30 | MAGNA CARTA | PUNTO SULL'ARTE

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ANGELO ACCARDI MASSIMO CACCIA VALENTINA CECI DANIELE CESTARI JERNEJ FORBICI LUCA GASTALDO JOHANNES NIELSEN ALEX PINNA TOMÀS SUÑOL MARIKA VICARI ALICE ZANIN




10 - 30 SETTEMBRE 2017 CATALOGO A CURA DI / CATALOGUE CURATED BY: SOFIA MACCHI E GIULIA STABILINI PROGETTO GRAFICO / GRAPHIC PROJECT: GRETA PALASTANGA Copyright © PUNTO SULL’ARTE

P U N T O S U L L A R T E | V I A L E S A N T ’A N T O N I O 5 9 / 6 1 | 2 1 1 0 0 V A R E S E ( V A ) I TA LY | + 3 9 0 3 3 2 3 2 0 9 9 0 | I N F O @ P U N T O S U L L A R T E . I T




MAGNA CARTA 11 Artisti della galleria, pittori e scultori, italiani e stranieri, presentano per l’occasione opere realizzate su carta, un materiale tanto delicato e semplice quanto affascinante per la sua straordinaria versatilità. Diverse le tecniche e gli approcci dei singoli artisti. Dai dipinti realizzati con colori ad acrilico e olio, a quelli con gli smalti; dalle biro colorate agli acquerelli, fino alle varie tecniche di incisione e alla creazione di sculture in cartapesta. I soggetti sono quelli caratteristici degli artisti protagonisti della mostra: paesaggi di campagna perduti che ci raccontano la bellezza del mondo e la sua distruzione per mano dell’essere umano; animali stilizzati immortalati nelle più assurde situazioni e messi in relazione con oggetti quotidiani su fondali monocromatici; metropoli moderne costruite su un mirabile gioco di equilibri formali; immagini di paesaggi urbani attraversati da surreali figure di struzzi colorati; raffigurazioni di paesaggi boschivi autunnali e invernali dominati dal silenzio, raffinati e malinconici.

11 Artists, painters and sculptors, Italian and foreign, will exhibit their works on paper: a delicate but simple and intriguing material which enables artists to express themselves with extraordinary versatility. Each artist has his/her own personal touch and style. There are paintings made with acrylic or oil colours, others with enamel paint; some artists use coloured biros or watercolor and even particular etching techniques or paper sculptures. The artist pursues his/her own favourite subject: whether it be a long-lost country landscape that reminds us of the world’s beauties often ruined by the hand of mankind; or stylized animals caught in the most absurd situations and coupled with everyday objects with stylized monochromatic backgrounds; modern metropolis built on a wonderful play of formal equilibrium; urban scenes with coloured ostriches passing by; pictures of autumn and winter dominated by the sound of silence.


ANGELO ACCARDI Sapri, 1964

Urban landscapes fixed as if the artist were using a hidden camera and which become the expression of an interesting and complex personality. The art by Angelo Accardi describes, investigates and feeds itself with the styles and pressures of contemporary living. Within his works, the symbol turns into the key to hidden reality. Through a mild and disturbing ambiguity, a dualism between appearance and meaning, Accardi leads us inside pieces of art where everything moves; from the vague outlines of any detail, to the trails of light representing speeds, to the evident and nervous drawing gestural.

Paesaggi urbani che l’artista “ferma” come solo una telecamera nascosta riesce a fare e che diventano espressione di una personalità interessante e complessa. Quella di Angelo Accardi è un’arte che descrive, approfondisce e si alimenta al tempo stesso degli stili e degli stress del vivere odierno. Nelle sue opere il simbolo diventa la chiave che apre le porte della realtà nascosta. È con una sottile e inquietante ambiguità, con un dualismo tra apparenza e significato, che ci conduce all’interno di dipinti dove tutto si muove: dai contorni indefiniti di ogni particolare, alla velocità rappresentata da scie luminose, alla gestualità pittorica evidente e nervosa.

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MISPLACED PET

2013 | Serigrafia | 50 x 70 cm

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MISPLACED PET

2013 | Serigrafia | 50 x 70 cm

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MISPLACED MIRÃ’

2013 | Serigrafia | 70 x 100 cm

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MASSIMO CACCIA Desio, 1970

La stilizzazione allo stato puro è la cifra principale di Massimo Caccia. Protagonisti delle sue opere sono animali immortalati nelle più assurde situazioni, posti in relazione con oggetti quotidiani su fondali uniformi, spesso monocromatici. Definiti da linee pulitissime di eleganza quasi astratta, scanditi in campiture piane a colori accesi e costruiti su impeccabili equilibri spaziali, gli animali di Caccia sono vicinissimi e accessibili nella loro immediata riconoscibilità, ma soprattutto nel loro piccolo dramma personale. Sono conigli minacciati da forchette che stanno precipitando in verticale sulla loro schiena, libellule in equilibrio sulla lama affilata di un taglierino, pesci che tra un istante abboccheranno all’amo; sono esseri al bivio, in bilico tra la salvezza e un destino crudelmente beffardo sul quale non hanno alcun potere di intervenire.

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Stylization is Massimo Caccia’s code. His paintings portray animals in strange situations, set up with everyday objects against uniform and, often monochromatic backgrounds. His animals, defined by tidy, almost abstract, lines, spaced out by vividly coloured fields and built upon perfect balances, are more easily recognizable and their personal drama is more understandable. There are rabbits threatened by falling forks, dragonflies balancing upon a knife, fishes which are going to swallow the hook; living beings balancing between safety and a cruel, inevitable destiny.


SENZA TITOLO

2017 | Acrilico su carta | Dittico | 22 x 22 cm

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SENZA TITOLO

2017 | Acrilico su carta | 30 x 21 cm

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SENZA TITOLO

2017 | Acrilico su carta | 30 x 21 cm

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VALENTINA CECI Milano, 1985

The series “Implants” is centred on the role and dominion of humanity upon the world. Even being the subjects unpleasant and unaesthetic, Art manages to turn the evil created by humankind into something poetic, raising delicate feelings. There are no natural elements or animals, even the clouds seem artificial, as if originated by the implant itself. The coloured biros make the subjects evanescent, dusty, thus symbolizing human essence which, even being concrete and tangible, is destined to disappear.

La serie “Impianti” riflette sull’intervento e sul dominio dell’uomo sul mondo. I soggetti raffigurati sono sgradevoli, poco estetici, ma l’arte ha la capacità di tramutare anche ciò che l’uomo crea di più terribile in qualcosa di poetico e in grado di suscitare sentimenti delicati. Non ci sono elementi naturali o animali, persino le nuvole del cielo, artificiose, non naturali, sembrano provenire dall’impianto stesso. La tecnica a biro colorate rende i soggetti labili, “polverosi”, simbolo dell’esistenza umana che è concreta, tangibile ma destinata a svanire.

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IMPIANTO N.9

2017 | Penne biro a sfera colorate, penna gel bianca e acquerello su carta intelata | 85 x 100 cm

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IMPIANTO N.10

2017 | Penne biro a sfera colorate, penna gel bianca e acquerello su carta intelata | 40 x 89 cm

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DANIELE CESTARI Ferrara, 1983

Daniele Cestari è un pittore, un architetto, un fotografo. La sua formazione di architetto è fondamentale per capire quale fascinazione eserciti su di lui la città. È una metropoli archetipica, la sua, dove la riconoscibilità gioca un ruolo secondario. Perché in realtà non è importante dove siamo ma quello che sentiamo, quel formicolio tipico della città, il brusio di sottofondo che non si spegne mai, neppure di notte, ma di cui oramai nemmeno ci accorgiamo. È questo, la città di Cestari, e anche qualcosa di più: è un mirabile gioco di equilibri formali, declinato su una scala ridottissima di cromie che sono spesso grigie, nere, brune, e raccontano la loro storia in pennellate veloci, come se la sensazione fosse qualcosa di così fuggevole che se non si prende al volo scomparirà per sempre. Macchie, colature, graffi, ombre, improvvise strisce di colore apparentemente incongruenti eppure così necessarie, scandiscono queste tele seducenti, perennemente in bilico tra ragione e pura emozione.

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Daniele Cestari is a painter, an architect and a photographer. His education as an architect is one of the key elements to understand why he is so charmed by the city. He creates archetype cities, whose identity plays a secondary role. Since the location is not important, we can focus upon our feelings, the urban swarm, the background buzz which never stops, not even at night, even though we are by now used to it. This is Cestari’s city: an amazing game of formal balances, played upon a limited palette centred upon greys, blacks and browns, telling their story through fast brushstrokes, as if they had to seize something which would otherwise vanish. Spots, pouring, scratches, shadows, sudden coloured stripes apparently incongruous but still essential, scan these charming canvas, constantly balancing between intellect and pure emotion.


IL POETA FRANCESE E LA SUA NUBE TURCHESE 2017 | Tecnica mista e collage su carta | 70 x 100 cm

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DIARIO AMERICANO

2017 | Tecnica mista e collage su carta | 70 x 100 cm

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JERNEJ FORBICI Maribor, SI, 1980

Jernej Forbici choose nature as his privileged subject. However, his nature is violated and wounded. Born in Slovenia, in Maribor, as a child he used to play in the countryside outside the city. Not far from there, in Kidricevo, an aluminium factory polluted the area, colouring the water with absurd and incredible shades, which Jernej would never forget. Nature was rotting, slowly dying into a poisonous agony, yet, as in a swan song, shining within a sick beauty. Forbici kept seeking for that kind of beauty representing it upon his canvases, soaked within a neoromantic lyricism.

Jernej Forbici da anni ha fatto della natura il suo soggetto privilegiato. Ma la sua è una natura violata, ferita. Nato in Slovenia, a Maribor, da bambino giocava nelle campagne fuori dalla città. Poco lontano da lì, a Kidricevo, una fabbrica di alluminio inquinava irrimediabilmente tutta la zona, facendo sì che il colore delle acque virasse in tinte assurde, incredibili, che il giovane Jernej non avrebbe mai più dimenticato. La natura si guastava, moriva a poco a poco in una lenta agonia venefica, e in quella agonia, come in un canto del cigno, splendeva di una bellezza malata. Quella bellezza ha continuato a cercare e a donarci Forbici nei suoi dipinti grandiosi, intrisi di un lirismo di sapore neoromantico.

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AURI SACRA FAMES V

2017 | Acrilico e olio su carta | 20 ø cm

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AURI SACRA FAMES X

2017 | Acrilico e olio su carta | 90 ø cm

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AURI SACRA FAMES

2017 | Acrilico e olio su carta | 20 ø cm

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LUCA GASTALDO Milano, 1983

The one by Luca Gastaldo is a very personal and particular declination of landscape. Reason and instinct, materialism and spirituality, man and nature have always been analyzed starting from their conflicting relations. Luca Gastaldo paints landscapes not to describe places, but the essence of human beings. Memories of sensations, desires of emotions, soothed fears resurface through the observation of the strong contrasts, light and backlight. Details, colours, non-colours, to recreate places which exist only within our souls and are as real as they can talk to our feelings.

Quella di Luca Gastaldo è una declinazione del tema del paesaggio tra le più personali e insolite. Ragione e istinto, materialità e spiritualità, uomo e natura sono stati quasi sempre indagati partendo proprio dai loro contrastanti rapporti. Luca Gastaldo dipinge paesaggi che non descrivono luoghi, ma parlano dell’essenza dell’uomo. Chi osserva i forti contrasti, la luce e il controluce, ritrova in essi ricordi di sensazioni, desideri di emozioni, timori vissuti che spesso sono sopiti. Dettagli, colori, non colori, perfino evocazioni di silenzi o sensazioni olfattive, ognuno dei quali ricrea luoghi che esistono dentro di noi e sono tanto reali quanto più sono capaci di parlare ai sentimenti.

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CERCARTI ANCORA

2017 | Tecnica mista su carta | 16 x 16 cm

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ATTIMI

2017 | Tecnica mista su carta | 30 x 30 cm

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DESIDERIO DI CASA

2017 | Tecnica mista su carta | 30 x 30 cm

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ORA

2017 | Tecnica mista su carta | 20 x 18 cm

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SPAZI

2017 | Tecnica mista su carta | 20 x 18 cm

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JOHANNES NIELSEN Falkenberg, SE, 1979

Delicate and light human and animal bodies realized by taking inspiration from the trees, whose shapes he uses to reproduce the waist, arms and legs of his subjects. This kind of process results into stylized figures which recall atmospheres full of suggestions, that force us to remember that everything is uniquely and inevitably temporary. Through a contemporary language, yet filled with classical suggestions, starting from Giacometti’s solemn figures to Antony Gormley’s communicative power, Nielsen manages to deprive shape from its adjectives, enriching it with meanings, carving the body to let us see its soul.

Corpi umani e animali delicati e leggeri realizzati utilizzando come modelli d’eccezione gli alberi dalle cui forme prende ispirazione per plasmare la vita, le braccia e le gambe dei suoi soggetti. Ne risultano figure stilizzate che ricordano atmosfere cariche di suggestioni tese a ricordarci che tutto è unicamente ed inevitabilmente temporaneo. In un linguaggio modernissimo eppure ricco di suggestioni classiche, che dalle figure ieratiche di Giacometti arriva alla potenza comunicativa di Antony Gormley, Nielsen riesce nel difficile compito di spogliare la forma di aggettivi arricchendola al tempo stesso di significati, di scolpire il corpo e di farci vedere l’anima.

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NO TITLE

Litografia | 56 x 72 cm

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NO TITLE

2014 | Monotipo con lastra di rame | 40 x 30 cm

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NO TITLE

2014 | Monotipo con lastra di rame | 20 x 15 cm

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ALEX PINNA Imperia, 1967

Caratterizzati dal fisico esile e dalle gambe lunghissime, i personaggi protagonisti dei lavori di Pinna sono senz’altro figli della poetica di Giacometti, alleggerita però della sua cupa drammaticità per acquisire una sorta di malinconico sorriso, uno sguardo tra l’ingenuo e il disincantato sulla realtà. Innamorato dei fumetti e di tutti i linguaggi capaci di parlare immediatamente al cuore della gente, l’artista riesce nella difficile impresa di comunicare emozioni, sentimenti, tratti psicologici senza il bisogno delle espressioni del volto (i visi dei suoi personaggi sono risolti in pochi tratti: la fronte e la linea del naso) ma con il solo incurvarsi pensoso di una schiena, o con l’inclinarsi del corpo in precarie situazioni di disequilibrio, lasciando nello spettatore un sottile senso di instabilità esistenziale. Alex Pinna è una delle voci più fresche e interessanti della scultura italiana. Gli piace sperimentare, cambiare, rinnovarsi sempre, e questo ha fatto, negli anni, pur rimanendo assolutamente coerente a se stesso. Utilizza diversi materiali: bronzo, corda, ferro, acciaio e vetro, per dare vita a una serie di personaggi inquieti, che sembrano uscire tutti dalla stessa fiaba, leggera e profondissima.

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Pinna’s sculptures, characterized by thin bodies and long legs, certainly derive from Giacometti’s poetics, though unburdened from their gloomy gravitas and gifted with a melancholy smile and a naïve and disenchanted glance upon reality. The artist, deeply in love with comics and any language which can easily reach people’s heart, manages to convey emotions, feelings and mental features without availing himself of facial expressions (his characters’ faces are composed by few traits: forehead and nose), but only of the thoughtful bending of a spine or the imbalanced tilting of a body, communicating a sensation of existential instability. Alex Pinna represents one of the coolest and most interesting voices of Italian sculptor. He enjoys experimenting, changing, continual renewal, and that is what he has been doing over the past years but always maintaining his own style. He uses different kind of materials: bronze, iron, steel and glass, to create restless characters, which look as if they have come straight out of the same light and profound fairy tale.


CARTELLA ANNO

2009 | Cartella contenente 12 incisioni

CARTELLA ANNO

2009 | Cartella contenente 12 incisioni

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CARTELLA ANNO

2009 | Cartella contenente 12 incisioni

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CARTELLA ANNO

2009 | Cartella contenente 12 incisioni

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TOMÀS MARTÍNEZ SUÑOL Dieulefit, FR, 1964

Scorci disabitati, spogli, immersi in un silenzio polveroso; angoli incuneati tra i vicoli dove il sole lascia solo qualche traccia, ma poi sparisce, ricordato da un’afa vagamente soffocante. E questo silenzio, questi odori, quest’afa trovano consistenza nelle strisce di colore denso e materico che scandiscono la tela in campiture. Quelli che l’artista racconta sono i paesaggi delle sue radici, radici strappate, però, perché lui, catalano per eredità famigliare, è stato costretto per motivi politici a nascere in Francia. Ci torna non appena può, in quella Badalona che era stata la casa natale dei suoi genitori, e allora comincia a dipingerla. Sono grigi terrosi screziati di rossi e di bruni, gialli pieni e roventi, blu polverosi su cui la città di Badalona appare come una presenza fantasmatica, definita da segni sottilissimi e piccoli solchi a indicare porte e finestre (ma così strette da non riuscire ad immaginarvi un passaggio) o a suggerire infinite fughe di vicoli. Il senso di smarrimento davanti a un luogo profondamente proprio e purtuttavia mai afferrato completamente è tutto lì, in quella materia ruvida che pone le opere sempre in bilico tra una figurazione leggera e un’astrazione potente.

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Deserted and bare views, wrapped within a dusty silence; corners of alleys enlightened by traces of a pale sun, mainly perceived through the suffocating mugginess. The consistency of the silence and smells lies within the thick and tactile paintbrushes, which articulate the canvas into coloured fields. The artist represents his native landscapes to recall his ripped roots since, although belonging to a Catalan family, he had to born in France for political reasons. He got back in Badalona, his parents’ natal house, as soon as he could and he started to paint it. Earthy greys mottled with reds and browns, full and scorching yellows, dusty blues upon which Badalona looks like a ghost town, built through thin marks and little ruts indicating doors and windows (so narrow that they can hardly resemble a passage) or endless escape routes. The bewilderment caused by not belonging to his native place is perfectly conveyed by the coarse material, hanging the works in a balance between faint depiction and strong abstraction.


BLAU A L’ESQUERRA

2015 | Olio su carta | 30 x 30 cm

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EL CAMPANAR DE VARESE

2017 | Olio su carta | 36 x 36 cm

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EL SACRO MONTE

2017 | Olio su carta | 36 x 36 cm

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MARIKA VICARI Vicenza, 1979

Marika Vicari has celebrated the grace of the trees since forever. Her artworks tell us about woods which, even not being enchanted-like ones, own the same dreamlike extent of a fairy tale. They are plausible woods, yet unreal. Generated by a stratification of memories and emotions, archetype of what is identified as “wood” by our minds. One by one, similar to each other, like frames of the same video shot in a winter or autumn day, they sing a choral chant; never repetitive, always new, yet familiar, comfortable. The artist just asks for an involved glance.

Marika Vicari canta la grazia degli alberi da sempre. I suoi dipinti ci raccontano di boschi che pur non cedendo mai alla facile tentazione estetica della favola ne possiedono intatta la portata onirica. Sono boschi possibili, ma non reali. Frutto di una stratificazione di ricordi e di emozioni, archetipo di quello che nella nostra mente si forma alla parola “bosco”. Uno dopo l’altro, uno simile all’altro, come frame di uno stesso video girato in un giorno d’inverno, o di tardo autunno, intonano un canto corale; mai ripetitivi, sempre nuovi eppure familiari, rassicuranti. L’artista non chiede allo spettatore null’altro che uno sguardo partecipe.

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SPASIMA IL CIELO DI FENDERE LA TERRA... E IO SONO RADICE DI TUTTO 2017 | Grafite su carta | 70 x 100 cm

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SPASIMA IL CIELO DI FENDERE LA TERRA... E IO SONO RADICE DI TUTTO

2017 | Grafite su carta | 70 x 100 cm

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ALICE ZANIN Piacenza, 1987

Self-taught artist, she experienced various means of expression, deciding to focus upon papiermâché at the beginning of 2012. Nowadays her work – even though still sculptural – is oriented towards installations, creating a dialogue focused upon inconsistency and association of ideas between her works and objects. The almost immediate choice of the objects often leads to a misinterpretation of their common function, thus generating awkwardness and irony between them and animals.

Autodidatta di formazione, sperimenta diversi mezzi espressivi fino a scegliere di concentrarsi pressoché esclusivamente sulla tecnica della cartapesta all’inizio del 2012. Attualmente il suo lavoro, pur restando a tutti gli effetti scultoreo, tende all’installazione soprattutto in termini espositivi, costruendo un dialogo tra opere e oggetti sulla base del registro dell’incongruenza o dell’associazione di idee. Le scelte quasi “automatiche” degli oggetti infatti sovente conducono ad un travisamento della loro convenzionale destinazione d’uso, ottenendo tra questi e il soggetto animale una relazione oscillante tra il reciproco imbarazzo e una galante ironia.

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HORSE & INTERJECTION 13

2016 | Cartapesta, voile, filo, resina, plexiglass | 130 x 35 ø

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BIANCONIGLIO

2015 | Cartapesta, pelliccia | 39 x 16 x 20 cm

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AZUL

2015 | Cartapesta | 87 x 50 x 48 cm

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VIALE SANT ANTONIO 59/61 VARESE | 0332 320990 | INFO@PUNTOSULLARTE.IT

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