Publius
P e r u n ’A l t e r n a t iv a
Europea
Confederazione dei giornali universitari pavesi
Numero 19 - Ottobre/Novembre 2014 distribuzione gratuita
Giornale degli studenti dell’Università di Pavia. Informazione, riflessioni e commenti sull’Europa di oggi e di domani
Chi fermerà il massacro?
Indice
1 Editoriale Publius pag.2 La questione pag.
dell’immigrazione: Europa ed euroscettici a confronto
4 Il No
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Paolo Filippi
all’indipendenza scozzese: l’inizio di una rivoluzione britannica?
Francesco Violi
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Le conseguenze della crisi ucraina sulle strategie economiche della Russia
Giovanni Salpietro
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pag.
Le fatiche del gigante americano
Romina Savioni
Le regioni che circondano l’Europa stanno sprofon-‐ dando nel caos e le popo-‐ lazioni sono sottoposte ad una sofferenza indicibile. I teatri di guerra intorno a noi continuano a moltipli-‐ carsi: guerra civile in Li-‐ bia, instabilità nella peni-‐ sola del Sinai e in tutta l’area del Medio oriente, terza guerra di Gaza, guer-‐ ra civile in Siria e ascesa dell’ISIS, nuova guerra in Iraq, e da ultimo la guerra “ibrida” in Ucraina. Di fronte a tanta violenza l’Europa è impotente. Non perché manchi la volontà dei nostri governi, ma perché manca il potere in grado di intervenire e di reggere lo sforzo enor-‐
me necessario per riporta-‐ re la stabilità nelle aree dilaniate dai conJlitti. Basti pensare che la politi-‐ ca estera europea, così come è strutturata secon-‐ do il Trattato di Lisbona, è una pura illusione: Mister PESC, o Alto rappresen-‐ tante per la politica estera europea, è solo una voce senza una mente e senza un corpo. Un aneddoto descrive meglio la situa-‐ zione: quando Putin si ri-‐ volge telefonicamente agli Stati Uniti chiama alla Ca-‐ sa Bianca il presidente Obama, invece quando si rivolge all’Europa il suo interlocutore è la Cancel-‐ liera Merkel, ossia la per-‐ sona che rappresenta il
più forte e autorevole go-‐ verno nazionale. E se la politica estera tace (perché inesistente), l’as-‐ senza di politiche dell’im-‐ migrazione, umanitarie e di accoglienza, è ancor più deplorevole. Con migliaia di persone bisognose d’aiuto, l’Unione europea non ha gli strumenti per intervenire perché anche in questo campo ciascun paese membro agisce di propria iniziativa, lascian-‐ do così gli Stati ai conJini dell’Europa a sopportare la maggior parte del peso di questa marea umana in cerca di speranza. Insom-‐ ma, si continua solamente a subire la catastrofe che >> pag.2
La questione dell’immigrazione: Europa ed euroscettici a confronto Nonostante i risultati delle ultime elezioni europee abbiano dato la maggioranza dei seggi alle forze eu-‐ ropeiste, abbiamo assistito in molti Stati ad un incremento dei consensi dei partiti euroscettici e nazionalisti. Nel Parlamento europeo detengono circa il 30% dei seggi, anche se non sono da considerare come un corpo unico poiché tra un partito e l'altro ci sono delle divergenze. Un tema mol-‐ to importante sembra però accomu-‐ narli: l'immigrazione. Noi italiani siamo abituati a pensare al problema dell’immigrazione come ad un problema solo dei paesi medi-‐ terranei. In realtà la maggior parte delle ondate migratorie che giungono in Europa provengono dall’Est Euro-‐ pa (i paesi con più richieste di asilo sono Ger-‐ mania e Svezia) e coinvolge tutti i paesi europei. L a c a m p a g n a elettorale di que-‐ sti partiti è stata condotta calcan-‐ do molto la mano su come l'Unione europea gestisce il problema del-‐ l'immigrazione clandestina e in particolare sui pericoli che que-‐ s t o f e n o m e n o
comporta. Esiste, secondo loro, un gra, creando un pericolo per l'identi-‐ rischio per la sicurezza pubblica, do-‐ tà nazionale. Esiste poi un pericolo di vuto all'aumento della criminalità natura socio-‐economica legato alla causata sia dagli immi-‐ crisi che stiamo attraver-‐ grati stessi (rapine, omi-‐ I pericoli descritti sando: nella visione di cidi, violenze sessuali, dai partiti euro- questi partiti l'immigrato terrorismo), sia dalle or-‐ scettici e nazionali- ruba il lavoro ai cittadini ganizzazioni malavitose e troppe volte beneJicia che sfruttano i clandesti-‐ sti sono legati ad delle misure di welfare ni che, non essendo rego-‐ un ottica ancora adottate dallo Stato nei lari, non possono entrare incentrata sullo suoi confronti. Il cittadino nel mondo del lavoro e stato nazionale e ha la sensazione che i quindi Jiniscono nella la sua sicurezza soldi spesi per il recupero rete di queste organizza-‐ e il soccorso degli immi-‐ zioni (spaccio, prostituzione, ecc). I grati siano soldi spesi male poiché si partiti euroscettici più nazionalisti incoraggia l'immigrazione e si va ad vedono nella Jigura dell'immigrato aumentare la disponibilità di mano-‐ un invasore che mina la stabilità et-‐ dopera a basso costo. nica e culturale del paese in cui emi-‐ L'incremento del consenso raccolto da queste tesi è legato all'aggra-‐ varsi della crisi economica. I cit-‐ tadini, impauriti dalle condizioni precarie in cui vivono, sfogano la propria rabbia i n d i v i d u a n d o nello straniero, e quindi in ciò che non conoscono, la causa di tutti i l o r o m a l i . E ' chiaro come la diminuzione dei posti di lavoro sia dovuta sem-‐
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potere in Europa: un potere genui-‐ namente sovranazionale, a partire dal potere Jiscale a livello dei paesi euro, per creare subito un bilancio federale dell’eurozona. Questa è la base indispensabile per Jinanziare piani di sviluppo e dell’occupazione nei settori strategici, per Jinanziare in futuro una difesa comune europea al posto di tanti eserciti nazionali, e quindi per tornare ad avere un ruolo in politica estera. Ma per realizzare questo obiettivo è necessario costruire la Jiducia tra i paesi europei che si è andata per-‐
avviene alle periferie d’Europa senza possibilità d’intervento. Intanto l’economia europea sta ine-‐ sorabilmente scivolando da crescita anemica a stagnazione, con il rischio della deJlazione e delle sue conse-‐ guenze anche a livello globale: e ciò perché nessun paese europeo, anche il più forte come la Germania, ha la forza sufJiciente per affrontare le sJi-‐ de del XXI secolo, sia in politica este-‐ ra, sia a livello sociale ed economico. Tutti questi problemi possono essere risolti solamente creando un nuovo
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dendo nel tempo. E proprio in questo delicato punto che l’Italia può (e de-‐ ve) essere determinante. In primo luogo perché è la seconda economia manifatturiera dell’area euro. In se-‐ condo luogo perché proprio la crisi del nostro paese (e il nostro enorme debito) sono un buco nero per il re-‐ sto dell’eurozona. Per questo motivo l’attuale governo deve attuare serie riforme strutturali interne con il pre-‐ ciso scopo di ricreare quel clima di Jiducia e di chiedere di fare l’Europa insieme. Publius
plicemente alla situazione di crisi mentre la criminalità è purtroppo sempre esistita, soprattutto dove ci sono situazioni di disagio sociale (in cui rientrano anche gli immigrati); mentre le stesse misure adottate per cercare di arginare il fenomeno, co-‐ me il reato di clandestinità, ottengo-‐ no spesso l’effetto contrario, obbli-‐ gando l’immigrato a evitare di cerca-‐ re un lavoro in regola per non essere scoperto. Il punto, però, che è importante evi-‐ denziare, nel cercare di capire la questione dell’immigrazione, è che i pericoli paventati dai partiti euro-‐ scettici e nazionalisti sono legati ad un’ottica ancora incentrata sullo sta-‐ to nazionale, che identiJica la sicu-‐ rezza con la chiusura rispetto al-‐ l’esterno. Senza ricordare, però, che nella storia il nazionalismo esacerba-‐ to ha portato a conJlitti anche di enti-‐ tà mondiale. La paura che gli immi-‐ grati possano distruggere una nazio-‐ ne è infondata. Da sempre il mesco-‐ larsi di diverse popolazioni ha giova-‐ to alle civiltà, arricchendole di nuove conoscenze e favorendo il progresso; mentre l'atteggiamento di chiusura verso il mondo ha fatto nascere l'odio tra le nazioni e la guerra. I partiti na-‐ zionalisti propongono come soluzio-‐ ne all'immigrazione clandestina il respingimento alle frontiere. Oltre ad essere una misura impraticabile, da-‐ to che per poterli respingere si do-‐ vrebbe prima intercettarli, e questo non sempre è fattibile, è anche una misura inapplicabile, perché viola i diritti dell'uomo. Molti immigrati ar-‐ rivano in Europa e chiedono diritto di asilo perché nei loro paesi di ori-‐ gine sono perseguitati a causa della loro religione, razza o idea politica; in questo caso il paese a cui è stato chiesto asilo deve ospitare la persona sul proprio territorio e, accertatosi che l'immigrato è in reale pericolo, deve concedere lo status di rifugiato e quindi ospitarlo e proteggerlo. L'idea di Europa è basata sulla soli-‐ darietà e sulla multietnicità oltre che sulla “non violenza”. Il modo in cui l'UE agisce deve sempre rispettare i valori sui quali è stata fondata e per-‐ ciò non può voltare le spalle a chi le chiede aiuto e ritornare alle idee na-‐ zionaliste. E' perciò ovvio che la stra-‐ tegia da portare avanti sia quella di accogliere nel proprio territorio chi
deve essere aiutato. terrestri) degli stati dell’UE e di im-‐ Ma come agisce ad oggi l’UE per fron-‐ plementare gli accordi con i paesi teggiare le ondate sempre maggiori conJinanti con l’UE. Non potendo ge-‐ di immigrati? stire direttamente l’immigrazione, Dato che il problema dell’immigra-‐ l’UE tramite questa agenzia tenta al-‐ zione è di livello europeo sarebbe meno di far cooperare tra loro i vari auspicabile che gli interventi siano Stati nazionali. Un esempio è la mis-‐ guidati da una regia europea, ma in sione Frontex Plus: per fronteggiare realtà, purtroppo, non è così. Infatti, l’emergenza nel tratto di mare tra nonostante l’UE abbia tentato più Libia, Tunisia, Malta e Italia, l’UE, sot-‐ volte di prendersi carico della situa-‐ to richiesta dello Stato italiano, ha zione, la ricerca e il salvataggio dei deciso di avviare una nuova missione migranti sono ad oggi di in questo tratto di mare, competenza degli Stati L'idea di Europa è ma per poter rendere at-‐ nazionali. Questo è in gran tuabile questo progetto ha basata sulla arte dovuto al fatto che solidarietà e sulla bisogno di chiedere il con-‐ l’immigrazione è da sem-‐ senso ai vari Stati nazio-‐ multietnicità oltre nali. Quindi Frontex non pre un tema molto caldo che sulla “non può agire da sola ma, di durante le campagne elet-‐ violenza” torali; i politici nazionali volta in volta, le missioni non vogliono perdere il che vuole attuare devono controllo di un tema che spinge molti essere approvate da tutti gli Stati cittadini a votare per uno piuttosto membri. che un altro partito. Ogni volta che Un ulteriore strumento messo in però avviene una strage nel Mar Me-‐ campo dall’UE è EUROSUR ovvero un diterraneo, i politici nazionali incol-‐ sistema che mette in rete gli Stati pano l’UE di non fare nulla per aiuta-‐ membri dell’area Schengen tra di lo-‐ re gli stati impegnati nel fronteggiare ro e con l’agenzia Frontex, favorendo le ondate di migranti. Queste accuse lo scambio di informazioni e quindi sono infondate visto che l’Europa è la conoscenza dettagliata della situa-‐ stata esclusa proprio dagli Stati stessi zione alle frontiere esterne. Ciò au-‐ nella gestione di tali interventi. menta la capacità di previsione dei L’UE ha comunque istituito nel mag-‐ Jlussi migratori e la capacità di inter-‐ gio del 2005 l’Agenzia europea per la vento in caso di necessità. gestione della cooperazione interna-‐ E’ ovvio che tutto ciò non può bastare zionale alle frontiere esterne degli a risolvere il problema dell’immigra-‐ Stati membri dell’Unione europea det-‐ zione. Come già detto le dimensioni ta FRONTEX. Insediata a Varsavia, in di questo problema sono di livello Polonia, questa agenzia ha il compito europeo mentre chi è chiamato ad di coordinare il pattugliamento delle >> pag.4 frontiere esterne (aeree marittime e
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Il No all’indipendenza scozzese: l’inizio di una rivoluzione britannica? L'esito del referendum scozzese, con il quale il 55,3% dei votanti ha riJiu-‐ tato l'indipendenza della nazione, rischia paradossalmente di aprire un vero e proprio “Vaso di Pandora” istituzionale, i cui esiti, ancora aperti, contemplano anche la possibilità di una federalizzazione del Regno Uni-‐ to. La promessa di Cameron e di tut-‐ to lo schieramento unionista di una maggiore devoluzione verso Holy-‐ rood in caso di vittoria del No è con-‐ siderata da molti commentatori e politologi come decisiva per l’esito Jinale della consultazone, sebbene non risulti essere molto gradita al resto dei sudditi di Sua Maestà. Il Galles e l'Irlanda del Nord comincia-‐ no a chiedere gli stessi trattamenti riservati alla Scozia (oltre all'upgra-‐ de delle loro assemblee nazionali a parlamento, come quello scozzese) mentre i più irritati da questa situa-‐ zione risultano essere proprio i cit-‐ tadini dell'Inghilterra. Alla stragran-‐ de maggioranza dei cittadini inglesi non piace l'idea di una semplice maggiore devoluzione per gli scozze-‐ si senza che questa implichi una ri-‐ forma istituzionale interna. Il punto centrale è proprio la West Lothian Question (West Lothian è un collegio elettorale scozzese): l'Inghil-‐ terra non ha un proprio parlamento nazionale, in quanto è Westminster che svolge quella funzione, il quale è al tempo stesso parlamento di tutto il Regno Unito. I deputati scozzesi eletti ai Comuni possono votare leggi da pag. 3 intervenire in prima linea sono gli Sati nazionali che non hanno abba-‐ stanza strumenti per essere efJicien-‐ ti. Questa situazione crea quindi un malcontento generale che si traduce nelle posizioni prese dai partiti na-‐ zionalisti ed euroscettici. Finché l’Europa rimarrà una confe-‐ derazione di Stati, l’immigrazione non potrà mai essere gestita in modo efJiciente. Un passaggio invece ad un Europa federale garantirebbe gli
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riguardanti l'Inghilterra, mentre i parlamentari inglesi non possono votare sulle questioni scozzesi, dal momento che non è prevista, né è prevedibile una rappresentanza in-‐ glese al parlamento di Edimburgo. Ciò risulta inaccettabile a molti in-‐ glesi, dal momento che i MP scozzesi possono votare su questioni che non riguardano i loro collegi elettorali. Qualora dovesse realizzarsi una maggiore devoluzione verso la Sco-‐ zia in assenza di una soluzione alla West Lothian Question, è prevedibile che gli screzi tra Scozia e Inghilterra siano destinati a crescere, così come
nel caso di una maggiore devoluzio-‐ ne verso Galles e Irlanda del Nord. A quel punto si avrebbe un'estensione del problema anche alle altre due nazioni. La proposta meno rivoluzionaria sa-‐ rebbe quella di vietare ai parlamen-‐ tari scozzesi di votare sulle questioni riguardanti l'Inghilterra al parlamen-‐ to di Westminster, in cambio di una maggiore devoluzione. Lo stesso ver-‐ rebbe imposto ai deputati gallesi e nord-‐irlandesi nel momento in cui dovesse aumentare la devoluzione verso le loro assemblee nazionali. Tuttavia, sebbene questa soluzione
strumenti necessari alla gestione del problema. Tramite un unico bilancio europeo si troverebbero fondi per costruire una rete di intercettazione e salvataggio dei migranti più efJi-‐ ciente dell’odierna Frontex, soprat-‐ tutto nel Mar Mediterraneo dove av-‐ vengono più morti (essendo un viag-‐ gio via mare e non via terra). I costi di tutte le infrastrutture come i centri di accoglienza e i mezzi adoperati non peserebbero più sulle casse di quegli Stati che per ragioni geograJi-‐
che sono i più colpiti ma sarebbe una spesa equamente sostenuta all’inter-‐ no della federazione. Inoltre, tramite una vera politica estera europea (e quindi non più con le 28 deboli e im-‐ potenti politiche estere nazionali) si potrebbe iniziare un reale processo di stabilizzazione dei paesi dai quali provengono gli immigrati in modo tale da evitare che questi siano co-‐ stretti a scappare. Paolo Filippi
sia la “meno costosa” in termini di tenze analoghe e simmetriche. La riforme costituzionali richieste, è Gran Bretagna così divisa eviterebbe tutto da stabilire se ci siano effetti-‐ dei conJlitti tra un singolo parlamen-‐ vamente i margini costituzionali per to nazionale e il parlamento federale farlo e soprattutto se ci sia una vo-‐ di Westminster, in quanto nessuno lontà politica effettiva, dal momento di questi avrebbe una massa critica che la Scozia, come il tale da poter “sJidare” Galles, è da anni un L’esito del referendum Westminster o porre serbatoio di voti per il scozzese rischia di veti insormontabili. Labour. Questa proposta di aprire un “Vaso di In tale prospettiva, si federalismo attraver-‐ sta facendo strada Pandora” istituzionale, so la regionalizzazio-‐ l'idea di creare un par-‐ i cui esiti contemplano ne dell'Inghilterra, lamento inglese, diver-‐ Jino a qualche tempo la possibilità di una fa non sembrava tro-‐ so e separato di quello di Westminster. Il Par-‐ federalizzazione del vare molto consenso liament of England (che tra i cittadini inglesi. Regno Unito non sarebbe da esclu-‐ Le regioni infatti sono dere che potrebbe risiedere in una sempre state delle entità più simbo-‐ città diversa da Londra) avrebbe lo liche che effettive. I tradizionali “en-‐ stesso tipo di competenze di Cardiff ti locali” britannici sono sempre sta-‐ o di Edimburgo, mentre Westmin-‐ te le contee (Counties) e le parroc-‐ ster in quest'ottica diventerebbe un chie (Parishes), mentre in un perio-‐ parlamento sovrano sulle questioni do più recente sono stati introdotti i tipiche di uno Stato federale: infra-‐ distretti (Districts). Le regioni sono strutture, Jiscalità federale, moneta, state introdotte solo recentemente, difesa e politica estera. Tuttavia una a partire dal 1994, per scopi statisti-‐ simile proposta rischierebbe di ci e per adempiere ad alcuni obbli-‐ creare diversi problemi: primo tra ghi legati all’appartenenza alla UE. tutti il fatto che il parlamento d'In-‐ Un tentativo di devolution regionale ghilterra sarebbe con molta proba-‐ fu fatto circa dieci anni fa da Tony bilità un contraltare di Westminster Blair, che a seguito della devolution su una vasta gamma di aree d'inter-‐ verso le altre tre nazioni del Regno vento, dal momento che sarebbe il Unito si impegnò alla creazione di parlamento di circa l'84% della po-‐ assemblee regionali, per avviare la polazione dell'intero Regno Unito. devolution anche verso le regioni Inoltre, porrebbe le basi per un fe-‐ inglesi. Tuttavia, tale proposta ven-‐ deralismo enormemente asimmetri-‐ ne bocciata nel 2004 proprio dagli co, dal momento che l'Inghilterra da elettori della regione del Nord-‐Est, sola avrebbe di fatto un potere di regione che era stata scelta dal go-‐ veto fortissimo. Sarebbe una situa-‐ verno Blair per la sperimentazione zione per certi versi molto simile al del nuovo assetto. Alla proposta re-‐ secondo impero tedesco, dove la ferendaria di creazione di un vero Prussia esercitava un pote-‐ re immensamente maggio-‐ re rispetto agli altri Stati e esercitava un potere di veto schiacciante all'interno del Reich. Un'altra proposta prevede una forma di federalismo basata sulla regionalizza-‐ zione dell'Inghilterra, che anziché avere un unico par-‐ lamento inglese avrebbe tra i sette e i nove parlamenti locali. In tal modo, si avreb-‐ bero delle unità federali più o meno tutte delle stesse dimensioni e con compe-‐
parlamento regionale con poteri au-‐ tonomi, il 77% circa del 49% degli aventi diritto rispose con un “No, thanks”, mortiJicando così il tentati-‐ vo blairiano. Il governo Brown, as-‐ sieme al governo di coalizione Lib-‐ Con ha inoltre contribuito non poco a indebolire gli enti regionali, abo-‐ lendo i nuclei di assemblee regionali costituiti Jino ad allora, lasciando le regioni solo ed esclusivamente come unità statistiche. Ciò nonostante è vero che le condizioni cambiano molto velocemente e oggigiorno, complice la crisi, anche tra le Jila dei più conservatori si fa strada l'idea che il Regno Unito sia troppo “Lon-‐ don-‐centred” e che una qualche forma di ridistribuzione sia auspi-‐ cabile, anche per dare ad altri centri locali delle possibilità in più rispetto alla capitale. Il dibattito è completamente aperto. Molti costituzionalisti sostengono che nella storia britannica non ci sia mai stato qualcosa di analogo e che quindi una simile riforma debba ne-‐ cessariamente implicare l'introdu-‐ zione di una costituzione scritta -‐ nella quale Jissare le competenze di ogni livello di governo -‐ e la riforma della camera dei Lords, che nello scenario di una federalizzazione di-‐ venterebbe una sorta di Senato fe-‐ derale, con i Lord trasformati in Civil Servants scelti dai parlamenti nazio-‐ nali o regionali. Nonostante il federalismo sia un'in-‐ venzione della cultura britannica, i cittadini britannici non sono mai stati storicamente dei sostenitori di questa forma di organizzazione del-‐ lo Stato, non solo a livello europeo, ma neanche al proprio in-‐ terno; diverse fasce della popolazione lo vedono co-‐ me una complicazione del-‐ l'assetto costituzionale bri-‐ tannico e come un sistema potenzialmente distruttivo. Tuttavia l'esito del referen-‐ dum scozzese, per quanto positivo per l'unità del re-‐ gno, è il campanello d'al-‐ larme di un malessere in-‐ terno molto forte che ne-‐ cessita di essere affrontato e di una società che sta di-‐ >> pag.6
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Le conseguenze della crisi ucraina sulle strategie economiche della Russia Nel novembre del 2013 il governo ucraino guidato da Viktor Janukovyč annunciò di aver riJiutato l’accordo di associazione con l’Unione europea lasciando intendere che l’Ucraina avrebbe aderito alla proposta di Vla-‐ dimir Putin di entrare a far parte del-‐ l’Unione eurasiatica. La scelta di Ja-‐ nukovyč diede il via ad una serie di manifestazioni di piazza che porta-‐ rono alla caduta del suo governo e allo scoppiare del conJlitto che vede l’Ucraina divisa tra l’attuale governo, guidato da Petro Porošenko, e i sepa-‐ ratisti russofoni. Nonostante Porošenko abbia scelto di non aderire al progetto di Putin, il 29 maggio è stato Jirmato l’accordo tra Russia, Bielorussia e Kazakistan che darà vita a partire dal 2015 al-‐ l’Unione eurasiatica; si trat-‐ ta di un faraonico progetto di cooperazione economica che ha come scopo quello di creare un “ponte com-‐ merciale” (così è stato deJi-‐ nito da Putin stesso) tra Oriente e Occidente. Il valo-‐ re degli scambi tra questi paesi non è da sottovaluta-‐ re; l’unione doganale tra i tre paesi, in atto dal 2010, ha visto crescere del 50% gli scambi commerciali in tre anni e arrivando ad un valore di circa 66 miliardi di dollari nel 2013. Al-‐
l’Unione si uniranno presto anche Shangai un accordo sulla fornitura di l’Armenia, il Kirghizistan e il Tagiki-‐ gas tra Russia e Cina. Da circa 10 an-‐ stan. ni la compagnia russa Gazprom cer-‐ I tre paesi fondatori detengono im-‐ cava di raggiungere un accordo col portanti risorse soprat-‐ governo di Pechino per tutto dal punto di vista vendere il gas, ma è stato Il 25 e il 29 magenergetico: circa il 20 % l’inasprirsi dei rapporti gio la Russia ha delle riserve di gas e il tra Russia e Occidente per firmato accordi 15% del petrolio si trova-‐ via della crisi ucraina ad no infatti all’interno del con la Cina, sulla aver accelerato le nego-‐ territorio dell’Unione eu-‐ fornitura di gas, e ziazioni. L’accordo, molto rasiatica. Saranno queste con la Bielorussia vantaggioso per i cinesi, e il Kazakistan, risorse a garantire uno partirà dal 2018 e vale sviluppo solido e duratu-‐ per dare vita dal circa 400 miliardi di dol-‐ ro dei paesi membri, ri-‐ lari in 30 anni. Resta an-‐ 2015 all’Unione uscendo ad attirare in-‐ cora da costruire il gas-‐ eurasiatica genti capitali dall’estero. dotto che collegherà la Oltre all’Unione eurasiatica Putin ha Siberia alla Cina orientale, tuttavia è ottenuto un altro importante risulta-‐ chiaro che il mercato cinese potreb-‐ to: il 25 maggio è stato Jirmato a be persino superare quello europeo, che Jinora era il principale “cliente” di Mosca. Lo stesso Barroso ha inviato a Mosca una lettera in cui chiedeva rassicurazioni sulle forniture di gas verso l’UE. L’Unione eurasiatica e l’accordo con la Cina non esauriscono gli interessi commerciali della Russia. Mosca sta infatti stringen-‐ do delle relazioni anche con paesi fuori dalla sua ex area di inJluenza sovie-‐ tica; tra questi vi è la Nor-‐ vegia con cui nel 2010 si è
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ma diventa centrale anche la que-‐ stione di una ripartizione complessi-‐ va di competenze dal livello di go-‐ verno europeo a quello locale e vice-‐ versa, secondo dei criteri di scala e di razionalità sia economica, sia poli-‐ tica. In modo forse imprevisto, la questione scozzese porta con sé an-‐ che la necessità di ragionare sul fu-‐ turo dell’assetto europeo, ed in par-‐ ticolare, per il Regno Unito di chiari-‐ re come vuole porsi nei confronti della creazione di un potere genui-‐
ventando più complessa e sta cam-‐ biando nelle esigenze di rappresen-‐ tanza e nella richiesta di centri di potere più forti e più vicini alla pro-‐ pria dimensione quotidiana. In que-‐ sto senso il referendum riapre la questione della ripartizione delle competenze e del potere ai diversi livelli di governo; e in questo quadro, non solo il federalismo britannico merita un'occasione per la costru-‐ zione una Gran Bretagna più stabile,
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namente federale a livello dell'euro-‐ zona: un passaggio ineludibile per i paesi euro per garantire la stabilità, il ritorno della Jiducia nelle istituzio-‐ ni democratiche e il ritorno alla cre-‐ scita economica; ed un passaggio con cui la UK dovrà fare i conti sia per deJinire i rapporti che intende svi-‐ luppare con questa nuova realtà po-‐ litica, sia per riorganizzarsi interna-‐ mente tenendo conto del nuovo quadro europeo. Francesco Violi
La Russia sta cercando di svincolarsi dalla dipendenza nei rapporti commerciali con l’UE
trovato un accordo sulla spartizione delle risorse nel Mar di Barents cui è seguito un accordo di cooperazione economica e militare. Anche la Sviz-‐ zera ha rilevanti interessi verso la Russia, dato che rappresenta già oggi uno dei principali investitori stranie-‐ ri e che ha agevolato l’entrata della Russia nell’Organizzazione mondiale del commercio (WTO). E’ chiaro come la Russia stia cercan-‐ do di svincolarsi dalla dipendenza nei rapporti commerciali con l’UE. Resta dunque da chiedersi se la poli-‐
tica delle attuali sanzioni commer-‐ ciali verso la Federazione russa volu-‐ te dagli Stati Uniti e dall’UE siano la giusta risposta verso una Russia che sembra puntare verso Oriente. L’UE, priva di una vera ed efJicace politica estera, non solo non è stata in grado di proporre delle soluzioni per la crisi in Ucraina, ma si è limita-‐ ta all’imposizione di sanzioni eco-‐ nomiche alla Russia senza pensare alle possibili conseguenze di tale scelta. Mentre la Russia infatti getta le basi per una strategia commercia-‐
le a livello globale, cercando alterna-‐ tive al mercato europeo, l’Europa manca di una visione di lungo perio-‐ do, soprattutto per le politiche ener-‐ getiche. Le sanzioni non solo costi-‐ tuiscono un danno economico per le esportazioni europee verso la Russia, ma non si inseriscono in un quadro strategico di ricerca di nuovi mercati e nuovi partner commerciali. Da non sottovalutare è il rischio che l’ina-‐ sprimento dei rapporti con la Russia comprometta le forniture di gas nei prossimi anni, soprattutto ora che è st a t o ra ggiu nt o l ’ a ccordo t ra Gazprom e Pechino. E’ evidente che i rapporti con la Rus-‐ sia entro pochi anni rappresenteran-‐ no una questione importante per l’Europa; tuttavia un’Europa divisa in stati nazionali incapaci di adottare una politica estera e di difesa comu-‐ ne (e troppo dipendente dagli USA in politica estera) e priva di un’alterna-‐ tiva valida alla fornitura di gas russo, non sarà in grado di vincere la sJida di una globalizzazione che vede emergere nuovi attori e nuove po-‐ tenze. Giovanni Salpietro
Scheda personaggio - Aristide Briand Nato a Nantes il 28 marzo 1862, Ari-‐ stide Briand fu un politico e diplo-‐ matico francese considerato come personaggio chiave della storia eu-‐ ropea tra le due guerre mondiali. Fu uno dei principali sostenitori della nascita della Società delle Nazioni e si schierò in opposizione alle dure condizioni poste alla Germania col Trattato di Versailles. Tra i suoi suc-‐ cessi diplomatici troviamo il Tratta-‐ to di Locarno del ‘25 e il Patto Briand-‐Kellogg del ’28 che ripudiava la guerra come mezzo di soluzione delle contro-‐ versie.
Il suo impegno per la pace venne riconosciuto con la consegna del No-‐ bel nel ’26. Briand può essere consi-‐ derato come precursore dell’inte-‐ grazione europea; nel ’29 pronunciò un discorso alla SdN proponendo la costruzione di un’Europa federale ma tale progetto purtroppo non ri-‐ cevette il sostegno delle altri gover-‐ ni. Morì a Parigi, il 7 marzo 1932. Tra le sue frasi più celebri: “Unirsi per vivere e prosperare: questa è la stretta necessità davanti la quale si trovano ormai le nazioni d’Europa.”
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Le fatiche del gigante americano "Ma se dobbiamo usarla è perché noi siamo l'America, noi siamo la nazione indispensabile. Stiamo in alto, vediamo più lontano nel fu-‐ turo di quanto vedano altri paesi, vediamo il pericolo da cui siamo minacciati." Così commentava nel febbraio del 1998 Madaleine Al-‐ bright parlando dell'uso della forza come mezzo necessario alla diplomazia. Ma sono stati davve-‐ ro così numerosi i pericoli che minacciavano la sicurezza e l'equilibrio mondiale nel Nove-‐ cento da richiedere l'intervento dell'esercito americano? Se, infat-‐ ti, il XX secolo è stato sicuramente attraversato da profonde tensioni e con-‐ Jlitti drammatici, dalle due guerre mon-‐ diali, alla guerra fredda con l’Unione So-‐ vietica, ai conJlitti in Medio Oriente, alle dittature in America Latina e alle tensio-‐ ni nel Sud-‐est asiatico, d’altro lato è in-‐ negabile che l'intervento americano è stato spesso dettato anche da una logica imperiale in cui si sono mescolate ragio-‐ ni economiche e di consolidamento del potere. Questi interventi sono spesso stati mascherati dal nobile intento di portare la democrazia nel mondo o di contrastare il terrorismo, piuttosto che scongiurare l'uso o la creazione di armi di distruzione di massa. Ne sono un esempio le due guerre lampo in Iraq, o quella in Afghanistan, dove l’obiettivo, in realtà, era quello di ridisegnare a van-‐ taggio degli USA la geograJia politica della regione. Spesso, un ulteriore fattore che ha raf-‐ forzato la tendenza americana ad eserci-‐ tare la propria egemonia a livello globa-‐ le, è stata proprio l’assenza dell’Europa come potenza regionale responsabile, in grado di farsi carico della paciJicazione e
della stabilità delle aree contigue. Un caso eclatante è stato quello dell’inter-‐ vento americano nella ex-‐Jugoslavia, deciso proprio per supplire all’impoten-‐ za europea. Logorata dai costi imposti dal ruolo di “gendarme del mondo”, sJidata dalla na-‐ scita di nuove potenze regionali e dal-‐ l’ascesa di un colosso come la Cina, l’America sta ormai cercando di ripensa-‐ re gli strumenti per esercitare in modo diverso e su scala differente la propria egemonia. Le vicende in Iraq e, in gene-‐ re, nella regione mediorientale sono sta-‐ te una sconJitta clamorosa per gli USA. Come commenta Sergio Romano nel li-‐ bro Il declino dell'Impero americano, "quando sopravvive ai duri colpi di un nemico potente, un piccolo Stato o una banda di guerriglieri può vantare una vittoria morale. Quando distrugge il re-‐ gime di una Stato ostile ma non riesce a raggiungere gli obiettivi che si era pre-‐ Jisso, un grande Stato è politicamente sconJitto". E, scrive sempre Romano, “la crisi dell’impero americano è cominciata a Kabul e a Baghdad, ma diviene ancora più evidente quando i più vecchi e fedeli
alleati degli Stati Uniti – l’Arabia Saudita, Israele, la Turchia, il Giappone, alcuni paesi europei e latino-‐americani – lanciano segna-‐ li di fastidio e cominciano a fare scelte politiche che danno per scontato il declino della potenza americana” Non c'è da stupirsi allora che alla domanda di Condoleeza Rice "Che cosa posso fare per lei?" in una conversazione nel 2007 con Nico-‐ las Sarkozy egli rispose " Miglio-‐ rare la vostra immagine nel mon-‐ do. È una cosa un po' difJicile quando il paese più potente, quel-‐ lo di maggiore successo – quello che, necessariamente, è il leader della nostra parte – è uno dei paesi più impo-‐ polari del mondo." In questo quadro l’assenza dell'Europa sullo scenario internazionale diventa drammatica. Escludendo esigui interven-‐ ti per missioni di pace e di sostegno alle popolazioni interessate dai conJlitti, gli Stati europei, divisi e incapaci di costrui-‐ re una politica estera unica ed autorevo-‐ le, non sono in grado di sostenere posi-‐ zioni alternative rispetto a quelle di un alleato tanto potente come gli USA. E proprio la crescente debolezza di que-‐ sto grande alleato-‐padrone, e la sua in-‐ capacità di farsi carico dell’instabilità delle aree che sono strategiche per gli europei, è destinato ad avere ripercus-‐ sioni gravissime sul nostro continente, già indebolito e reso fragile dalla crisi economica. Per gli europei è tempo di prendere in mano il proprio destino, completando il processo di uniJicazione e dotandosi Jinalmente di una vera poli-‐ tica estera: prima che sia troppo tardi. Romina Savioni
Publius - Per un’alternativa europea Numero 19 - Ottobre/Novembre 2014
publius-unipv.blogspot.com Via Villa Glori, 8 Pavia - Tel: 3409309590 - E-mail: publius@unipv.it Direttore responsabile: Giacomo Ganzu Redazione: Nelson Belloni, Paolo Filippi, Giacomo Ganzu, Maria Vittoria Lochi, Francesco Pericu, Elena Passerella, Giovanni Salpietro, Giulio Saputo, Romina Savioni, Bianca Viscardi. Stampato presso: Tipografia P.I.M.E Editrice S.r.l Puoi trovare Publius, oltre ai vari angoli dell’Università, anche presso: bar interno facoltà di Ingegneria, bar facoltà di Economia, mensa Cravino, sala studio San Tommaso, bacheca A.C.E.R.S.A.T cortile delle statue. Periodico trimestrale degli studenti dell’Università di Pavia. Informazioni, riflessioni e commenti sull’Europa di oggi e di domani. Registrazione n. 705 del Registro della Stampa Periodica - Autorizzazione del tribunale di Pavia del 19 Maggio 2009
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Iniziativa realizzata con il contributo concesso dalla Commissione Permanente Studenti dell’Università di Pavia nell'ambito del programma per la promozione delle attività culturali e ricreative degli studenti Distribuito con licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic .