APNEA 8 MAGGIO - 4 GIUGNO 2016 MOSTRA A CURA DI / EXHIBITION CURATED BY: ALESSANDRA REDAELLI CATALOGO A CURA DI / CATALOGUE CURATED BY: SOFIA MACCHI E GIULIA STABILINI TESTI / TEXTS: ALESSANDRA REDAELLI PROGETTO GRAFICO / GRAPHIC PROJECT: GRETA PALASTANGA Copyright © PUNTO SULL’ARTE
PUNTO SULL ARTE | VIALE SANT’ANTONIO 59/61 | 21100 VARESE (VA) ITALY | +39 0332 320990 | INFO@PUNTOSULLARTE.IT
APNEA C’erano una volta le favole. C’era la volpe stizzosa che denigrava l’uva perché non era in grado di accaparrarsela e poi c’era la formica un po’ petulante che puniva la cicala per aver trascorso l’estate a cantare (cicala, confessiamolo, che aveva tutta la nostra simpatia). Erano gli animali personificati di La Fontaine, simboli di vizi e virtù umane, nati per insegnarci che cos’è bene e che cosa è male. Poi i tempi sono cambiati, e anche le favole. Così oggi nemmeno più i film della Disney riescono a separare il bene dal male. Ha fatto irruzione qualcos’altro: l’ironia. E l’ironia è un’arma interessante. Stimola il senso critico, risveglia il pensiero indipendente. Ecco allora le favole ironiche di un cantastorie dei nostri tempi, Massimo Caccia, e quelle leggere e surreali di Alice Zanin. Se resta del passato la personalizzazione dell’animale, per il resto tutti i punti di vista sono stati ribaltati. Che cosa ci insegna, ad esempio, quel pesce sfortunato che ha visto bene di mangiarsi un pesciolino attaccato a un amo? Che emozione ci comunicano i suoi occhioni, spalancati dalla sorpresa, in quell’oceano blu così ben definito nello spazio quadrato del dipinto, immobilizzato nelle campiture piane e nei contorni scuri? La lezione, forse, è che il pesce grosso, a furia di mangiare quello piccolo, finisce male? O magari che di tutte le situazioni bisogna guardare ogni angolazione per coglierle nella loro completezza? Massimo Caccia ci dà degli
8
spunti, dei frame da una storia di cui si è già compiuto l’antefatto e di cui noi siamo invitati ad immaginare la conclusione. È una storia semplice, all’apparenza, ma in realtà densa di insidie e trabocchetti, una storia che si presta a mille letture diverse per ognuno di noi, perché ognuno di noi ha un vissuto che immancabilmente a questa storia si aggancia. E allora se il gorilla che fissa negli occhi il pesce rosso come un consumato ipnotista nella mia mente diventa un gioco di riconoscimento e di accettazione delle differenze, magari per qualcun altro ha significati completamente diversi. Così come la sventurata chiocciola che si trova a scivolare lungo un rasoio o la tartaruga in bilico sul muso di una foca. Quello che tutti hanno in comune è quel senso di sospensione, di apnea. Non solo per la perfezione estetica della tecnica, capace di creare una sorta di sottovuoto mentale, ma proprio per quei piccoli cortocircuiti tra animali o tra l’animale e l’oggetto. Quelle di Caccia sono le fulminanti favole di un La Fontaine 2.0, create utilizzando l’ironia in dosi calibratissime e progettando architettonicamente piani e spazi. Immagini di una grazia ipnotica e sconcertante, specchi in cui, bene o male, si ritrova ognuno di noi. Forse l’identificazione non scatta con la stessa immediatezza davanti agli animali di Alice Zanin. Lì per lì siamo troppo presi dall’incanto. Quel senso quasi Liberty della stilizzazione, quell’estetica elegante e leggera ci rapiscono ancora prima della caccia al
tesoro rappresentata dall’epidermide dell’animale che, anche quando è colorata, mantiene in trasparenza la materialità originale della cartapesta e dunque le parole – se si tratta di carta di giornale – o le immagini suggestive di una mappa geografica. La dimensione di queste sculture è quella del volo e così, librate, ce le presenta l’autrice. Appese al soffitto o montate in piccoli teatrini dell’assurdo sigillati in teche di plexiglass. Anche qui si crea un cortocircuito, ma se quello di Caccia è immediato come un calembour, quello di Alice è sottile e lento come la metafora di una poesia. Una poesia di André Breton, dove l’elefante levita sotto un vecchio paralume con le frange o segue il volo di un aereo; dove un ibrido tra un cavallo e un ippocampo sorvola due tazzine da tè; dove un’antilope rosa si lancia in un balzo da una sedia che sta in bilico sopra un mucchio di nidi d’uccello. Gli equilibri sono sempre precari, come se bastasse un soffio di vento a modificare l’istante, e questa consapevolezza ci lascia incerti, col fiato sospeso per la paura che anche il nostro respiro possa turbare la perfezione. Nelle teche quel pericolo è scampato: chiusi in un’apnea senza tempo, gli animali di Alice ci deliziano nella loro danza senza un senso, senza un perché, bellissima e incantevole proprio per quella sua perfetta assurdità. In bilico tra sincerità e ironia, tra gioco e confessione, Alice Zanin e Massimo Caccia si raccontano così in questa intervista.
Perché avete scelto come soggetti gli animali? MASSIMO: Non è stata una scelta pensata. È stato quasi un processo naturale. All’accademia, oltre che sulla pittura, ho lavorato a lungo anche sull’incisione e lo stile era molto sintetico. Mi è venuto naturale dunque cercare uno stile diretto e semplice anche nella pittura. Da qui si è sviluppata la mia tipologia di lavoro. Il protagonista dei miei primi lavori era un personaggio inventato, tutto giallo: una figura a metà tra umano e animale con una specie di becco. Ho lavorato per anni con questo personaggio e le situazioni che si creavano erano più umane che animali. Poi il lavoro è cresciuto, è cambiato e alla fine mi sono reso conto che per mettere in scena le dinamiche che mi interessavano, dei soggetti animali si prestavano molto di più rispetto alle figure umane. Creavano un cortocircuito più interessante proprio perché le situazioni nelle quali si trovavano erano, invece, tipicamente umane. ALICE: All’inizio, da autodidatta, lavoravo la terracotta. Per circa cinque anni ho realizzato figure umane, erano bianche e molto allungate. Alla cartapesta sono arrivata in modo del tutto casuale: mi serviva realizzare un’opera (si trattava di un cavallo) molto grande e in poco tempo. È stato così che ho pensato all’anima in ferro da ricoprire con la carta. Quando ho visto il lavoro finito, il risultato estetico mi è piaciuto moltissimo e di conseguenza ho iniziato a lavorare
9
sempre di più con la cartapesta. Ho mantenuto, dal punto di vista formale, l’allungamento della figura, e la struttura in ferro mi ha dato la possibilità di fare progetti molto più accurati per creare l’effetto che volevo. La scelta del soggetto è stata dunque parzialmente dettata dal materiale che ho deciso di portare avanti. L’altra principale motivazione attiene all’ironica connessione umano/animale che desideravo inizialmente imprimere al mio lavoro: la parola umana della carta da giornale a costruire animali senza parole. Procedendo in questa direzione potrei forse dire che da un ermetismo stampato e leggibile sto provando a crearne uno situazionale, in cui il travestimento delle superfici si trasformi in travestimento interpretativo. I lavori di entrambi, pur avendo nell’immediato un impatto visivo molto leggibile e per certi versi anche rassicurante, in un secondo momento lasciano un senso di spaesamento proprio per le situazioni che mettono in scena. Potete spiegarci come vengono pensate? MASSIMO: L’idea mi può venire in qualsiasi momento: da un viaggio, un libro che leggo, una frase che capto, una sensazione. Partendo da lì, la cosa che mi interessa è raccontare piccole storie. Storie aperte. Quindi congelo la situazione, il momento clou della narrazione. Il motivo per cui tutti i miei lavori
10
sono Senza titolo è perché mi piace l’idea che quel fotogramma susciti un’interpretazione assolutamente libera. Lo spettatore dovrebbe domandarsi: come si è arrivati fin qui? E ora dove si va? Quello che fornisco io è un punto nel mezzo della storia. Penso che i miei lavori si prestino a diversi livelli e a diversi tipi di lettura. A un bambino, magari, possono apparire rassicuranti (Massimo Caccia è autore di diversi libri illustrati per bambini ndr) e dunque lui ne dà una lettura, un adulto probabilmente ne dà un’altra. Qualcuno definisce i miei lavori inquietanti, del resto i piccoli cortocircuiti che creo mettendo in relazione due animali o un animale e un oggetto, sono proprio scelti perché mi piace creare situazioni che non siano tranquillizzanti. Il momento fermato nell’immagine è quello in cui sia il personaggio che lo spettatore restano col fiato sospeso in attesa di capire che cosa accadrà. ALICE: Io ho sempre lavorato sulla leggerezza. I lavori che considero più riusciti sono quelli sospesi. Per questo di recente ho cominciato a usare le teche, per poter riproporre questa sospensione e questa situazione installativa all’interno di un formato piccolo. Inoltre la teca si presta a un ulteriore scopo: creare una distanza tra il lavoro e chi guarda. Mi piace l’idea di lasciare lo spettatore perplesso e l’opera libera nello spazio è troppo vicina: la si può toccare, non c’è un filtro, un blocco. Io invece desidero che ci sia.
A creare una presa di distanza sia fisica che mentale. Ed è una distanza necessaria perché anche nel mio caso sono situazioni in cui non è ben chiaro quello che sta succedendo. Se Massimo Caccia crea delle sospensioni del momento, delle piccole apnee, la mia si potrebbe definire più un’apnea interpretativa. Volutamente l’interpretazione non è fornita dall’opera o dal titolo, e forse proprio non vuole esserci. Le mie idee vengono come immagini visive e volutamente non le rielaboro completamente. Di fatto la prima ad essere stupita sono io. E lo rimango. Ecco, vorrei che di fronte all’opera lo spettatore guardasse con questo distacco mentale e si domandasse un perché. Non vorrei necessariamente che se lo spiegasse o che arrivasse ad una soluzione. Vi sentite più dei cantastorie o dei cronisti della quotidianità? ALICE: Una cantastorie. Ma una cantastorie situata nel teatro dell’assurdo… sono la cantatrice calva! Volendo suscitare una perplessità, la situazione umana è inscenata da un animale che spesso interagisce con un oggetto fuori contesto. O magari, se è in contesto, lascio al titolo il compito di tendere un tranello. Scegliendo di basare tutto in una dimensione di assurdo e di apnea, in ciascuna opera qualcosa è surreale o fuori dal reale. Io non amo la realtà e quindi, rifuggendola, l’unica altra dimensione
che trovo è quella della storia. MASSIMO: Mi sento un po’ in mezzo alle due cose, un po’ sospeso. Le mie sono un po’ favole raccontate e un po’ situazioni del presente. Diciamo che sono entrambe le cose: un cantastorie che racconta storie della quotidianità, comuni a tutti. Se doveste identificarvi in uno dei vostri animali, quale sarebbe? ALICE: Non potrei mai realizzare l’animale che sento più vicino a me. Ci sarebbe poi una forma di imbarazzo nei suoi confronti.. MASSIMO: Io mi riconosco nei miei lavori e credo di essere un po’ in tutti gli animali che dipingo. Mi assomigliano. La perplessità e lo stupore, in fondo, sono un po’ i miei. ALICE: Forse effettivamente anch’io mi riconosco in tutti. Perché sono tutti in bilico.
ALESSANDRA REDAELLI
11
APNEA Once upon a time, there were fairy tales. The prickly fox which disdained grapes since it could not seize it and the gadfly ant which scolded the cicada because it kept singing all summer long (and let’s admit that we all sided with the cicada). These were the personified animals by La Fontaine, symbols of human vices and virtues, created to show us good and evil. Then time changed, so did fables. Therefore, nowadays, not even Disney movies can discern between good and evil. Something else came to light: irony. Definitely an interesting weapon. It stimulates critical sense, awakening independent thought. Here are the ironic fairy tales by a contemporary storyteller, Massimo Caccia, and the light and surreal ones by Alice Zanin. Apart from the personification of animals, they overturn all points of view. What should we learn, for instance, from the hapless fish eating a hooked tiddler? Which emotions do its wide open eyes convey within that deep blue ocean, so well defined by the square space of the painting and fixed within the even colour fields and dark contours? Do they suggest that by eating the small fish, the big one is doomed to failure? Or maybe, that each situation should be analysed from any perspective, in order to wholly understand them? Massimo Caccia provides us with hints, frames from a story whose prologue has already taken place, so that we should imagine its end. Seemingly a simple story, actually filled with dodges and tricks, it can be given thousands of meanings, since each one of us owns a past which can connect to it. Therefore, if according to me, the gorilla staring at the goldfish like an expert hypnotist turns into a game to recognize and accept differences, it might have a completely different meaning for someone else. Just like the unlucky snail sliding upon a razor or the turtle trying to balance on the muzzle of a seal. What they all convey is a sense of hanging, of apnoea. Not only for the aesthetic perfection of the technique, which generates a sort of vacuum-sealed thoughts, but also for the little short circuits among the animals or between the animal and the object. The sharp fairy tales by
12
Caccia seem to be written by a La Fontaine 2.0, being characterized by a measured irony and an architectural conception of surface and spaces. Images filled with an hypnotic and bewildering grace, like mirrors where any of us can seize his own reflection. This sense of identification does not immediately sprout while facing the animals by Alice Zanin, since first of all we are overwhelmed by fascination. The stylization recalling Art Nouveau, together with the elegant and light aesthetic enchant us, even before we can focus upon the treasure hunt represented by the animal skin which, even when coloured, still holds the original papier-mâché, together with the words – when deriving from newspapers – or the evocative images of a geographical map. The nature of these sculptures lies within flight, therefore the artist presents them gliding. Hanging from the ceiling or assembled into tiny theatres of the absurd, sealed into plexiglass showcases. Another short circuit arises, but while the one by Caccia is as immediate as a calembour, the one by Alice is as subtle and slow as the metaphor within a poem. A poem by André Breton, where an elephant levitates under an old fringed lampshade or follows the flight of an airplane; where an hybrid between a horse and a seahorse flies over two tea cups; where a pink antelope leaps from a chair placed upon bird nests. Their balances are always precarious, as if a puff could modify the moment, and due to this awareness we feel uncertain, anxious, fearing that our own breath could upset the perfection. However, the showcases avoid this danger: sealed within a timeless apnoea, the animals by Alice delight us with their nonsense dancing, even more beautiful and enchanting for their perfect absurdity. Balancing between irony and frankness, game and confession, Alice Zanin and Massimo Caccia reveal themselves through this interview. Why did you choose to portray animals? MASSIMO: It was not a pondered choice. It was almost a natural process. At the Academy, apart from painting, I focused upon engraving
and the style was very essential. Therefore, I was inspired to look for an immediate and simple style in painting. This is the starting point of my technique. The protagonist of my first works was a fictional character, all-yellow: a figure between a human and an animal with a sort of beak. I worked for years with this character and the situations which arouse were always more of a human kind than of an animal one. Then my work grew and changed and I realized that animals could better represent the dynamics I was interested in. They could create a more interesting short circuit since they were placed within typically human contexts. ALICE: At the beginning, as an autodidact, I worked with terracotta. For five years, I realized white and stretched human figures. I then chose papier-mâché by chance: I needed to realize a huge sculpture (a horse) in short time. Therefore, I thought about an iron frame to be covered with paper. When I saw the result, I was completely fascinated and I began to work more often with papier-mâché. I kept the stretched figures, while the iron skeleton allowed me to pursue more accurate projects, in order to obtain the effects I was looking for. Thus, the subject was partially determined by the material I chose. The other reason lies within the ironic connection human/ animal I wanted to fill my works with: the human words from the newspapers used to build utterless animals. I could say that from a printed and readable hermeticism, I am trying to generate a situational one, in order to turn the modification of surfaces into a changing of interpretations. Your works, even owning an immediate visual impact which is very readable and in some way reassuring, always generate a sense of displacement due to the portrayed situations. Could you tell us how are they conceived? MASSIMO: The idea can born anytime: from a travel, a book, a sentence, a sensation. Starting from it, I aim at telling little stories. Open stories. Therefore I freeze the situation, the climax of the narration. All my works are Senza titolo since I would like that frame to be freely interpreted. The audience should wonder: how did we get
here? What happens next? I just provide them a moment in the middle of the story. I think my works can match various levels and kinds of reading. A child could consider them reassuring (Massimo Caccia is the author of numerous illustrated books [Ed]) since his interpretation is different from the adult one. Some define my works as disturbing but, as a matter of fact, the little short circuits I create by connecting two animals or an animal and an object are chosen to generate worrisome situations. I portray the moment when both the character and the audience hold their breaths to see what is going to happen. ALICE: I have always worked upon lightness. According to me, my better results are the suspended ones. This is why I recently started using showcases, in order to propose this suspension and this kind of installation within a tiny format. Moreover, they manage to create a certain distance between the works and the audience. I like the idea of leaving the audience puzzled but the sculpture floating in the air is too near: it can be touched, there is no filter, no ban. Whereas, I want to add one, so to create a physical and mental distance. It is an essential gap since my works too do not explain what is going on. If Massimo Caccia creates time suspensions, little apnoeas, mine could be defined as an interpretive apnoea. Intentionally neither the work nor the title suggest interpretation, since it should not be provided. My ideas rise like visual images and I do not want to completely re-elaborate them. As a matter of fact, I am the first one to be astonished. And I remain like that. I would like the audience to observe my work through this mental distance and wonder why. I would not want it to investigate or find a solution. Do you feel more like storytellers or reporters of everyday life? ALICE: A storyteller. However placed within the theatre of the absurd‌ I am the Bald Soprano! Aiming at generating perplexity, the human context is staged by an animal which often interacts with an outward object. Otherwise,
when there is no absurd context, I use the title to set a trap. By choosing to place everything within a dimension of absurd and apnoea, each work carries something surreal or out of the world. I dislike reality therefore, by avoiding it, the only available dimension is the one of the story. MASSIMO: I feel in the middle of the two duties, a little suspended. Mine are both fairy tales and everyday situations. Let’s say that I am both: a storyteller who tells everyday stories, common to everyone. If you should identify with one of your animals, which one would you choose? ALICE: I could never realize the animal resembling me. There would be a sort of embarrassment towards it. MASSIMO: I recognize myself within my works and I believe a part of me lies within each of them. They resemble me. Their uncertainty and astonishment are mine. ALICE: Actually I too recognize myself into each of them, since they are all in a precarious balance.
ALESSANDRA REDAELLI
13
UNTITLED INTERJECTION 2016
Opera realizzata a quattro mani da Massimo Caccia e Alice Zanin Cartapesta, gesso, smalto ad acqua, plexiglass | 84,5 x 30 ø cm
14
15
MASSIMO CACCIA
SENZA TITOLO
2016 | Smalto su tavola | 75 x 75 cm
18
SENZA TITOLO
2016 | Smalto su tavola | 75 x 75 cm
19
SENZA TITOLO
2016 | Smalto su tavola | 75 x 75 cm
20
SENZA TITOLO
2016 | Smalto su tavola | 75 x 75 cm
21
SENZA TITOLO
2016 | Smalto su tavola | 75 x 75 cm
22
SENZA TITOLO
2016 | Smalto su tavola | 75 x 75 cm
23
SENZA TITOLO
2016 | Smalto su tavola | 75 x 75 cm
24
SENZA TITOLO
2016 | Smalto su tavola | 75 x 75 cm
25
SENZA TITOLO
SENZA TITOLO
SENZA TITOLO
SENZA TITOLO
2016 | Smalto su tavola | 20 x 20 cm
2016 | Smalto su tavola | 20 x 20 cm
26
2016 | Smalto su tavola | 20 x 20 cm
2015 | Smalto su tavola | 20 x 20 cm
SENZA TITOLO
2015 | Smalto su tavola | 20 x 20 cm
27
SENZA TITOLO
2016 | Smalto su tavola | 20 x 20 cm
28
SENZA TITOLO
2016 | Smalto su tavola | 20 x 20 cm
SENZA TITOLO
2015 | Smalto su tavola | 20 x 20 cm
SENZA TITOLO
2016 | Smalto su tavola | 20 x 20 cm
SENZA TITOLO
2016 | Smalto su tavola | 20 x 20 cm
29
SENZA TITOLO
SENZA TITOLO
SENZA TITOLO
SENZA TITOLO
2016 | Smalto su tavola | 20 x 20 cm
2016 | Smalto su tavola | 20 x 20 cm
30
2016 | Smalto su tavola | 20 x 20 cm
2015 | Smalto su tavola | 20 x 20 cm
SENZA TITOLO
2016 | Smalto su tavola | 20 x 20 cm
31
SENZA TITOLO
2010 | Smalto su tavola | 150 x 150 cm
32
33
ALICE ZANIN
BAY FOXTROT CHASING A MAY PEACOCK
2016 | Cartapesta, tessuto, acrilico, piume di pavone, resina; montato su ferro | 65 x 43 x 18 cm
36
BAGHDAD LET’S DANCE
2015 | Cartapesta, carte geografiche, pelo, lacca, cerchio di fuoco anni ‘20 | 189 x 120 x 42 cm
37
THE BALLOON
2015 | Cartapesta, tessuto, plastica, cera nera e materiale organico | 64 x 97 x 46 cm
38
PARVULA BYZANTINA
2014 | Cartapesta, plastica, materiale organico | 69 x 98 x 50 cm
39
APNEA
2016 | Veduta parziale della mostra | Galleria PUNTO SULL’ARTE, Varese
40
41
OPPENHEIM COOKIES
2015 | Cartapesta, ferro, pelliccia, tazzine in ceramica e argento, cucchiaini in argento, plexiglass | 50 x 50 x 50 cm
42
THÉÂTRE KÉRATINIQUE
2016 | Cartapesta, plastica, materiale organico, gesso, acrilico, cera, plexiglass | 36,5 x 35 ø cm
43
POST FATA RESURGAM
2015 | Cartapesta, piume, giocattolo di legno proveniente dal Rajasthan, cera rosa, acrilico, plexiglass | 50 x 50 x 50 cm
44
P. SARPI, TEATIME IN CHINATOWN
2015 | Cartapesta, passamaneria, filo, smalto, resina, tazzine in ceramica, plexiglass | 77 x 77 x 40 cm
45
BUGATT
2015 | Cartapesta | 53 x 10,5 x 43 cm
46
WHEN I’M WITH YOU IT’S PARADISE
2014 | Cartapesta e ferro | Dimensioni varie
47
HORSE AND INTERJECTION 8
2016 | Cartapesta, acrilico, voile, filo, resina, plexiglass | 75,5 x 25 ø cm
48
HORSE AND INTERJECTION 9
2016 | Cartapesta, voile, filo, resina, plexiglass | 75,5 x 25 ø cm
49
INSTALLAZIONE
2016 | Dimensioni varie
50
51
BIOGRAFIE MASSIMO CACCIA (Desio, 1970) Frequenta l’Accademia di Brera a Milano diplomandosi in pittura nel 1992. Impegnato principalmente in ambito pittorico, espone in numerose mostre personali e collettive e in fiere di settore. Protagonisti delle sue opere sono animali immortalati nelle più assurde situazioni, posti in relazione con oggetti quotidiani su fondali uniformi, spesso monocromatici. Oltre a dipingere, crea titoli di testa per cortometraggi, disegna scenografie e realizza marionette. Nel 2001 realizza un’animazione per la campagna pubblicitaria natalizia di TELE+. Nel 2007 crea la graphic novel Deep Sleep (Grrrzetic Editrice), e nel 2009 inizia la collaborazione con la casa editrice Topipittori che porta alla pubblicazione di tre libri illustrati. Nel 2012 viene selezionato da Miroglio TEXTILE, per il progetto “Metri d’Arte” dove, lavorando a stretto contatto con i designer, realizza dei tessuti d’artista presentati in anteprima a Parigi in occasione di Première Vision. Attualmente collabora con il Corriere Della Sera realizzando illustrazioni per il supplemento domenicale laLettura. Nei tempi morti prende oggetti comuni (tavoli, sedie, divani) e li trasforma in animali. Vive e lavora a Vigevano (PV).
ALICE ZANIN (Piacenza, 1987) Autodidatta di formazione, sperimenta diversi mezzi espressivi fra cui anche la pittura, fino a scegliere di concentrarsi pressoché esclusivamente sulla tecnica della cartapesta a partire dagli inizi del 2012. Nella prima parte della sua produzione (la serie dei “verba volant scripta…”) l’autrice costruisce attraverso animali di parole un ironico discorso sull’idea di effimero, transitorio e mutevole al quale la componente verbale nel suo valore umano è assolutamente riconducibile. Raggiunge nel tempo risultati più minuziosi e raffinati eliminando le parti testuali dei quotidiani dalle coperture dei pezzi, allo scopo di ottenere superfici più lievi, come epidermici giochi di colore per mezzo di accordi cromatici tra le carte. Attualmente il lavoro dell‘artista, pur restando a tutti gli effetti scultoreo, tende all’installazione soprattutto in termini espositivi, costruendo un dialogo tra opere e oggetti sulla base del registro dell’incongruenza o dell’associazione di idee. Le scelte quasi “automatiche” degli oggetti infatti, sovente, conducono ad un travisamento della loro convenzionale destinazione d’uso, ottenendo tra questi e il soggetto animale una relazione oscillante tra il reciproco imbarazzo e una galante ironia. Ha realizzato mostre personali e collettive e ha partecipato a fiere in Italia. Sue opere fanno parte di collezioni private in Italia, Austria e Venezuela. Vive e lavora a Podenzano (PC).
52
BIOGRAPHIES MASSIMO CACCIA (Desio, 1970) He attended the Accademia di Brera, graduating in Painting in 1992. Mainly focused upon this technique, his works were chosen for various solo and group exhibitions and Art Fairs. His paintings portray animals in strange situations, set up with everyday objects against uniform and often monochromatic backgrounds. Apart from painting, he creates titles for short movies, sceneries and marionettes. In 2001, he made a cartoon for the Christmas advertising campaign of TELE+. In 2007, he created the graphic novel Deep Sleep (Grrrzetic Editrice), and in 2009, he started working for the Topipittori Company, which led to the publication of three illustrated books. In 2012, the Miroglio TEXTILE group for the project “Metri d’Arte” chose him. He made artistic fabrics in collaboration with a team of designers, which were then exposed in Paris at the Première Vision. He cooperates with the Corriere della Sera newspaper by creating drawings for the Sunday insert of laLettura. In his spare time, he transforms everyday objects (tables, chairs, sofas) into animals. He lives and works in Vigevano (PV).
ALICE ZANIN (Piacenza, 1987) Self-taught artist, she experienced various means of expression amongst which painting. As of the beginning of 2012, she focused upon papier-mâché. During the first part of her production (the series “verba volant scripta…”), she developed, by using animal speech, an ironic dialogue illustrating the evanescent, temporary and changing link with the human values of oral tradition. She was able to reach results that are even more refined by removing texts from papers, in order to obtain lighter surfaces, and create chromatic counterparts among different kinds of paper. Nowadays her work – even though still sculptural – is oriented towards installations, which create, between her works and objects, a dialogue focused upon inconsistency and association of ideas. The almost immediate choice of the objects often lead to a misinterpretation of their common function, thus generating awkwardness and irony between them and animals. She took part in solo and group exhibitions and art fairs in Italy. Her works belong to private collections in Italy, Austria and Venezuela. She lives and works in Podenzano (PC).
53
MASSIMO CACCIA MOSTRE PERSONALI / SOLO SHOWS 2015 Caos, a cura di A. L. Ghirardi, Colossi Arte Contemporanea (catalogo), Brescia 2014 Bestie, a cura di D. Decia, Studio D’ars, Milano 2013 Pets, Zoo, Bologna 2012 Tilt, a cura di I. Zanti, Gestal Gallery (catalogo), Pietrasanta (LU) 2011 Double Fantasy, a cura di I. Quaroni, Studio d’arte Fioretti (catalogo), Bergamo 2010 Equilibri, a cura di I. Quaroni, Gestal Gallery (catalogo), Pietrasanta (LU) 2009 Home Sweet Home, a cura di F. Giromini, Gestal Gallery (catalogo), Pietrasanta (LU) 2008 Still, a cura di I. Quaroni, Angel Art Gallery (catalogo), Milano 2007 Happiness 2, Kufstein, Austria 2006 Painkiller, PopSolid, Milano Senza Titolo, BABELFestival, a cura di F. Giromini, Atene, Grecia 2005 Cartoon, La Galleria, Modena 2004 Tre Pulci Sulla Pancia, L’Affiche (catalogo), Milano 2003 Happiness, LaCueva, Milano 2002 Scontri, Studio Ramak, Milano
2014 Superheroes 2.0., a cura di S. Fabbri, Fondazione Villa Bertelli, Forte dei Marmi (LU) Respect, a cura di A. Redaelli, PUNTO SULL’ARTE (catalogo), Varese 2013 XXxXX, a cura di D. Decia, Studio D’Ars, Milano 2012 Il Senso Del Colore, The White Gallery, Milano 2011 Talk So Loud, Museo delle Industrie e del Lavoro, Saronno (VA) 2010 Look My Book, Studio d’Arte Fioretti, Bergamo Pensiero Fluido, a cura di A. M. Martini, Spazio Oberdan (catalogo), Milano Message Out a Bottle, a cura di I. Quaroni, Galleria Spazioinmostra (catalogo), Milano Lux Sur Le Féminen, Istituto Italiano di Cultura, Lussemburgo Wake Up!, The White Gallery, Milano Art Clocks, PopSolid, Milano 2009 Beautiful Dreamers, a cura di I. Quaroni, Angel Art Gallery (catalogo), Milano 2008 POPinvaderz, MondoPOP, Roma LILT.ART, Broletto (catalogo), Novara 2007 Toysinxland, Luccacomics, Lucca MTV Toys, Milano PUBBLICAZIONI / PUBBLICATIONS 2013 La più buona colazione del mondo, testo Giovanna Zoboli, illustrazioni Massimo Caccia (ed. Topipittori) 2011 C’è posto per tutti (ed.Topipittori)
2001 Per Te Colorerò La Luna Di Rosso, Annotazioni d’Arte, Milano
2009 Ninna nanna per una pecorella, testo Eleonora Bellini, illustrazioni Massimo Caccia (ed. Topipittori)
1999/2000 Mostri, Milano/Sondrio/Vigevano
2007 Deep Sleep (Grrrzetic Editrice)
MOSTRE COLLETTIVE / GROUP EXHIBITIONS
2005 Ruga e Tarta, testo Ferruccio Giromini, illustrazioni Massimo Caccia (ed. Hablò)
2015 Siamo tutti qui!, a cura di R. A. Caruso e Colossi Arte Contemporanea,
54
Terrazza Aperol, Milano <20 15x15/20x20, PUNTO SULL’ARTE (catalogo), Varese
ALICE ZANIN MOSTRE PERSONALI / SOLO SHOWS 2014 Circus Circes, Galleria Bianca Maria Rizzi & Matthias Ritter (catalogo con testo di E. Beluffi), Milano 2013 Desilio, a cura di D. Maria Papa, Galleria Nuvole Arte Contemporanea, Montesarchio (BN) Verba Volant, Biffi Arte, Piacenza
2011 Artisti del territorio, a cura di M. Caprara, Vecchio Ospedale Soave di Codogno (LO) PREMI E RICONOSCIMENTI / AWARDS AND HONORS 2015 Finalista “Premio Viviani Bice Bugatti”, Villa Vertua, Nova Milanese (MI) Semifinalista “Premio Arte Cairo Editore”, Milano
MOSTRE COLLETTIVE / GROUP EXHIBITIONS
2014 Finalista “Premio Combat”, sezione scultura e installazione (under 35)
2016 Febbre a 39’, Galleria Nuovo Spazio, Piacenza Carta Bianca, a cura di D. Maria Papa, Galleria Nuvole Arte Contemporanea (catalogo), Montesarchio (BN) Animali, a cura di M. Manduzio, Silbernagl Undergallery, Milano
2012 Semifinalista “Premio Arte Cairo Editore”, Milano Segnalazione “Premio di pittura Carlo Dalla Zorza”, Galleria Ponte Rosso, Milano Segnalazione “Movimento nelle segrete di Bocca”, Libreria Bocca, Milano
2015 Premio Viviani Bice Bugatti, Villa Vertua, Nova Milanese (MI) Art Stays Festival, Ptuj, Slovenia ZooMaginario, Aeroporto di Torino Caselle (TO) 31 daysOff, Castello di Felino (PR)
OPERE IN SPAZI PUBBLICI / PUBLIC ARTWORKS
2014 Noel des animaux, Galleria Rubin, Milano Ma Maison di Odilia Prisco, Asta benefica in favore della Fondazione Marzotto per la ricerca sulla Fibrosi Cistica, a cura di M. Casile, battitore d’asta Vittorio Sgarbi, (catalogo), Milano Premio Combat, Museo di Storia Naturale del Mediterraneo (catalogo), Livorno No Man’s Land (le sculture di Alice Zanin dialogano con le immagini visionarie di Aqua Aura), a cura di S. Bartolena, R&P Legal, Piazzale Cadorna, Milano Respect, a cura di A. Redaelli, Galleria PUNTO SULL’ARTE e Museo Civico di Comerio (catalogo), Varese Materie, a cura di S. Bartolena e A. Galbusera, Castello Visconteo (catalogo), Trezzo sull’Adda (MI)
2011 Finalista sezione pittura “SaturaPrize”, Palazzo Stella, Genova
2013 Acquisizione dell’opera “Hippotragus” bioparco ZOOM, Cumiana (TO) Esposizione personale in occasione del Festival del Diritto, Portici di Palazzo Gotico, Piazza Cavalli (PC) 2010 Acquisizione dell’opera “Argema Mittrei”, Museo di Storia Naturale di Crocetta del Montello (TV)
2013 Nero, a cura di E. Beluffi, Galleria Bianca Maria Rizzi & Matthias Ritter, Milano Pix Paratissima 9, Borgo Filadelfia (TO) Art Stays Festival, Ptuj, Slovenia ZooMaginario, a cura di F. Canfora e D. Ratti, Bioparco ZOOM (catalogo), Torino Dal letame nascono i fiori, a cura di S. Bartolena, Biblioteca di Mezzago (MB) Animali, a cura di S. Bartolena, Castello di Sartirana Lomellina (PV) Animali, a cura di S. Bartolena, Palazzo del Municipio, Olgiate Molgora (LC) Articolo 21, a cura di S. Bartolena e A. Galbusera, Torre Viscontea (LC) 2012 Aemilia Artquake, a cura di A. Agazzani, Chiostri di San Domenico (RE) Dalla Biennale, a cura di M. Caprara, Collegio Morigi (PC) Arte Fantastica lungo il Po’ tra Lodi e Piacenza, a cura di M. Caprara, Collegio Morigi (PC)
55
di SOFIA MACCHI VIALE SANT’ANTONIO 59/61 21100 VARESE (VA) ITALY +39 0332 32 09 90
INFO@PUNTOSULLARTE.IT