Rivista di Natale 2018

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Buon Natale!

A pochi passi dalle rive del Lago Maggiore detto “il Piccolo Mare”, questo storico albergo ristrutturato del primo 900, antistante al porticciolo, gode di una posizione unica e di un panorama eccezionale. Verrete accolti dalla magica atmosfera della rigogliosa vegetazione della Costa Fiorita e dal suo paesino Porto Valtravaglia. La struttura è adatta a tutti i tipi di viaggiatori, è accessibile per persone portatrici di handicap e accoglie su richiesta i nostri amici animali. L’Albergo del Sole si trova tra i due principali paesi della sponda lombarda del Lago Maggiore, Luino e Laveno Mombello, punto di partenza per iniziare la visita dei principali luoghi di interesse della nostra zona.

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1 Come ogni anno la ricorrenza natalizia ripropone antiche tradizioni; riempie di gioia i piccoli, stima sentimenti di fratellanza tra gli adulti e accresce la voglia di affetti che ognuno vuole esprimere con regali. …Ed i negozi si preparano ad esaudire i desideri di tutti! Questa “Rivista di Natale” che viene proposta alla cittadinanza ha lo scopo di accompagnarla nella scelta dei regali e di far conoscere ed apprezzare le attività commerciali operanti nel territorio. Un ringraziamento quindi a tutti coloro che sfoglieranno la rivista, che ci auguriamo apprezzino e tengano in buona considerazione i nostri consigli; un sentito grazie a tutti gli operatori commerciali che hanno apprezzato e quindi supportato la pubblicazione e a tutti gli enti che hanno dato il patrocinio. ANNUALE GRATUITO - Novembre 2018 Iscrizione al Registro Stampa del Tribunale di Varese al n. 5812 del 21/10/2004 Grafica e Pubblicità: Publierre Communication Art di Romano Via XXV Aprile, 25/b - Luino (Va) - Tel. (+39) 0332 51 08 80 - Fax (+39) 0332 50 13 58 www.publi-erre.it - info@publi-erre.it Direttore Responsabile: Angelo Romano Realizzazione grafica: Santina Corea Finito di stampare: Novembre 2018 da Biemme Grafica

Opuscolo pubblicitario a DISTRIBUZIONE GRATUITA. Tutti i diritti sono riservati. Si ringraziano per il Patrocinio: l’assessorato Marketing territoriale e identità culturale della provincia di Varese, l’associazione Commercianti di Luino e l’Associazione panificatori della provincia di Varese. Inoltre si ringraziano tutti gli inserzionisti e tutti coloro che hanno partecipato alla realizzazione di questa rivista. La rivista verrà distribuita gratuitamente in tutti gli enti pubblici ed attività commerciali della Provincia di Varese. Ogni riproduzione del giornale, anche parziale è vietata senza l’approvazione dell’editore. Legge 8 febbraio 1948, n 47 (pubblicata nella GU 20/02/48, n. 43)

BUONE FESTE!


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La nascita di Gesù

A Betlemme Maria e Giuseppe, sono arrivati dopo circa 130 chilometri (provenienti da Nazaret), per il censimento. Non avendo trovato nessun luogo riparato per riposare, per il flusso notevole di persone, Giuseppe condusse Maria in una grotta fredda e oscura. Non appena sistemati, nacque Gesù. Maria avvolse il suo Bambino nelle fasce e negli indumenti di lana morbidi e spessi che aveva portato con sé. Poi, lo depose amorevolmente nella mangiatoia,

una cavità nel terreno per contenere il foraggio delle bestie. Ben presto la notizia della nascita di Gesù si sparse per tutta la Palestina con mezzi sovrumani. Non lontano dalla grotta, alcuni pastori vegliavano a guardia dei loro greggi, temendo qualche sorpresa a parte di animali selvaggi o di predoni. Per mantenersi desti narravano delle storie o suonavano flauti rudimentali. Improvvisamente, ai loro occhi sbalorditi apparve un angelo del Signore. I pastori indietreggiarono sgomenti, ma l’angelo: “Non temete” disse. “Ecco, io vi porto una lieta novella, che sarà di grande gioia per tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide il Salvatore, che è Cristo Signore. Questo vi servirà di segno: troverete un Bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia”. L’angelo aveva appena terminato di parlare, quando stormi di angeli volteggiavano per il cielo, cantando: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli, e pace in terra agli uomini di buona volontà!”

BUONE FESTE!


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L ’abete

Le sue origini sono piuttosto misteriose. Nei miti più antichi non manca mai un albero sacro, simbolo di nascita e rigenerazione; una visione ripresa e rilanciata dal Cristianesimo, tanto che i Padri della Chiesa definiscono Cristo “albero della vita”. L’abete ricoperto di nastri e fiocchi ha però la sua patria ideale in Alsazia a Strasburgo, da dove si diffuse in Germania.

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Il suo primo grande fan fu, nell’Ottocento, il Principe Alberto, marito della Regina Vittoria, che lo fece conoscere agli Inglesi. Alla fine del secolo l’albero di Natale approdò anche in Italia. Un’assoluta novità? Non proprio. Già nel settecento, in Liguria, si addobbavano dei rami di alloro con fichi secchi.

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La Stella di Natale

Narra la leggenda di un bambino poverissimo, che un giorno, non avendo altro da offrire, raccolse un mazzetto di ramoscelli da portare in chiesa il giorno di Natale. Quando si avvicinò all’altare, i ramoscelli si trasformarono, per miracolo, in bellissimi fiori rossi. Così nacque la stella di Natale. Un racconto commovente, ma la realtà è decisamente meno suggestiva, infatti il simbolo del bianco Natale proviene dalle torride distese messicane. Il suo vero nome è

“Poinsettia”, da Joel Robert Poinsett, l’ambasciatore americano in Messico che nell’Ottocento portò la pianta in America. Era un grosso arbusto e solo negli anni Sessanta, quando venne miniaturizzata, la Poinsettia si conquistò la fama di fiore natalizio. FIORI FRESCHI E SECCHI PER DECORARE LA CASA A NATALE E CAPODANNO A natale e Capodanno gli ornamenti floreali rappresentano una tradizione non ignorabile. La casa addobbata con gusto a garbo sarà più festosa e accogliente. Molto indicati sono i fiori dai colori delicati, come le fresie, i ciclamini rosa chiaro o bianchi, miniature come i garofanini, anch’essi rosa e le roselline. Le rose a gambo lungo e nelle tonalità più accese, disposte in un vaso elegante, sono più consone a Capodanno. La casa si può decorare anche con fiori secchi che ravviveranno un bel cesto di vimini riempito di muschio. Fra i fiori secchi si possono inserire spighe dorate, candele, pigne colorate, argentate o naturali e minuscole decorazioni natalizie.

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Il presepe

Almeno su questo non ci sono dubbi: a “inventarlo” fu San Francesco, che la vigilia di Natale del 1223 decise di ricreare la scena della Natività in una grotta sulle colline di Greccio, villaggio non lontano da Rieti. Si trattava di un presepe vivente: solo molto più tardi le persone in carne e ossa furono sostituite da statue. L’esemplare più antico? Quello realizzato dallo scultore Arnolfo di Cambio nel XIII secolo e conservato a Roma, nella chiesa di S. Maria Maggiore. Con il passare dei secoli, alla Sacra famiglia si aggiunse una folla di figure di contorno, pastorelli, artigiani e lavandaie che si affollano attorno a Gesù Bambino. IL BUE E L’ASINO La parola “presepe” significa letteralmente “mangiatoia”, la “culla” improvvisata, secondo il Vangelo di Luca, ospitò il bambino Gesù alla sua nascita. Accanto al Bambino, soltanto un bue e un asino, che con il loro alito riscaldano l’umile giaciglio. Ma perché proprio loro? Quali simboli si

Loredana Turchi Photography

celano in questi animali? Qualcuno li mette in relazione con la profezia di Isaia, che accusando il popolo di Israele di essere sordo alla parola di Dio, lo contrappone alla mansuetudine e alla docilità del bue e dell’asino. Il bue è simbolo di carattere forte, ma paziente, sottomesso, ubbidiente e docile. E l’asino? È un altro protagonista delle narrazioni bibliche. Nei vangeli infatti si narra di lui più volte: nella capanna di Betlemme a riscaldare il Bambin Gesù, in fuga da Erode con la Sacra Famiglia e nella trionfale entrata di Cristo in Gerusalemme, sul dorso di un’asina bianca, simbolo di intelligente umiltà.

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Il presepe di radici di Formentini

Della sua originalità e del suo pregio hanno già scritto tutti: il Presepe che da diversi anni propone Fermo Formentini, un appassionato assai noto nel Luinese e che viene costantemente arricchito di nuovi soggetti, è ormai famoso. Al bosco, Formentini si è ispirato per costruire il suo Presepe artistico, suggestivo, e ogni natale sempre rinnovato nei particolari e nei personaggi, frutto di una ricerca scrupolosa e di un impegno non comune. Radici di varie essenze delle piante che coprono le pendici dei monti che circondano il paese hanno dato vita agli oltre centoquaranta soggetti che compongono questa sacra rievocazione della nascita di Gesù, immerse in variegate

qualità di soffice muschio disposte in scala cromatica, quasi un mosaico che nasconde il lungo paziente studio e la fantasia dell’autore nell’allestimento di questa originale natività. Questo, il Presepe vegetale, che troneggia all’interno di un locale presso la chiesa di Bosco, meta incessante di visitatori che arrivano anche da lontano.

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Babbo Natale

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UN SIMPATICO VECCHIETTO In principio fu una necessità pubblicitaria. Poi, con il passare del tempo e l’arrivo dell’abitudine, è diventata tradizione. Una tradizione con la barba bianca, il vestito rosso e le guance rubizze, accompagnata da un simbolo che, dalle nostri parti, almeno per quanto riguarda il Natale, in fondo non aveva mai seguito. Sino agli anni Sessanta,

in Italia, Babbo Natale era un personaggio pressochè sconosciuto. Arrivò in quel periodo, importato direttamente dagli Stati Uniti, dove era stato “rivisitato” nel 1931 quale testimonial della Coca Cola. I creativi della celeberrima Company americana si erano ispirati a San Nicola (St. Nicholas, cioè Santa Claus) che in Olanda sbarca ad Amsterdam portando doni ai bambini (ma non nel giorno di Natale). Non a caso la nuova figura simbolica, giunse da noi sulle ali del “boom” economico e della forzata trasformazione del nostro Paese da contadino a industrializzato. Babbo Natale venne così messo al servizio della produzione e della vendita di prodotti di consumo. Babbo Natale è diventato un mito del nostro tempo. Un amico che accompagna per tutta la vita nei ricordi dell’infanzia, è una favola per bambini recitata dagli adulti. Una dimensione fantastica in cui ognuno gioca il ruolo preciso: i piccoli che ingenuamente attendono il suo arrivo e i grandi che fanno finta di crederci.

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Le pietanze di Chris

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ANTIPASTI Pasqualine di carciofi l Focaccia genovese l Ripieni genovesi l Polpettoni genovesi l Patè di vitello l Vitel tonnè l Insalata russa l Insalata russa con gamberi l Panettone gastronomico classico l Lingua in salsa verde l Uova bellavista l Vol au vent mignon misti l

PRIMI Cappelletti emiliani l Quadrucci al brasato l Ravioli di magro l Pansotti speck d'oca l Ravioli delizie di limone l Caramelle alle olive l Ravioli ai carciofi di sardegna l Tortelli di zucca l Agnolotto alla fonduta l Tortello salmone zenzero scorza arancia l Tortellone taleggio patate e nocciole l Tagliolini al nero di seppia l Lasagne ragù - pesto - vegane salmone e zucchine stracchino l

SECONDI l Baccalà in umido l Arrosto di coniglio ripieno l Brasato al barolo l Orata al forno l Roast-beef all'inglese l Agnello al forno con patate l Anelli di calamari al forno con patate e pomodorini l Verdure grigliate l Zucca al forno con patate l Cipolle caramellate al profumo di tonno

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Corsa ai regali

Al popolo dello shopping ha già dato il via alla corsa ai regali: doni utili o futili, grandi o piccoli, tradizionali o originali. La domanda sorge ora spontanea: quale sarà il regalo più gettonato che troveremo sotto l’albero? In pole position primeggiano telefonini di ultima generazione, palmari e novità high teck per chi vuole stare al passo con i tempi, libri e musica, videocassette e dvd, capi di abbigliamento o acces-

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sori trendy per i fashion victim, profumi e belletti d’ogni genere per i più vanitosi, ma anche gioielli e preziosi per i portafogli più generosi, viaggi e vacanze per i più alternativi, vini d’annata per i palati fini e poi immancabili, tanti giochi, giocattoli e peluche per i più piccini. Insomma non rimane che l’imbarazzo della scelta tra le proposte per tutti i gusti e per tutte le tasche.

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18 La citta di Luino, che in tanti anni non ha cambiato nulla: né il lago, né i monti, né il clima per cui: “…se vuoi provare le pene dell’inferno vattene a Cannero d’estate ed a Luino d’inverno…”. Ragion questa ed unica che fece poetare e musicare un famoso ritornello: “Città Giardino t’hanno nominata, Luino un dì le fate e i tuoi dintorni / son luoghi che conferman tutti i giorni / che in essi, sui decrepiti si muore. Luino dolce incanto di sol azzurro e fiori / ti fanno i tuoi colori un sogno di città!” Luino è tra i centri più antichi del Verbano: è la principale città della sponda lombarda del lago, a pochi chilometri dal confine svizzero situata in una posizione incantevole. Luino nasce come villaggio di pescatori, ma oggi è un moderno centro commerciale

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Luino

e turistico. La città vanta i natali di celebri personaggi del passato, tra cui: Anselmo Luini arcivescovo di Milano (XII secolo); Giacomo Eluterio Luini, carmelitano, fondatore di una chiesa e di un cenobio (1477), Bernardino Luini, pittore della scuola di Leonardo, Giovanni Luini Confalonieri (benefattore), Giacomo Luini (Conte). In epoca contemporanea i nomi di due illustri scrittori Piero Chiara e Vittorio Sereni che tanto ebbero da dire e scrivere sulla loro città natale. La passeggiata in riva al lago merita di essere percorsa in tutta la sua lunghezza ammirando anche gli edifici che si affacciano sul lago, come la chiesa della Madonna del Carmine risalente al XV secolo, Palazzo Verbania, sede del Museo Civico, Palazzo Serbelloni e il porto vecchio, già progettato ai tempi di Napoleone e poi completato dagli austriaci. Dal porto si risale verso l’antica “Contrada dei mercanti”, oggi via Felice Cavallotti, proseguendo poi alla scoperta del vecchio nucleo storico ricco di edifici rinascimentali e barocchi, cortili e botteghe artigiane. Famoso è il pittoresco mercato del mercoledì che risale al XVI secolo e che ogni settimana, soprattutto nel periodo estivo, richiama una folla di turisti, anche stranieri.

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Natale in tavola

I prodotti regionali hanno valori forti: la tradizione, la conoscenza di “come si fanno le cose”, la qualità superiore, l’autenticità, l’idealizzazione del passato, il piacere della convivialità, le valenze salutistiche ed ecologiche. In più, i prodotti regionali hanno qualcosa di magico che si avverte soprattutto nelle occasioni di festa, quando attorno a una tavola imbandita si ritrovano insieme le famiglie con gli amici.

Mai come in queste occasioni, il richiamo quasi ancestrale della terra e dei suoi frutti si fonde con quello della casa, delle radici, delle origini di ognuno. Nei profumi e nei sapori dei cibi rivivono i ricordi dell’infanzia, del passato, degli affetti più profondi. Tutte golosità da gustare insieme e da proporre con tutti gli onori sulla tavola per le feste. Quale migliore occasione per farlo se non a Natale.

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Il Panettone e il Pandoro

DUE PIACERI ITALIANI Gli italiani sono tradizionalisti e legati ai valori. La ricerca finalizzata a capire quanto piacciono i dolci alle feste, rivela che l’85% degli abitanti del Bel Paese ama il Natale che è piacere, felicità, festa. La gran parte aspetta con ansia il momento di ritrovarsi con la famiglia, adora fare l’albero e il presepe, giocare a tombola e persino travestirsi da Babbo Natale. È in questa occa-

sione che mangiano panettone e pandoro. Questi due dolci piacciono indipendentemente dall’età, dal sesso e dal livello sociale. Non si avvertono neppure differenze tra nord e sud e questo è un fatto significativo perché è ben noto a tutti che entrambi sono frutto dell’abilità culinaria nordica: il panettone è milanese e il pandoro veronese.

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Cotechino con lenticchie

Il cotechino con le lenticchie è un piatto tipico del menù delle feste natalizie ed in particolar modo della notte di capodanno perché la tradizione vuole che mangiare un pezzetto di cotechino prima della mezzanotte, sia di buon augurio per l’anno nuovo. Tanto per chiarire iniziamo col dire che il cotechino è una cosa completamente diversa dallo zampone: infatti, nonostante sia un insaccato di

maiale identico allo zampone per il contenuto, il cotechino è insaccato nelle budella del maiale mentre lo zampone, come dice la parola stessa, nella zampa. Per quanto riguarda le origini, possiamo dire che il cotechino nasce come piatto povero che mangiavano i contadini abitualmente con le zuppe di legumi ed il minestrone. Prodotto tipico dell’Emilia Modena, il cotechino era anticamente preparato solo ed esclusivamente dai “lardaroli” ed i “salsicciari” gli ex “beccai”, che si unirono in corporazione autonomo solo a partire dal 1547. In realtà la prima citazione riguardo al cotechino viene fatta solo duecento anni dopo. L’ importanza che ha assunto il cotechino ai giorni nostri la si deve però al grande padre della cucina italiana Pellegrino Artusi che, nella sua immensa opera, “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene”, parla del famoso “cotechino fasciato”.

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Percorsi, salumi e violini di capra

Nelle valli del Luinese operano diverse aziende che allevano capre di razza nera di Verzasca (in purezza o incrociata con altre razze), trasformano il latte, commercializzano formaggi e salumi e a Pasqua mettono sul mercato il tradizionale capretto. Le condizioni climatiche ambientali

e l’alimentazione a base di essenze particolari, che crescono su questi pascoli montani, arricchiscono il latte di profumi e aromi unici. Il latte è l’elemen-

to determinante per ottenere formaggini caprini di qualità. Ciò li rende particolarmente graditi al consumatore che sceglie la tradizione e il sapore di diverse varietà di formaggi a pasta fresca e stagionata. Il latte, i formaggi e le carni sono adatte ad un’alimentazione sana ed equilibrata, orientata verso la riscoperta di antichi e tradizionali sapori. In particolare il latte caprino, per le sue caratteristiche organolettiche, è facilmente digeribile e consigliato per i bambini e gli anziani. Gli allevamenti sono basati sullo sfruttamento del pascolo per otto/nove mesi all’anno e gli animali restano in stalla per l’ultimo mese di gestazione e per il periodo di allattamento naturale del capretto. Nella stagione non adatta al pascolo, l’alimentazione delle capre Verzaschesi, si basa prevalentemente su fieno, e per gli animali in fase di allattamento la razione viene integrata. Dal mese di aprile le capre sono condotte agli alpeggi. Nel mese di ottobre, gli allevatori procedono alla messa in “asciutta” dei capi.

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Poesie di Natale

GLI ANGELI Voi non ci vedete, ma siamo vicini un’ala bianca e leggera vi circonda in un abbraccio dolce e soffice. Dovrete credere in questo mondo che sopra di voi guidiamo i vostri passi, vi proteggiamo con il nostro candore. Sulle spalle di ognuno di voi una mano leggera si appoggia pura, e quando una nuvola candida passa nel cielo, forse nuvola non è… Il vostro cuore batte all’unisono col nostro e se la vostra anima è semplice, se il pensiero è pulito, se allontanate il buio noi ci avviciniamo sempre di più Nel candore di un mondoo a voi sconosciuto. Le nostre ali vibrano nell’aria inviandovi una musica e un profumo che solo chi merita e chi crede sentirà. Guardate in alto: una nuvola passerà E chissà……

di A. Fochi

IL SANTO NATALE Come ogni anno solenne è arrivato il dì di Natale da sempre aspettato. Questo giorno sereno che ai cuori da gioia e fa scordar la tristezza e la noia. Durante l’anno angosce e dolori, ma in questo giorno lasciamole fuori. Ci scordiamo di ciò che più ci addolora E aspettiamo trepidando felici quell’ora. A mezzanotte nasce il dolce Bambino benedicendo e augurando la pace a ognuno. Ascoltiamo in silenzio le campane suonare e il pensiero si raccoglie in un mondo migliore. La preghiera che nasce nel cuore nel futuro che viene fa sperare. Col sorriso si accoglie questo unico giorno E al Bambino che è nato a Betlemme Una cosa soltanto io chiedo: che dentro il cuore una pace celeste lentamente discenda leggera e una luce d’argento ci guidi nel camino che avanti verrà.

BUONE FESTE!


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Piero Chiara

IL CANTORE DEL VERBANO Ecco alcuni passi tratti da libri di Piero Chiara, tutti pubblicati da Mondadori, dove lo scrittore evoca le magiche atmosfere del lago e i segni della memoria.

Da “La stanza del vescovo” “Il sole non si era ancora alzato, ma un bagliore rossiccio annunciava, dietro Luino, una lucida mattina di vento, di quelle che sembrano chiudere l’estate, dopo il Ferragosto, quando il lago, come una donna che cambia d’abito, perde i suoi colori tenui e leggeri per vestirsi di azzurro intenso e qualche volta di scuro turchino, se al mattino lo spazza la tramontana e lo ripettina al pomeriggio l’inverna”. “Al tramonto, dopo aver toccato una dopo l’altra

l’Isola Bella e l’Isola Pescatori, andammo a dar fondo nel porto di Stresa (...) “Ho visto il lago color madreperla con le isole immerse nella bruma che prendevano forma lentamente, come in acquarello cinese o giapponese, mi pareva un sogno”. Da “Il cappotto di Astrakan” “Nell’angolo vicino alla vetrata quattro clienti giocavano uno dei magri pokerini che servono, nei paesi, a passare il pomeriggio. Avvolti nel fumo delle sigarette con le tazze di caffè sui tavoli di fianco, in silenzio, i quattro spillavano carte e ramazzavano gettoni”. Da “Era inverno”, in “con la faccia per terra e altre storie” “L’inverno mi pareva un personaggio vivo, e il lago, le piante, il battello, tanti esseri che prendevano vita e sostanza alle sue parole e ai suoi gesti. Senza pensarci, mi insegnava a vedere il mondo, a conoscere la vita, a sapere come prenderla, a trovarci gusti e navigarla con calma.”

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BUONE FESTE!


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Regalare una candela

Regalare un candela a Natale ha un significato simbolico: è offrire la luce e donare calore se poi la candela è fatta da chi la regala, il significato è amplificato dall’amore che si è messo nel creare questo oggetto unico. Le candele (dal latino candere-brillare) venivano usate sin dai tempi degli antichi romani, prevalentemente per motivi religiosi. In realtà, le radici storiche di tali oggetti si perdono nel tempo Greci, Egizi ed Etruschi ne facevano un utilizzo smodato a propria volta. In termini prettamente sacrali, le candele si configurano come la fusione perfetta, il punto di incontro tra la materia e lo spirito. Con

l’avvento del cristianesimo l’accensione delle candele ha sempre rappresentato una delle tradizioni più significative e forti soprattutto a Natale e nel periodo che lo precedeva. Dall’inizio dell’era cristiana, Gesù è stato sempre raffigurato con una candela, che di solito si accendeva durante la celebrazione ecclesiastica. Nell’antichità tutti i fedeli adottarono questa simbologia per la vigilia di Natale. Con precisione si accendeva un cero e si lasciava bruciare per tutta la notte la notte della Vigilia, per poi riaccenderlo ogni notte per il periodo delle feste. Questa tradizione si diffuse in seguito in tutta Europa ma con particolare attenzione in Germania. Una tipica usanza tedesca consisteva nel collocare la fiaccola di Natale sulla sommità di un palo di legno decorato con piante sempreverdi. In seguito si è passato a disporre le candeline su una struttura a forma di piramide decorata con rami di fico o alloro. Poi tra il diciassettesimo e il diciottesimo secolo le piramidi di legno furono sostituite dall’albero di Natale erano sinonimo di pace, allegria e serenità.

BUONE FESTE!



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P roverbi locali

“La nev dicembrina per tri mes la se sampigna” (la neve caduta a dicembre si calpesta per tre mesi)

“Ul pan di alter u ga sett crost” (Il pane degli altri ha sette croste, è duro da mangiare)

“Seren de noecc u var un pieucc” (sereno di notte non vale un pidocchio, non è preludio di una buona giornata)

“Una bella gesa l’ha ga de vegh un bel campanin” (Una bella chiesa deve avere un bel campanile, allusione al naso)

“Ul temporal de matin u ga né co né fin” (Il temporale mattutino non ha inizio né fine, nel senso che dura per un tempo determinato)

“Vestis na scoa, la par na sposa” (Vesti bene una scopa, una ragazza mediocre, sembrerà una sposa)

“Tempural de Lugan, piancc ul fieul cul pan in man; tempural de la Madona dul Mond ciapa la sapa e vala a scond” (Temporale proveniente da Lugano: piange il bambino, ma col pane in mano; temporale che viene dalla madonna del Monte - Sacro Monte di Varese - prendi la zappa e valla a nascondere).

“Un paa u mantegn sett fieu, ma sett fieu i mantegn mia un pa” (Un padre mantiene sette figli, ma sette figli non mantengono un padre)

“Quand ul soo us volta indree, u fa bel al di andree” (Quando il sole al tramonto si volge indietro facendo capolino tra le nuvole, farà bello il giorno dopo).

“Fieu picul, fastidi de picul, fieu grand, fastidi de grand” (Figli piccolo, preoccupazioni da piccoli, figli grandi, preoccupazioni da grandi)

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Poesie di Natale

LA STELLA Se dal cielo sereno una stella scende, un pensiero dolce accarezza la mente. In qualcosa tu speri che di bello si avveri. Un desiderio esprimi e nell’immenso cerchi una speranza nuova che nel domani incerto al improvviso arriva. ALL’IMBRUNIRE Il crepuscolo scende come una polvere d’argento e come un manto avvolge quest’angolo di mondo. Al suon di campane l’ora rintocca e il pensiero ritorna a un tempo lontano, a bimbi ignari e felici che tornavano a casa dopo ore di giochi e di corse nei prati.

di A. Fochi

NEVE All’alba di un gelido inverno di tanti anni fa i primi fiocchi di neve scendevano lenti ondeggiando nell’aria fredda. Inseguendosi come bianche farfalle che passano dolcemente ricoprendo di un candido manto la terra arida. Che bello guardare con gli occhi di bimba quel turbinio incessante e immaginare che tutto sarebbe rimasto cosi… NOTE LONTANE Una serenata lieve lontano si sentiva mentre la notte blu il cuore mi avvolgeva. Il pensiero si estendeva spaziando intorno al mondo e si fermava la dove credeva ci fosse il bene più profondo.

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Il luinese e il lago

Da “Il volto di Dio” ...un luinese, che no sia un pescatore o un barcaiolo, guarda raramente al lago; vive, in apparenza, come se il lago non esistesse. Ma siccome da un qualche punto bisogna pur guardare, mi piace soprendere l’attimo di distrazione durante il quale gli occhi del mio uomo luinese si appuntano, da questa sponda lombarda, non tanto al lago maggiore - che sarebbe dir troppo - ma all’Alto Verbano. A tutto il lago ha guardato una volta per tutte un altro uomo. Ascoltate queste parole con cui il divo Leonardo vuol rendere un effetto di nubi temporalesche:«Io sono già stato a vedere tal multiplicazione di arie e già sopra a Milano, inverso lago Maggiore, vidi una nuvola in forma di grandissima montagna, piena di scogli infuocati, perchè li raggi del sole che già era all’orizzonte, che rosseggiava, la tigneano del suo colore. E questa tal nuvola attraeva a sè tutti li nuvoli piccoli, che intorno le stavano; e la nuvola grande non si muoveva da suo loco, anzi riservò nella sua sommità il lume del sole insino a una ora e mezza di notte, tant’era la sua immensa grandezza; e infra due ore di notte generò sì gran venti, che fu cosa stupenda e inaudita». Qui sì, è il caso davvero di parlare di volto di Dio, di sguardo circolare e illimitato.

Ma l’uomo luinese non ha gli occhi di Leonardo. Getta un’occhiata pudica o indifferente alla vicenda dei battelli che arrivano o ripartono: si direbbe che la sua attenzione duri il breve spazio compreso tra il rintocco della campana di bordo e il cancellarsi della scia dietro l’imbarcazione che si allontana. Forse sulla riva piemontese le cose avvengono in altro modo: probabilmente tutto quanto gravita sul lungolago e sul lago: un mondo più smagliante, più concluso e perfetto, pago di sé. C’è forse un tanto di inconsapevole polemica, in quel modo di guardare luinese rispetto ai solari abitatori dell’altra sponda? Sara una fissazione: ma il luinese io l’ho sempre visto compreso tra cose eterne e cose umili, al confine tra due diverse realtà, perplesso sul modo di ingranare l’una nell’altra, portato a non lasciar cadere ed asaudire i propri gesti quotidiani pur di ritrovarli con tutto il loro senso in un altro ordine, in un ritmo che ne rappresenti la destinazione perenne... Vittorio Sereni - “La Rotonda Almanacco Luinese 1979” Francesco Nastro Editore

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Il risotto alla milanese

SAPETE COME FU INVENTATO? Si racconta che Mastro Valerio da Profondo Valle, fiammingo, per colorare le vetrate del Duomo di Milano usasse anche lo zafferano. Aveva una bella figlia che sposò uno dei suoi “garzoni”. Al pranzo di nozze era previsto del riso al burro e un collega dello sposo era impegnato a sorvegliare la cottura, ma per un gesto brusco, urtò un sacchetto contenente lo

zafferano necessario alle vetrate, che andò a cadere sul risotto. Spaventato continuò a gridare macchinalmente e poi assaggiò; gli parve buonissimo e fu servito. Tutti gli ospiti ne furono entusiasti!

Il segreto del vino rosso

Il vero segreto del vino rosso sembra essere proprio il resveratrolo, un polifenolo, presente già nella vite, usato dalla pianta come difesa naturale contro l’aggressione dei raggi ultravioletti e contro gli attacchi di batteri e funghi. Questo spiega le sue proprietà antiossidanti e antinfiammatorie preziose anche per l’organismo umano. Il resveratrolo ha la capacità di ostacolare i processi ossidativi che portano alla formazione di radicali liberi di ossigeno, vere e proprie mine vaganti responsabili di danni cellulari alla base di molte patologie. A livello circolatorio, il resveratrolo contrasta i meccanismi che favoriscono la formazione della placca aterosclerotica: previene, infatti, i processi infiammatori della parete arteriosa, contrasta l’ossidazione delle lipoproteine. LDL e l’aggregazio-

ne delle piastrine, impedendo la formazione dei trombi che vanno a restringere o a occludere i vasi arteriosi. A livello cerebrale, aumenta l’attivazione di segnali elettrochimici intracellulari: ne deriva una stimolazione dei processi di apprendimento e di memoria a lungo termine e una riduzione dell’incidenza di demenza senile. In campo oncologico, il resveratrolo sembra avere un’attività chemiopreventiva anticancro, soprattutto perchè inibisce processi infiammatori all’origine di alcuni tumori, come il cancro del colon.

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Curiosità

AGRA Fra i molti emigranti che esercitavano mestieri legati all’industria alberghiera si ricordano i Baglioni, fondatori dell’omonimo e famoso hotel fiorentino. Un loro discendente si trasferì in Egitto, dove trovò modo di distinguersi nell’attività di famiglia. Restò presto vedovo della giovane araba che aveva sposato. A quanto si racconta, volle, tornando al paese, portarsene dietro la mummia che a lungo conservò nell’armadio. DUMENZA Sulla strada del palone una stele commemora la demolita chiesetta di S. Maria della Fraccia. I Dumentini d’un tempo le tributavano grande devozione; si ricorda, infatti, ai tempi del cardinal Federico Borromeo, nel 1596, che la Madonna della freccia aveva salvato, con la sia intercessione, Dumenza da un drago sterminatore. MESENZANA Luoghi tranquilli, i nostri; non altrettanto nel ‘500, ai tempi di S. Carlo, quando i curati di Mesenzana e Brissago chiesero licenza di tenere in casa l’archibu-

gio. Vero è che quello di Mesenzana, prete Martino Giannetti, era solito guidare i pellegrini verso il Sacro Monte a cavallo e con la spada a fianco; meno lodevolmente, con asta e dega capeggiava i conterranei contro quelli di Cassano sconfitti a Cavoi. MACCAGNO Nel 1595, un’ottantina di Campagnesi che andavano, per il voto fatto in tempo di peste, in pellegrinaggio al sacro Monte di Varese, perirono in naufragio, certamente durante il tragitto in barca fra Maccagno e Luino (non esisteva ancora una comoda strada litoranea e la barca era il mezzo di trasporto preferito). Al Ronco delle Monache, così detto perché già appartenuto alle Orsoline di Cannobio subentrate, dopo la soppressione, agli Umiliati si stabilì all’inizio del secolo una misteriosa dama, la “baronessa” Montesquieu, Siena Trombetti di nascita, si sussurrava, regale. Si conservano fotografie della barca, con bandiera inglese a poppa, e della sua cabriolet, una delle prime quattroruote della sponda.

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La leggenda del Vischio

C’era una volta, in un paese tra i monti, un vecchio mercante. L’uomo viveva solo, non si era mai sposato e non aveva più nessun amico. Per tutta la vita era stato avido e avaro, aveva sempre anteposto il guadagno all’amicizia e ai rapporti umani. L’andamento dei suoi affari era l’unica cosa che gli importava. Di notte dormiva pochissimo, spesso si alzava e andava a contare il denaro che teneva in casa, nascosto in una cassapanca. Per avere sempre più soldi a volte si comportava in modo disonesto e approfittava dell’ingenuità di alcune persone, ma tanto a lui non importava perché non andava mai oltre alle apparenze. Non voleva conoscere coloro con cui faceva affari. Non gli interessavano le loro storie e i loro problemi, e per questo motivo nessuno gli voleva bene. Una notte di dicembre, ormai vicino a Natale, il vecchio

mercante non riusciva a dormire e dopo aver fatto i conti dei guadagni, decise di uscire a fare una passeggiata. Cominciò a sentire delle voci e delle risate, urla gioiose di bambini e canti. Pensò che di notte era strano sentire tanto chiasso in paese. Si incuriosì perché non aveva ancora incontrato nessuno nonostante voci e rumori sembrassero molto vicini. Ad un certo punto cominciò a sentire qualcuno he pronunciava il suo nome, chiedeva aiuto e lo chiamava fratello. L’uomo non aveva fratelli o sorelle e si stupì. Per tutta la notte ascoltò le voci che raccontavano storie tristi e allegre, vicende familiari e d’amore. Venne a sapere che alcuni vicini erano molto poveri, che sfamavano a fatica i figli, che altre persone soffrivano la solitudine, oppure che non avevano mai dimenticato un amore in gioventù. Pentito per non aver mai capito che cosa si nascondeva dietro alle altre persone che vedeva tutti i giorni, l’uomo cominciò a piangere. Pianse così tanto che le sue lacrime si sparsero sul cespuglio al quale si era appoggiato. …e le lacrime non sparirono al mattino, ma continuarono a splendere come perle. Era nato il vischio.

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Albero di Natale di pasta sfoglia

INGREDIENTI: - basi rettangolari di pasta sfoglia n.2 - broccoletti siciliani giĂ cotti 300 gr - prosciutto cotto a dadini o a striscioline 250 gr - sale e pepe q.b. - olio evo q.b. - pomodorini e un pezzetto di mozzarella per decorare.

PREPARAZIONE: Mettiamo i broccoletti in un piatto e aiutandoci con una forchetta li schiacciamo, li condiamo con olio sale e pepe, srotoliamo le basi di pasta sfoglia. Su ogni base mettiamo prima i broccoletti, poi il prosciutto, arrotoliamo ogni base e le tagliamo in girelle. Mettiamo le girelle in una teglia da forno con carta da forno, creando con queste girelle un albero di Natale. Inforniamo il nostro albero di girelle di sfoglia in forno preriscaldato statico a 190° per circa mezzora o fino a raggiungere la doratura desiderata. Sforniamo il nostro albero di Natale e decoriamolo a nostro piacimento con, ad esempio, pezzetti di pomodorini e pezzetti di mozzarella.

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Risotto con petto d'anatra

INGREDIENTI: - 320 gr di riso carnaroli - 500 gr di petto d’anatra - 1 cipolla - brodo di carne q.b. - 1 rametto di mirto - 1 bicchierino di Porto - 200 gr di melagrana - 60 gr di burro - sale e pepe q.b.

PREPARAZIONE: Trita la cipolla e falla appassire con metà del burro. Unisci il riso, tostalo due minuti e sfumalo con il Porto. Continua la cottura, unendo un mestolo di brodo caldo alla volta. In una padella antiaderente, scotta il petto d’anatra con il mirto: 5 minuti sul lato della pelle, 2 minuti dall’altro. Sala, aggiungi il pepe e bagna con succo di melagrana, ottenuto spremendo circa 150 g di chicchi. Togli la carne dalla padella e lasciala riposare, me-

glio se avvolta in un foglio d’alluminio. Quando il risotto sarà cotto, assorbito tutto il brodo aggiunto un mestolo alla volta, togli dal fuoco, incorpora l’altra metà del burro e copri per due minuti. Servi il risotto con le fettine d’anatra.

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Cappone arrosto

INGREDIENTI: - 1 Cappone - 2 rametti di rosmarino - 10 foglie di salvia - 2 spicchi d’aglio - 1 cucchiaio di sale grosso - 5 grani di pepe nero - 2 tazze di brodo - 4 cucchiai abbondanti di strutto Per il contorno: - 4 patate - 2 carote - 2 cavolfiori - 2 carciofi

PREPARAZIONE: Prima di iniziare assicuratevi di avere una grossa teglia dove posizionare il cappone per cuocerlo in forno. Preriscaldate il forno (ventilato) a 180°C. Preparate un trito di aglio, rosmarino, salvia qualche grano di pepe e sale grosso. Ungete dentro e fuori il cappone con lo strutto. Unite intorno al cappone le verdure mondate e tagliatele a spicchi. Mettetelo a cuocere in forno, girandolo ogni tanto

e aggiungendo il brodo. A metà cottura coprite con un coperchio o con carta argentata. Provate a infilare una forchetta nella carne: se entra facilmente, significa che è cotta. Prima di togliere dal forno lasciate sotto il grill per una decina di minuti in modo che la superficie diventi croccante. Le verdure cuociono prima: a 40 minuti circa dall’inizio della cottura verificate con una forchetta e, se sono cotte, toglietele dalla teglia tenendole al caldo sino al momento di servire. Una volta cotta anche la carne, riunitela alle verdure e servite il tutto.

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T ronchetto di Natale

INGREDIENTI: acqua calda (q.b.), 4 uova, 25 gr cacao, 65 gr fecola, 125 gr farina, 50 gr farina mandorle, 100 gr zucchero, 40 gr burro, decorazioni di cioccolato (q.b.), zucchero a velo (q.b.). Per la mousse: 200 gr acqua, 200 gr zucchero, 400 gr panna fresca, 200 gr tuorli, 290 gr cioccolato al latte, caco (q.b.)

PREPARAZIONE: scaldare leggermente le uova intere per montarle meglio, mescolare il cacao con la fecola e la farina. Sgusciare le uova separando albumi e tuorli. Montare gli albumi. Mescolare la farina di mandorle con le altre farine. Aggiungere lo zucchero agli albumi montati, poi unire anche il burro fuso, i tuorli e le farine, mescolando delicatamente. Stendere l’impasto su una teglia da forno e cuocere a 180 gradi per circa 10 minuti. Per la mousse mescolare acqua, zucchero e tuorli in pari quantità e cuocere al microonde per 2 minuti alla massima potenza. Montare a parte la panna. Unire il cioccolato al latte alla crema di uova. Unire la crema con la panna e lasciare riposare in frigo. Farcire il pandispagna con la mousse raffreddata. Arrotolare su se stesso il pandispagna formando un tronchetto. Lasciare riposare in frigo, poi ricoprirlo con la mousse rimasta. Completare con decorazioni al cioccolato e zucchero a velo.

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Il presepe vivente

BREZZO DI BEDERO La tradizione del presepe vivente di Brezzo di Bedero offre ogni anno la sacra rappresentazione della Natività attraverso una ricostruzione fedele di quello che è il presepe classico popolare italiano. Ha luogo nell’ampia e suggestiva area che fronteggia l’intera canonica romanica del XII secolo. Il presepe vivente è una festa popolare, che vanta la partecipazione corale di tutta la popolazione, che attraverso la riproduzione di quadretti reali-

stici fa rivivere ad ogni visitatore i momenti della nascita e dell’annuncio ai pastori. Le capanne, le attività artigianali, i costumi, la sacra famiglia, tutto è reso reale dal lavoro e dalla interpretazione degli stessi abitanti. La Natività di Brezzo di Bedero non ha mai smesso di richiamare un numeroso pubblico, che ogni anno può apprezzare le scene frazionate in quadretti isolati, percependo la sensazione di prendere parte ad un evento mistico e non ad una mera drammatizzazione. Il presepe bederese non si conclude la notte di Natale, ma viene riproposto nel giorno dell’Epifania, con una grande festa dedicata ai bambini e alla distribuzione di dolci. Ciò che caratterizza questo presepe, come tutte le rappresentazioni viventi della natività, è la coralità della partecipazione popolare, che testimonia la volontà di adesione ad un momento mistico e ad un messaggio universale di pace e serenità. La sacra rappresentazione avrà inizio alle ore 22.15 del 24 dicembre.

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Eventi natalizi

ARCISATE - 25 NOVEMBRE Magia di Natale

GALLIATE LOMBARDO - 25 NOVEMBRE Mercatino di Natale

BREZZO DI BEDERO - 25 NOVEMBRE Mercatini di Natale - Per i bambini tanto divertimento e intrattenimento con un mago! Merenda con pane e nutella

GORLA MINORE - 16 DICEMBRE Mercatino di Natale

CASSANO MAGNAGO - 18, 24 e 25 NOVEMBRE Natale in Villa Buttafava

LAVENA PONTE TRESA - 23 DICEMBRE Mercatino di Natale


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Eventi a Porto Valtravaglia 18 NOVEMBRE Via Roma - Mercatini di Natale In caso di maltempo presso il Salone Colombo 15 DICEMBRE - ore 21:00 Salone Colombo - Concerto di Natale 31 DICEMBRE Salone Colombo - Veglione di Capodanno


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Eventi a Porto Ceresio Domenica 18 novembre Marcato dei 7 laghi (Pro Loco)

Domenica 25 novembre Mercatino domenicale (Pro Loco) Sabato 8 dicembre Mercatino natalizio (Pro Loco) Domenica 9 dicembre Mercatino domenicale (Pro Loco) Domenica 16 dicembre Marcato dei 7 laghi (Pro Loco) Domenica 23 dicembre Mercatino domenicale (Pro Loco) LunedÏ 24 dicembre Fiaccolato della vigilia da Ca’ del Monte (Alpini) Santa Messa di mezzanotte, al termine Auguri con gli alpini Gennaio Arriva la Befana in Piazza P. Bossi (Famiglia Ceresina)

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Buone feste


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Se brusa ul Vecc

GERMIGNAGA Un altro anno arriva al capolinea e nella sera di San Silvestro alle ore 18, come è tradizione, a Germignaga,

al Cantun, gli si dà l’addio appiccando il fuoco ad un fantoccio di proporzioni considerevoli (oltre 4 metri di altezza) posto nel greto del torrente San Giovanni. Il beneaugurante rito è accompagnato da uno spettacolo pirotecnico che saluta con qualche ora di anticipo l’arrivo dell’anno novello. Non mancheranno per l’occasione cioccolata calda e vin brulè per riscaldare il cuore e lo spirito dei presenti. Farà da cornice con allegra marcette il corpo musicale S. Cecilia di Germignaga. La Pro Loco, promotrice della manifestazione, augura a tutti un felice 2019.

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Eventi a Brezzo di Bedero 25 novembre Mercatini di natale in via roma dalle ore 10:00 alle ore 18:00 giochi per bambini, cappellino di natale offerto a tutti i bambini. Per pranzo stand gastronomico con polenta, luganica e cipolle 22 dicembre ore 20:30 Concerto di Natale presso la Chiesa san Rocco 24 dicembre ore 22:00 Presepe vivente presso la Canonica San vittore Martire 6 gennaio ore 14:30 presso la Canonica San vittore Martire "La Befana" BUONE FESTE!

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Eventi a Brinzio

8 DICEMBRE 19a Pedala con i campioni Giro cicloturistico dell’alto varesotto con i campioni del ciclismo provinciale

15 DICEMBRE Concerto di Natale Concerto Natalizio nella Chiesa Parrocchiale Inizio ore 20:45 24 DICEMBRE Auguri di Natale Scambio degli auguri dopo la S. Messa di mezzanotte con panettone e vin brûlé 25 DICEMBRE Apertura Presepi artistici nella Parrocchiale ed in alcuni angoli del paese 5 GENNAIO 2019 Befana del Fondista Fiaccolata sulla neve, distribuzione doni ai bambini Dalle ore 20:45

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Eventi natalizi

ISPRA - 15 DICEMBRE Mani Magiche Il Mercatino di Natale della creatività

CLIVIO Mercatino di hobbisti e associazioni 8 DICEMBRE Ore 11:00 Presentazione Gruppo Protezione Civile di Saltrio e Clivio

Dalle 14:00 Laboratori per i più piccoli Ore 16:30 accensione delle luminarie e sfilata dei Babbi Natale in moto Al termine fagiolata di Natale e musica nel tendone al campo sportivo 9 DICEMBRE Ore 14:30 esibizione Borgo Musicale di Clivo Dalle 15:00 giochi per i più piccoli e consegna delle letterine nella fattoria di Babbo Natale


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Eventi a Luino

2 - 9 - 16 - 23 DICEMBRE presso il Parco Ferrini Carrozza di Babbo Natale

Stand fotografico con Babbo Natale e omaggio della foto Nataline con dolce cioccolata

Buon Anno

Bella sacra poverella, / di quest’an che se ne va, / voglio togliere in gidello / di letizia e di bontà. / Poi la dono a quel fratello, / che gioviale e ridanciano, / se ne vien tirando appresso, / una ronda capricciosa / di giornate, / di stagion, / settimane e mesi vari, /nella ridda di una danza, / fatta solo dall’illusion. / “Ave a te, anno novello”! / Così carco di promesse, / porgi a tutti lieti doni, / per la vita e per l’amor. A. F.

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La Befana

Povera vecchietta, così buona e generosa porta i doni ai bambini buoni e il carbone ai birichini è la protagonista di una delle notti magiche dei nostri nipoti. Ma da dove viene la tradizione della Befana? Era una figura pagana dell’antica Roma l’antenata della nostra Befana: una sorta di “Dea della notte”, che una volta all’anno lasciava l’Olimpo per portare regali ai bambini. Si chiama Strenia, e dal suo nome deriva la parola strenna, sinonimo di regalo. Era indicato come strenia, nella Roma imperiale, il dono offerto dai potenti nei giorni di festa, specialmente nelle calende di gennaio che corrispondevano al nostro capodanno. E nell’ultima notte dell’anno si muoveva la Dea, per occuparsi dei figli di potenti e poveracci. Disponeva di un cocchio celeste trainato da bianchi cavalli per i suoi spostamenti ed era giovane e bellissima. Come si sia passati nei secoli da tanta bellezza alla bruttissima “vecia” dei nostri giorni è un mistero mai chiarito. In comune le due befane del prima e del dopo Cristo hanno soltanto una cosa: la generosa disponibilità ad elargire i doni. Non è cambiato molto, in più di due millenni. La distribuzione dei doni è stata spo-

stata di sei giorni e ai fuochi tradizionali di fine anno si sono aggiunti quelli dell’Epifania. “Abrusa la vecia” gridano nelle piazze dell’Emilia Romagna. Perché tanto accanimento, tanta crudeltà nei confronti della vecia. Nessuna crudeltà, spiegano gli studiosi, con quel falò si rinnovano riti arcaici, legati al mondo agricolo-contadino e la befana ne è soltanto il simbolo, l’immagine della pagana madre natura che, giunta alla fine del ciclo annuale ha bisogno di rinnovarsi e rinascere a nuova vita. Il fuoco è l’elemento purificatore. Madre natura rinascerà da quelle ceneri con il nuovo anno, rinascerà anche la vecchietta che vola cavalcando una scopa. Gli elementi poveri e familiari cui è collegata la figura della Befana (la calza, i piccoli giocattoli, i dolci fatti in casa) rispetto a Babbo Natale (giocattoli più sfarzosi) sono certamente un freno al consumismo esasperato ed è anche importante sotto l’aspetto educativo e psicologico (carbone ai cattivi, dolci ai buoni). Ma al di la di storie e leggende e di riflessioni più o meno serie la Befana è una figura che appartiene alla nostra cultura, alle nostre tradizioni, vediamola così: è la nostra nonnina di tutti che fa felici i nostri nipotini e un po’… anche noi. Da “Solidarietà”

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