![](https://assets.isu.pub/document-structure/220831125514-37fa93f0d8230c95414e8ff462a6a094/v1/77e81f5a8393d4f2c68f43986fef11fa.jpeg?width=720&quality=85%2C50)
7 minute read
CAPITOLO 9
9
IL MONDO SPIRITUALE COME PROCESSO ANALOGICO
Advertisement
La natura intesa sia come mondo naturale esterno al soggetto, sia come ambito oggettuale indagato dalle scienze, si costituisce a partire dalla coazione a collegare impressioni sensoriali a oggetti esterni. Il mondo spirituale al contrario, si costruisce tramite un processo di trasposizione analogica, per cui viene proiettato negli altri e negli oggetti esterni un accadere psichico e su questa base si determina l’omoge-
neità esistente tra i fatti spirituali dell’esperienza interiore e quelli che siamo costretti a proiettare negli
altri corpi umani.1 Edward Burnet Tylor nella sua monumentale Primitive Culture del 18712 aveva postulato le origini della religione nell’animismo, nell’inferenza degli spiriti e nei sogni come fonte di esperienze che promuovono ipotesi animistiche. Altri moduli di elaborazione innati, coinvolti nell’autorappresentazione, forniscono fonti ancora più convincenti per l’universale tendenza umana verso l’animismo, da cui lo sciamanesimo attinge come complesso di credenze e sistema ideologico.3 Ritrovare nello sciamanesimo solo similitudini riconducibili all’animismo, significa perdere di vista i due aspetti salienti che li diffenziano. Mentre nell’animismo si attribuiscono proprietà spirituali a determinate realtà materiali, nello sciamanesimo, all’animale o all’oggetto, appartengono alcune potenzialità che servono unicamente ad agevolere il compito dell’officiante durante il rituale. Ancora più evidente la differenza nelle capacità rappresentative dei due diversi aspetti cognitivi dove nel primo è particolarmente evidente l’influenza di un sistema culturale basato sulla proiezione del proprio inconscio sulla natura, al contrario nello sciamanesimo si determina socialmente e culturalmente la figura di un officiante che fa da tramite con spiriti ed entità di vario genere, al fine di interagire con esse per portare risultati tangibili (come la guarigione) per il singolo individuo o all’intera comunità. Ovviamente una forma di parallelismo può riscontrarsi nell’uso dei simboli e dei significati a cui essi culturalmente rimandano. I simboli restano, per l’intero percorso evolutivo del genere umano, il modo più efficace per esprimere le forze della natura e i rapporti che abbiamo con essa.4 I sim-
boli sono segni che conservano l’esperienza umana, talvolta più potenti della realtà che rappresentano.5
La peculiarità dello sciamanesimo, rispetto alle connotazioni proprie dell’animismo, consiste nell’interazione con il mondo sovrannaturale, attraverso l’uso degli 71
ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA
ASC dello sciamano durante le cerimonie, per il mantenimento della condizione di equilibrio dell’identità personale e nel rapporto con tutte le manifestazioni del visibile e dell’invisibile.6 Dal nostro punto di vista questa peculiarità rimanda alle dinamiche evolutive cha hanno caratterizzato la lunga storia dello sciamanesimo. Le dinamiche interpersonali e le conseguenti elaborazioni cognitive nel soggetto che contraddistinguono il rituale sciamanico evidenziano un radicale cambiamento che deve essersi verificato nell’evoluzione attraverso la plasticità biologica del nostro cervello. I recenti studi in ambito neuroscientifico hanno di fatto evidenziato le varie modalità di queste forme vitali, confermando le dinamiche e le risposte neurali specifiche nella porzione dorso-mediale dell’insula7 e le conseguenti trasformazioni sensomotorie corrispondenti. In breve, le risposte neurali durante un’osservazione specifica comportano una trasformazione delle rappresentazioni sensoriali associate, elicitando chi osserva in una serie di processi simili a quelli che sarebbero evocati se il soggetto stesse realmente eseguendo l’azione (i neuroni specchio).8 Si tratta della soggettiva comprensione di ciò che serve non solo ad identificare il tipo di forme vitali che caratterizzano le azioni osservate, ma di conoscere anche le ragioni che le hanno indotte, ponendo sul piano empatico anche la percezione delle caratteristiche del pensiero e dell’emozione che l’agente prova al momento dell’azione. Le pratiche sciamaniche ad esse relazionate, amplificano queste condizioni peculiari e hanno portato alcuni ricercatori ad avanzare la coraggiosa ipotesi che l’officiante abbia la particolare capacità di entrare in relazione con gli stati mentali del malato e degli altri partecipanti, durante la transe. Questo suggerisce la possibilità della ‘previsione del
comportamento attraverso una teoria intuitiva che implica l’assunzione degli stati mentali altrui, che lo sciamano rende propri coinvolgendo i propri sentimenti come modelli per i pensieri e i comportamenti
degli altri’. Winkelmann prosegue asserendo che ‘gli spiriti sono
usati nello sciamanesimo per manipolare aspetti inconsci del sé, dell’identità personale e di quella comunitaria. I loro atteggiamenti e le loro azioni riflettono le dinamiche delle relazioni sociali e interpersonali del gruppo umano, in forma di linguaggio intrapsichico. Il risultato è quello di agire nel sé più profondo dell’individuo, fornendo indicazioni precise sulle dinamiche comportamentali individuali e di gruppo’.
Sappiamo che le credenze spirituali sono costituite da sistemi simbolici complessi, che implicano dinamiche percettive e comportamentali organizzate, e che operano indipendentemente dalla consapevolezza e dall’identità ordinaria.9 Ma nel caso dello sciamanesimo non si tratta di un’effettiva rievocazione di spiriti, bensì di una stimolazione della psiche in una situazione o stato di coscienza percettivo amplificato. Evocare non è poi così poi diverso dall’isolarsi, oppure dal raccogliersi in gruppo, per amplificare lo stato di percezione e di concentrazione potenziando la ricettività interiore: è invece lo stato modificato della transe indotta nello sciamanesimo a fare la differenza. Le pratiche di guarigione sciamaniche interagiscono con i complessi sistemi simbolici umani, ristrutturando e integrando le dinamiche inconsce mediante specifi-
LA TARANTA | Il tarantolismo è una sindrome culturale di tipo isterico del sud Italia. La cura tradizionale è una terapia sonorocoreutica durante la quale il soggetto viene portato a uno stato di transe nel corso di sessioni di danza frenetica che danno luogo a una sorta di esorcismo musicale.
ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA
ci processi neurali, che hanno luogo in diverse regioni del cervello e delle quali parleremo in seguito. Tutto ci lascia pensare che la guarigione sciamanica integri i processi visivi e corporei per unire le informazioni inconsce con la mente cosciente. Il cambiamento terapeutico nella cerimonia può essere anche pensato come una capacità umana innata di estendere le capacità funzionali della rappresentazione del Sé con un ampliamento percettivo condiviso, in una situazione dove l’interazione dell’officiante “conduce per mano il malato” e i partecipanti nel rimodellare inconsciamente tali processi percettivi e cognitivi.10 Nella pratica rituale i processi di coinvolgimento empatico e di partecipazione emotiva vengono agevolati dall’identificazione del mondo spirituale da parte dello sciamano, che fornisce nuove rappresentazioni personali e sociali ai partecipanti. Le pratiche sciamaniche coinvolgono i partecipanti nel recupero dell’anima attraverso le estensioni del mondo animale e degli spiriti adiutori. Queste pratiche riflettono aspetti delle dinamiche dell’autorappresentazione di cui abbiamo parlato e coinvolgono diversi modelli e idee del sacro: nei pro-
cessi culturali proprio l’intersezione tra il mondo spirituale e sociale fornisce maggiori potenzialità personali e d’identità.11
Per lo sciamano l’intersezione tra sacro e identità personale produce sistemi culturali e simbolici del Sé; per i partecipanti fornisce modelli interiorizzati per mediare gli effetti del rituale su emozioni, attaccamenti e comportamenti, consentendo alla cerimonia di produrre cambiamenti emotivi che influenzano la coscienza. La drammatizzazione messa in atto durante la cerimonia e lo stato di transe dello sciamano mediante l’interazione con gli spiriti permette all’officiante di fornire ai partecipanti stimoli potenti: questi stimoli li coinvolgono emozionalmente e riconsolidano un senso condiviso di partecipazione e di risocializzazione, incorporando quello spirito altro che produce la modifica dell’identità del malato e dei partecipanti. Ritroviamo un esempio significativo di queste dinamiche nei diari dell’esploratore Knud Rasmussen, che racconta della conversazione con lo sciamano eschimese Aua sui suoi viaggi nel regno dei morti. L’antropologo danese ricostruisce l’atmosfera e le immagini mentali prodotte nel corso della situazione attraverso la testimonianza diretta dello sciamano, e ci convince che quest’ultimo deve avere un’idea precisa dello stato d’animo delle persone presenti. Canti, interrogazioni degli spiriti, attese, paure e speranze dei partecipanti di poter vedere in spirito i propri antenati non solo servono allo sciamano socialmente riconosciuto come mediatore tra i mondi: le grida, i gemiti e i pianti degli astanti in un certo qual modo anche rafforzano la sua condizione di transe e lo guidano verso il soprannaturale. La relazione tra officiante e partecipanti porta così ad un crescendo febbrile della situazione, nella quale i vocalizzi, i suoni misteriosi e versi d’animale emessi dallo sciamano, rendono partecipi tutti coloro che si trovano coinvolti nella cerimonia. In altri termini, l’insieme di emozioni e di informazioni che lo sciamano in stato di transe comunica ai partecipanti durante il suo viaggio conducono ad un’esaltazione dello stato di empatia, che per certi versi pos-
siamo ricondurre ad uno stato modificato prossimo all’esperienza estatica.12
In questa atmosfera di coinvolgimento emotivo, sia i partecipanti sia l’officiante hanno bisogno di prove empiriche per potersi liberare da dubbi e timori, e la conferma reciproca li mette in grado di affrontare ogni genere di prova.
![](https://assets.isu.pub/document-structure/220831125514-37fa93f0d8230c95414e8ff462a6a094/v1/94bcfc410bd5209e9e2a7b965bfc8f9b.jpeg?width=720&quality=85%2C50)
DOPPIA MASCHERA | Incontrerai molte maschere nella vita, ma ben pochi volti, scriveva Pirandello. Chi siamo realmente? Indossiamo una maschera, oppure abbiamo bisogno di una o più maschere per proteggere l’io più nascosto.