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La Rete ecologica

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Verona

Verona

Veneto - Serie di Vegetazione

Mosaico morfologico delle praterie alpine e della vegetazione pioniera ipsofila su substrati a reazione acida (serie dominante di Sieversio-Nardetum strictae e Gentianello anisodontae-Festucetum variae)

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Serie delle praterie alpini a Ranuculus hybridus e Carex sempervirens su subtrati a reazione alcolica (Ranuncolo hyprydi-Caricetus sempervirentis) Mosaico morfologico del larici-cembreto e della mugheta microterma subalpina superiore su substrati a reazione alcalina (serie dominanti di Pinetum cembrae e di Rhododendro hirsuti-Pinetum prostatae) Mosaico altitudinale della pecceta subalpina e del rododendreto subalpino superiore a Rhododendron ferrugineum su substrati a reazione acida (serie dominanti di Homogyni-Piceetum e di Rhododendretum ferruginei) Mosaico altitudinale della pecceta subalpina (altimontana) e della mugheta microterma subalpina superiore su substrati a reazione alcalina (serie dominanti di Adenostylo glabrae-Piceetum e di Rhododendro hirsuti-Pinetum prostratae) Serie della faggeta subalpina su substrati a reazione alcalina (Polysticho Ionchitis-Fagetum) Laghi e specchi d’acqua dolce Mosaico edafico e altitudinale delle peccete (Luzulo nemorosae-Piceetum, Cardamino pentaphylli-Abietetum) e delle faggete montane (Luzolo nemorosae-Fagetum) su substrati a rezione acida Serie degli abieteti montani (abieti-faggeti e piceo-abieteti) su substrati a rezione alcalina (Adenostylo glabrae-Abietetum) Mosaico delle faggeta (Dentario-pentaphylli-Fagetum) e dei piceo-faggeti montani (Aremonio trifoliae-Fagetum) su substrati a reazione alcalina

Mosaico edafico e altitudinale delle faggete submontane-altimontane su substrati a reazione alcalina (Aremonio-Fagion) Serie delle pinete oromediterranee a Pinus nigra e Oinus sylvestris (Fraxino omi-Pinetum nigrae) Serie dei carpineti e querco-carpineti delle vallate prealpine interne (ornithogalo pyrenaici-Carpinetum betuli) Serie dei querceti a rovere su substrati arenacei, arenaceo-marmosi e morenici (Carici umbrose-Quercetum petraeae) Mosaico morfologico dei querceti misti dell’anfiteatro morenico del Garda (Erythronio-Capinion, Carpynion orientalis) Mosaico dei querceti misti della fascia collinare vicentina (Quercion robori-pettraeae, Erythronio-Carpinion) Mosaico morfologico degli ostrio-querceti (Buglossoido purpurocaeruleae-Ostryetum) e degli orno-ostrieti (Mercuriali ovatae-Ostryetum carpinefoliae, Ostryo-Fraxinetum) su subsrti a reazione alcalina Serie dei castagni e dei querceti su substrati a reazione acida (MelampyroQuercetum petraeae) Mosaico dei querceti a Quercus robur e dei carpineti dell’Alta Pianura alluvionale (Erythronio-Carpinion) Serie della farnia su substrati fluvio-glaciali della Bassa Pianura (Asparago tenuifolii-Quercetum roboris) Mosaico morfologico delle comunità perialveali montane Mosaico morfologico delle comunità perialveali dell’Alta Pianura Mosaico morfologico delle comunità perialveali della Bassa Pianura Mosaico morfologico delle comunità dunali Mosaico morfologico delle comunità alofile delle lagune costiere ed edafiche ed in condizioni di uso del suolo relativamente coerenti con quelli attuali.

L’approccio metodologico

Sulla base delle attuali conoscenze, il percorso che deve seguire per raggiungere gli obiettivi connessi alla Rete Ecologica a tutela e potenziamento della biodiversità, è il seguente: - Definire, alla scala di lavoro opportuna, le unità ambientali. - Individuare chiaramente, con un adeguato supporto cartografico, i siti che mantengono valenze di carattere naturalistico, tenendo in considerazione il valore floristico e faunistico (con distribuzione di entità rare e di lista rossa (All. II della Direttiva Habitat, Libro Rosso delle piante d’Italia, le Liste rosse regionali o locali, il Libro Rosso degli animali d’Italia – Vertebrati, il Libro Rosso degli animali d’Italia – Invertebrati, altre specie importanti per la Regione, ecc.); il valore vegetazionale, con individuazione di habitat naturali e seminaturali prioritari e di interesse comunitario (All. I della Direttiva Habitat) o comunque di pregio a livello regionale o locale. Censire e mappare la biodiversità costituisce un’operazione di base fondamentale perché rappresenta l’ossatura stessa della Rete. Non è quindi corretto, ad esempio, utilizzare la sola informazione derivante dall’uso del suolo, che implica estensioni e semplificazioni inaccettabili e questo è valido, in modo particolare, per il livello locale, comunale e intercomunale. Basti pensare che molto spesso, la previsione di nuovo sviluppo urbano va ad incidere su assetti ecologici preesistenti dei quali si conosce molto poco; - Stabilire misure di tutela minima per le aree centrali individuate. Nella maggioranza dei casi più che di nuovi vincoli, si tratterà di individuare modalità per una corretta gestione (lo sfalcio dei prati o il pascolo regolamentato e non intensivo, ad esempio, è misura prioritaria per la conservazione dei prati aridi (habitat prioritario, 6210) e delle popolazioni di orchidee tipiche di questi habitat. Il drenaggio di un sito umido, al contrario, non dovrebbe essere consentito, se non in casi assai particolari, prevedendo, nel caso, misure compensative). - Individuare i corridoi e le aree di connessione, sulla base di conoscenze ed esigenze reali. I criteri di selezione delle aree possono essere la rappresentatività, la significatività ecologica, la stabilità, la superficie e la forma. Anche la scelta della loro posizione nel paesaggio può dipendere da diversi criteri: funzionalità ecosistemica, generiche misure di stabilizzazione ecologica, protezione del suolo e/o delle risorse idriche, misure anti-erosione, misure igieniche, e, infine non meno importanti, funzioni estetiche.

Il ruolo che le aree connettive possono svolgere come habitat o via di dispersione è altamente specie-specifico con effetti che possono essere positivi, neutrali o negativi dipendentemente dalle caratteristiche ecologiche e dalla storia evolutiva delle singole specie. Poiché non è possibile prendere in considerazione le esigenze di tutte le specie presenti in un certo territorio, il modello operativo più consono è quello di una rete ecologica come scenario ecosistemico polivalente. Questo modello parte dalla constatazione che uno dei principali problemi connessi all’attuale modello di sviluppo è la rottura delle relazioni tra gli ecosistemi ed il territorio, inteso come sistema di infrastrutture e risorse da utilizzare, che si traduce

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