Nuovo Ezzelino - Aprile 2015

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Poste Italiane S.p.A. - Sped. A.P. – D.L. 353/2003 - (conv. In L.27/02/2004 n.46 - Art. 1, comma 1, DCB Vicenza. Autorizzazione del Tribunale di Bassano del Grappa n. 2/1975

n° 424 Aprile 2015

Mensile di informazione e cultura edito dalla Pro Loco di Romano in distribuzione gratuita ai soci.

40° Anno


Filiale di Romano d'Ezzelino Via Roma, 62 36060 Romano d'Ezzelino (VI) tel: 0424.514112 fax: 0424.392105 filiale87@bpmarostica.it

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n° 424 Aprile 2015

40° Anno

Poste Italiane S.p.A. - Sped. A.P. – D.L. 353/2003 - (conv. In L.27/02/2004 n.46 - Art. 1, comma 1, DCB Vicenza. Autorizzazione del Tribunale di Bassano del Grappa n. 2/1975

Mensile di informazione e cultura edito dalla Pro Loco di Romano in distribuzione gratuita ai soci.

LA COPERTINA A PAROLE… A Venezia un volenteroso giovane contradaiolo promuove il Palio di Romano ai turisti di tutto il mondo!

Mensile di informazione e di cultura della Pro Loco di Romano d’Ezzelino FOTO IN COPERTINA Fonte: ?????? PER LA PRO LOCO DI ROMANO: Maurizio Scotton DIRETTORE RESPONSABILE: Dario Bernardi IN REDAZIONE: Sara Bertacco, Cinzia Bonetto, Maurizio Carlesso, Gianni Dalla Zuanna, Duilio Fadda, Serena Campagnolo. Via G. Giardino, 77 Romano d’Ezzelino (VI) Tel. 0424 36427 proromano@libero.it redazioneproromano@gmail.com Poste Italiane Spa - Sped. A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Vicenza Tutti i diritti riservati Quote soci: • ordinario nazionale € 1O,OO* • ordinario nazionale € 18,OO • estero € 27,OO • sostenitore € 55,OO *quota che non dadiritto a ricevere l’organo d’informazione della Pro Loco ccp. n. 93337772 Aut. Trib. Bassano del Grappa 2/1975 Tranne gli originali d’epoca, non si restituiscono le foto.

8 lustri Era l’11 aprile del 1975 quando vide la luce il primo numero del nostro mensile. La prima copia è gelosamente conservata nell’archivio della nostra redazione e seppur oramai ingiallita, mantiene inalterata tutto il suo fascino. Quell’uscita editoriale come riportato dall’allora direttore responsabile Antonio “Tino” Scremin fu “un atto di coraggio”. Una scommessa che, sfogliando le 424 edizioni fin’ora prodotte, si può considerare certamente vinta! Ma non conclusa. Sentiamo il dovere, nonostante le difficoltà economiche, di portare avanti questa importante iniziativa editoriale consci del ruolo acquistito in questi 40 anni e consapevoli del prestigioso servizio offerto alla comunità. Attraverso Il Nuovo Ezzelino, definito la “coscienza critica dei romanesi” si può rivivere la storia del nostro paese. Tra le sue pagine vi sono i principali interventi edilizi sia pubblici che privati, le innumerevoli e pregiate ricerche storiche su Ezzelino, gli approfondimenti che hanno permesso la riscoperta e la salvaguardia delle loro straordinarie abilità artigianali dei nostri nonni, e per un certo periodo le infinite diatribe politiche tra gli amministratori del nostro comune. Negli ultimi anni la redazione ha posto maggior attenzione e risalto alle associazioni di volontariato del territorio, ha cercato di approfondire diversi temi in un nuovo modo di far cultura per crescere e far crescere, assecondando talvolta le esigenze dei nostri lettori per essere specchio della nostra società. Ha “seminato anche nei terreni più aridi” evitando facili strumentalizzazioni ed ha curato l’aspetto grafico ricorrendo ove possibile a fotografie di pregiata qualità. Tanta, tanta strada si è fatta (se si pensa che i primi mensili erano costituiti da quattro pagine in bianco e nero) grazie all’impegno dei tanti protagonisti che hanno dedicato tempo ed amore a questa bella avventura. Oggi come allora siamo pronti a guardare al futuro per dare voce di chi non ha voce, per essere la cassa di risonanza degli eventi del nostro territorio

e testimoni attivi del nostro tempo. Con questo spirito anche in questo numero affrontiamo temi seri come il dramma consumatosi nel quartier cristallo di Fellette ed altri più allegri e folcloristici come il Palio di Romano d’Ezzelino. Un giornale che continua a mantenere un forte legame con il suo Editore la Pro Loco di Romano d’Ezzelino, che in questi giorni ha completato il quadro degli incarichi e delle responsabilità. Con piacere vi presentiamo nelle pagine a seguire i nuovi consiglierei, i probiviri ed i revisori dei conti. Persone semplici che diventano per noi persone speciali nel momento in cui accettano di essere dei Volontari, dei soci che dedicano parte del proprio tempo libero alla Pro Loco, alla promozione e valorizzazione del nostro, del vostro luogo. A loro in grazie particolare perchè è da persone come loro (i compomenti del consiglio direttivo della Pro Romano del 16 gennaio 1975) che partì ufficialmente l’idea di far nascere il giornale che avete tra le mani e che oggi compie 40 anni. Un grazie di cuore a tutti i direttori, i collaboratori ed i semplici soci che hanno imprestato la loro penna per contribuire a rendere grande questo nostro mensile. Grazie a quanti vorranno imitarli ed invieranno consigli, commenti, suggerimenti e critiche costruttive per aiutarci a crescere. Grazie agli inserzionisti, ma soprattutto grazie ai vecchi, ai nuovi ed ai futuri abbonati. Buon Compleanno e lunga vita a Il Nuovo Ezzelino.

Maurizio Scotton

Semina semina: l’importante è seminare Semina e abbi fiducia: ogni chicco arricchirà un piccolo angolo della terra. (Don Ottaviano Menato)

EDITORIALE

Aprile 2015

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O” NUOVO EZZELIN L “I e er sc no co i Fa ici. anche ad altri am pravvivenza. le della sua so Sentiti responsabi te cose da dirci. Abbiamo mol fendere bonamento per di Ci serve il tuo ab giornale. il tuo

Sommario EDITORIALE 3 8 lustri! PRO LOCO 5 Nuovo Consiglio

di Amministrazione

RESOCONTI 6-7 Romano d’Ezzelino alla corte dei Dogi

STORIA 8-9 Un tentavo incompleto

di ricordare i compagni partigiani 1943-1945

APPUNTAMENTI 10 Con gli Alpini di Romano sui sentieri dei soldati del Grappa

11 2a edizione

Monte Grappa Bike Day

16 Appunti di Memoria 17 E-Stare insieme RIFLESSIONI 12-13 Ciao, mi presento 18 Una tragedia CULTURA 14-15 L’agricoltura naturale: ipotesi e prospettive per il futuro

19 DEFUNTI Via Salvo d’Acquisto, 5 - 36065 MUSSOLENTE (VI) Tel. 0424 30129 - Fax 393734 - gardin.roberto@gmail.com

NUOVI NATI? Condividi la tua gioia con i lettori de Il Nuovo Ezzelino, inviaci le foto via e-mail a: proromano@libero.it oppure portacele in redazione in via G. Giardino, 77 a Romano.

CO.MA.C. s.r.l. Via Roma, 62 • 36060 Romano d’Ezzelino (VI) Tel. 0424 35111 • Fax 0424 510340 • E-mail: comac@assind.vi.it


PRO LOCO

Nuovo Consiglio di Amministrazione

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Gentili soci, a seguito delle elezioni del 20.03.2015 e con regolare convocazione, si è riunito il nuovo consiglio di amministrazione della vostra Pro Loco e dopo una presentazione e rivisitazione, proposta dal Presidente uscente e dai membri rieletti, dell’opera fatta all’interno del precedente CDA dagli amici che non si sono ripresentati e/o hanno preferito creare un ricambio generazionale che è stato molto apprezzato, ed a cui è andato il plauso ed il ringraziamento unanime, si è passati ad illustrare le peculiarità e le necessità organizzative ed operative necessarie per la buona gestione del nuovo mandato. Dopo ampia ed approfondita discussione all’unanimità e con l’intervento di tutti i presenti sono stati proposti e votati all’unanimità:

Presidente Scotton Maurizio Vice Presidente Bergamo Deni Michele Segretaria Mazzuccato Sara Tesoriere Carlesso Maurizio Sono seguite le accettazioni delle nomine da parte dei presenti e la discussione si è protratta per definire l’inserimento nel comitato di redazione del Nuovo Ezzelino di nuove forze propositive e pronte alla sfide del 40°. A tutto il nuovo CDA, va il sostegno e l’apprezzamento per la scelta fatta e l’augurio di poter gestire in modo ottimale la preziosa risorsa Ezzelina.

Consiglieri Bergamin Fulvio Bergamo Deni Michele Bortignon Sergio Carlesso Maurizio Furnari Francesco Guadagnini Filippo Mazza Danilo Mazzuccato Sara Scotton Gabriella Scotton Maurizio Revisori Dei Conti Andriollo Giuseppe Meneghetti Massimo Moro Mauro Probiviri Fadda Duilio Pellizzer Fiorenza Scalco Alessandra


Romano d’Ezzelino alla corte dei Dogi Con una grande dispiegamento di forze, domenica scorsa, Contrá Cá Cornaro si è trasferita in quel di Venezia, è stata accolta da una radiosa giornata di sole che ha permesso a tutte le persone di godere dello splendore della città mirabile ed anche delle due ali di folla che l’hanno accompagnata dalla stazione a San Marco e ritorno.

RESOCONTI

di Maurizio Carlesso

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Già durante il viaggio in treno tutti i presenti sul convoglio hanno ricevuto la visita delle nostre rappresentanze in particolare il nostro prete ha potuto confessare e aiutare tante pecorelle smarrite, invitandole alla “messa” del 26/04 in occasione dell’Angolo Rustico. La parte del leone l’hanno sicuramente fatta i nostri ragazzini in quanto per tutto il viaggio si sono prodigati a far conoscere la nostra bella realtà di Romano a tutti i presenti, a tutti è passato l’invito a venirci a trovare il 26 aprile ed il 3 maggio. Venezia ci ha accolto avvolta da una fitta nebbia che, come per magia si è dissolta e ci ha fatto entrare in un sogno fantastico il nostro sogno.

Complimenti ed apprezzamenti unanimi si sono sprecati da parte di tutte le persone che hanno ammirato i costumi e le rappresentazioni teatrali che la contrada ha proposto durante il suo percorso. Curiosità, interesse e richieste di informazioni sulla nostra manifestazione sono state soddisfatte in maniera particolare da tutti i nostri Alfieri. Il nostro prete i nostri finanzieri il nostro contrabbandiere le nostre donne di contrada accompagnate dai mariti hanno seguito passo passo le graziose movenze della coppia che apriva la sfilata dietro gli stendardi del Palio di Romano d’Ezzelino e quello di Contrà Cà Cornaro. Canti e schiamazzi

per le calli di Venezia si sono sprecati, ma il momento più emozionante è stato sicuramente l’accesso dal lato a piazza San Marco. E’ stato sicuramente un momento importante, il tempo utile a dispiegare la nostra bandiera di contrada e quattro Alfieri si sono posti davanti a tutti ed hanno aperto il bagno di folla che si era subito creato. Abbiamo dovuto crearci uno spazio tra i turisti e le foto del Palio di Romano d’Ezzelino e di Contrà Cà Cornaro, sono sicuramente andato in giro per il mondo in un secondo. Un momento d’imbarazzo appena steso il drappo della Contrada al centro della famosa piazza marmorea, all’arrivo della forza pubblica che accorsa con tre vigili e


RESOCONTI

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La riviera che collega San Marco all’Accademia pullulava di turisti e la sfilata è stata veramente apprezzata da tutti.

tre militari lagunari in servizio di forza pubblica, ci hanno chiesta la motivazione della nostra “invasione” … il tempo di lasciare il gruppo e consegnare gli atti autorizzativi dell’amministrazione comunale Veneziana corredati dal Patrocinio della Regione ed era tutto finito, un cordiale saluto ed apprezzamento per l’iniziativa e tutto era tornato alla gioiosa festa con cui è iniziato. Il nostro viaggio è continuato per raggiungere un area di sosta ai giardini del Re dove il nostro pranzo al sacco è sparito in un attimo. Nessun momento è mai sta-

to sprecato poiché anche durante la sosta tutto d’intorno le persone facevano capannello per avere informazioni e conoscerci. Una rapida sosta per motivi idraulici e poi via ad aggiungere altri quadri, altre esperienze. La riviera che collega San Marco all’Accademia pullulava di turisti e la sfilata è stata veramente apprezzata da tutti. Benedizioni, confessioni delle sorelle che attendevano un mezzo per rientrare in convento da parte del nostro prete nonché L’“invasione” dei nostri “finanzieri” al molo in cui era in

attesa una motovedetta della Guardia di Finanza dove i “nostri” muniti della mitica bicicletta di servizio ragguagliavano i “colleghi” sulle difficoltà di servizio… Delle scene veramente indimenticabili per tutti noi. Un ponte dietro l’altro fino a raggiungere la città vecchia in cui abbiamo potuto assaporare anche un spaccato di storia con la visita del Ghetto. Ancora qualche passo e stanchi ma felici abbiamo raggiunto il nostro treno che ci ha spalancate le porte ed ha accolto i nostri ambasciatori e se all’andata l’euforia era alle stelle al ritorno una sola parola era impressa nella mente dei tutti… Indimenticabile. Grazie a tutti i contradaioli.


Un tentavo incompleto di ricordare i compagni partigiani 1943-1945 Nella conferenza del 18 marzo 2015 è stata presentata per la prima volta la fotografia fornita da una persona molto sensibile, la quale mi ha chiesto di conservarla. Chi non era presente ha percepito che lo scrivente abbia trattato la questione prendendo posizione.

STORIA

di Gabriele Farronato

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Non è compito dello storico giudicare; troppi elementi ancora mancano per una corretta interpretazione. La fotografia vuole portare un contributo, a togliere quella specie di ostracismo dove la verità è sempre una sola. Si deve prima ricreare le condizioni del tempo, capire che il Grappa è stato per molti un rifugio ritenuto sicuro, ma è mancata una mente guida sul modello del Masaccio. Il problema primo era di evitare il rischio di finire in Germania in base alle poche conoscenze che si avevano. Arruolarsi nell’esercito della RSI era giudicato pericoloso. A lungo, nei decenni passati, ho cercato di interrogare mio padre, numerosi di coloro che sono nella foto, ma specie chi aveva responsabilità come un generale mi ha risposto che la verità dovevo cercarla presso l’istituto della resistenza a Padova. Più reticenze che rivelazioni. Perché a Romano ed anche a Schievenin di Quero (come mi ricordava don Aldo Manfrin, cappellano a Romano) esisteva un certo risentimento, quasi un astio, verso i patrioti. La risposta che ho raccolto dalla gente comune che ha vissuto quei momenti è

I morti della seconda guerra

stata quasi univoca nell’indicare un errato approccio con la gente che era andata in montagna nelle proprie malghe. Gente che in paese non erano assolutamente mezzadri come la maggior parte della popolazione di Romano: facevano parte dell’area a monte della linea Via CarlessiCadorna-Dante Alighieri. Al di sopra di questa linea c’erano i piccoli proprietari e molti proletari, questi ultimi sempre pronti ad andare per strade e ruscelli a recuperare foraggio per le bestie che avevano in casa (una o due vacche per i più “ricchi” oppure qualche capra per il latte. Chi aveva meno si doveva accontentare di allevare qualche coppia di conigli: fu vera fame in tempo della resistenza). Chi aveva la casera in montagna poteva era proprietario di qualche mucca in più. L’approccio in montagna fu errato, come mi confermava l’amico L.G., e per “questo” ci furono prese di posizione. Dal punto di vista militare ci sono da osservare due dati per Romano: la mancanza di capi romanesi comandati da gente talora dai modi spicci per gruppi che dovevano essere inquadrati militarmente.

1. Alessio Angelo (1915-1943) disperso in Russia 2. Alessio Valentino 1926* 3. Andolfatto Giuseppe fu Girolamo 20.7.1924 + 25.2.1945 4. Andolfatto Andrea di Luigi 8.11.1925 +11.3.1945 5. Andolfatto Luigi di Luigi 11.6.1923 + 9.2.1945 6. Andolfatto Girolamo di Luigi 6.8.1924+11.3.1945 7. Andriollo Marcello fu Giuseppe 16.4.1912+ 13.5.1944 8. Bergamo Raimondo (1922+1943) disperso in Russia 9. Bontorin Domenico di Andrea 16.8.1922+22.9.1944 10. Bontorin Giovanni (1914-1942) disperso in Croazia 11. Bortignon Callisto (1914-1943) disperso in Russia 12. Camazzola Luigi fu Mansueto 19.7.1924 + 25.9.1944 13. Carlesso Antonio (1923-1942) fucilato in Jugoslavia 14. Carlesso Francesco (1918-1944) morto a Dachau 1944 15. Carlesso Giacomo 1928 16. Carlesso Giocondo di Marco (21.1.1921 + 24.9.1944) 17. Carlesso Gilberto di Marcantonio 4.6.1928 +26.9.1944 18. Carlesso Marcello di Mario 6.1.1928+22.9.1944 fucilato sul Grappa 19. Carlesso Francesco di Antonio 6.12.1918+ 24.9.1944 20. Caron Tullio fu Giovanni 8.4.1927 + 24.9.1944 21. Carlesso Giacomo (1921-24.9.1944) fucilato sul Grappa 22. Carraro Tullio (1927-27.9.1944) fucilato a Seren 23. Chemello Francesco (1912+ 1941) caduto fronte greco-albanese 24. Chemello Marcantonio (1919-1944) morto in Germania 25. Conte Gaspare (1919 +1940) caduto fronte greco-albanese 26. Conte Luigi di Antonio 15.9.1926+25.9.1944, impiccato a Pederobba 27. Dei Rossi Vittorio 1894

Il punto più complesso fu determinato dal rastrellamento del 1944 dove la maggior parte dei caduti non erano da considerare nemmeno gregari, ma vittime innocenti che erano scappate in montagna e impiccate qua e là (Cavaso, Pederobba, Alano di Piave, Cornuda) o fucilate sul posto in modo sommario. Altro dato di fatto la gestione post liberazione e il recupero di materiale bellico trovato incustodito e preteso da anche da chi è venuto a conoscenza presso quale casa contadina si trovasse. Per la storia di questo periodo molto è stato scritto: la prima fase (1945-80) da molti protagonisti, quindi la pubblicazione di testimonianze e diari, mentre da qualche hanno valenti studiosi con documentazione e visione più ampia stanno producendo elaborati più completi. Mancano ancora testimonianze altri elementi, ma il dottor tempo richiede sempre i suoi tempi. Il protagonista dell’azione non è in grado di raccontarla “giusta”, anzi deve esaltare la sua capacità: a verità è come l’esperienza ossia tanti piccolissime gocce fanno una pioggia.

28. Dissegna Giovanni (1916+ 1943) disperso in Russia 29. Dissegna Guerrino fu Giovanni (7.11.1917 + 25.9.1944) impiccato a Cavaso del Tomba 30. Farronato Antonio (1912-1942) disperso in Russia 31. Ferraro Marco (1923 + 1944) morto in Germania 32. Galvan Agostino (1908-1944) morto in Francia 33. Lenarose Pietro (28.10.1921 + 25.9.1944) impiccato ad Alano di Piave 34. Marcadella Mario di Angelo (22.2.1924 +24.9.1944) fucilato sul Grappa 35. Moretto Giuseppe di Antonio (20.4.1924 + 26.9.1944) impiccato a Bassano 36. Moretto Giovanni di Antonio (21.12.1922 + 24.9.1944) fucilato a Paderno del Grappa 37. Padovan Luigi Gino (1922+1945) morto in Germania 38. Pellizzari Giacinto (1920 + 1945) morto in Germania 39. Pellizzato Luigi (1922+1942) disperso in Russia 40. Perotto Gaetano di Domenico (26.12.1923 + 1945) morto a Dachau 41. Ravagnolo Marcello di Giuseppe (17.3.1924 + 10.3.1945) morto a Dachau 42. Rebellato Giovanni Angelo (1921 + 1945) morto a Dachau 43. Tonin Luigi (1915-1940) disperso fronte greco-albanese 44. Zen Antonio Celio (1912-1943) morto in Russia 45. Zilio Giocondo (1926-24.9.1944) impiccato a Cornuda 46. Zilio Marcello (1920 + 24.9.1944) impiccato a Cavaso del Tomba


STORIA

9 La foto storica sconosciuta, collezione privata di Farronato Gabriele.

Sono solo 43 i partigiani rappresentanti nelle foto e ciò evidenzia che altri 16 sono stati dimenticati ai quali si potrebbero aggiungere Tullio Campana, marito della Mena Buraschi e Mocellin Leone assegnato a Romano d’Ezzelino. Alessio Valentino (1926, caduto), Andriollo Celeste (1920), Andriollo Albino Volpe (1923), Andriollo Aldo (1926), Andolfatto Pietro (1920), Andolfatto Quinto (1926), Baron Attilio (1915), Baron Marco comandante (1916), Bellò Luigi (1926), Benacchio Antonio (1909), Bonato Paolo (1923), Bontorin Domenico dei Maistufi (1922, caduto), Bordignon Ermenegildo dei Biasi (1922), Bordignon Sante dei Biasi (1924), Carlesso Gasparino Beso vicecomandante (1921), Carlesso Giacomo Beso (1916, fucilato Cason di Meda 24.9.1944), Carlesso Gilberto Beso (1928, impiccato a Cavaso 24.9.1944), Carlesso Giuseppe (1921), Carlesso Marco (1920), Carlesso Orfeo o Alfeo Pietro detto Tonella (1925), Carlesso Pietro detto Macan (1919), Cerantola Sante (1909), Cerantola Giovanni (1912), Dei Rossi Vittorio (1894, caduto), Dissegna Antonio (1923), Dissegna Aurelio Maméa (1922, unico vivente), Dissegna Giacomo (1922), Dissegna Federico detto Richetto (1918), Dissegna Pietro (1922), Gollin Mario (1924), Marcadella Luigi (1916), Moretto Giuseppe (1924, impiccato a Bassano), Moretto Giovanni (1922, impiccato a Bassano), Pegoraro Lino (1924), Toniazzo Ferrucio (1921), Tonin Albino (1926), Tonin Giovanni (1923), Tonin Giuseppe (1923), Vinante Guerrino (1918), Vinante Ferdinando (1901), Zen Luigi (1918), Zilio Angelo (1926), Zilio Bernardo (1917).

I partigiani mancanti (tratti dagli elenchi del Corletto autore del noto libro sul Masaccio). Artuso Domenico di Giuseppe (12.6.1925), Bortignon Giuseppe di Ernesto (23.2.1924), Burraschi Leone (1.5.1924), Camazzola Francesco fu Paolo (5.6.1906), Carlesso Giovanni di Marco (18.6.1924), Carlesso Giocondo di Marco (21.1.1921 + 24.9.1944), Conte Giovanni di Antonio (10.9.1923), Dissegna Domenico di Bernardo (16.12.1921), Dissegna Valentino di Agostino (11.10.1923), Favero Francesco di Andrea (17.10.1927), Favrin Francesco di Antonio (26.5.1926), Gazzola Michele di Giacomo (19.3.1916 Asolo) residente Romano, Parolin Giovanni di Bernardo (15.9.1924), Perotto Alfredo di Domenico (28.8.1925), Vettori Luigi fu Giovanni (4.3.1923 Cismon) residente Romano, Zarpellon Germano di Angelo (4.5.1925 Bassano) residente Romano. Il Corletto nei suoi elenchi riporta un dato interessantissimo che riguarda il periodo di inquadramento nelle formazioni partigiane, inclusi i sedici omessi. In genere i partigiani della prima ora hanno un periodo massimo di 19 mesi come nei paesi di Crespano e Fonte e in pianura. Solo i due fratelli Baron (Marco e Attilio) hanno superato i 12 mesi e qualche giorno; uno ha 11 mesi e 9 giorni; sei raggiungono appena mesi 11 e mezzo; quattro si fermano a 9 mesi; cinque hanno sei mesi o poco più; tre sono sui 5 mesi; tre con quattro e gli altri tra i tre e due mesi. Probabilmente il tempo ristretto non ha consentito di amalgamare e affiatare il gruppo. Infine si deve rilevare che Attilio Baron è stato consigliere comune nella prima amministrazione post guerra, mentre Alfredo Perotto è stato anche assessore a dal 1970 al 1975. Diventa necessario acquisire altre notizie per avere un quadro più completo, per capire meglio il ruolo di due personaggi notevoli a Romano: don Gabriele Bernardino e Bortolo Panizzon.


Con gli Alpini di Romano sui sentieri dei soldati del Grappa

APPUNTAMENTI

2 Giugno 2015, Colli Alti: dal Col Fenilon al Col Caprile

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Dal Col Fenilon, passando per il Col Moschin, fino al Col Caprile, sul versante occidentale del Monte Grappa. La camminata parte dai piedi del Col Fenilon, al bivio della strada Moschina, Q. 1294m, poco dopo località San Giovanni, nei pressi di Casa Serena. Dopo aver raggiunto il Moschin si aggira il Fenilon e si prosegue sulle gobbe del Col del Miglio e del Col d’Anna fino al Col Caprile che precipita sopra Cismon. Si cammina sui campi delle battaglie di Arresto del dicembre 1917 e del Solstizio del giugno 1918, attraversando le linee italiane contrapposte al trinceramento austroungarico, con caposaldo sul Pra’ Gobbo. Le tre linee di resistenza italiana, la Alba, prima linea, la Bianca, intermedia e la Clelia, arretrata, erano state concepite con una visione tattica innovativa dopo la tragica esperienza di Caporetto. Qui la conformazione del territorio permetteva grandi mobilità alle fanterie e vi era bisogno di un sistema di difesa elastico da parte di chi difendeva. Le tre linee partivano tutte dal Col delle Farine da dove scendeva, per Val Damoro, la linea di briglia che divideva due reparti italiani: il IX Corpo d’Armata gen. De Bono ad ovest e il VI Corpo d’Armata gen. Lombardi ad est. Nonostante i provvedimenti però nella battaglia del Solstizio le tre linee italiane furono sopraffatte. Le fanterie austroungariche scesero dall’Asolone fino alla strada Cadorna e attraversarono i Colli Alti fin oltre il Col Fagheron, dove l’impeto si interruppe perché l’efficacia del tiro di artiglieria dalla roccaforte di Cima Grappa era riuscita a colpirne i rincalzi. Dal Col campeggia sopraggiunsero poi gli arditi del maggiore Messe e del capitano Zancanaro che con brevi colpi di mano ripresero prima il Fenilon e poi il Moschin. Proprio sulla cima del Cavril (il Col Caprile) il 18 settembre 1918 cadde un soldato ungherese - rumeno del 30° Reggimento Honved, 7a Compagnia che ora riposa, sempre omaggiato da fiorellini e sassolini, nel sacrario di Cima Grappa: Peter Pan. Dopo aver raggiunto la cima del Caprile si rientra per la valle del Lepre, percorrendo infine val Campo de Roa fino al Fenilon. Valter Brunello


2a edizione Monte Grappa Bike Day

ORARI DI CHIUSURA AL TRAFFICO Le strade temporaneamente chiuse al traffico veicolare a motore il giorno sabato 30 maggio 2015 sono: SALITA 9,00 - 11,30 la S.P.148 “Strada Cadorna” – tratto versante sud, da Romano alto (capitello incrocio per Valle Santa Felicita) fino all’incrocio Ponte San Lorenzo; 10,00 - 14,30 la S.P.148 (dall’incrocio Ponte San Lorenzo in su), la S.P.149 fino a Cima Grappa; DISCESA 10,00 - 15,00 la S.P.140 “Strada Gen. Giardino”, dal bivio di Col Vecchio (sotto cima Grappa) al bivio con S.P.141 “Strada delle Malghe o Arroccamento” m 1.490 slmm; 10,30 - 16,00 la S.P.141 “Strada delle Malghe” fino bivio “salto dea Cavra” o “della Vedetta”; 11,00 - 16,30 il “salto dea Cavra” o “della Vedetta” dal bivio S.P.141 fino al centro della loc. Fietta (Fine Chiusura del normale traffico) e Crespano del Grappa (TV). La S.P.148 e la S.P.149 saranno da percorrersi in salita. La S.P.149, la S.P.140, la S.P.141 e la Strada del “Salto dea Cavra” in discesa.

APPUNTAMENTI

Monte Grappa Bike Day è una manifestazione non competitiva, libera e gratuita dedicata a tutti gli appassionati della bicicletta. Offre la possibilità di raggiungere la leggendaria Cima Grappa (1775 m) e percorre strade per quest’occasione chiuse al traffico. La cima sarà raggiunta dopo 25 km di salita impegnativa ma alla portata di tutti.

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Ciao, mi presento Sono le 18:00 di un magnifico pomeriggio di metà Aprile. Rifletto sul fatto che è giunto il momento di cimentarmi nella stesura delle righe che adesso tu stai leggendo. Tuttavia, vista la piacevolezza atmosferica, non ho alcuna voglia di rinchiudermi tra quattro mura. “E se mi fermassi nel parco sotto casa?” di Danilo Mazza

RIFLESSIONI

Questi “confini”, io

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Ancor prima di un po’ non li vedo; semmai successivi, aver elucubrato per il lavoro, un po’ vedo una splendida per curiosità e per una risposta a questo busillis, io ed unica realtà: una necessità, ho trae il mio portatile scorso 40 anni spodeliziosa striscia siamo già fuostandomi tra Sicilia, di Pedemontana, Veneto, Alto Adige ri, seduti su una ed Emilia. Sovente, panchina circonadagiata all’ombra ho sentito disquisir data da gruppi di del Grappa di “mal d’Africa”; pennuti che, tra non so se esista anle fronde degli alberi, sembra abbiano tante cose da che un… “mal di Veneto”, ma se un raccontarsi. ricercatore dovesse scoprirlo, sicuraE’ un susseguirsi di vivaci cinguettii. mente risulterei esserne un portatore A tratti brevi folate di vento impri- sano! mono ad alcuni ciuffi d’erba un mo- Vedi, quando gli anni iniziano a scivimento a metà tra l’avanzare delle volar via veloci, ti chiedi dov’è quel onde del mare e il dondolio delle luogo in cui realmente ti senti a casa, spighe di grano. In questa piccola dov’è che desideri vivere e mettere oasi di serenità, mi chiedo come ini- radici salde e stabili, come quelle di ziare a dialogare con te, mio interlo- una quercia. “Il Veneto”, questa era la risposta che mi fornivo da tempo. cutore cartaceo. Se tra tante immagini e tanti articoli, Il Veneto, che pian piano, come un il tuo sguardo si è posato proprio piccolo ma ostinato tarlo, ha scavato qui, non posso che iniziare con un una rete di lunghe gallerie colme di “grazie”. Ti narro qualcosa di me. Mi ricordi, luoghi, persone, che si sono chiamo Danilo. Un po’ per la for- solidificate dentro di me. mazione universitaria e per gli studi A volte capita che i sogni si

avverino, e così, adesso, con qualche anno in più, sono tornato in questi luoghi. Abituato a ritmi vitali di città più grandi, quando gli strani casi della vita mi portarono qui a San Giacomo di Romano, sulle prime restai basito! Niente stress, niente ztl, niente code kilometriche in tangenziale ma verde e tranquillità. Al posto delle auto che sfrecciano in tangenziale, scorgevo qualche pacioso trattore andar su e giù per Col Roigo, al posto dei fragorosi discopub, le rassicuranti sagre di paese. Mi mancava la mia dose quotidiana di stress! Eppure, quel tarlo di cui poche righe addietro ho accennato, occultato in profondità, stava ancora scavando. Ad appena un anno di tempo di distanza sono adesso residente in questo luogo e ne sono felice. Quando inizi ad amare un luogo, poi inizi a sentirlo anche un po’ tuo, e come tale desideri anche poterlo vivere. E così, partecipando ad iniziative


collocazione, basamento – e tutti questi Leoni – anch’essi diversi: c’è chi ha le ali in pietra, chi in ferro – esprimono il medesimo concetto: una indissolubile UNITA’. Il Leone di San Marco, pur con le differenze di stile tra colonne e ali, ti ricorda che comunque sei in territorio Veneto, a prescindere dalla città. Ogni città Veneta ha una sua storia, una sua connotazione, una sua peculiarità. Ma non per questo una è meno “importante” o meno “Veneta” dell’altra. Talvolta troppe “divisioni”, attuate magari con intenti comprensibili quali “proteggere” la diversità, finiscono invece col promuovere la chiusura e l’isolamento. Anche la storia può esser vista come un elenco di catastrofi originatesi da esasperati “campanilismi”. Nord versus Sud, Italia versus Austria. Se dal livello “macro” viro sul “micro”, io non vedo “confini geografici” netti come su di una cartina militare tra San Giacomo, Romano d’Ezzelino, Fellette, Sacro Cuore e altro. Questi “confini”, io non li vedo; semmai vedo una splendida ed unica realtà: una deliziosa striscia di Pedemontana, adagiata all’ombra del Grappa, in cui poi ogni singolo paesetto ha le sue innegabili peculiarità. Quale morale si può evincere? Non so dove mi porterà questa esperienza all’interno della Pro-Loco,

tuttavia nel mio pensare e nel mio proporre, non ci saranno “sfide tra campanili”. Le idee, se valide e proficue per la cittadinanza, valgono più dell’appartenenza ad un paesetto piuttosto che ad un altro. Diversi anni or sono, il compianto Giorgio Gaber cantava una canzone il cui ritornello dice: “ma cos’è la destra, cos’è la sinistra?”. Lungi dal voler banalizzare gli ideali di ciascun lettore, pur non essendo io un daltonico e riuscendo a percepire tutti i colori, proprio per il mio essere “forestiero”, non ho alcun particolare legame storico verso un dato colore. Non so se tu sei in accordo o in disaccordo poiché, in ogni accadimento umano ci sono sempre gli appartenenti al gruppo dei “pro” e quelli appartenenti al gruppo dei “contro”. Ma a me interessa ben altro. Adesso, Amico Lettore, conosci qualcosa di me, e sei al corrente di quale sarà il mio atteggiamento di base nell’operare all’interno della Pro-Loco. Era questa chiarezza che mi interessava comunicarti. E’ giunta l’ora di spegnere il portatile, alzarmi dalla panchina e veleggiare verso casa. Chiunque tu sia, e ovunque tu risieda, ti porgo un augurio di buona vita.

RIFLESSIONI

locali e conoscendo nuove persone, mi sono ritrovato – con mia sorpresa – nel nuovo cda della Pro-Loco, che mi offre la possibilità di scrivere circa il legame che sento verso questa terra, e di adoperarmi nel promuovere idee ed iniziative a favore di questa gente, che adesso è anche la mia gente. Tuttavia, se sei un lettore attento, avrai maturato un paio di quesiti. Primo: perché mi sono soffermato su elementi forse ininfluenti, quali il mio “girovagare” per l’Italia? Secondo: come posso io, “forestiero”, assolvere le premesse di impegno e promozione sopracitate, se non conosco a fondo da anni luoghi e persone? Dubbi legittimi, direi. Riflettiamo insieme su queste due osservazioni. Proprio perché ho vissuto al Sud, al Centro e al Nord, ho acquisito un modus vivendi “olistico” che mi porta a sentirmi non tanto del Sud, del Centro o del Nord, ma… “Italiano”. Provo a restituirti questo concetto, con un esempio della tua terra. Andando a spasso per le vie di Belluno arroccata lassù ai confini col mondo, ho visto una colonna con in cima il fiero Leone di San Marco. Poi, andando a spasso nella “bassa”, ai confini con L’Emilia, tra le strade del centro di Rovigo, ho visto un’altra colonna. Anch’essa con un bel Leone Alato. Anche a Venezia, così come a Verona, ho visto altre colonne con altri Felini della Serenissima. Se ci pensi, tutte queste colonne – peraltro diverse per grandezza,

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L’agricoltura naturale: ipotesi e prospettive per il futuro Uno dei mestieri più utili e che valorizzano l’esperienza è l’agricoltura. Noi tutti, nelle nostre zone, comprendiamo bene cosa ciò significhi vista la conformazione propria del nostro territorio che offre un ampio ventaglio di praticabilità dalla pianura alla collina, dalle prealpi ai rilievi alpini.

CULTURA

di Serena Cecilia Campagnolo

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Acacie, aranci, trifoglio, ravanelli. In effetti è possibile dedicarsi all’agricoltura intensiva ed estensiva, alla coltivazione di olivi, vitigni ed alberi da frutto vari (grazie al clima mite) fino a praticare colture arboree tipicamente montane. La natura carsica del massiccio del Grappa penalizza, da una parte, per la scarsità d’acqua a monte ma le ricche risorgive a valle irrorano il territorio compensando per altro verso. La presenza di fiumi e corsi d’acqua in pianura, che si allungano fino al mare (si pensi al Brenta e al Piave), completano efficacemente il quadro delle risorse. E così la nostra pianura è tutta scandita da strade ortogonali e da una fitta maglia di appezzamenti, poderi e proprietà che nella loro suddivisione sono eredi dell’antica centuriazione romana. L’ordinata suddivisione si può cogliere quando si vola in aereo al di sopra del territorio e ci si può stupire dei risultati frutto del lungo e paziente lavoro dei nostri avi contadini. Altre manifestazioni, in chiave meno macroscopicamente visibile, sono gli orti domestici di cui ancora molte famiglie beneficiano potendo contare su fazzoletti di terra pertinenti alle proprietà. L’urbanizzazione anche se intensa, non ha surclassato tali realtà, le città infatti contano popolazioni numericamente ge-

Acacie, peschi, daikon, senape, rape, piselli, fave. stibili e tali da configurarle come luoghi sociali vivibili a breve passo dalla natura e dal territorio, con cui permane un legame fortemente integrato e condiviso. La caratteristica che balza all’occhio è l’ordine delle colture e la scansione tecnicamente ineccepibile con cui i nostri contadini gestiscono le terre grazie anche all’ausilio di mezzi meccanici che hanno permesso di diminuire dispendio di forza e lavoro. Nonostante ciò permane, e a ragione, la considerazione che il lavoro agricolo comporti fatiche e sacrifici a volte non compensati da adeguati risultati (come in occasione di stagioni climaticamente sfavorevoli). Tuttavia negli ultimi anni, si assiste a un “ritorno alla terra”, vuoi per ragioni economiche dettate dalla crisi e dalla perdita di posti di lavoro, vuoi per la sentita necessità di ricostituire con essa un legame previlegiato e salvifico. Di fronte al diffondersi di scompensi, allergie e intolleranze alimentari e coscienza che il cibo processato da lavorazioni industriali risulta dannoso per la salute, si guarda con interesse al ritorno alla terra, con cura e rispetto, per tentare di riappropriarsi di un legame privilegiato e di una fonte di approvvigionamento sicura. Si contano innumerevoli esperienze che puntano

in questa direzione, se ne illustra una in questa sede, forse poco conosciuta ma di certo provocatoria nella semplicità della concezione. Si tratta del lavoro durato più di 50 anni, di un maestro giapponese, scienziato in agricoltura di nome Masanobu Fukuoka (fitopatologo, ispettore agricolo alla dogana di Yokohama, 1913-2008). Fukuoka ha poi rifiutato l’industria agraria e per decenni ha perfezionato la sua tecnica del “non fare” a base di poche pratiche di buon senso con l’eliminazione di fertilizzanti, lavorazioni del terreno, pesticidi e fatiche inutili. Le sue considerazioni nascono dall’osservazione che in natura i campi incolti e i boschi sono apparentemente in balia al disordine, ma questo secondo i criteri meramente arbitrari del giudizio umano che richiedono ordine e organizzazione. In realtà l’equilibrio in natura è perfetto e il bosco lo dimostra nella sua molteplicità di espressioni: zone con latifoglie, zone con pini e abeti, alberi a basso fusto, concentrazione di terre ricoperte da aghi di pino, aree verdeggianti d’erba: a seconda delle varie situazioni, ad esempio cercatori esperti di funghi sanno, dove e come cercare e cosa aspettarsi di trovare in base alle condizioni


Si badi bene: non a piantarle sotto terra, l’involucro di argilla è un guscio necessario e sufficiente a proteggere i semi da dispersione e depredamento degli uccelli, inoltre offre elementi nutritivi e di umidità tali da consentire che i semi più forti attecchiscano e si sviluppino nel terreno. Col tempo giusto e indipendentemente dai fattori climatici (siccità o eccessiva presenza di acque meteoriche), la natura provvede a creare il giusto equilibrio senza che l’uomo debba preoccuparsi di intervenire per proteggere e/o garantire il risultato. E così si possono ottenere raccolti senza coltivazione, fertilizzanti chimici, diserbanti, e per di più abbondanti. Anche nei suoi orti Fukuoka provvedeva a miscelare le varie sementi e a disperderle nella terra grazie all’uso di semplici panieri di vimini intrecciato. Fa sorridere pensare che una pianta di pomodoro possa crescere accanto a una di zucchine in compagnia di camomilla, piantaggine, borsa del pastore e ortiche

invece di ordinati filari di paletti su cui si abbarbicano pomodori ciliegini e appena spunta un’erbaccia ci si affanna a strapparla perchè “nociva”. Se la terra consente che si formino le combinazioni più strane e inedite di piante vuol dire che va bene così! Vi siete mai fermati aguardare dove nascono a volte le piante di fico? Entro muri di mattoni scrostati dall’intonaco, che ci si domanda dove vadano le radici a trarre ciò che gli serve per vivere, eppure succede. E’ come se Fukuoka suggerisse di mettere in moto il meccanismo (seminare) e poi il processo evolve da sè nelle sue migliori condizioni, purchè senza interferenze. Ma come la mettiamo con l’economia di mercato? Semplice, non è una competizione, il nostro orticello serve a noi e alle persone che ci sono più prossime, senza la pretesa di voler competere con scale produttive esageratamente sproporzionate... Fukuoka ha dedicato decenni e molti viaggi in tutto il mondo per insegnare e sperimentare quanto aveva acquisito, arrivando persino a recuperare zone desertiche e considerate unanimenente improduttive. L’attività del vecchio maestro era volta allo scopo unico e degno di rinverdire la terra e recuperare un rapporto pacifico con essa perchè è più forte e tutte le conquiste dell’uomo non sono nulla in confronto alla grandezza della Natura. Nel dubbio e nello scetticismo che ciò non sia vero, vale sempre la pena di scommettere come il filosofo Pascal faceva sull’esistenza di Dio: “se non c’è non ci perdi nulla ma se c’è guadagni tutto”, così vale la pena di provare: “se non funziona si può tornare a a fare la spesa al supermercato ma se funziona è un’ottima possibilità per la nostra vita, il nostro futuro e quello di chi verrà dopo di noi”.

Gli ingredienti sono: argilla in polvere, semi di molte specie di verdure e piante, acqua. Può essere comodo prepararsi dei salamotti. Le palline possono essere fatte a mano, come polpettine, anche mentre si discute.

Palline, dischetti, uova, mezze lune, cuoricini - i bambini si sono divertiti a fare forme. CULTURA

di luce, temperatura, umidità. Il tutto senza il minimo intervento dell’uomo, la cui azione spesso si limita, purtroppo, al saccheggio indiscriminato. Dunque lo studio del maestro Fukuoka ha preso le mosse da lunghe osservazioni, ha ridotto i costi, le attrezzature e le tecniche al minimo indispensabile: una delle sue osservazioni e considerazioni di base ha riguardato la presenza e conservazione dello strato di humus. Tale strato è la “pelle” della terra, coperta d’erba come noi lo siamo di peluria e popolato di vita vera: insetti di tutti i tipi che instancabilmente lavorano per smuovere e ossigenare (lombrichi), impollinare (api)... Quando l’uomo interviene con i processi di aratura a spaccare e rivoltare le zolle, “spella” la terra e la denuda, offrendola ai raggi insidiosi del sole che la inaridiscono. Immaginiamo cosa accadrebbe a noi se ci facessimo ceretta e peeling e subito dopo, senza creme e idratazione, ci esponessimo al sole: impensabile. Non solo, rompendo e sconquassando quello strato sottile (15-20 cm circa) di humus, erba e insetti...si va a disperdere e seccare un naturale equilibrio di umidità necessaria e sufficiente a garantire la crescita superficiale già presente. Che fare allora? Secondo le indicazioni del maestro Fukuoka selezionare le sementi che interessano (in base ovviamente a criteri di stagionalità) e impastarle con acqua e argilla ottenendone delle palline (si serviva per questo di semplici betoniere da muratore). Ottenute e palline, dopo averle fatte seccare al sole, si procede a disperderle nel terreno.

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Ecco le palline asciutte pronte per la semina.

Bibliografia: Giannozzo Pucci (a c. di), “Masanobu Fukuoka: lezioni italiane”, Libreria Editrice Fiorentina, 2005 Masanobu Fukuoka, “La rivoluzione del filo di paglia. Un’introduzione all’agricoltura naturale”, Libreria Editrice Fiorentina, 2011 Masanobu Fukuoka, “La fattoria biologica, Agricoltura secondo natura”, Edizioni mediterranee, 2010 Masanobu Fukuoka, “La Rivoluzione di Dio, della natura e dell’uomo”, Libreria Editrice Fiorentina, 2009

Non resta che lanciarle: i semi protetti dall’argilla sopravvivranno fino al verificarsi della situazione climatica adatta e allora germoglieranno; un dischetto inumidito, che dopo tre giorni ha già germogli e radici.


16 APPUNTAMENTI


E stare insieme Profumo d’estate, aria di festa e quelle belle giornate che sembrano non finire mai, sono i principali ingredienti dei festeggiamenti che contradistinguono da alcuni anni i primi giorni di giugno della frazione di San Giacomo. Il piazzale antistante la chiesa si anima quasi fosse una seconda sagra.

APPUNTAMENTI

di Pro Loco di Romano d’Ezzelino

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A proseguire questa bella iniziativa quest’anno si sono messi in prima linea la Pro Loco di Romano, gli Alpini e Donatori di Sangue di San Giacomo convinti dell’importante ruolo di coesione sociale di quest’evento. Il programma molto semplice prevede la settima edizione del torneo fra le classi quinte delle scuole elementari del nostro comune, e la seconda edizione del torneo “Alpini in Erba”, per trasmettere ai più giovani, anche attraverso lo sport, i più alti valori alpini. L’immancabile il profumo della pizza cotta sul forno a legna caratterizzerà tutte le serate. La manifestazione il cui inizio è previsto per mercoledì 3 giugno terminerà sabato 13 giugno con la tradizionale Lucciolata. Evento promosso, in particolare dal Gruppo Donatori di Sangue, per raccogliere fondi a favore dalla “casa di Natale” una struttura sorta presso il centro oncologico di Aviano. Vi apettiamo numerosi per riscorire la bellezza dello stare assieme del fare comunità e beneficenza in allegria!


Una tragedia I nostri occhi scorrono ancora increduli tra le righe… dentro a quell’articolo agghiacciante: Lucia Lo Gatto con l’amante Manuel Palazzo progettano e uccidono Aldo Gualtieri, il convivente di Lucia… l’uomo con cui ha condiviso gran parte della sua storia…

RIFLESSIONI

di Cinzia Bonetto

Da pochi mesi Palazzo abitava nello stesso condominio della donna a Fellette, entrambi con problemi e angosce irrisolte, si è alimentata quella scintilla della passione che ha innescato il delitto. Il 18 aprile dopo aver stordito il convivente Aldo Gualtieri col sonnifero, l’hanno ammazzato a coltellate, caricato in macchina e bruciato a Possagno. Il contesto, come si è scritto in questi giorni, era promiscuo e degradato. La donna ai carabinieri aveva segnalato che in più di qualche occasione, soprattutto quando beveva, Aldo avrebbe alzato le mani. “Non ce la faccio più”, si lamentava sempre più spesso Lucia. Oggi la follia è vicina alle nostre case… ci tocca in modo particolare! Le menti si affollano di tanti perchè… Cerchiamo un senso, ma forse un sen-

so non c’è. E’ pura follia a due? Terrore? disperazione? Non lo possiamo sapere… solo Lucia lo sa e forse nemmeno lei!… Perchè Lucia ha premeditato e compiuto un atto così mostruoso? In un attimo ha distrutto tutto …tutto quello che c’era! ha spazzato via ogni possibilità… ogni speranza… ha chiuso la porta alla libertà! Ma forse per Lucia l’unica via d’uscita era uccidere il compagno? Forse pensava di salvare e salvarsi attraverso il delitto? Una tragedia famigliare che ha sconvolto la quotidianità di tutti noi… Si pensa alle figlie innocenti, che purtroppo senza chiedere e ne volere si trovano immerse nella trama di Lucia...nella follia del suo agito… Figlie che stanno pagando un prezzo troppo alto per una vita che loro non hanno scelto… Questa è la vera tragedia!!! Si pensa al legame malato tra i

due amanti, una passione che invece di liberare dalla sofferenza, ha fatto cadere entrambi nella tragedia. Penso che il delitto progettato e compiuto sia la punta di un iceberg… una follia che esplode! Certamente la base su cui emerge è instabile, precaria, degradata, povera di risorse… nasce da una forte incapacità di tollerare l’ira, la frustrazione, il limite… un pensiero che non rimane tale, ma si trasforma in agito confondendo la realtà con la fantasia… E’ come se quel contenitore che contiene i pensieri e le fantasie di vita e di morte si fosse frantumato! Nella follia il pensiero non può rimanere tale, ma viene trasformato in azione quindi vi è l’incapacità di trattenere la fantasia.

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Mensile di informazione e cultura edito

D.L. 353/2003 - (conv. In L.27/02/2004

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40° Anno

n° 424 Aprile 2015

Poste Italiane S.p.A. - Sped. A.P. –

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dalla Pro Loco di Romano in distribuzione

gratuita ai soci.


nuove stelle nel cielo

Maria Andolfatto

Antonio Luigi Farronato

Francesco Alberton

75 anni 3 marzo 2015

55 anni 4 marzo 2015

Tullio De Faveri

Giovanni Crestani

DEFUNTI

in Zonta 82 anni 2 marzo 2015

Bruno Sartori Bosco 79 anni 12 marzo 2015

Padre Mario Bortignon Missionario in Uruguay 87 anni 19 marzo 2015

ex Carabiniere 69 anni 16 marzo 2015

61 anni 18 marzo 2015

Francesco Vardanega

Marcella Andolfatto

Ivano Arcangeli

86 anni 24 marzo 2015

86 anni 27 marzo 2015

81 anni 29 marzo 2015

Dal 1966 l’Impresa Funebre BONIN svolge servizi funebri con professionalità, competenza e sensibilità DISBRIGO PRATICHE, CREMAZIONE, TRASPORTI NAZIONALI E INTERNAZIONALI, ACCESSORI FUNEBRI E CIMITERIALI.

SEDE: V.le San Giuseppe, 91 - San Giuseppe di Cassola (VI) Tel. 0424 512222 - Cell. 348 7679123 - 360 221742 REPERIBILITA’ 24H SU 24

Custodi cimiteri comunali

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Pro Loco di Romano d’Ezzelino Tel. 0424 36427 - proromano@libero.it

NO” EZZELI UOVO i. N L I “ enza. ri amic oscere Fai con anche ad alt sua sopravviv a ll e i. d c ir abile da d e respons ifen der e cose Sentiti Abbiamo molt amento per d abbon . e il tuo tuo giornale il Ci ser v


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