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CAPITOLO 6
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L’INDUZIONE DELLA TRANSE SCIAMANICA: TRA SUONI E DANZE
Quali che siano gli inneschi o gli eventi che motivano la transe, indipendentemente dalle forme e dalle circostanze a cui è associata nel rituale sciamanico, essa si presenta come uno stato di forte intensità rappresentativa, e se vogliamo, persino teatrale o spettacolare: però, a differenza di altri stati modificati di coscienza, nella transe sciamanica la dissociazione è di tipo attivo, e quindi controllata. Come si opera un tale cambiamento e in che modo avverrà in seguito il ritorno alla normalità? Quali sono le modalità di questo stato modificato e come, all’interno delle diverse culture, vengano interpretate? Quali funzioni svolgono e quali sono le forze che entrano in gioco in queste complesse dinamiche? La neurofisiologia ci consente di definire in termini oggettivi uno stato non ordinario di coscienza come un evento discontinuo nelle variazioni di livelli di attivazione mentale, votato a costruirsi come un complesso intrinsecamente non definibile che istitusce continui-
tà ad un mondo unitario di natura relazionale e allo stesso tempo referenziale, in riferimento ad una real-
tà diversa da se stessa.1 In effetti la coscienza, dal punto di vista neurofisiologico, è il prodotto di un insieme di attività selettive: diverse aree encefaliche sottocorticali, assieme al sistema nervoso periferico, creano immagini e generano sentimenti, costruendo una mappa prospettica delle due componenti della soggettività.2 Attraverso le indagini di carattere neoevolutivo, oggi è maturata la convinzione che le capacità cognitive, e più specificatamente quelle musicali, si siano evolute nella nostra specie da protoforme e comportamenti comuni verso altre attività. Gli elementi costituitivi, l’articolazione e la sintassi combinatoria di musica e danza, intese come generatrici di forme espressive distinte, mantengono dunque stretti legami e significative interazioni con altre manifestazioni dell’agire e del sentire, costituendone
una vera e propria modalità di rappresentazione.3
In sintesi, la musica, la voce recitata o cantata e la danza non hanno in sè il potere fisiologico di scatenare la transe, ma sono in grado di interiorizzarla, socializzarla e renderla più efficace per le finalità volute: sono quindi il principale strumento per intensificare gli stati modificati di coscienza. L’induzione sciamanica della transe utilizza la capacità funzionale della musica4, portatrice di effetti ome-
RUPESTRE | Rappresentazione pittorica di uno dei più antichi dipinti rupestri raffigurante, probabilmente, uno sciamano danzante. Questa interpretazione è rassomigliante a un ingrandimento al microscopio di una cellula neuronale.
ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA
ostatici a più livelli5, e moduli cerebrali associati ai sistemi di emozioni e sentimenti reiterati nel canto e nella danza.6 Queste dinamiche di comunicazione risalgono ad epoche precedenti all’uso del linguaggio articolato, il loro potenziale e sostanziale fattore evolutivo è strettamente connesso con le emozioni, i sentimenti, la sincronizzazione e la cooperazione del singolo con il gruppo.7 Si tratta di un sistema comunicativo interpersonale sofisticato, modellato su esigenze espressive con effetti determinanti per la buona riuscita della coesione e del riconoscimento sociale. Sono sostanzialmente forme di linguaggio del corpo e di micro espressioni facciali (ma non solo quelle) in grado di fornire informazioni empaticamente percepibili ai membri del gruppo; rappresentano un comune denominatore biologico uguale in ogni individuo perchè soggiacente ad altre manifestazioni improntate alle diversità culturali.8 Assodato che musica e canto producono onde cerebrali (soprattutto theta, alfa e delta), per quanto concerne l’elaborazione neuronale del suono, l’ipotesi avanzata dal ricercatore Bjorn Merker che la codifica e ridecodifica sia svolta unicamente dall’emisfero destro, è ancora oggi argomento di discussione teorica.9 I lavori di Molino e di Donald ci illustrano come la danza, l’enactment e il gioco trovino le loro origini in modelli mimici o di replica che forniscono precise indicazioni su ritmo e melodia, sulla semantica affettiva e sul comportamento socialmente riconosciuto e accettato.10 Anche le pratiche sciamaniche necessitano di suoni (prevalentemente percussivi), di danze e di imitazioni ritualizzate per il raggiungimento della transe da parte dell’officiante e del coinvolgimento empatico del malato e dei partecipanti. L’uso del tamburo da parte dello sciamano, della danza e dell’imitazione riflettono solo in parte i meccanismi espressivi emersi nel lontano Paleolitico. Musica, voce e ritmo percussivo si sono evoluti nel corso dei millenni per rispondere anche alle dinamiche sociali e culturali; tuttociò senza mai perdere di vista l’essenza e la funzionalità che svolgono nel favorire lo scatenamento della transe e per il convolgimento degli astanti durante la cerimonia. La transe sciamanica è spesso indicata con termini come volo dell’anima e viaggio dell’anima e ha omologie dirette alle moderne esperienze extracorporee, che riflettono esperienze di viaggio e incontro con entità del mondo spirituale o soprannaturale: la bibliografia al riguardo è praticamente sconfinata. La diffusione pressochè planetaria di queste modalità lascierebbe supporre anche una universalità biologica, ma siamo ancora lontani dal poter provare che l’esperienza sciamanica del volo dell’anima sia una struttura psicofisiologica innata che riflette i potenziali neurognostici di base e fornisce una prospettiva di sè stessi in terza persona. 11 Ci sono due ragioni che remano contro quest’ipotesi: la prima è quella relativa alle cause che possono determinare l’OBE (Uscita Fuori dal Corpo) riconducibili ad una malattia, ad un incidente o trauma e altro ancora (come ampiamente documentato nelle esperienze di pre-morte) poichè non comportano la volontarietà e l’azione attiva dell’attore nello scatenamento della stessa; la seconda relativa a quanto accede nelle esperienze mistiche o di ‘viaggio astrale’ che evidenziano differenti tipologie nel simbolismo rappresentazionale e di autoconsapevolezza cosciente. George Herbert Mead aveva rilevato come requisito sociale di base: la capacità di vedere le prospettive degli altri attraverso stessi.12
MAPPA ASTRALE | Interpretazione pittorica di una mappa cosmologica dei Ciukci siberiani, rappresenta le vie da seguire per i viaggi spirituali celesti. L’assunzione rituale di amanita muscaria era spesso legata a queste esperienze.
ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA
Questo rappresenta il punto interessante in questo saggio, soprattutto se focalizzato sui risultati che questo comporta al fine di ottenere gli effetti positivi che tutti i partecipanti al rito si aspettano. Il viaggio dello sciamano in tal senso può ragionevolmente essere visto come la manifestazione di questa capacità autoreferenziale, che avviene per modalità visive e mappe mentali, utilizzando un sistema simbolico non verbale denominato simbolismo presentazionale, che opera come un collage multimodale della percezione; in estrema sintesi: sarebbe come osservare sè stessi mentre stiamo osservando qualcosa che accade nel mondo che ci circonda.13 Questo sistema di mappatura fornisce allo sciamano un mezzo di autorappresentazione esteriorizzata, creando nuove forme di autoconsapevolezza che consentono di interagire su se stesso e indirettamente sul malato. In tal senso l’esperienza EOB dello sciamano rievoca una trasformazione della coscienza espressa del termine greco ekstasis: “stare fuori di sé”. Concordiamo invece sull’idea che il corpo costituisca una base neurologica per l’esperienza e la conoscenza umana14 e in un elaborato processo cognitivo della metafora nel pensiero analogico15 . La duplice valenza delle esperienze interiorizzate dallo sciamano nella transe coinvolge la riorganizzazione delle stesse in cui: non solo l’immagine corporea gioca un ruolo primario che rievoca il volo dell’anima ma coinvolge fisicamente l’officiante in un sistema comunicativo che influenza sia malato che i partecipanti al rituale in atto. Dubitiamo che questo complesso percorso esperienziale sia basato su processi neurali predefiniti. Le immagini del corpo che combinano memoria, percezione, affettività e cognizione in un sistema di informazione simbolicamente efficace, coinvolgono sia il sistema nervoso autonomo che il simbolismo rappresentazionale (la cultura). Il corpo umano sembra concepito per vibrare (Einstein 1952), è un sistema emettitore-ricevitore che crea suoni come emanazioni di sè, e in quanto oscillatore-ricettore, riceve dalla musica anche informazioni estetiche che vengono trasformate in emozioni. Bettina von Waldhausen nella sua pubblicazione ‘in Memoriam Florian Fricke’, trascrive le parole del musicista tedesco, in una sua conferenza tenuta nel 1996: ‘il canto pervade il corpo e lo prende in modo tale
che ogni cellula del corpo, dalla pianta del piede alla sommità della testa, cominci a vibrare. Per poterlo realizzare ho sperimentato su me stesso cercando di trovare dove risuona l’armonia nel corpo. Le consonanti vibrano sul corpo, nelle ossa e nella carne e le vocali risuonano negli spazi del corpo. E tutto risuona come un concerto di gong: il canto e la
parola hanno un grande effetto terapeutico’. Il fisico francese Emile Leipp scriveva che il coordi-
natore del nostro sistema uditivo manda ordini a muscoli e ghiandole preposti all’ascolto e ciò può avvenire solamente se la musica è parte di un certo condizionamento socio-culturale, se cioè scatena meccanismi di riconoscimento e associazione di si-
gnificati che agiranno sul nostro stato fisiologico.16 Con tali presupposti, concludiamo che la musica attiva meccanismi di riconoscimento e associazione di significati, influenzando sia il nostro stato psicologico che il nostro stato di coscienza.17 A questo punto le tessere del puzzle cominciano ad unirsi: la cerimonia sciamanica, ben lontana dalla messinscena offerta dai millantatori, diviene il laboratorio sperimentale nel quale, sin dall’antichità, abbiamo cercato risposte. Ma quali?