Nuovo Ezzelino - Luglio Agosto 2013

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38O ANNO / nO 4O5 / LUGLIO AGOSTO 2O13

IL NUOVO EZZELINO - Mensile di informazione e cultura edito dalla Pro Loco di Romano in distribuzione gratuita ai soci.


La copertina a parole… 38O ANNO / nO 4O5 / LUGLIO AGOSTO 2O13

IL NUOVO EZZELINO - Mensile di informazione e cultura edito dalla Pro Loco di Romano in distribuzione gratuita ai soci.

Mensile di informazione e di cultura della Pro Loco di Romano d’Ezzelino

Luglio Agosto 2O13 In copertina foto di: Mauro Moro Per la Pro Loco di Romano: Maurizio Scotton Direttore Responsabile: Dario Bernardi In redazione: Sara Bertacco, Cinzia Bonetto, Maurizio Carlesso, Gianni Dalla Zuanna, Duilio Fadda, Franco Latifondi, Stefania Mocellin, Erika Piccolotto, Christian Rinaldo, Serenella Zen. Via G. Giardino, 77 Romano d’Ezzelino (VI) Tel. 0424 36427 proromano@libero.it redazioneproromano@gmail.com Poste Italiane Spa - Sped. A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Vicenza Tutti i diritti riservati Quote soci: • ordinario nazionale € 1O,OO* • ordinario nazionale € 18,OO • estero € 27,OO • sostenitore € 55,OO *quota che non dadiritto a ricevere l’organo d’informazione della Pro Loco

Il Campanile di Fellette inaugurato con grande solennità il 10-11 agosto 1913 compie 100 anni. Alto 40,30 metri ha la base di forma quadrata con lati da 6,5 metri. Costruito in severo stile romano sostiene tre campane in MI-RE-DO, che pesano complessivamente 37,35 quintali. La maggiore, in stile “Greco”, pesa 17,05 quintali, la mediana, in stile “Floreale”, pesa 12,80 quintali e la piccola, in stile “Cinquecento”, pesa 8,5 quintali e tutte composte per il 79% di bronzo e 21% di stagno.

Sommario Editoriale 3 Pro-getta la tua Pro-Loco Resoconti 4/5 Assemblea UNPLI Veneto 8 La sagra di Fellette, over the rainbow

Caterina Camazzola di Maurizio ed Erica nata l’11•06•2O13

Racconti 6/7 Il Battacchio che si credeva un angelo Cultura 9/12 I Fiori del Giardino Riflessioni 13 Auguri ad una sorella 13 Le esperienze dolorose della vita

possono arricchire il nostro cammino

15 Un Angolo Rustico e Solidale Appuntamenti 14 Il Museo “Bonfanti-VIMAR” tra i tesori del Veneto

17 42a Sagra Parrocchiale, San Giacomo in festa!

Associazioni 16 Piccoli protagonisti

di un pomeriggio speciale

18 Notizie in breve 19 Defunti

ccp. n. 93337772 Aut. Trib. Bassano del Grappa 2/1975 Tranne gli originali d’epoca, non si restituiscono le foto.

FILIALE DI ROMANO D'EZZELINO Via Roma, 62 36060 Romano d'Ezzelino (VI) Tel. e Fax 0424 514112


EDITORIALE

PRO-GETTA LA TUA PRO LOCO Il mondo delle pro loco guarda al futuro. Nella recente Assemblea Annuale delle Pro Loco Venete si sono affrontati diversi temi che il Presidente Regionale Giovanni Follador ci presenta nelle prossime pagine. Un incontro molto importante per definire il nuovo volto delle Pro Loco in una regione, il Veneto, che è la prima regione turistica d’Italia. Un primato che la nuova legge regionale per lo sviluppo del turismo veneto, vuole consolidare, consapevole dell’importanza strategica di questo settore. Nello specifico la legge ridisegna le competenze, indicando la Regione come titolare delle politiche turistiche e ponendo su un piedistallo le attività delle Pro loco. Associazioni (come indicato nell’articolo 19), finalizzate alla valorizzazione delle risorse naturali, culturali e delle tradizioni locali, in particolare quelle relative alle tipicità turistiche e al patrimonio culturale locale, folcloristico e delle tradizioni locali, all’animazione delle località turistiche e all’attrazione dei turisti, all’intrattenimento e alla crescita della partecipazione popolare.

Attività queste, cruciali per conseguire l’obbiettivo principale della nuova normativa che pone al centro il Turista ed intorno a lui vuole costruire un’offerta adeguata all’evoluzione dei profili della domanda. I risultati positivi registrati in questo 2013 dall’industria del turismo, unica a registrare un aumento di fatturato, devono essere uno stimolo ma non devono incantare nessuno. La consapevolezza dell’attuale periodo di grossa difficoltà finanziaria, della necessità di dover fare i conti con nuove sfide per garantire un buon grado di autonomia operativa, la consapevolezza che sono e saranno sempre minori i contributi dagli sponsor privati e le risorse pubbliche rivolte ai soggetti che operano nel territorio, non deve dissuadere ma deve incoraggiare ogni Pro Loco ad individuare nuove strategie per integrare il budget di spesa. La stessa UNPLI regionale si mette a disposizione per intercettare i finanziamenti, anche europei, necessari a sostenere le attività che svolgono Pro Loco, Consorzi e Comitati per lavorare assieme per il territorio. La nostra Pro Loco di Romano d’Ezzelino guarda con fiducia al futuro, cosciente che il nostro obbiettivo, oggi più che mai,

diviene quello di elaborare idee, sviluppare progetti e trovare nuove opportunità di crescita e di promozione. Già molte sono le attività e gli eventi che ci vedono coinvolti: il Carnevale dei Ragazzi, la Passeggiata di San Valentino, il Palio di Romano, i Cori a Ca’ Cornaro, Back to Africa, la Marcia del Sorriso e la Mostra dei Presepi, solo per citarne alcuni. Con il Vostro aiuto potremmo migliorare ed ampliare le iniziative in calendario. Nuovi progetti potrebbero interessare l’imminente anniversario della Torre di Dante oppure il prossimo Centenario della Prima Guerra Mondiale. Segnalo infine, vista la particolare situazione economica, che alcune delle linee guida della nuova legge regionale, potrebbero essere spunto di nuove ed interessanti iniziative imprenditoriali come per esempio, l’introduzione del cosiddetto «Albergo diffuso». Avendo dedicato la copertina al Campanile di Fellette che da 100 anni richiama a se una comunità ed identifica una parte importante del nostro comune, Vi saluto e Vi Auguro Buone Vacanze con le parole di Beato Giovanni Paolo II “E’ una bella cosa ascoltare il suono delle campane che cantano la gloria di Dio da parte di tutte le creature. Lo scandire di rintocchi da parte di migliaia di campanili in tutto il mondo è come una liturgia celeste che colma il tempo della sacralità e lo consacra a Cristo, pienezza e Signore del tempo”. Buona vita a tutti Maurizio

Maurizio Scotton


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Assemblea UNPLI Veneto Domenica 16 giugno, alle ore 9, oltre 200 rappresentanti, dirigenti e soci delle Pro Loco venete si sono incontrati a Soave (VR), presso la storica Cantina in Borgo Rocca Sveva, per la 43a Assemblea Regionale.

Si è trattato di un appuntamento importante, nel corso del quale i volontari hanno avuto l’opportunità di confrontarsi su diversi temi e dove il Comitato Regionale UNPLI ha presentato le attività svolte in questo primo anno di lavoro, dopo il rinnovo degli organi direttivi. Dopo il saluto delle autorità presenti, si è parlato della Legge 383 (di promozione sociale), della spending review e delle conseguenze che questa comporterà per le Pro Loco, dal taglio di finanziamenti per le associazioni non iscritte al Registro di Promozione Sociale Nazionale o Regiona-

le che hanno in essere convenzioni con i Comuni al decadimento di queste ultime alla fine del 2014. Si è parlato di progettazione, della necessità di accedere a finanziamenti comunitari per ottenere una maggiore autonomia finanziaria e delle opportunità offerte dalla nuova Legge Regionale sul Turismo, approvata dal Consiglio Regionale del Veneto il 30 maggio scorso, una legge che testimonia il riconoscimento, da parte dell’Amministrazione Regionale, al lavoro e all’operato delle Pro Loco. L’Assemblea Regionale è stata anche l’oc-

DEMOLIZIONI TRASPORTO E RECUPERO INERTI DA DEMOLIZIONI E SCAVO LOTTIZZAZIONI COMPLETE - ASFALTATURE PIAZZALI MOVIMENTO TERRA / SBANCAMENTI 36060 S. CUORE DI ROMANO D’EZZELINO Via Nardi, 140 - Tel. 0424 570346 - Fax 0424 570396 www.farronatocostruzioni.it

casione per presentare al pubblico i dati elaborati nel Censimento delle Pro Loco Venete, un’azione fortemente voluta dal Consiglio Regionale UNPLI per conoscere davvero l’operato dei volontari, il rapporto delle associazioni con le istituzioni, le manifestazioni e gli eventi che organizzano. Ne sono state ricavate delle informazioni decisamente interessanti, utilissime per far comprendere all’esterno in cosa consiste il “mondo Pro Loco”. Innanzitutto, abbiamo appurato che le Pro Loco Venete hanno un totale di 69.000 soci, per il 61% uomini e il 39% donne. Inoltre i giovani


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rappresentano il 14% dei soci Pro Loco (la provincia più giovane è Verona, nella quale il 20% dei soci Pro Loco sono giovani): si tratta di un dato interessante, che ci fa riflettere sulla necessità di avvicinare ulteriormente i giovani alle Pro Loco. Il censimento ci ha inoltre permesso di comprendere meglio quali sono i soggetti dai quali le Pro Loco ricevono contributi: il 79% delle Pro Loco venete, infatti, ha dichiarato di ricevere contributi dal proprio comune. Il 55% delle Pro Loco riceve contributi anche dalla Provincia di riferimento. Decisamente minore invece la percentuale di Pro Loco che riceve fondi dalla Regione Veneto: solo il 25%. Ben il 66% delle Pro Loco, infine, riceve un sostegno economico da sponsor privati. Un altro dato importantissimo riguarda le manifestazioni organizzate dalle Pro Loco: in un anno, infatti, le Pro Loco venete organizzano oltre 5.000 eventi (con una media di circa 10 eventi a Pro Loco), ai quali partecipano ben 5.383.900 persone. Di questi eventi, quelli di carattere ricreativo rappresentano il 41%, le manifestazioni dedicate alla promozione dei prodotti eno-gastronomici il 29%, gli eventi storico-culturali il 22%, mentre quelli di carattere istituzionale arrivano all’8%. Questo dimostra quanto le proposte delle Pro Loco siano variegate e orientate in toto alla promozione del territorio e dei molteplici aspetti che lo caratterizzano. Sempre in quest’ottica, è interessante sottolineare che il 20% delle Pro Loco venete gestisce un ufficio turistico, e il 6% un museo o altri beni culturali. Infine, il 91% delle Pro Loco si dichiara soddisfatta dell’operato del Comitato Regionale UNPLI e dell’assistenza che fornisce alle Pro Loco. “Con il Censimento realizzato al nostro interno, abbiamo voluto scattare una fotografia del nostro mondo da presentare ai nostri interlocutori, ma anche e soprattutto a noi stessi. – spiega Giovanni Follador, Presidente del Comitato Regionale UNPLI

Veneto – Sono convinto che, nonostante i passi in avanti fatti in tutti questi anni, non siamo ancora del tutto consapevoli della vera forza e del potenziale delle Pro Loco. Dobbiamo comprendere a pieno quanto possiamo ancora fare per rafforzare il nostro ruolo nell’ambito dell’accoglienza turistica e della promozione del nostro territorio e quali sono le opportunità che ci si presentano”. In chiusura dei lavori assembleari ha avuto luogo anche la consegna del Premio Pro

Nicola Cocco, Primo classificato al concorso fotografico “Scatta l’ora del Mistero” con la foto “Lo Spettro”

Loco 2012: il riconoscimento che l’UNPLI Regionale conferisce ai dirigenti delle Pro Loco che si sono particolarmente distinte per l’impegno e la costanza nella valorizzazione del territorio e della sua cultura. In programma anche le premiazioni di “Scatta l’ora del Mistero”, il Concorso Fotografico organizzato nell’ambito del progetto Spettacoli di Mistero 2012 che premia gli scatti più suggestivi effettuati in occasione degli eventi del Festival dei Misteri. Segnaliamo, a questo proposito, che sia il primo che il secondo premio sono stati vinti da due soci del Fotoclub

Ezzelino (che ha sede proprio a Romano d’Ezzelino): il primo classificato al concorso è infatti Nicola Cocco con la foto “Lo Spettro”. Si è invece aggiudicato il secondo posto Michele Giacobbo, con lo scatto “Il Fantasma… è una lei!”. È proprio “Veneto: Spettacoli di Mistero” il prossimo grande appuntamento che coinvolgerà tutte le Pro Loco della nostra regione: l’ormai celebre festival dedicato interamente ai luoghi leggendari e misteriosi del Veneto. Tantissimi eventi che, per

Michele Giacobbo si è aggiudicato il secondo posto, con lo scatto “Il Fantasma… è una lei!”

tutto il mese di novembre, terranno banco dalle montagne alle coste, dai laghi alla laguna, dalle pietre dei borghi antichi ai marmi sontuosi delle città d’arte. L’edizione 2013 di “Veneto: spettacoli di Mistero” vedrà nelle piazze, nelle ville, le aie, i teatri, i castelli, i giardini, la rivisitazione delle antiche leggende del territorio, spesso provenienti direttamente dalla tradizione orale, in una infinita teoria di fascinazione e di scoperta. Tutto questo per dimostrare che le Pro Loco del Veneto sono più vive e attive che mai!


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Il Battacchio che si credeva un angelo “Oh issa… oh issa…” Nel piazzale della chiesa alcuni uomini stavano tendendo delle grosse corde. Facce tirate, smorfie di tensione, rigagnoli di sudore ai lati delle tempie evidenziavano uno sforzo violento. di Gianni Dalla Zuanna Lentamente, ma costantemente, un grosso imballo saliva verso l’alto. Il parroco, don Pietro Gheno, incoraggiava i suoi ragazzi, pregava a bassa voce e ogni tanto si faceva il segno della croce. In cima alla torre campanaria un altro gruppo di volontari attendeva con trepidazione che il carico completasse i più di quaranta metri di dislivello, ed esortava i compagni in basso a darci dentro. Si trattava di collocare le campane nella loro sede, da dove, dopo l’inaugurazione, avrebbero fatto sentire tutt’attorno la loro voce. Erano passati ormai quattro anni dall’inizio dei lavori e il campanile era ormai completato. Fellette era da poco parrocchia e, con lo sforzo e il lavoro di tutti, grandi e piccoli, si era data una nuova voce. Batti, il battacchio di una delle tre campane, attendeva con curiosità il momento in cui avrebbe potuto vedere dove era finito. Era un battacchio vivace e curioso, come l’aveva definito uno degli operai della ditta Broili di Udine, quando era uscito dalla colata di fusione. Quest’ultimo era un vecchio operaio, che amava il proprio lavoro, e sapeva che le campane non erano degli oggetti inanimati. Proprio così, possedevano una propria anima, e da essa, più che dal processo di fusione, dipendeva la qualità del proprio suono. C’erano campane nate per diffondere allegria e gioia, altre più serie e austere, dal suono grave e importante, che, diciamola tutta, un po’ se la tiravano. “Sarai un battacchio particolare,

curioso e allegro. - aveva detto il vecchio operaio, mentre con uno straccio puliva la lunga asta metallica - Lo sento dalle vibrazioni che emani.” Finalmente il lavoro nella cella campanaria era terminato, così Batti poteva darsi un’idea di dove era capitato. Non era Notre Dame a Parigi, oppure il Duomo a Milano, chiese di cui aveva sentito parlare da alcuni suoi colleghi, ma il posto gli piaceva. Stava in alto e poteva spaziare con lo sguardo tutto attorno. La pianura si perdeva a vista d’occhio, tutta ben coltivata, disseminata di fattorie e gruppi di case: campi, prati, orti e ciuffi di alberi disegnavano un quadro che sembrava uscito dal pennello di un pittore. Una chiostra di montagne, a nord, contornavano il paesaggio ed accendevano la curiosità su cosa potesse esserci oltre. Alla loro base alcuni paese e anche una cittadina attraversata da un fiume, che scendeva verso il mare. Qua e là si alzavano altri campanili, alti, bassi, slanciati o più massicci, con i quali si sarebbe potuto dialogare a distanza. “Salve, ragazze! Come va?“ Batti si rivolse alle altre campane: visto che dovevano restare assieme a lungo, tanto valeva instaurare rapporti di buon vicinato. Nessuna risposta. “Ahi, ahi… -pensò- non saranno mica di quelle vecchie campane che se ne stanno sulle loro, come delle zitelle. Non cominciamo molto bene…” Ma la sua voglia di socializzare era tanta, quindi insistette: “Beh, cosa mi dite?“ “Cosa vuoi che ti diciamo, - sbottò la maggiore - che ti invitiamo a prendere un caffè? Siamo campane, mica

dame di compagnia!“ “Mamma mia, cosa avrete da fare che non si possa fare un po’ di conversazione?“ Se fosse stato possibile, Batti avrebbe giurato che tutte e due si fossero girate ad osservarlo con espressione severa: ”Senti un po’: noi suoniamo, questo è il nostro compito, - risposero all’unisono - sia che ci sia il sole, sia che nevichi o piova, che ci sia vento, con ogni tempo. Noi suoniamo in ogni stagione e ad ogni ora, di giorno e di notte. Per chi nasce e per chi muore. Per chiamare la gente alla preghiera e al dolore. Noi invitiamo la gente che si alza presto e passa per la chiesa per la messa prima di recarsi al lavoro. Noi suoniamo per la Domenica delle palme, per Natale, per Ognissanti, quando è l’Epifania o l’Assunzione. Annunciamo la fine dell’ anno e l’inizio di quello nuovo. Ricordiamo alla gente l’Annunciazione, tutti i santi protettori da qualcosa, la festa del Santissimo Redentore, la Pentecoste, la grandezza della Pasqua. E’ nostro compito rendere importanti le processioni, le celebrazioni, le comunioni e le confermazioni. Ricordiamo a tutta la gente che la domenica è il giorno del signore, e altre cose di questo genere. Allora, ti è chiaro? Noi suoniamo!“ E un impercettibile vibrare fece capire a Batti che per le due vecchie signore la discussione era chiusa. Il povero battacchio era rimasto stordito da quel fiume di parole e cercava di fare ordine nei suoi pensieri, quando Miredo, la sua campana gli sussurrò in tono materno: “Non ti preoccupare, fanno così perché sono tutte comprese nel compito che ci aspetta, ma non sono cattive, Vedrai, col tempo ti piaceranno, come due zie un po’ anziane…” Batti avrebbe potuto giurare di aver sentito Miredo ridacchiare. Venne il giorno dell’ inaugurazione, con un concerto di squilli come mai si era sentito nel paese: Miredo e Batti fecero la loro parte e le due colleghe non trovarono nulla da ridire. I giorni passarono e dall’alto della cella campanaria si poteva assistere alla vita del paese, di


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tutta la gente che vi abitava e, tramite un adeguato scampanio, anche di quello che succedeva nei paesi attorno. Venne un momento in cui sui monti si sentirono tuoni diversi da quelli del temporale: era una cosa che gli uomini chiamavano guerra, ed era una cosa brutta. Durò a lungo e furono attimi tristi e cupi, e le campane dovettero spesso suonare meste il ritorno dei figli di quel paese avvolti in una bandiera. Poi un giorno la porta del campanile si aprì di colpo e gli uomini che dovevano tirare le corde entrarono scherzando e ridendo. Batti li conosceva tutti e capiva dai loro gesti, prima ancora che dai loro tratti, se avrebbe suonato a festa o meno. Erano amici suoi, i campanari, e quel giorno ci dettero dentro, a lungo e con vigoria. Da un campanile all’altro rimbalzava la notizia: la guerra era finita! Era tornata la pace ed era compito delle campane annunciarlo subito a tutti. “Questo non c’era nel vostro elenco, vero zie?“ trillò di felicità Batti, mentre percuoteva, sempre con rispetto, le pareti di Miredo. “Zitto e suona, non perdere il ritmo…” fu la risposta burbera. Qualche anno dopo cominciarono dei lavori vicino al campanile e a Batti sembrava che volessero demolire la chiesa. “Miredo- chiese - cosa sta succedendo? Ci succederà la stessa cosa?“ “No, stai tranquillo, stanno solo costruendo un edificio nuovo, più grande e più bello, dove la gente del paese verrà ad incontrare il Signore. Vedrai che figurone faremo noi, di fianco alla nuova chiesa.” Fu così, naturalmente, e di nuovo ci furono scampanii a festa, che, maliziosamente sottolineò l’impertinente battacchio, non erano stati previsti dalle “vecchie zie”. Il paese cresceva, cambiava lentamente, ma costantemente, fisionomia, tanti fatti si succedettero. Batti vedeva i bambini nascere, crescere, farsi uomini, sposarsi, fare dei figli, invecchiare e poi morire. Il suo suono li accompagnava lungo tutto l’arco della vita, come doveva essere, ma nel suo animo pian piano si infiltrò uno strano malessere. Nel frattempo aveva visto, come tutto il paese, un’altra guerra, con sofferenze e morte, poi finita, con grande sollievo di tutti. Il paese aveva conosciuto un periodo di povertà e restrizioni, ma poi si era risollevato. Un suo figlio, che da piccolo giocava all’ombra del campanile, era diventato vescovo. Nei pressi della chiesa era sorta un asilo, che più avanti sarebbe stato chiamato scuola per l’infanzia. Che cosa turbava allora l’animo del battacchio? Forse aveva contribuito il passaggio al meccanismo elettrico. A Batti mancavano le visite dei campanari che suonavano a forza di braccia, ma era

convinto che non si trattasse di questo. Tante volte era stato ripreso dalle “zie” per la sua svogliatezza, che si tramutava in un suono privo di energia, di vita. Miredo era preoccupata e a lei un giorno Batti confidò: “Voglio volare.” “Ma cosa stai dicendo? – inorridì la campana – Tu sei un battacchio, pesi quasi ottanta chili, come pensi di volare? Come ti è venuta questa idea? “ Batti sospirò: “Li vedi quegli uccellini che hanno fatto il nido su quel tiglio all’asilo? Spesso volano fin qui e mi raccontano di quanto bello sia volare, di come appaia il mondo visto dall’alto, dell’ebbrezza dell’aria sul viso quando scendono in picchiata, di quante cose vedono che io posso solo immaginare…” La cosa era seria, ma Miredo pensò che forse era meglio non darci peso, prima o poi sarebbe passata e il suo battacchio se ne sarebbe fatta una ragione. Nel frattempo vicino alla chiesa era stato restaurato il vecchio cinema, che era diventato un bellissimo centro parrocchiale. Ora il campanile si trovava proprio dove la comunità celebrava tutti o quasi i momenti più importanti della propria vita, e non importava se, dopo tanti anni, qualcuno si lamentava perché riteneva che il suono delle campane disturbasse la propria quiete. Vari parroci si erano succeduti e avevano contribuito a rendere Fellette una comunità viva ed attiva. Nessuno faceva caso al battacchio triste… Batti brontolava con Miredo che tutto sommato loro suonavano anche per gli angeli e che questi potevano fargli il piacere di sostenerlo in aria. La campana ribadiva che non poteva chiedere l’impossibile, che lui non era nato per il volo, allora il battacchio replicava che anche gli uomini, pur non essendo fatti per quello, avevano trovato il sistema di andare a spasso per il cielo. Fu così che un sabato d’inverno, un giorno forse più grigio e triste nell’animo del battacchio, prese la decisione: “Oggi me ne vado.” Miredo si allarmò: “Ma cosa dici? Non fare sciocchezze. Zie, diteglielo anche voi!” Batti non volle sentire ragione e appena il motore elettrico si mise in moto si sfilò dal perno che lo sosteneva, si infilò in un pertugio della grata di protezione che racchiudeva il suo lato della cella campanaria e volò fuori. Libero! Si guardò attorno e si sentì come un uccello, padrone dell’aria. La prospettiva che gli si offriva era nuova, anche se si era mosso solo di poco. Batti cercò di prolungare il suo slancio, ma, ahimè, la gravità pretese i suoi diritti e si trovo proiettato verso terra. “Ahio, che botta! Stai attento! - protestò il blocchetto di porfido su cui finì la sua corsa - Guarda, mi hai schiacciato, così adesso sono più piccolo dei miei fratelli.”

Batti voleva scusarsi, ma così distante da Miredo non aveva voce e doveva limitarsi a restare steso a terra, inutile e impotente. Ma cosa gli era passato in testa? Perché era stato così cocciuto? Intanto attorno a lui accorrevano delle persone, allarmate. Venne chiamato il parrocco, che si dimostrò molto turbato: per fortuna quel sabato il catechismo era sospeso, altrimenti il piazzale sarebbe stato pieno di bambini con i loro genitori e sarebbe potuta accadere una terribile disgrazia. Batti voleva rassicurarlo che mai e poi mai lui avrebbe fatto del male a dei bambini, che aveva apposta scelto quel giorno per evitare problemi, ma la sua voce restava muta. Era davvero diventato qualcosa di inanimato? No, non era così, solo la sua anima era rimasta lassù, assieme a Miredo, di cui capì che non poteva fare a meno. Povera campana, chissà quanto l’aveva fatta soffrire per quei suoi pensieri strani… Ora l’unica cosa che chiedeva era quella di poter tornare a casa, lassù sulla cella campanaria. Il fatto finì sui giornali, venne anche l’inviato della televisione, ma a Batti di tutta quella notorietà interessava poco. Voleva solo tornare alla normalità, anche se, forse, niente sarebbe stato come prima. Passarono alcuni giorni, vennero degli uomini a controllare tutto il castello delle campane, fu fatta una cosa che si chiamava manutenzio0ne e alla fine Batti tornò al suo posto. “Incosciente…” “Privo di cervello…” “Irresponsabile…” “Monello…” Le vecchie “zie” salutarono così il battacchio, con un tono grave e molto arrabbiato. Batti stava in silenzio, sapeva di meritare tutti i rimproveri, forse anche qualcosa di più e allora preferì tacere. Poi all’improvviso una piacevole vibrazione si espanse dalle due campane, avvolse Miredo e Batti.” Ci hai fatto morire di spavento…” “Senza di te quassù non sarebbe stata la stessa cosa…” Allora lo avevano perdonato! Non erano arrabbiate con lui! “Scemo, - sussurrò Miredo - ti vogliono bene. Tutti ti vogliamo bene.” La vibrazione continuò, lentamente ingranaggi e pulegge si misero in moto: era ora di far sentire ancora la propria voce. “Ti ricordi - dissero in coro le campane - cosa ti abbiamo detto cent’anni fa? Quale è il nostro compito? “ “Suonare - sbottò di gioia Batti - e poi suonare e ancora suonare, perché nessuno lo sa fare meglio di noi. Lasciamo agli uccelli e agli angeli la capacità di volare, la nostra voce arriva lo stesso lontano… e anche in alto, presso il Signore!” Anche dai campanili dei paesi vicini vennero suoni di assenso e da allora Batti ha ritrovato tutta la sua gioia e la sua vivacità.


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La sagra di Fellette, over the rainbow E’ lunedì sera e, con la messa conclusiva, si sono appena concluse le manifestazioni della festa patronale del Santissimo Redentore. La gente scende gli scalini del sagrato e si reca sotto il tendone per il rinfresco finale. di Gianni Dalla Zuanna Io invece avverto la malinconia del giorno dopo, quella che ti prende dopo che è stato fatto qualcosa di importante, quando si è raggiunto un obiettivo, ma ormai fa parte del passato. Mi guardo attorno: non ci sono più i chioschi, il bar, l’area dedicata ai più piccoli, punti che fino a ieri pulsavano di vita edi gioventù. Manca il palo della cuccagna dove gli ardimentosi giovani del 95 si sono cimentati positivamente nel tradizionale rito di passaggio all’età adulta. E’ stata smontata la pista col palco dove si sono succeduti tanti artisti, di generi diversi, alcuni di fama mondiale e altri di risonanza locale, ma tutti ugualmente bravi. Là, proprio là, in quell’angolo, solo ieri giovani nonne cantavano a piena voce le canzoni di un idolo di gioventù, come delle qualsiasi teenagers. Anche il tendone, ancora in attesa di essere smontato, trasmette vibrazioni di malinconia, come il mare d’inverno. Tavole e panche sono accatastate su un lato e il senso di vuoto, di grande, è palpabile. Mi reco in cucina, dove sono ancora in bella mostra scaldavivande, fornelli, piastre e friggitrici. Sono tutti puliti, tirati a lucido, ma si capisce che dormono, sono in letargo: il loro compito è terminato. Mi aggiro silenzioso e ai miei occhi tutti questi ambienti rivivono della vita precedente. Come in un film. Improvvisamente tutto rinasce, posso ascoltare richieste per questa o quella pietanza, vedere grem-

biuli rossi e magliette bianche muoversi con destrezza e sapienza in spazi ristretti, odorare sapori di carne grigliata, patate e frittura di pesce, osservare gli addetti al lavaggio impegnarsi a fondo per offrire un servizio ineccepibile. Mi sembra la scena di un film televisivo che ho molto amato: E.R. Medici in prima linea. Ricordo la morte del dottor Green, uno dei miei preferiti, che in dissolvenza rivede la corsia del Pronto Soccorso, con la colonna musicale di Izrael Kamakawiwo’ole, ”Over the raimbow”. “I colori dell’arcobaleno così belli nel cielo / sono anche sui visi delle persone che passano / vedo degli amici che salutano / dicono: “come stai?” / in realtà stanno dicendo: “Ti voglio bene.” / Ascolto i pianti dei bambini / e li vedo crescere. / Impareranno molto di più / di quello che sapremo/e penso fra me e me / “che mondo meraviglioso!”. Sarebbe piaciuta ad Izrael la sagra di Fellette, un mondo forse non meraviglioso ma genuino, vero, dove tutta una comunità si è data da fare non solo per fare festa, ma per mostrare agli altri il proprio volto. Un mondo che ha visto, finchè è durato, grandi e piccoli, uomini e donne, operai,

studenti e pensionati, lavorare fianco a fianco, con pari dignità perché membri della stessa comunità. Un mondo dove la maglietta bianca o blu, indossata ogni sera da un minimo di ottanta ad un massimo di quasi centoventi persone è diventata una bandiera. Sono state duecentosessanta le persone che si sono turnate sera dopo sera perché tutto funzionasse, quasi il dieci per cento di tutta la comunità. Sarebbe piaciuta ad Izrael, per la qualità delle offerte gastronomiche e musicali, ma anche per l’attenzione ad altre cose. Si è infatti celebrato il centenario del maestoso campanile che domina la piazza, ricordo di tutte le generazioni che si sono succedute ed hanno contribuito alla costruzione del paese così come lo vediamo. Si è anche pensato a chi non ha motivi di far festa, una mostra dedicata ai medici del CUAMM, che operano in Africa in situazioni spesso difficili. E’ stato dato spazio all’arte, alla creatività dei bambini e alla sensibilità con cui i fotografi hanno fermato le atmosfere del nostro paese. Penso sia stata una bella manifestazione, per come è stata ideata, per come si è sviluppata e anche per come è terminata. Non conosco numeri ed impressioni degli organizzatori, ma so leggere le impressioni del mio cuore e queste sono state positive. Mi tornano in mente i versi di Izrael, vedo un amico che mi saluta: “Ciao, come va? “ Siamo stati quattro sere fianco a fianco sopra una piastra… Sorrido e capisco che in realtà mi vuol dire che siamo stati bene assieme, tutti quanti, e fra me e me penso: “All’anno prossimo. Che mondo meraviglioso!“


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i Fiori del giardino

Serena Cecilia Campagnolo

Da bambini si imparano cose che sono fondamentali per tutta la vita. Basta avere la fortuna di incontrare dei maestri morali, intellettuali, pratici, appassionati e curiosi ma soprattutto consapevoli del tesoro che conservano e trasmettono. Non è mai bene “possedere” il mondo senza avere le chiavi di lettura di come funziona e dunque ringrazio le mie maestre, Malvina Verzotto Caccin e Iris Fontanari Martinatti, per queste conoscenze che mi hanno affidato. A volte camminando su un prato penso alle storie degli insetti, riconosco alberi dalle foglie e le cortecce, ricordo i fiori più comuni e le loro proprietà, a volte li cucino e me li mangio! E, quando le persone si stupiscono di ciò, mi rendo conto che la secolare conoscenza della Natura e delle sue leggi, che i vecchi un tempo conoscevano per esperienza e i bambini attraverso i loro racconti, oggi è perduta. Per questo ho voluto RI-COR-DARE: dare di nuovo al cuore e alla mente queste piccole conoscenze, che sono a buon diritto tra i mattoni della vita. Ho voluto che una minuscola Cocci-Nella raccontasse a due ragazzine i segreti del giardino, diffusi nei miti degli alberi, nelle caratteristiche degli insetti, nel linguaggio e negli usi dei fiori. E cosi sono nati tre libri: questo, Gli alberi del giardino e Gli abitanti del giardino. Mi auguro che questi testi contribuiscano a tenere ben presente che ricominciare ad osservare le cose più vicine, ovvie e considerate banali che popolano un pezzo di giardino, può riservare moltissime sorprese. Un ringraziamento anche alla collega Monica Scomazzon.

Cara Cocci detta Nella che del prato sei saputella, qui con noi vienti a sedere mostraci dunque il tuo sapere. Tante sono le erbe ed i fiori di cui conosciamo soltanto i colori: tenui, screziati, spesso sgargianti son popolati da insetti festanti ma conoscer vogliam le lor storie per lasciar andar le nostre noie, ma anche per vedere davvero quel che da sempre ci ha sorpreso: il prato fiorito, infatti, sul serio par sempre ugual ma non è vero!

È proprio certo che serve tempo per vedere quello che cresce lento: mille stagioni e soli brillanti, la pioggia, la neve, a volte anche i lampi portan la vita nei nostri campetti ricchi di semi, di foglie e rametti. Questo di voi è bello sapere l’interesse curioso e il vivace volere. D’accordo, ora racconterò ascoltate attente, senza “ma” ne “però”!

Un po’ lontano, affacciato allo stagno si specchia narciso non proprio da saggio, come quel giovan, vezzoso pastore nel cui ricordo porta lui il nome. Cadde specchiato dentro allo stagno per amore di sé, ma non fu un gran guadagno!

Quando la terra a primavera si sveglia e tutto diventa sorpresa, fan capolino le primule belle timide all’ombra e sotto alle stelle. Gialle o sfumate punteggiano i prati in ricchi mazzetti o con fiori isolati, simbolo certo di giovinezza tenere e morbide come carezza…

Poco, poco lontano da loro erge il suo capo più bello dell’oro, concorre orgoglioso anche col sole un fiero “dente di leone” o tarassaco, che dir si vuole. Alto, brillante, di un giallo potente Attira gli sguardi volente o nolente. Dopo di lui si forma un soffione, sfera impalpabile di perfezione. Di semi aggraziati dai ciuffi leggeri, prova a soffiare e volano allegri. Volano, volano, volano via chi è curioso segua la scia…

Pianse anche Venere d’amore e dolore che perse il caro e bellissimo Adone. Le lacrime scesero, vedi, qua e là poi trasformate per grande pietà in fragole rosse, cibo da fate sparse tra l’erbe e ricercate. Dolci e succose, frutto del cuore simbolo dolce di grande passione…


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È sempre l’amore a far battere il cuore a far dire a due giovani dichiarazione, e poi quando lui, per grande promessa, coglie fiori dal fiume con grande prodezza piccoli e azzurri nel Danubio blu il giovane grida “non scordarmi più”… Chiedi dolcezza e cerchi fortuna, vuoi un quadrifoglio e dillo alla luna! Sotto al cuscino metti d’auspicio che presto bei sogni porti propizio…

Tu vuoi saper se Amor ci sia o non ci sia delle pratoline i petali sfoglia via. Piccole, pure, graziose, intrecciate in fresche ghirlande ai capelli annodate, incorniciano i visi e le gote arrossate che ispirano calma e pace beate…

E se poi cerchi essenza e sapore ecco violetta col suo bel colore. Anche se piccola e delicata vien colta in mazzetti e preparata, e certamente si presta a tanti usi che varietà: dai dolci ai profumi! La viola odorata china il suo capo umile e casta e per questo adorata…

Piccoli petali simili ai suoi azzurro ceruleo, quanti ne vuoi Son detti “occhi santi”, colore del cielo che vegliano il viaggio dell’amico vero Veronica han nome e infondon coraggio sparsi tra l’erbe li ammira l’uom saggio…

Poco distante, all’orlo dei campi ai rami attaccati, ben rampicanti s’avvolgon i bianchi vilucchi caparbi avvolti in spire e nascosti tra i cardi. Fan capolino dai rovi più stretti i tenaci e ostinati lor calicetti…

La malva osserva, calma e pacata la protegge a ventaglio la sua foglia lobata…


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Guarda qui poi, ci son sonaglini dai calici gonfi a palloncini. Falli scoppiar battendoli a mano, ecco perché li chiamian “schioppettini”…

e tra di loro però si distinguon bei fiordalisi che d’azzurro tingon. Tocchi veloci di abil pittore: forte l’effetto, che creazione!

Vicino a lei diffonde il suo aroma la camomilla dolce e mai doma…

Gioca allegra e senza rumore Con la vicina borsa del pastore. Grappol di fiori, cuori i suoi frutti, curiosi sicuro, di certo non brutti…

e ed as v o nu

Via Salvo d’Acquisto, 5 36065 MUSSOLENTE (VI) Tel. 0424 30129 fax 393734 gardin.roberto@gmail.com

Scorrono lente le belle stagioni Primavera ed estate con i lor doni. Nei campi di grano e cicale intonate di grilli e spighe ricche e affusolate, spuntano alti sul mare d’oro rossi papaveri come un gran coro…

Bella realtà, stupenda magia Verbena perenne fa profezia: “i fiori profuman, son molti e diversi Fortuna daranno con questi versi, che se vorrete con me recitare, grandi sorprese vedrete arrivare”


le Schede Primula comune o Primula vulgaris Hudson, famiglia delle Primulaceae, fiorisce all’inizio della primavera e per una sola volta all’anno Dal latino “primus”. Il botanico Mattioli nel XVI sec. usò per primo il termine “primula” ALTEZZA: 8-15 cm FIORI: da 1 a 30, disposti a ombrella, peduncoli dal centro della rosetta di foglie, lunghi fino a 7 cm COROLLA: formata da 5 petali inseriti sul ricettacolo (parte ingrossata su cui sono inseriti sepali, petali, stami e pistilli) sotto l’ovario (parte inferiore allargata del pistillo, contenente gli ovuli) LUOGO: luoghi erbosi e ombreggiati, lungo i ruscelli, boschi di latifoglie fino a 1200 m USI: proprietà calmanti, foglie e fiori un tempo venivano mangiati in insalate, minestre o marmellate LINGUAGGIO DEI FIORI: simbolo di rinnovamento e giovinezza

Leggi le schede dedicate ai fiori e cercali nei giardini, nei parchi e lungo le strade del luogo in cui abiti. Impara a riconoscerli, a disegnarli e a fotografarli. FIORI: capolino con petali esterni bianchi, disposti in più serie e fiori centrali, tubulosi e gialli LUOGO: prati, giardini, campi USI: proprietà emollienti e battericide LINGUAGGIO DEI FIORI: è simbolo di semplicità, freschezza e semplicità

Trifoglio Pratense Trifoglio o Trifolium pratense L., pianta erbosa perenne, fiorisce lungo tutto l’arco dell’anno a seconda del clima. Dal latino “trifoliom” che significa costituito da tre foglie ALTEZZA: fino a 30 cm FIORI: sferici e composti da un centinaio di fiorellini tubolari color rosa LUOGO: prati e campi USI: erba da foraggio per i bovini detta per questo “erba da latte”. Gli infusi fatti con le foglie hanno potere calmante contro i raffreddori LINGUAGGIO DEI FIORI: simbolo di fortuna

Dente di Leone o Tarassaco Taraxacum officinale Weber, pianta a fiore della famiglia delle Asteracee. Fiorisce dalla primavera all’autunno (da febbraio a maggio o, a seconda delle zone, tutto l’anno). Dal greco “tarasso” che significa agitare e da “akos” che significa rimedio indica le sue proprietà rilassanti ALTEZZA: da 3 a 9 cm FIORI: fiore giallo dorato LUOGO: prati falciati e campi, ambienti ruderali, al sole o un po’ in ombra USI: i fiori si mangiano in insalata o fritti o in marmellata, i boccioli sott’olio, le rosette di foglie lessate e condite con olio LINGUAGGIO DEI FIORI: simboleggia la speranza e la fiducia, serve ad esprimere desideri soffiando sui semi che volano via (devono però cadere tutti!)

Viola riviniana Rchb., della famiglia delle Violacee, circa 400 specie, fioriscono a primavera. Tra le specie più note la Viola tricolor L. o Viola del pensiero e la Viola odorata L. o Viola mammola, con fiori molto profumati, di colore viola intenso. Il nome della famiglia deriva da quello greco della viola, “íon” ALTEZZA: da 10 a 20 cm FIORI: cinque petali: due eretti e tre inferiori LUOGO: zone ombreggiate con terreni soffici USI: le viole odorose si usano per produrre caramelle, dolci, confetture, sciroppi e liquori e per estrarre essenze e realizzare profumi LINGUAGGIO DEI FIORI: simboleggiano l’umiltà e la modestia

Narciso a fiori stretti o Narcissus radiiflorus Salisb., famiglia delle Amaryllidaceae. Fiorisce tra aprile e maggio. Dal greco “narkè” che significa torpore (a causa del profumo) ALTEZZA: da 20 a 50 cm FIORI: isolati e apicali, hanno al centro una corona gialla dal margine dentellato LUOGO: prati aridi montani, pendii rupestri, boscaglie (300 – 1500 m) USI: per creare aiuole e nell’industria dei profumi per ricavare essenze LINGUAGGIO DEI FIORI: simbolo di autostima, vanità e incapacità di amare

Veronica persica Poiret, della famiglia delle Scrophulariaceae, fiorisce lungo l’arco dell’anno. Il nome deriva da Santa Veronica nel XVIII secolo. Questi fiori vengono chiamati anche “occhi santi” per la forma che ricorda l’iride celeste ALTEZZA: dai 10 ai 50 cm FIORI: formato da 3 petali blu sfumato e 1 quasi bianco LUOGO: prati incolti e orti ed ovunque attorno agli insediamenti umani, fino al piano montano USI: infusi digestivi LINGUAGGIO DEI FIORI: significa “addio”

Fragolina di bosco o Fragaria vesca L., pianta erbacea della famiglia delle Rosaceae, fiorisce da aprile a luglio. “Fragaria” significa fragrante e “vesca” significa molle. Il nome esprime l’esperienza piacevole nell’assaporare questo frutto ALTEZZA: 20 cm FIORI: piccoli e bianchi, con 5 petali LUOGO: crescita spontanea nei sottoboschi USI: proprietà depurative e diuretiche, contiene vitamina C e olii essenziali LINGUAGGIO DEI FIORI: significano stima e amore per questo venivano ricamate sui fazzoletti

Vilucchio o Calystegia sepium (L.) R. Br., pianta erbacea perenne, infestante, fiorisce da maggio a settembre. Dal latino “convolvolus” che significa avvolgere e si riferisce alla sua caratteristica di attorcigliarsi attorno alle altre piante ALTEZZA: 15-80 cm FIORI: bianchi, a volte screziati di rosa, dalla corolla a campana LUOGO: prati, siepi, campi coltivati, terreni freschi e umidi fino a oltre i 1000 m USI: radici, foglie e fiori hanno proprietà lassative LINGUAGGIO DEI FIORI: simbolo di caparbietà per la sua tenacia e per la difficoltà ad estirparlo

Nontiscordardime

Malva sylvestris L., pianta erbacea annuale o pe-

Fragole rosse

o Myosotis arvensis (L.) Hill, appartiene al genere Myosotis (in greco orecchie di topo, dalla forma della foglia) della famiglia delle Boraginaceae, fiorisce da aprile a luglio. Una leggenda medievale germanica racconta di due innamorati che passeggiavano lungo il fiume Danubio. Nel raccogliere i fiorellini il giovane fu preso dalla corrente e trascinato via e riuscì solo a gridare alla sua amata “non ti scordare di me!” ALTEZZA: da 5 a 50 cm FIORI: piccoli fiori con 5 petali azzurri e con il centro giallo LUOGO: incolti, prati, negli ambienti umidi vive Myosotis scorpioides. Diffusione a volte veloce e tenace, per questo sono considerati infestanti USI: conosciuti come “erba serpente” perché nella tradizione popolare si diceva curassero dalle punture di ragni, scorpioni e serpenti LINGUAGGIO DEI FIORI: simbolo della fedeltà e dell’amore eterno

Margherita Pratolina o Bellis perennis L., della famiglia delle Asteraceae, fiorisce tutto l’anno, generalmente con una pausa estiva. Dal latino “bellus” che significa grazioso. In inglese il suo nome è Daisy da “day’s eye” cioè “occhio del giorno” perché ogni mattina si riapre al sole ALTEZZA: da 5 a 15 cm

renne, fiorisce da maggio ad agosto. Ha significato di molle, calmante, si riferisce alle proprietà emollienti degli infusi ricavati dalle sue foglie o dai suoi fiori ALTEZZA: fino a 3 – 5 dm FIORI: corolla di 5 petali bilobati color rosa LUOGO: incolti, luoghi calpestati e lungo le strade, frequente anche nei campi e nei prati fino a 1200m USI: decotti e infusi di fiori e foglie, che hanno le stesse proprietà. Servono per calmare le infezioni (bocca, gola, catarro), per regolare l’intestino, per curare emorroidi e cistiti, gengive arrossate, pruriti, per detergere gli occhi, per perdere peso. La malva può anche essere mangiata cruda in insalata o cotta nei risotti, minestre, polpette e frittate LINGUAGGIO DEI FIORI: simboleggia la calma e la pacatezza

Camomilla o Matricaria camomilla L., pianta er-

bacea annuale della famiglia delle Asteraceae dall’odore aromatico e gradevole che ricorda quello delle mele o del miele. Fiorisce da maggio a settembre. Dal greco “chamài melon” che significa mela per terra ALTEZZA: 50 cm FIORI: capolini di 1-2 cm di diametro, 15 petali esterni, bianchi e a linguetta, tubuli interni gialli LUOGO: diffusa ovunque in prati e luoghi incolti dalla pianura alle colline (800 metri), infestante

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dei campi di cereali. USI: l’infuso come bevanda ha note proprietà rilassanti, si può utilizzare come lenitivo per la pelle arrossata e come decongestionante per gli occhi irritati e stanchi. Il decotto (20 minuti) rivitalizza e schiarisce i capelli. I fiori messi a macerare nel vino bianco (poi filtrato) lo rendono un digestivo LINGUAGGIO DEI FIORI: significa forza e coraggio nelle avversità

Borsa del Pastore o Capsella bursa pastoris (L.) Medicus, pianta erbacea perenne, della famiglia delle Cruciferae, fiorisce tutto l’anno in continuazione non appena i semi cadono. È considerata infestante. La forma dei frutti ricorda le bisacce dei pastori contenenti il sale da far leccare al gregge ALTEZZA: 30-50 cm FIORI: in grappoli terminali USI: proprietà curative emostatiche e astringenti. Le foglie possono essere mangiate in insalata e le rosette basali nelle minestre, il sapore è simile a quello del cavolo Sonaglini

Schioppettini o Silene vulgaris (Moench) Garcke, pianta perenne della famiglia delle Caryophyllaceae, fiorisce da marzo ad agosto. Silene si riferisce alla forma del palloncino del fiore. Ma ricorda anche il pancione di Sileno amico di Dioniso. Sono conosciuti con molti nomi: schioppettini, bubbolini, crepa terra, erba del cucco, strigoli, tagliatelle della madonna ALTEZZA: fino a 100 cm FIORI: grappolo di 3-9 fiori penduli su peduncoli lunghi fino a 1,5 cm LUOGO: nei prati e lungo le strade, nelle ghiaie USI: si mangiano le foglie tenere prima della fioritura, sia crude che cotte in risotti e minestre, i fiori ancora chiusi sono ottimi nelle frittate e nei ripieni

Papavero comune (rosolaccio) o Papaver rhoeas L., pianta erbacea annuale, dalla famiglia delle Papaveraceae, fiorisce da aprile a luglio, a volte può fiorire in autunno, è considerato infestante. Pare derivi dal celtico “papa” che significa pappa riferendosi all’uso di mescolare il succo con il cibo per far dormire i bambini; rhoeas deriva dal greco “reo” che significa scorrere, passare, forse in riferimento ai petali che cadono facilmente ALTEZZA: fino a 30-60 cm FIORI: fiore rosso dai 4 petali grandi, delicati e color rosso sangue, e neri alla base LUOGO: campi di grano, bordi di strade e ferrovie, ambienti ruderali, dalla pianura fino a circa 1000m USI: si può fare un infuso con 4-5 petali oppure con una capsula per tazza e qualche petalo che dà profumo e colore. LINGUAGGIO DEI FIORI: simbolo di consolazione e semplicità ma anche di potere (“i papaveri della politica o anche persone ricche”) e di fedeltà (se posando sul palmo della mano un petalo lo si colpiva e faceva uno schiocco significava che l’innamorato era fedele) Fiordaliso o Centaurea cyanus L., pianta erbacea annuale, della famiglia delle Asteraceae, fiorisce dalla primavera all’estate ALTEZZA: da 40 a 90 cm FIORI: capolini con fiori blu di e aperti posti attorno a un gruppo di fiori più piccoli, si conservano freschi a lungo LUOGO: campi di grano, terreni incolti, bordi delle strade fino ai 1000 m USI: utile per fare un collirio per gli occhi infiammati LINGUAGGIO DEI FIORI: significa felicità, leggerezza e amicizia Verbena Verbena officinalis L., pianta erbacea annuale o perenne, della famiglia delle Verbenaceae, fiorisce da primavera all’autunno, è considerata infestante. Dal latino “verbenae” che significa rametti o sterpi con cui i sacerdoti percuotevano i devoti; chiamata anche “erba sacra” o “erba crocetta” ALTEZZA: 30-60 cm FIORI: raccolti in lunghe spighe con corolle lilla, hanno 5 petali non perfettamente uguali LUOGO: campi e margini dei sentieri, frequente negli abitati fino a 1200 m USI: analgesica, digestiva e cicatrizzante LINGUAGGIO DEI FIORI: simboleggia l’animo puro ma anche il potere magico di risvegliare l’amore


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Auguri ad una sorella “Non sappiamo se questa rivista sarà un numero unico o la prima di una lunga serie…” Correva l’anno 1992 e la rivista “Fellette… comunità tra la gente” muoveva i suoi primi passi. di Gianni Dalla Zuanna

Le esperienze dolorose della vita possono arricchire il nostro cammino Carissimi, vi propongo una semplice storia… un racconto che può essere letto sotto l’ombrellone o semplicemente rilassati su una comoda poltrona… Una storia che fa riflettere grandi e piccini.

L’obiettivo dichiarato era quello di “aiutare a camminare assieme, far conoscere la comunità anche a coloro che non partecipano alla sua vita, essere un buon cammino nel Signore, un piccolo strumento alla causa del Vangelo, per far giungere a tutti la buona notizia dell’amore del Padre.” I timori della redazione, che così si esprimeva nel primo editoriale, erano fortunatamente infondati visto che stiamo festeggiando il ventesimo anno di vita e di presenza nel territorio di questo strumento così importante per arrivare a tutte le famiglie e far sentire il respiro della comunità. Tenere in vita una rivista non è affatto semplice, lo sappiamo bene anche noi al Nuovo Ezzelino. Ci vuole un grosso impegno dal punto di vista tecnico ed economico, ma soprattutto un amore profondo per il proprio paese e il proprio territorio. Così si possono spiegare l’impegno, la fatica, le energie profuse in un lavoro che ha come ritorno solo il piacere di fare qualcosa per gli altri, per sentirsi uniti in un’unica identità. Tanti auguri a “Fellette… comunità tra la gente” e a tutte le riviste che si sforzano di mantenere vivo il patrimonio sociale, culturale, spirituale, di usi, costumi e tradizioni dei nostri paesi.

Una contadina si recava ogni giorno ad un pozzo a prendere l’acqua. Caricava sul suo asinello due brocche, una per parte, e ritornava a casa lungo un sentiero di campagna. Si dà il caso che una delle due brocche fosse più vecchia e avesse una incrinatura, per cui da lì perdeva quasi metà del carico, goccia a goccia. La povera brocca si sentiva a disagio per questo, triste e in colpa nei confronti della sua padrona, così un giorno, sul finire della primavera, decise di parlarne con la contadina. La contadina l’ascoltò e le disse: “voltati, vedi il sentiero che noi percorriamo tutti i giorni? Da un lato c’è solo terra, dall’altro è pieno di fiori, sono i fiori che tu giorno per giorno, con l’acqua che lasciavi cadere, innaffiavi e aiutavi a crescere”. Le esperienze dolorose della vita, gli episodi oscuri possono arricchire il nostro cammino, ci aiutano a crescere e ad affinare la nostra sensibilità ed empatia… Capisco che non sempre è facile trovare le risorse per guardare oltre alla sofferenza, ma penso che la nostra ombra è anche la nostra ricchezza potenziale, la nostra risorsa preziosa. “ Dal pozzo oscuro si può estrarre anche l’acqua buona, che ci permette di innaffiare un cammino di crescita nella vita…” proprio come per la vecchia brocca lesionata della contadina, che ha fatto fiorire un bordo della strada.

Psicoterapeuta - Cinzia Bonetto


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Il Museo “Bonfanti-VIMAR” tra i tesori del Veneto Il Museo dell’Automobile “Bonfanti-VIMAR”, situato nella terra di Ezzelino il terribile, alle pendici della famosa Torre che già Dante citava, è di fatto, con la rassegna “Galleria del motorismo, mobilità e Ingegno Veneto – Giannino Marzotto”- edizione 2013, una eccellenza della nostra Regione. Una bellezza perfettamente allineata in un circuito turistico di prestigio. Poco lontano dal famoso Ponte degli Alpini di Bassano del Grappa disegnato dal Palladio, vicino alla famosa Piazza degli Scacchi di Marostica, al suggestivo borgo medioevale di Asolo, a Possagno culla del Canova, nelle immediate vicinanze delle misteriose Grotte di Oliero, a qualche chilometro dal Monte Grappa, insomma, al centro di un itinerario estremamente suggestivo dal punto di vista paesaggistico e anche culturale, che offre Ville, giardini, arte, monumenti, itinerari gastronomici e quant’altro la voglia di vacanza possa sollecitare. Studiando un percorso per ammirare le bellezze architettoniche del Veneto, merita sicuramente programmare una sosta al “Bonfanti-VIMAR”, che fedele al proprio motto: “il futuro è di chi ha una storia da raccontare” in un’unica rassegna racconta 1000 anni di storia tecnica con primati e primatisti incredibili: il 1° brevetto del mondo, il 1° Giornale del mondo, la prima donna laureata al mondo, il progetto del canale di Suez, le prime sospensioni, il primo motore al mondo funzionante a benzina e via via nei secoli fino ad arrivare a grandi piloti come Costantini, Tenni, i Marzotto, Munari, Patrese, Biasion, ecc. E’ una rassegna dell’intelligenza e della genialità venete che nessuna altra Regione al mondo possiede, una esposizione che mostra ed insegna. A tal proposito il “Bonfanti-VIMAR” apre le iscrizioni per la sessione autunnale del “Corso per restauratori di auto e moto d’epoca”; l’avvio è per sabato 28 settembre. La seconda lezione, si terrà domenica 6 ottobre e coinciderà con l’edizione 2013 dell’iniziativa “ROTTAMI ECCELLENTI”, indetta in collaborazione con il Circolo Veneto Automoto d’epoca “Giannino Marzotto” e il Team Bassano, una mostra-scambio riservata esclusivamente a pezzi al limite del rottame comunque interessanti per marca e tipologia, mentre all’interno si troveranno libri, ricambi ed oggetti vintage.

Chi intendesse esporre, togliendo dal fondo del proprio garage dove giace da anni, un’auto o moto deve segnalare per tempo, fin d’ora via mail o fax, al Museo il proprio mezzo e ricevere conferma. Il percorso formativo del corso restauratori, riprenderà poi ancora per i 3 sabato successivi. Il corso si concluderà con una lezione dove si parlerà degli accessori, del loro ripristino e/o ricostruzione, della nichelatura e cromatura. In contemporanea, per soddisfare le richieste di un vasto numero di interessati, sono aperte le iscrizioni per un corso pratico di meccanica e carrozzeria, inedito, per un totale di 3 lezioni. Questo corso affronta sul “campo”le varie problematiche ed i partecipanti potranno lavorare direttamente sui vari pezzi operando effettivamente, ed è rivolto solo a quanti hanno già frequentato il primo corso formativo. Per chi volesse partecipare ad entrambi i corsi, riserveremo delle particolari agevolazioni. Vi aspettiamo numerosi per aprire le porte ad una “scuola” all’insegna della passione.


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Un Angolo Rustico e Solidale Quest’anno contrà Carlessi e Pragalera hanno scelto di vivere il Palio di Romano in modo più sobrio. Una scelta dettata dal periodo molto difficile che molte famiglie stanno affrontando. Vogliamo proporvi la lettera che abbiamo inoltrato ai nostri contradaioli per condividere con loro tale scelta: “Negli ultimi anni, durante il periodo Pasquale, eravamo soliti passare per le case della contrada, consegnare i fiori dello stesso colore della nostra bandiera e raccogliere le offerte per la realizzazione del nostro angolo rustico. In quest’anno particolare, in cui una delle più grandi crisi economiche del dopo guerra sta mettendo a dura prova tante famiglie, abbiamo scelto di assumere un atteggiamento più sobrio. Ci sono tanti modi per vivere la festa, con i suoni, con i colori, con le urla, con le risate, con i costumi, con i canti, con i balli. Tanti modi diversi. Tanti atteggiamenti diversi. Ma in questa festa, il Palio di Romano, in cui viene celebrata la nostra storia abbiamo aggiunto un elemento forte nel vivere la festa. Il rispetto. Il rispetto per il passato, il rispetto per il presente. Questa la nostra scelta, che non ha la pretesa di essere la scelta giusta, ma giusto una scelta. Fatta da noi contradaioli, padri, madri, uomini e donne. Una scelta fatta con il cuore e con la testa. Anche se quest’anno non arriveranno i fiori della contrada, chiediamo a tutti voi di renderla ugualmente bella e accogliente, come avete sempre fatto. Esponendo le bandiere, i fiori che tenete in casa, i vecchi attrezzi nascosti in cantina o nella

soffitta. In quest’anno così difficile nel nostro angolo verranno contenute al minimo le spese al fine di devolvere parte dei ricavati in beneficienza. La grandezza delle nostre contrade è nelle gesta, non nelle cose. Speriamo che abbiate compreso e che appoggiate la nostra scelta. Noi contiamo su di voi per far vivere sempre più lo spirito che tiene unite e contraddistingue contrà Carlessi e Pragalera.” Come ben ricordiamo la splendida giornata ha favorito un ottimo afflusso di pubblico e alla fine della manifestazione abbiamo destinato 350 € a chi è molto più sfortunato di noi. E così, dato che il simbolo per eccellenza delle nostre contrade sono i bambini (quest’anno grandiosi protagonisti della nostra commedia), abbiamo deciso di devolvere 200 € al reparto pediatrico dell’ospedale di Bassano per contribuire all’acquisto di una sedia a rotelle; 150 € all’associazione via di Natale di Aviano che ha in gestione l’omonima casa nella quale trovano conforto molti pazienti in

cura presso il Centro di Riferimento Oncologico, molti dei quali sono bambini. Chiudiamo così questo articolo, non lo vogliamo commentare, ne vogliamo scrivere che siamo stati bravi o buoni. Abbiamo deciso di scrivere queste quattro parole per condividere il nostro gesto con i nostri compaesani, per ricordarci che nonostante questa crisi ci stia mettendo in difficoltà c’è sempre bisogno della nostra generosità e della nostra solidarietà. Non spegniamo la luce della speranza.


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Piccoli protagonisti di un pomeriggio speciale Si è svolto con successo l’intervento dei volontari del Coordinamento di Protezione Civile e Antincendio Boschivo “Brenta Monte Grappa” alla Scuola dell’infanzia di Fellette. di Sara Bertacco

E’ stato un pomeriggio divertente ma anche ricco di novità e cose nuove da sapere e vedere quello trascorso dai bambini della sezione “Grandi” della Scuola dell’infanzia “S.S. Redentore” di Fellette che giovedì 20 giugno scorso hanno incontrato i volontari del Coordinamento di Protezione Civile e Antincendio Boschivo “Brenta Monte Grappa” e dell’Associazione Nazionale Carabinieri – Nucleo “Monte Grappa” del nostro Comune. Grazie alla sensibilità delle due docenti della sezione e alla disponibilità di tutto lo staff della scuola, i quarantadue bambini “Grandi” hanno assistito ad una vera e propria lezione di Protezione Civile durante la quale hanno potuto conoscere i compiti dei volontari con le divise giallo-blu e hanno imparato le regole di comportamento da seguire in caso di terremoto, incendio o alluvione. I bambini si sono mostrati fin da subito molto curiosi e con le loro mille domande e la loro carica di simpatia hanno reso il pomeriggio davvero piacevole per tutti. I volontari del Coordinamento “Brenta Monte Grappa”, unitamente ai colleghi dell’A.N.C., che partecipano sempre molto

Hanno potuto conoscere i compiti dei volontari con le divise giallo-blu e hanno imparato le regole di comportamento da seguire in caso di terremoto, incendio o alluvione.

volentieri alle iniziative legate al mondo della scuola, hanno risposto alle domande dei bambini e li hanno guidati nelle attività di gioco previste nel cortile della scuola. La più divertente, a detta dei protagonisti, è stata l’osservazione del mezzo antincendio in dotazione ai volontari “tutto rosso come quello dei pompieri!” (ha fatto notare un bimbo) con dimostrazione pratica di come viene spento un incendio: complice anche il pomeriggio piuttosto caldo, i bambini non hanno saputo resistere alla prova pratica con le lance antincendio che prevedeva uno spruzzo d’acqua fresca su di un fuoco disegnato. Tutti i bambini, per nulla intimoriti da questo nuovo e particolare strumento, hanno abbracciato la lancia e con tanto di caschetto antincendio infilato sulla testa, supportati dai volontari presenti, si sono improvvisati pompieri alle prese con un (finto) bosco in fiamme! A

seguire, i bambini sono stati impegnati in altre due attività-gioco di carattere formativo. La prima aveva lo scopo di far conoscere ai bambini i comportamenti più idonei da tenere in caso di terremoto, incendio o alluvione, mettendo in pratica, con un gioco a coppie, i consigli ascoltati e discussi precedentemente durante la lezione in aula. Nella seconda attività è stato proposto il gioco del puzzle gigante: i bambini, divisi in due gruppi, hanno ricostruito l’immagine di un volontario della Protezione Civile con la sua divisa giallo-blu. Queste attività, pensate per i più piccoli, si rivelano un’efficace strumento di trasmissione delle informazioni relative al mondo della Protezione Civile tra le nuove generazioni e costituiscono un’importante occasione di apprendimento per i giovani di domani.


IL NUOVO EZZELINO LUGLIO AGOSTO 2OI3 APPUNTAMENTI PAG. I7

42a Sagra Parrocchiale

San Giacomo in festa! Continuando sul successo delle passate edizioni il Comitato Festeggiamenti Parrocchiali di San Giacomo, vi invita alla 42a Sagra Parrocchiale che quest’anno comincerà mercoledì 28 agosto per concludersi domenica 8 settembre 2013. Tra i principali propositi che il comitato si pone c’è sicuramente l’obbiettivo di creare dei momenti di ritrovo e di condivisione, trasformando il sagrato della nostra parrocchia, il centro della nostra comunità, in un luogo dove, per una decina di giorni, le persone e gli amici possono trovarsi per scambiare due parole, per sorseggiare una birra o un calice di vino in compagnia, per ascoltare assieme ad altri appassionati, della buona musica, per sentirsi come a casa propria con gli amici di tutti i giorni… Per cercare di realizzare questi intenti e tutto quanto “San Giacomo in festa” propone, c’è bisogno di un’ affiatato gruppo di collaboratori che in questi anni è cresciuto fino ad arrivare a circa 160 splendide persone. Sono loro che portando il loro indispensabile tempo ed aiuto, la loro infinita pazienza, i loro contagiosi sorrisi, la loro preziosa amicizia e le loro critiche costruttive, hanno fatto diventare questi momenti di lavoro di mettersi al servizio degli altri e della nostra comunità in occasioni di divertimento, di affiatamento e di gioia. Questo è il segreto dei successi e dei riconoscimenti che abbiamo avuto fino ad oggi e questo è il prezioso e segreto motore che animerà anche nei prossimi giorni la nostra sagra. La “Festa del SS. Nome di Maria” sta per cominciare… Vi aspettiamo numerosi!

Presidente Comitato festeggiamenti Nicola Guadagnini


IL NUOVO EZZELINO LUGLIO AGOSTO 2OI3 NOTIZIE IN BREVE PAG. I8

A mia zia Teresa Galvan dei “Baldassini”

A mia zia Teresa Galvan dei “Baldassini” emigrata in Francia nel 1952 con la sua famiglia e tuttora li residente. Unica ancora vivente di 11 fratelli gode ottima salute. Solo le gambe ogni tanto si lamentano nel camminare, e così lei si aiuta appoggiandosi col bastone. La vediamo qui fotografata nel giorno del suo 90° compleanno. Tenendo conto che è della classe 1920, fra poco compirà 93 anni. Naturalmente, cara zia, vogliamo festeggiarti assieme a tutti i tuoi nipoti a casa, qui a Romano d’Ezzelino, il tuo paese che tanto hai amato e che ami con nostalgia. Ciao zia, che il Signore ti aiuti ancora per tanti anni. Tuo nipote, Antonio Galvan

Dall’Austria con furore! Il Palio di Romano ha fans ovunque, perfino all’estero! Lo prova il fatto che gli amici di contrà Molinetto hanno avuto il piacere di ospitare i simpaticissimi Silvia e Gerard, una coppia austriaca conosciuta anni fa dall’ex capocontrada Aldo Facchin nel prestare servizio ai campi da calcio della Virtus Romano. Ogni anno passavano per Romano promettendo ad Aldo di tornare in occasione degli Angoli Rustici, ma per un motivo o per l’altro ciò non accadeva. Finalmente quest’anno sono riusciti nell’intento ammirando l’evento romanese e portandosi a casa un entusiasmante ricordo della nostra Romano d’epoca. Al presidente del Palio, Roberto Frison e Aldo Facchin non resta che dire… auf wiedersen!

Benvenuta Caterina!

“Caro pare, cara mare, credo proprio che questo sia l’ultimo nevodo che riva soa nostra fameia, pronevodi ghin rivarà ancora, ma nevodi penso proprio de no”. Questa frase è stata detta da Silvano Camazzola, rivolgendosi ai suoi genitori scomparsi da tempo, la mattina dell’11 Giugno quando finalmente dopo 66 anni di soli fiocchi azzurrri è arrivato il momento del fiocco rosa. Per la gioia di tutta la famiglia Camazzola è nata Caterina, una bella bambina di 3.260 kg. Inutile descrivere la gioia e l’emozione per questo evento, inutile dire quanto l’ameremo e la vizieremo, inutile commentare la scelta del nome deciso già da tanti anni. Non so se la parola giusta sia dire che l’unione di questa famiglia è rara, certo è che ci vogliamo bene e ci rispettiamo e questo è fondamentale per andare d’accordo. Speriamo continui così per sempre… l’arrivo poi dei bambini ci ha uniti ancora di più, loro hanno portato ancora più amore e gioia. Credo che anche nonna Caterina e nonno Giovanni da lassù festeggeranno con noi e veglieranno per sempre su tutti i loro nipoti. Un grazie a Maurizio e alla nostra adorata cognata e zia Erica. La vostra grande famiglia

Per diventare soci e ricevere “Il Nuovo Ezzelino” È possibile ricevere il Nuovo Ezzelino, organo ufficiale dei soci sostenitori. La quota associativa è di € 18,OO per i nazionali e di € 27,OO per gli esteri. Sede Proloco Via G. Giardino, 77 San Giacomo Uffici Postali, Banca di Credito Cooperativo.

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Fellette Panificio Bosa, Happy Bar. Trattoria Conte Chantal, Edicola Cartoleria Brillante. Sacro Cuore Speedy Bar (Autolavaggio Scotton).


IL NUOVO EZZELINO LUGLIO AGOSTO 2OI3 DEFUNTI PAG. I9

Ricordo di un grande concittadino

Antonio Andolfatto nato a Romano d’Ezzelino il 28.05.1928 e tornato alla casa del Padre il 28.01.2012 è ricordato dal fratello Girolamo per l’impegno e l’attività profusa. Tratto da una lettera scritta alcuni anni fa sulle colonne del giornale La Difesa del Popolo: “Grazie per la Difesa del Popolo che puntualmente mi è pervenuta ogni settimana perché sono assiduo lettore e l’apprezzo molto. Leggendola, pur vivendo nella capital emi sembra di trovarmi nel Veneto e con piacere ricevo notizie del nord che spesso sono contrastanti con quelle del centro-sud. Ho apprezzato molto il resoconto dell’istituto diocesano sostentamento di Padova: veramente molto interessante. Ogni nuovo anno che arriva nasconde le sue sorprese e le sue realtà. Con la preghiera abbandoniamoci nelle mani di Dio e nelle braccia della Mamma Celeste. Don Antonio Andolfatto Roma Con queste semplici parole si riconosce l’animo di una persona attaccata al territorio che ha dato molto anche alla nostra comunità di Romano.

nuove stelle nel cielo

Giovanni Finco

Pietro Lessio

Bianca Lia Petrin

80 anni 3 giugno 2013

78 anni 6 giugno 2013

92 anni 10 giugno 2013

Nicola D’Alfonso

Maria Luigia Cervellin

Maria Xamin

73 anni 16 giugno 2013

87 anni 18 giugno 2013

98 anni 22 giugno 2013

in Zen

ved. Ceccon

ved. Tiberio

Pierina Tonin “Lina”

Fausto Manzoli

Anna Teresa Tonellotto

73 anni 24 giugno 2013

71 anni 26 giugno 2013

95 anni 29 giugno 2013

in Chemello

Neta Bonata

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