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CAPITOLO 12
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LA CERIMONIA SCIAMANICA, UN RITUALE SOCIALE?
Che cos’è una cerimonia sciamanica? Innanzitutto dobbiamo abbandonare definitivamente l’idea in termini di rituali rigidamente codificati e nelle ossessive ripetizioni di formule, accompagnate da collaudate espressioni gestuali rigorosamente prestabilite. La descrizione precedente potrebbe adattarsi perfettamente alle cerimonie delle grandi religioni ma, nel caso del rituale sciamanico, le cose stanno su un piano completamente diverso: sono piuttosto l’intensificarsi continuo dei cinque sensi per spostare l’attenzione e la partecipazione emotiva sul piano della coscienza condivisa che può determinare una scelta specifica anzichè il suo esatto opposto. Laughlin e McManus affermano che la cerimonia sciamanica fornisce quadri teorici e probatori per interpretare i rituali sociali umani in una prospettiva evolutiva e identificarne le loro funzioni adattive1, e questo ci pare un interessante spunto per alcune riflessioni mirate. Gli esseri umani condividono con altri animali forme di rituale, comportamento e comunicazione. Rituali animali, cerimonie e atteggiamenti formalizzati implicano comportamenti stereotipati che hanno funzioni di comunicazione e di segnalazione sociale. Questi comportamenti basati sulla genetica forniscono strutture specializzate di informazioni che facilitano l’interazione tra i membri della stessa specie, comunicando una serie di importanti messaggi su base sociale. Il rituale coordina l’azione degli individui in schemi collettivi, socialmente coerenti e coordinati. Ad esempio, i rituali animali sono una forma di comunicazione che coordina il comportamento, contribuendo ad atteggiamenti cooperativi funzionali alla sopravvivenza collettiva. La funzione biologica del rituale consiste nel facilitare il flusso di informazioni per sincronizzare i comportamenti individuali nel contesto sociale. Questo coordinamento richiede un’azione sia a livello individuale che di gruppo. Il rituale attiva lo scambio di informazioni dai livelli neurologici a quelli mentali speculativi e sincronizza l’individuo con il gruppo. Il rituale è anche una strategia comportamentale e un meccanismo fondamentale mediante il quale si ottiene il coordinamento, e la conseguente cooperazione, delle risposte interne tra i membri di una specie. In breve, il coordinamento rituale dei gruppi sociali costituisce un meccanismo di socializzazione: è un antico canale evolutivo di comunicazione che opera in virtù di funzioni biologiche omologhe (cioè sincronizzazione, integrazione, e sintonia) sia tra gli umani sia altri vertebrati, come sottolineato nel lavoro di D’Aquili, Laughlin e McManus.2 In tutti gli organismi dotati di sistemi nervosi e di una
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mente, il processo che definisce la gestione ed esecuzione delle risposte comportamentali, si può riassumere nell’azione determinata dalle informazioni provenienti dai processi di omeostasi, dalle elaborazioni nei sistemi nervosi, dalle mappe neurali, dalle immagini e dai sentimenti elaborati dalla mente, sottese dalla soggettività, dalle memorie, dal ragionamento e infine dal linguaggio verbale e dall’intelligenza creativa.3 Questo impulso biologico si manifesta anche nelle pratiche sciamaniche così come in altre pratiche spirituali e religiose. Il rituale di guarigione fornisce conforto e legame con il mondo esterno e con gli altri, integrando le persone mediante il supporto sociale, l’identità di gruppo e il senso di partecipazione. Forse proprio il legame comunitario contribuisce alla guarigione suscitando forme di attaccamento mediate neurobiologicamente. Se per un momento consideriamo una qualsiasi condizione di malattia, sia essa fisica o mentale, confrontando i sistemi di metodo investigativo, il luogo d’indagine, la condizione del malato, la filosofia del rimedio e le conseguenze dell’intervento, inizieremo ad avere un quadro più significativo di quanto scritto sinora. Riassumendo: il metodo utilizzato nelle cerimonie sciamaniche si colloca all’estremo opposto di quello scientifico; nella presa in carico del disturbo, lo sciamano dissocia il sintomo dalla persona, e allontana così ogni legame, senso di responsabilità o dipendenza della malattia dal malato. Dobbiamo focalizzare la nostra attenzione non sulle verità delle interpretazioni ma sulle conseguenze della loro messa in atto. Nel mondo scientifico le analisi di laboratorio, l’osservazione e l’anamnesi del paziente offrono al medico informazioni sull’eziologia della malattia e sulla possibile terapia. Il medico occidentale riveste un ruolo di dominanza socio-culturale, conferitogli dalle sue conoscenze scientifiche e dalla sua competenza clinica. Tuttavia, pur nella specifica asimmetria di ruoli che caratterizza la relazione terapeutica, l’incontro medico-paziente si configura come un’esperienza interpersonale non semplicemente tecnica, perchè implica una serie di elementi non solo razionali ma anche emotivi ed affettivi, che accomunano medico e paziente.4 Ma questo coinvolgimento è raramente riconosciuto nella relazione terapeutica: al paziente è generalmente riservato il ruolo di malato, la malattia è un suo problema, e non riguarda la vita personale del medico. Nei gruppi sociali lo sciamano partecipa direttamente a tutte le fasi della cerimonia di guarigione, e un tale compito mette in gioco la vita stessa dell’officiante. Questa dinamica si trova nei racconti e nei resoconti di etnografi e antropologi: alla richiesta di guarigione
da parte del malato o dei suoi cari, segue una fase di perplessità, a volte venata d’angoscia, da parte dello sciamano che non può sottrarsi alla richiesta; segue
poi la sua preparazione meticolosa della cerimonia. Lo scenario al quale lo sciamano sta per affacciarsi è l’invisibile, con tutte le conseguenze che questo può comportare. Le constatazioni di Tobie Nathan a proposito del disturbo e della cura, sono precise e significative, secondo il principio per cui ogni evento che produce un disturbo è causa della rottura di un equilibrio tra l’organismo e il mondo. Le rappresentazioni mentali di paziente e officiante si fondano su una precisa sequenza di condivisioni:
sulla constatazione del disturbo, sui postulati dell’intenzione dell’invisibile, sull’esplicitazione di questa intenzione e sulla conseguente risposta adeguata
sempre diretta all’invisibile.5 Questa traslazione di attenzione e operazione cogni- 87
ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA
tiva, che coinvolge l’interazione tra sistemi emozionali e sentimenti, sposta cognitivamente la condizione del malato: la malattia viene percepita come una necessità, un tramite con l’invisibile, e persino un’occasione. Il grande grecista e antropologo irlandese Eric Dodds scriveva: “la malattia fisica e mentale può essere
considerata una condizione estrema, che permette al corpo di sviluppare certi poteri che normalmente
non possiede”. 6 Se l’approccio scientifico si può descrivere come l’interrogazione minuziosa del visibile, del percettibile e del misurabile, quello sciamanico consiste nello spostamento dell’interesse, e delle immagini che la mente costruisce di conseguenza, dal visibile all’invisibile, dall’individuale al sociale, dal fatale al rimediabile. Dall’approccio della medicina occidentale consegue l’assegnazione del malato a categorie note, il suo isolamento e persino la sua separazione da altre persone affette dalla stessa patologia. Nel caso della terapia sciamanica la situazione cambia radicalmente: l’intervento produce immagini che interfacciano universi paralleli attraverso l’enunciazione della pluralità di appartenenze dell’individuo, e con nuove affiliazioni a dimensioni dei qualia, che sono gli aspetti qualitativi delle esperienze coscienti. Ma in cosa consiste tale approccio, e su cosa possiamo focalizzare la nostra attenzione per comprendere meglio il processo evolutivo che lo ha caratterizzato? La nostra esistenza è determinata dall’interazione con quel mondo esterno che viene rievocato da miriadi di immagini che continuamente la nostra mente costruisce. L’aspetto più sorprendente che le neuroscienze hanno rivelato attraverso le indagini di neuroimagining funzionale - la tecnologia in grado di misurare il metabolismo cerebrale visualizzando i processi neurali coinvolti - è però l’esistenza di un mondo mentale parallelo, che per molti versi è talmente sottile da non richiedere le attenzioni del sistema nervoso autonomo. Se le mappe mentali prospettiche sono relazionate ai sentimenti che accompagnano le immagini questo mondo mentale parallelo è quello degli affetti.7 Il flusso dei processi vitali del nostro organismo, che noi viviamo come sentimenti spontanei e omeostatici, si interseca con le risposte emotive innescate dando origine a sentimenti stratificati. Gli affetti determinano un aspetto importante dell’integrazione delle esperienze, e sono una componente essenziale della coscienza che attraverso processi di soggettivazione, ci permette di considerarle nostre. Le pratiche di guarigione sciamaniche rafforzano gli attaccamenti che soddisfano i bisogni fondamentali degli umani nel più ampio contesto del sistema comportamentale bio-sociale dei mammiferi. I legami di attaccamento, che si sono evoluti per mantenere la vicinanza tra piccoli e genitori, creano una base più idonea e sicura per il Sé mediante l’offerta di conforto e protezione da parte di una figura referente.8 Questi attaccamenti contribuiscono allo sviluppo emotivo attraverso l’offerta di relazioni che influenzano gli adattamenti del Sé con il senso di appartenenza e di condivisione con gli altri: potenziando il comportamento altruistico, che è modellato sul ruolo gratificante e benevolo dell’aiutare l’altro, e generando affetti. Nella cerimonia sciamanica questi aspetti divengono determinanti per la buona riuscita del rituale, ponendo la funzione attiva e partecipata del singolo individuo assieme alla capacità dello sciamano di esercitare la sua funzione catartica nell’evolvere della cerimonia, nell’azione coattivante attraverso gli affetti.
SULL’ORLO | Uno sciamano africano osserva estatico un incavo da lui scavato e colorato a cerchi concentrici sul suolo. Sta per scivolarvi dentro o sono le cose al suo interno che stanno provando a uscirne?