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CAPITOLO 10

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RELAZIONI TRA I SENTIMENTI E LE EMOZIONI NEGLI STATI MODIFICATI DI COSCIENZA

Le definizioni classiche dello sciamanesimo di Mircea Eliade ponevano la figura dello sciamano come un tramite che, operando attraverso un’interazione estatica, connetteva il mondo degli spiriti ad un singolo individuo, ad una famiglia o all’intera comunità. L’orientamento comunitario delle pratiche sciamaniche ha importanti effetti sociali, psicologici e psicofisiologici. Le caratteristiche evolutive adattive degli esseri umani hanno prodotto una neuropsicologia che ha richiesto l’adattamento a un mondo sociale: questo ha inevitabilmente prodotto la

costruzione della personalità e ha reso possibile

la spiritualità.1 La capacità umana di auto-moderazione emozionale, attraverso l’interiorizzazione sociale, si basa sulle relazioni simbiotiche che derivano dalle dinamiche di attaccamento dei mammiferi che forniscono la base per la vita emotiva. Il sistema nervoso umano si è evoluto in un contesto che richiedeva un’interdipendenza sociale che produceva una canalizzazione dello sviluppo neurologico e psicologico individuale e l’adeguamento della vita emotiva personale.

“I sistemi religiosi possono funzionare essi stessi come unità evolutive di ordine superiore, in cui l’interazione sociale e i diversi aspetti cognitivi indivi-

duali sono incorporati e trovano significato”.2 In breve, nell’evoluzione il ruolo di mediatore della cooperazione sociale del cervello richiedeva processi simbolici come base per produrre coesione sociale e consenso. In altre parole, un ASC interagisce in maniera diversa con gli stati del sentire, che generano idee ed interpretazioni riguardanti il momento presente e le anticipazioni future. Andiamo per ordine verso le nostre prime conclusioni. I sentimenti differiscono da tutte le altre esperienze mentali per due ragioni fondamentali: il contenuto in cui emergono è il corpo dell’individuo, e la valenza è l’elemento che lo definisce, traducendolo istante per istante in stati mentali, che per estensione riguardano anche gli affetti. Il riferimento al corpo è prevalentemente caratterizzato dall’antico mondo delle viscere, che è variamente ubicato nell’addome, nel torace e nello spessore della pelle. I contenuti dei sentimenti spontanei che arrivano alla nostra mente corrispondono prevalentemente alle azioni in corso nelle viscere (contrazioni, rilassamento, dilatazioni, infiammazioni ecc.) e

CUORE O CERVELLO? | Il cervello è l’organo principale del sistema nervoso e regola la maggior parte delle funzioni del corpo e della mente, ma i segnali che il cuore invia continuamente al cervello influenzano la funzione dei centri cerebrali superiori coinvolti nella percezione, cognizione, ed elaborazione delle emozioni.

ALLE ORIGINI DELLA GUARIGIONE: SCIAMANESIMO E NEUROTEOLOGIA

sono governati dal grado di attività e di risposta, che può essere lineare o complessa. L’azione di molecole circolanti nel sangue nelle terminazioni nervose, come cortisolo, serotonina, dopamina, oppioidi endogeni e ossitocina, è al centro della rete di modificazioni delle attività viscerali, e quindi dei sentimenti spontanei e delle esperienze dello stato vitale dell’organismo.

La valenza giudica l’efficienza corrente degli stati corporei e il sentimento annuncia il giudizio al pro-

prietario del corpo.3 Tali sentimenti scaturiscono dal flusso sotterraneo dei processi vitali del nostro organismo, indicandoci lo stato complessivo della regolazione vitale: quindi possiamo definirli omeostatici, ossia orientati a riportarci all’equilibrio vitale allertando le azioni di autoregolazione necessarie. Riassumendo, quando proviamo sentimenti spontanei siamo sintonizzati con l’omeostasi. Tuttavia il nostro cervello è incessantemente influenzato dal mondo esterno, che costantemente si interfaccia con il corpo e, attraverso le risposte emozionali causate da stimoli sensoriali e codifiche mnestiche, genera sentimenti stratificati, in cui i processi emotivi hanno un ruolo di estrema importanza. Uno stimolo esterno determina una particolare emozione immediata, che in realtà è l’esito di una rapida e complessa trasformazione dello stato dell’organismo. Siamo portati a definire questo processo come puramente emotivo, ma in realtà tutto ha inizio con interventi che modificano l’omeostasi di fondo.4 Tali azioni includono il rilascio di sostanze specifiche che in determinate aree del sistema nervoso agiscono simultaneamente sulla mente e sul corpo, come avviene ad esempio nelle ghiandole endocrine, che iniziano a produrre molecole in grado di modificare funzioni corporee. Il metabolismo viene modificato per conciliare il rapporto tra richiesta e produzione di energia: il livello di controllo del SNA (Sistema Nervoso Autonomo) si abbassa e le difese immunitarie incrementano la loro attività. Questo, è il momento in cui le risposte emotive assumono un ruolo fondamentale. I sistemi e le aree cerebrali coinvolte sono ubicate per lo più nell’ipotalamo, nel tronco encefalico e nei nuclei basali del prosencefalo, le cui le strutture principali sono l’amigdala e il nucleus accumbens. Le analisi di laboratorio mostrano che in uno stato modificato di coscienza come l’esperienza estatica si sviluppa una forma integrativa di consapevolezza in relazione ad una attivazione prevalente dell’ipotalamo e del sistema nervoso autonomo, attraverso i circuiti che collegano l’ippocampo al setto.5 Le regioni sottocorticali si attivano per rispondere a ogni genere di sensazione, impulsi, motivazioni, oggetti, circostanze e emozioni. L’innesco delle risposte emotive avviene automaticamente, senza che intervenga la nostra volontà. Lo stimolo emotivo, quando è richiamato dalla memoria, e non è presente nella percezione, rievoca e ricodifica il materiale inconscio per generare sentimenti stratificati riconoscibili. Nei gangli della base e nel cervelletto avvengono i processi di consolidamento delle tracce mnestiche con particolare intensità e valenza, al fine di sincronizzare le strutture del sistema limbico con i lobi frontali, favorendo l’accesso della coscienza a materiale preconscio e inconscio; in tal modo il sistema nervoso autonomo non viene altresì allertato. La conseguenza è la sintesi di quanto ricordato: in

determinate circostanze, per esempio mentre si sviluppa un’emozione, il cervello costruisce mappe del corpo simili a quelle che creerebbe se esso fosse ef-

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fettivamente modificato da quella stessa emozione; (...) all’interno delle sue regioni somatosensoriali, il cervello può simulare certi stati del corpo, come se

essi si stessero effettivamente verificando.6 Vediamo nello specifico cosa accade nel processo di induzione della transe dello sciamano. Nello sviluppo della transe si possono riconoscere quattro fasi distinte: la ricerca della condizione di soglia; la successiva rottura/superamento della soglia, nel quale si passa da uno stato di destabilizzazione ad una fase di spostamento delle percezioni; il processo di graduale controllo della nuova condizione attraverso l’azione di forze strutturali esterne; e infine una nuova destabilizzazione e un graduale ritorno ad uno stato ordinario di coscienza. La prima fase necessita di diverse e particolari condizioni che agevolano l’officiante nel raggiungere la condizione ottimale per spingersi in quello stato ‘di soglia’ necessario al ‘distacco/salto’ verso uno stato modificato di coscienza. Costume, copricapo, maschera, paraphernalia, ambiente circostante, oli e incensi bruciati, condizioni ambientali, stagionali e meteorologiche, persone presenti alla cerimonia, ritmo ossessivo del tamburo e tintinnio di campanelli, canto e digiuno sono gli elementi principali (ce ne sono altri ma più specifici e comunque relazionati alla tipologia di rito ed al contesto culturale) per raggiungere il primo gradino. Prima di entrare nel merito dell’entrata in transe da parte dello sciamano, riteniamo opportuno fare chiarezza sulla differenza tra la transe sciamanica e l’estasi mistica; quest’ultima (da non confondere con la transe estatica), come sottolinea Rouget, presuppone una deprivazione sensoriale: silenzio, solitudine e immobilità.7 La transe sciamanica, al contrario, necessita iperstimolazione: il suono o rumore, il movimento o danza e la partecipazione degli astanti/pubblico. Appare quindi evidente come la transe sciamanica, a differenza di altri stati modificati di coscienza, necessiti di una duplice modificazione: psicologica, in quanto richiede una predisposizione al superamento della soglia e allo scatenamento della transe; ma anche sociale e culturale, che completa e trasforma l’officiante impegnandolo in ruoli e attività più complesse, che coinvolgono tutti i presenti e il malato nell’evolvere del rituale sciamanico. Durante la fase di rottura o passaggio verso lo stato di transe lo sciamano invoca chiamandolo a sé lo spirito adiutore; venendo meno al suo stato ordinario di coscienza, perdendo apparentemente la propria identità in favore di uno stato passivo di possessione. Al contrario di quanto si possa credere, ciò avviene in piena lucidità, nonostante nel momento in cui avviene la trasformazione sia facile cogliere una certa tensione tra le due dimensioni: una passiva, in cui lo sciamano sembra perdere il controllo della propria identità, e una attiva di osservazione, nella quale egli sembra conservare la lucidità nella misura in cui è asservita alla dimensione interiore che sta vivendo. Più in generale, la mente crea immagini attraverso meccanismi neurali che generano mappe che in seguito interagiscono sull’intero sistema cognitivo. Ciò avviene attraverso l’interconnessione tra cortecce associative e cortecce di ordine inferiore: una delle componenti della coscienza corrisponde a queste integrazioni, simultanee o in sequenza, delle diverse aree coinvolte, come ricordato in precedenza. Se solo per un attimo proviamo ad immaginare la complessità e le variabili che intervengono quando nella mente si costruisce la visione dell’io in grado di osservare Sé stesso e dell’interazione dei processi 79

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omeostatici conseguenti, non ci può essere dubbio che al confronto il montaggio di un film hollywoodiano sia una bazzecola.8 Qualcuno potrebbe definire questa lettura come una semplice illusione, ma al contrario, i processi biologici per cui tutto ciò accade sono certi. La parte della mente cosciente, che tende a dominare la successione degli eventi, consiste in immagini che continuamente vengono rielaborate dal recupero di memorie incosce e emozioni ad essa associate. Le immagini dall’interno contribuiscono alla multimedialità della coscienza, alla costruzione di sentimenti, e quindi alla generazione della soggettività. Il processo multimodale che ne deriva è il costituente essenziale dell’esperienza mentale, in cui la prospettiva dell’individuo si costruisce incessantemente sulla base di sentimenti spontanei e provocati, che generano immagini accompagnate da emozioni e correlati mnestici per arrivare alla sincronizzazione dell’intero sistema. In breve, diverse parti del cervello interagiscono con il corpo, creano immagini funzionali ad una mappatura prospettica dell’individuo e del mondo, realizzando le due componenti della soggettività.9 Ma questo sdoppiamento è una dissociazione o una possessione partecipata? Occorre distinguere la transe sciamanica dalla possessione, onde evitare confusione, in quanto si tratta di stati modificati di coscienza che riguardano la sfera del sacro, della spiritualità. A livello dei fenomeni corporei, e più precisamente psicobiologici e neurofisiologici, le manifestazioni si assomigliano, ma i sistemi culturali sono profondamente diversi: l’idea di uno spirito che si impadronisce completamente della personalità del soggetto, come nel caso della possessione, è estranea al paradigma sciamanico, dove invece l’officiante interagisce in maniera attenta ed attiva con l’esperienza della transe. In questa fase della transe sciamanica la relazione tra vissuto immaginario passivo e osservazione vigile e partecipata della dimensione interiore è di tipo riflessivo, e allo stesso tempo è costituita da ciò che viene vissuto. È questa una condizione che espande la coscienza dello sciamano verso dimensioni mitologiche, primordiali e ancestrali, e di fatto determina il crollo della mente bicamerale. Lo psicologo statunitense Julian Jaynes scriveva: “di

solito non pensiamo all’apprendimento di una nuova forma mentale inconscia, magari un rapporto completamente nuovo fra i nostri emisferi cerebrali ... allora la coscienza non potrebbe essere per l’ap-

punto una nuova creazione? 10 Lasciando ai posteri le dissertazioni sulla terminologia più corretta da adottare, muoviamo verso la fase successiva, quella del graduale controllo della nuova condizione attraverso l’azione di forze strutturali esterne. L’uscita dal corpo, così come la possessione partecipata, è un tratto costitutivo del viaggio sciamanico. A livello psicologico la capacità di padroneggiare queste particolari condizioni distingue immediatamente e inequivocabilmente il soggetto psicotico o posseduto che subisce passivamente queste situazioni senza nessun controllo, dallo sciamano, che al contrario gestisce le diverse fasi del rituale con un preciso obiettivo: identificare la ragione che ha causato la malattia, riconoscerne le cause e verificare le possibili soluzioni, per poi combattere, ritrovare l’anima perduta, lottare anche fisicamente, e finalmente superare o rimuovere gli ostacoli al recupero della condizione di equilibrio: la guarigione.

SCIAMANO HUICIOL | Anche tra gli sciamani sudamericani il rito di iniziazione comporta gli stessi passaggi che affrontano quelli siberiani. Queste affinità, e altre ancora, sono la prova della imprescindibile universalità dell’universo sciamanico al di là delle più diverse vicende storiche, sociali e ambientali.

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