La Rivista di Natale 2020

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1 Come ogni anno la ricorrenza natalizia ripropone antiche tradizioni; riempie di gioia i piccoli, stima sentimenti di fratellanza tra gli adulti e accresce la voglia di affetti che ognuno vuole esprimere con regali. …Ed i negozi si preparano ad esaudire i desideri di tutti! Questa “Rivista di Natale” che viene proposta alla cittadinanza ha lo scopo di accompagnarla nella scelta dei regali e di far conoscere ed apprezzare le attività commerciali operanti nel territorio. Un ringraziamento quindi a tutti coloro che sfoglieranno la rivista, che ci auguriamo apprezzino e tengano in buona considerazione i nostri consigli; un sentito grazie a tutti gli operatori commerciali che hanno apprezzato e quindi supportato la pubblicazione e a tutti gli enti che hanno dato il patrocinio. ANNUALE GRATUITO - Novembre 2020

Iscrizione al Registro Stampa del Tribunale di Varese al n. 5812 del 21/10/2004 Grafica e Pubblicità: Publierre Communication Art di Romano Via XXV Aprile, 25/b - Luino (Va) - Tel. (+39) 0332 169 9550 www.publi-erre.it - info@publi-erre.it Direttore Responsabile: Angelo Romano Progetto grafico e impaginazione: Santina Corea Collaborazione grafica: Giulia Chiaracane Finito di stampare: Novembre 2020 da Biemme Grafica Opuscolo pubblicitario a DISTRIBUZIONE GRATUITA. Tutti i diritti sono riservati. Si ringraziano per il Patrocinio: il Comune di Luino, l'Associazione Piccole e Medie Industrie della Provincia di Varese e l’Associazione panificatori della Provincia di Varese. Inoltre si ringraziano tutti gli inserzionisti e tutti coloro che hanno partecipato alla realizzazione di questa rivista. La rivista verrà distribuita gratuitamente in tutti gli enti pubblici ed attività commerciali della Provincia di Varese. Ogni riproduzione del giornale, anche parziale è vietata senza l’approvazione dell’editore. Legge 8 febbraio 1948, n 47 (pubblicata nella GU 20/02/48, n. 43)


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La nascita di Gesù

A Betlemme Maria e Giuseppe, sono arrivati dopo circa 130 chilometri (provenienti da Nazaret), per il censimento. Non avendo trovato nessun luogo riparato per riposare, per il flusso notevole di persone, Giuseppe condusse Maria in una grotta fredda e oscura. Non appena sistemati, nacque Gesù.

Maria avvolse il suo Bambino nelle fasce e negli indumenti di lana morbidi e spessi che aveva portato con sé. Poi, lo depose amorevolmente nella mangiatoia, una cavità nel terreno per contenere il foraggio delle bestie. Ben presto la notizia della nascita di Gesù si sparse per tutta la Palestina con mezzi sovrumani. Non lontano dalla grotta, alcuni pastori vegliavano a guardia dei loro greggi, temendo qualche sorpresa a parte di animali selvaggi o di predoni. Per mantenersi desti narravano delle storie o suonavano flauti rudimentali. Improvvisamente, ai loro occhi sbalorditi apparve un angelo del Signore. I pastori indietreggiarono sgomenti, ma l’angelo: “Non temete” disse. “Ecco, io vi porto una lieta novella, che sarà di grande gioia per tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide il Salvatore, che è Cristo Signore. Questo vi servirà di segno: troverete un Bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia”. L’angelo aveva appena terminato di parlare, quando stormi di angeli volteggiavano per il cielo, cantando: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli, e pace in terra agli uomini di buona volontà!”



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L'abete L’abete ricoperto di nastri e fiocchi ha però la sua patria ideale in Alsazia a Strasburgo, da dove si diffuse in Germania.Il suo primo grande fan fu, nell’Ottocento, il Principe Alberto, marito della Regina Vittoria, che lo fece conoscere agli Inglesi. Alla fine del secolo l’albero di Natale approdò anche in Italia. Un’assoluta novità? Non proprio. Già nel settecento, in Liguria, si addobbavano dei rami di alloro con fichi secchi.

Le sue origini sono piuttosto misteriose. Nei miti più antichi non manca mai un albero sacro, simbolo di nascita e rigenerazione; una visione ripresa e rilanciata dal Cristianesimo, tanto che i Padri della Chiesa definiscono Cristo “albero della vita”.


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Il presepe passare dei secoli, alla Sacra famiglia si aggiunse una folla di figure di contorno, pastorelli, artigiani e lavandaie che si affollano attorno a Gesù Bambino.

Almeno su questo non ci sono dubbi: a “inventarlo” fu San Francesco, che la vigilia di Natale del 1223 decise di ricreare la scena della Natività in una grotta sulle colline di Greccio, villaggio non lontano da Rieti. Si trattava di un presepe vivente: solo molto più tardi le persone in carne e ossa furono sostituite da statue. L’esemplare più antico? Quello realizzato dallo scultore Arnolfo di Cambio nel XIII secolo e conservato a Roma, nella chiesa di S. Maria Maggiore. Con il

IL BUE E L’ASINO. La parola “presepe” significa letteralmente “mangiatoia”, la “culla” improvvisata, secondo il Vangelo di Luca, ospitò il bambino Gesù alla sua nascita. Accanto al Bambino, soltanto un bue e un asino, che con il loro alito riscaldano l’umile giaciglio. Ma perché proprio loro? Quali simboli si celano in questi animali? Qualcuno li mette in relazione con la profezia di Isaia, che accusando il popolo di Israele di essere sordo alla parola di Dio, lo contrappone alla mansuetudine e alla docilità del bue e dell’asino. Il bue è simbolo di carattere forte, ma paziente, sottomesso, ubbidiente e docile. E l’asino? È un altro protagonista delle narrazioni bibliche. Nei vangeli infatti si narra di lui più volte: nella capanna di Betlemme a riscaldare il Bambin Gesù, in fuga da Erode con la Sacra Famiglia e nella trionfale entrata di Cristo in Gerusalemme, sul dorso di un’asina bianca, simbolo di intelligente umiltà.


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La Stella di Natale

Narra la leggenda di un bambino poverissimo, che un giorno, non avendo altro da offrire, raccolse un mazzetto di ramoscelli da portare in chiesa il giorno di Natale. Quando si avvicinò all’altare, i ramoscelli si trasformarono, per miracolo, in bellissimi fiori rossi. Così nacque la stella di Natale. Un racconto commovente, ma la realtà è decisamente meno suggestiva, infatti il simbolo del bianco Natale proviene dalle torride distese messicane. Il suo vero nome è

“Poinsettia”, da Joel Robert Poinsett, l’ambasciatore americano in Messico che nell’Ottocento portò la pianta in America. Era un grosso arbusto e solo negli anni Sessanta, quando venne miniaturizzata, la Poinsettia si conquistò la fama di fiore natalizio. FIORI FRESCHI E SECCHI PER DECORARE LA CASA A NATALE E CAPODANNO A natale e Capodanno gli ornamenti floreali rappresentano una tradizione non ignorabile. La casa addobbata con gusto a garbo sarà più festosa e accogliente. Molto indicati sono i fiori dai colori delicati, come le fresie, i ciclamini rosa chiaro o bianchi, miniature come i garofanini, anch’essi rosa e le roselline. Le rose a gambo lungo e nelle tonalità più accese, disposte in un vaso elegante, sono più consone a Capodanno. La casa si può decorare anche con fiori secchi che ravviveranno un bel cesto di vimini riempito di muschio. Fra i fiori secchi si possono inserire spighe dorate, candele, pigne colorate, argentate o naturali e minuscole decorazioni natalizie.



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Babbo Natale

UN SIMPATICO VECCHIETTO In principio fu una necessità pubblicitaria. Poi, con il passare del tempo e l’arrivo dell’abitudine, è diventata tradizione. Una tradizione con la barba bianca, il vestito rosso e le guance rubizze, accompagnata da un simbolo che, dalle nostri parti, almeno per quanto riguarda il Natale, in fondo non aveva mai seguito. Sino agli anni Sessanta, in Italia, Babbo Natale era un personaggio pressochè sconosciuto. Arrivò in quel periodo, impor-

tato direttamente dagli Stati Uniti, dove era stato “rivisitato” nel 1931 quale testimonial della Coca Cola. I creativi della celeberrima Company americana si erano ispirati a San Nicola (St. Nicholas, cioè Santa Claus) che in Olanda sbarca ad Amsterdam portando doni ai bambini (ma non nel giorno di Natale). Non a caso la nuova figura simbolica, giunse da noi sulle ali del “boom” economico e della forzata trasformazione del nostro Paese da contadino a industrializzato. Babbo Natale venne così messo al servizio della produzione e della vendita di prodotti di consumo. Babbo Natale è diventato un mito del nostro tempo. Un amico che accompagna per tutta la vita nei ricordi dell’infanzia, è una favola per bambini recitata dagli adulti. Una dimensione fantastica in cui ognuno gioca il ruolo preciso: i piccoli che ingenuamente attendono il suo arrivo e i grandi che fanno finta dicrederci.



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Corsa ai regali

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e novità high teck per chi vuole stare al passo con i tempi, libri e musica, videocassette e dvd, capi di abbigliamento o accessori trendy per i fashion victim, profumi e belletti d’ogni genere per i più vanitosi, ma anche gioielli e preziosi per i portafogli più generosi, viaggi e vacanze per i più alternativi, vini d’annata per i palati fini e poi immancabili, tanti giochi, giocattoli e peluche per i più piccini. Insomma non rimane che l’imbarazzo della scelta tra le proposte per tutti i gusti e per tutte le tasche.

Al popolo dello shopping ha già dato il via alla corsa ai regali: doni utili o futili, grandi o piccoli, tradizionali o originali. La domanda sorge ora spontanea: quale sarà il regalo più gettonato che troveremo sotto l’albero? In pole position primeggiano telefonini di ultima generazione, palmari



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Natale in tavola Mai come in queste occasioni, il richiamo quasi ancestrale della terra e dei suoi frutti si fonde con quello della casa, delle radici, delle origini di ognuno. Nei profumi e nei sapori dei cibi rivivono i ricordi dell’infanzia, del passato, degli affetti più profondi. Tutte golosità da gustare insieme e da proporre con tutti gli onori sulla tavola per le feste. Quale migliore occasione per farlo se non a Natale.

I prodotti regionali hanno valori forti: la tradizione, la conoscenza di “come si fanno le cose”, la qualità superiore, l’autenticità, l’idealizzazione del passato, il piacere della convivialità, le valenze salutistiche ed ecologiche. In più, i prodotti regionali hanno qualcosa di magico che si avverte soprattutto nelle occasioni di festa, quando attorno a una tavola imbandita si ritrovano insieme le famiglie con gli amici.



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Regalare una candela

Regalare una candela a Natale ha un significato simbolico: è offrire la luce e donare calore se poi la candela è fatta da chi la regala, il significato è amplificato dall’amore che si è messo nel creare questo oggetto unico. Le candele (dal latino candere-brillare) venivano usate sin dai tempi degli antichi romani, prevalentemente per motivi religiosi. In realtà, le radici storiche di tali oggetti si perdono nel tempo Greci, Egizi ed Etruschi ne facevano un utilizzo smodato a propria volta. In termini prettamente sacrali, le candele si configurano come la fusione perfetta, il punto di incontro tra

la materia e lo spirito. Con l’avvento del cristianesimo l’accensione delle candele ha sempre rappresentato una delle tradizioni più significative e forti soprattutto a Natale e nel periodo che lo precedeva. Dall’inizio dell’era cristiana, Gesù è stato sempre raffigurato con una candela, che di solito si accendeva durante la celebrazione ecclesiastica. Nell’antichità tutti i fedeli adottarono questa simbologia per la vigilia di Natale. Con precisione si accendeva un cero e si lasciava bruciare per tutta la notte la notte della Vigilia, per poi riaccenderlo ogni notte per il periodo delle feste. Questa tradizione si diffuse in seguito in tutta Europa ma con particolare attenzione in Germania. Una tipica usanza tedesca consisteva nel collocare la fiaccola di Natale sulla sommità di un palo di legno decorato con piante sempreverdi. In seguito si è passato a disporre le candeline su una struttura a forma di piramide decorata con rami di fico o alloro. Poi tra il diciassettesimo e il diciottesimo secolo le piramidi di legno furono sostituite dall’albero di Natale erano sinonimo di pace, allegria e serenità.

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Il Pandoro e il Panettone

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È in questa occasione che mangiano panettone e pandoro. Questi due dolci piacciono indipendentemente dall’età, dal sesso e dal livello sociale. Non si avvertono neppure differenze tra nord e sud e questo è un fatto significativo perché è ben noto a tutti che entrambi sono frutto dell’abilità culinaria nordica: il panettone è milanese e il pandoro veronese.

DUE PIACERI ITALIANI Gli italiani sono tradizionalisti e legati ai valori. La ricerca finalizzata a capire quanto piacciono i dolci alle feste, rivela che l’85% degli abitanti del Bel Paese ama il Natale che è piacere, felicità, festa. La gran parte aspetta con ansia il momento di ritrovarsi con la famiglia, adora fare l’albero e il presepe, giocare a tombola e persino travestirsi da Babbo Natale.

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Cotechino con lenticchie

Il cotechino con le lenticchie è un piatto tipico del menù delle feste natalizie ed in particolar modo della notte di capodanno perché la tradizione vuole che mangiare un pezzetto di cotechino prima della mezzanotte, sia di buon augurio per l’anno nuovo.

saccato di maiale identico allo zampone per il contenuto, il cotechino è insaccato nelle budella del maiale mentre lo zampone, come dice la parola stessa, nella zampa.

Tanto per chiarire iniziamo col dire che il cotechino è una cosa completamente diversa dallo zampone: infatti, nonostante sia un in-

Per quanto riguarda le origini, possiamo dire che il cotechino nasce come piatto povero che mangiavano i contadini abitualmente con le zuppe di legumi ed il minestrone. Prodotto tipico dell’Emilia Modena, il cotechino era anticamente preparato solo ed esclusivamente dai “lardaroli” ed i “salsicciari” gli ex “beccai”, che si unirono in corporazione autonomo solo a partire dal 1547. In realtà la prima citazione riguardo al cotechino viene fatta solo duecento anni dopo. L’ importanza che ha assunto il cotechino ai giorni nostri la si deve però al grande padre della cucina italiana Pellegrino Artusi che, nella sua immensa opera, “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene”, parla del famoso “cotechino fasciato”.

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Percorsi, salumi e violini di capra sceglie la tradizione e il sapore di diverse varietà di formaggi a pasta fresca e stagionata. Il latte, i formaggi e le carni sono adatte ad un’aliment a zione sana ed equilibrata, orientata verso la riscoperta di antichi e tradizionali sapori. In particolare il latte caprino, per le sue caratteristiche organolettiche, è facilmente digeribile e consigliato per i bambini e gli anziani.

Nelle valli del Luinese operano diverse aziende che allevano capre di razza nera di Verzasca (in purezza o incrociata con altre razze), trasformano il latte, commercializzano formaggi e salumi e a Pasqua mettono sul mercato il tradizionale capretto. Le condizioni climatiche ambientali e l’alimentazione a base di essenze particolari, che crescono su questi pascoli montani, arricchiscono il latte di profumi e aromi unici. Il latte è l’elemento determinante per ottenere formaggini caprini di qualità. Ciò li rende particolarmente graditi al consumatore che

Gli allevamenti sono basati sullo sfruttamento del pascolo per otto/nove mesi all’anno e gli animali restano in stalla per l’ultimo mese di gestazione e per il periodo di allattamento naturale del capretto. Nella stagione non adatta al pascolo, l’alimentazione delle capre Verzaschesi, si basa prevalentemente su fieno, e per gli animali in fase di allattamento la razione viene integrata. Dal mese di aprile le capre sono condotte agli alpeggi. Nel mese di ottobre, gli allevatori procedono alla messa in “asciutta” dei capi.


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Luino

La citta di Luino, che in tanti anni non ha cambiato nulla: né il lago, né i monti, né il clima per cui: “…se vuoi provare le pene dell’inferno vattene a Cannero d’estate ed a Luino d’inverno…”. Ragion questa ed unica che fece poetare e musicare un famoso ritornello: “Città Giardino t’hanno nominata, Luino un dì le fate e i tuoi dintorni / son luoghi che conferman tutti i giorni / che in essi, sui decrepiti si muore. Luino dolce incanto di sol azzurro e fiori / ti fanno i tuoi colori un sogno di città!” Luino è tra i centri più antichi del Verbano: è la principale città della sponda lombarda del lago, a pochi chilometri dal confine svizzero situata in una posizione incantevole. Luino nasce come villaggio di pescatori, ma oggi è un moderno centro commerciale e turistico. La città vanta i natali di celebri personaggi del passato, tra cui: Anselmo Luini arcivescovo di Milano (XII secolo); Giacomo Eluterio Luini, carmelitano, fondatore di una chiesa e di un cenobio (1477), Bernardino Luini, pittore della scuola di Leonardo, Giovanni Luini Confalonieri (benefattore), Giacomo Luini (Conte). In epoca contemporanea i nomi di due illustri scrittori Piero Chiara e Vittorio Sereni che tanto ebbero da dire e scrivere sulla loro città natale. La passeggiata in riva al lago merita di

essere percorsa in tutta la sua lunghezza ammirando anche gli edifici che si affacciano sul lago, come la chiesa della Madonna del Carmine risalente al XV secolo, Palazzo Verbania, sede del Museo Civico, Palazzo Serbelloni e il porto vecchio, già progettato ai tempi di Napoleone e poi completato dagli austriaci. Dal porto si risale verso l’antica “Contrada dei mercanti”, oggi via Felice Cavallotti, proseguendo poi alla scoperta del vecchio nucleo storico ricco di edifici rinascimentali e barocchi, cortili e botteghe artigiane. Famoso è il pittoresco mercato del mercoledì che risale al XVI secolo e che ogni settimana, soprattutto nel periodo estivo, richiama una folla di turisti, anche stranieri.



TU SCENDI DALLE STELLE Tu scendi dalle stelle O Re del Cielo E vieni in una grotta Al freddo e al gelo E vieni in una grotta Al freddo e al gelo... O, Bambino, mio Divino Io ti vedo qui a tremar O, Dio Beato Ah, quanto ti costò L'avermi amato Ah, quanto ti costò L'avermi amato A te che sei del mondo Il creatore Mancan panni e fuoco O, mio Signore Mancan panni e fuoco O, mio Signore Caro eletto Pargoletto Quanto questa povertà Più mi innamora Giacché ti fece amor Povero ancora! Giacché ti fece amor Povero ancora!

ADESTE FIDELES «Venite, fedeli, l’angelo ci invita, venite, venite a Betlemme. Nasce per noi Cristo Salvatore. Venite, adoriamo, venite, adoriamo,venite, adoriamo il Signore Gesù! La luce del mondo brilla in una grotta: la fede ci guida a Betlemme. Nasce per noi Cristo Salvatore. La notte risplende, tutto il mondo attende: seguiamo i pastori a Betlemme. Nasce per noi Cristo Salvatore. “Sia gloria nei cieli, pace sulla terra” un angelo annuncia a Betlemme. Nasce per noi Cristo Salvatore. Il Figlio di Dio, Re dell’universo, si è fatto bambino a Betlemme. Nasce per noi Cristo Salvatore.»

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Piero Chiara

IL CANTORE DEL VERBANO Ecco alcuni passi tratti da libri di Piero Chiara, tutti pubblicati da Mondadori, dove lo scrittore evoca le magiche atmosfere del lago e i segni della memoria.

nei paesi, a passare il pomeriggio. Avvolti nel fumo delle sigarette con le tazze di caffè sui tavoli di fianco, in silenzio, i quattro spillavano carte e ramazzavano gettoni”.

Da “La stanza del vescovo” “Il sole non si era ancora alzato, ma un bagliore rossiccio annunciava, dietro Luino, una lucida mattina di vento, di quelle che sembrano chiudere l’estate, dopo il Ferragosto, quando il lago, come una donna che cambia d’abito, perde i suoi colori tenui e leggeri per vestirsi di azzurro intenso e qualche volta di scuro turchino, se al mattino lo spazza la tramontana e lo ripettina al pomeriggio l’inverna”. “Al tramonto, dopo aver toccato una dopo l’altra l’Isola Bella e l’Isola Pescatori, andammo a dar fondo nel porto di Stresa (...) “Ho visto il lago color madreperla con le isole immerse nella bruma che prendevano forma lentamente, come in acquarello cinese o giapponese, mi pareva un sogno”.

Da “Era inverno”, in “con la faccia per terra e altre storie” “L’inverno mi pareva un personaggio vivo, e il lago, le piante, il battello, tanti esseri che prendevano vita e sostanza alle sue parole e ai suoi gesti. Senza pensarci, mi insegnava a vedere il mondo, a conoscere la vita, a sapere come prenderla, a trovarci gusti e navigarla con calma.”

Da “Il cappotto di Astrakan” “Nell’angolo vicino alla vetrata quattro clienti giocavano uno dei magri pokerini che servono,



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Curiosità

AGRA Fra i molti emigranti che esercitavano mestieri legati all’industria alberghiera si ricordano i Baglioni, fondatori dell’omonimo e famoso hotel fiorentino. Un loro discendente si trasferì in Egitto, dove trovò modo di distinguersi nell’attività di famiglia. Restò presto vedovo della giovane araba che aveva sposato. A quanto si racconta, volle, tornando al paese, portarsene dietro la mummia che a lungo conservò nell’armadio. DUMENZA Sulla strada del palone una stele commemora la demolita chiesetta di S. Maria della Fraccia. I Dumentini d’un tempo le tributavano grande devozione; si ricorda, infatti, ai tempi del cardinal Federico Borromeo, nel 1596, che la Madonna della freccia aveva salvato, con la sia intercessione, Dumenza da un drago sterminatore. MESENZANA Luoghi tranquilli, i nostri; non altrettanto nel ‘500, ai tempi di S. Carlo, quando i curati di Mesen-

zana e Brissago chiesero licenza di tenere in casa l’archibugio. Vero è che quello di Mesenzana, prete Martino Giannetti, era solito guidare i pellegrini verso il Sacro Monte a cavallo e con la spada a fianco; meno lodevolmente, con asta e dega capeggiava i conterranei contro quelli di Cassano sconfitti a Cavoi. MACCAGNO Nel 1595, un’ottantina di Campagnesi che andavano, per il voto fatto in tempo di peste, in pellegrinaggio al sacro Monte di Varese, perirono in naufragio, certamente durante il tragitto in barca fra Maccagno e Luino (non esisteva ancora una comoda strada litoranea e la barca era il mezzo di trasporto preferito). Al Ronco delle Monache, così detto perché già appartenuto alle Orsoline di Cannobio subentrate, dopo la soppressione, agli Umiliati si stabilì all’inizio del secolo una misteriosa dama, la “baronessa” Montesquieu, Siena Trombetti di nascita, si sussurrava, regale.



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La leggenda del vischio

C’era una volta, in un paese tra i monti, un vecchio mercante. L’uomo viveva solo, non si era mai sposato e non aveva più nessun amico. Per tutta la vita era stato avido e avaro, aveva sempre anteposto il guadagno all’amicizia e ai rapporti umani. L’andamento dei suoi affari era l’unica cosa che gli importava. Di notte dormiva pochissimo, spesso si alzava e andava a contare il denaro che teneva in casa, nascosto in una cassapanca. Per avere sempre più soldi a volte si comportava in modo disonesto e approfittava dell’ingenuità di alcune persone, ma tanto a lui non importava perché non andava mai oltre alle apparenze. Non voleva conoscere coloro con cui faceva affari. Non gli interessavano le loro storie e i loro problemi, e per questo motivo nes-

suno gli voleva bene. Una notte di dicembre, ormai vicino a Natale, il vecchio mercante non riusciva a dormire e dopo aver fatto i conti dei guadagni, decise di uscire a fare una passeggiata. Cominciò a sentire delle voci e delle risate, urla gioiose di bambini e canti. Pensò che di notte era strano sentire tanto chiasso in paese. Si incuriosì perché non aveva ancora incontrato nessuno nonostante voci e rumori sembrassero molto vicini. Ad un certo punto cominciò a sentire qualcuno he pronunciava il suo nome, chiedeva aiuto e lo chiamava fratello. L’uomo non aveva fratelli o sorelle e si stupì. Per tutta la notte ascoltò le voci che raccontavano storie tristi e allegre, vicende familiari e d’amore. Venne a sapere che alcuni vicini erano molto poveri, che sfamavano a fatica i figli, che altre persone soffrivano la solitudine, oppure che non avevano mai dimenticato un amore in gioventù. Pentito per non aver mai capito che cosa si nascondeva dietro alle altre persone che vedeva tutti i giorni, l’uomo cominciò a piangere. Pianse così tanto che le sue lacrime si sparsero sul cespuglio al quale si era appoggiato. …e le lacrime non sparirono al mattino, ma continuarono a splendere come perle. Era nato il vischio.


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Il luinese e il lago

Da “Il volto di Dio” ...un luinese, che no sia un pescatore o un barcaiolo, guarda raramente al lago; vive, in apparenza, come se il lago non esistesse. Ma siccome da un qualche punto bisogna pur guardare, mi piace soprendere l’attimo di distrazione durante il quale gli occhi del mio uomo luinese si appuntano, da questa sponda lombarda, non tanto al lago maggiore - che sarebbe dir troppo - ma all’Alto Verbano. A tutto il lago ha guardato una volta per tutte un altro uomo. Ascoltate queste parole con cui il divo Leonardo vuol rendere un effetto di nubi temporalesche:«Io sono già stato a vedere tal multiplicazione di arie e già sopra a Milano, inverso lago Maggiore, vidi una nuvola in forma di grandissima montagna, piena di scogli infuocati, perchè li raggi del sole che già era all’orizzonte, che rosseggiava, la tigneano del suo colore. E questa tal nuvola attraeva a sè tutti li nuvoli piccoli, che intorno le stavano; e la nuvola grande non si muoveva da suo loco, anzi riservò nella sua sommità il lume del sole insino a una ora e mezza di notte, tant’era la sua immensa grandezza; e infra due ore di notte generò sì gran venti, che fu cosa stupenda e inaudita». Qui sì,

è il caso davvero di parlare di volto di Dio, di sguardo circolare e illimitato. Ma l’uomo luinese non ha gli occhi di Leonardo. Getta un’occhiata pudica o indifferente alla vicenda dei battelli che arrivano o ripartono: si direbbe che la sua attenzione duri il breve spazio compreso tra il rintocco della campana di bordo e il cancellarsi della scia dietro l’imbarcazione che si allontana. Forse sulla riva piemontese le cose avvengono in altro modo: probabilmente tutto quanto gravita sul lungolago e sul lago: un mondo più smagliante, più concluso e perfetto, pago di sé. C’è forse un tanto di inconsapevole polemica, in quel modo di guardare luinese rispetto ai solari abitatori dell’altra sponda? Sara una fissazione: ma il luinese io l’ho sempre visto compreso tra cose eterne e cose umili, al confine tra due diverse realtà, perplesso sul modo di ingranare l’una nell’altra, portato a non lasciar cadere ed asaudire i propri gesti quotidiani pur di ritrovarli con tutto il loro senso in un altro ordine, in un ritmo che ne rappresenti la destinazione perenne... Vittorio Sereni - “La Rotonda Almanacco Luinese 1979” Francesco Nastro Editore



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Il risotto alla milanese

SAPETE COME FU INVENTATO? Si racconta che Mastro Valerio da Profondo Valle, fiammingo, per colorare le vetrate del Duomo di Milano usasse anche lo zafferano. Aveva una bella figlia che sposò uno dei suoi “garzoni”. Al pranzo di nozze era previsto del riso al burro e un collega dello sposo era impegnato a sorvegliare la cottura,

ma per un gesto brusco, urtò un sacchetto contenente lo zafferano necessario alle vetrate, che andò a cadere sul risotto. Spaventato continuò a gridare macchinalmente e poi assaggiò; gli parve buonissimo e fu servito. Tutti gli ospiti ne furono entusiasti!

Il segreto del vino rosso Il vero segreto del vino rosso sembra essere proprio il resveratrolo, un polifenolo, presente già nella vite, usato dalla pianta come difesa naturale contro l’aggressione dei raggi ultravioletti e contro gli attacchi di batteri e funghi. Questo spiega le sue proprietà antiossidanti e antinfiammatorie preziose anche per l’organismo umano. Il resveratrolo ha la capacità di ostacolare i processi ossidativi che portano alla formazione di radicali liberi di ossigeno, vere e proprie mine vaganti responsabili di danni cellulari alla base di molte patologie. A livello circolatorio, il resveratrolo contrasta i meccanismi che favoriscono la formazio-

ne della placca aterosclerotica: previene, infatti, i processi infiammatori della parete arteriosa, contrasta l’ossidazione delle lipoproteine. LDL e l’aggregazione delle piastrine, impedendo la formazione dei trombi che vanno a restringere o a occludere i vasi arteriosi. A livello cerebrale, aumenta l’attivazione di segnali elettrochimici intracellulari: ne deriva una stimolazione dei processi di apprendimento e di memoria a lungo termine e una riduzione dell’incidenza di demenza senile. In campo oncologico, il resveratrolo sembra avere un’attività chemiopreventiva anticancro, soprattutto perchè inibisce processi infiammatori all’origine di alcuni tumori, come il cancro del colon.



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Albero di Natale di pasta sfoglia

INGREDIENTI: - basi rettangolari di pasta sfoglia n.2 - broccoletti siciliani giĂ cotti 300 gr - prosciutto cotto a dadini o a striscioline 250 gr - sale e pepe q.b. - olio evo q.b. - pomodorini e un pezzetto di mozzarella per decorare.

Stazione di Luino - Foto: Martino Chiesa

PREPARAZIONE: Mettiamo i broccoletti in un piatto e aiutandoci con una forchetta li schiacciamo, li condiamo con olio sale e pepe, srotoliamo le basi di pasta sfoglia. Su ogni base mettiamo prima i broccoletti, poi il prosciutto, arrotoliamo ogni base e le tagliamo in girelle. Mettiamo le girelle in una teglia da forno con carta da forno, creando con queste girelle

un albero di Natale. Inforniamo il nostro albero di girelle di sfoglia in forno preriscaldato statico a 190° per circa mezzora o fino a raggiungere la doratura desiderata. Sforniamo il nostro albero di Natale e decoriamolo a nostro piacimento con, ad esempio, pezzetti di pomodorini e pezzetti di mozzarella.



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Risotto con petto d'anatra

INGREDIENTI: - 320 gr di riso carnaroli - 500 gr di petto d’anatra - 1 cipolla - brodo di carne q.b. - 1 rametto di mirto - 1 bicchierino di Porto - 200 gr di melagrana - 60 gr di burro - sale e pepe q.b.

PREPARAZIONE: Trita la cipolla e falla appassire con metà del burro. Unisci il riso, tostalo due minuti e sfumalo con il Porto. Continua la cottura, unendo un mestolo di brodo caldo alla volta. In una padella antiaderente, scotta il petto d’anatra con il mirto: 5 minuti sul lato della pelle, 2 minuti dall’altro. Sala, aggiungi il pepe e bagna con succo di melagrana, ottenuto spremendo circa 150 g di chicchi. Togli la carne dalla padella e lasciala riposare, meglio se avvolta in un foglio d’alluminio. Quando il risotto sarà cotto, assorbito tutto il brodo aggiunto un mestolo alla volta, togli dal fuoco, incorpora l’altra metà del burro e copri per due minuti. Servi il risotto con le fettine d’anatra.



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Cappone arrosto

INGREDIENTI: - 1 Cappone - 2 rametti di rosmarino - 10 foglie di salvia - 2 spicchi d’aglio - 1 cucchiaio di sale grosso - 5 grani di pepe nero - 2 tazze di brodo - 4 cucchiai abbondanti di strutto Per il contorno: - 4 patate - 2 carote - 2 cavolfiori - 2 carciofi PREPARAZIONE: Prima di iniziare assicuratevi di avere una grossa teglia dove posizionare il cappone per cuocerlo in forno. Preriscaldate il forno (ventilato) a 180°C. Preparate un trito di aglio, rosmarino, salvia qualche grano di pepe e sale grosso. Ungete dentro e fuori il cappone con lo strutto. Unite intorno al cappone le verdure mondate e tagliatele a spicchi.

Mettetelo a cuocere in forno, girandolo ogni tanto e aggiungendo il brodo. A metà cottura coprite con un coperchio o con carta argentata. Provate a infilare una forchetta nella carne: se entra facilmente, significa che è cotta. Prima di togliere dal forno lasciate sotto il grill per una decina di minuti in modo che la superficie diventi croccante. Le verdure cuociono prima: a 40 minuti circa dall’inizio della cottura verificate con una forchetta e, se sono cotte, toglietele dalla teglia tenendole al caldo sino al momento di servire. Una volta cotta anche la carne, riunitela alle verdure e servite il tutto.


Il Paese di Natale 2020: vivi la magia del Natale da Nicora Garden a Varese Il Paese di Natale apre le sue porte e vi dà il benvenuto in un percorso unico e scintillante, con un vastissimo assortimento, in sicurezza Abeti, luci, palline, decori, stelle, presepi, addobbi. Il Paese di Natale 2020 firmato Nicora Garden, giunto alla sua quinta edizione, è un mondo magico dove vivere appieno la magia del Natale. Il punto vendita di Varese (via Carnia 133, zona ospedale del Circolo) anche quest’anno si è vestito a festa per celebrare la ricorrenza più attesa dell’anno. Qui lo stile più tradizionale, quello più romantico, quello più moderno, si susseguono, trovando espressione in una moltitudine di forme, colori, e soprattutto prezzi differenti per accontentare proprio tutti. Ne "Il Paese di Natale" la fantasia guida l’esperienza e gli acquisti, perché il bello della festa più attesa dell’anno è proprio questo: la possibilità di creare e personalizzare la propria casa o quella di chi amiamo. Lungo il percorso quindi tante proposte differenti e composizioni a cui ispirarsi, con oltre 5.000 articoli. Da Nicora Garden c’è l’imbarazzo della scelta: che sia per un decoro o un regalo, l’obiettivo è permettere a tutti di trasformare ogni ambiente nel più bello di sempre. Il Paese di Natale, in via Carnia 133 Varese, è aperto tutti i giorni, da Lunedì a Domenica dalle 9.00 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 19.00. Si raccomanda l’ingresso solo indossando la mascherina. Fonte: www.varesenoi.it - www.nicoragarden.it


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Tronchetto di Natale

INGREDIENTI: acqua calda (q.b.), 4 uova, 25 gr cacao, 65 gr fecola, 125 gr farina, 50 gr farina mandorle, 100 gr zucchero, 40 gr burro, decorazioni di cioccolato (q.b.), zucchero a velo (q.b.). Per la mousse: 200 gr acqua, 200 gr zucchero, 400 gr panna fresca, 200 gr tuorli, 290 gr cioccolato al latte, caco (q.b.) PREPARAZIONE: scaldare leggermente le uova intere per montarle meglio, mescolare il cacao con la fecola e la farina. Sgusciare le uova separando albumi e tuorli. Montare gli albumi. Mescolare la farina di mandorle con le altre farine. Aggiungere lo zucchero agli albumi montati, poi unire anche il burro fuso, i tuorli e le farine, mescolando delicatamente. Stendere l’impasto su una teglia da forno e cuocere a 180 gradi per circa 10 minuti. Per la mousse mescolare acqua, zucchero e

tuorli in pari quantitĂ e cuocere al microonde per 2 minuti alla massima potenza. Montare a parte la panna. Unire il cioccolato al latte alla crema d i uova. Unire la crema con la panna e lasciare riposare in frigo. Farcire il pandispagna con la mousse raffreddata. Arrotolare su se stesso il pandispagna formando un tronchetto. Lasciare riposare in frigo, poi ricoprirlo con la mousse rimasta. Completare con decorazioni al cioccolato e zucchero a velo.


NATALE AL CASTELLO MartedĂŹ 1 Dicembre 2020 Online Edizione 2020

dei Mercatini di Natale al Castello Visconti di Somma Lombardo

Purtroppo causa Covid, quest'anno l'evento potrĂ essere seguito solo online.


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La piccola fiammiferaia

Era la fine dell’anno, faceva molto freddo.Una povera bambina camminava a piedi nudi per le strade della città. La mamma le aveva dato un paio di pantofole, ma erano troppo grandi e la povera piccola le aveva perdute attraversando la strada. Un monello si era precipitato e aveva rubato una delle pantofole perdute. Egli voleva farne una culla per la bambola della sorella. La piccola portava nel suo vecchio grembiule una gran quantità di fiammiferi che doveva vendere. Sfortunatamente c’era in giro poca

vanti a una grande stufa! Le mani e i piedi cominciavano a riscaldarsi, ma la fiamma durò poco e la stufa scomparve. La piccola sfregò il secondo fiammifero e, attraverso il muro di una casa, vide una tavola riccamente preparata. In un piatto fumava un’oca arrosto... All’improvviso, il piatto con l’oca si mise a volare sopra la tavola e la bambina stupefatta, pensò che l’attendeva un delizioso pranzetto. Anche questa volta, il fiammifero si spense e non restò che il muro bianco e freddo. La povera piccola accese un terzo fiammifero e all’istante si trovò seduta sotto un magnifico albero di Natale. Mille candeline brillavano e immagini variopinte danzavano attorno all’abete. Quando la piccola alzò le mani il fiammifero si spense. Tutte le candele cominciarono a salire in alto verso il cielo e la piccola fiammiferaia si accorse che non erano che stelle. Una di loro tracciò una scia luminosa nel cielo: era una stella cadente.

gente: infatti quasi tutti erano a casa impegnati nei preparativi della festa e la poverina non aveva guadagnato neanche un soldo. Tremante di freddo e spossata, la bambina si sedette nella neve: non osava tornare a casa, poiché sapeva che il padre l’avrebbe picchiata vedendola tornare con tutti i fiammiferi e senza la più piccola moneta. Le mani della bambina erano quasi gelate. Un pochino di calore avrebbe fatto loro bene! La piccola prese un fiammifero e lo sfregò contro il muro. Una fiammella si accese e nella dolce luce alla bambina parve di essere seduta da-

La bambina pensò alla nonna che le parlava delle stelle. La nonna era tanto buona! Peccato che non fosse più al mondo. Quando la bambina sfregò un altro fiammifero sul muro, apparve una grande luce. In quel momento la piccola vide la nonna tanto dolce e gentile che le sorrideva. -Nonna, - esclamò la bambina - portami con te! Quando il fiammifero si spegnerà, so che non sarai più là. Anche tu sparirai come la stufa, l’oca arrosto e l’albero di Natale! E per far restare l’immagine della nonna, sfregò uno dopo l’altro i fiammiferi. Mai come in quel momento la nonna era stata così bella. La vecchina prese la nipotina in braccio e tutte e due, trasportate da una grande luce, volarono in alto, così in alto dove non c’era fame, freddo né paura. (Dickens)



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La Befana

La Befana, (termine che è corruzione di Epifania, cioè manifestazione) è nell’immaginario collettivo un mitico personaggio con l’aspetto da vecchia che porta doni ai bambini buoni la notte tra il 5 e il 6 gennaio. La sua origine si perde nella notte dei tempi, discende da tradizioni magiche precristiane e, nella cultura popolare, si fonde con elementi folcloristici e cristiani: la Befana porta i doni in ricordo di quelli offerti a Gesù Bambino dai Magi. L’iconografia è fissa: un gonnellone scuro ed ampio, un grembiule con le tasche, uno scialle, un fazzoletto o un cappellaccio in testa, un paio di ciabatte consunte, il tutto vivacizzato da numerose toppe colorate. Vola sui tetti a cavallo di una scopa e compie innumerevoli prodigi. A volte, è vero, lascia un po’ di carbone ), ma in fondo non è cattiva. Curioso personaggio, saldamente radicato nell’immaginario popolare e, seppure con una certa diffidenza, molto amato.

Fata, maga, generosa e severa... ma chi è, alla fine? C’è chi sostiene che è vecchietta sdentata e dal naso adunco, vestita con una blusa e una sottana polverose, brutta ma benefica che viaggia a cavallo dell sua scopa e si cala per i camini per lasciare nelle case doni per i bambini buoni e pezzi di carbone per i bambini birichini. Secondo il racconto popolare, i Re Magi, diretti a Betlemme per portare i doni a Gesù Bambino, non riuscendo a trovare la strada, chiesero informazioni ad una vecchia. Malgrado le loro insistenze, affinchè li seguisse per far visita al piccolo, la donna non uscì di casa per accompagnarli. In seguito, pentitasi di non essere andata con loro, dopo aver preparato un cesto di dolci, uscì di casa e si mise a cercarli, senza riuscirci. Così si fermò ad ogni casa che trovava lungo il cammino, donando dolciumi ai bambini che incontrava, nella speranza che uno di essi fosse il piccolo Gesù. Da allora girerebbe per il mondo, facendo regali a tutti i bambini, per farsi perdonare. Per farvi portare i doni dalla Befana c’è un metodo infallibile: dovete appendere al caminetto della casa (ma chi non ha un caminetto può trovare un qualsiasi altro posto, vicino a una porta o a una finestra) la calza più grossa che avete: vedrete che la mattina dell’Epifania la troverete riempita di doni di ogni sorta!

Buon Anno Bella sacra poverella, / di quest'an che se ne va voglio togliere in gidello / di letizia e di bontà. / Poi la dono a quel fratello, che gioviale e ridanciano, / se ne vien tirando appresso, / una ronda capricciosa di giornate, / di stagion, / settimane e mesi vari, /nella ridda di una danza, fatta solo dall’illusion. / “Ave a te, anno novello”! / Così carco di promesse, porgi a tutti lieti doni, / per la vita e per l’amor. A. F.


Una dolce passione... da sempre!

Eventi - Pasticceria - Gelato artigianale Catering - Torte per tutti i gusti PANETTONE ARTIGIANALE LUINO (VA) - Via XV Agosto, 26 MACCAGNO CON PINO E VEDDASCA (VA) Via Reschigna, 2 Tel. +39 0332 561 098 info@pasticceriacerinotti.it www.pasticceriacerinotti.it Rivenditore autorizzato macchine per espresso e capsule

Buon e l a t a N



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