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CAPITOLO 3

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SCIAMANESIMO E BIOLOGIA

Ci sono nello sciamanesimo le basi biologiche a cui sottendono gli stati modificati di coscienza, e nello specifico, cosa avviene nella transe sciamanica? E quali sarebbero queste basi biologiche? La distribuzione mondiale dello sciamanesimo nell’antichità, in diversi gruppi umani e tra società all’epoca geograficamente e temporalmente separate, non è più sostenibile come una semplice conseguenza della diffusione da un’area originaria, lasciando invece pensare che la fonte dello sciamanismo sia geograficamente indipendente e piuttosto, soggetta alla psicobiologia umana. Winkleman ritiene che le uniformità riflettano un fondamento biologico che coinvolge le cosiddette strutture neurognostiche (si tratta di moduli innati di integrazione cognitiva che generano una determinata condizione di interazione intraemisferica)1 e Damasio ci dice che le reti neurali definiscono le forme di percezione e di conoscenza per gli aspetti della rappresentazione mentale e nella produzione di mappe della mente.2 Altri ricercatori scrivono che questi moduli implicano che le strutture di elaborazione e di rappresentazione mentale siano innate, e siano postulati come substrato del pensiero religioso, come evidenziato in numerosi lavori.3 Questi autori ritengono che l’ASC stia alla base della spiritualità nello sciamanesimo, costituisca una forma integrativa specifica di consapevolezza, in relazione ad una attivazione prevalente del cervelletto sulle strutture ad esso correlate, ovvero i circuiti che collegano l’ippocampo al setto, e da queste all’ipotalamo e al sistema nervoso autonomo.4 Nel Sapiens l’evoluzione in ambito cognitivo ha comportato l’acquisizione di moduli di dominio specializzati con funzioni specifiche, come puntualizzato nei lavori di Mithen.5 In breve, l’intelligenza simbolica del Sapiens è il risultato di una riorganizzazione di elementi o moduli cognitivi, dove il linguaggio e il pensiero cosciente interagiscono in modo complesso e articolato con tutte le funzioni intellettive. La componente modulare della sua teoria deriva dal concetto di meta-rappresentazione, inizialmente avanzata da Dan Sperber6, così come le idee di trasformazione o interconnessione di spazi concettuali di Arthur Koestler e Margaret Boden, utilizzate per supportare l’idea di comunicazione tra questi domini.7

AFRICANA | Da un dipinto parietale africano rappresentante un rito per invocare la pioggia: un albero cresce dal ventre di una donna e sale fino al cielo, dove uno spirito femminile rovescia le acque di un fiume.

ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA

Mithen utilizza la nozione di “ontogenesi che ricapitola la filogenesi” per supportare i suoi argomenti evolutivi con i modelli dello sviluppo infantile, come nel lavoro Beyond Modularity di Annette Karmiloff-Smith8 , in cui si rivendica una componente dell’intelligenza generalizzata anche nei bambini più piccoli. In sintesi che i modelli cognitivi siano preesistenti e l’idea che la creatività sia dovuta all’analogia e alla metafora, a loro volta istituite dalla comunicazione attraverso i domini cognitivi, è evidente nei lavori di Boden e di Koestler.9 Fondamentalmente, l’uso centrale di Mithen dell’idea che “l’ontogenesi ricapitola la filogenesi” sia la strada per mappare lo sviluppo cognitivo dalla storia della vita nell’evoluzione, come proposto in precedenza da Thomas Wynn (citato più volte da Mithen), è un problema abbastanza complesso non solo in biologia, e l’analogia che Mithen desidera applicare ad essa, rivela ancora perplessità ed esitazioni sulla complessità dell’analisi comparata nell’evoluzione cognitiva. I punti fermi che conosciamo sono il “cosa” e il “quando”, ma ancora ben pochi sono i “perché”. Mithen ha posto saldamente la ricerca paleoantropologica e archeologica come strumento primario d’indagine nell’agenda cognitiva, ma abbiamo ancora molta strada da fare prima di sapere “cosa stava succedendo nelle menti dei nostri antenati”. La capacità di astrazione e di elaborazione simbolica espressa nei petroglifi, nelle pitture rupestri e anche nell’oggettistica finora ritrovata, sembra ricondurre le ragioni del cosiddetto ‘balzo in avanti del Sapiens nel Paleolitico Superiore’ ad una sorta di innesto tra l’evoluzione del linguaggio articolato e l’evoluzione della coscienza introspettiva. In questo processo coevolutivo, l’aspetto e l’importanza sociale dell’individuo comincia a prendere una nuova forma e si evolve adattivamente, attraverso la consapevolezza cosciente, al fine di prevedere il comportamento degli altri, in funzione di una proiezione di Sé a livello sociale. Le conseguenze di un tale balzo, dovute al processo co-evolutivo di cui abbiamo appena accennato, sarebbero andate ben oltre le loro funzioni adattive originarie, in altri termini, l’autocoscienza avrebbe determinato una riorganizzazione del sistema sensoriale spostandolo verso quella che Damasio chiama coscienza spontanea o viscerale, che dall’interno riverbera la mente come un occhio interiore. 10 Come questo sia cominciato e come si sia sviluppato rimangono domande ancora sul tavolo di lavoro, e che ancora aspettano sperimentazioni e verifiche scientifiche. Andiamo quindi per strade di indagine alternative. Studi recenti che hanno utilizzato tecniche di neuroimmagine, hanno evidenziato che il dolore fisico e il dolore psichico si basano sull’attivazione degli stessi circuiti neurali. È assodato che il dolore fisico è esacerbato dal dolore psicologico e viceversa. Entrambe le condizioni vengono mitigate dal sostegno affettivo di un’altra persona e dalla somministrazione o produzione di oppiacei endogeni. Le strutture cerebrali interessate a tale processo, la corteccia anteriore del cingolo, l’insula anteriore e area somatosensoriale, sono alla base dei sentimenti di empatia e compassione.11 Ciò comporta il coivolgimento emotivo verso l’altro, attraverso la riattivazione e il recupero mnestico nella valutazione del dolore altrui come se fosse proprio: e sappiamo quanto a livello di crescita per-

CAPITOLO 3 / SCIAMANESIMO E BIOLOGIA

sonale questo rappresenti una tematica fondamentale in numerose tradizioni religiose. La particolare elaborazione cognitiva delle informazioni rilevanti per il riconoscimento di Sé, degli altri e del mondo animale, sono alla base degli universi sciamanici, così come delle prime forme di animismo, e altrettanto valgono per il mondo degli spiriti, come avviene anche nel totemismo.12 Ciò implica inevitabilmente l’uso di specifici moduli di rappresentazione, che lo stesso Winkelman riconosce come preverbali e innati, per comprendere il Sé in relazione con gli altri e con il mondo sovrannaturale. Gli esseri alleati, animali o spiriti adiutori, così come nel totemismo in genere, implicano l’uso di una sorta di “intelligenza innata della storia naturale”, che impiega capacità preverbali nel rappresentare le specie animali al fine di formare l’identità personale e sociale, su basi metaforiche. Oggi, molto spesso si parla del “potere della Natura”, di “intelligenza naturale” e di “come la Natura

abbia il potere di riportare le persone a contatto

con la propria anima”; sono solo alcuni dei tanti accattivanti slogan per corsi di coaching e ricerca personale indirizzata al benessere olistico. Facciamo un pò d’ordine e cominciamo a chiarire alcuni aspetti importanti sull’argomento. Secondo Joseph Needham, nell’antico pensiero pratico-filosofico e pragmatico cinese, non esisteva neppure un vocabolo corrispondente all’idea classica occidentale di ‘Natura’ o ‘Legge di Natura’. Il termine che più vi si avvicina è ‘li’, che il filosofo neoconfuciano Chu Hsi, uno dei maggiori pensatori cinesi di sempre, descrive come “le innumerevoli figure, simili ad una venatura, contenute nel Tao”, definizione che Needham ‘traduce per la comprensione degli occidentali’ come “principio di organizzazione”.13 “il ‘li’ è una legge naturale e inevitabile delle si-

tuazioni e delle cose, il suo significato è che le situazioni umane e le cose naturali sono fatte in modo tale da collocarsi esattamente al loro posto nel momento giusto. Il significato di legge sta nel fatto che esse si adattano al loro posto, senza il più piccolo eccesso o difetto” “Gli uomini dell’antichità, investigando le cose, e scoprendo il ‘li’, vollero spiegare la naturale inevitabilità delle situazioni umane e delle cose naturali, e questo significa semplicemente che ciò che essi cercavano di spiegare, erano tutte le posizioni esatte in cui le cose si adattano insieme, in maniera

precisa. Questo e solo questo”14 . Oggi sappiamo che si tratta di un’integrazione dell’attività cognitiva controllata indirettamente dalle strutture cerebrali profonde (cervelletto), che estranea i percorsi neurali che determinano l’usuale stato di consapevolezza fobico-esplorativo-analitica, perennemente improntata alla ricerca della gratificazione e del piacere personale. “Purtroppo abbiamo tutti bisogno di dopamina”, ricordava Eugenio Ghersi, perchè è una catecolamina, “un importante messaggero chimico nel cer-

vello, coinvolto nelle aree che interagiscono con i meccanismi della gratificazione, della motivazione, della memoria, dell’attenzione e nella regola-

zione dei movimenti corporei”15, verso modalità di coscienza più emotive, integrate e trascendenti. La sincronizzazione del sistema limbico con i lobi frontali dei due emisferi cerebrali sembra essere alla base di questa diversa via di accesso alla coscienza del preconscio e dell’inconscio. 45

ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA

Con tali presupposti, lo stato di coscienza nelle cerimonie sciamaniche costituirebbe quindi uno stato di veglia sognante, come Tart aveva già ipotizzato negli anni Settanta, nella sua ricerca sugli stati di coscienza.16 Probabilmente in questa specifica situazione vengono coattivati a livello cerebrale sia lo stato di coscienza onirico, che determina la vivida rappresentazione mentale, sia lo stato di coscienza della veglia, che stabilisce la consapevolezza di poter esercitare la propria volontà di azione. Come riportato dallo psicologo giapponese Tomio Hirai, durante le fasi di meditazione Zazen dei mo-

naci, tutti con grandi esperienze meditative, si riscontra nel lobo parietale un’intensa attività EEG tipica del sonno, anche se durante la meditazione tutti sono completamente svegli e concentrati.17

Giungono alle stesse constatazioni Green ed i suoi colleghi, confermate in seguito anche da Austin che ha analizzato sistematicamente i quadri EEG tipici del sonno, su soggetti svegli che praticavano lo stesso tipo di meditazione.18 Importanti sono le osservazioni di Paolo Rocchetti, quando ci parla dell’epifisi, la ghiandola endocrina più nota come pineale, dei suoi processi e attività di collegamento e scollegamento e del processo di distacco dalla consapevolezza del corpo, come condizione che permette esperienze speciali senza i limiti fisici, consentendo al corpo di purificarsi e ricostrursi.19 La cosiddetta padronanza sciamanica delle capacità di questi moduli precognitivi è esemplificata dalle seguenti connotazioni: gestione controllata dell’azione, cambiamento di identità fornito dall’interazione con altri individui, animali e spiriti adiutori, e consapevolezza del ruolo sociale.20 È altrettanto vero che gli aspetti biologici alla base dell’esperienza universale dello sciamanesimo sono discussi spesso in termini di estasi: questa è una modalità integrativa di coscienza, che riflette il simbolismo di presentazione e le strutture di base della coscienza coinvolte in tale processo, assieme al pensiero metaforico che delinea le caratteristiche del pensiero analogico e la sua relazione con gli universi sciamanici.21 Ma è anche possibile investigare i rituali dell’animismo e del totemismo, con un’analisi comparata transculturale, che ci può fornire chiarimenti essenziali sui meccanismi che stimolano il sistema nervoso autonomo per la produzione di oppioidi naturali, che modificano le dinamiche referenziali dell’identità personale e del rapporto con gli altri, fornendo una diversa identificazione sociale del soggetto che, come abbiamo accennato e come vedremo nello specifico più avanti, caratterizza la cerimonia sciamanica. In questi termini la metodologia investigativa neuroteologica ci potrà condurre a collegamenti con il percorso dell’evoluzione sociale umana, con i processi di attaccamento e con le risposte biologiche dovute all’azione degli oppioidi endogeni nei processi di guarigione.

OBE, ESPERIENZE FUORI DAL CORPO | L’esperienza extracorporea, nelle quali una persona percepisce di uscire dal proprio corpo fisico, di proiettare cioè la propria coscienza oltre i confini corporei, a volte viene chiamato Io Sottile o Corpo Astrale, è questa una tra le più comuni delle esperienze dello sciamano.

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