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CAPITOLO 8
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SCIAMANESIMO E PENSIERO METAFORICO
Gli sciamani utilizzano metafore ed immagini mentali durante le cerimonie, ciò avviene attraverso un processo particolarmente complesso che sopravanza la comune idea dell’utilizzo metaforico che rende, cognitivamente parlando, fruibili i significati in esso contenuti. Si tratta di modelli analogici che vanno ben oltre quelli trattati nei lavori di Paul Friedrich che li defisce come tropi, o modelli figurati. 1 Dobbiamo piuttosto parlare di percorsi culturalmente riconducibili all’effetto dei cambiamenti nell’architettura cognitiva2, ossia nella possibilità d’interazione tra modelli di pensiero che utilizzano l’ambiente, la corporeità dell’officiante e del mondo animale utilizzando schemi già collaudati, per mappare in modo analogico le nuove informazioni, rimodellandole sulle esperienze già fatte. La capacità di agire del, e sul corpo è la strategia principale per il trasferimento analogico, che utilizza lo schema corporeo come modello per riconoscere, conoscere e quindi poter agire tramite esso. Nell’imitazione e nella messa in atto del rituale vengono utilizzati i tropi di contiguità basati su un’analogia tra le parti del corpo e altri contesti esteriori, per creare uno schema immaginativo sul quale poter interagire. La proiezione mentale delle relazioni anatomiche come ampliamento della percezione è una forma di metafora universale ed efficace che si basa sulla relazione tra la singola parte e il tutto.3 Queste forme di rappresentazione erano già state osservate da Preuss nel lontano 1923 a proposito della magia simpatica, in cui “l’operatore imitando
ciò che desidera ha già immediatamente l’ogget-
to desiderato”.4 Erano state riprese poi da Frazer parlando delle leggi dell’imitazione e del contagio5: l’esperienza fuori dal corpo, quella del volo dell’anima, dell’identità e della trasformazione attraverso il mondo animale e il totemismo ne suggeriscono l’idea compiuta. L’esperienza dello sciamano costituisce pertanto un sistema rappresentazionale collaudato, nella sua strutturalità ma non nella forma, per il raggiungimento dello scopo prefissato. Questo sistema di informazioni visive fornisce una base per la rappresentazione metaforica attraverso i domini dell’esperienza, collegando le informazioni inconsce, non volitive, affettive e psicofisiologiche ai livelli somatici, psicologici e cognitivi dell’organismo.6 La creazione di qualsiasi genere di immagini o map-
DENTRO/FUORI | Chi siamo? Quelli che appariamo agli altri? Quelli che solo noi conosciamo? Quelli che celiamo persino a noi stessi? Tutte queste cose? E quanto ancora non sappiamo di noi?
ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA
pe mentali scaturisce da meccanismi neurali che permettono in seguito di interagire con esse (si tratta del lavoro svolto nelle cortecce associative), le immagini così elaborate generano scenari combinando le risposte del sistema nervoso autonomo che ricodifica ciò che avviene dentro e fuori dall’organismo.7 Tali ricodifiche determinano ciò che stiamo provando emotivamente e sentimentalmente parlando. Vierkandt nel 1937 scriveva che “nella danza dei
Dakota, la presenza del bufalo rappresentata drammaticamente dal danzatore e la presenza effettiva del bufalo costituiscono per noi due fatti indipendenti: ma nella coscienza del danzatore dakota la comune qualità della presenza impegna così fortemente il desiderio e l’impulso da cancellare le diversità: i due processi, in virtù della pura
presenza vissuta, diventano una sola cosa”.8 Le rappresentazioni modali, in questa forma, ci forniscono i principi organizzativi basati su emozioni, affetti e sentimenti che ci rimandano al coinvolgimento empatico e alle derive indotte nel rituale sciamanico di guarigione. In sintesi, si tratta di un sistema multimodale di informazione in entrata e in uscita con conseguente catalogazione ontologica, ed inferenze e aspettative che devono essere soddisfatte. Ernesto De Martino sintetizzava scrivendo: “al pari
dell’anima esterna, del padroneggiamento degli spiriti, della fattura e dell’imitazione, la forza magica è un istituto in cui si esprime il dramma esistenziale dell’esserci esposti al rischio di non es-
serci, e che si riscatta da questo rischio”.9