![](https://assets.isu.pub/document-structure/220831125514-37fa93f0d8230c95414e8ff462a6a094/v1/c9abb0102782fcac27ccabf982bdaba7.jpeg?width=720&quality=85%2C50)
10 minute read
CAPITOLO 4
4
IL RUOLO DELLA COSCIENZA NELLA TRANSE SCIAMANICA
Advertisement
Evolutivamente parlando, la coscienza si è prodotta dopo lo sviluppo della corteccia, in forme diverse, in tutti i mammiferi. Richiede la capacità di mettere in relazione più cose nello stesso momento e, attraverso i sentimenti coscienti che rielaborano cognitivamente le emozioni che si sono evolute come stati del cervello e risposte del corpo1, riconosciamo noi stessi come soggetti delle nostre esperienze mentali. Le recenti ricerche scientifiche, relative al complesso e scivoloso argomento della coscienza in ambito psicobiologico e neuroscientifico, stanno iniziando a fornirci importanti risultati e i primi punti fermi sui quali poter continuare ad investigare. Nonostante i progressi finora ottenuti, ancora molti passi devono essere compiuti per sostenere molte delle teorie al riguardo della coscienza e allontanarci definitivamente dalle obsolete definizioni e connotazioni della coscienza come ‘l’apparire di un mondo’, che ci rimandano più nell’universo filosofico di Platone che in quello neuroscientifico di Solms o Damasio. Invero, nella storia del pensiero si assiste ad un perenne tentativo umano di comprendere la mente cosciente. Una delle ipotesi è che la coscienza sia una forma di conoscenza superiore che accompagna i pensieri e gli altri stati mentali ma, a nostro avviso, le cose si presentano in ben altre forme, e la transe sciamanica può aiutarci in tal senso nel ri-definiere alcuni punti fermi sulla coscienza su cui poter lavorare. Gli aspetti biologici della transe sciamanica sembrano riflettere una modalità operativa della coscienza che possiamo definire integrativa e fondamentale per la natura umana, come lo sono il sonno profondo, il sogno e la coscienza di veglia.2 Lo stato modificato di coscienza della transe, a differenza degli altri ASC che non sono indotti e controllati, si caratterizza per processi neurali che producono sincronizzazione, coerenza intraemisferica ed un aumento e integrazione delle scariche attraverso il tronco encefalico, producendo una diversa regolazione del comportamento, delle emozioni e del pensiero, rispetto a quanto avviene in uno stato ordinario di coscienza. Mark Solms e Oliver Turnbull nel 2014 avevano ipotizzato che “vi sono ormai evidenze che le zone
critiche nella generazione dello stato globale della coscienza siano certe strutture del tronco encefalico. In queste funzioni, infatti, sono particolarmente coinvolte alcune strutture che sono distribuite in
CAPITOLO 4 / IL RUOLO DELLA COSCIENZA NELLA TRANSE SCIAMANICA
tutta la porzione più profonda del cervello, a partire dalla zona sovrastante il midollo allungato fino al ponte, in un’area che si estende rostralmente attra-
verso il mesencefalo fino a una parte del talamo”.3 Sappiamo che le esperienze di ASC sono attivate come conseguenza alle risposte del sistema nervoso da diversi altri fattori, che a volte agiscono in concomitanza: ad esempio, lesioni, affaticamento estremo, privazione del sonno, digiuno, ingestione di psicotropi di vario genere, uso di tamburi, canti, musica, e altro ancora.4 La base fisiologica di questa forma di coscienza integrativa è illustrata dall’ampia varietà di agenti e processi neurali che provocano scariche a onde lente nel sistema limbico e conseguente sincronizzazione intraemisferica.5 Queste dinamiche evidenziano i collegamenti tra i meccanismi attenzionali di base nella formazione reticolare del tronco encefalico e nell’area setto-ippocampale del cervello medio (il Sistema Attivante Esteso Reticolare Talamico – in inglese Extended Reticular and Thalamic Activating System o ERTAS, scoperto da Giuseppe Moruzzi e Horace Magoun negli anni Cinquanta), producendo schemi di scariche neuronali sincronizzate verso i lobi frontali. Al centro di queste scariche c’è l’attività nella regione ippocampale-settale del sistema limbico che riceve informazioni terminali dal SNA (sistema Simpatico e Parasimpatico) e dal SNC (Sistema Propriocettivo ed Esterocettivo) funzionando come un grande processore centrale che integra emozione e memoria.6 In breve, questa plasticità neurale riflette i meccanismi che il cervello usa per imparare, in circostanze diverse, attraverso la stabilizzazione dei ricordi. Il meccanismo neurale detto PLT (Potenziamento a Lungo Termine: si tratta del rafforzamento della connessione funzionale sinaptica tra due aree cerebrali), che sta alla base di questo processo, coinvolge in modo diverso i ricettori interessati (NDMA) facendo memorizzare l’informazione a livello molecolare. Le ricerche di laboratorio su svariate specie, dalle lumache ai topi fino ad arrivare ai moscerini della frutta, avvalorano la tesi che eventi molecolari con-
vertono le esperienze di apprendimento in ricordi
a lungo termine.7 In altre parole, la memoria a lungo termine di un’esperienza è conservata nelle proteine fabbricate dalle cellule dopo che l’esperienza è avvenuta8 e sappiamo che le proteine formano i geni, i quali a loro volta controllano la produzione di sostanze chimiche necessarie per rendere stabile la memoria;
bloccandone la sintesi si blocca la formazione del-
la maggior parte dei ricordi.9 Inoltre siamo a conoscenza che gli ASC attivano processi neurali nel sistema limbico, producendo una sincronizzazione limbico-frontale e interemisferica e uno stato parasimpatico dominante, di estremo rilassamento e di focalizzazione interno-viscerale dell’attenzione, ovvero della coscienza spontanea. Kenneth e Levitsky, assieme ai lavori di Winkleman, ci informano come gli ASC stimolino il sistema nervoso serotoninergico nei diversi processi neurali nel nostro cervello.10 I recettori della serotonina, con le loro più alte concentrazioni nervose nel rafe inferiore, nella parte arcaica del tronco encefalico, nell’ippocampo, nell’amigdala del sistema limbico e nelle aree visive e uditive della corteccia frontale, agiscono come un sistema modulatore attraverso le diverse aree del cervello. 49
ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA
Tra gli effetti importanti della serotonina ci sono l’integrazione dei processi emotivi e motivazionali, e inoltre la ricodifica delle informazioni attraverso i livelli funzionali del cervello, soprattutto attraverso la via mesolimbica11, utilizzando in questo processo di co-azione anche le memorie a lungo termine di cui abbiamo scritto precedentemente. Ciò comporta specificatamente la trasmissione di informazioni dalle strutture cerebrali preverbali, emotive e comportamentali, ai diversi sistemi cognitivi sia per il riconoscimento del Sé, che degli altri, che del sistema culturale interiorizzato, mediati dal linguaggio e dalla corteccia frontale.12 Riassumendo, l’effetto complessivo dell’ASC in generale è quello di integrare in modo più costruttivo le informazioni provenienti dall’intero organismo, per rendere più consapevole il soggetto delle proprie esperienze memorizzate a livello di coscienza integrativa e funzionale per la circostanza vissuta. È qui che l’uomo di Neanderthal comincia a perdere terreno nella corsa dell’evoluzione. Queste condizioni biologiche forniscono una base per esperienze di ampliamento della percezione-cognizione, con un senso di connessione, unità e integrazione personale che molto probabilmente ‘hanno fatto la differenza’ tra il Sapiens e le specie Homo a lui prossime con le quali è convissuto per lungo tempo. Nel lavoro di Winkelman sullo Sciamanesimo come origine della Neuroteologia, manca a nostro avviso, un aspetto saliente per consolidare e ampliare le affermazioni e le considerazioni finora descritte: il ruolo dell’epifisi o ghiandola pineale e della molecola della dimetiltriptamina (DMT). La ghiandola pineale contiene tutti gli elementi essenziali per produrre la DMT, come ad esempio, i più alti livelli di serotonina (precursore fondamentale per la produzione della melatonina) rispetto al resto del corpo. La pineale è in grado di convertire la serotonina in triptamina: questo passaggio è cruciale per la formazione della molecola del DMT, la dimetiltriptamina. Nella stessa ghiandola si trovano le metiltransferasi, che sono gli unici enzimi in grado di convertire serotonina, triptamina e melatonina in composti psichedelici.13 Oggi sappiamo che il lavoro di Rick Strassman sulla DMT prodotta dalla pineale è ampiamente supportato dalle più recenti ricerche di laboratorio e che la produzione della molecola dello spirito è tra le componenti più importanti alla base delle esperienze mistiche e spirituali. Tutte le discipline spirituali fanno resoconti psichedelici delle esperienze vissute durante le pratiche: incontri con diverse entità, forme emozionali estatiche, senso di appagamento amorevole, sensazione di morte e rinascita nonchè suoni e voci paradisiache, tutte caratteristiche tipiche riscontrate nelle esperienze di laboratorio condotte con la somministrazione di DMT.14 L’attività elettrica del cervello, che misuriamo con un encefalogramma, riflette la sincronizzazione dell’attenzione e della consapevolezza, che si determina con la produzione di onde cerebrali (theta) più lente, e con andamento più simmetrico rispetto a quello che contraddistingue gli stati ordinari di coscienza. L’effetto viene amplificato quando si utilizzano pratiche come il canto, la musica prodotta dal tamburo, la ripetizione di cicli di parole, come la glossolalia, che l’apostolo Paolo definiva come il parlare in al-
SINAPSI | Miliardi di connessioni all’interno, miliardi all’esterno. Tutto è collegato, indissolubilmente congiunto, unito. I neuroni, le galassie … Occhi chiusi: gli scienziati continuano la loro ricerca per la comprensione dell’universo, per dare un significato alla vita stessa, ma molti rinnegano la scienza ... occhi chiusi.
ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA
tre lingue scioltamente, o in quella che suona come una lingua straniera che il parlante non comprende
e che normalmente non ricorda di aver parlato, la meditazione profonda e l’iperstimolazione. Queste pratiche possono causare nuove visualizzazioni che determinano stati di risonanza, in modo che sistemi multipli vibrino e pulsino in funzione della frequenza. Quando la ghiandola pineale inizia a vibrare, a determinate frequenze, indebolisce le sue molteplici barriere interne (i livelli di enzimi, betacarboline, monoammino ossidasi MAO), con il risultato finale di un’onda psichedelica che dà luogo a stati soggettivi di consapevolezza mistica. Normalmente si crede che la posizione della ghiandola pineale permetta alla stessa di rispondere meglio alle condizioni di luce. Tuttavia, se osservato attentamente, il tragitto dagli occhi alla pineale risulta stranamente tortuoso. Una collocazione della pineale nel collo o nella parte superiore del midollo spinale, da cui rilasciare la melatonina direttamente nel flusso sanguigno, sarebbe sufficiente a segnalare le condizioni di luce all’essere vivente che la ospita. L’attuale posizione della pineale potrebbe allora essere motivata dalla possibilità che la melatonina influenzi importanti centri cerebrali vicini, come la ghiandola pituitaria, che regola la funzione riproduttiva. Eppure, anche tali esigenze non richiedono una collocazione della ghiandola così in profondità. La melatonina trasportata dal sangue potrebbe svolgere ottimamente il proprio ruolo, anche se provenisse da qualche altra parte, come avviene per gli ormoni secreti dalle ovaie e dalle surrenali. Forse la melatonina ha bisogno di un accesso immediato al liquido cerebrospinale, e questo potrebbe essere il motivo per cui la ghiandola pende dall’estremità di un ventricolo che contiene tale fluido. Sappiamo con certezza che la ghiandola rilascia un flusso costante di melatonina che dura per molte ore, e i cui effetti si sviluppano nel corso di giorni e settimane. In conclusione, un ormone come la melatonina non ha bisogno di accedere al liquido cerebrospinale. Inoltre le proprietà psicologiche della melatonina sono alquanto insignificanti, e questi effetti psicoattivi secondari non giustificherebbero l’immediato accesso ai collicoli e al sistema limbico, ovvero alle strutture profonde che regolano le percezioni e le emozioni. Possiamo pertanto affermare che non occorrerebbe che la pineale si trovasse nel centro del cervello se questa posizione avesse il solo scopo di fornirci melatonina; la ragione principale della sua posizione è piuttosto la sua produzione di DMT. Considerata la breve durata della DMT, che è solo di pochi minuti, la sua propagazione per mezzo del liquido cerebrospinale senza passare dal sistema circolatorio nelle più importanti aree cerebrali, ovvero i centri visivo, uditivo ed emozionale, permette alla molecola di esercitare un’influenza determinante per le nostre esperienze interiori ed esteriori. Quanto detto finora ruota attorno ad un elemento comune: un elevato stato di coscienza, una matrice energetica all’interno del nostro corpo dalla quale vengono messi in atto sistemi correlati, che potremmo definire forze vitali, o spirito.15 Però, l’Introdurre il concetto di spirito in considerazioni generali di carattere scientifico e biologico, significa entrare in un campo minato. Facciamo una
![](https://assets.isu.pub/document-structure/220831125514-37fa93f0d8230c95414e8ff462a6a094/v1/1e9f375dfd1a2cc6ce5dac72fd5430ce.jpeg?width=720&quality=85%2C50)
ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA
breve riflessione, per comprendere meglio quanto appena scritto: si paragoni per un attimo la vita alla morte, o meglio lo stato di essere vivi a quello di essere morti. Ad un dato momento, stiamo pensando qualcosa, ci muoviamo, proviamo emozioni e sensazioni. Le cellule del nostro corpo si dividono, rimpiazzano quelle morenti nel fegato, nei polmoni, nella pelle e nel cuore. Un momento dopo non respiriamo più, il cuore si ferma, e di conseguenza anche il flusso sanguigno. Qual’è la differenza? Cos’è che se n’è andato, cos’è che c’era fino ad un attimo prima? Questo ci fa pensare che c’è un qualcosa che ci anima quando è legato al nostro corpo; è presente nella materia, si mostra tramite il movimento, il calore, riceve e trasforma in consapevolezza informazioni, stati d’animo e percezioni, commutandole in pensieri e quindi immagini fruibili a livello cognitivo. Questa forza o spirito vitale ha una storia legata alla nostra evoluzione, sperimentata attraverso milioni di anni. Allora un approccio neuroteologico allo sciamanesimo, cioè uno studio della correlazione tra il fenomeno della percezione soggettiva collegata alla spiritualità e il percorso evolutivo della funzionalità biochimica del cervello umano, può aprire nuove prospettive alle investigazioni future.