolare risalto all’attività della Protezione Civile che da un lato ci ricorda l’importanza delle esercitazioni come strumento di prevenzione e dall’altro ci
Simbolo del festività natalizie il presepe è il trionfo della manualità, della creatività, della capacità dei nostri artigiani, dei nostri concittadini, di esaltare tutti i materiali a loro disposizione (da quelli più poveri e riciclati a quelli classici quali il
Per la rubrica “di ricetta in ricetta” siamo entrati in un locale storico del nostro comune. Ne abbiamo rivissuto la storia e le vicissitudini; i periodi di successo e di difficoltà, ed abbiamo colto nella nuova gestione, grande professionalità e competenza per affrontare con entusiasmo il futuro. Lo spirito natalizio ritorna magico, tra le pagine del Nuovo Ezzelino, con la “vera” storia di Babbo Natale e con la presentazione di due importanti eventi che, ad inizio gennaio, avranno come protagonisti i bambini e la Befana.
legno il sughero, la lana e…). Vere opere d’arte che meritano di essere ammirate da tutti. Per questo abbiamo fatto nostra l’iniziativa di recuperare, spostando provvisoriamente in un’altra sede, la tradizionale esposizione dei presepi che annualmente si svolgeva in chiesetta Torre. Vi invito perciò a non perdere la magnifica rassegna, correlata da tante novità, che sarà ospitata nel “sito fiabesco” dell’ex Fornace Panizzon. Ahimè il tempo scorre inesorabile, ed è giunto il momento di salutarci ma, vi esorto a leggere con attenzione i sinceri auguri di Buon Natale di Maurizio Carlesso e l’acuta riflessione di Don Delfino Frigo. A nome mio personale, di tutto il consiglio di amministrazione della Pro Loco e del consiglio di redazione del Nuovo Ezzelino,
Buone Feste e Buon inizio 2013.
Il pres. della Pro Loco Romano d’Ezzelino Maurizio Scotton
Natale 2012 Il Nuovo Ezzelino Dicembre 2012
Maurizio Carlesso
LETTERE - PAG. 4
Gentili soci e socie lettori e lettrici del Nuovo Ezzelino, dopo aver recentemente passato la guida della Pro Loco al mio successore Maurizio Scotton ho ricevuto il gradito compito di scrivere un augurio a tutti voi ed alle vostre famiglie, compito che mi onora e del quale sono particolarmente felice, ciò evidenzia lo spirito che siamo riusciti a costruire e trasferire in questi anni. Desidero lasciarvi delle parole di Madre Teresa di Calcuctta:
Tutto ciò doverosamente premesso e soprattutto nel guardarci intorno tra le persone, desidero condividere con voi il fatto che si possa notare che gli aspetti critici non mancano in ogni dove, ma noi, insieme, dobbiamo trovare le energie e la forza di volontà per guardare ad un futuro più sereno e soprattutto fare tesoro delle odierne difficoltà per riprenderci quella forza d’animo che ci contraddistingue e fare dei punti di criticità dei nuovi baluardi di positività e trampolini di lancio o rilancio per le nostre vite e quelle dei nostri cari, con questo spirito e soprattutto certo di portarvi il saluto di tutti i soci, consiglieri, redattori, e collaboratori tutti della Pro Loco, desidero augurare a tutti voi un sereno Natale ed un proficuo 2013 certo che saprete essere delle persone eccezionali.
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La vita è un’opportunità, coglila. La vita è bellezza, ammirala. La vita è beatitudine, assaporala. La vita è un sogno, fanne una realtà. La vita è una sfida, affrontala. La vita è un dovere, compilo. La vita è un gioco, giocalo. La vita è preziosa, abbine cura. La vita è una ricchezza, conservala. La vita è amore, godine. La vita è un mistero, scoprilo. La vita è una promessa, adempila. La vita è tristezza, superala. La vita è un inno, cantalo. La vita è una lotta, vivila. La vita è una gioia, gustala. La vita è una croce, abbracciala. La vita è un’avventura, rischiala. La vita è pace, costruiscila. La vita è felicità, meritala. La vita è vita, difendila. Sappiamo bene che ciò che facciamo non è che una goccia nell’oceano. Ma se questa goccia non ci fosse, all’oceano mancherebbe.
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RIFLESSIONI - PAG. 5
Un nuovo Natale per guardarlo con occhi nuovi E’ sempre fonte di stupore e meraviglia la festa del Natale, perché annun- Don Delfino Frigo cia il grande dono che Dio rinnova all’umanità: il suo figlio Gesù che si fa uomo, che bussa alla porta del nostro cuore e chiede di essere accolto. Un bambino che viene non per prendere qualcosa, o per chiederci chissà quale sacrificio, ma viene solo per donarci la certezza di un Amore che Dio nutre per la nostra vita, viene anche perché noi possiamo incontrare noi stessi. Spesso ci capita di abitare la nostra vita non in modo positivo, a volte ci sentiamo scomodi dentro le pareti della nostra esistenza. Ci capita a volte di incontrare persone che non si vogliono bene o fanno fatica ad accogliersi per quello che sono. Persone che fanno un attento “censimento” interiore pensando che la quantità sia l’unica criterio per fare qualità. Facendo un serio censimento interiore scopriamo, a volte, che alcune stanze della nostra anima sono occupate di ospiti indesiderati: ansietà, senso di fallimento, delusioni, sogni infranti, paura del futuro, ecc. L’esperienza ci ricorda che quando si è scontenti in casa propria, si ricercano tutte le occasioni e le scuse per scappare fuori, per cercare altrove un rimedio, un po’ di serenità. Il disagio che ci portiamo dentro è facile poi riversarlo sugli altri, cercati come occasione per scaricare tutte le nostre fatiche. C’è sempre più bisogno di ritornare al nostro cuore. La festa di Natale ci ricorda che Gesù ci rivela il volto di Dio, un volto pieno d’Amore, di tenerezza, se accolto ci svela noi a noi stessi, ci racconta la nostra stupenda vocazione: chiamati alla Beatitudine, alla Santità. Da soli non andiamo molto lontani, camminando con il Bambino di Betlemme possiamo
inoltrarci negli orizzonti di Dio e gustare pienamente il mistero che ci portiamo dentro. Vivere il Natale è aprire le porte a Cristo, è lasciare che la Verità del Vangelo raggiunga tutti gli angoli della nostra vita, aiutandoci a scoprire tutti i tesori di bene che ci abitano. Facendo posto a Gesù dentro la nostra vita, impariamo a dare risposte ai tanti perché che turbano la nostra esistenza, così da orientare lo sguardo del nostro cuore verso orizzonti di speranza. Vivere il Natale è imparare l’arte di Gesù di Amare, imparando a fare pace con noi stessi, percepirci come DONI DI DIO. E’ quando si è incontrati da Cristo niente ci fa più paura, neanche le nostre ansie, mancanze, neanche i tanti disaggi del nostro tempo, le crisi della nostra vita. L’unica avventura per la quale vale la pena di spendere tutto è quella di navigare nell’oceano dell’Amore, verso quella terra che vedrà la comunione piena con Dio. Vivere il Natale è imparare a guardarsi dentro e guardare la realtà con gli occhi di Dio e scopriremo rinascere in noi “un ottimismo cristiano”.
Possa questo Natale aiutarci ad abitare noi stessi, con un animo accogliente e sereno, perché il nostro sguardo al nostro mondo, nonostante tutte le nostre difficoltà, sia di speranza. Possa questo Natale aiutarci a cambiare il nostro cuore, perché chi ci incontra, bussa alla porta della nostra vita, si senta accolto e intraveda nei nostri occhi la luce della verità, il colore di una vera amicizia, la gioia di vivere. Buon Natale.
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Agostino Zappia
Giovanni Chemello Pres. P.C. Romano d’Ezzelino
Sacchetti di sabbia ostruiscono il corso d’acqua per provocarne la tracimazione.
Foto pagina a fianco: L’Assessore alla Protezione Civile Remo Seraglio, in sopralluogo durante l’esercitazione, è accompagnato dal volontario Giovanni Tonin. Volontari all’opera. L’Assessore Ilario Zanon si informa sulle tecniche applicate durante l’esercitazione. I volontari della Croce Rossa di Bassano prestano soccorso a Ferraro Alberto che si simula infortunato.
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Importante esercitazione di Protezione Civile “anti alluvione” Le esercitazioni di Protezione Civile sono un importante strumento di prevenzione e di verifica dei piani di emergenza, hanno infatti l’obiettivo di testare il modello di intervento, di aggiornare la conoscenza del territorio e l’adeguatezza delle risorse. Hanno inoltre lo scopo di preparare i soggetti interessati alla gestione dell’emergenza e di indicare alla popolazione i comportamenti corretti da adottare.
Ai fini di Protezione Civile il rischio è rappresentato dalla possibilità che un fenomeno, naturale o indotto dalle attività dell’uomo, causi in un’area e in un determinato momento effetti dannosi per la popolazione, per gli insediamenti abitativi e produttivi o per le infrastrutture. L’esercitazione svoltasi nel nostro comune il 21 ottobre 2012 è stata voluta fortemente per quanto sopra esposto e portata positivamente a termine in collaborazione con le Associazioni di Cassola, Mussolente, Pove del Grappa, con i Volontari della Croce Rossa di Bassano del Grappa. Un sentito grazie va ai proprietari dei terreni adiacenti al torrente Mardignon che in tale occasione hanno concesso l’utilizzo delle loro
proprietà e all’Amministrazione Comunale di Romano che ha mostrato come sempre grande sensibilità e spirito di collaborazione verso le attività che la Protezione Civile costantemente svolge nel nostro Comune. I primi volontari, ritrovatisi alle ore 7,30 presso il nostro magazzino in via Mardignon, si sono attivati per preparare i materiali di base ed accogliere le squadre esterne. Ogni gruppo associativo, arrivato con il proprio materiale e le attrezzature di competenza, è stato indirizzato presso le postazioni assegnate e alle ore 8,30 l’esercitazione “Alluvione” è stata avviata. Il Capo - campobase Moreno Tonin ha coordinato i gruppi, formato le squadre e in-
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caricato i capisquadra mentre il Responsabile operativo Maurizio Levorato ha coordinato le squadre in zona operativa. Durante l’esercitazione le squadre si sono alternate nelle varie funzioni che un’emergenza alluvionale richiede: il riempimento e la corretta collocazione di sacchetti di sabbia antitracimazione, l’ispezione del territorio, l’arginamento di eventuali acque risorgive – i cosiddetti “fontanazzi”, l’uso delle motopompe (le nostre sono in grado di aspirare da 300 a 3000 litri/min); nel frattempo i volontari della C.R.I. di Bassano sono stati impegnati nell’assistere e nel mettere in condizioni di sicurezza le persone vittime di infortuni nel corso della piena o so!erenti a causa di altri problemi sanitari. L’Assessore Remo Seraglio, tra le personalità presenti all’esercitazione, ha seguito passo passo le attività e, dopo il briefing finale dei caposquadra, ha affermato di essere stato spettatore di un’operazione, che pur perfettibile, dimostrava chiaramente l’impegno di persone volenterose e preparate disposte a mettere a disposizione tempo, capacità e abilità allo scopo di intervenire in caso di calamità naturale a salvaguardia della popolazione; infine a nome dell’Amministrazione Comunale ha ringraziato tutti gli intervenuti. Il Presidente della nostra Associazione Giovanni Chemello ha concluso, dopo essersi dichiarato soddisfatto per come si era svolta l’esercitazione, ringraziando tutti i partecipanti.
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Esercitazione antialluvione, dal test alla realtà Agostino Zappia
A distanza di tre settimane, esattamente l’11 novembre, quanto provato nell’esercitazione descritta si è rivelato prezioso al fine degli interventi nel territorio colpito dall’ intenso maltempo.
Foto:
Fortunatamente non si sono verificate situazioni di emergenza per le persone ma la tracimazione dei corsi d’acqua ha richiesto di intervenire con prontezza e in modo coordinato per evitare possibili conseguenze di maggior gravità. Allertati dal Sindaco Olivo, in collaborazione con il responsabile dell’Ufficio Tecnico Dott.Tofanello e con L’Assessore alla P.C. Remo Seraglio, si è provveduto immediatamente ad una ricognizione delle aree più a rischio, ove si sono collocati i sacchi di sabbia antitracimazione e sono state posizionate le indicazioni stradali che il caso richiedeva.
Via Spin allagata e le squadre operative al lavoro per ripristinare la viabiabilità. Le foto a seguire si riferiscono al confine comunale tra Mussolente e Romano d’Ezzelino in Via Castellana.
Inoltre Via Castellana, sommersa da oltre mezzo metro d’acqua in prossimità del confine con Mussolente, è stata chiusa al traffico e per Via Spin, inondata dal Mardignon con compromissione della viabilità, si è resa
necessaria l’assistenza al transito. Nel corso della giornata poi alcune nostre squadre di volontari hanno monitorato la situazione fino a pericolo rientrato, quando la pioggia è diminuita di intensità. L’emergenza alluvionale però continuava nella zona di Vicenza, così lunedì mattina una nostra squadra, composta da cinque volontari dotati di motopompe, di cui una galleggiante, e altre attrezzature opportune, si è presentata al comando dei Vigili del Fuoco di Vicenza per essere indirizzata in zona operativa a svolgere opera di soccorso. Questo a dimostrazione del fatto che, se non si possono evitare le bizzarrie del tempo, è però possibile agire in modo da contenere i conseguenti guai. Ed è proprio nell’ottica di non farsi cogliere impreparata che la Protezione Civile opera e si tiene pronta con mezzi e persone.
Nelle terre degli Ezzelini
itinerari
ITINERARI - PAG. 9
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Serena Cecilia Campagnolo
Cismon - Campese Covolo del Butistone Cismon del Grappa
2
Chiesa di Santa Giustina, L’eremo di San Giorgio, La Torre Solagna
3
Chiesa di San Pietro, Chiesa di San Bartolomeo Pove del Grappa
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CalĂ del Sasso Valstagna
5
Chiesa di Santo Spirito Oliero
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Castelvecchio, Chiesa di San Martino, Monastero Santa Croce Campese
1
il Percorso
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5 4
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ITINERARI - PAG. 10
1 Covolo del Butistone Cismon del Grappa
2 Chiesa di Santa Giustina Solagna
Concluso il percorso della sinistra Brenta con gli ultimi paesi, la strada si congiunge con la statale della Valsugana, percorrendo la quale si raggiunge il paese di Cismon. Dalla strada si vedrà aprirsi alto nella roccia il Covolo del Butistone. Il Covolo di Butistone è la cavità fortificata più famosa della Valbrenta. Le sue origini documentate risalgono all’alto medioevo. Un tempo rifugio di briganti, fu nel tempo dotato di strutture fortificate che all’interno della caverna si articolano su quattro livelli. Per la sua importanza strategica il Covolo conobbe diverse dominazioni nel corso del tempo. Alla fine del XII secolo apparteneva al vescovo di Feltre. Tra il 1248 e il 1259 fu in mano a Ezzelino Da Romano. Nel 1265 venne ceduto a Rizzardo Da Camino e nel 1267 da questi ai Vicentini. Nel 1321 passò agli Scaligeri, nel 1337 ai conti di Caldonazzo, nel 1347 ai Carraresi e nel 1388 ai Visconti.
La chiesa di S. Giustina sembra essere la più antica chiesa costruita lungo il Canale di Brenta già ai tempi della prima cristianizzazione del territorio. Fu oggetto della donazione di Berengario nel 915 al Vescovo Sibicone di Padova in cui si contemplava l’obbligo di costruire opere di difesa di questi luoghi, in particolare contro le incursione degli Ungari. L’edificio attuale è in forme ottocentesche.
L’eremo di San Giorgio Solagna La chiesa e l’eremo di S.Giorgio sono situati a 460 metri di altezza e addossati alla roccia, su un pianoro di cresta (la Cresta di S. Giorgio). Lungo la valle esistono altri luoghi di eremitaggio a confermare una tradizione: San Bovo di Angarano, Pian Castello di S. Nazario, San Francesco di Foza e sul fondo valle a San Vito di Bassano del Grappa.
La Torre Solagna Nel XIV secolo si continuarono a costruire strutture difensive come torri, castelli e muraglie a protezione dell’imbocco della Valle del Brenta. Di queste rimane un esempio proprio all’entrata di Solagna con i resti, peraltro imponenti, di un’antica Torre risalente al 1315 circa, fatta costruire dai padovani assieme alla Bastia o fortezza del Cornon con la quale si raccordava grazie a una muraglia. Dopo il 1404, con l’avvento della Repubblica Veneta esse caddero in disuso.
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ITINERARI - PAG. 11
3 Chiesa di San Pietro Pove del Grappa
La chiesa di San Pietro a Pove sorge sulla riva sinistra della Brenta lungo l’antica via che da Bassano conduceva a Solagna e si inoltrava poi nel Canale di Brenta. L’edificio religioso sembra essere una delle chiese incastellate dopo il diploma di Berengario del 915 (come quella di Santa Giustina di Solagna) e presumibilmente risale all’VIII secolo. Tra XV e XVI secolo fu sistemata e utilizzata in vari modi. Fu anche a lungo dismessa finchè a partire dal 1989 fu restaurata e destinata a uso culturale.
Chiesa di San Bartolomeo Pove del Grappa La Chiesa di S. Bartolomeo sorge sulla riva destra del fiume Brenta nel punto dove la strada che da Bassano porta a Solagna si incrocia con quella che costeggia il fiume. La data di edificazione non è nota ma è riferibile al periodo compreso tra IX e XI secolo. Nel XIII – XIV secolo era stata decorata. Nel 1929 la famiglia Rubbi di Bassano la acquistò e restaurò restituendola al culto nel 1937. Nel 1966 la piena del Brenta distrusse il protiro e gli affreschi furono trasportati al Museo di Bassano. Nel 1970 passò in proprietà all’Orfanotrofio Cremona di Bassano.
4 Calà del Sasso Valstagna
A Valstagna si potrà vedere e decidere di percorrere la lunga Calà del Sasso che raccorda l’Altopiano di Asiago proprio con Valstagna e il Brenta. Si tratta di una canaletta selciata con la scalinata, scavata nella roccia, che conta 4444 gradini. Lungo la canaletta venivano mandati a valle i tronchi per poi essere commercializzati. Fu fatta costruire da Gian Galeazzo Visconti nel 1398.
5 Chiesa di Santo Spirito Oliero
La Chiesa d’Oliero, come si ricava da un documento conservato nell’archivio di San Benedetto a Mantova portante la data del 1211, fu fondata da Ezzelino il Monaco e ricostruita nelle forme attuali alla fine del sec. XVIII.
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6 Castelvecchio Campese Fuori dal centro abitato, la dove il terreno comincia a salire si trova una costruzione massiccia. Questo edificio, detto “dei Camoi” o Castelvecchio, viene fatto risalire all’epoca ezzeliniana ed è stato modificato nel corso del tempo. La struttura sembra derivare da una torre medievale. L’edificio ha oggi l’aspetto di un robusto mastio, adattato agli usi civili, mozzato nella parte superiore tra il XV e il XVI secolo, quando sotto la Repubblica di Venezia si smise di utilizzare le case fortificate.
Chiesa di San Martino Campese La chiesa di San Martino, che si presenta nell’aspetto di una struttura fortificata, sorge su una piccola conoide dove la valle detta di San Martin a occidente del paese, sbocca nei prati attraversati dalla Rea. La chiesa risale all’epoca longobarda ed è collocata su un più antico luogo di culto. E’ la pieve storica della destra Brenta e di Cismon a partire dai primi decenni del 1100.
Monastero di Santa Croce Campese All’imbocco della Valsugana, percorrendo la sinistra del Brenta verso nord, si incontra la località di Campese. Lungo la strada si visiterà per primo il Monastero di Santa Croce. Il complesso sorge a sud del paese tra il monte e il corso del fiume Brenta. L’abbazia di Santa Croce di Campese venne fondata nel 1124 da parte di Ponzio di Melgueil ex abbate di Cluny. Il complesso monumentale è stato più volte restaurato nel corso dei secoli. All’interno della chiesa monastica si trovano affreschi e opere pittoriche, l’antico fonte battesimale di San Martino e la famosa tomba di Teofilo Folengo (Merlincocai).
ITINERARI - PAG. 12
Il Nuovo Ezzelino Dicembre 2012 DI RICETTA IN RICETTA - PAG. 13
Di ricetta in ricetta
Piccole storie dei locali storici del comune di Romano con le ricette più importanti dei loro chef
Antica osteria Pedrocchi
Era circa il 1860 quando Francesco Venzo decise di dedicarsi al commercio, aprendo, sullo slargo in centro a Romano, un’osteria con annessi macelleria e generi alimentari. Oggigiorno bisognerebbe fare uno sforzo con la fantasia per poter immaginare com’erano i luoghi e le persone di quelli anni. Dal matrimonio di Francesco con Adelaide Colla (da Castelcucco), venne una nidiata di piccoli: Maria, Girolamo (Momi), Paolo, Elisabetta, Mansueto e Angelina. Nei primi del 1900 quando nacquero questi bimbi l’attività commerciale dava grosse soddisfazioni e man mano che crescevano, i piccoli, venivano impiegati nell’attività familiare, chi serviva i clienti dell’osteria, chi in bottega con i generi alimentari e chi si dedicava alla macellazione e alla vendita delle carni. A quei tempi, funzionava così. Poi, verso la fine della prima guerra mondiale nel ‘18, Adelaide a soli 52 anni morì a causa di una bomba che scoppiò proprio sopra l’osteria, a nord di questa e per i suoi fu una vera e propria disgrazia. Chi allora gestiva l’osteria era Elisabetta, per tutti Isa, il locale era già chiamato Pedrocchi, nome questo, nato quasi per scherzo e poi con il tempo rimasto come punto di riferimento in “Isa Pedrocchi”. La leggenda narra che alcuni avventori forestieri entrando in osteria si meravigliarono di tutti i prodotti in commercio, dalla mescita del vino ai generi alimen-
tari ed anche le carni; qualcuno di questi clienti, meravigliato da tanta abbondanza, disse: - ma questo locale è meglio del Pedrocchi - riferendosi al grande e più famoso ambiente di Padova a due passi dal Santo. Anche in Italia arrivò la grande crisi degli anni ‘20 nel 1900. Durante gli anni della grande depressione furono molti a Romano vollero emigrare all’estero in cerca di fortuna ed anche fra i giovani della famiglia Venzo alcuni attraversarono l’oceano in cerca di lavoro convinti poi di restare definitivamente negli Stati Uniti. Isa “Pedrocchi” sposata da pochi anni con Umberto Carlesso contitolare del Panificio Carlesso (dove oggi c’è la
Duilio Fadda Foto: Coscritti del 1937 al rientro dalla visita di leva, tra gli altri si riconoscono Filogonio e Momi Andolfatto, Mario Andriollo ecc…
birreria da Leone), tentarono anch’essi la fortuna andando a vivere a Detroit. Nel ‘23, una volta stabilitisi nella metropoli statunitense, i due giovani provarono la gioia di veder nascere la loro prima figlia Elsa a cui seguì Armando nel ‘28. Nel ‘29 negli States arrivò la grande crisi e i due sposi vista la nera prospettiva fecero ritorno a Romano. Tornati in Italia festeggiarono l’avvenimento con l’arrivo del terzogenito Gastone. Isa, a quel punto, si dedicò completamente alla famiglia che, con il passare degli anni divenne sempre più numerosa. Dopo Gastone nacquero in successione Egidio, Adelfo e infine Irene mentre il papà Umberto lavorava come scalpellino. Finita la grande crisi statunitense, nel 1947 Armando tornò in America, Elsa si sposò con Giovanni Camazzola “Nino Postin” e decisero anch’essi di partire per gli States; Gastone invece, emigrò in Francia e, dopo cinque anni, raggiunse i fratelli in America dove sposò Lucy Carlesso, originaria del veneto. L’Osteria nel frattempo, cioè dal ‘29 al ’45, fu data in gestione alla famiglia Zonta.
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Egidio Elsa Irene Elisabetta Umberto Armando Gastone Adelfo Dopo la fine della Seconda Guerra Mon- più semplici. Le polpette, le trippe alla diale Isa Pedrocchi riprese il locale e parmigiana e i fagioli in salsa sono solo rilanciò l’osteria dedicandosi soprattut- alcuni di quei deliziosi manicaretti che to alla cucina, mentre i giovani figli di- ogni giorno si potevano degustare al Pevennero gli osti o i camerieri, secondo drocchi. Durante le cerimonie importanil bisogno del momento. Chi li ricorda, ti, per matrimoni, cresime, comunioparla di quei tempi come periodi di ni e quant’altro, il piatto più grande serenità. L’attività andava a gon- delizioso, che molti anfie vele, la clientela continuava a cre- cora ricordano, era il scere e soprattutto i matrimoni e le ce- pollo cucinato nel lebrazioni delle famiglie, principalmente forno del panifiromanotte, erano un momento di gran cio di Giocondo lavoro ma anche di notevoli guadagni. Carlesso, coAltro motivo di gran lavoro corrispon- gnato della Isa deva con il ritorno dei giovani coscritti quindi fratello dalla visita di leva. I ragazzi della classe di Umberto. La dentro l’osteria festeggiavano per intere gioia e la segiornate tra brindisi e balli e l’allegria renità tornò a e il tempo scorrevano velocemente. Ma splendere quannon erano solo questi il motivi di tanta do Irene si unì in serenità, era il clima familiare che regna- matrimonio con Fiva a dare questa pace. Poi, qualcosa si logonio nel 1964. inceppò. Egidio, non del tutto appagato Filo, così chiamato dagli per il suo lavoro, volle tentare la stra- amici, era un validissimo aiuda dell’emigrazione per to sia in osteria che in potersi realizzare lontano famiglia specialmente, La cucina dalla famiglia. Andò pridopo la nascita dei suoi ma in Francia dove restò della Isa era molto piccoli Adelfo e Michela. per un anno e mezzo, poi apprezzata perché Per Irene, la maternità provò in Svizzera ma andiventò il primo dovere lei sapeva dare che là non si sentì a suo gusto e originalità e non fu facile perché, agio. Nel 1961 venne a restava sempre notevole ai piatti più mancare il fratello minore il suo impegno in osteria semplici Adelfo e fu obbligato a ried era sempre più diftornare. Fu un duro colpo ficile mantenere fede a per tutti e non fu facile tornare alla nor- tutti questi impegni. Nel 1975 dopo la malità in breve tempo. Successivamente morte del papà Umberto il lavoro si fece gli anni ‘60 furono un ottimo periodo sempre più pesante e pressante, specialdi successo per il Pedrocchi. La cucina mente con l’acquisto e la gestione della della Isa era molto apprezzata perché lei profumeria Elisir. Gli anni passavano e il sapeva dare gusto e originalità ai piatti mantenimento dell’antica osteria diven-
tava sempre più difficile, la salute della Isa, con l’avanzare del tempo, cominciò lentamente a mancare anche se lavorò in osteria fino all’ultimo giorno. Nel 1996 venne a mancare Isa Venzo “Pedrocchi” e per la famiglia fu un brutto colpo. L’osteria da quel momento iniziò ad operare quasi esclusivamente come bar, grazie anche all’apporto di Filo, sempre generoso nel suo impegno. Il 2003 segnò la fine della gestione dell’osteria dei Carlesso “Pedrocchi”. Il locale cambiando gestione divenne una pizzeria ma non ci fu il successo sperato. Chiusa questa breve parentesi nel 2008 subentrarono i fratelli Matteo e Luca Carlesso che sono gli attuali gestori. Grazie a loro l’antica osteria Pedrocchi, sta ritornando agli antichi splendori. Con la scomparsa nell’anno 2004 di Filo la memoria storica di questi eventi permane soprattutto nei ricordi di Adalgisa Venzo e nel cuore di Irene ed Egidio Carlesso che ringraziamo per la preziosa collaborazione. Vi abbiamo raccontato gli avvenimenti di questa storica trattoria perché crediamo che la ricostruzione del passato sia e possa rimanere patrimonio storico per tutto il comune di Romano d’Ezzelino.
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L’Antica Osteria Pedrocchi nel terzo millennio Intervista a Matteo Carlesso
clienti, l’abbinamento cibo-vino più opportuno. Per il momento, grazie ai suoi studi, lo fa in maniera professionale ma non ufficiale.
Il 2008 è un anno storico per l’Osteria Pedrocchi perché, dopo un periodo travagliato, grazie a Matteo e Luca Carlesso il locale riprende, a funzionare come ai vecchi tempi. Tu e tuo fratello Luca avete acquisito la gestione dell’ Antica Osteria Pedrocchi circa quattro anni fa consapevoli che era difficile riproporre la cucina del passato. Oggi il locale ha assunto un aspetto più moderno ed anche il menù risponde alle esigenze di questi tempi. Puoi spiegare qual è stato il tuo percorso formativo e professionale? Nel 1998 dopo aver frequentato la Scuola Alberghiera di Tonezza e conseguito il diploma di chef ho lavorato presso vari ristoranti tra Vicenza e Padova con una breve esperienza all’estero. Questo percorso mi è molto servito per la mia formazione professionale, perché in quegli anni ho lavorato fianco a fianco a grandi chef che mi hanno trasmesso segreti e trucchi della grande cucina Italiana ed internazionale. In quegli anni ho partecipato a convegni ed a serate improntate sulla formazione dei giovani cuochi dove ho arricchito il mio curriculum sulla enogastronomia. Ma allora la tua cucina è improntata ai prodotti nazionali ed internazionali? R: Non esattamente. Il mio percorso è stato necessario per una formazione che mi ha dato notevoli indicazioni, però per questo locale, d’accordo con Luca, ho cercato di dare un impronta sulla gastronomia regionale, ovviamente rivisitata e arricchita dei prodotti stagionali. Ed è proprio su questo che abbiamo puntato come locale. Dando spazio ai prodotti del territorio e seguendo la loro stagionalità. Per farti un esempio, non serviremmo mai un piatto di asparagi e uova o un risotto con il turione Bassanese nei mesi che
non è in produzione nei campi del territorio. Infatti come puoi vedere il nostro ristorante fa parte del circuito “Rassegna asparagi e vespaiolo” come certificato dalla targa della cooperativa dei coltivatori di asparagi. Essere dentro a questo circuito da un lato come ristoratori ci impone, giustamente, perseguire le regole ferree, scritte, dall’altro garantiscono il consumatore nel poter degustare prodotti realmente genuini e consumare solo asparagi che provengono dalle coltivazioni del consorzio. Così, come per la rassegna sugli asparagi, facciamo anche parte della guida “Ristoranti che passione” e dei Ristoranti Bassanesi di Vicenza. Queste partecipazioni sono indice di rispetto delle regole per la cucina regionale, ed il cliente ci può facilmente riconoscere e preferire a quei ristoranti che hanno menù anonimi. Quindi tu ti occupi della cucina, con grande passione e trasporto ma, Luca che ruolo ha nell’attività del ristorante? Luca è generalmente al banco del bar, addetto alla mescita, durante tutta la giornata. Inoltre sta ultimando gli studi che lo porteranno ad acquisire il diploma di sommelier per suggerire ai nostri
La cucina del Pedrocchi possiamo affermare che si rivolge ad una clientela esigente e raffinata, con prevalenza di piatti di carne e verdure… No, non è proprio così. Il nostro intento è dare una risposta a tutte le esigenze, dalle famiglie, all’impiegato nella pausa pranzo durante la settimana, ma ci rivolgiamo anche ad una clientela esigente e raffinata che ha bisogno di una serata particolare per offrire un pasto tipico veneto. Poi la gamma dei piatti è piuttosto variegata, si può passare dalla pasta fatta in casa e intendo dentro la nostra cucina, al piatto di carne, pensando anche a tagli importanti, oppure al pesce, non soffermandoci al solo “baccalà alla vicentina” ma andando oltre ed anche ai piatti vegetariani. Una delle nostre prerogative però è che cerchiamo di fare tutto in “casa” e come non soffermarmi sui dolci e sulle torte, che sono una nostra specialità. Poi è chiaro che oggi ci si deve attrezzare per le novità, quindi, ci stiamo dedicando alla cucina a “bassa temperatura” con cotture sottovuoto ed anche alla “olio cottura”.
Un locale con solide storiche radiche che guarda con fiducia e professionalità al futuro. Ringrazio Matteo e Luca per la loro disponibilità, certamente sono due persone che nel loro mestiere potranno meravigliarci positivamente ed a Romano c’è bisogno di giovani con queste specifiche qualità. Come suol dirsi, in bocca al lupo e in… Duilio Fadda nella foto: Luca e Matteo Carlesso
Riso e zucca con porcini trifolati e tartufo nero Ingredienti (per 10 persone)
400g Riso carnaroli 1Kg Zucca 300g Funghi porcini 40g Tartufo nero 2 Cipolle 120g Burro 200g Panna 5cl Vino bianco 2lt Brodo 1Aglio in camicia (spicchi) Q.b. Erbe (prezz., timo, magg.) 100g Grana Padano gratt. Q.b. Salsa di soia 20g Rabarbaro 30g Olio E. Vergine Oliva
• Togliere pelle e semi alla zucca e tagliare a dadini la polpa • In una casseruola di rame far rosolare dolcemente 1 cipolla tagliata a Julienne fine con un po’ di burro e acqua, aggiungere la zucca, la panna e quindi allungare con acqua fino a coprire. Portare a ebollizione e cuocere per 30 minuti circa. Frullare il composto che diventerà una crema e passarla al colino cinese. • Pulire i funghi e tagliarli a fettine sottili. • In una casseruola di rame far soffriggere un cucchiaio di cipolla tritata con un po’ di burro e acqua, aggiungere metà dei funghi porcini, poi incorporare il riso che farete tostare leggermente poi bagnare con il vino bianco, lasciare evaporare quindi allungare con la crema di zucca ed il brodo necessari. • Far cuocere per 15 minuti circa. • Nel frattempo far saltare in padella con poco olio i restanti funghi con lo spicchio d’aglio in camicia, profumarli con parte delle erbe tritate e farli trifolare. Aggiungere i funghi al riso, terminare la cottura e togliere la casseruola dal fuoco.
Finitura: Mantecare con il restante burro, il grana e le erbe fresche. Intensificare il sapore con un pò di salsa di soia e con il rabarbaro. Servire decorando con lamelle di tartufo nero. Un consiglio dello chef: La crema di zucca viene assorbita più lentamente del brodo comune e quindi per arrivare a fine cottura con la giusta cremosità è bene bagnare il riso un po’ per volta. N.B. Altre ricette le troverete su: Veneto – Un percorso a regola d’arte. In vendita presso l’Antica Osteria Pedrocchi.
Il Nuovo Ezzelino Dicembre 2012
RACCONTI - PAG. 16
Babbo Natale Cinzia Bonetto
Carissimi, le luminarie sono accese, si respira un’aria di festa, è arrivato il Natale. Perché non entriamo assieme in un’atmosfera magica? Sono consapevole che ci sarebbero altre tematiche da affrontare, molto più importanti e preoccupanti, ma penso che ognuno di noi, anche se adulto, merita di leggere una storia semplice, che ha il sapore dell’infanzia...una semplice storia che rianima il nostro “fanciullino” e che ci fa sentire tutti più buoni! Questa è la vera storia (o quasi) di Babbo Natale!
“In un paese lontano lontano chiamato Lapponia, in una capanna nel bosco, circondata da abeti, vicino ad un allegro ruscello d’acqua limpida e fresca, viveva Natale, il quale si dedicava ogni giorno a coltivare il suo orticello, a curare le sue renne e ad intagliare il legno, vivendo tranquillamente. Vestiva sempre di rosso, il suo colore preferito. Era un vecchietto assai buono e generoso con una lunga barba bianca ed aiutava spesso, senza tirarsi mai indietro, tutti i suoi vicini. Un giorno pensò che era troppo poco quello che stava facendo e si mise a pensare: voleva trovare un modo
per poter dare agli altri qualcosa di più. Quella sera fece un sogno, nel sogno gli apparve un angioletto: era molto bello e grazioso e, con una dolce vocina, gli spiegò che nel mondo c’erano tanti bambini, ma tanti di questi erano poveri e non potevano permettersi niente. Anche loro come tutti gli altri bambini più fortunati desideravano dei giocattoli, ma non avrebbero mai potuto averli, il cuore dell’angelo era colmo di tristezza e una lacrima gli scorreva lungo il viso. Natale, che era molto sensibile, chiese all’angioletto cosa poteva fare per far spuntare sui visi di tutti i bambini un sorriso e un po’ di felicità nei loro cuori. L’angioletto rispose che, se Natale voleva aiutarli, sarebbe dovuto partire, caricando sulla sua slitta trainata dalle sue renne, un sacco pieno di doni da consegnare a ciascun bambino la notte santa, quando nacque Gesù. “Ma dove posso trovare i giocattoli per tutti i bambini del mondo? E come posso farcela a consegnarli tutti in una sola notte e ad entrare nelle case? Ci saranno tutte le porte chiuse!” si chiese Natale. L’angioletto gli disse che Gesù Bambino l’avrebbe aiutato a risolvere ogni problema. Fu così che Gesù Bambino nominò Natale papà di ogni bambino donandogli il nome
di Babbo Natale! I primi giochi che Babbo Natale regalò furono costruiti con le sue stesse mani: intagliò nel legno bambole, macchinine, pupazzi ed ogni sorta di giocattolo. Gesù Bambino assegnò a Babbo Natale degli Elfi che altro non erano che piccoli angeli dalla faccia simpatica che lo aiutavano a costruire i giocattoli, a caricarli sulla slitta e a consegnarli in tempo ogni anno la sera di Natale! Gesù bambino fece anche un piccolo miracolo: concesse alla slitta e alle otto renne il dono di poter volare nel cielo”. Babbo Natale entra quindi quella notte in ogni casa calandosi dal camino e riempiendo le calze che ogni bimbo appende sotto al camino, come d’usanza, e posando gli altri pacchetti più grossi sotto agli alberi di pino adornati a festa con luci e addobbi vari: palline, candeline, bastoncini di zucchero, e anche nelle case delle famiglie più povere gli alberi di pino venivano adornati con noci, mandarini, frutta secca, che profumavano l’aria di festa e che poi venivano mangiati in famiglia tutti insieme. Grazie alla magia dell’amore fu così possibile a Babbo Natale di essere sempre puntuale la notte santa nella consegna dei suoi doni per poter far felici tutti i bambini del mondo! E portare un sorriso nei loro visi e nei loro cuori! Buon Natale di cuore a tutti!
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APPUNTAMENTI - PAG. 17
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APPUNTAMENTI - PAG. 18
Natale con il Coro Ezzelino 2012 Gentili lettori ed amici del Coro Ezzelino per la seconda volta riusciamo ad augurarvi un proficuo nuovo anno ed un sincero augurio di Buon Natale con il nostro calendario che lo scorso anno ha suscitato grande entusiasmo ed interesse. Il cuore che tutti noi mettiamo nella nostra attività si concretizza con lo stavi vicino tutto l’anno, potrete apprezzare una serie di foto che vi sono proposte e che ci hanno visti protagonisti nelle seguenti tappe: Venezia in coro, giugno 2012, importante rassegna per le vie e le calli di Venezia, che si conclude con l’esibizione in particolari chiese o residenze Veneziane;
Sardegna in Tour settembre 2012, evento di tre giorni ospiti del coro Cantos de Jara di Gesturi all’interno di una manifestazione che ha contribuito alla programmazione per lo scambio con lo stesso coro che nel 2013 sarà ospite della rassegna Cori a Cà Cornaro. Oltre ad essere stata una bella esperienza canora, molto di più lo è stata per i rapporti di amicizia che si sono instaurati tra di noi sin dal primo momento. Ospiti di una splendida comunità del sud della Sardegna, paese natale del nostro corista Ignazio Casula abbiamo potuto apprezzare l’ospitalità sarda in tutte le sue forme.
Lucca, maggio 2012, ospiti del Coro il Baluardo, con partecipazione alla Rassegna organizzata al Palazzo Ducale e visita alla città di Lucca con sosta alla statua di G. Puccini;
Cori a Ca Cornaro luglio 2012, deliziose serate di musica corale con ospiti il coro Monte Cuccoli di Modena e gli amici del coro Classic Soul.
Nel darvi appuntamento al nostro programma 2013, segnaliamo tra tutte, sin d’ora, l’importante appuntamento a Cà Cornaro in luglio, con i festeggiamenti per il 35° anno dalla fondazione. Edizione che già ha il sapore di un evento. A nome mio personale e di tutto il coro Ezzelino rinnovo l’augurio a tutti un Buon Natale ed un proficuo 2013, nell’attesa d’incontrarvi personalmente. Bordignon Antonio
La Mostra dei Presepi nell’ex Fornace Panizzon
Si rinnova a Romano d’Ezzelino la tradizionale Mostra dei Presepi, da sempre molto sentita ed apprezzata dalla popolazione del nostro comune e non solo. La grande novità di quest’anno è la nuova sede espositiva che sarà presso l’ ex Fornace Panizzon. Situata lungo via Roma, nei pressi della chiesa Arcipretale di Romano, la Fornace dispone di ampie vetrate, che fungeranno da vetrine. Questa fantastica ed originale disposizione dei presepi permetterà ai numerosi visitatori di ammirare la bellezza
dei presepi sia dall’interno che direttamente dall’esterno della struttura. Notevole perciò il lavoro svolto dal Gruppo “Amici del Presepe” che, come sempre, ha curato l’allestimento e la disposizione di tutti i manufatti. Si rinnova anche per quest’anno la collaborazione con l’Associazione Culturale Sèriola che presenterà alcuni presepi rivisti dalle abili mani dei nostri contradaioli. Ulteriore novità di quest’anno, grazie alla Ornella del gruppo “Natività sul Colle”, sarà la proiezione del video che ripropo-
ne il presepe vivente realizzato dai nostri concittadini sul Colle di Dante nel 2010. La mostra verrà inaugurata ufficialmente sabato 22 dicembre alle ore 16.00. Sarà l’occasione per scambiarci gli auguri di Natale, ringraziare il vicesindaco Remo Seraglio, l’ Amministrazione comunale per aver appoggiato e supportato questa iniziativa, elogiare tutti i Volontari che hanno lavorato in questi giorni e complimentarci con tutti gli artisti che hanno realizzato i numerosi presepi in esposizione.
DEFUNTI - PAG. 19
Il Nuovo Ezzelino Dicembre 2012
Mario Chemello “Baldi” Mario Baldi, per tutti era el barbiere de Roman, un personaggio unico, strabiliante e straordinario nello stesso tempo. Io, ho avuto il piacere di conoscerlo quando ancora il nipote Loris è diventato a sua volta, il suo degno sostituto. Nella vecchia bottega, per i puristi Salone, quando entrava Mario si respirava un’aria nuova: prima spazzava tutti i residui da lavorazione del nipote, cioè i capelli appena tagliati, poi si posizionava sulla seconda poltrona adibita al taglio per i clienti e con il giornale fra le mani, aperto sulla cronaca quotidiana, cominciava la lettura a voce alta ed il commento delle notizie principali del giorno. Erano momenti di straordinario spettacolo e umorismo nello stesso tempo, questo uomo geniale dava una rappresentazione divertente della politica e della cronaca con estrema naturalezza, diventava l’attrazione momentanea in attesa del fatidico taglio. Per anni l’ho conosciuto così, finchè un giorno è diventato il mio idolo, cioè quando mi ha rilasciato un’intervista per il NE raccontando la sua rocambolesca esistenza. Allora ho scoperto il vero personaggio,
come lo hanno definito Don Luigi, Don Cesare e Angelo Farronato “dei Dori”, durante la messa funebre: un uomo appassionato alla vita ed a tutto ciò che questa può regalare. Amava la lettura e, ultimamente, la televisione, soprattutto i telegiornali ed i films Western, che nel frattempo commentava avvalendosi di un pubblico familiare. Il giorno del suo funerale la figlia Gianna
ha commentato la prima lettura del Vecchio Testamento e Anna l’altra figlia, ha annotato così: ghe xe più xente ancò, al funerae, che al suo compleano. Certo arrivare a 100 anni non è facile. Mario ha raggiunto questo importante traguardo e poi ci ha salutati… ciao Mario, con grande nostalgia… Duilio Fadda
Ci hanno lasciato
Linda Mascanzoni in Bosio 84 anni 10 novembre 2012
Antonio Preti 97 anni 13 novembre 2012
Mario Chemello
Baldi 100 anni 16 novembre 2012
Maria Rebellato “Mariucci” Giuseppe Farronato ved. Farronato 83 anni 26 novembre 2012
72 anni 26 novembre 2012
Per diventare soci e ricevere “Il Nuovo Ezzelino” È possibile ricevere il Nuovo Ezzelino, organo ufficiale dei soci sostenitori. La quota associativa è di E 16 per i nazionali e di E 22 per gli esteri.
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San Giacomo Edicola Cartoleria Zilio Giovanni, Bar Ca’ Mauri, Bocciofila Ezzelina. Fellette Panificio Bosa, Edicola Cartoleria Brillante, Happy Bar, Trattoria Conte Chantal. Sacro Cuore Speedy Bar (Autolavaggio Scotton).
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