20 | FEDERICO INFANTE | WE CAN SEE THE WIND | PUNTO SULL'ARTE

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WE CAN SEE THE WIND 13 MARZO - 30 APRILE 2016 MOSTRA A CURA DI / EXHIBITION CURATED BY: ALESSANDRA REDAELLI CATALOGO A CURA DI / CATALOGUE CURATED BY: SOFIA MACCHI E GIULIA STABILINI TESTI / TEXTS: ALESSANDRA REDAELLI PROGETTO GRAFICO / GRAPHIC PROJECT: GRETA PALASTANGA Copyright © PUNTO SULL’ARTE

PUNTO SULL ARTE | VIALE SANT’ANTONIO 59/61 | 21100 VARESE (VA) ITALY | +39 0332 320990 | INFO@PUNTOSULLARTE.IT




WE CAN SEE THE WIND Nato in Cile trentatré anni fa, Federico Infante si può annoverare tra gli artisti più promettenti del panorama internazionale. Le sue opere fanno parte di collezioni private negli Stati Uniti, Arabia Saudita, Singapore, Germania, Francia, Belgio e Italia. Dopo varie mostre collettive e personali di grande successo negli USA e in Cile ora farà il suo debutto in Europa nella galleria di Varese, PUNTO SULL’ARTE, del tutto in sintonia con la sua filosofia. La sua creatività, infatti, si esprime in perfetto equilibrio tra il linguaggio della tradizione e le inquietudini più sottili e insidiose della contemporaneità. I suoi personaggi, soli e pensierosi su orizzonti sterminati, portano in sé la forza propulsiva dell’eroe romantico, ma anche la furia irrazionale dell’espressionismo astratto – resa soprattutto dai paesaggi degli sfondi. Quelli di Federico Infante sono dipinti che richiedono una lettura lenta e meditata e tuttavia capaci di toccare immediatamente le nostre corde più profonde, conducendoci attraverso percorsi di libere associazioni che partono dal subconscio dell’artista e arrivano dritte al cuore dello spettatore. Giovane ed entusiasta, Federico Infante è già un artista così maturo da aver individuato, con precisione chirurgica, quello che per lui è lo scopo assoluto dell’arte: l’autenticità. E per raggiungerla si muove attraverso un processo complesso e precisissimo che partendo dall’istinto e dal caos arriva a rintracciare una ragione e un ordine che diano senso alla nostra esistenza. Forse proprio per questo le sue figure, sebbene immerse in paesaggi spesso difficili da leggere, ci appaiono così solide e rassicuranti. Perché lui ce le racconta proprio nell’attimo perfetto in cui hanno trovato la risposta, raggiunto

la certezza. E davvero mai come in questo momento storico l’umanità ha avuto bisogno di risposte. E di certezze. In questa intervista, l’artista si racconta con lucida sincerità. Dalla passione per l’arte, nata nell’infanzia, fino al senso stesso della sua pittura. Raccontaci qualcosa di te. Quando hai cominciato a interessarti all’arte? È una passione nata da bambino? Ricordo che quando ero bambino trascorrevo ore – qualche volta la giornata intera – a disegnare. Allora guardavo le immagini dei libri d’arte, dei libri che insegnavano a disegnare, con lo scopo di imparare a creare la giusta prospettiva e di apprendere l’anatomia della figura umana. Il disegno era il mio mondo. Ricordo il senso di divertimento e l’assoluta soddisfazione quando il risultato appariva migliore delle aspettative, anche migliore dell’originale. Ero ossessionato dall’idea di imparare e di continuare a migliorare. Ero un ragazzino tranquillo. Ricordo lunghe conversazioni interiori, con me stesso, sulle immagini e sulle figure che un giorno sarei stato capace di dipingere. E la tua famiglia? Ti ha sostenuto? Mia madre ha avuto un ruolo fondamentale nel mio sviluppo artistico quando ero un bambino. Era sempre molto emozionata quando andavo a mostrarle un disegno finito. Mi ha incoraggiato a frequentare una scuola d’arte, mi ha sempre sostenuto e mi ha aiutato a trovare la mia voce personale, a evolvermi nel mio lavoro.

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Qual è stata la prima opera d’arte davanti alla quale ti sei davvero emozionato? Tra i pittori che ho studiato quando ero ragazzo, avevo un’ammirazione speciale per Jacques Louis David, Caravaggio e Andrea del Sarto. All’epoca non avevo la possibilità di viaggiare molto e così i libri erano diventati il mio museo. Ogni volta che scoprivo un nuovo pittore che possedeva gli elementi visivi dei quali la mia giovane mente era alla ricerca, era per me un’esperienza affascinante. Ma senza dubbio l’immagine che più di tutte mi ha colpito ed emozionato è stata “L’Angelus” di Jean-François Millet. Tu utilizzi una tecnica e un procedimento molto particolari. Puoi spiegarceli nei dettagli? Comincio con un gesto espressionista, quello di ricoprire la tela con diversi strati di pittura acrilica per poi grattarli via. E ripeto questo processo diverse volte. Non pianifico le immagini in anticipo. Quello che cerco di fare è essere più vigile e distaccato possibile rispetto al risultato: solo in questo modo sono in grado di esprimere il mio subconscio, la parte di me non soggetta a processi logici. A questo punto reagisco a quell’atmosfera astratta ed espressionista andando alla ricerca degli elementi che sono emersi, tra lame di luce e suggestioni di paesaggio. In questa maniera ogni dipinto riesce a mostrare la sua individualità più autentica, la sua unicità. Solo qui comincio ad aprire il processo alla ragione – alla parte di me che cerca di interpretare la realtà – per decodificare quello che il mio subconscio ha espresso e renderlo tangibile.

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Poi inizio a dipingere gli elementi figurativi appropriati a questa atmosfera. Spesso si tratta di una figura immobile e sola, oppure di uno scorcio di architettura che emerge dall’oscurità, o ancora di un cielo sterminato che implichi la presenza di uno spettatore invisibile. Attraverso questo processo riesco a indagare la tensione tra il subconscio che ci guida e la logica con cui cerchiamo di dare un senso alla nostra esistenza quotidiana per comprenderla. Nonostante si tratti di una dinamica profondamente individuale, la tensione e l’ambiguità delle circostanze che spesso emergono fa sì che questa esperienza sia per certi versi condivisibile con chiunque si trovi davanti al quadro. Guardando il tuo lavoro vengono alla mente i grandi nomi del Romanticismo. Caspar David Friedrich, in primo luogo, e per certi versi anche Arnold Böcklin. E’ un’interpretazione corretta? Sì, è un’interpretazione corretta, ma in termini esclusivamente visivi. Non sono particolarmente attratto dai concetti che stanno alla base del Romanticismo. Secondo me questa associazione nasce dallo stato esistenziale delle figure dei miei lavori. Io cerco le storie dentro la mia mente: l’atmosfera e la figura contemplativa sono una conseguenza della persona che sono io. L’onestà che cerco attraverso il mio processo creativo può trovare dei collegamenti con diversi movimenti artistici. La parte astratta dei miei lavori, per esempio, ha un profondo legame con l’espressionismo astratto, mentre la ricerca psicologica del subconscio è vicina alla ricerca del surrealismo.


Si può dire che il tuo lavoro si muova in un ambito essenzialmente tradizionale. Necessita di tempo non solo per essere realizzato, ma anche, da parte dello spettatore, per essere assaporato, fatto proprio e compreso. In un momento storico come questo, caratterizzato dal bombardamento di immagini facili e immediate anche in campo artistico, che cosa significa per un artista lavorare così? Quando si è giovani è molto difficile, perché l’istinto porta a cercare risposte immediate. Le più veloci possibili. Ma sono orgoglioso e grato di aver raggiunto questo risultato: la capacità di guardare il mio lavoro, e il mio procedere, da una certa distanza. Per me l’atto di esprimermi attraverso la pittura è diventato un viaggio, una battaglia per l’autenticità, per il mio senso di identità. E questa battaglia è rivolta proprio contro le influenze di un mondo che offre soluzioni troppo facili e veloci alla complessità delle nostre menti. Faccio un esempio: occorre un certo lasso di tempo per impadronirsi del semplice atto di reagire a qualcosa di bello. Perché ne siamo attratti? Perché risuona dentro di noi? Capire e analizzare perché siamo incantati da un certo tipo di bellezza dovrebbe essere un procedimento paragonabile a quello che serve ad un artista per imparare a disegnare… Quale deve essere secondo te, oggi, il ruolo dell’artista, considerando ciò che sta accadendo in questo momento nel mondo? La battaglia per l’autenticità, dal mio punto di vista, è fondamentale per un artista giovane. Noi reagiamo alle

informazioni che ci arrivano dall’esterno, non possiamo pensare di creare dal nulla: trasformiamo queste informazioni in messaggi e simboli per la nostra generazione. Così, se ci dedichiamo a una ricerca autentica della nostra voce più personale, significa che dobbiamo avere gli occhi e le orecchie ben aperti alle informazioni che la realtà ci sta inviando. Noi le filtreremo, le trasformeremo e le faremo diventare arte. Raccontami qualcosa sulle opere che sono in mostra oggi a Varese. Le opere in mostra oggi sono un perfetto esempio di ciò di cui abbiamo parlato finora. Ognuna di esse rappresenta un momento e un processo creativo unici nella mia vita. Ogni immagine, con la sua atmosfera astratta, è il punto d’arrivo di un profondo viaggio dentro me stesso che intraprendo ogni volta che comincio a dipingere. Il risultato è che tutte queste opere sono indipendenti, ma, allo stesso tempo, hanno anche una forte coerenza tra loro. Il senso del titolo, “Possiamo vedere il vento”, è legato al fatto che i soggetti dei miei lavori sono un evidente riflesso di quel processo e si trovano, dunque, al centro di un profondo momento di introspezione. Cerco di visualizzarli nell’istante in cui, soli e immobili, sono travolti da una consapevolezza stupefacente, qualcosa di straordinario che solo loro possono vedere.

ALESSANDRA REDAELLI

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WE CAN SEE THE WIND Born in Chile thirty-three years ago, Federico Infante can be included among the most promising artists of the international panorama. His artworks have been adopted in private collections in the USA, Saudi Arabia, Singapore, Germany, France, Belgium and Italy. After several successful group and solo shows in the USA and in Chile, for his European debut he chose a gallery in Varese, PUNTO SULL’ARTE, which is perfectly in line with his philosophy. As a matter of fact, his creativity balances between traditional language and the subtle and insidious anxieties of contemporary. His characters, alone and thoughtful figures against endless horizons, carry both the impulsive strength of the romantic hero and the irrational fury of abstract expressionism – mainly represented by the landscapes on the back. Although Federico Infante’s paintings require a slow and reasoned analysis, they immediately reach our inner chords, leading us through paths of free associations which start from the subconscious of the artist to arrive at the heart of the audience. Young and enthusiast, Federico Infante is such a mature artist to have identified, with surgical precision, what is, according to him, the absolute aim of Art: authenticity. In order to reach it, he moves through a complex and accurate process which, starting from instinct and chaos, finds reason and order, thus giving a meaning to our lives. This might be the reason why his figures, although plunged into unclear landscapes, appear solid and reassuring. Since they are seized while finding the answer, reaching certainty. Indeed humanity has never needed answers and certainties as much as today. In this interview, the artist tells about himself with lucid honesty. From the passion for Art, born in his childhood, to the sense of his painting. Tell us something about you. When did you start to care about Art? Was it a passion since your childhood? I remember spending hours or the entire day drawing since I was a kid. Back then I observed art and painting books, in order to learn the proper

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perspective and understand the anatomy of the human figure. Drawing was my world. I remember the fun and satisfaction when the result was better than expectations, even better than the original. I was obsessed with the idea of learning and improving. I was a quiet kid. I remember having long inner conversations, about the images and figures I would have painted one day. How about your family? Did they support you? My mother was fundamental for my artistic development when I was a child. She was always excited when I showed her a finished drawing. She encouraged me to attend art school, she always motivated me and helped me find my personal voice and develop my work. What was the first work of art which moved you? Among the painters I studied as a kid, I especially admired Jacques Louis David, Caravaggio and Andrea del Sarto. At that time I didn’t have the chance to travel much, so books became my museums. It was always fascinating to discover a new painter who owned the visual elements my young mind was looking for. However, without any doubt, the image that had the deeper impact upon me was “The Angelus” by Jean-François Millet. Your technique is really particular. Could you explain it in details? I start with an expressionist act, by covering the canvas with several layers of acrylic paint and then scratching them off. I repeat this process many times. I do not plan my images in advance. I try to stay as focused and detached as possible from the result: thus, I am able to express my unconscious mind, the part not submitted to logic. Then I react against that abstract and expressive atmosphere, by looking for the elements that emerged, between blades of light and suggestions of landscape. So each painting shows me its authentic individuality, its uniqueness. At this point I open the process to reason - the part of myself which tries to understand reality - decoding what has been expressed by my

subconscious and making it tangible. Then I start painting the suitable figurative elements for this atmosphere. Mainly a person standing alone, or a glimpse of architecture rising from the darkness or an open sky implying the presence of an invisible viewer. Through this process I am able to investigate the tension between our leading subconscious and the logic through which we give sense to our everyday life, in order to understand it. Although this is a deeply personal process, the tension and ambiguity within the arising circumstances allow this experience to be shared with anyone staring at the painting. Looking at your works one might recall the great painters of Romanticism: Caspar David Friedrich, above all, and in some cases Arnold Böcklin. Is it a correct interpretation? Yes, it is a correct interpretation but only in visual terms. I’m not particularly attracted by the concepts of Romanticism. According to me, this correspondence is based upon the existential state of my figures. I look for the stories inside my mind: the atmosphere and the contemplative figure are a consequence of who I am. The honesty I search through my creative process could be associated to various art movements. The abstract part of my work has, for instance, deep connections with abstract expressionism, whereas the psychological search for the subconscious is close to abstract surrealism. One could say that your work pertains to a traditional sphere. It requires time to be realized and to be tasted, seized and understood. Within this historical moment, which overwhelms us with fast and easy images, even in art, what is the meaning of such a process? When you are young it is harder, since you are urged to look for immediate answers. As fast as possible. However, I am proud and glad to have reached this result: the ability of looking at my works and development from a certain distance. The act of painting has become my travel, my


struggle for authenticity, for my own identity. A fight against a world which offers too easy and fast solutions compared to the complexity of our minds. For instance, it takes time to seize the simple act of reacting towards something beautiful. Why are we fascinated by it? Why does it resonate within ourselves? The process of understanding and analysing our attraction towards a certain kind of beauty should be compared to the one made by the artist to learn how to draw. According to you what should be the role of the artist nowadays, considering what is happening throughout the world? From my point of view, the fight for authenticity is fundamental for a young artist. We react according to the information coming from the outside, we do not create from nothing: we transform this information into messages and symbols for our generation. Therefore, if we truly look for our inner voice, we must focus upon the information conveyed by reality. We will then filter, transform and translate it into art. Tell me something about the works you are exposing in Varese. The works exposed perfectly represent the topics we just discussed. Each of them represents a specific moment and creative process of my life. Every image and its abstract atmosphere are the result of the inner journey I undertake each time I start painting. Therefore these works, although being independent, own a strong interrelation. The meaning of the title “We can see the wind� is due to the fact that my subjects are a clear reflection of that process, thus being in the middle of a deep moment of introspection. I try to visualize them, alone and motionless, while being overwhelmed by an astonishing consciousness, something extraordinary which only them can see.

ALESSANDRA REDAELLI

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FATHER AND DAUGHTER

2015 | Acrilico su tela | 121 x 177 cm

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PALAFITTA 238

Ciliegio, motosega e lavorazioni varie | 39 x 22 x 24,5 cm | 2010

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MAGNOLIA I

2015 | Acrlico su tela | 121 x 76 cm

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MAGNOLIA II

2015 | Acrlico su tela | 121 x 76 cm

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THE SOUNDS WE FOLLOW

2014 | Acrlico su tela | 121 x 254 cm

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THE DUTCHESS

2015 | Acrlico su tela | 76 x 121 cm

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THE VEIL

2015 | Acrlico su tela | 76 x 121 cm

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THE SPACE BETWEEN

2014 | Acrlico su tela | 121 x 254 cm

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GUIDED

2014 | Acrlico su tela | 121 x 76 cm

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THE PROTECTOR

2015 | Acrlico su tela | 121 x 177 cm

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INTO THE WOODS

2015 | Acrlico su tela | 121 x 76 cm

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TOWARD THE SUN

2014 | Acrlico su tela | 121 x 254 cm

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THE GREENHOUSE

2014 | Acrlico su tela | 121 x 177 cm

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PETERSBURG

2014 | Acrlico su tela | 121 x 76 cm

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THE LAST POET

2015 | Acrlico su tela | 121 x 76 cm

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THE LAST LIGHT

2014 | Acrlico su tela | 121 x 254 cm

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THE BLIND CAPTAIN

2013 | Acrlico su tela | 121 x 76 cm

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GLOW

2013 | Acrlico su tela | 121 x 76 cm

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FEATHERS

2014 | Tecnica mista su carta intelata | 121 x 76 cm

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LEAVES

2014 | Tecnica mista su carta intelata | 121 x 76 cm

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STUDY

2014 | Tecnica mista su carta intelata | 37 x 36 cm

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STUDY

2014 | Tecnica mista su carta intelata | 37 x 36 cm

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FEDERICO INFANTE

Nasce nel 1982 a Santiago (Cile). Ogni suo dipinto ha un personale processo d’intuizione creativa. Inizia con l’atto metodico, espressivo di ricoprire la tela con diversi strati di pittura, graffiandola e ripetendo questo processo molte volte, cercando così di esprimere l’inconscio, la parte di sé che non è ancora stata elaborata dalla logica. Solo in seguito Federico inizia a visualizzare le situazioni, i paesaggi e i punti di luce all’interno della tela, cercando un’atmosfera suggestiva e fertile che dia vita a quello che ritiene essere l’elemento figurativo del dipinto: una persona in piedi, una parte di architettura che emerge dal buio, un cielo sereno. Federico Infante ha frequentato la Finis Terrae University a Santiago (Cile) e la School of Visual Art a New York. Ha realizzato numerose mostre personali e collettive di successo negli Stati Uniti, in Cile ed in Italia. Il suo lavoro fa parte di collezioni private negli Stati Uniti, in Europa (Francia, Belgio, Germania e Italia), Arabia Saudita e Singapore. Vive e lavora a New York.

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Born in 1982 in Santiago (Chile). Each of his artworks goes through an intuitive painting process. He starts with the methodical, expressive act of covering the canvas with several layers of painting, scratching it and repeating this process many times, trying to express his unconscious mind, the part of him that has not been processed by logic. Then, Federico starts visualizing situations, landscapes or spots of light into the canvas, looking for a suggestive and fertile atmosphere that gives life to what he believes to be the figurative element of the painting: a person standing alone, a piece of architecture coming out of the dark, an open sky. Federico Infante received his BFA from Finis Terrae University in Santiago (Chile) and graduated with his MFA in Illustration from the School of Visual Arts in New York. He has had several successful solo and group exhibitions in the US, in Chile and Italy. His work has been adopted into private collections across the US, Europe (France, Belgium, Germany and Italy), Saudi Arabia and Singapore. He lives and works in New York City.


ISTRUZIONE / EDUCATION 2013 MFA Illustration School of Visual Arts, New York , U.S.A. 2002 BFA Finis Terrae University, Santiago, Chile

MOSTRE PERSONALI / SOLO SHOWS 2014 The Space Between, Bertrand Delacroix Gallery, New York, U.S.A.

2012 The Book Show, SVA Gallery, New York, U.S.A. Made in NY, Galeria Arte Espacio, Santiago, Chile 2011 Finis Terrae, Santiago, Chile 2009 ANIMAL Gallery, Santiago, Chile 2006 Transfiguración, Juventud Providencia, Santiago, Chile Atrévete a insuinar… C.A.V.S, Santiago, Chile

2011 The Greenhouse, Galeria ANIMAL, Santiago, Chile

2005 Taller Litre #1211, Casas de Lo Matta, Santiago, Chile Museo Militar, Santiago, Chile

2007 Espacios y Relatos, Centro Cultural Las Condes, Santiago, Chile

2004 Arte en Vivo, Museo Bellas Artes, Santiago, Chile

MOSTRE COLLETTIVE / GROUP EXHIBITIONS

PREMI E RICONOSCIMENTI / AWARDS AND HONORS

2016 ArteGenova, Genova, Italy Il Segreto dei Giusti, Museo Il Corregio, Correggio, Italy

2015 Semi-finalist NYFA Basil H. Alkazzi Award for Excellence

2015 Art4Christmas, Galleria PUNTO SULL’ARTE, Varese, Italy BAF, Bergamo, Italy ArtVerona, Verona, Italy Group Show, Bertrand Delacroix Gallery, New York, U.S.A. 2014 Group Show, Galleria PUNTO SULL’ARTE, Varese, Italy Group Show, Galeria ANIMAL, Santiago, Chile 2013 Summer Collective Part I, Bertrand Delacroix Gallery, New York, U.S.A. Dumas, Knoerzer & Infante, Bertrand Delacroix Gallery, New York, U.S.A. Spring Collective Show, Bertrand Delacroix Gallery, New York, U.S.A. MFAI Thesis Show, SVA Gallery, New York, U.S.A. Annual Book Selection, Museum of American Illustration at the Society of Illustrators, New York, U.S.A.

2012 Uanlane Foundation Scholarship 2009 Conicyt Scholarship 2004 Juan Downey Grant

PUBBLICAZIONI / PUBBLICATIONS Illustrazioni dell’edizione di “Lolita” di Vladimir Nabokov pubblicata da The Folio Society

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di SOFIA MACCHI VIALE SANT’ANTONIO 59/61 21100 VARESE (VA) ITALY +39 0332 32 09 90

INFO@PUNTOSULLARTE.IT


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