MATTEO MASSAGRANDE
MATTEO MASSAGRANDE
JOHANNES NIELSEN
JOHANNES NIELSEN
PAOLO QUARESIMA
PAOLO QUARESIMA
ASSENZA
ESS E N Z A
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ASSENZA
ESS E N Z A
ASSENZA ESSENZA 23 MARZO - 3 MAGGIO 2014 MOSTRA A CURA DI: ALESSANDRA REDAELLI CATALOGO A CURA DI: SOFIA MACCHI E GIULIA STABILINI TESTI: ALESSANDRA REDAELLI - TRADUZIONI: BEATRICE BERGAMASCO PROGETTO GRAFICO: ALESSANDRO ILARDA - STAMPA: ARTESTAMPA SRL Copyright ©PUNTO SULL’ARTE PUNTO SULL’ ARTE VIALE SANT’ANTONIO 59/61, 21100 VARESE (VA) ITALY, +39 0332 320990, INFO@PUNTOSULLARTE.IT
MATTEO MASSAGRANDE
MATTEO MASSAGRANDE
JOHANNES NIELSEN
JOHANNES NIELSEN
PAOLO QUARESIMA
PAOLO QUARESIMA
ASSENZA ESSENZA Forse mai come in questo scorcio di millennio, l’arte ha dimostrato la capacità di dispiegarsi in tante voci diverse: dal neopop al neosurrealismo, passando attraverso le ultime frange di una ritrovata figurazione, fino a un citazionismo coltissimo e ai vagiti delle nuove frontiere dell’astratto. Tra queste voci, poi, esiste una sorta di gruppo trasversale formato da quegli artisti che hanno scelto di esprimersi, come dire, per “sottrazione”. Non stiamo parlando di un minimalismo di maniera, giocato sul vuoto o su sterili geometrie. Stiamo parlando di qualcosa di molto più sottile e di molto più profondo. Una capacità di prendere per mano lo spettatore e guidarlo attraverso strade inaspettate dove trovare, forse, qualche risposta ai dilemmi del vivere contemporaneo. Stiamo parlando, insomma, di artisti che sono riusciti attraverso l’assenza ad arrivare all’essenza, al cuore, al senso stesso del reale. Noi ne abbiamo scelti tre. Due pittori italiani con una storia intensa alle spalle e uno scultore svedese capace di una poesia altissima, dalle vaghe suggestioni mistiche. Ecco le stanze di Matteo Massagrande, ambienti dall’incanto ipnotico in cui viene voglia di perdersi. Vuote, sì, in quanto non solo disabitate, ma prive addirittura di arredi, di qualsiasi lascito. Eppure l’effettivo vuoto fisico è a malapena avvertito, subito emendato dalla profondità degli echi che risuonano tra i muri scrostati e le piastrelle consumate dal tempo, dai raffinatissimi giochi della luce morbida e pulviscolare, dal senso di un vissuto che si avverte ancora lì, presenza invisibile ma potente. In un raccoglimento quasi mistico che fa pensare all’interno delle cattedrali gotiche – dove la luce va modificandosi di ora in ora, veicolata dalle grandi vetrate e riflessa sui pavimenti antichi – Massagrande ci conduce stanza dopo stanza usando il pennello proprio come un regista userebbe la cinepresa e offrendoci lunghissimi piani sequenza che ci portano sempre più in profondità dentro vicende delle quali, ancora, ci sfugge la trama, ma che ci hanno già preso il cuore. Come nel capolavoro di Alejandro Amenábar, The others, dove i muri e le stanze hanno la stessa dirompente forza espressiva dei protagonisti (e dove la luce, guarda caso, è protagonista assoluta – e temuta – ad ogni spalancarsi dei tendaggi pesanti), o come in certe indimenticabili sequenze di Hitchcock; al netto, però, del senso di angosciosa attesa, che qui
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è sostituito da una sensazione di pacata curiosità, una sorta di vigile appagamento dei sensi. In questa chiave Massagrande può essere letto anche come un grande narratore di storie, un romanziere d’altri tempi. Le sue sono vicende dai ritmi lenti di cui lui ci regala l’istante, in cui ci fa penetrare solo un poco, quello che ci serve per sentirci coinvolti, avvinti, per poi lasciare alla nostra immaginazione il già accaduto e soprattutto ciò che accadrà. Quello che resta, indelebilmente fissato sulla tavola in pennellate scabre, è una sorta di eterno presente. Ed è quello che l’occhio, alla fine della contemplazione, coglie con una precisione e una nitidezza indiscutibili. Meno sussurrato, concepito piuttosto come una potente partitura musicale, è il mondo di Paolo Quaresima. Una sinfonia dove spiccano gli ottoni, si direbbe. Qui non è il senso di vuoto a colmarci delle suggestioni narrative di un accaduto. A catturarci è piuttosto quella vitalità palpitante che l’artista, con i suoi pennelli di precisione chirurgica, riesce a donare agli oggetti. Perché che quelle caraffe lucenti, quelle bottiglie, quella camicia abbandonata su una sedia, così come quella tovaglia o quella scatola su cui spicca, leggibilissima, una nota marca di aperitivo siano vive, respirino e ci guardino è una verità assoluta. Un dogma. Rappresentante di quella che si può definire la grande pittura italiana, quella che affonda le sue radici nel Rinascimento e che in qualche modo è riuscita a sopravvivere alle intemperie delle avanguardie più dissacranti, Quaresima ci regala squisiti pezzi di realtà. Ma lo fa sbaragliando – e smantellando – le nostre più profonde certezze percettive. Pensiamo al colore, per esempio. Una delle più grandi soddisfazioni visive davanti a un lavoro dell’artista (e parlo di puro piacere fisico: come affondare la mani nella sabbia tiepida o addentare una tavoletta di cioccolato…) è l’armonia della scala cromatica. La partitura di stoviglie azzurre e blu stemperate dalla tovaglia lilla, i giochi di verdi in bilico su un davanzale dalla persiana anch’essa verde, la teoria di finestre e balconi dove anche i panni stesi ad asciugare rispondono all’esigenza di un accordo di colore, toccano le nostre corde più profonde, il nostro intrinseco bisogno di ordine, e ci fanno sperare in un mondo così perfetto da accontentare anche il nostro occhio. Ed è proprio l’inserimento di questo artificio cromatico all’interno di un’immagine più che reale a creare il cortocircuito che ci incatena. E su realtà e artificio l’artista gioca di sponda anche quando decide, fatta salva una prospettiva di impeccabile veridicità, di dare a tutti gli oggetti inquadrati lo stesso identico peso pittorico. Si tratti del vaso panciuto in primo piano, sulla cui superficie la luce si specchia, o della piega infinitesimale in un angolo remoto della tovaglia. E’ per questo che davanti ai lavori di Quaresima lo sguardo non riesce a fermarsi ma si smarrisce, chiamato da mille dettagli, da mille voci
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diverse che reclamano la sua attenzione. Quelle degli abitanti di questa ultrarealtà perfetta nella quale ognuno vorrebbe vivere. Assente, dunque, l’uomo, sono gli oggetti a farsi presenza viva. Non solo come segni e testimonianza del suo esistere, ma come forme di vita autonome, assertive e potentemente presenti. E’ invece proprio l’uomo il protagonista dei lavori di Johannes Nielsen. Un uomo solo nel mondo, senza orpelli né abiti: solo corpo. E quel corpo è poco più che scheletro, ridotto al minimo, all’archetipo, a un’idea. Figlio delle figure ieratiche di Alberto Giacometti e del tenero plasticismo dei bronzi di Degas, slanciato in pose ginniche – quasi lo spiccare di un balzo – come i cavalli di Marino Marini, l’uomo di Nielsen incarna l’umanità intera colta nel suo anelito verso un ordine superiore. Che stia inginocchiato in preghiera, con lo sguardo rivolto al suolo e la schiena diritta, che stia rigido, quasi sull’attenti, ma con lo sguardo caparbiamente elevato al cielo, che spalanchi le braccia come in un saluto al sole, l’uomo di Nielsen appare sempre come rapito in un dialogo segreto con un’entità superiore. Perché togliendo alla figura tutto quello che non è strettamente necessario, l’artista alla fine ha lasciato scoperta l’anima, ha rivelato l’essenza spirituale. Anche quando il soggetto appare impegnato in un esercizio ginnico particolarmente faticoso, anche quando sembra colto al culmine di un tuffo, con le gambe lanciate all’indietro e le braccia spalancate come ali, quello che salta all’occhio è il desiderio di superare un limite, la spinta oltre il sé. Non sorprende dunque che l’artista pensi ai suoi personaggi come ad alberi, che immagini gemme e poi intrichi di rami generarsi da quelle membra e crescere verso l’alto, verso la luce. C’è una figura, in particolare, che potrebbe riassumere in sé tutta la poetica dell’artista. E’ un corpo senza connotazioni sessuali evidenti, come gli altri, ma verrebbe da immaginarlo donna, forse per quella piega solo un poco più morbida della gamba e soprattutto per quell’abbraccio totale, cosmico, che sembra racchiudere in sé tutto il mondo. Statuetta votiva creata da una civiltà proveniente da un futuro lontano, dove i generi sessuali si mescolano e si confondono in un’unica armonia, incarna una preghiera intima e solenne al tempo stesso. E mentre le braccia si stringono al petto in un gesto protettivo e consolatorio, la schiena, tesa all’indietro come un arco, spinge il capo all’insù; il viso si rivolge al cielo, sembra poterlo catturare tutto, in quella posizione, mentre la gola si spiega in un canto muto che è pura anima tradotta in voce, qualcosa di così assoluto da lasciarci spiazzati.
ALESSANDRA REDAELLI
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ABSENCE ESSENCE During the last part of this millennium, Art has deeply demonstrated his ability of deploying itself into different voices: form neopop to neosurrealism, passing through the last edges of a rediscovered figurativism, up to cultured quotations and the first wailings of abstract art. Among these voices, there is a cross group of artists who have chosen to express by subtracting. We are not dealing with a minimalism based upon void or fruitless geometries. We are approaching a more subtle and profound technique; the ability of carrying the audience through unexpected paths in order to answer some contemporary dilemmas. These artists were able, through absence, to seize the essence, the roots and heart of reality. Three artists of this kind were chosen for this exhibition. Two Italian painters, characterized by an intense existence, and a Swedish sculptor, whose works evoke a mystic poetry. The rooms by Matteo Massagrande are enchanted spaces which urge to get lost. Empty chambers,
deprived of any human presence and furniture. Nonetheless, their physical void is barely perceived, since it is filled by the deep echoes ringing among scraped walls and old tiles, by the soft and dusty light, by the invisible but powerful lives which crossed them. Instilling a mystic meditation as the one which can be found into Gothic cathedrals -where light changes every hour, conveyed by the stained-glass windows and reflected upon the ancient floors- Massagrande leads us through his rooms, using his brush as a camera, thus offering long-lasting sequences which let us enter events whose plot can’t be fully seized. As in Alejandro Amenábar’s masterpiece, The others, wherein walls and rooms own the same expressive strength of the protagonists (and light is the main character - deeply dreaded at any spreading of the curtains-) or as in some Hicthcock’s sequences, even if within Massagrande’s works the painful wait is replaced by a placid curiosity.
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This is why, Massagrande can be also seen as a story teller. His stories are ruled by slow rhythms, he donates us the moment, captivating us, yet letting the audience imagine what happened and what is next. He depicts an eternal present, which is clearly perceived during the fruition. Paolo Quaresima’s world is less whispered, rather conceived as a powerful musical score. A symphony lead by brasses. Massagrande’s void disappears, replaced by the beating vitality which fills the painted objects. As a matter of fact, the shining carafes, the bottles, the shirt left on a chair, or the tablecloth and the box marked by a famous liquor brand, are alive and breathing, deeply staring at us. Quaresima’s works recall that Italian painting rooted into Renaissance which survived the most irriverent avantagardes; he provides exquisite portions of reality, yet dismantling our perceptive certainties, starting from the use of colours. One of the deepest visual satisfactions of his works is provided by the chromatic harmony. The blue dishes upon a lilac tablecloth, the green hues placed upon a green shutter, the windows and balconies which match the clothes hanging outside, move our intimate feelings, awakening our need for order and our hope in a perfect world. The contrast between this chromatic artificiality and the tangible images produces a binding short circuit, which is accentuated by the artist’s decision of gifting each object with the same pictorial relevance. Whether it be the vase hit by the light or the almost indiscernible fold upon the tablecloth. This technique forces the glance to get lost, focusing upon each detail and voice. Man is replaced by objects, which become alive presence, autonomous and assertive life forms. On the contrary, man is the protagonist of Johannes Nielsen’s works. Deprived of any cloth or decoration: plain body. A body which resembles a skeleton, an archetype, an idea. Inspired by the hieratic figures by
Alberto Giacometti and the flexible bronzes by Degas, it seems to leap ahead, like Marino Marini’s horses, thus representing the aiming towards a superior order. Whether it be knelt praying, staring at the ground, or almost at attention staring at the sky, or spreading his
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arms, it always seems absorbed into a secret dialogue with an above entity. Through the undressing of the figure, the artist reveals its soul, its spiritual essence. Even when the subject is accomplishing a laborious exercise, as if it was caught at the end of a dive, with the legs thrown backwards and the arms spread as wings, it expresses the desire of overcoming a limit. The artist imagines his subjects as if they were trees, visualizing buds and branches growing from their limbs to the sky. One of his figures perfectly represents this kind of poetic. It is a body which, like the others, is not characterized by specific sexual connotation, but it seems to be a woman, due to the softer profile of the leg and that cosmic embrace, which seems to hold the whole world. A votive statuette which comes from a distant future, wherein genders mingle within a unique harmony, thus embodying an intimate and solemn prayer. While the arms surround her breast in a protective gesture, the back stretches backwards, whereas the head points upwards; the face aims at the sky, almost seizing it completely, while the throat unfolds into a silent chant which is pure soul translated into voice, something so absolute to astonish the audience.
ALESSANDRA REDAELLI
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COURTESY GALLERIA NINO SINDONI - ASIAGO IN COLLABORA ZIONE CON GALLERIA NUOVOSPA ZIO ARTE CONTEMPORANEA - PIACENZA
INTERNO CON POLTRONA (par ticolare) Tecnica mista su tavola | 150 x 120 cm | 2O11
MATTEO MASSAGRANDE
PRESENZE DI LUCE Muri scabri, infissi che portano inciso il proprio vissuto, pavimenti consumati da passi perduti. Così sono le stanze di Matteo Massagrande, luoghi abbandonati con un’unica protagonista: la luce. Una luce morbida e nebulosa, pulviscolare, mobilissima. A volte esplicitamente invitata ad entrare dalle grandi finestre che si spalancano su giardini fissati in un’eterna primavera, altre volte discreta, come se fosse riuscita a insinuarsi quasi in punta di piedi tra le fessure. Ma è lei ad abitare quelle stanze, a emendare la suggestione del vuoto fisico trasformandolo in presenza intensa e vivida. Come tanti capitoli di un unico lungo romanzo, le stanze di Massagrande raccontano storie. La sensazione di una narrazione fermata, di un prima e di un dopo, è immediata ed è quella che fa scattare l’incanto. Sono storie intessute di profumi mai del tutto scomparsi dai brandelli della tappezzeria, tracce di passaggi, echi sommessi di voci e di risate, fruscii che a dispetto del tempo sono rimasti intrappolati nell’intonaco scrostato dei muri, acquattati nelle fughe tra le piastrelle antiche. “Nel mio lessico”, spiega l’artista, “assenza non è il contrario di presenza, ma piuttosto un luogo senza disturbi o distrazioni. Condizione assoluta per arrivare all’essenza delle cose. Un presente, insomma, dove il pensiero raggiunge la massima capacità della sua forza che è quella della creazione”. Splendidi nel loro lento e dignitoso decadimento, come volti bellissimi a cui i segni del tempo non possono che aggiungere fascino, mistero e saggezza, ecco che questi locali abbandonati si fanno contenitori privilegiati del presente, custodi dell’essenza di vicende che sconfiggono il passare delle stagioni restando vive in un eterno presente.
ALESSANDRA REDAELLI
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PRESENCES OF LIGHT Rough walls, fixtures whose past is carved upon them, floors worn out by lost paces. These are Matteo Massagrande’s rooms, abandoned places crossed by one and only protagonist: light. A soft, cloudy, dusty and mobile light. Sometimes explicitly entering from the huge windows placed in front of vernal gardens, other times sneaking delicately through the cracks. It lives in those chambers, turning their void into intense and vivid presence. As the chapters of a novel, Massagrande’s rooms tell stories. The sensation of a paused narration, made of a beginning and an end, is as immediate as the subsequent enchant. His stories are filled with fragrances stuck upon the wallpapers, traces of transits, whispered echoes of voices and laughs, rustles trapped into the plaster or within the old tiles. “According to my lexicon”, as the artist says, “absence is not the contrary of presence, but rather a place without bother or distraction. A fundamental condition to discover hidden essence. A present, where thought can reach its maximum strength: creation”. Being magnificent in their slow and dignified decay, as beautiful faces upon which aging can only add charm, mystery and wisdom, these abandoned places become privileged containers of current time, guardians of the essence of events which defeat the passing of seasons remaining alive within an eternal present.
ALESSANDRA REDAELLI
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ANDRONE Tecnica mista su tavola | 40 x 50 cm | 2008
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INTERNO Tecnica mista su tavola | 30 x 30 cm | 2010
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INTERNO Tecnica mista su tavola | 50 x 40 cm | 2010
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INTERNO Tecnica mista su tavola | 50 x 50 cm | 2010
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INTERNO Tecnica mista su tavola | 60 x 40 cm | 2010
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STUDIO Tecnica mista su tavola | 120 x 100 cm | 2013
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ARX Bronzo | h 100 cm | Ed. 8 | 2010
JOHANNES
NIELSEN
LA FORMA DELL’ANIMA Svedese di nascita, vive in Cina da quasi sette anni. Una passione nata come “un richiamo del destino”, dice. Ha scelto la Cina perché i luoghi e le persone lo hanno affascinato e ha deciso di farne parte, di lasciarsi travolgere. Eppure, quando si guardano le sculture di Johannes Nielsen, così sottili e aeree, così eleganti e pulite nella loro grazia minimale, non si può fare a meno di pensare alla levità dei grafismi orientali. All’essenzialità di una scrittura che con un baffo leggerissimo d’inchiostro riesce a comunicare i significati profondi e complessi di un’intera pagina di testo. Così sono i cavalli e le figure di Nielsen: densissimi nella loro apparente leggerezza. Quando abitava a Dublino, racconta, accanto alla sua casa c’era una quercia imponente, bellissima. E ogni mattina lui si incantava a guardarla. Aveva provato mille volte a disegnarla, ma ogni volta, nonostante gli sforzi, si rendeva conto di non essere riuscito a coglierne l’essenza più profonda. Poi un giorno ha capito. Ha cominciato a scolpire uomini, donne, cavalli e attraverso loro quell’essenza è arrivata. Quel tendere verso l’alto, verso un oltre che possiamo scegliere noi se definire spirito o anima. Quando scolpisce una delle sue figure, lui la immagina in continua espansione, in crescita. Come se da quelle braccia spalancate in un volo immobile, da quella gamba sollevata verso il cielo nel passo culminante di una danza, da quella schiena inarcata a gridare una gioia – o forse un dolore – scaturissero germogli e poi rami, e su quelli gemme e fiori e poi ancora rami fino a toccare i muri della stanza e poi a superarli oltre le finestre, oltre il tetto, verso il cielo. In un linguaggio modernissimo eppure ricco di suggestioni classiche, in un gioco di rimandi che dalle figure ieratiche di Giacometti arriva alla potenza comunicativa di Antony Gormley, passando attraverso la sinuosità di Degas e le stilizzazioni di Marino Marini, Nielsen riesce nel difficile compito di spogliare la forma di aggettivi arricchendola al tempo stesso di significati, di scolpire il corpo e di farci vedere l’anima.
ALESSANDRA REDAELLI
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THE SHAPE OF THE SOUL Born in Sweden, he moved to China four years ago due to a sort of destiny call. He chose China because he was so fascinated by its places and people to be at last totally overwhelmed and captured. As a matter of fact his sculptures are so thin, airy, elegant and neat to resemble oriental writing which, through an ink stroke. can communicate the deepest and complex meanings hidden within a text. In the same way, Nielsen’s horses and figures are both thick and light. When he lived in Dublin, his house was flanked by a huge oak, which he admired every morning. He desperately tried to paint it, but he could not seize its rooted essence. Then he started to sculpt men, women and horses finally discovering that kind of essence. That aiming at the sky, towards that undefined beyond which we call spirit or soul. While he carves his figures he imagines them as if they were in constant expansion and growth. As if from their arms spread into a frozen flight, their legs lifted up or their back arched to express joy -or pain- buds and branches could grow, and new buds, flowers and branches could reach the walls, overcoming them, beyond the windows, roof and sky. Through a contemporary language, yet filled with classical suggestions, and a game of references starting from Giacometti’s solemn figures to Antony Gormley’s communicative power, passing through Degas’s sinuosity and the stylization by Marino Marini, Nielsen manages to deprive shape from its adjectives, enriching it with meanings, carving the body to let us see its soul.
ALESSANDRA REDAELLI
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THE LAND THAT IS NOT Bronzo | 29 x 22 x 23 cm | Ed. 50 | 2013
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SUPRA Bronzo | 85 x 38 x 19 cm | Ed. 8 | 2011
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SPIRIT’S JOURNEY Bronzo | 72 x 52 x 20 cm | Ed. 8 | 2012
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SILENSIO Bronzo | 87 x 65 x 35 cm | Ed. 8 | 2011
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SENTIO Bronzo | 50 x 25 x 15 cm | Ed. 8 | 2011
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NARCISSUS Bronzo | 75 x 20 x 14 cm | Ed. 8 | 2013
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SILENT TRUTH Bronzo | 22 x 50 x 21 cm | Ed 8 | 2011
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COURTESY GALLERIA FORNI - BOLOGNA
LA LUCIDATRICE ROSA Olio su tavola | 170 x 170 cm | 2012
PA O LO Q U A R E S I M A
LA SICUREZZA DEGLI OGGETTI Impareggiabile cantore delle piccole cose della quotidianità, Paolo Quaresima fa propri gli oggetti e i materiali del quotidiano con l’abilità di un prestigiatore. Il metallo lucido, la porcellana appena sbeccata, la pittura parzialmente scrostata su una vecchia persiana di legno, l’intonaco del muro, i riflessi baluginanti di uno specchio d’acqua, la piega di una tovaglia, la grana ruvida di una tappezzeria balzano fuori dalle sue tavole ancora più veri del vero, toccando corde percettive che nemmeno credevamo di possedere. E restano lì, icone scolpite da una luce tagliente e implacabile. Al di là di qualsiasi sterile dibattito su pittura e fotografia, l’artista supera il senso di realtà e regala all’occhio qualcosa di unico che la fotografia non potrà mai dare. Nemmeno al massimo dell’alta definizione. L’iperrealismo si evolve qui in atmosfere metafisiche di uno splendore adamantino e diventa qualcosa di molto più profondo e stratificato, qualcosa che si potrebbe definire – magari – ultrarealismo: mondo altro e perfetto scandito in partiture cromatiche di impeccabile armonia. Bandito dall’inquadratura, l’uomo è qui assenza presente, indiscusso protagonista raccontato nei piccoli riti quotidiani attraverso l’impronta che di lui rimane sul mondo con il quale è venuto a contatto. Basta una piccola scalfittura al bordo della caraffa per affermarne l’uso, così come la piega acuminata della tovaglia dichiara la fatica di chi l’ha stirata. L’artista, poeticamente, definisce questi piccoli segni “memorie di vite ordinarie e irripetibili; testimoni muti di emozioni, sentimenti, ansie e speranze”. E i suoi lavori ci arrivano come una galleria di ricordi preziosi, o, nelle sue parole, “scenografie di una rappresentazione eseguita”.
ALESSANDRA REDAELLI
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THE CERTAINT OF OBJECTS Incomparable cantor of the little details of everyday life, Paolo Quaresima seizes daily objects and materials with the ability of a magician. Shiny metal, chipped porcelain, scraped painting upon a wooden shutter, plaster, glimmering glares upon a stretch of water, folds of a tablecloth, rough grain of a wallpaper leap out the canvas more real than reality itself, awakening unknown perceptions. Its subjects resemble icons carved by a cutting and implacable light. Apart from any sterile debate upon painting and photography, the artist goes beyond reality providing something which will never be reached by photography. Not even at high definition. Through his works, hyperrealism develops into metaphysical atmospheres becoming deeper and more stratified, something which could be defined as Ultrarealism: a different and perfect world scanned by harmonious chromatic scores. Banned from the framing, man becomes present absence and undisputed protagonist described through the trace of his daily gestures. A scratch upon the edge of a pitcher confirms it has been used, as the barbed fold of the tablecloth declares the strain of who has ironed it. The artist defines these traces as “ memories of ordinary and unique lives; mute witnesses of emotions, feelings, anxieties and hopes”. So his works can be interpreted as a gallery of precious recollections or, as he says, “scenic designs of a performed show”.
ALESSANDRA REDAELLI
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CHIACCHIER&VENEZIANE Olio su tela | 70 x 80 cm | 2014
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FRAGILE Olio su tavola | 40 x 40 cm | 2009
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IN ATTESA DEL VENTO Olio su tavola | 150 x 200 cm | 2012
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TE E TERMOSIFONE Olio su tavola | 62,5 x 30 cm | 2006
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TRE TEIERE Olio su tavola | 30 x 62,5 cm | 2006
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VIENI A VEDERE Olio su tela | 70 x 80 cm | 2013
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BIOGRAFIA MATTEO MASSAGRANDE nasce nel 1959 a Padova. Inizia ad esporre nel 1973 partecipando a mostre collettive e a concorsi in tutta Italia, dove ottiene fin da subito numerosi riconoscimenti. Parallela a quella pittorica sviluppa l’attività grafica iniziata già nel 1974, sottolineata dalla presenza in numerose collettive di prestigio. Recentemente alcune sue incisioni sono entrate a far parte del Gabinetto delle Stampe degli Uffizi di Firenze. Ha all’attivo oltre cento personali in Italia e all’estero. Le sue opere si trovano in numerosi musei, chiese, collezioni pubbliche e private. Vive a Padova e divide la sua attività tra lo studio a Padova e quello di Hajòs (Ungheria). JOHANNES NIELSEN nasce nel 1979 a Falkenberg (Svezia). Nel 2001 si iscrive alla Scuola d’Arte di Lund. Nel 2003 si trasferisce a Dublino, dove diventa l’assistente del famoso scultore Patrick O’Reilly e affina la sua pratica scultorea. Ha partecipato a numerose fiere e mostre nei paesi scandinavi e in Asia. I suoi lavori fanno parte di collezioni pubbliche e private in Svezia, Londra, Singapore, Hong Kong, Pechino, Kalingrad, Hollywood, New York e Montreal. Recentemente una sua opera è stata esposta presso il ShangShang Art Museum di Pechino. Vive e lavora a Pechino (Cina) dal 2007.
PAOLO QUARESIMA nasce nel 1962 a Merano, BZ. Terminato il liceo classico si diploma nel 1988 all’Accademia di Belle Arti di Venezia e da allora si dedica interamente alla pittura. Negli ultimi anni al centro dell’indagine pittorica di Quaresima ci sono gli oggetti. Oggetti, più che nature morte, perché con questi dipinti lo sguardo si allarga agli strumenti feriali della vita, agli utensili delle giornate. A partire dal 1987 realizza numerose mostre personali e collettive e partecipa a fiere in tutta Italia e in Europa. Dal 2008 è presente a tutte le edizioni di Arte Fiera Bologna. Vive e lavora a Merano.
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BIOGRAPHY MATTEO MASSAGRANDE was born in Padua in 1959. He started his exhibitions in 1973 taking part in group and solo shows and contests all around Italy and obtaining various rewards from the beginning. Along with his painting activity, he developed the graphic one since 1974, whose results are now part of prestigious art exhibitions. Recently some of his ethcings became part of the Gabinetto delle Stampe of the Uffizi in Florence. He was chosen for more than one hundred solo exhibition in Italy and abroad. His works are exhibited in various museums, churches, private and public collections. He lives in Padua, splitting his activity between his local atelier and the one in Hajos (Ungary). JOHANNES NIELSEN was born in 1979 in Falkenberg (Sweden). In 2001 he enrolled in the Lund’s Art School. In 2003 he moved to Dublin and became the assistant of the famous sculptor Patrick O’Reilly, where he honed his sculptural practice. He has participated in several fairs and exhibitions in Scandinavia and Asia. His works are part of public and private collections in Sweden, London, Singapore, Hong Kong, Beijing, Kaliningrad, Hollywood, New York and Montreal. Recently one of his works has been exposed at the ShangShang Art Museum in Beijing. He lives and works in Beijing (China) from 2007. PAOLO QUARESIMA was born in Merano in 1962. After high school, he graduated in 1988 at the Academy of Fine Arts in Venice, since then exclusively focusing upon painting. For the last few years he has chosen objects as his subjects. Real objects, rather than still lives, to spread his glance upon working and daily tools. Since 1987 he realized many solo and group exhibitions through Italy and Europe. Since 2008 he was invited to every edition of ArteFiera in Bologna. He lives and works in Merano.
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PUNTO SULL’ARTE è una Galleria d’Arte che offre una programmazione ambiziosa sulla produzione artistica variegata che si muove tra il moderno e il contemporaneo alla ricerca di artisti sia emergenti che maggiormente affermati. Nata su iniziativa di Sofia Macchi, al piano terra di un Palazzo Liberty e a pochi passi dal centro storico di Varese, PUNTO SULL’ARTE ha lo scopo di promuovere e supportare attivamente - a livello nazionale e internazionale - gli artisti rappresentati. Le mostre ospitate nel grande spazio espositivo di 170 mq, composto da diversi locali con ampie pareti e alti soffitti che consentono di allestire progetti specifici, vedono sempre dialogare un tris di artisti: locale, nazionale e internazionale; tra loro c’è sempre uno scultore. Pochi lavori selezionati e di buona qualità, in un dialogo serrato di stili e materiali usati. La Galleria si avvale del supporto di curatori, critici e professionisti e partecipa a Fiere di settore selezionate
PUNTO SULL’ARTE is an Art Gallery putting forward an ambitious coverage of the varied modern and contemporary artistic production, on the look-out for both emerging and well-known artists. Born from Sofia Macchi’s initiative, placed at the ground floor of a Liberty palace in Varese centre, PUNTO SULL’ARTE aims at promoting and supporting - nationally and internationally - its artists. The exhibitions organized inside the huge show floor (170 square metres), made up of various highceilinged rooms and vast sidewalls, which allow to mount specific projects, are always characterized by the dialogue among three artists: a local, a national and an international one; among them a sculptor is always included. Few chosen works, whose styles and material tightly communicate. The Gallery avails itself of curators, art critics and professionals, attending selected Art shows.
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Copyright ©PUNTO SULL’ARTE
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di SOFIA MACCHI VIALE SANT’ANTONIO 59/61 21100 VARESE (VA) ITALY +39 0332 32 09 90
INFO@PUNTOSULLARTE.IT