R A F FA E L E M I N O T T O
R A F FA E L E M I N O T T O
1 OTTOBRE - 9 NOVEMBRE 2019 MOSTRA A CURA DI / EXHIBITION CURATED BY: ALESSANDRA REDAELLI CATALOGO A CURA DI / CATALOGUE CURATED BY: SOFIA MACCHI E GIULIA STABILINI TESTO / TEXT: ALESSANDRA REDAELLI PROGETTO GRAFICO / GRAPHIC PROJECT: MORENA DE PIERRO TRADUZIONI / TRANSLATIONS: CLAIRE ANGEL BONNER UN RINGRAZIAMENTO SPECIALE A / SPECIAL THANKS TO: ALESSANDRA E NINO SINDONI Copyright © PUNTO SULL’ARTE
P U N T O S U L L A R T E | V I A L E S A N T ’A N T O N I O 5 9 / 6 1 | 2 1 1 0 0 V A R E S E ( V A ) I TA LY | + 3 9 0 3 3 2 3 2 0 9 9 0 | I N F O @ P U N T O S U L L A R T E . I T
Per me il soggetto in sé è un fattore insignificante. Quello che voglio riprodurre è ciò che sta tra il soggetto e me. Altri pittori dipingono un ponte, una casa, una barca: io voglio dipingere l’aria in cui si trovano il ponte, la casa e la barca; la bellezza dell’aria che li circonda, e questo è nientemeno che l’impossibile. L’impressionismo è solo sensazione diretta. Tutti i grandi pittori erano, chi più chi meno, impressionisti. Claude Monet La maggior parte della vernice che uso è fluida, i pennelli sono più bastoni che spazzole e il pennello non tocca la superficie sulla tela: è appena sopra. Così posso avere più libertà e posso muovermi sulla tela con maggiore facilità. Con l’esperienza è possibile controllare il flusso di vernice, in gran parte. E io non uso l’incidente, io nego l’incidente. Jackson Pollock
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QUEL CHE RIMANE Muoversi oggi nel mondo della pittura significa non poter prescindere da quello che la storia dell’arte ci ha insegnato. Nessun artista contemporaneo può mettersi a lavorare senza che immediatamente tutto il portato di quello che è venuto prima di lui affiori alla sua mente e alla sua mano. Figli del XX secolo, gli artisti che lavorano oggi sentono più che mai su di sé il peso delle avanguardie. Anche quelli che, come Raffaele Minotto, hanno fatto una scelta di campo precisa, rimanendo al di qua della linea di confine tracciata dal concettuale, restando dunque - o tornando - ai canoni della “bella pittura”, valore che in realtà non si è mai perso. Muovendosi dunque all’interno di uno spazio prettamente classico - quello degli interni domestici, soprattutto, e lateralmente quello del paesaggio - Raffaele Minotto decide di porsi in equilibrio tra due punti cardine della pittura del passato, la rivoluzione della percezione portata in Europa dall’Impressionismo da un lato, e dall’altro la rivoluzione del gesto pittorico nata negli Stati Uniti con Jackson Pollock e sfociata nell’Espressionismo Astratto. Come tutti i migliori giovani artisti contemporanei, Minotto riesce a fondere le due lezioni in una sintesi personale, autentica e originale, facendo di questa sua pittura pulviscolare e vibrante una firma. Cantore di un’intimità domestica sontuosa, intrisa di echi del passato, elegante, aristocratica, Raffaele Minotto è uno di quegli artisti che hanno eletto quasi un solo soggetto a centro della propria ricerca. Come Giorgio Morandi, che nell’atelier ricavato nella casa dove viveva con la famiglia, ripensava giorno dopo giorno, tela dopo tela, le sue nature morte di vasi e bottiglie fino a conoscere
ogni centimetro di quelle superfici, ogni angolazione da cui potesse battere la luce e fino, dunque, a possederne la forma oltre il suo significato, così Minotto ha fatto di un palazzo nel centro di Padova - palazzo appartenente alla nobile famiglia dei Buzzacarini - il luogo della sua inesauribile ricerca. Raffaele ci è cresciuto, in quelle stanze, complice la professione dei genitori. E lì ha giocato bambino, nascondendosi dietro l’ombra familiare delle poltrone morbide, o sotto i tavolini con le zampe intagliate, di cui ha imparato a conoscere ogni ricciolo. Ha provato sotto i propri piedi la consistenza un po’ ruvida dei tappeti, ha accarezzato i tendaggi, ma soprattutto è rimasto ore a guardare come il sole entrava di sbieco attraverso le grandi porte finestre dai vetri piombati e come andava a cadere sul velluto dei cuscini o come danzava sui cristalli del lampadario veneziano. È cresciuto nella bellezza, abituando l’occhio ai dipinti di Canaletto e di Padovanino appesi alle pareti, ai grandi affreschi sopra lo scalone, e fissando nella retina l’immagine pacificante e accogliente di quelle stanze piene di sole. Così, quando ha scoperto che il suo destino sarebbe stato quello dell’arte, sono stati quegli ambienti a tornare e a diventare il suo soggetto d’elezione. È il tempo la chiave di questa pittura lenta e istintiva insieme. Per primo il tempo che Raffaele Minotto ha trascorso qui, a Palazzo Buzzacarini, lasciando che il suo sguardo si riempisse di forme, colori e luci. Poi il tempo ritmato della sua pittura (sostenuta da un minuziosissimo disegno a matita e carboncino che ne rappresenta l’ossatura e il senso stesso); ma anche il tempo dell’immediatezza del gesto finale, quello in cui il
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pulviscolo va a costruire le traiettorie luminose. Il tempo di lettura - anche - perché questi sono dipinti che vanno assaporati lentamente, osservati nel dettaglio: dopo il primo sguardo, quello che abbaglia e fa battere due volte le palpebre, arriva il momento della scoperta, del disvelamento, per certi versi anche del riconoscimento, perché questi ambienti - pur nella loro specificità - fanno parte di un archetipo mentale comune a tutti noi, un archetipo che parla di casa, di famiglia e di memorie. E infatti c’è poi quell’altro tempo, quello trascorso negli anni dentro queste stanze e che noi spettatori possiamo solo intuire, ma che nella sua fuggevolezza ci incanta. Palpita un passato intenso, in questi ambienti, un vissuto che noi cogliamo di riflesso, come traccia di un passaggio, come un sussurro. La luminosità che contraddistingue gli spazi li riempie di vita, certo: non è una casa fantasma, questa. Eppure le presenze che avvertiamo ci appaiono remote, antiche.
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Quel che rimane è il frusciare leggero di una veste lunga, la traccia appena percettibile del tabacco di una pipa, le confidenze sommesse di due ragazzine forse sveglie da poco e che immaginiamo vestite di trine bianche, i capelli chiusi in trecce morbide un po’ spettinate.Una sensazione che si fa ancora più vivida quando l’artista ci propone le tavole imbandite. Si tratta quasi sempre di una precisa cena, quella di Natale, che a Palazzo Buzzacarini è seguita per tradizione da un concerto. In questi dipinti la luce che cade sulla tovaglia preziosa, che accarezza le bucce dei mandarini sull’alzata a centrotavola, che gioca con il cristallo dei bicchieri, illumina un “dopo” che sa di convivialità, di famiglia e di calore e che lascia una traccia indelebile di malinconia. In passato Raffaele Minotto amava una pittura più pastosa, poi, col tempo, la materia è andata dissolvendosi e la naturale evoluzione del lavoro ha portato l’artista a questa sintesi finissima tra dettaglio e impressione, tra segno e luce.
Se si osservano attentamente i suoi dipinti da vicino, si nota come dopo il primo effetto di bagliore l’occhio vada naturalmente concentrandosi verso il segno. Il dettaglio della decorazione sull’anfora d’argento piuttosto che la finezza dell’intreccio del tappeto saltano così immediatamente agli occhi, come se un faro vi fosse stato puntato sopra. Di colpo ci rendiamo conto di come i fiori recisi in quel vaso siano definiti uno per uno. La sensazione è straniante. Ci accorgiamo solo in quel momento che il disegno a carboncino alla base del quadro, con la sua precisa costruzione a chiaroscuro, non è solo una fase preparatoria per la pittura, ma è la struttura portante sulla quale la pittura posa e dalla quale non può prescindere. E l’artista si diverte a confonderci, lasciando appositamente alcune zone del quadro meno dipinte proprio perché questa struttura emerga e si prenda il meritato palcoscenico. La pittura si declina così sopra il disegno con garbo, con rispetto, giocando con le ombre e le luci, costruendo architetture luminose. E poi, in ultimo, arriva il gesto del pulviscolo, quello che chiude il magico cerchio tra Impression, soleil levant di Monet e il dripping Number 32 di Jackson Pollock: Raffaele Minotto prende il pennello, lo immerge nella pittura liquida, e poi con gesti fluidi del braccio, senza toccare la tela, seguendo la direzione dei raggi di luce, comincia a lanciare le goccioline. In verticale, con la tela sul cavalletto. Nasce così la nebbiolina lattiginosa che ci incanta e che ci spinge ad avvicinarci al quadro. E a dare il via all’incantesimo. Raffaele Minotto ha sempre dipinto anche paesaggi, sebbene non abbiano mai rappresentato la parte maggioritaria del suo lavoro. Ora sta portando avanti una ricerca sui paesaggi invernali. Non totalmente innevati, ma colti nel momento in cui la neve lascia trapelare tracce di terra bruna, interruzioni cromatiche al biancore. Gli piace la neve perché confonde i piani e spezza le costrizioni prospettiche, lasciandogli maggiore libertà rispetto al paesaggio pulito, costruito sulle linee del piano e scandito dalle prospettive degli alberi. Qui, in questi lavori letteralmente gremiti di pittura, la sua pennellata sembra farsi ancora più
selvaggia. Non è solo il pulviscolo, ora, a suggerire la libertà dell’espressionismo astratto, ma la struttura stessa del dipinto ne porta le memorie. Le inquadrature sono spesso ribassate, con un’ampia sezione del quadro - quella inferiore - occupata dal terreno. E se un accenno a questo abbassamento dello sguardo si ritrova anche nei suoi interni (con gli intrecci del tappeto che paiono ribaltarsi sullo spettatore, portandolo direttamente dentro il dipinto), qui l’effetto è quello dell’astrazione pura, un’astrazione materica, vibrante, sostanziata di bianchi e di bruni, densa di rimandi che vanno dal gesto selvaggio di Willem de Kooning alla natura brulicante di Anselm Kiefer.
ALESSANDRA REDAELLI
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STAZIONE DI SOSTA NEL CAMMINO DELLA GIORNATA (dettagli) Sequenza con disegni prepatori | 2018 | Olio su tavola | 110 x 120 cm
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T H AT W H I C H R E M A I N S For me the subject in itself is an insignificant factor. That which I want to reproduce is that which is between the subject and me. Other painters paint a bridge, a house, a boat: I want to paint the air in which the bridge, the house and the boat are found; the beauty of the air that surrounds them and this is nothing less than impossible. Impressionism is only direct sensation. All the great painters were, more or less, impressionists. Claude Monet Most of the paint I use is a liquid, flowing kind of paint. The brushes I use are used more as sticks rather than brushes - the brush doesn’t touch the surface of the canvas, it’s just above. I’m able to be more free and to have greater freedom and move about the canvas, with greater ease. With experience it’s possible to control the flow of the paint, to a great extent, and I don’t use the accident – cause I deny the accident. Jackson Pollock
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Whoever moves in the world of painting today cannot ignore what the history of art has taught us. No contemporary artist can work without immediately bringing everything that came before them to their mind and hand. Children of the 20th century, the artists who work today feel the weight of the avantegarde more than ever before. Even those who, like Raffaele Minotto, have made a precise choice of field, remaining on this side of the borderline traced by the conceptual, therefore staying with - or returning to - the canons of “fine art”, the value of which is in reality never lost. Moving within a space which is purely classical - that of domestic interiors, and laterally that of landscape - Raffaele Minotto decides to balance himself between two pivot points of painting from the past, on one hand the revolution in perception brought to Europe by the Impressionists, and on the other the revolution of pictorial gesture which began in the United States with Jackson Pollock and resulted in Abstract Empressionism. As with all the best young contemporary artists, Minotto is able to merge two lessons in a single synthesis, authentic and original, making his pulviscular and vibrant painting a signature. Minstrel of a domestic, lavish intimacy, drenched in echoes of the past, elegant, aristocratic, Raffaele Minotto is one of those artists who have chosen practically single subject for the centre of their endeavours. Like Giorgio Morandi, who, in the atelier built in the house where he lived with his family, day after day, canvas after canvas, mulled over the still lifes of vases and bottles until he knew every inch of those surfaces, every angle from which the light could strike and until, therefore, he possessed form beyond its meaning, Minotto made a palace in the centre of Padua - a palace belonging to the noble Buzzacarini family - the place of his inexhaustible research. Raffaele grew up in those rooms, thanks to his parents’ profession. And there he played as a child, hiding behind the familiar shadow of the soft armchairs, or under the tables with carved legs, from which he learnt to recognise every curl. He felt under his own feet the slightly rough
texture of the rugs, he caressed the curtains, but above all he spent hours looking at how the sun came slanting in through the large leaded glass French windows and how it fell on the velvet of the cushions or how it danced on the crystals of the Venetian chandelier. He grew up amongst beauty, accustoming his eyes to Canaletto and Padovanino’s paintings on the walls, to the big frescoes above the great staircase, and implanting the pacifying and welcoming image of those sunny rooms into his retina. So, when he discovered that his destiny would be that of ar t, these were the environments to which he returned and made his chosen subject. And time is the key to this painting, both slow and instinctive. Firstly the time that Raffaele Minotto spent here, in Palazzo Buzzacarini, letting his eyes fill with shapes, colours and lights. Then the rhythmic time of his painting (sustained by the most minute pencil and charcoal drawing that represents the framework and meaning itself); but also the time of the immediacy of the final gesture, that in which the dust rays build the light trajectories. Reading time - also - because these are paintings that must be experienced slowly, observed in detail: after the first glance, that which enthralls and makes one look twice, comes the moment of discovery, of unveiling, in some ways also from recognition, because these environments - even in their specificity - are part of a mental archetype common to us all, an archetype that speaks of home, of family and of memories. And indeed then there is that other time, spent in the years inside these rooms and which we, as viewers, can only sense, but that in its fleetingness enchants us. An intense past palpitates in these environments, an experience that we grasp by reflection, as the trace of a passage, as a whisper. The brightness that distinguishes the spaces fills them with life, of course: this is not a ghost house. And yet, the presences that we perceive appear remote, ancient. That which remains is the light rustle of a long dress, the barely perceptible trace of pipe tobacco, the quiet confidences of two young girls not long awake and who we imagine dressed in white lace, their hair closed in soft slightly dishevelled plaits. A sensation that becomes even more vivid when the artist offers us the laden dinner tables. It is almost always a meticulous dinner, that of Christmas, which at Palazzo Buzzacarini is traditionally followed by a concert. In these paintings the light that falls on the precious tablecloth, that caresses the mandarin skins on the centerpiece stand, that plays with the crystal glasses, illuminates the “after” of conviviality, of family and warmth and that leaves an indelible trace of melancholy. In the past Raffaele Minotto loved a doughier painting, then, with time, the material dissolved and the natural evolution of the work led the artist to this fine synthesis between detail and impression, between symbol and light. If one
carefullly observes his paintings closeup, one notices that after the first shimmering effect the eye is naturally drawn towards the symbol. So our eyes are immediately drawn to the detail of the decoration on the silver amphora rather than the fineness of the weaving of the carpet, as if a beacon had been pointed on it. Suddenly we realize how the cut flowers in that vase are defined one by one. The sensation is estranging. We become aware of it only in the moment in which the charcoal drawing at the base of the picture, with its precise chiaroscuro construction, is not only a preparatory phase for the painting, but the supporting structure on which the painting poses and from which it cannot prescind. And the artist likes to confuse us, leaving some areas of the painting less painted on purpose precisely so this structure emerges and takes its deserved place on the stage. The painting is thus declined above the drawing gracefully, with respect, playing with shadows and lights, building luminous architectures. And then, at last, comes the pulviscular gesture, that which closes the magic circle between Monet’s Impression, soleil levant di Monet and Jackson Pollock’s dripping Number 32: Raffaele Minotto takes the brush, submerging it in liquid paint, and then with fluid arm gestures, without touching the canvas, following the direction of the rays of sunlight, begins to cast the droplets. Vertically, with the canvas on the easel. Thus is born the milky mist that enchants us and pushes us to get closer to the picture.
And to begin the spell. Raffaele Minotto has always also painted landscapes, even if they have never represented the major part of his work. Now he is carrying out a study of winter landscapes. Not entirely snow-clad, but caught in the moment in which the snow leaves traces of brown earth to filter through, chromatic interruptions to the whiteness. He likes the snow because it confuses the planes and breaks up the perspectives, leaving him more freedom than the clear landscape built on plane lines and punctuated by the perspectives of the trees. Here, in these works literally full of paint, his brushstroke seems to become even wilder. Now it is not only dust rays that suggest the freedom of abstract expressionism, but the very structure of the painting itself that carries its memories. The shots are often lowered, with a large section of the picture - the lower one - occupied by the ground.And if a reference to this lowering of the gaze is also found in his interiors (with the weaving of the carpet that seems to tip out onto the viewer, bringing them directly into the painting), here the effect is that of pure abstraction, a material abstraction, vibrant, substantiated with whites and browns, full of references ranging from the wild gesture of Willem de Kooning to the teeming nature of Anselm Kiefer.
ALESSANDRA REDAELLI
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SEQUENZA DISEGNI PREPARATORI
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È ARRIVATO IL SOLE
2019 | Olio su tavola | 150 x 200 cm
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LUCI DOPO LA FESTA
2019 | Olio su tavola | 150 x 150 cm
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INTERNO ILLUMINATO
2018 | Olio su tavola | 120 x 150 cm
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LA FINE DELLA FESTA
2017 | Olio su tavola | 140 x 100 cm
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SCORCIO D’INTERNO
2018 | Olio su tavola | 120 x 150 cm
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LE LUCI DELL’ATTESA
2018 | Olio su tavola | 120 x 120 cm
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INTERNO
2019 | Olio su tavola | 110 x 110 cm
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SALOTTO BLU
2019 | Olio su tavola | 70 x 70 cm
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IL BANCHETTO
2016 | Olio su tela | 50 x 60 cm
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IL BANCHETTO
2019 | Olio su tavola | 50 x 60 cm
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INTERNO
2016 | Olio su tavola | 50 x 50 cm
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IL GIORNO DOPO
2019 | Olio su tavola | 40 x 50 cm
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LUCI NEL SALOTTO BLU
2019 | Olio su tavola | 40 x 50 cm
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INTERNO
2019 | Olio su tavola | 30 x 40 cm
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OMBRE SULLA NEVE
2017 | Olio su tavola | 110 x 110 cm
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LUCE DELL’INVERNO
2016 | Olio su tela | 100 x 100 cm
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ALBERI D’INVERNO
2016 | Olio su tavola | 50 x 50 cm
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NATURA IMBIANCATA
2017 | Olio su tavola | 60 x 50 cm
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BOSCO INVERNALE
2017 | Olio su tavola | 50 x 40 cm
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VIAGGIO D’INVERNO
2017 | Olio su tavola | 40 x 50 cm
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PAESAGGIO
2017 | Olio su tavola | 30 x 40 cm
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RAFFAELE MINOTTO Padova, ITA, 1969
Raffaele Minotto nasce a Padova nel 1969. Frequenta l’Accademia di Belle Arti, corso di Pittura, a Venezia, dove si diploma nel 1991. Alla pittura affianca l’incisione, dedicandosi soprattutto alla tecnica dell’acquaforte e della puntasecca. Nel 1995 realizza la sua prima mostra personale, presso il Centro di Storia del Costume Ieri Attualità di Padova e da questo momento comincia ad esporre con continuità le sue opere. L’intenso lavoro svolto negli anni successivi è ben documentato in Via Euganea, mostra realizzata a Padova nel 2003, a cura di Giorgio Segato. Nel 2009, la pittura di Minotto è stata selezionata per Contemplazioni: ampia esposizione a cura di Alberto Agazzani, che ha proposto nel Castello Sismondo di Rimini un efficace punto di vista sulla pittura italiana. Da tale collaborazione derivano la mostra e il catalogo Riflessioni, con un’analisi delle opere realizzate tra il 2011 e 2012. Nel 2011 viene invitato da Vittorio Sgarbi ad esporre nell’ambito della 54° Biennale di Venezia - Sezione Regione Veneto e l’anno seguente partecipa alla mostra Incontri all’inizio del mondo, presso il Centro Culturale San Gaetano di Padova. A fine 2012 la mostra Riflessioni viene proposta anche nella Galleria Nino Sindoni di Asiago (Vicenza) e, successivamente, presentata sulla rivista AREAARTE (n. 14/Estate 2013). Acque misteriose è il progetto che rappresenta un “ritorno al disegno”, anche di grande formato, attraverso l’analisi del tema dei bagnanti, già affrontato da tempo con altre tecniche. La collaborazione con Stefano Annibaletto, curatore del progetto, porterà nel 2013 alla realizzazione dell’omonima mostra presso la Sala della Gran Guardia di Padova e di un catalogo che documenta e analizza il tema
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proposto. Lo studio dell’incisione prosegue accanto all’attività pittorica: a giugno 2012 Grafica d’arte dedica alle sue incisioni un’ampia presentazione a firma del prof. Paolo Bellini. Una sua stampa è stata candidata al Premio Leonardo Sciascia 201516 e presentata nelle mostre itineranti del Premio nelle città di Palermo, Firenze, Fabriano e Milano. Nel 2017, TG5 Arti-Impressioni su tela, rubrica di Canale 5 a cura di Guido del Turco e riservata al mondo dell’arte, presenta al grande pubblico una selezione delle opere di Minotto dedicandogli una breve intervista. Il suo lavoro è segnalato nei volumi La pittura nel Veneto - Il Novecento (Mondadori Electa, 2006) e La Pittura nel Veneto - Dizionario degli Artisti (Mondadori Electa, 2009). Nel corso della sua carriera artistica ha realizzato numerose mostre personali e collettive e ha esposto in fiere di settore in Italia, Germania, Francia, Stati Uniti, Russia, Austria, Lussemburgo e Svizzera. Vive e lavora a Padova.
Raffaele Minotto was born in Padua in 1969. He attends the Academy of Fine Arts, in the painting stream, in Venice where he graduates in 1991. Alongside painting he studies engraving, dedicating himself above all to the techniques of etching and dr ypoint. In 1995 he exhibits his painting in his first solo show, at the Centre for the Histor y of Costume Ieri Attualità in Padua, and from that moment he begins to continuously exhibit his works. The intense work undertaken in the following years is well documented in the exhibition Via Euganea, realised in Padua in 2003, and curated by Giorgio Segato. In 2009 Minotto’s painting was selected for Contemplazioni: a large scale exposition curated by Alberto Agazzani, who put forward an effective viewpoint on Italian painting in Rimini’s Sismondo Castle. From this collaboration come the exhibition and the catalogue Riflessioni, with an analysis of the works created between 2011 and 2012. In 2011 he is invited by Vittorio Sgarbi to exhibit at the 54th Venice Biennale - Veneto Region Section and the following year he participates in the exhibition Incontri all’inizio del mondo, at the San Gaetano Cultural Centre in Padua. At the end of 2012 the exhibition Riflessioni is also moved to the Nino Sindoni Galler y in Asiago (Vicenza) and, successively, presented in the magazine AREAARTE (n. 14/ Summer 2013). Acque misteriose is the project that represents a “return to drawing”, also in large format, through the analysis of the theme of the bathers, already tackled for some time through other techniques. The collaboration with Stefano Annibaletto, curator of the project, brings the organization in 2013 of the homonymous exhibition at the Sala della Gran Guardia in Padua and a catalogue which documents and analyses the offered theme. His study of engraving continues alongside his pictorial activity: in June 2012 Grafica d’ar te dedicates a wide reaching presentation, endorsed by Professor Paolo Bellini, to his engravings. One of his prints was nominated for the Leonardo Sciascia Prize 2015-16 and presented in the Prize’s travelling exhibitions in the cities of Palermo, Florence, Fabriano and Milan. In 2017, TG5 ArtiImpressioni on canvas, a Channel 5 feature curated by Guido del Turco and reserved for the art world, presents the public with a selection of Minotto’s works, giving them a brief interview. His work is mentioned in the volumes La pittura nel Veneto - Il Novecento (Mondadori Electa, 2006) and La Pittura nel Veneto Dizionario degli Artisti (Mondadori Electa, 2009). Over the course of his artistic career he has exhibited in numerous solo shows and collective exhibitions and has exhibited in sector fairs in Italy, Germany, France, the United States, Russia, Austria, Luxembourg and Switzerland. He lives and works in Padua.
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PRINCIPALI MOSTRE PERSONALI / SELECTED SOLO SHOWS 2019 Memories, a cura di A. Redaelli, Galleria PUNTO SULL’ARTE, Varese (IT) 2018 Memories of Light, Liquid Art System, Positano (IT) 2017 Out Focus, Simon Bart Gallery, Salerno (IT) 2015 Domus Magna, Galleria Rubin, Milano (IT) 2013 Acque misteriose, a cura di S. Annibaletto, Sala della Gran Guardia, Padova. (IT) Riflessioni, Galerie LE84, Parigi (FR) 2012 Riflessioni, Galleria Nino Sindoni, Asiago (IT) Trasfigurazione, a cura di A. Agazzani, Spazio Arté, Reggio Emilia (IT)
2001 Informali apparizioni, Palazzo Scotti (Sede ATP), Treviso (IT) Ex Macello, Parco Cornaro, Padova (IT) 2000 La Torre Galleria d’Arte Contemporanea, Treviso (IT) Galleria Eclectica, Mestre (IT) 1999 Forma e materia, Galleria Eclectica, Mestre (IT) A misura di luce, Monopoli Arte Contemporanea, Pavia (IT) 1998 Interni, Biblioteca Comunale di Sant’Agostino, Ferrara (IT) 1997 Galleria La Goccia, Laives, Bolzano (IT) Ricordi…, Galleria Arte Giovani, Bassano, Bassano (IT) Bottega d’Arte Lacerba, Ferrara (IT) 1995 Centro Studi del Costume Ieri Attualità, Padova (IT)
2011 Riflessioni, a cura di A. Agazzani, Hosteria Il Truciolo, Altedo (IT) 2010 Teatri Naturali, Spazio Aref, Brescia (IT) 2009 Raffaele Minotto, Galerie 91, Parigi (FR) 2008 Dans mes Souvenirs, Galerie 91, Parigi (FR) 2007 Reflets d’intérieur, Cercle Munster, Luxembourg (LU) Complicità Cromatiche, Galleria d’arte Gio Batta, Brescia (IT) 2006 La forma del colore, Spazioarte, Mergozzo (IT) Atelier 777, Pescara (IT) 2005 Quotidiane cromie, Le Stanze di Ippocrate, Padova (IT) Images du quotidien, Comice Agricole, Capellen (LU) 2003 Via Euganea, a cura di G. Segato, Ex Scuderie di Palazzo Moroni, Padova (IT) Padova: Personaggi ed Ambienti, Cercle Munster, Lussemburgo (LU) Alle fonti della luce, Biblioteca Comunale, Sant’Agostino, Ferrara (IT) 2002 Frederic Got Fine Art, Parigi (FR) Opere su carta, Piccola Libreria Minerva, Padova (IT)
PRINCIPALI MOSTRE COLLETTIVE / SELECTED GROUP EXHIBITIONS 2019 Art New York, Galleria Liquid Art System, Capri (IT) Collettiva, Galleria PUNTO SULL’ARTE, Varese (IT) 2018 Art Miami Context, Galleria Liquid Art Sytem, Capri (IT) Contemporary Istanbul, Galleria Liquid Art System, Capri (IT) <20 15x15/20x20 Collezione PUNTO SULL’ARTE 2018, Galleria PUNTO SULL’ARTE, Varese (IT) Arte Padova, Galleria Nino Sindoni, Vicenza (IT) 2017 Art Miami Context, Galleria Liquid Art System, Capri (IT) Arte Padova, Galleria Nino Sindoni, Vicenza (IT) Altrove. Luoghi, visioni, evocazioni, Museo d’arte Contemporanea Dino Formaggio, Teolo (IT) 2016 Eterni Interni, Galleria Ponte 04, Pieve di Cento (IT) Gioie, Catania Art Gallery, Catania (IT) Arte Padova, Galleria Nino Sindoni, Padova (IT) Bianca_neve, Nuovospazio Arte Contemporanea, Piacenza (IT) 2015 Selva Oscura, Museo del Correggio, Correggio (IT) Premio Sciascia, VIII Edizione, Palermo, Firenze, Fabriano, Milano (IT) L’incisione contemporanea nelle Tre Venezie, Biblioteca Nazionale Universitaria, Torino (IT)
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2014 Venti Contrari, Galleria Civica, Valdagno (IT) Intagli e morsure, Complesso del Baraccano, Bologna (IT) Arte Padova, Galleria Restarte, Bologna (IT) 2013 Permanenza del Segno, Biblioteca Nazionale Universitaria, Torino (IT) 2012 Incontri all’inizio del mondo, Bordin - Minotto - Rinaldi - Tanzola, a cura di S. Bottani, Centro culturale San Gaetano Padova (IT) Raffaele Minotto - Debora Antonello, Galleria Kim Hart, Venezia (IT) Art Now!, Fondazione Matalon, Milano (IT) 2011 54° Biennale di Venezia - Padiglione Regionale Veneto, a cura di V. Sgarbi, Villa Contarini, Padova (IT) Dialoghi incisi. L’arte del segno tra Padova e il Giappone, Centro Culturale San Gaetano, Padova (IT) Arte Padova, Galleria Restarte, Bologna (IT) Immagina, Galleria Restarte, Bologna (IT) 2010 In/Carne, a cura di E. Di Mauro, Fondazione Cominelli, San Felice del Benaco (IT) Dialoghi nel colore, Sala della Gran Guardia, Padova (IT) Antiques & Art Fair Luxembourg (LU) 2009 Contemplazioni, a cura di A. Agazzani, Castel Sismondo, Rimini (IT) Altre Contemplazioni, a cura di A. Agazzani, Galleria LIBRA, Catania (IT) Dialogo. 10 incisori padovani, Museo della Stampa, Soncino (IT) Biennalle di Grafica di Novosibirsk, (RU) ArtVerona 2009, Galleria F. Russo, Roma (IT) Arte Padova 2009, Galleria Restarte, Bologna (IT) Antiques & Art Fair, Luxembourg (LU) 2008 Dialogo. 10 incisori padovani, Galleria Scrimin, Bassano (IT) Bergamo Arte Fiera 2008 (IT) ART Fiera internazionale d’arte contemporanea, Innsbruck (AU) Vitarte, Fiera d’arte contemporanea, Viterbo (IT) Immagina, Reggio Emilia (IT) 2007 IV Biennale dell’Incisione di Campobasso (IT) Brutte figure, Galleria il Ponte, Pieve di Cento (IT) Incontri, Spazio Arte, Napoli (IT) 2006 Minotto - Rinaldi, Spazio Arte 53, Napoli (IT) Labirinto, Oratorio Chiesa Parrocchiale, Sant’agostino, Ferrara (IT) Biennale dell’incisione Italiana Contemporanea, Campobasso (IT) Concorso Biennale di Pittura E. Rizzi, 1° premio, Brescia (IT) 2005 Il piccolo formato oggi, Galleria d’Arte al Montirone, Abano Terme (IT)
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Padua Sketches, Galleria d’Arte Bongiovanni, Bologna (IT) Arte 2005, Padova (IT) 2004 Art Metz 2004, Parc des expositions, Metz (FR) XXXI Premio Sulmona 2004, Sulmona (IT) V Premio Fabio Bertoni per l’incisione, Sala Bramante, Fermignano (IT) Pittori Veneti - L’uomo e la natura, Villa Contarini, Piazzola sul Brenta (IT) Salon des Antiquaires et de l’Art Contemporain, Lussemburgo (LU) 44° Edizione Premio G. B. Cromer, 1° premio per la grafica, Agna (IT) 2003 Raffaele Minotto - Michael Loth, Farbe Schatten, progetto espositivo (IT) Inserito nelle iniziative Graz 2003, Capitale europea della cultura, Galerie Dida, Graz. (AU) Arte 2003, Padova (IT) Kunstmesse Salzburg, Salisburgo (AU) Incisori Veneti - Mese della Cultura 2003, ex Macello, Padova (IT) Figurativo e figurativo, Palazzo dei Capitani, Malcesine (IT) 2002 Arte 2002, Padova (IT) Kunstmesse, Salzburg, Salisburgo (AU) 2001 Expo Arte, 2001, Bari (IT) Arte 2001, Padova, (IT) 2° Premio “Città di Monselice”, 1° premio assoluto, Monselice (IT) 41° Edizione Premio G.B.Cromer, 3° premio per la grafica, Agna (IT) 2000 Expo Arte 2000, Bari (IT) 12° Premio Nazionale P. della Valentina, 4° premio, Cordignano (IT) Arte 2000, Padova (IT) Palazzo Viani Visconti, Pallanza (IT) Ex Chiesa di San Rocco, Este (IT) Casa d’Arte L. De Regibus, Vogogna (IT) Padua Art Gallery, Padova (IT) 1999 St’art ‘99, Strasburgo, Francia (FR) Expo Arte ‘99, Bari (IT) Arte ‘99, Padova (IT) Mac ‘99, Chiesa di Santa Maria Gualtieri, Pavia (IT) V Edizione Premio Morlotti - Imbersago (IT) Il mondo di Paracelso, Paracelso Arte Contemporanea, Pavia (IT) Lineart ‘99, Gent, Belgio (BE) Grands et Jeunes d’aujourd’hui. Salon 1999, Parigi (FR) 1998 Arte Fiera ‘98, Bologna (IT) Arte ‘98, Padova (IT) In forma di figura, Villa Breda, Padova (IT) 10° Premio nazionale P. della Valentina, 2° premio, Cordignano (IT) Expo Arte ‘98, Bari (IT) Lineart ‘98, Gent, Belgio (BE) Mac ‘98, Chiesa di santa Maria Gualtieri, Pavia (IT)
1997 Realismo-Realismo, Galerie Dida, Graz (AU) Vicenza Arte ’97 (IT) Europ’Art, Ginevra (CH) S.I.A.C., Roma (IT) In-differenze. Works in progress n.5, Palazzo Ducale, Revere (IT) Artisti dallo Young Museum, Chiesa di Santa Maria Gualtieri, Pavia (IT) Arte ‘97, Padova (IT) 1996 Vicenza Arte ’96 (IT) Segnali all’orizzonte. Presenze, Padova (IT) XXXVI Concorso nazionale G.B.Cromer, 1° premio e medaglia d’argento del Presidente della Repubblica, Agna (IT) Terzo incontro delle culture, Gorlitz (DE) Premio Arte ‘96 G.Mondadori, segnalato tra i finalisti, Milano (IT) Expo Arte ‘96, Montichiari, Brescia (IT) Arte ‘96, Padova (IT) 1995 Vicenza Arte ’95 (IT) VIII Premio Estate Trivigiana, 1° premio, Treviso (IT) Arte ‘95, Padova (IT) 1994 Segnali all’orizzonte 3, Padova (IT) Etruria Arte 5, Venturina (IT) Arte ‘94, Padova (IT)
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