29 | NAGATANI | SEMI DEL TEMPO | PUNTO SULL'ARTE

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K YO J I N A G ATA N I

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SEMI DEL TEMPO



N A G ATA N I S C U LT U R A


6 MAGGIO - 10 GIUGNO 2017

MOSTRA A CURA DI / EXHIBITION CURATED BY: ALESSANDRA REDAELLI CATALOGO A CURA DI / CATALOGUE CURATED BY: KYOJI NAGATANI E PUNTO SULL’ARTE TESTI / TEXTS: MARIO BOTTA E ALESSANDRA REDAELLI FOTOGRAFIA DI / PHOTO BY: MARCO BERTOLI (P.14, 16, 17, 18, 19, 56). KYOJI NAGATANI Copyright © PUNTO SULL’ARTE SI RINGRAZIA PER LA COLLABORAZIONE / THANKS FOR THE COLLABORATION: PAOLO NECCHI SERGIO NECCHI FONDERIA VAGHI DI ORIGGIO LINO REDUZZI MARCELLO CALVI PIETRO GRASSI

PUNTO SULL ARTE | VIALE SANT’ANTONIO 59/61 | 21100 VARESE (VA) ITALY | +39 0332 320990 | INFO@PUNTOSULLARTE.IT


SEMI DEL TEMPO



Semi del tempo Per interpretare correttamente l’opera scultorea di Nagatani è indispensabile richiamare la sensibilità e la partecipazione attiva dell’osservatore. Nella maggior parte dei casi, infatti, le sue opere si presentano come frammenti di una realtà più ampia e misteriosa. Come appare talvolta anche nei titoli delle sue opere, le sculture si presentano come “semi”, elementi primordiali con potenzialità ancora inespresse, con realtà nascoste tutte da scoprire. È possibile trovare forti analogie fra queste opere e la nozione di fertilità: c’è un soffio leggero del tempo dietro le opere di Nagatani; sussiste una presenza del passato che interroga con insistenza l’osservatore. Questa è una affascinante chiave di lettura del lavoro dell’artista. Il “tempo” è evidentemente una realtà esterna alla scultura, ma diviene una nozione di riferimento nel momento in cui avviene l’incontro con l’osservatore. Mi sembra di capire che le opere modellate da Nagatani (anche quando sono ingrandite per divenire monumentali) conservano principalmente la capacità di apparire come parti limitate, talvolta microscopiche, rispetto a una realtà di tempo e di spazio evocata dall’artista. Di fronte a questi lavori l’immaginario dell’osservatore è sospinto verso una dimensione cosmica; le sculture si configurano come atomi rispetto alla materia, o cellule a confronto dei tessuti, o stelle come parti delle galassie. Le sculture si proiettano come messaggi nell’indecifrabile mistero proprio della forza creativa. Il registro linguistico dello scultore insiste sulla dualità di trattamento fra le parti levigate delle superfici esterne che avvolgono il volume primario – chiare e sensuali – e l’accentuata rugosità di una materia grezza e cruda, ancora viva, interna al corpo modellato, con lacerazioni e ferite create dal processo generativo. I rimandi alla realtà dei messaggi evocati dall’artista, i silenzi e le profondità di spazio e di tempo, sono custoditi nel grembo tormentato della scultura. Le forme espressive di Nagatani vivono un rapporto di tensione continua fra fragili equilibri, la condizione emotiva dell’osservatore diviene parte dell’opera stessa. Le sculture si affermano come segni che evocano nel silenzio i segreti più profondi della vita. Mario Botta



Seeds of time In order to understand Nagatani’s sculptures correctly, it is fundamental to appeal to the sensibility and the active participation of the observer. His works are mostly presented as fragments of a mysterious and extended reality. As it is sometimes evident also in their titles, his sculptures are like seeds, rudimentary elements with still unexpressed potentialities and a hidden reality still to be found. It is possible to find strong analogies between these sculptures and the notion of fertility: there is a soft breath of time behind Nagatani’s work; a presence of the past that constantly interrogates the observer. This is a fascinating key to the interpretation of his work. Time is obviously an external reality to sculpture, but it turns into a reference point in the moment in which there is the meeting with the observer. It seems to me that Nagatani’s sculptures (even when they have monumental dimensions) keep the capacity of showing themselves as limited, at time microscopic parts compared to the time-space reality expressed by the artist. In front of these sculptures, the observer’s imagination is driven towards a cosmic dimension; the sculptures are like atoms to matter, or cells to tissues, or stars to galaxies. They plunge like messages in the incomprehensible mystery of the creative force. The sculptor’s linguistic register insists on the duality of treatment between the polished, sensual and clear surfaces that wrap up the primary volume and the marked roughness of the raw material, still alive inside the sculpted piece, that shows the wounds and the tears caused by the creative process. The references to reality, the silences and the depths of space and time are guarded inside the tortured womb of the sculpture. Nagatani’s expressive forms live through a constant strained relation among fragile balances; the observer’s frame of mind becomes part of the sculpture. His works stand out like symbols that silently express the deepest secrets of life.

Mario Botta



KyoJi Nagatani di Alessandra Redaelli Entrare nello studio di Kyoji Nagatani, a Milano, significa varcare una soglia ideale: fare un salto mentale che ci permette di lasciarci alle spalle il caos della metropoli, la folla variopinta, i rumori della strada e di accedere a una realtà nuova, accogliente, pacata, scandita su ritmi antichi. C’è silenzio, lì, amore per le parole pronunciate con calma e precisione, a voce bassa. E improvvisamente ci si accorge di quanto un momento così ci mancava, di quanto ne avessimo bisogno. Poi ci sono le sculture, dormienti sotto morbidi panni scuri. Verranno svelate una ad una, a tempo debito. Così si resta in attesa, senza che le immagini ci bombardino lo sguardo e il cervello, ma con tutto l’energia mentale a disposizione per assaporarle una ad una. E allora lo sguardo non può che cadere su ciò che è già svelato, su quelle Pietre oniriche appese al soffitto in file di sette. Tondeggianti, morbide, rilucenti nel bronzo. Sette virtù: affetto, coraggio, generosità, onestà, pazienza, umiltà e rispetto. Sono ovali irregolari legati da un filo invisibile che ondeggiano leggermente a ogni minimo spostamento d’aria e che comunicano un immediato senso di calore. “La forma è quella dell’onigiri”, racconta l’artista, “la polpetta di riso che la mamma prepara con le sua mani per il bimbo che va a scuola, o in gita”. Amore, dunque, protezione, promessa, accudimento sono racchiusi qui in una forma che è, però, anche forma primordiale, uovo di Piero della Francesca e Musa dormiente di Brâncuşi, seme e sagoma di uccello o di pesce, disordine naturale e perfezione. Ma poi, improvvisamente, la forma si rivela spaccata, la lucentezza si spezza in una ferita che mostra il dentro, il cuore. E quel dentro è materia ruvida, gioco di forme regolari che a tratti ricorda una metropoli vista dall’alto di un aereo e a tratti i microchip che governano il cervello di un computer. Scabro, crudo, forse pericoloso, certamente affascinante, questo abisso attira lo sguardo, fa scattare sinapsi (il pensiero corre ad Arnaldo Pomodoro), contraddice e rafforza la piena lucentezza della forma che lo contiene. Ogni cosa, del resto, esiste e ci è comprensibile grazie al suo contrario: la luce grazie all’ombra, il suono grazie al silenzio. Bisogna accettare la vita nella sua completezza, dice Nagatani: anche la felicità è incompleta senza il dolore. Ecco, quelle di Nagatani sono sculture che comunicano una calma saggezza, che ci indicano la via verso una possibile comprensione della vita e del mondo. I temi ricorrenti sono quelli che danno il senso all’esistere: il viaggio, il tempo, la memoria, l’anima, il ponte, il rifugio. E nelle sue arche lucenti pronte a solcare i mari, nei suoi semi imprigionati in gabbie dalle forme irregolari e tuttavia perfette, nelle meteoriti che portano ancora il segno lasciato dal fuoco, nelle dimore misteriose arroccate su speroni di roccia spaccati da fenditure che sembrano condurre verso un’altra dimensione o percorse da teorie infinite di scalini, c’è tutto il portato di una scultura amata fin da piccolo e studiata con passione. C’è un po’ di quel Giacomo Manzù visto a Tokyo negli anni Settanta e diventato per lui un punto di riferimento fondamentale (e poi, più avanti, conosciuto e frequentato da artista), c’è, come abbiamo visto, un po’ di Constantin Brâncuşi e un po’ di Arnaldo Pomodoro. Perché Kyoji Nagatani è un artista squisitamente orientale (anzi, squisitamente giapponese) che riesce a fondere mirabilmente in sé e nelle sue opere la cultura della sua terra e la sensibilità occidentale. C’è la storia della grande scultura, qui, c’è la voce della tradizione giapponese e c’è, su tutto, la freschezza dello sguardo contemporaneo, del qui e ora che ce lo rende vicinissimo e tuttavia ancestrale. Sono sculture, le sue, che ci regalano una lettura inedita dello spazio, che per certi versi ce lo ricreano semplificando le forme; sono sculture che mutano profondamente a seconda dell’angolazione dalla quale le si guarda, perché l’ovale non è mai un ovale perfetto e il poliedro continuerà a sorprenderci ogni volta che vi poseremo lo sguardo. Ma soprattutto sono sculture generose, che parlano a tutti, da cogliere con l’istinto e in cui rintracciare – con la calma che meritano – il senso delle proprie emozioni e del proprio passato.



KyoJi Nagatani by Alessandra Redaelli Entering Kyoji Natagani’s atelier, in Milan, is like crossing an ideal threshold: a mental leap to leave the chaos of the metropolis, the colourful crowd, the rackets of the road and access a new, welcoming, quiet reality structured upon ancient rhythms. It is filled with silence and love for each word uttered with calm and precision, with low voice. Suddenly one realizes how a moment like this was missed and needed. Then there are the sculptures, veiled with dark fabrics. They will be revealed one after the other, at their own time. So one can wait, without being overwhelmed by images, but on the contrary preserving all the available mental energy to taste each one of them. Therefore, the glance has no choice but to focus upon what is already revealed, upon those Pietre oniriche hanging from the ceiling in rows of seven. Round, soft, shining in bronze. Seven virtues: fondness, bravery, honesty, patience, humility and respect. Irregular ovals connected through an invisible string which sway at each airflow and immediately convey a sense of warmth. “Their shape mirrors the onigiri”, the artist tells, “the rice patty which the mother prepares for her child when he goes to school or on a day trip”. Love, therefore protection, promise, caregiving are treasured within a form which, within its primordial shape, also recalls the egg by Piero della Francesca or the Musa Dormiente by Brâncuşi, seed and silhouette of bird or fish, natural disorder and perfection. Then, suddenly, the form reveals to be broken, its brilliance breaks into a wound showing its inner side, its heart. It is made of coarse matter, a game of regular forms recalling both a metropolis seen from an airplane and the microchips governing a computer. Rough, brutal, maybe dangerous, undoubtedly fascinating, this abyss captures one’s glance, activates synapses (it reminds the works by Arnaldo Pomodoro), it denies and together reinforces the brightness of the form holding it. As a matter of fact, each thing exists and is fully understandable thanks to its own contrary: light and shadow, silence and noise. Life should be accepted in its plenitude, according to Nagatani: also happiness is incomplete without pain. Nagatani’s sculptures convey a quiet wisdom, and show us the way towards an eventual understanding of life and the world. The recurring themes are the ones gifting life with meaning: travel, time, memory, soul, bridge, shelter. His shining arks ready to sail, his seeds trapped within irregular yet perfect cages, his meteorites still marked by fire, his mysterious abodes perched on rocks whose breaches seem to lead to another dimension or to be crossed by endless stairs, they all carry the artist’s love for sculpture which has been cultivated and studied since he was a child. An impression of the Giacomo Manzù he has seen in Tokyo in the 70’s and has elected as his fundamental reference (then finally met and frequented as an artist himself), also – as mentioned before – a somewhat of Constantin Brâncuşi and Arnaldo Pomodoro. Since Kyoji Nagatani is an exquisitely oriental artist (actually, exquisitely Japanese), who manages to blend the culture of his own country with the Occidental sensitivity. He reports the story of great sculpture, as well as the voice of Japanese tradition, together with the freshness of contemporary glance, of the here and now, thus seeming both near and ancestral. His sculptures gift the viewers with an innovative interpretation of space, almost recreating it by simplifying its forms; these are sculptures which deeply change according to the perspective, since the oval is never perfect and the prism will surprise at any glance. Above all these are generous sculptures, addressing anyone, which should be instinctively seized and analysed – with the patience they deserve – to find the sense of one’s emotions and past.


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LE PIETRE ONIRICHE Le forme ovali sono ispirate al simbolo della vita. Sono come i frammenti di roccia che si staccano dalle montagne e cadono nei fiumi. Inizialmente sono forme spigolose, ma nel tragitto che le porta ad arrivare fino a riva, grazie alla forza della natura e al passare del tempo, vengono levigate e diventano tondeggianti, morbide e modellate in forme generose. È lo stesso percorso che simboleggia la vita di ognuno di noi. I giovani hanno menti fresche, ma crude e spigolose. Stando a contatto con la realtà che li circonda e grazie al trascorrere del tempo il loro carattere diventa più morbido, comprensivo e saggio.In questa scultura sono rappresentate 7 forme sospese con un cavo verticale che esprime sia tensione che ordine sociale. Le 7 forme simboleggiano le Sette Virtù: affetto, coraggio, generosità, onestà, pazienza, umiltà e rispetto. Se per ogni giorno della settimana praticassimo una di queste virtù, la nostra società sarebbe composta da uomini più saggi.

THE DREAM STONES The oval shapes are inspired by the symbol of life. They’re just like rock fragments gradually breaking off from the mountain and falling into rivers. At the beginning the fragments are still very edgy but, thanks to time and the force of nature, they become smooth, rounded, soft and molded into voluptuous curves. This path symbolizes our life. Young people’s minds are fresh, but edgy and raw. With time, being in contact with the world around them, their character becomes softer, more understanding and wiser. This sculpture is composed of 7 shapes suspended by a vertical cable, expressing both social order and tension. The 7 shapes symbolize the Seven Virtues: love, courage, generosity, honesty, patience, humility and respect. If for every day of the week we practiced one of these virtues, our society would be made up of wiser men.

Kyoji Nagatani

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Genesi 2016

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Genesi 20 x 26 x 27 cm Bronzo Patinato 2016

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Genesi 23 x 27 x 17 cm Bronzo Patinato 2016

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Il Seme del Tempo No.4 23 x 28 x 19 cm Bronzo Patinato 2016

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I paesaggi dell’anima 42 x 26 x 24 cm Bronzo Patinato 2009

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I paesaggi dell’anima 42 x 26 x 24 cm Bronzo Patinato 2009

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I paesaggi dell’anima No.2 30 x 20 x 22 cm Bronzo Patinato 2013

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I paesaggi dell’anima No.2 30 x 20 x 22 cm Bronzo Patinato 2013

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Il Trono del Sapere 48 x 17 x 23 cm Bronzo 2016

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Genesi 32 x 23 x 20 cm Bronzo 2016

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L’Arca di Noè No.1 22 x 29 x 21 cm Bronzo Patinato 2015

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L’Arca di Noè No.1 22 x 29 x 21 cm Bronzo Patinato 2015

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L’Arca di Noè No.2 22 x 29 x 21 cm Bronzo 2015

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L’Arca di Noè No.2 22 x 29 x 21 cm Bronzo 2015

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I paesaggi dell’anima 32 x 42 x 40 cm Bronzo Patinato 2011

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I paesaggi dell’anima 32 x 42 x 40 cm Bronzo Patinato 2011

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Il Seme del Tempo No.5 25 x 38 x 24 cm Bronzo Patinato 2016

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Kyoji Nagatani è nato a Tokyo nel 1950. Si è laureato all’Università delle Arti di Tokyo e presso l’Istituto Superiore di Ricerca dell’Università Statale Belle Arti di Tokyo. Nel 1976 ha conseguito il Diploma nella specializzazione di fusione in bronzo. Ha vinto una borsa di studio del governo italiano che gli ha consentito, nel 1984, di diplomarsi all’Accademia di Brera sotto la guida degli scultori Enrico Manfrini e Alik Cavaliere. Fra le sue opere più imponenti ricordiamo: il Monumento per il Teatro Comunale di Hachioji a Tokyo, “la Sedia del Vento” presso il Museo Aperto di Usukushi-ga-hara di Nagano, “la Porta del Vento” presso il Museo Aperto di scultura di Hakone, “Il Seme” presso la Scuola Edile di Bergamo (Seriate) e tre monumenti per i Giardini pubblici di Yoshikawa City (Saitama). Nel 2009 ha conseguito il “Premio delle Arti” - settore scultura - Circolo della stampa di Milano, Associazione Culturale Indro Montanelli. Vive e lavora tra Milano e Tokyo. Foto: Marco Bertoli


Mostre personali 1975 Gallery 21 Ginza Tokyo 1979-1983 Galleria Ponte Rosso, Milano 1985 Galleria Annunciata, Milano 1988 Centro Culturale dell’ Arte Bellora, Milano 1990 Gallery Universe, Tokyo 1992 Spazio Baleri Italia, Milano 1996 Galleria Silvano Lodi jr., Milano 1998 Galleria Civica “Vecchia Pescheria”, Cervia 2000 Spazio Montenero, Milano 2002 Gallery Kaoluco, Tokyo 2003 Galleria Borgogna, Milano 2005 Palazzo del Comune, Teglio 2006 Palazzo Comunale di Pioltello, Milano 2008 Galleria Borgogna, Milano Gallery Kaoluco, Tokyo Aero Villaggio, Aeropoporto di Rivanazzano Voghera 2011 C-Arte Cassago Brianza C-Hotel 2012 Baxter Milano 2013 Gallery Mondo Arte Milano Gallery Kaoluco Tokyo 2014 Gallery Kaoluco Tokyo 2015 Gallery Mondo Arte Milano 2016 Japan My Love ‘Le suite di Palazzo Segreti’ Milano 2017 Hotel Baglioni, Bologna Galleria Punto Sull’Arte, Varese Galleria FienilArte, Pietrasanta Collezioni 1981 1992 1994 1995 1997 1999 2000 2001 2002 2006

Monumento per Villa Fontana, Capriano Milano Collezione “Shu Uemura” Milano Collezioni “Shu Uemura” Harajuku Tokyo Monumento per ACS, Tribiano, Milano Monumento per Teatro Comunale di Hachioji, Tokyo “La sedia del Vento” Museo Aperto di Utsukushigahara, Nagano Premio Internazionale di Grafica “Do Forni”, Venezia Premio Bugatti, Biblioteca Comunale di Nova Milanese, Milano Monumento per Scuola “Yurigakuin”, Osaka Monumento per Tempio “Ryukokuji”, Hachioji, Tokyo Urna Giubilare per l’ Apertura della Porta Santa San Giovanni Laterano, Roma “XXIX Premio Sulmona” Biblioteca Comunale di Sulmona, Aquila “Trono di Silenzio” Comune di Pioltello, Milano Triade Rosso per Stabilimento di Hosaka Seisakujyo” Kanagawa

2008 Club House dell’ Aeroporto di Voghera The Hakone Open Air Museum “La Porta del Vento” 2009 “La Porta della Memoria” Belvedere di Chiesa in Valmalenco (SO) 2010 “Triade Rossa” Palazzo Via Gabba Milano 2012 “Seme” Scuola Edile di Bergamo (Seriate) 2013 Tre Monumenti per il giardini pubblici di Yoshikawa-city (Saitama) Mostre Collettive 1974-1978 Mostra di Scultura dell’ Associazione Shinseisaku, Tokyo 1982 Mostra dell’ Accademia di Brera, Milano 1985 Mostra Internazionale di Scultura, Castellanza 1988 Mostra Internazionale di Savona Mostra della città S. Angelo, Lodi 1991 “15 Scultori Giapponesi di oggi” Istituto Italiano di Cultura, Tokyo 1992 De’ couvertes Grand Palais, Parigi 1993 Mostra “Forme nel verde” S. Quirico d’Orcia, Siena Mostra degli Artisti Internazionali d’ ARS, Milano 1994 Galleria Silvano Lodi jr, Milano Internazionali di Scultura Gioia Lazzerini Pietrasanta 1995 Fuji Sankei Biennale al Museo Aperto di Utsugushigahara, Hakone 1996 Arte e cultura del Sol Levante tra le Apuane Galleria Grup Carrara, Colonnata 1999 Rassegna Internazionale di figura e scultura “Premio Bugatti”, Nova Milanese 2000 Mostra XV Triennale Internazionale d’Arte Sacra città di Celano, Aquila Mostra “Viaggio della Luce” Teatro Civico di Schio, Vicenza Mostra Galleria d’Arte Contemporanea Il Vicolo, Cesena 2002 “XXIX Premio Sulmona” Aquila 2004 “Monumenta”, Caselle Torinese “Racconti Scultore”, Chievi Torino 2005 “Open 2005” Esposizione Internazionale di Sculture ed Installazioni, Venezia Lido 2006 “Sculture en plein air”, Limone Piemonte 2007 “Germinazioni” Mostra del decennale, Teglio Palazzo Besta Esposizione a Aperto, Marunouchi Tokyo 2009 Biennale di Scultura Chiesa in Valmalenco 2010 “Spirale” Gallery Yamawaki Tokyo 2011 “Spirale” Gallery Yamawaki Tokyo 2012 “Spirale” Matsumoto City Museum of Art 2012 Premio Limen Arte Vibo Valentia 2012 “Stemperando” Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino 2015 Esposizione internazionale Museo nazionale di Jiangxi Cina 2017 “Dal 1969 a Oggi”, Casa d’arte, Spagna Bellora, Milano


Prestampa:

Milano Finito di stampare Maggio 2017



di SOFIA MACCHI VIALE SANT’ANTONIO 59/61 21100 VARESE (VA) ITALY +39 0332 32 09 90

INFO@PUNTOSULLARTE.IT


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