ARCISATE BEDERO VALCUVIA - BESANO BISUSCHIO - BRUSIMPIANO CADEGLIANO VICONAGO CANTELLO - CLIVIO CREMENAGA - CUASSO AL MONTE CUGLIATE FABIASCO - CUNARDO INDUNO OLONA - LAVENA PONTE TRESA MARCHIROLO - MARZIO PORTO CERESIO - SALTRIO VALGANNA - VIGGIÙ
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COMUNITÀ MONTANA DEL PIAMBELLO
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Indice COMUNITÀ MONTANA DEL PIAMBELLO
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CUGLIATE FABIASCO
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ARCISATE
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CUNARDO
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BEDERO VALCUVIA
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INDUNO OLONA
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BESANO
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LAVENA PONTE TRESA
26
BISUSCHIO
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MARCHIROLO
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BRUSIMPIANO
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MARZIO
38
CADEGLIANO VICONAGO
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PORTO CERESIO
40
CANTELLO
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SALTRIO
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CLIVIO
14
VALGANNA
44
CREMENAGA
16
VIGGIÙ
46
CUASSO AL MONTE
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Opuscolo pubblicitario a distribuzione gratuita. Tutti i diritti sono riservati. Ogni riproduzione dell’opuscolo, anche parziale, è vietata senza l’approvazione dell’editore. Legge 8 Febbraio 1948, n° 47 (pubbl. nel GU 20/02/48, n° 43). Realizzazione grafica e pubblicità: Publierre Communication Art di Romano Tel. +39 0332 51 08 80 - Fax +39 0332 50 13 58 Consulenza pubblicitaria: Angelo Romano (+39 339 76 96 702) e Maria Huminiuc Grafica: Santina Corea Finito di stampare nel mese di agosto presso Biemme Grafica Questa rivista è stata interamente finanziata dagli inserzionisti dei Comuni aderenti. Le copie saranno distribuite gratuitamente nei vari Comuni. Un ringraziamento particolare a tutti gli inserzionisti
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La comunità montana del Piambello nasce nel 2009 come fusione della Comunità montana Valceresio e della Comunità montana Valganna e Valmarchirolo. Deve il suo nome all’omonimo monte appartenente alle Prealpi varesine: il Piambello è un rilievo composto da rocce di origine vulcanica
che, con la sua altezza di 1.129 metri s.l.m domina la Valceresio, la Valganna e la Valmarchirolo. Il territorio del Piambello si caratterizza per il paesaggio estremamente variegato, in cui ampie vallate modellate dai ghiacciai si alternano ai morbidi rilievi prealpini e ai numerosi corsi d’acqua. Superficie totale: 142,9 km2 Popolazione residente: 70.381 abitanti. Vengono proposti 11 percorsi turistico-culturali che il visitatore può effettuare autonomamente nel territorio della CM del Piambello. Ognuno di essi suggerisce una selezione di luoghi da visitare e di sentieri escursionistici da percorrere per approfondire un tema specifico. I sentieri sono realizzati su percorsi facilmente accessibili e privi di grandi difficoltà: per affrontarli non occorre essere escursionisti esperti e allenati, ma si consiglia l’uso di abbigliamento e calzature adeguate e può inoltre risultare utile attrezzarsi con carte topografiche ed escursionistiche della zona. Nella visita al percorso “Cave e miniere” si raccomanda la massima prudenza, vista la non ancora avvenuta messa in sicurezza dei siti. Ai cicloturisti è dedicato il percorso giallo “Pedalando nel Piambello”, che presto sarà messo online, mentre gli amanti della buona tavola potranno seguire i suggerimenti del percorso celeste “Strada dei sapori” per deliziare i loro palati con i piatti realizzati con le materie prime locali.
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EVENTI Festa del pescatore e di San Pietro a Brusimpiano a Giugno Festa del villeggiante a Brusimpiano la Settimana di ferragosto Festa dell’uva a Brusimpiano a Settembre Cantello che vive a Cantello a Dicembre Fiera dell’asparago a Cantello a Maggio Sagra degli uccelli a Cantello la prima domenica di settembre Festa brasiliana a Cuasso al Monte ad Agosto Festa del fungo a Cunardo a Settembre Festival internazionale del folclore a Cunardo a Luglio Sagra della cipolla a Ganna a Giugno Festa della rosa a Induno Olona a maggio Palio dei rioni a Induno Olona la Seconda domenica di settembre Carnevale ceresino a Porto Ceresio la Settimana del carnevale Festa del SS. Nome di Maria a Porto Ceresio a Settembre
COMUNITÀ MONTANA DEL PIAMBELLO Via Matteotti, 18 - 21051 Arcisate (VA) 0332/476780 - 0332/476729 - 0332/474373 www.cmpiambello.it segreteria@cmpiambello.it cm.piambello@pec.regione.lombardia.it 5
Arcisate
COMUNE DI ARCISATE Via Roma, 2 - Arcisate Tel. 0332 - 470124 www.comunearcisate.va.it
ALTITUDINE 372 m s.l.m SUPERFICIE 12,13 km² ABITANTI 9850 DENSITÀ 812,04 ab./km² FRAZIONI Brenno Useria, Velmaio COD. POSTALE 21051 NOMI ABITANTI Arcisatesi PATRONO San Vittore Santa Felicissima
CENNI STORICI Attorniata ad ovest dai monti Monarco, Crocino e Rho, con i monti Orsa e Sant’Elia a farle da sfondo ad est, a mezza strada tra il capoluogo di provincia, Varese, a sud e il lago di Lugano che delimita il confine con la Svizzera a nord, Arcisate, come documentano numerosissime testimonianze, ha origini assai antiche e ha sempre rivestito un ruolo politico, sociale, culturale e religioso rilevante nella Valceresio. Monumenti artistici di grande interesse, quali il Battistero, la Basilica e lo stesso Lazzaretto, testimoniano un passato di indubbio valore storico, animato dalla laboriosità e dalla fede che hanno contraddistinto da sempre la popolazione arcisatese. Col tempo, Arcisate ricoprì anche una rilevante importanza militare e religiosa, in quanto fu di sicuro uno dei numerosi villaggi con funzioni di capo di un gruppo di essi, così come si organizzavano le comunità dell’epoca longobarda. Ulteriore conferma di ciò è la designazione di Arcisate, intorno al XII secolo, a capo-pievania, comprendente già allora Bisuschio, Clivio, Induno. Ligurno e Brusimpiano, ai quali si aggiunsero due secoli dopo, Brenno ed altri paesi della valle, ed a feudo e marchesato, governati da nobili famiglie dell’epoca, quali gli Arcimboldi, i Visconti e i Litta, sino al XVIII secolo.
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La vicinanza al confine svizzero ha facilitato la possibilità di lavoro all’estero, caratterizzando ancor più da un punto di vista lavorativo, lo stile di vita della popolazione. Per anni la popolazione era rimasta prevalentemente dedita all’artigianato locale, alla coltivazione della terra, alla lavorazione del marmo e la produzione della calce, che viene estratta dalle cave sui fianchi dei monti Crocino e Useria, e trattare sino agli anni ’70 nelle fornaci, di cui ancora si può osservare qualche fatiscente struttura. Nel volgere di pochi anni, a partire dalla metà del 1800, Arcisate, con le frazioni di Brenno Useria e di Velmaio, si è progressivamente estesa come territorio ed è cresciuta come popolazione, impegnando Amministrazioni che si sono succedute al governo del paese, nella realizzazione di quelle opere pubbliche e nell’assicurare quei servizi sociali che hanno consentito di qualificare maggiormente la condizione di vita degli abitanti. In breve tempo, inoltre, si è osservato un crescente fiorire di piccole e medie industrie che hanno in tal modo rinnovato l’economia e migliorato le fonti della ricchezza di Arcisate, facendone un importante centro industriale dell’intera valle. Oggi anche servita, sia in direzione del capoluogo della Regione che del Canton Ticino, da un nuovo importante tratto ferroviario che la collega direttamente anche a Malpensa. Tutto ciò ha permesso ad Arcisate di conservare un ruolo di preminenza in rapporto agli altri paesi, divenendo tra l’altro sede di importanti servizi pubblici come l’A.S.L. e la Comunità Montana del Piambello. Fonte: Comune di Arcisate
L ilaj
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Tel. 347 2191876 Via G. Matteotti 57 - ARCISATE (VA) 7
Bedero Valcuvia
COMUNE DI BEDERO VALCUVIA Piazza Vittorio Veneto - Bedero Valcuvia Tel. 0332 - 724587 www.comune.bederovalcuvia.va.it
ALTITUDINE 520 m s.l.m SUPERFICIE 2,56 km² ABITANTI 643 (31-12-2010) DENSITÀ 251,17 ab./km² FRAZIONI Cascina Marteghetta, Monte Scerrè, Loc. carbora, Loc. Piancora, Loc. Ronchi, Loc. Tarabara COD. POSTALE 21039 NOMI ABITANTI Bederesi PATRONO Sant’Ilario
CENNI STORICI Il nome Bedero Valcuvia sembra derivare da bedrum o bedre indicante un’attinenza con la betulla, pianta forse molto diffusa in passato. Da considerare anche la radice celto-germanica by-dro cioè “villaggio su un pendio vallivo”. Il centro del paese, rivela uno spiccato impianto medievale ed è caratterizzato da una serie di strade molto strette (dette i “böcc”) e case in sasso, molto attaccate tra loro in parte ristrutturate, a cui si aggiungono qualche arco in pietra di epoca successiva XIII e XIV secolo. In passato a Bedero venivano prodotti segala, frutta, verdure varie, funghi, castagne, pascoli e allevamento. TERRITORIO Situato al confine tra la Valcuvia e all’inizio della Valle del Pralugano, ai piedi del Monte Scerrè. Viene denominato “Il Balcone della Valcuvia” in quanto si ha un notevole panorama sull’intera vallata sottostante. Bedero Valcuvia non fa parte della Comunità Montana della Valcuvia, ma della Valganna e Val Marchirolo ma a livello geografico, per storia e anche tradizioni generalmente viene inglobato dentro tutto il verde quadro della Valcuvia. I dintorni del paese suscitarono in passato, attorno al XIX secolo, ma forse ancora oggi, l’interesse dei geologi, poiché presentavano, al di sotto del paese un bellissimo esempio di roccia arrotondata (moutonnée) e di morene insinuate. Secondo gli studi dell’epoca, quei cumuli di roccia rossiccia, arrotondati e brulli, che formano la montagna detta Monte Scerrè, ed in parte la Monte Martica, sono di formazione vulcanica, e da qui nasce l’ipotesi che un cratere vulcanico fosse esistito nelle vicinanze durante l’epoca glaciale.[3] Anche certi sassi rossigni che si trovano sul territorio di Bedero hanno singolari e curiose proprietà magnetiche. MONUMENTI CIVILI E RELIGIOSI Nel centro del paese è situata la Chiesa di Sant’Ilario di Poitiers di epoca barocca. L’edificio venne ristrutturato nel XIX secolo e successivamente nel XX secolo. Disposta su tre navate con un bell’altare barocco e un’abside pentagonale con due cappelle laterali affrescate. Il 12 aprile 2009 a causa di un corto circuito che provocò un incendio il campanile, la sacrestia della chiesa e buona parte degli arredi sacri bruciarono. I successivi lavori di ristrutturazione terminarono nel 2010. 8
Fonte: Comune di Bedero Valcuvia
ALTITUDINE 350 m s.l.m SUPERFICIE 3,43 km² ABITANTI 2593 (31-12-2010)
COMUNE DI BESANO P.zza della Chiesa 2 - Besano Tel. 0332 - 916260 www.comune.besano.va.it
Besano
DENSITÀ 755,98 ab./km² FRAZIONI Belvedere, Bernasca, M.o. Ginaga, Monte San Martino, Novella COD. POSTALE 21050 NOMI ABITANTI Besanesi PATRONO San Martino
CENNI STORICI Il nome di “Besano” non è di origine certa. Alcuni fanno derivare il nome Besano dal fatto che in tempi antichi nella località si teneva una rinomata Fiera due volte all’anno perciò il paese sarebbe stato denominato “Bis-in-anno”. Alcuni storici lo fanno derivare dal leggendario Besso supposto condottiero romano, la cui tomba fu rinvenuta sul colle di S. Martino. In realtà si tratta di una illazione senza basi concrete. Besano potrebbe avere origine dalla radice celto-ligure Bes con il senso di altura boscosa. IL TERRITORIO Alle spalle del paese si innalza il massiccio dell’Orsa-Pravello, ricoperto di boschi che in stagione si ricoprono di ciclamini, primule, viole e narcisi ed allietato da ruscelli che spesso creano graziose cascate. Oltre alla salita al colle San Martino, una fitta rete di sentieri che intersecano la vecchia strada militare che sale alla Novella, dà la possibilità di fare molte escursioni. Passeggiando per le strade ombreggiate della Novella e della Novellina, passando dalla località “La Pioda” si raggiunge Porto Ceresio. MONUMENTI CIVILI E RELIGIOSI Si possono osservare i luoghi ove si scavavano gli Scisti Bituminosi di Besano che tramite una funicolare, di cui restano solo tracce dei piloni portanti, venivano portati a valle per estrarne l’olio minerale che serviva sia a scopo medicinaleche per l’illuminazione. Seguendo invece l’ampia sterrata militare, superando la vasca di raccolta acqua ed il ponte dove una lapide ricorda il sacrificio di finanzieri morti nell’adempimento del loro dovere, si può raggiungere il Monte Grumello e le fortificazioni della Linea Cadorna. MUSEO CIVICO DEI FOSSILI DI BESANO La storia delle ricerche paleontologiche a Besano inizia nella metà dell’800. Da allora le scoperte si sono susseguite senza tregua ed oggi Besano fa parte del Sito paleontologico italo-svizzero del Monte San Giorgio e il suo territorio risulta inserito nella World Heritage List dell’UNESCO. Il Museo espone un passato lontano 240 milioni di anni, quando, nelle calde acque di un mare tropicale, vivevano le creature che oggi possiamo ammirare perfettamente conservate nelle sale. Tra i rettili spicca l’enorme Besanosaurus, ittiosauro lungo quasi 6 metri, che conserva nell’addome ben 4 embrioni. Ospite del Museo è poi il Saltriosauro, i cui resti sono gli unici fossili in Italia di un grande dinosauro carnivoro. Fonte: Comune di Besano
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Bisuschio
COMUNE DI BISUSCHIO Via Giuseppe Mazzini 14 - Bisuschio Tel. 0332 - 470154 www.comune.bisuschio.va.it
ALTITUDINE 370 m s.l.m SUPERFICIE 7,3 km² ABITANTI 4293 (31-12-2010) DENSITÀ 610,67 ab./km² FRAZIONI Piamo, Pogliana, Ravasina, Rossaga, Ponte COD. POSTALE 21050 NOMI ABITANTI Bisushiesi PATRONO San Giorgio
CENNI STORICI La nascita di Bisuschio si perde nelle nebbie dell’alto medioevo. La prima attestazione scritta risale al 959, risultante da una pergamena del Regesto di Santa Maria del Monte. Qualche tempo fa per iniziativa della Parrocchia di S. Giorgio Martire si decise di intraprendere il restauro della chiesa di S. Giuseppe, fino al 1721 dedicata a S. Dionigi. Si tratta probabilmente del più antico edificio ancora esistente in paese e si riteneva che risalisse intorno al XI, come confermavano elementi architettonici esterni. Durante i lavori emersero elementi interessanti, quali le fondamenta di una seconda abside nella sacrestia e resti di tombe, in una delle quali era presente una scheletro ben conservato. Dalle indagini effettuate si è potuto ipotizzare che il luogo fosse un area cimiteriale, risalente attorno al VI-VII secolo. Intorno alla metà del XIII, quando i Mozzoni, coinvolti nelle lotte intestine di Milano giunsero qui per non andarsene più. Nel 1484 il duca di Milano concedette in feudo la pieve di Arcisate, e quindi Bisuschio, ad Antonio Arcimboldi ed ai suoi discendenti. Il 9 novembre 1605 Bisuschio è eretta in parrocchia e la nuova S. Giorgio Martire, quella “al piano” ne diventa la parrocchiale. VILLLA CICOGNA MOZZONI Villa Cicogna Mozzoni di Bisuschio, in provincia di Varese, è un complesso architettonico progettato ed edificato durante il rinascimento, il primo corpo di fabbrica che aveva funzione di Casino di caccia fu edificato prima del 1440, il secondo (collegato con il primo) fu eretto dopo il 1530, diventando così una vera e propria villa di delizie, circondata da giardini su più livelli. Nel casino di caccia, la famiglia Mozzoni soleva ricevere ospiti dell’alta società milanese che si confrontavano nell’antica arte della caccia, infatti in quel tempo la Valceresio era una meta privilegiata per la caccia all’orso bruno e al cinghiale. Nel 1581 Angela, l’ultima erede dei Mozzoni, va in sposa a Gian Pietro Cicogna il quale in cambio della dote accetta di unire i due cognomi. Il nuovo ceppo familiare continuò ad usare la Villa come luogo di svago e di delizie dove poter ospitare amici e parenti, andare a caccia e a pesca e godere delle meraviglie della natura così meravigliosamente “sintetizzate” nei giardini. Ancora oggi i discendenti della famiglia Cicogna Mozzoni si prendono cura di questa dimora. Dal 1957 sono visitabili il giardino e le 12 sale interamente affrescate e arredate con mobili e oggetti di varie epoche. Oggi la Villa è anche sede di concerti, mostre, eventi culturali, è possibile affittare le sue sale per ricevimenti di nozze, cene di gala, set per film e foto. 10
Fonte: Comune di Bisuschio
ALTITUDINE 289 m s.l.m SUPERFICIE 5,91 km² ABITANTI 1173 (31-12-2010)
COMUNE DI BRUSIMPIANO Via C. Battaglia, 5 - Brusimpiano Tel. 0332 - 934119 www.comune.brusimpiano.va.it
Brusimpiano
DENSITÀ 198,48 ab./km² FRAZIONI Ardena COD. POSTALE 21050 NOMI ABITANTI Brusimpianesi PATRONO Natività di Maria Vergine
CENNI STORICI l territorio del comune di Brusimpiano si dispiega dalle rive del Lago di Lugano fino ai fianchi delle colline che dominano il paese, sui quali sorge la frazione di Ardena, dalla quale si può ammirare lo specchio lacuale sottostante. La superficie del comune non è vasta, ma è ricca di bellezze naturali e di sentieri che permettono di scoprirla. Il paese è diviso in due dal torrente Trallo, lungo il quale si trova una vecchia miniera, la Teresina. Si tratta di un giacimento di galena (minerale costituito da piombo e argento) scoperto nel 1850 ed estratto a partire dal 1861 fino alla fine del secolo, quando la miniera venne poi abbandonata. La presenza della miniera è indicativa del fatto che la Valceresio, della quale Brusimpiano è il comune più settentrionale, è un’area caratteristica dal punto di vista mineralogico e degli accumuli fossiliferi. La denominazione Brusimpiano pare derivare dal greco bruxino (“stretto”, “fauce”),da cui bruxino a plano, ovvero “stretta penisola pianeggiante”, un toponimo di probabile origine bizantina. Il nome della frazione Ardena (che si ritrova scritto anticamente come Ardenna) discende verosimilmente dal verbo ardere, con riferimento ai consueti incendi che scoppiavano in questa area silvestre. La storia di Brusimpiano non è molto diversa da quella dei paesi della medesima provincia: il borgo faceva parte del Contado del Seprio nel Medioevo, feudo posseduto prima dalla casata dei Torriani, passato di mano ai Visconti durante il Rinascimento. Con la salita al governo da parte di Maria Teresa d’Austria il possedimento va ai Borromeo Arese e in seguito alla famiglia Litta. Dal punto di vista architettonico Brusimpiano ospita edifici da non trascurare, come la Villa Sormani, di probabile origine seicentesca, posta in quello che era il centro originario del paese. Si trova poi il Palazzo in “strada per Brusimpiano”, posto all’incrocio della strada che conduce al Santuario della Madonna Miracolosa. È interessante anche la chiesa dell’Annunciazione, con il singolare campanile separato dalla chiesa e unito alla casa parrocchiale. Brusimpiano ospita anche una curiosità: una caverna che fu dimora di un eremita, tale padre Francesco Coglio, vissuto dal 1629 al 1692. Egli era uno dei tanti anacoreti presenti nel territorio e che comunicavano tra loro suonando un particolare corno. Le viuzze del borgo sono molto caratteristiche, infatti sono state affrescate con dipinti a tema sacro da parte di pittori locali a seguito delle numerose calamità occorse al paese nel corso degli anni. Brusimpiano è un paese lacustre e per questo motivo non poteva che fondare la sua economia sulla pesca, tanto che venne fondata una Unione Pescatori del Ceresio e un complesso di pescicoltura, quest’ultimo aperto nel 1929. Parte della forza lavoro del paese si dirige poi giornalmente verso la Svizzera, permettendo così di ridurre l’emigrazione degli abitanti. In ultimo, è ben attivo il settore turistico, grazie alle bellezze del lago e del borgo, capaci di attirare un buon numero di visitatori. Fonte: Comune di Brusimpiano
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Cadegliano viconago
COMUNE DI CADEGLIANO VICONAGO Via Provinciale, 19 - Cadegliano Viconago Tel. 0332 - 591012 www.comune.cadeglianoviconago.va.it
ALTITUDINE 414 m s.l.m SUPERFICIE 10,14 km² ABITANTI 1870 (31-12-2010) DENSITÀ 182,08 ab./km² FRAZIONI Arbizzo, Avigno, Cadegliano, Viconago COD. POSTALE 21031 NOMI ABITANTI Cadeglianesi Viconaghesi PATRONO San Silvestro
CENNI STORICI Cadeglìano Viconago è situato in una posizione panoramica alle verdi pendici del Monte Mezzano, all’interno della Valmarchirolo ed è composto da sette agglomerati urbani: Arbizzo, Argenterà, Avigno, Gaggio, Doneda, Cadegliano e Viconago, questi ultimi due i più ricchi di storia e meglio documentata. Di Cadegliano infatti è la prima notizia storica: nel 984 un tale Ugo de loco Cadilani apparesu un documento come testimone di una compravendita effettuata a Lugano. Il nome Cadilani mutò prima in Cadeliani e poi Cadegliano. Se si scompone il termine si può comprendere che il toponimo fa riferimento alla geografia del luogo: Ca (casa), di, lan (pianura o landa), intendendo così la posizione pianeggiante del paese in mezzo alla valle, sulle due rive del torrente Cevo. Non è certa la data dì un evento che riguardò Cadegliano (indicata da Luigi Brambilla nel suo” Varese e il suo Circondario”, vol. Il, Varese 1874), ovvero se accadde nel 1340 o nel 1540, che un incendio rase al suolo gran parte della città con le sue vestigie architettoniche e storiche, di cui rimase solo la parete dì una casa ove è raffigurata la Madonna del fuoco.Il toponimo Viconago invece è una probabile derivazione dal latino viganum (terreno o bosco comune), a cui venne aggiunto il suffisso - ago, di provenienza germanica. Notizie sul paese più consistenti si hanno dal 1438 quando Franchino Rusco, conte di Lugano e signore di Locamo, ottenne, da parte di Filippo Maria Visconti duca di Milano, il feudo della pieve di Valtravaglia, di cui faceva parte anche la Valmarchirolo. Gli abitanti dì Viconago erano fedeli ai Rusco ma si posero anche sotto la protezione del marchese dì Crotone, il quale non li ripagò della fiducia e si alleò invece con Giovanni Della Noce, governatore di Como, tantoché il tradimento si consumò con il saccheggio del paese nel 1449, Ma i Viconaghesi gliela fecero pagare cara e il marchese venne ucciso da un sicario mandato dai popolani. Sede Comunale, Cadegliano, è un ridente borgo formato da spazi aperti al verde, zone interne comuni e private, con piccole piazzette e viuzze, testimoni della continuità della vita sociale delle popolazioni locali legate a tradizioni antiche. Il panorama si apre poi su spazi architettonici di notevole valore storico-artistico.Le Ville patronali inquadrate nel verde dei parchi e giardini raffinati, rispettosi dell’ ambiente e del paesaggio. Viconago è uno dei paesi più pittoreschi e tipici della Valmarchirolo. Sorge sopra uno sprone di monte sporgente sulla valle del Tresa, domina il bacino occidentale del Lago di Lugano, con visione sui monti Generoso e Legnane all’ inizio della Valtellina. Magnifico è il panorama che si ammira dal sagrato della Chiesa dedicata a S. Giovanni Battista, costruzione risalente ai tempi di S. Carlo Borromeo. 12
Fonte: Comune di Cadegliano Viconago
ALTITUDINE 404 m s.l.m SUPERFICIE 9,13 km² ABITANTI 4728 (31-12-2010)
COMUNE DI CANTELLO Piazza Monte Grappa,1 - Cantello Tel. 0332 - 419111 www.comune.cantello.va.it
Cantello
DENSITÀ 517,85 ab./km² FRAZIONI Gaggiolo, Ligurno COD. POSTALE 21050 NOMI ABITANTI Cantellesi PATRONO Santi Pietro e Paolo
CENNI STORICI La comunità di Cantello con Ligurno e Gaggiolo affonda le sue radici in tempi lontani. Al di là dell’Ara Romana, raffigurata nel suo stemma, vi sono documenti che citano alcuni suoi abitanti quali: “Dominicus magister de Livurno” il 30 maggio 1196 e “Amaricus de loco Cazono” il 7 maggio 1218. La storia antica di Ligurno è poi documentata dagli importanti ritrovamenti di necropoli celtiche della cultura di Golasecca, datate addirittura al 900 - 800 a.C. e avvenuti a più riprese in località Collodera e Fontanella. Al periodo Gallo-Romano è attribuita la vasta necropoli e la strada venute alla luce durante scavi eseguiti nei pressi di Madonna di Campagna. Nel medioevo, la presenza nel territorio di cave d’arenaria condizionò la vita degli abitanti di Cantello come quella dei paesi vicini. Infatti l’economia del luogo era imperniata oltre che sulla coltivazione dei campi, sulla fruttuosa attività di scalpellino, architetto e muratore in cui si distinse, nel XII sec., Lanfranco da Ligurno, figlio d’arte poiché il padre Ergatii fu anch’egli scultore e “mastro costruttore”. Lanfranco diresse la costruzione del magnifico chiostro di Voltorre nei pressi di Gavirate e a lui si attribuisce pure il progetto per la costruzione del Duomo di Milano. L’opera che gli diede maggior fama fu però il Duomo romanico di Modena che porta la sua firma nella parte più antica del portico e dei colonnati. La storia degli ultimi cento anni ha regalato alla comunità due importanti novità: il cambiamento della denominazione di Cazzone con quella di Cantello, avvenuta con regio Decreto del luglio 1895 e il distacco della frazione di Velmaio dal Comune di Cantello, in favore di Arcisate, avvenuto nell’aprile 1968. MONUMENTI CIVILI E RELIGIOSI La Chiesa ed il campanile di S. Maria di Campagna rappresentano il più importante monumento del territorio di Cantello e meritano l’attenzione dei visitatori. La Chiesa può essere datata alla metà dell’ XI. Si ipotizza che il progetto generale dell’opera sia attribuibile all’architetto Gianfranco da Ligurno, autore certo del Chiostro di Voltorre e del Duomo di Modena. Il campanile che s’impone allo sguardo con il suo notevole slancio, viene datato alla prima metà dell’ XI secolo. Esso presenta tutte e quattro le pareti della canna esternamente decorate con sovrapposti riquadri coronati da tre archetti pensili, feritoie e monofore fino alla cella campanaria con bifore cigliate. Pare che le fondamenta del campanile coincidano con quelle dell’antica torre romana di avvistamento e di segnalazione. Fonte: Comune di Cantello
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Clivio
COMUNE DI CLIVIO Via delle Sorgenti 7 - Clivio Tel. 0332 - 486149 www.comune.clivio.va.it
ALTITUDINE 468 m s.l.m SUPERFICIE 2,98 km² ABITANTI 1986 (31-12-2010) DENSITÀ 666,44 ab./km² COD. POSTALE 21050 NOMI ABITANTI Cliviesi PATRONO San Pietro e Paolo
CENNI STORICI Clivio, un piccolo comune lombardo in provincia di Varese che conta poco meno di duemila abitanti. Sorge a 468 m s.l.m. nelle prealpi lombarde e deve il suo nome alla sua stessa posizione. Si erge, infatti, sul colle Clivium (dal latino: terreno scosceso) dal quale domina il Mendrisiotto, il Comasco e alcune zone collinari minori che degradano verso la pianura lombarda. Attraversato dal torrente Gaggiolo, che in questo tratto prende il nome di “Torrente Clivio”, presenta un territorio verde e ricco di boschi di noccioli, castagni e querce. Clivio tra i venti paesi appartenenti alla Comunità Montana del Piambello riveste un ruolo di interesse turistico per i suoi percorsi storico-naturalistici e per i paesaggi spettacolari. Sul territorio, diversi sono gli edifici di interesse storico–artistico: Chiesa di Santa Maria della Rosa, Chiesa parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo, Chiesa di San Materno, Palazzo Reale. MUSEO INSUBRICO DI STORIA NATURALE DI CLIVIO Il nuovo Museo con i suoi 600 metri quadri disposti su tre livelli, offrirà uno spazio adeguato alle collezioni di minerali e fossili dei musei di storia naturale di Induno Olona e Luino, da tempo chiusi, e grazie alla collaborazione con l’Università di Milano, diventerà anche un centro studi, in grado di ospitare ricercatori ma anche studenti grazie ad una parte residenziale ricavata all’ultimo piano dell’edificio. La struttura, di proprietà del Comune di Clivio, è stata sistemata grazie ad un finanziamento della Legge 77 e con il sostegno e la collaborazione della Comunità montana del Piambello e del Monte San Giorgio, e sarà aperta su prenotazione, con il supporto di un gruppo di guide specializzate e già formate nell’ambito dei progetti per la valorizzazione del sito Unesco, che oggi fanno capo al polo di Melide. Attorno al Museo un grande parco che il Comune vuole trasformare in Giardino botanico. Il Monte San Giorgio è da annoverare tra i più importanti giacimenti fossiliferi al mondo del Triassico Medio, un’epoca geologica compresa tra 247 e 237 milioni di anni fa. I fossili di questa montagna, noti per la loro varietà e per l’eccezionale stato di conservazione, sono stati portati alla luce e analizzati a partire dal 1850 da paleontologi svizzeri e italiani. Il riconoscimento internazionale di questo giacimento è stato confermato dalla sua iscrizione nella Lista del Patrimonio mondiale dell’Unesco, avvenuta nel 2003 per il versante svizzero e nel 2010 per quello italiano. 14
Fonte: Comune di Clivio
• Disostruzione e pulizia fognaria • Video ispezioni tubazioni e controllo canne fumarie • Pulizia fosse biologiche • Lavaggio colonne condominiali • Disostruzione tubazioni • Pulizia canali pluviali e pozzetti acqua chiara • Rimozione graffiti e scritte vandaliche Via Provinciale, 25, 21030 Mesenzana VA
+39 349 62 86 294
Via Beato Jacobino 10 21016 LUINO (VA) Tel. 3356509435 Tel. 3356509387 E-mail: impresaedilecortesesrl@gmail.com
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Cremenaga
COMUNE DI CREMENAGA Via C. Battisti, 1 - Cremenaga Tel: 0332 - 1646176 www.comune.cremenaga.va.it
ALTITUDINE 281 m s.l.m SUPERFICIE 4,55 km² ABITANTI 826 (28-2-2017) DENSITÀ ab./km² FRAZIONI Campagna, Cascina Porsù, Mirabello, Monte Sette Termini, Sasso del Castello COD. POSTALE 21030 NOMI ABITANTI Cremenaghesi PATRONO Maria SS
CENNI STORICI Le sue lontane origini risalgono ai primi insediamenti celtici che occuparono la zona. È molto probabile che anche il suo toponimo derivi da quelle popolazioni e precisamente da termini celtici e preceltici quali “kair”, ‘pietra’ e “men” ‘montagna’, con l’aggiunta del suffisso tardo-germanico ‘-ago’. Un’altra ipotesi fa risalire il toponimo ad un prediale, con terminazione in -acus (al femminile -aca), che a sua volta verrebbe dal personale latino Cremonius. Ha in comune con gli altri centri limitrofi analoghe vicende storiche, dall’occupazione dei romani ai periodi di dominio longobardo e franco. Notevoli gli accadimenti legati al periodo medievale: infatti fu dapprima feudo della Pieve di Agno, poi possedimento della diocesi di Milano e successivamente di quella di Como; vide inoltre l’avvicendarsi di nobili famiglie dell’epoca quali i Visconti, i Rusca, di origine comasca, i Crivelli e i Marliani. Non risultano degne di nota le notizie riguardanti i secoli successivi, almeno fino ai nostri tempi. Nel corso della seconda guerra mondiale, come accadde per molte località di confine, anch’essa fu teatro di espatri clandestini di molti ebrei provenienti dalle province di Varese e Milano. Poco rilevante il suo patrimonio artistico anche se sono comunque degni di menzione la chiesa parrocchiale (risalente al secolo scorso e realizzata in stile neoclassico), dedicata a Santa Maria Annunciata, che conserva nel suo interno due altari in marmo del XVIII secolo ed una tela rappresentante l’Annunciazione); la chiesa di Santa Maria, della seconda metà del XVII secolo, e l’oratorio di S. Fedele, cui è annesso un campanile romanico dell’XI secolo. IL TERRITORIO Cremenaga sorge sulla sponda sinistra del Tresa, fiume che congiunge il Lago di Lugano con il Lago Maggiore, e confina a nord con il comune svizzero di Monteggio. Fa parte della Comunità Montana del Piambello. È punto di passaggio tra le due nazioni in quanto vi si trova un ponte con una dogana che la congiunge a Ponte Cremenaga, frazione del comune svizzero di Monteggio col quale ha una naturale correlazione, essendo dall’altro lato completamente delimitata da un costone montagnoso. Addirittura, durante la dominazione spagnola della Lombardia, Cremenaga fu letteralmente dimenticata dalle autorità iberiche, tanto che il paese visse de facto in simbiosi con la Svizzera, essendo fra l’altro sottoposto alla parrocchia elvetica di Sessa. Furono gli austriaci a ricordare alla località, che pur ribadì nel 1754 di considerarsi territorio svizzero, i suoi doveri di inclusione nello spazio di loro competenza. 16
Fonte: Italiapedia / Wikipedia
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Cuasso al monte
COMUNE DI CUASSO AL MONTE Via Roma, 58 - Cuasso al Monte Tel. 0332 - 939001 www.comune.cuassoalmonte.va.
ALTITUDINE 537 m s.l.m SUPERFICIE 16,18 km² ABITANTI 3644 (31-12-2014) DENSITÀ 222 ab./km² FRAZIONI Alpe Tedesco, Borgnana, Cavagnano, Cuasso al Lago, Cuasso al Piano, Mondo Nuovo, Villaggio Siba COD. POSTALE 21050 NOMI ABITANTI Cuassesi PATRONO Sant’ Abrogio
CENNI STORICI Nel 1200 compare per la prima volta il “Locus Cuvaxi” (Posto nel covo) intendendosi la Rocca (“Castelasc”) edificata dai Longobardi su di una precedente costruzione di epoca romana, ed usata nel Medioevo come ricovero per i villici durante le incursioni delle genti ReticheeGrigioni. Fin dal 1880 il Comune di Cuasso al Monte ha assistito all’apertura di svariate cave sul suo territorio dalle quali si estraeva, e si estrae tuttora, una pietra vulcanica molto dura dal colore particolare: il “Porfido Rosso di Cuasso al Monte”. La funzione primaria di queste piccole attività estrattive, che ai tempi erano tutte a gestione familiare, era quella di fornire agli abitanti del luogo un valido materiale da costruzione per realizzare muri di sostegno, divisori e di terrazzamento.
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IL TERRITORIO Il comune di Cuasso al Monte e’ inserito nel contesto paesaggistico della Valceresio. Il territorio di Cuasso al Monte si affaccia sulle sponde del Ceresio di fronte a Morcote, lungo la strada che collega Porto Ceresio a Ponte Tresa. A soli 15 km da Varese e a meno di 5 dalla Svizzera, Cuasso, oltre ad essere la meta ideale per una vacanza ricca di natura, immersa nei colori intensi del paesaggio delle prealpi lombarde, e’ anche un centro dal quale e’ possibile visitare localita’ turistiche importanti che distano solo poche decine di minuti: tra le altre Lugano, Campione d’Italia, Varese, Como, Ponte Tresa, Luino, Campo dei Fiori,Angera. Il Comune di Cuasso al Monte e’ suddiviso in una serie di frazioni che meritano una visita per il variare della tipologia ambientale e per particolari architettonici. Cuasso al Piano e’ costituito da nuclei abitati, in certo qual modo differenziati, a quote differenti, data la morfologia del territorio. Il primo di questi nuclei, Cuasso al Piano di Sopra (370 m. circa) e’ disposto lungo la via che sbocca sulla strada comunale che conduce a Cuasso al Monte; il secondo, Cuasso al Piano di Sotto (300 m. circa) si trova raccolto intorno al bivio costituito dalla strada che porta a Porto Ceresio e quella che collega i due nuclei. Borgnana: il nucleo originario di Borgnana si trova collocato a lato della strada che, salendo da Cuasso al Piano, conduce a Cuasso al Monte. Tra gli elementi significativi all’interno dell’abitato di Borgnana, emerge sicuramente l’affresco situato in una piccola cappella affacciata su una strada: la Madonna col Bambino e un Santo, realizzato con maestria e finezza sia nel disegno sia nello studio cromatico. Questo elemento, insieme con la Chiesa della Beata Vergine Immacolata, a breve distanza dall’abitato, testimonia la devozione che animava i suoi abitanti. Fonte: Comune di Cuasso al Monte
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cugliate fabiasco
COMUNE DI CUGLIATE FABIASCO Piazza Vittorio Andreani,1 - Cugliate Tel. 0332 - 999720 www.comune.cugliatefabiasco.va.it
ALTITUDINE 516 m s.l.m SUPERFICIE 6,54km² ABITANTI 3109 (31-12-2010) DENSITÀ 475,38 ab./km² FRAZIONI Fabiasco COD. POSTALE 21030 NOMI ABITANTI Cugliatesi PATRONO San Giulio
CENNI STORICI Cugliate Fabiasco si trova su un ampio poggio morenico della Valmarchirolo, dal quale è possibile risalire la cima del Monte Sette Termini (972 m) e addentrarsi in affascinanti aree boschive. Cugliate e Fabiasco sono le frazioni che compongono il comune, di cui fino al 1955 faceva parte anche il paese di Marchirolo. La storia del paese è documentata dall’anno Mille, quando Cugliate Fabiasco era parte della Pieve della Valtravaglia, che faceva capo all’arcivescovo di Milano, sia in termini civili che ecclesiastici. Delle due frazioni, Cugliate è la più estesa e popolata, nonché sede del Municipio. Ha conservato la sua importanza medioevale, con il centro storico organizzato secondo piccole corti, ciascuna con un nomignolo tradizionale, tra cui Curt Magiòt, Curt Marèk e Curt Simun. Tra le opere architettoniche locali è da menzionare il Convento o Cà del Carlàsh, in stile cinquecentesco ma riadattato a partire da una struttura precedente, possiede un notevole portale abbellito da affreschi tardo-rinascimentali. San Giulio fu il sacerdote a cui si deve l’evangelizzazione di buona parte del territorio varesino, e così a lui venne dedicata la chiesa parrocchiale. È in stile barocco e venne innalzata nel 1701, come afferma la data incisa sul portale, e fu poi ampliata e modificata a croce latina nel 1849. Fabiasco, Fabiàsk nell’idioma locale, è l’unione dei fabi e asco. I Fabi, secondo la leggenda, sarebbero la romana gens Fabia che avrebbe abitato nell’attuale borgo, nel quale è oggi presente proprio una via dei Fabi. La chiesa parrocchiale è dedicata alla Purificazione della Beata Vergine Maria, con l’altare maggiore, qui trasportato, secondo la leggenda, dopo essere stato prelevato dal Sacro Monte e portato in paese con un carro tirato da bovi. 20
Fonte: Comune di Cugliate Fabiasco
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cunardo
COMUNE DI CUNARDO Via Leonardo da Vinci 4 Tel. 0332 - 999211 www.comune.cunardo.va.it
ALTITUDINE 450 m s.l.m SUPERFICIE 6,06 km² ABITANTI 2933 (31-12-2010) DENSITÀ 496,2 ab./km² COD. POSTALE 21035 NOMI ABITANTI Cunardesi PATRONO Sant’ Abbondio
CENNI STORICI Cunardo è posto ai piedi dei Monti di Castelvecchio e alla confluenza di quattro valli prealpine: Valganna, Valmarchirolo, Valtravaglia e Valcuvia. Nel sottosuolo si ramificano le grotte chiamate “Orrido di Cunardo”, create dal torrente Margorabbia. Tale complesso carsico è una vera rarità nell’Italia settentrionale ed è l’unico esempio in Lombardia di traforo naturale di un corso d’acqua quasi totalmente superficiale. MONUMENTI CIVILI E RELIGIOSI Le ceramiche cunardesi sono note in particolare per il tipico “blu Cunardo”, colore utilizzato per dipingere le più belle ceramiche locali. Oggi sono ancora attive a Cunardo le Fornaci Ibis, che dagli anni ’60 sono luogo di incontro per artisti di livello mondiale. Cunardo vanta anche un antichissimo mulino ad acqua, il Molino Rigamonti, di proprietà della famiglia Rigamonti dal 1787. Ancora oggi tutto l’impianto dell’epoca è completamente funzionante e produce crusca, farina integrale, farina da polenta, fine e grossa. Ma i tesori cunardesi non terminano qui. La chiesa della Beata Vergine del Rosario, amatissima dai Cunardesi è destinata alla devozione fin dal 1300. Sulla parete esterna del pronao è dipinto l’affresco della Madonna delle Grazie o delle Rose, mentre la chiesa parrocchiale di Sant’Abbondio, in stile tardo barocco, fu costruita sullo stesso luogo dove sorgevano edifici di culto precedenti e fu consacrata nel 1779. La tradizione vuole che nella costruzione sia stato utilizzato il materiale del vecchio castello da tempo abbandonato. All’interno vi sono affreschi di Alessandro Valdani da Chiasso e l’organo costruito nel 1833 dagli organisti Arioli & Franzetti, usato regolarmente durante la liturgia per sostenere il canto della corale parrocchiale. Cunardo è attraversata anche da un tratto della Linea Cadorna, il sistema di fortificazioni costruito lungo il confine italo-svizzero durante la Prima Guerra Mondiale, ma mai utilizzato. Numerose sono inoltre le cappelle votive e gli affreschi sulle facciate delle vecchie case che si possono trovare passeggiando nel paese. SPORT Cunardo è famosa per la pista di sci di fondo “Sole e Neve”. La pista è gestita dallo Sci Club Cunardo, che ogni anno organizza corsi individuali e di gruppo. D’estate la pista da sci si trasforma in bellissime piste ciclabili, completamente asfaltate, che collegano Cunardo con i paesi vicini. 22
Fonte: Comune di Cunardo
Le ore liete
di Franca e Valentina
AFFITTASI CAMERE E/O APPARTAMENTO
a 10 m in dal L a . Maggi go o a 20 m re da Lug in. ano
via G. Leopardi, 24 - 21035 Cunardo (VA)
Tel. +39 333 4084392 - www.leoreliete.it
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induno olona
ALTITUDINE 394 m s.l.m
COMUNE DI INDUNO OLONA Via Porro 35 Induno Olona Tel. 0332 - 273111 www.indunoolona.gov.it
SUPERFICIE 12,37 km² ABITANTI 10236 (28-02-2017) DENSITÀ 827,49 ab./km² FRAZIONI Broglio, Dardo, Frascarolo, Motta, Pezza, Pradasott, Olona, San Bernardino, San Cassano, San Paolo, San Pietro, San Salvatore COD. POSTALE 21056 NOMI ABITANTI Indunesi PATRONO San G.Battista
CENNI STORICI Il comune di Induno Olona si trova in una posizione davvero invidiabile. Sorge all’inizio della Valceresio e della Valganna, alle pendici del monte Monarco; confina con i Comuni di Varese, Arcisate, Brinzio e Valganna e si estende su una superficie di 1246 ettari e conta 9786 abitanti, e con un tasso di incremento demografico tendenzialmente stabile. Lo si raggiunge seguendo la statale N. 344 Varese-Porto Ceresio, linea ferroviaria Milano- Porto Ceresio. Si può osservare l’andamento collinare del nostro territorio leggendo le quote di altitudine minime e massime di alcuni luoghi: si va dai 379 m sul livello del mare della frazione Olona, alla quota massima di 855 m sul livello del mare del monte Monarco. Essendo una zona prevalentemente collinare, la flora, la fauna e lo stesso clima sono tipici di un territorio prealpino. MONUMENTI CIVILI E RELIGIOSI Villa Pirelli, esempio di architettura settecentesca lombarda, è una delle più belle dimore signorili che si possono osservare a Induno e si trova nella zona del Broglio. Con il passare degli anni, la famiglia Porro si suddivise in diversi rami, quello che ha dato origine al futuro proprietario della villa di Induno Olona è legato al nome di Francesco di Benedetto. L’edificio si trova su un’altura e vi si può accedere grazie ad un viale che nelle mappe dell’800 viene chiamata strada dei Porro e che poi prosegue verso il nucleo della Motta. Il bellissimo giardino all’italiana segue i declivi della collina ed appare terrazzato. E’ diviso in tre terrazze: nella prima si trova una fontana ovale con balaustra in pietra, si accede a quella superire per mezzo di scalette parallele circondate da aiuole fino all’ultima terrazza dove troviamo un’altra fontana rotonda decorata con volute in pietra. All’inteno, al pianterreno, troviamo saloni decorati a stucco e alcuni affreschi. Al primo piano, particolare attenzione va ai soffitti Cignei a cassettone con decorazioni pittoriche. Il soffitto principale è caratterizzato dalla presenza di balconcini posti a poca distanza dal soffitto. L’ultimo piano, probabilmente riservato alla servitù, è senza decorazioni. Villa Bianchi, posta al centro del paese, è oggi sede del comune. Costruita nel 1858, possedeva nella parte dietro l’edificio attuale altre costruzioni tra le quali una torretta quadrata di media altezza. Purtroppo vennero demolite negli anni 60/70, poiché fatiscenti. Negli anni 80 la villa è stata restaurata anche per renderla idonea ad accogliere i vari uffici del comune (trasferiti dalla vecchia sede in piazza Giovanni XXIII). Il giardino circostante è aperto al pubblico; spesso in estate vengono organizzate manife-stazioni culturali e ricreative, mentre i bambini possono divertirsi con i giochi messi a loro disposizione e collocati dietro l’edificio. 24
Fonte: Comune di Induno Olona
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lavena ponte Tresa
COMUNE DI LAVENA PONTE TRESA Via Libertà 28 - Lavena Ponte Tresa Tel. 0332 - 524111 www.comune.lavenapontetresa.va.it
ALTITUDINE 275 m s.l.m SUPERFICIE 4,44 km² ABITANTI 5700 (28-02-2017) DENSITÀ 1283,78 ab./km² COD. POSTALE 21037 NOMI ABITANTI Lavenesi, Tresiani, Tresini PATRONO Santissimo Crocifisso, San Pietro
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CENNI STORICI Il comune di Lavena Ponte Tresa è formato da due diversi centri, ovvero da Lavena e da Ponte Tresa; il primo centro conta due nuclei abitativi (Castello e Villa), mentre il secondo ha origini recenti, databili attorno al XIX secolo, legate in particolar modo al movimento dei frontalieri verso la Confederazione Elvetica. Il fenomeno dei frontalieri divenne assai diffuso intorno alla metà del XX secolo. Grazie al frontalierato Lavena Ponte Tresa vide aumentare il numero dei propri abitanti da quasi 1000 a oltre 5000. Lavena fu abitata dai Romani, dai Galli e dai Liguri fino a quando diventò parte del Contado del Seprio, territorio che nell’epoca medioevale inglobava l’attuale Varese e si estendeva dal Lago di Como fino al Nord di Milano. Ai giorni d’oggi questa zona corrisponde alla valle dell’Olona, zona di grande rilevanza dal momento che si trovava tra due importanti vie di comunicazione, quella che andava dalla pianura padana fino a Bellinzona, e quella che collegava il Veneto con il Piemonte. Il ponte di questo comune venne attraversato da diversi popoli, quali i Franchi giunti da Bellinzona nel 590 prima dello scontro con i Longobardi, oppure Federico Barbarossa e Federico II di Svevia, i Sacri Romani Imperatori Ottone II e Enrico II. Agli inizi del 1800 percorsero il ponte gli uomini dell’esercito del russo Suvorov, al fine di guerreggiare contro l’esercito francese capeggiato dal generale Massena. A Ponte Tresa giunsero anche le avanguardie leventinesi pochi giorni prima della battaglia di Giornico, che ebbe luogo il 28 Dicembre 1478 e vide la disfatta dell’esercito del ducato di Milano. A scatenare questa battaglia storica fu il rifiuto di Galeazzo Maria Sforza nonché duca di Milano di concedere il possesso della Leventina agli Urani secondo gli accordi del 1466. Gli Urani invasero la Leventina , furono accolti come liberatori e per tale motivo supportati dalla maggioranza della popolazione, tra l’altro spesso in lotta con Milano. Essi si accamparono alle mura di Bellinzona, colsero di sorpresa le truppe milanesi e le misero in fuga. Milano rinunciò dunque alla Leventina, che ritornò un dominio urano, e mantenne Bellinzona. Il piccolo comune fu sede di altre numerose battaglie, come quella che vide affrontarsi nel 1501 le truppe francesi del re Luigi XII e gli Svizzeri per ottenere il possesso del Ducato di Milano. Al termine di essa Milano venne restituita alla Francia e Marignano stabilì la superiorità della cavalleria svizzera e dell’artiglieria francese. Durante la loro ritirata, gli Svizzeri occuparono la zona del Canton Ticino e a partire da quel momento la regione rimase di dominio svizzero. Per porre termine alla violazione del blocco commerciale contro l’Inghilterra causato dal contrabbando delle merci coloniali, le truppe di occupazione del Regno di Italia penetrarono nel Canton Ticino nel 1810. Fonte: Comune di Ponte Tresa / www.pontetresa.it
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lavena ponte Tresa
COMUNE DI LAVENA PONTE TRESA Via Libertà 28 - Lavena Ponte Tresa Tel. 0332 - 524111 www.comune.lavenapontetresa.va.it
IL TERRITORIO Molti sostengono che il termine ‘Lavena’ derivi dalla parola ‘ven’ che significa ‘bacino lacustre’, anche se altri lo fanno risalire al vocabolo latino ‘vena’. Ponte Tresa invece trae le origini del proprio nome dall’antico Ponte della Tresa, oltrepassato storicamente anche da Federico Barbarossa, incoronato Imperatore del Sacro Romano Impero il 18 Giugno 1155. La frazione Ponte Tresa confina con l’omonimo Ponte Tresa, in Svizzera da cui è separato dal fiume Tresa; questi condividono dunque oltre al fiume, anche il ponte sotto il quale esso scorre e il Lago di Lugano detto altresì Ceresio. Quest’ultimo si chiude a formare l’emissario del Tresa che a sua volta si getta nel Lago Maggiore. Il ponte venne ricostruito alla metà del 1400 e le famiglie Stoppani e Crivelli godettero del diritto di pedaggio addirittura fino al 1828. Qualche anno più tardi fu innalzato un altro ponte, in muratura, che ebbe vita breve dal momento che venne abbattuto nel 1962 per essere sostituito da uno in cemento armato, che corrisponde al ponte tuttora visibile in questa cittadina. Il comune di Lavena è definito ‘doppio di spiaggia’ poichè risulta sdoppiato dallo spingersi verso il Sassalto di Caslano; esso, detto anche Monte Caslano, è una collina che domina Caslano sul Ceresio e che non supera i 600 metri di altezza. Il ritiro dei ghiacciai avvenuto nell’ultima era geologica ha fatto sì che il territorio appartenesse ad una semiconca; il ghiaccio non ha comunque condizionato negativamente l’attività agricola. La temperatura non risulta particolarmente rigida nella stagione invernale per via della presenza del lago, mentre in primavera e in autunno diventa più fresca; in estate la condizione termica appare priva di eccessivi sbalzi. Non soffiano forti venti, ma solo lievi brezze. Le risorse locali più rappresentative sono il commercio, il turismo e l’artigianato. La Chiesa della Madonna della Porta è l’unica Chiesa di Lavena che celebra la Santa Messa, mentre la Chiesa parrocchiale di Ponte Tresa, costruita in stile moderno, è dedicata al Crocifisso. Lavena apparteneva dal punto di vista ecclesiastico alla Pieve di Agno, nell’attuale Canton Ticino; solo nel 1633 passò alla Pieve di Marchirolo, anche se di fatto il priorato di Lavena rappresentava un paese non privo di autonomia dato che, rientrando sotto la giurisdizione del Monastero di San Pietro in Ciel d’Oro di Pavia, era sottoposta direttamente alla Santa Sede e non al potere dell’Imperatore. In questa cittadina è presente la dogana che ha consentito un notevole incremento dello sviluppo per mezzo dei movimenti commerciali e turistici. Considerevole anche l’aumento del numero degli abitanti da milletrecento del 1950 ai cinquemila del 1981. 28
Fonte: Comune di Ponte Tresa / www.pontetresa.it
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lavena ponte Tresa
COMUNE DI LAVENA PONTE TRESA Via Libertà 28 - Lavena Ponte Tresa Tel. 0332 - 524111 www.comune.lavenapontetresa.va.it
MONUMENTI CIVILI E RELIGIOSI Tra gli edifici più importanti ricordiamo l’edificio doganale risalente al 1910, ristrutturato agli inizi degli anni ‘90 del ‘900, Villa Stoppani, costruita da dall’ingegnere de Stoppani per Leone de Stoppani, e la Chiesa parrocchiale di San Bernardino da Siena che appartenne alla parrocchia italiana di Lavena Ponte Tresa fino al 1821. Essa aveva un tempo tre navate; agli inizi del XVII secolo venne prolungata verso oriente. Risulta arricchita di quattro cappelle laterali, quella del lato Sud è dedicata a Sant’Antonio da Padova e fu affrescata su richiesta della famiglia Crivelli, mentre quella a destra è dedicata alla Madonna. Sopra l’altare maggiore si erge una pala del XVII secolo che raffigura la Crocifissione, attribuita a Giovanni Battista Discepoli; il pittore Carlo Cocchi ha invece eseguito la pala raffigurante la Madonna al Calvario tra i Santi Giovanni Evangelista e Maria Maddalena. Lo stesso autore ha realizzato le tele della Via Crucis del 1817. La facciata è preceduta da un piccolo portico; a destra della controfacciata si può ammirare l’affresco della Pietà, realizzato da Bartolomeo da Ponte Tresa e databile al 1500. Il suo campanile è databile attorno al 1288 e al suo fianco vi sorgeva la chiesa di San Pietro dedicata in seguito anche a San Paolo, ma chiusa intorno al 1953 per ordine del Genio Civile; fu adibito a deposito di barche, autorimessa e ad altri usi fino al 1960, quando il parroco convocò alcuni studenti della Svizzera tedesca i quali distrussero l’edificio con l’aiuto della dinamite. All’architetto svizzero Giuseppe Bordonzotti si deve Villa Menotti, con facciate provviste di decorazioni e graffiti realizzati dl pittore Luigi Demarchi ed eretta sopra una linea ferroviaria, e Palazzo Tramezzani con decorazioni di Giuseppe Stoppani e Luigi Pellegrini, eretto nel 1914. Quest’ultimo ha abbellito in finto legno anche villa La Rocchetta, del XIX secolo. La Chiesa della Madonna della Porta è stata costruita in stile barocco tra il 1550 e il 1570; in essa è collocato un affresco che rappresenta il momento del Battesimo di Gesù Bambino. La Chiesa del Crocifisso è un edificio databile intorno agli anni ‘50; notevoli le opere di arte moderna accolte in questo luogo sacro, quali altorilievi in ceramica di Bianchini e una Sacra Cena di Moscardini. 30
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marchirolo
COMUNE DI MARCHIROLO Via Dante,14 - Marchirolo Tel. 0332 - 997130 www.comune.marchirolo.varese.it
ALTITUDINE 500 m s.l.m SUPERFICIE 5,49 km² ABITANTI 3478 (31-12H-2017) DENSITÀ 628,42 ab./km² COMUNI CONFINANTI: Cadegliano-Viconago, Cuasso al Monte, Cugliate-Fabiasco, Marzio, Valganna COD. POSTALE 21030 NOMI ABITANTI Marchirolesi PATRONO San Martino
CENNI STORICI Marchirolo (Marchiröo in dialetto varesotto) dista circa 3 km dal confine svizzero di Ponte Tresa e 15 km dal capoluogo di provincia. Il Santo Patrono è San Martino e si festeggia l’11 novembre. Il paese ha origini antiche, come testimoniano i tanti reperti archeologici di epoca romana. Da paese prevalentemente basato sull’agricoltura, col tempo è diventato un’attrazione soprattutto per villeggianti e lavoratori frontalieri. Numerose sono le ville in stile liberty, a riprova della vocazione turistica del paese, caratterizzato dall’aria buona che si respira ancora oggi. A Marchirolo è nato nel 1864 ed è morto nel 1934 lo scultore Eugenio Pellini. La Gipsoteca Spazio Scultura Pellini Bozzolo ne custodisce i lavori insieme a quelli del figlio Eros Pellini e di Adriano Bozzolo, quest’ultimo scomparso a Marchirolo nel 2011. Da non dimenticare poi che durante la seconda guerra mondiale, Fernando Torreggiani, artigiano orafo e partigiano cattolico milanese residente all’epoca a Gallarate, nascose nella propria casa di Marchirolo una famiglia di ebrei ferraresi, i Melli-Rossi, aiutandoli a fuggire in Svizzera. Oggi il nome di Fernando Torreggiani è inciso sulla Stele d’Onore nel Giardino dei Giusti, presso lo Yad Vashem di Gerusalemme, insieme a quello di tutti coloro che hanno rischiato la propria vita contro le persecuzioni razziali. A Marchirolo gli è stata dedicata la sala polivalente-teatro comunale nell’edificio della scuola primaria.
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SPAZI CULTURALI A Marchirolo c’è la Gipsoteca Spazio Scultura Pellini Bozzolo, dove sono custodite alcune importanti opere di tre artisti locali, Eugenio Pellini, Eros Pellini e Adriano Bozzolo, tutte con una storia da raccontare: per esempio, il bronzo “Ragazza lombarda” di Eros Pellini si trovava nella camera d’albergo dove alloggiò il presidente Kennedy la notte prima del suo attentato a Dallas. Il Centro d’Arte Sacra del maestro isografo Aurel Ionescu, dichiarato nel 1973 “persona degna di scrivere le immagini sacre ricevendo il Santo Miron (la sacra unzione delle mani, compiuta con il Crisma) è un altro gioiello che suscita grande emozione. Marchirolo è inoltre un paese dipinto: la memoria storica che si legge sui muri del centro storico fornisce informazioni sul tema dell’emigrazione, da chi scriveva cartoline ai parenti per rassicurarli del loro destino all’estero, a chi restava ad aspettare il ritorno dei lavoratori, mariti e padri, ai grandi mastri marchirolesi che hanno edificato in giro per il mondo, a chi emigrava dal sud Italia. Marchirolo è attraversata dalla via Francisca del Lucomagno che prosegue verso Pavia, dove confluisce nella via verso Roma. Marchirolo è il punto di partenza per escursioni e passeggiate verso i monti circostanti dove si visitano le fortificazioni della Linea Cadorna. Fonte: Comune di Marchirolo
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marchirolo
COMUNE DI MARCHIROLO Via Dante,14 - Marchirolo Tel. 0332 - 997130 www.comune.marchirolo.varese.it
LA CHIESA DI SAN MARTINO Assurge a simbolo di Marchirolo la chiesa di San Martino, collocata al vertice della monumentale e scenografica scalinata. La larga strada a gradoni ben selciata, ornata dalle edicole della Via Crucis, conduce ad una doppia rampa preceduta da una scala d’invito mediana. Il disegno è opera dell’architetto Giacomo Borri ma l’opera iniziata nel 1760 trovò conclusione soltanto nel 1924 per difficoltà finanziarie insorte. I lavoi per il rifacimento della chiesa erano iniziati già nel 1700 con la parziale demolizione del piccolo edificio dedicato a San Martino e ripresi succesivamente come si evince dalla memoria del prevosto Giovanni Battista Brenni. Come detto, l’incarico per la costruzione della scalinata è datato 1760 e venne affidato a Stefano de Grandi di Mondonico e a Francesco Bernasconi di Marzio ma l’opera si presentava imponente, troppo per l’economia di un paese afflitto dai problemi economici, per cui è solo dal primo quarto del XX secolo che si può ammirare uno dei complessi più interessanti dell’alto Varesotto. L’organo viene collocato molto più tardi, nel 1778, in balconata sopra la bussola d’ingresso. Se giudichiamo il paese delle opere d’arte che ancora oggi conserva, bisogna riconoscere che il ‘700 si rivela il periodo d’oro per ricchezza di manufatti e ornati. L’organo si fonde nell’architettura della chiesa ed è opera di maestranze altamente qualificate. Il prospetto di facciata, le cui canne sono attribuibili allo strumento più antico, è suddiviso in tre specchiature di complessive 27 canne ascendenti in modo da formare la cuspide centrale, soluzione molto originale che trova pochi riscontri in area padano-veneta. La cassa dell’organo si presenta in discreto stato e la sua conservazione potrebbe essere attribuita ad Innocente Pirla, figura popolare nel borgo non solo per aver ricoperto il ruolo di organista per lunghi anni agli inizi del Novecento, ma per essersi guadagnato una certa notorietà anche per la sua attività di pittore e di decoratore.Il prospetto si presenta in veste molto semplice, suddiviso in tre campate , sia le lesene angolari sia quelle di divisione presentano un motivo decorativo floreale policromo che ne occupa la parte alta pendendo come una sorta di festone. La parte superiore è risolta con un’elaborata cimasa dal profilo decorativo mosso sui cui angoli spezzati troneggiano due angeli con trombe. Un espediente fittizio è utilizzato per decorare i fianchi della cassa dove sono dipinti finti prospetti d’organo di undici canne a cuspide. Sebbbene bisognosa di un intervento conservativo che ne possa far apprezzare l’idea originaria questa cassa rappresenta la tendenza alla spettacolarità, all’elogoio dell’effimero. 34
Fonte: Comune di Marchirolo
Mario Bevacqua Sistemazione di Parchi Giardini e aiuole Sgombero neve Tel. 0332 72 30 52 Cell. 347 68 61 486 mariobevacqua@hotmail.it Via Rigoni, 8 - 21030 Marchirolo (VA)
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marchirolo
COMUNE DI MARCHIROLO Via Dante,14 - Marchirolo Tel. 0332 - 997130 www.comune.marchirolo.varese.it
I MURALES Marchirolo è un paese dipinto! “Questa iniziativa è stata voluta e promossa dall’Amministrazione Comunale, nell’intento di rendere un doveroso omaggio ai Mastri Marchirolesi, per ricordarne e valorizzarne l’opera, la creatività e l’ingegno. Oggi, grazie al sapiente lavoro degli artisti, i muri delle case del centro storico di Marchirolo, testimoniano uno spaccato della nostra storia paesana di cui siamo fieri ed orgogliosi. Le opere che gli artisti hanno espresso, rappresentano diversi e significativi momenti della condizione dell’emigrante. L’operosità, il coraggio, il sacrificio, la delusione, il distacco dalla famiglia, l’attesa del ritorno, i figli, le madri, le mogli ed i familiari che restano, sono i soggetti che via via vengono proposti dai “murales”. È una galleria d’arte all’aperto, patrimonio di tutti, che racchiude ed esprime con accentuazioni e sfumature, le ricorrenti situazioni e gli stati d’animo dei lavoratori emigranti e dei loro cari.” (Dino Busti, Tra i calori e il calore di un paese di emigranti di Mario Fioramonti, 1983).
MONUMENTI CIVILI E RELIGIOSI La chiesa di San Pietro venne innalzata nel 1670 come omaggio alla Madonna del Rosario sulle ceneri della vecchia chiesa dedicata a San Marco. La chiesa è dedicata a San Pietro per via del rapporto profondo che gli abitanti avevano nei confronti dei Santi Pietro e Paolo e al monastero di San Pietro in Ciel d’Oro a Pavia. Il Maestro Aurel Jonescu ha realizzato dalla sua “indegna mano”, così come lui stesso racconta, meravigliose icone sacre nella chiesa di San Francesco. Entrare nella chiesa di San Francesco suscita un’emozione particolare, il silenzio e la tranquillità che caratterizzano tutti gli edifici religiosi qui si traducono subito in una sensazione di pace e rilassatezza. 36
Fonte: Comune di Marchirolo
Impresa Edile CAPORALI s.r.l. Via Ing. Scolari, 5 - 21030 Marchirolo Tel./Fax 0332 997 428 Cell. 348 351 22 43 - Cell. 348 350 78 66 CAPORA18@caporalimarcoepaolo.191.it
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marzio
COMUNE DI MARZIO Via Marchese Menefoglio n.3 - Marzio Tel. 0332 - 727851 www.comune.marzio.va.it
ALTITUDINE 728 m s.l.m SUPERFICIE 1,86 km² ABITANTI 352 (28-02-2017) DENSITÀ 189,25 ab./km² COD. POSTALE 21030 NOMI ABITANTI Marziesi PATRONO San Sebastiano
CENNI STORICI Incerta è l’origine del nome del paese. Secondo alcune fonti deriverebbe da toponimo gallico “mac”, tenacemente conservato nel dialetto locale, che significa “piccolo villaggio”. La presenza gallica è anche documentata nel vicino paese di Ardena, dove sono state rinvenute tombe e altri reperti tra cui un vaso a trottola dalle fattezze etrusche con l’iscrizione “kusikoi” in caratteri nord-Etruschi. In documenti delle Pievi di Varese e della Valcuvia, risalenti al periodo fra il XII e il XVI secolo, compare alcune volte la località di Maggio, altra probabile trascrizione latina del toponimo riferibile a questo, paese a partire dal XVII secolo. Nei registri parrocchiali di Lavena nella parrocchia del paese (1647), risulta scritto come “Marcio” e poi Marzio. Nel XII secolo fa parte della Valtravaglia e quindi appartiene ai Rusca, per essere poi inglobato nel Feudo della Quattro Valli, passando infine sotto il dominio dei Marliani e dei Crivelli prima della soppressione dei feudi nel 1796. IL TERRITORIO Tranquilla e soleggiata località montana in provincia di Varese, Marzio è situata lungo uno stretto terrazzo morenico sul pendio del monte omonimo (878 mt.), dal quale si gode una stupenda vista sulla Svizzera e sul sottostante Lago Ceresio. Marzio, che deve la sua fama di frequentato soggiorno turistico di villeggiatura, alla mitezza del suo clima nel periodo estivo, è sfiorato dal torrente Trallo, che sorge dai Monti Piambello (1129 mt.) e da un suo affluente, il quale scende poi in Valganasca per gettarsi infine nel lago. Immerso nel verde di boschi prealpini e prati, questo attrezzato centro climatico a 728 mt. di altezza conta circa 300 abitanti e si estende su una superficie di 1,98 kmq., compresa anche la frazione di Roncate sulla strada provinciale per Ardena - Brusimpiano. Oltre ai programmi del comune riguardanti l’ambiente, lo sport e la cultura vi è una attiva associazione Pro-Loco che organizza numerose attività in particolare nei mesi estivi ed è presente anche un attivo gruppo intercomunale di Protezione Civile.
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MONUMENTI CIVILI E RELIGIOSI Merita una visita la chiesa parrocchiale in stile Barocco, sorta tra il 1736 e il 1739 e dedicata a San Sebastiano. La costruzione è sorta sul luogo di un precedente tempietto risalente con ogni probabilità al 1500. L’altare in marmi pregiati è attribuito alla scuola viggiunese e reca lo stemma dei Menefoglio. Nell’interno della chiesa vi sono interessanti dipinti settecenteschi di scuola lombarda. Di maggior pregio la tavola lignea con San Sebastiano e le tele raffiguranti la Comunione dei Santi, Sant’Antonio Abate e da Padova con le Sante Apollonia, Agata e Lucia. Fonte: Comune di Marzio - Pro Loco di Marzio
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Porto ceresio
COMUNE DI PORTO CERESIO Via Guido Butti, 40 - Porto Ceresio Tel. 0332 - 917150 www.comune.portoceresio.va.it
ALTITUDINE 280 m s.l.m SUPERFICIE 5,34 km² ABITANTI 2923 (28-02-2017) DENSITÀ 547,38 ab./km² LOCALITÀ E FRAZIONI Albero di Sella, Ca’ del Monte, Case Moro, Fornasotto Monte Casolo, Monte Grumello, Poncia, Ronco Falcione, Selva Piana COD. POSTALE 21050 NOMI ABITANTI Portoceresini PATRONO Sant’ Ambrogio
CENNI STORICI Si racconta che alcuni soldati romani, giunti nell’antico borgo di pescatori di Porto Ceresio, siano stati attratti dalla particolare ed insolita bellezza del verde smeraldo riflesso dalle acque del lago e dalla rigogliosa vegetazione delle montagne circostanti ed abbiano chiamato “ceresium” ossia “ciliegio” questo ameno territorio per la numerosa presenza di tali alberi. Il Comune, posto al termine della valle che da Varese giunge fino al lago Ceresio, domina il meraviglioso golfo in cui si specchia. Sul lago si affacciano e lo sovrastano l’antico (forse il primo originario insediamento urbano) nucleo denominato Ca’ del Monte, (territorio di transito del contrabbando del secolo scorso largamente richiamato in storie e racconti popolari e dalla letteratura locale) e il monte Grumello che nel suo seno accoglie numerose trincee e camminamenti della “Grande Guerra”, denominati, per le rievocazioni storiche, “Sentieri di pace”. MUSEO ETNOGRAFICO APPIANI LOPEZ Il museo presenta una raccolta di oggetti riguardanti la vita quotidiana, le abitudini e le risorse degli abitanti di Porto Ceresio nel periodo 1850-1940 circa. Una sezione è dedicata agli scultori e agli artisti del paese attivi nel XIX e XX secolo. Una Mostra Permanente dedicata alle opere di pittura stuccatura realizzate dagli Appiani nel 1600 e 1700. PICCOLO MUSEO - RICORDI DI UN TEMPO Porto Ceresio, via Mazzini 19 Grazie all’attenta e meticolosa raccolta del collezionista privato Salvatore Ferrara, offre una interessantissima collezione di riproduzioni fotografiche e cimeli d’epoca, riguardanti la stazione ferroviaria di Porto Ceresio e il trasporto sul lago, quando era fluente l’attività commerciale tra l’Italia e la confinante Svizzera. TURISMO CULTURALE Gite in battello in partenza dall’imbarcadero (di fronte alla stazione ferroviaria) alla scoperta di località e musei affacciati sul lago di Lugano (altrimenti detto Ceresio). SPORT Canottaggio, vela, sub, surf, bicicletta, mountain bike. E trekking per tutti i gusti: per gli appassionati di siti Unesco lungo il sentiero geopaleontologico del monte S. Giorgio, per gli amanti di storia lungo le trincee della Linea Cadorna e per chi cerca panorami mozzafiato sul monte Grumello. 40
Fonte: Comune di Porto Ceresio
Stampa e Grafica Digitale Publierre Communication Corso XXV Aprile, 25/b - 21016 Luino (VA) Tel. 0039 0332 51 08 80 - Tel. 0039 0332 53 47 39 www.publi-erre.it - filanda@publi-erre.it
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Saltrio
COMUNE DI SALTRIO Via Cavour 37 - Saltrio Tel. 0332 - 486166 www.comune.saltrio.gov.it
ALTITUDINE 543 m s.l.m SUPERFICIE 3,44 km² ABITANTI 3041 (28-02-2017) DENSITÀ 884,01 ab./km² COD. POSTALE 21050 NOMI ABITANTI Saltresi PATRONO Gervaso e Protaso
CENNI STORICI Il Comune di Saltrio è un comune di ridotta dimensione e confina a nord con il Comune di Besano, ad est con la Svizzera, a sud con il Comune di Clivio ed a ovest con il Comune di Viggiù. L’abitato antico, diviso in due nuclei principali, si sviluppa intorno alla quota media di 525 metri sul livello del mare. Il sottosuolo relativo alla parte montagnosa è roccioso. Numerose furono le cave ormai esaurite per estrarre una pregiata pietra da tagli, la “Pietra di Saltrio”, assai usata nel Varesotto e nel Milanese per l’edilizia. Tutt’oggi è ancora attiva una cava ove la roccia è frantumata per formazione di pietrisco. Gli autori di toponomastica fanno derivare il nome di Saltrio dal latino “saltus” col significato di “bosco” definendolo quindi come “paese tra i boschi”. Mancano di Saltrio notizie storiche di qualche rilievo anche se la zona è comunque interessata da insediamenti di sicura antichità come dimostrano i molti ritrovamenti di epoca romana a Stabio, Ligornetto, Clivio, Viggiù, Arcisate. Saltrio in particolare deve avere avuto una certa importanza per le sue cave di pietra, dato che la pietra di Saltrio si ritrova già usata nel rivestimento delle mura romane di Milano (datate circa al 32 - 27 a.C.). Nel medioevo il paese gravitava sulla ricca pianura del Mendrisiotto, ove prendeva man mano importanza quella che sarà la “Strada d’Europa” collegante Milano con Chiasso, Lugano, il Gottardo, Lucerna, Basilea, Zurigo e la Renania. Quello che diventerà il confine tra le due nazioni si attesta al limite attuale nel 1526, quando anche la Pieve di Balerna viene riconosciuta agli Svizzeri; Saltrio e Clivio rimangono con il Ducato di Milano e quindi con l’Italia. MONUMENTI CIVILI E RELIGIOSI La chiesa di San Giorgio rappresenta una delle più importanti pagine della storia di Saltrio, purtroppo poco conosciuta per la mancanza di documenti e per la scarsa conoscenza del periodo in cui fu eretta; altrettanto ignote sono le motivazioni per le quali è stata dedicata a San Giorgio. L’esistenza della chiesa si rileva dal documento conservato presso l’archivio parrocchiale, che fa riferimento alla richiesta del “Console e degli uomini di Saltrio di elevare a Parrocchia”, richiesta concessa nel 1517.
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La Cappella della SS. Trinità, così denominata perchè al suo interno custodisce la statua omonima, rappresenta un raro documento artistico trasmessoci dai nostri antenati. La statuta è opera di un maestro non meglio identificato, ma appartenente ai “Giudici”, una delle più illustri casate saltriesi, che per vari secoli fu protagonista dell’attività estrattiva della nostra pietra. Fonte: Comune di Saltrio
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valganna
COMUNE DI VALGANNA Piazza Grandi, 1 - Valganna Tel.: 0332 - 719755 www.comune.valganna.va.it
ALTITUDINE 380 m s.l.m SUPERFICIE 12,42 km² ABITANTI 1598 (28-02-2017) DENSITÀ 128,66 ab./km² FRAZIONI Boarezzo Villaggio Artistico, Ganna, Ghirla, Mondonico, COD. POSTALE 21039 NOMI ABITANTI Valgannesi PATRONO San Cristoforo, San Gemolo, Sant’Onofrio, San Giovanni
CENNI STORICI Il comune di Valganna si estende lungo la Strada statale 233 Varesina, dalla zona delle Grotte della Valganna e delle omonime cascate, fino al Lago di Ghirla. I primi insediamenti nella zona si fanno risalire al periodo della dominazione romana. In epoca medievale Ganna era feudo dell’Abbazia di San Gemolo. Nel 1751 il paese faceva parte della pieve di Arcisate. Nel 1786, con la pieve di Arcisate, entrò a far parte della provincia di Gallarate, poi di Varese, a seguito del compartimento territoriale della Lombardia austriaca, che divise il territorio lombardo in otto province. Nel 1924 il comune risulta ancora incluso nella provincia di Como mentre nel 1926 l’amministrazione passa al controllo del podestà. L’anno seguente il paese entra nella giurisdizione della provincia di Varese. MONUMENTI CIVILI E RELIGIOSI Nel territorio comunale si trovano la Cappella e la badia di San Gemolo che conserva un organo neoclassico di scuola lombarda. Una tradizione vuole infatti che qui venne trucidato il santo, alla fine del X secolo, dopo aver cercato di inseguire, insieme a Sant’Imerio di Bosto, dei briganti che avevano derubato una carovana di cui faceva parte. Infatti i briganti erano dei sepriesi e storicamente controllavano i passi che dalla Svizzera portavano a Milano intercettando tutte le carovane. Il corpo venne sepolto dove ora è l’abbazia che sorse nel 1095 per opera di Attone, Arderico e Inghizone, su concessione dell’arcivescovo di Milano Arnolfo III. Questa abbazia fu molto potente, fino al 1556, anno in cui ne venne soppresso il potere temporale, in quanto aveva possedimenti in tutto il nord del varesotto e il controllo del castello di Frascarolo. Nella frazione di Ghirla è eretta la “Parrocchia di San Cristoforo martire”, appartenente alla diocesi di Milano, eretta nel 1897 per volere dell’arcivescovo Andrea Carlo Ferrari.[11] Sempre a Ghirla viene costruito nel XVIII secolo il Maglio, utilizzato nel corso dei secoli per la lavorazione del ferro. Nel tardo ottocento la costruzione inizia gradualmente ad essere abbandonata, per poi venire restaurata all’inizio del XXI secolo.
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La stazione di Ghirla, attiva fra il 1914 e il 1955 era l’impianto intermedio principale della ferrovia della Valganna, e fungeva altresì da capolinea meridionale della Ferrovia Ghirla-Ponte Tresa. Nel 1955 l’intera area venne adibita ad autostazione Fonte: Wikipedia
CARROZZERIA EDEN di Giudici Marco
LocalitĂ Eden Tel. 0332 719915 21039 Valganna (VA)
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Viggiù
COMUNE DI VIGGIÙ Via Roma, 10 - Viggiù Tel. 0332 - 486106 www.comune.viggiu.va.it
ALTITUDINE 506 m s.l.m SUPERFICIE 9,26 km² ABITANTI 5300 (28-02-2017) DENSITÀ 572,35 ab./km² FRAZIONI Baraggia COD. POSTALE 21059 NOMI ABITANTI Viggiutesi PATRONO Santo Stefano
CENNI STORICI Le indagini storiografiche su Viggiù fanno pensare a due ipotesi circa la sua origine. L’una lo vedrebbe affondare le proprie radici nelle popolazioni orobiche dell’età protostorica, l’altra riterrebbe il paese fondato, probabilmente, da Giulio Cesare, da cui il nome romano Vicus Juli (vale a dire paese di Giulio), trasformatosi, con il passare del tempo, in Vicluvium, quindi Vigloeno, Viglue e alla fine Viggiù. A sostegno della seconda tesi vi sono alcuni reperti archeologici, tra cui alcune lapidi ed un coperchio di sarcofago risalenti all’epoca romana. Il centro storico, unico nel suo genere, è caratterizzato dalle tipiche case a corte, con ingressi ornati da artistici portali in pietra, in cui trovavano spazio i laboratori degli scalpellini. MONUMENTI CIVILI E RELIGIOSI Il centro storico è caratterizzato da numerosissimi portali realizzati in pietra di Viggiù, i quali davano accesso alle caratteristiche corti, in cui si svolgeva la vita e l’attività della comunità viggiutese. Di particolare rilievo è il portale seicentesco della casa che fu della famiglia Marinoni.,al n. 23 di via Roma. Portale di forma semplice, ma allo stesso tempo, ricchissima. La chiesa di santo Stefano protomartire, venne innalzata all’estremità del paese al termine della corona di case, che costituivano un ampio ed alto anfiteatro verso la Valceresio. La chiesa fu ampliata nel XV secolo fino a raggiungere le attuali dimensioni: tre ampie navate, suddivise in quattro campate, delimitate agli estremi da sei colonne monolitiche in pietra di Saltrio e sormontate da capitelli. Il Museo civico “Enrico Butti”, istituito nel 1927, grazie alla donazione dell’omonimo scultore viggiutese ha incrementato il proprio patrimonio nel corso degli anni. Negli anni tra il 1950 ed il 1960 era stata acquisita la raccolta delle opere relative della Scultura viggiutese dell’Ottocento, collocate, dal 2008, nell’ex orangerie di Villa Borromeo. Nel 1960 ha acquisito la donazione dello scultore Giacomo Buzzi Reschini costituente la parte principale della raccolta dedicata agli Artisti Viggiutesi del Novecento; cui nel 1988 si è aggiunta la donazione dello scultore Nando Conti. Nel 1995 è stata aggiunta la sezione dedicata all’attività degli scalpellini, Museo dei Picasass, collocata, dal 2005, nella ex scuderia di Villa Borromeo. Nel parco Butti, trovano la loro collocazione il Museo Gipsoteca Enrico Butti, la raccolta degli Artisti viggiutesi del Novecento e la casa studio di Enrico Butti. 46
Fonte: Comune di Viggiù
HI
Luino
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