Publius
P e r u n ’A l t e rnat
iv a E u r o p e a
Universitari per la Federazione Europea Numero 10 - Gennaio/Febbraio 2012 distribuzione gratuita
Giornale degli studenti dell’Università di Pavia. Informazione, riflessioni e commenti sull’Europa di oggi e di domani
Per l’Italia è giunta l’ora di fare l’Europa
Indice
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Editoriale Publius
2 Il ruolo dell’Italia
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nella costruzione dell’Europa unita
Davide Negri
5 La Cina fa shopping
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al “centro commerciale” Europa
Maria Vittoria Lochi
7 Siria, Turchia e
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Israele.... L’Europa Einisce sotto scacco Giacomo Ganzu & Giovanni Salpietro
Il vertice di Bruxelles dell’8 – 9 dicembre 2011 rappresenta una svolta storica nelle rela-‐ zioni politiche europee. L’au-‐ toesclusione della Gran Bre-‐ tagna dall’accordo di raffor-‐ zamento dell’Unione moneta-‐ ria proposto da Francia e Germania contiene un preci-‐ so signiFicato: l’Unione euro-‐ pea è a due velocità. I paesi che hanno adottato la moneta unica hanno compreso di essere ad un bivio: o si raf-‐ forza l’Eurozona con l’Unione di bilancio (e in prospettiva Fiscale) o l’Eurozona sarà travolta dalla tempesta Fi-‐ nanziaria globale. E’ stata questa presa d’atto degli eu-‐ ropei a provocare la rottura di Londra, rottura che segna
la Fine del disegno inglese di contrastare l’uniFicazione politica del continente. A Bruxelles è stato deciso che l’approfondimento politico seguirà ancora la via intergo-‐ vernativa: ciascuno Stato do-‐ vrà rinunciare a parte della propria sovranità politica sul bilancio per sottoporla pre-‐ ventivamente al vaglio della Corte di Giustizia europea e al controllo della Commissio-‐ ne; inoltre sono stati decisi parametri più stringenti sui deFicit e sui debiti pubblici nazionali e sanzioni automa-‐ tiche per chi viola tali para-‐ metri (una sorta di “commis-‐ sariamento”); inFine sono stati ipotizzati una ragnatela di strumenti ancora da deFi-‐
nire per soccorrere i paesi in crisi debitoria. In conclusio-‐ ne, per salvare i Paesi del-‐ l’Unione si è deciso -‐ soprat-‐ tutto per volontà tedesca -‐ di rinunciare ad un’altra quota di sovranità politica (dopo quella monetaria, ora quella di bilancio) per assegnarla ad autorità (Commissione euro-‐ pea, Corte di Giustizia, Banca centrale) non controllate democraticamente dai popoli europei. Tutti i governi sono chiamati a varare piani di austerità sentiti come impo-‐ sti dall’esterno, nell’impossi-‐ bilità di progettare piani di sviluppo di lungo respiro e senza nessuna garanzia di >> fondo pag. 2
Il ruolo dell’Italia nella costruzione dell’Europa unita L’attuale crisi non è solo italiana, ma è anche europea e del mondo occidentale. Essa è causata in gran parte dalla man-‐ canza di un’Europa politica fondata su vere istituzioni federali, che è l’unico quadro in cui è pensabile affrontare la crisi dei debiti sovrani e il rilancio del-‐ l’economia e della solidarietà tra i popoli europei. Storicamente il nostro paese ha dato un grande contributo alla costru-‐ zione di un’Europa unita. Non bisogna dimenticare la storia di quanto abbiamo fatto, perché un popolo che dimentica, non capisce il presente e non progetta il suo futuro. La storia dell’Italia come attore della costruzione di nuova Europa, libera e unita, ha avuto inizio già durante la Se-‐ conda guerra mondiale, con la stesura, durante il conFino a Ventotene, da parte di Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, del Manifesto per un’Europa libera e unita. Questo testo, diffuso clandestinamente tra le forze della Resistenza europea, è stato, e continua ad essere, il punto di riferimento teorico ed ideale della lunga battaglia per la Federazione europea.
siderurgica franco-‐tedesca sotto il con-‐ trollo di un’Alta Autorità indipendente, l’Italia chiese subito di aderirvi. Il tratta-‐ to istitutivo della CECA fu siglato a Parigi nel 1951, e diede ottimi risultati econo-‐ mici nel nostro paese.
Nel giugno del ’50, lo scoppio della guer-‐ Dal punto di vista dell’azione di governo, ra di Corea e il concomitante, ulteriore, invece, dopo l’adesione al Piano Marshall deterioramento dei rapporti tra gli Stati nel 1947, la classe di governo del nostro Uniti e l’Unione Sovietica, fece emergere paese, uscito dalla guer-‐ con urgenza la necessità ra in una situazione di Non bisogna dimenticare di costituire al più presto arretratezza e di povertà la storia di quanto un esercito europeo per diffusa (soprattutto nel abbiamo fatto. fronteggiare la minaccia Mezzogiorno), capì im-‐ sovietica. Ma creare tale mediatamente che, per avviare la rico-‐ esercito voleva dire riarmare i tedeschi, struzione aveva bisogno della dimensio-‐ cosa psicologicamente impensabile per ne europea. Per questo, quando la Fran-‐ Parigi. Per tale motivo la Francia propo-‐ cia propose il piano Schuman nel 1950 se, con il piano Pleven, di istituire la CED allo scopo di porre la produzione carbo-‐ (Comunità europea di difesa) per creare
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aiuto a chi si trovasse in difFicoltà (so-‐ prattutto per Italia e Spagna): il malcon-‐ tento cova e il populismo di estreme de-‐ stre e sinistre cavalca l’euroscetticismo. Senza la Gran Bretagna a remare contro, è giunta l’ora più difFicile per Germania, Francia e Italia: trovare la forza politica
di indicare che solo una vera unione fe-‐ derale, Fiscale e politica europea, potrà legittimare da parte dei popoli europei i piani di risanamento e di austerità dei bilanci pubblici; e al tempo stesso potrà rilanciare lo sviluppo economico con l’emissione di eurobonds e creare quella solidarietà sociale europea tanto neces-‐
un unico esercito europeo al posto degli eserciti nazionali. Altiero Spinelli, che era alla guida dell’Unione europea dei fede-‐ ralisti, illustrò all’allora Presidente del Consiglio italiano, Alcide De Gasperi, la profonda contraddizione insita nella creazione di un esercito europeo (che avrebbe privato della sovranità militare i paesi membri della Comunità) non ac-‐ compagnata dalla nascita di un governo politico europeo democraticamente le-‐ gittimato di fronte i cittadini. De Gasperi fece proprio questo puto di vista e lanciò quindi un ambizioso progetto: insieme alla CED si sarebbe dovuta creare una Comunità europea politica (CEP), un ve-‐ ro e proprio governo federale. Questo fu forse il momento più alto del contributo italiano alla costruzione di un’Europa >> pag. 3
saria nei momenti di crisi. Il tempo strin-‐ ge: se si vogliono salvare l’euro e il pro-‐ getto europeo e rovesciare le attuali dif-‐ Ficoltà trasformandole in una chance per un nuovo futuro di progresso chiunque creda in questi obiettivi deve impegnarsi a dar corpo alla nuova realtà. Publius
unita, che portò molto vicini alla possibi-‐ lità di dar vita ad una Federazione euro-‐ pea. Come è noto, purtroppo, nel 1954 il parlamento francese, negando la ratiFica del trattato della CED a causa del voto contrario della componente socialista, impedì di proseguire lungo questa stra-‐ da. La caduta della CED convinse Italia e Be-‐ nelux a continuare l’integrazione euro-‐ pea per la via economica così come veni-‐ va proposto dalla Francia. Gli Stati euro-‐ pei (i Sei) aprirono con il Trattato di Ro-‐ ma del 1957 i loro mercati nazionali alla libera circolazione delle merci. Nacque così la CEE, la Comunità economica eu-‐ ropea, caratterizzata da una nuova isti-‐ tuzione, la Commissione europea, che sostituiva, con funzioni analoghe ma ri-‐ volte alla creazione di un mercato comu-‐ ne, l’Alta autorità della CECA. Nonostante la mancanza di una moneta comune e la contraddizione di un mercato comune non controllato da un governo politico che, con la leva Fiscale, appianasse le storture tra le regioni europee e fosse in grado di affrontare gli eventuali shock asimmetrici, l’integrazione dei mercati nazionali europei diede impulso alla tu-‐ multuosa crescita economica, anche ita-‐ liana, degli anni ’60. Agli inizi degli anni ’70, la Fine del regime dei cambi Fissi con il dollaro innescò una pericolosa spirale di deprezzamento del-‐ la lira-‐inFlazione-‐debito pubblico: per rendere competitivi all’esportazione i
nostri prodotti, invece di fare riforme strutturali e investi-‐ menti, si deprezzava la lira, e il deprezzamento faceva aumen-‐ tare il tasso d’inFlazione. Si trat-‐ tava di una situazione insoste-‐ nibile, che metteva a repenta-‐ glio la sopravvivenza stessa del Mercato comune europeo, che poteva funzionare solo a patto che tutti i paesi membri adot-‐ tassero regimi dei cambi sufFi-‐ cientemente stabili tra di loro. Per evitare l’implosione del Mercato comune, dopo nume-‐ rosi tentativi Finiti nel nulla, si arrivò Finalmente nel 1979 ad istituire lo SME (Sistema Monetario Europeo), che vincolava le monete nazionali europee ad una Fluttuazione reciproca compresa entro valori percentuali concordati. No-‐ nostante l’Italia godesse di una deroga ad hoc rispetto a tali valori, il solo fatto di non poter deprezzare la lira, se da un lato fece calare il tasso d’inFlazione, dal-‐ l’altro mise il nostro paese di fronte alle
Come il passato ci insegna, senza l'Europa unita non ci può essere un popolo italiano libero di sognare il proprio futuro. sue debolezze strutturali. Riforme man-‐ cate, politiche assistenziali, costi del de-‐ bito sempre più gravosi contribuirono all’esplosione del debito pubblico negli anni ’80.
Nel frattempo, parallelamente alla nasci-‐ ta dello SME, la Comunità europea compì un atto politico simbolico di grande im-‐ portanza decidendo di eleggere a suffra-‐ gio universale diretto i membri del Par-‐ lamento europeo, riprendendo così una proposta approvata dal Parlamento ita-‐ liano alla Fine degli anni ’60 in seguito ad una legge di iniziativa popolare promos-‐ sa dai federalisti europei. Benché privo di poteri, il Parlamento europeo eletto nel 1979, sotto la guida di Altiero Spinelli fece una grande battaglia costituente, approvando e sottoponendo ai Capi di Stato e di governo un progetto di Tratta-‐ to che istituiva un primo embrione di federazione europea nel settore econo-‐ mico. Dall’Italia ci fu una poderosa mobi-‐ litazione popolare organizzata dai fede-‐ ralisti, che nel 1985 fecero conFluire su >> pag. 4
CONVENZIONE SUL RUOLO DELL’ITALIA PER RILANCIARE L’OBIETTIVO DELLA FEDERAZIONE EUROPEA Sabato 14 gennaio 2012 – Ore 10-‐13.30 Sala Capranichetta – Piazza Montecitorio – Roma Nelle prossime settimane e mesi assume una particolare importanza il ruolo che il governo e le forze politiche italiani gioche-‐ ranno, a partire dagli incontri tra i Capi di Stato e di governo di Francia, Germania e Italia, su due fronti cruciali: quello per pro-‐ muovere l'alternativa federale al metodo intergovernativo del governo dell’Europa, e per affermare il principio della legittima-‐ zione democratica delle decisioni europee; quello per superare la mancanza di un piano di sviluppo sostenibile nelle proposte di trattato per un'unione Fiscale che non è ancora deFinita. Il Movimento federalista europeo ha proposto ai rappresentanti delle principali forze politiche, sindacali, imprenditoriali e della società civile italiane una Convenzione per la federazione europea, in questo momento così cruciale per l’avvenire dell’Italia e dell’Europa. Questo per riaffermare ed evidenziare l’impegno comune di tutte queste componenti nella battaglia per realizzare la federazione europea, un obiettivo reso ormai ineludibile dal precipitare della crisi del debito sovrano nell’eurozona e dalle nuo-‐ ve sFide di rilancio dell’Europa di fronte alle quali ci troviamo. La Convenzione si propone come un’occasione per presentare e discutere proposte, per analizzare i rischi che tuttora incombono sul nostro futuro, nonché i possibili mezzi europei –economici, Finanziari e politici – per affrontarli e risolverli. Sono stati invitati a prender parte ai lavori rappresentanti di FLI, IDV, PdL, PD, PR, SEL, UDC, CGIL, CISL, UIL, ConFindustria, oltre che delle organiz-‐ zazioni europeiste e federaliste europee e della società civile.
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Milano, dove si teneva il Vertice chiama-‐ to a decidere sulla proposta del Parla-‐ mento europeo, centinaia di migliaia manifestanti da tutti Europa. In quel Ver-‐ tice l’Italia, forte del sostegno della piaz-‐ za, ruppe per la prima volta da quando la Gran Bretagna era entrata nel 1973 nella Comunità, con Londra, isolandola e isti-‐ tuendo una Conferenza intergovernativa per esaminare il Progetto Spinelli, come veniva chiamatala proposta di trattato del PE. Ma nel chiuso delle sedi diploma-‐ tiche la Gran Bretagna ebbe ancora una volta partita vinta e, boicottando il pro-‐ getto politico, indirizzò il cammino della Comunità verso la nascita di un Mercato unico, in cui cioè fosse liberalizzata la circolazione non più solo di merci ma anche di persone, capitali e servizi. La decisione fu sancita con l’Atto unico del 1986. La costruzione del Mercato unico subì una enorme accelerazione con la Fine della guerra fredda, la dissoluzione del-‐ l’URSS e il problema della riuniFicazione tedesca. Questo terremoto del quadro politico creò l’occasione per nascita della
tanto attesa moneta unica, strumento indispensabile per il completamento del mercato europeo. Sul piano politico si trattò della cessione da parte della Ger-‐ mania del Cancelliere Kohl del simbolo della sua potenza economica, il marco, in cambio della riuniFicazione nazionale e del rafforzamento del processo di uniFi-‐ cazione europea, che doveva prepararsi ad affrontare la sFida del nuovo quadro mondiale, ed in particolare dell’integra-‐ zione dei paesi dell’Europa centro-‐orien-‐ tale. Nacquero così l’euro, con il suo cor-‐ redo di regole e con e la Banca centrale europea indipendente, sulla base del modello tedesco. Anche nel portare a compimento la na-‐ scita della moneta unica il ruolo dell’Ita-‐ lia fu decisivo: il nostro governo si rese conto che solo rafforzando il vincolo eu-‐ ropeo la politica del nostro paese avreb-‐ be trovato la forza di compiere le scelte strutturali di cui aveva un disperato bi-‐ sogno per superare le sue contraddizioni e le sue fragilità. Purtroppo si diede vita ad una moneta senza Stato; e questa mancanza è la causa della crisi odierna,
sia per l’Italia che per l’Europa. L’Italia degli anni ’90 guidata da Amato, Ciampi, Dini e Prodi avviò quelle manovre Fiscali ed economiche necessarie per entrare nella moneta unica, ma questo fu l’ultimo signiFicativo contributo italiano al dise-‐ gno “incompiuto” europeo: per oltre 15 anni l’Italia è rimasta nella più totale im-‐ potenza politica. Il governo Monti, chiamato dal Presiden-‐ te della Repubblica Giorgio Napolitano, dovrà affrontare difFicilissime sFide di risanamento politico ed economico del-‐ l’Italia. Ma la sFida più grande che lo at-‐ tende sarà di riportare il paese da prota-‐ gonista in Europa. L’Italia deve tornare a rilanciare il progetto di uniFicazione poli-‐ tica europea come fecero Spinelli, Einau-‐ di e De Gasperi in passato, proprio in questo momento di crisi economica e di mancanza di visione politica nelle lea-‐ dership europee. Perché, come il passato ci insegna, senza l’Europa unita non ci può essere un popolo italiano libero di sognare il proprio futuro. Davide Negri
I costi economici di un’uscita dall'euro Dall'analisi di UBS: Un paese dell'eurogruppo con economia debole vedrebbe i propri cittadini pagare dai 9500 agli 11500 euro il primo anno e tra i 3000 e i 4500 euro negli anni successivi. Circa pari al 40%-‐50% del PIL. E’ stato calcolato anche che la svalutazione della valuta, che diventerebbe possibile, non sarebbe comunque efFicace. Il risul-‐ tato sarebbe una riduzione del commercio con l'estero ed un conseguente default del debito dello Stato. Un paese dell'eurogruppo con economia forte vedrebbe i propri cittadini pagare tra i 3500 e i 4500 euro a cittadino per anno. Circa pari al 20%-‐25% del PIL. Anche in questo caso vi sarebbe un forte calo del commercio estero in aggiunta a crisi dell'industria e necessità di ricapitaliz-‐ zare il sistema bancario. A questi costi si assommano le conseguenze politico-‐economiche dell'Europa divisa che sono invece incalcolabili. Poiché, as-‐ serisce lo studio, un paese europeo qualsiasi ottiene più vantaggi economici agendo politicamente ed economicamente nel-‐ l'insieme che non come attore unico.
Dall'analisi di Spiegel International: Per un paese che dovesse usire dall'eurozona si presenterebbe il problema dell'uscita dall'intera Unione Europea oltre al più consistente problema della valutazione del debito che ad oggi è in euro. Il cambio moneta nazionale/euro è stato pensato per essere a senso unico. La storia ha dimostrato che alla caduta di una valuta si è quasi sempre accompagnata una guerra civile o un forte dissesto politico. L'Unione Europea perderebbe la sua già limitata inFluenza nel mondo. Un paese fondato su grandi esportazioni come la Germania, il 40% del quale ha per destinazione l'eurogruppo, vedrebbe danneggiata la sua economia se i prezzi dovessero tornare ad essere instabili e se dovesse tornare ad esistere un tasso di cambio tra valute. L'euro rende possibile la stabilità dei prezzi e annulla il tasso di cambio. In caso di uscita della Germania il marco si apprezzerebbe immediatamente di molto rispetto all'euro distruggendo il com-‐ parto industriale tedesco.
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La Cina fa shopping al “centro commerciale” Europa Una delle ipotesi che si fanno per far fronte alla crisi dei paesi dell’eurozona riguarda la possibilità che a lanciare l’ancora di salvataggio sia la Cina, che già detiene circa il 7,3% del debito pub-‐ blico dei paesi dell’area euro, per un totale di 630 miliardi in portafoglio. Le mire della Cina verso l’Europa non sono da sottovalutare, dato che la sua politica economica non è mai lasciata al caso, e non dà mai niente per niente. In questo caso, in cambio di un possibile aiuto a quest’Europa schiacciata dai debiti so-‐ vrani, pone parecchie condizioni, la prima delle quali è il riconoscimento del suo status di economia di mercato, da sempre riFiutato sia dagli USA che dal-‐ l’Europa. Non solo. Bisogna innanzitutto tenere conto che nel 2010 Pechino ha superato, per quanto riguarda gli inve-‐ stimenti esteri, la Banca mondiale pre-‐ stando, tra il 2009 ed il 2010, 110,3 mi-‐ liardi di dollari a paesi e aziende in via di sviluppo, superando così i 100,3 mi-‐ liardi della Banca mondiale. In effetti, gli investimenti cinesi non Finanziari al-‐ l’estero hanno raggiunto livelli record, arrivando a 59 miliardi di dollari, men-‐ tre gli investimenti sotto forma di ac-‐ quisizioni e fusioni rappresentano il 40% del totale per un valore complessi-‐ vo di 23,8 miliardi di dollari. Tutto ciò è stato reso possibile dal fatto che il go-‐ verno cinese detiene riserve in valuta estera che si aggirano attorno ai 3 mi-‐ liardi di dollari e già da due anni sup-‐ porta compagnie statali che girano il mondo alla ricerca di materie prime e risorse varie. Vi è anche da considerare che la Cina, pur avendo un tasso di crescita che que-‐ st’anno si conferma ancora superiore al
9%, ha un’economia che è ancora molto governo di Pechino mira soprattutto ad dipendente dagli investimenti in infra-‐ accrescere la propria partecipazione in strutture e dalle imprese di stato, e i alcune aziende europee e a investire in consumi interni ammontano solo al infrastrutture. Gli obiettivi cinesi sono 35% del PIL. Peraltro una cosa è certa: le compagnie italiane del settore ener-‐ la crisi europea sta getico Eni ed Enel avendo gravi riper-‐ (soprattutto per Le mire della Cina verso cussioni negative quanto riguarda il l’Europa non sono da sull’economia mon-‐ ramo Enel Green sottovalutare, dato che la sua diale e la Cina non Power) che sono p u ò c e r t a m e n t e politica economica non è mai considerati dalla permettersi che l’Oc-‐ lasciata al caso, e non dà mai Cina i suoi diretti cidente vada a picco. niente per niente. concorrenti in ter-‐ Inoltre, se da un lato ritorio africano, deve salvaguardarsi da una simile ipo-‐ Finmeccanica e Generali. Senza contare tesi, dall’altro deve anche concentrarsi che già ha ottenuto numerosi scali nel sul suo sviluppo interno. In particolare porto greco del Pireo e qualcuno nel deve puntare a stimolare i processi porto di Napoli, e ha acquisito rispetti-‐ d’innovazione industria-‐ vamente in toto ed in parte le case au-‐ le e favorire la crescita tomobilistiche svedesi Saab e Volvo. della domanda interna. Se, invece dell’attuale pasticcio di Sul fronte esterno, è un’unione monetaria in assenza di una molto probabile che gli politica economica unica, potessimo sforzi cinesi si concen-‐ contare su una federazione europea, treranno in due direzio-‐ non si porrebbe il problema di chiedere ni: la penetrazione ed il aiuto alla Cina. Se i paesi dell’eurozona consolidamento nelle si unissero in un unico Stato, il debito aree di mercato strate-‐ pubblico contratto da ogni singolo pae-‐ giche, nonché la crea-‐ se conFluirebbe in un unico Tesoro eu-‐ zione di catene lunghe ropeo, i tassi sul debito sarebbero tutti a di fornitura attraverso livello di quello tedesco, la Banca cen-‐ una serie di paesi satel-‐ trale europea potrebbe davvero diven-‐ lite. tare il garante in ultima istanza per tut-‐ In particolare, per quan-‐ ti, e con un’unica politica economica la to riguarda l’Europa, il crescita e lo sviluppo potrebbero essere
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Il governo di Pechino mira soprattutto ad accrescere la propria partecipazione in alcune aziende europee e a investire in infrastrutture. davvero rilanciati. Basti pensare, ad esempio, che in un’ipotetica federazione europea comparata agli USA potremmo
notare che il debito pubblico della fede-‐ razione europea sarebbe pari a circa l’88% del PIL invece quello degli USA è del 99%; e il deFicit di bilancio della fe-‐ derazione europea sarebbe del 4,4% contro il 10,8% degli USA. In conclusione, se i paesi dell’eurozona diventassero uno Stato, il concetto di default sovrano sarebbe inconcepibile per gli europei, mentre, viceversa, si
aprirebbe la possibilità di un nuovo ciclo di sviluppo. Pertanto, se l’Europa non vuole diventa-‐ re un prodotto “made in China” l’unica soluzione che si può proFilare (suggerita ai leader europei anche da oltre oceano) è arrivare Finalmente alla creazione di una Federazione europea. Maria Vittoria Lochi
Publius si unisce alla CGUP
(Confederazione dei Giornali Universitari Pavesi)
Dichiarazione di intenti In data 2 dicembre 2011 presso la sede di via Mentana 4 -‐ Pavia, si è costituita la Confederazione dei Giornali Universitari Pavesi (CGUP), che comprende le Redazioni dei periodici universitari Inchiostro, Jaromil e Publius. La decisione, sofferta, di dar vita alla suddetta Associazione non è Figlia di esigenze contingenti, ma affonda le radici nelle linee guida più volte indicate in passato dall’Amministrazione, nell’organo dell’allora commissione A.C.E.R.S.A.T.. Infatti, nell’estate 2010, quando si presentò il rischio, poi scongiurato, di un taglio pressoché totale dei Finanziamenti all’editoria universitaria, l’Amministrazione propose con forza l’ipotesi di un giornale unico dell’Università di Pavia. Tuttavia, nella consapevolezza, da una parte, dell’irrealizzabilità di tale progetto, che avrebbe costretto in un’unica sede realtà molto diverse tra loro e, dall’altra, dell’inevitabile necessità di ridurre i Finanziamenti rispetto al passato, le Redazioni presentarono una diversa soluzione: unitamente a un taglio dei fondi, comune a tutti i periodici, pari al 30% delle somme ricevute nel precedente anno accademico, Kronstadt e Jaromil avrebbero dato vita ad un unico progetto, pur mantenendo le rispettive identità. Tale soluzione ottenne il gradimento dell’Amministrazione e consentì la sopravvivenza, anche cartacea, dell’editoria universitaria. Ora, a un anno di distanza, la situazione è mutata, in quanto la redazione di Kronstadt ha optato, per ragioni interne sulle quali non vogliamo sindacare, per tornare ad essere completamente slegata da altre esperienze. Dal dibattito che è seguito tra e nelle Redazioni, è emersa la volontà, ferma quanto sofferta, di dare vita ad un soggetto unico, che sappia essere interlocutore privilegiato dell’Amministrazione e nel contempo salvaguardare le peculiarità di ogni testata. E’ innegabile, infatti, che le esperienze editoriali di Inchiostro, Jaromil e Publius sono tra loro lontanissime, ma riteniamo che questo non sia un ostacolo, anzi al contrario possa rappresentare un punto di forza, anche e soprattutto verso gli studenti, irrinunciabile punto di riferimento della nostra attività. A questo proposito, crediamo che la nascita della Confederazione dei Giornali Universitari Pavesi possa agevolare la partecipazione degli studenti desiderosi di confrontarsi con il meraviglioso mondo del giornalismo universitario, mettendoli immediatamente in contatto con le diverse realtà che operano all’interno del nostro Ateneo. Se è vero che la strada del giornale unico continua ad essere, a nostro avviso, del tutto impraticabile, riteniamo però doveroso tentare la via dell’unità che possa garantire a tutti maggiore stabilità, e anche maggior coesione nelle eventuali vertenze e rivendicazioni che si dovessero presentare. Con forte senso di responsabilità, le attuali dirigenze di Inchiostro, Jaromil e Publius hanno deciso di costituire la Confederazione proprio nell’ottica di garantire a chi verrà dopo di loro un soggetto solido, in grado di relazionarsi tanto con l’Amministrazione quanto con gli studenti, e di essere anche, qualora ve ne sia bisogno, luogo privilegiato per la risoluzione delle controversie tra le Redazioni. In considerazione di tutto ciò, siamo convinti che lo strumento della Confederazione possa affermarsi come elemento di crescita tanto per un giornale come Inchiostro, che vanta a buon diritto il titolo di “Giornale degli studenti dell’Università di Pavia”, dall’alto dei sedici anni di attività, quanto per le più recenti esperienze di Jaromil e Publius. Di nuovo, riteniamo che le differenti prospettive dalle quali affrontiamo l’avventura editoriale non siano elemento di divisione, ma anzi punto di forza, e che il respiro universitario di Inchiostro, l’impegno di denuncia di Jaromil e l’interesse geopolitico di Publius possano essere complementari, nell’ottica di formare negli studenti e nei lettori una coscienza critica e attenta sui problemi dell’oggi, dalle quotidiane battaglie accademiche alle grandi questioni europee. E’ bene inFine precisare, in conclusione, che la nostra decisione non vuole coincidere con una chiusura autoreferenziale rispetto ad altri soggetti editoriali che dovessero vedere la luce nel nostro Ateneo, con i quali ci dichiariamo Fin d’ora disposti a discutere per un eventuale allargamento della Confederazione, a condizione che condividano i valori del nostro impegno, della nostra passione: radicalità, gentilezza e costanza.
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Siria, Turchia e Israele... L’Europa finisce sotto scacco I rapporti tra Siria e Turchia sono al centro dell’intricato quadro dei rapporti politici mediorientali. E nell’analiz-‐ zare tali rapporti non si può non tenere conto delle rela-‐ zioni che queste due nazioni hanno con lo Stato di Israele. I due paesi si contendono da lungo tempo ormai il predo-‐ minio strategico su quella zona fondamentale per il mantenimento degli equilibri mondiali che è il Mediterra-‐ neo; ciò ha comportato la necessità di negoziare tra di loro “zone di inFluenza” che non sempre sono state facili da concordare. Tradizio-‐ nalmente hanno comunque sempre cercato di mantenere un rappor-‐
Siria e Turchia erano arrivati a stipulare un accordo per una piattaforma politica da qui sino al 2014 che prende il nome di zero conflitti. [...] Oggi è ormai chiaro che ogni rapporto di collaborazione è giunto al termine. to di amicizia, e in molti casi di vera e propria alleanza, tanto che erano arriva-‐ ti, soprattutto per volontà del governo turco a stipula-‐ re un accordo per una piat-‐ taforma politica da qui sino al 2014 che prende il nome di zero con9litti. Si tratta di una politica che segna una svolta epocale nelle rela-‐ zioni tra i due paesi, Fissan-‐ do una piattaforma che vuole sviluppare i rapporti economici e politici reci-‐ proci, nel tentativo di pro-‐ muovere una sorta di “svol-‐ ta sociale” grazie al fatto di permettere alle due popo-‐ lazioni di circolare libera-‐ mente nei due paesi.
e Turchia, ritenendolo un buon punto di partenza per instaurare cooperazioni e accordi volti a risolvere i conFlitti nell’ area. Tuttavia, se queste sono state le scelte fatte in passato, è ormai chiaro che tale rapporto di collaborazione è giunto al termine. Il premier turco Erdo-‐ gan infatti non poteva più restare indif-‐ ferente di fronte al massacro di civili messo in atto dal regime di Assad, e se in un primo momento si era "limitato" a dare asilo ai 240 membri del Consiglio Nazionale Siriano (forza politica di op-‐ posizione ad Assad composto in gran parte dai Fratelli Musulmani), adesso
sembra aver preso una posizione più netta con-‐ tro le violenze, rila-‐ sciando dichiarazioni in cui paragona Assad a GheddaFi e Hitler, chie-‐ dendone le dimissioni e la deFinitiva rinuncia al potere al Fine di favorire la transizione democra-‐ tica di Damasco. Ancor più rilevante è la dichia-‐ razione del principale esponente del CNS, Mo-‐ hamed Riad Chakfaha, che ha fatto sapere di considerare accettabile un intervento diretto della Turchia in Siria per difendere i civili! An-‐ che l’Esercito Siriano Libero ha chiesto l'intervento dell' aviazione straniera per attacchi mirati; e nel frattempo ai piani alti dell'esercito sono aumentati i malu-‐ mori sopratutto dopo la rottura con i paesi della Lega Araba. Un ulteriore attore che però agisce in modo subdolo inserendosi nei rapporti tra questi due paesi è Israele. Tradizio-‐ nalmente la Siria è sempre stata un ne-‐ mico acerrimo di Israele, e le sue politi-‐ che sono sempre state volte esclusiva-‐ mente ad ostacolare lo sviluppo di Israe-‐
Il patto aveva ricevuto l’ap-‐ provazione dell’ONU e del-‐ l’Alleanza Atlantica, che avevano giudicato positi-‐ vamente l’accordo tra Siria
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le, riscuotendo così ampio successo in molti degli altri paesi arabi, anch’essi contrari allo Stato ebraico. Ma oggi Israele vede al proprio interno due posi-‐ zioni contrapposte: chi spera in risultati positivi dalla rivolta contro Assad e chi
Le rivolte arabe, sconvolgendo gli equilibri della regione, stanno quindi scuotendo profondamente anche Israele, che teme il crescente isolamento e sente ulteriormente in pericolo la propria sicurezza. invece teme che la caduta del dittatore possa facilitare l'ascesa al potere di for-‐ ze islamiste anti-‐israeliane. Le rivolte arabe, sconvolgendo gli equilibri della regione, stanno quindi scuotendo pro-‐ fondamente anche Israele, che teme il
crescente isolamento e sente ulterior-‐ mente in pericolo la propria sicurezza.
i singoli capi di Stato e di governo che si affannano a trovare soluzioni utili per mantenere gli equilibri e evitare i conFlitti. Ancora una volta si possono anno-‐ verare diversi esempi di come i singoli governi agi-‐ scano separatamente: il ministro degli Esteri britan-‐ nico William Hague esorta i siriani a unire le forze con-‐ tro Assad mentre la Spagna tramite il suo ministro degli Affari esteri Trinidad Ji-‐ ménez ha ricevuto il 24 no-‐ vembre una delegazione del CNS. Da parte sua la Francia, tramite Juppé, propone l’apertura di un corridoio umanitario in Siria per aiu-‐ tare i civili. L’unica iniziativa che abbia l’etichetta di “eu-‐ ropea”, quella della Baro-‐ nessa Ashton, l’Alto rappre-‐ sentante dell’UE per la politica estera e la sicurezza, è consistita nel ricevere un'altra delegazione del CNS; ma si è trattato di un’iniziativa che, nonostante il forte signiFicato simbolico, non ha por-‐ tato a ripercussioni Europa dov’è? politiche e pratiche.
Ma in tutto ciò l’ Europa dov’è? Il discor-‐ so europeo, merita una lente di ingran-‐ dimento particolare, proprio perché an-‐ cora una volta sem-‐ bra non avere un In tutto ciò l’ ruolo in tale situa-‐ Il discorso europeo, merita zione. Si rincorrono una lente di ingrandimento Ancora una volta oc-‐ come sempre molte corre ribadire che per dichiarazioni dei sin-‐ particolare, proprio perché risolvere i problemi di goli governi, che però ancora una volta sembra questa zona calda ci sono quasi sempre in non avere un ruolo in tale sarebbe bisogno di contraddizione tra di un’Europa più forte situazione. loro. L’Europa pro-‐ politicamente, dotata prio per la sua attuale struttura non rie-‐ degli strumenti per esercitare una vera a sce a prendere una posizione chiara propria sovranità nelle relazioni inter-‐ semplice e soprattutto unanime, e ciò è nazionali e quindi capace di prendere dovuto alla sua struttura politica attua-‐ decisioni nette e unanimi e di muoversi le, che è incompleta. Le relazioni con sulla base di un progetto lungimirante. quest’area sopravvivono grazie ad ac-‐ Giacomo Ganzu & cordi bilaterali oppure plurilaterelari tra Giovanni Salpietro
Publius - Per un’alternativa europea Numero 10 - Gennaio/Febbraio 2012
publius-unipv.blogspot.com Via Villa Glori, 8 Pavia - Tel: 3318443023 - E-mail: publius.pv@gmail.com Direttore responsabile: Laura Filippi Redazione: Nelson Belloni, Federico Butti, Martina Cattaneo, Laura Filippi, Giacomo Ganzu, Gianmaria Giannini, Luca Lionello, Maria Vittoria Lochi, Gabriele Mascherpa, Laura Massocchi, Davide Negri, Matilde Oppizzi, Carlo Maria Palermo, Gilberto Pelosi, Giovanni Salpietro, Giulia Spiaggi, Francesco Violi. Stampato presso: Tipografia P.I.M.E Editrice S.r.l Puoi trovare Publius, oltre ai vari angoli dell’Università, anche presso: bar interno facoltà di Ingegneria, bar facoltà di Economia, mensa Cravino, sala studio San Tommaso, bacheca A.C.E.R.S.A.T cortile delle statue. Periodico trimestrale degli studenti dell’Università di Pavia. Informazioni, riflessioni e commenti sull’Europa di oggi e di domani. Registrazione n. 705 del Registro della Stampa Periodica - Autorizzazione del tribunale di Pavia del 19 Maggio 2009
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Iniziativa realizzata con il contributo della Commissione A.C.E.R.S.A.T dell’Università di Pavia nell’ambito del programma per la promozione delle attività culturali e ricreative degli studenti. Distribuito con licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic