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La risorsa acqua e la sua gestione

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Verona

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Laguna di Venezia, Burano (PG)

modo, possono venire immagazzinati tutti i volumi idrici da precipitazioni ad di sotto di una certa soglia che affluiscono al bacino e che altrimenti sarebbero perduti per l’utilizzo agricolo, in maniera da alimentare da un lato la pratica irrigua e da contrastare dall’altro la penetrazione della salinità dal mare. Ma non tragga in inganno il termine usato dai documenti ufficiali di “rinaturazione”. Quello che si va delineando in Valle Vecchia è una vera e propria sfida progettuale per conseguire un paesaggio “nuovo”, coerente con le esigenze della popolazione del Terzo Veneto delineato dal PTRC. Valle Vecchia può diventare l’occasione per definire un atteggiamento culturale che stravolge la pianificazione regionale fino ad oggi concepita, stabilendo una nuova gerarchia nella gestione del territorio: elaborare il progetto del Terzo Veneto attraverso una rilettura dei pieni e vuoti, dove il progetto per gli spazi aperti trovi una collocazione prioritaria nella complessità del Sistema Veneto. In questo quadro l’esperienza di Valle Vecchia si inserisce come strumento che pone le basi per la gestione e la messa in relazione di tutte le azioni di riqualificazione ambientali presenti e future che insistono sul territorio del nord est italiano. Il Piano Territoriale Regionale di Coordinamento delinea percorsi e definisce “visioni strategiche” territoriali con funzione di schema di riferimento entro il quale le azioni di volta in volta messe in atto anche magari dai Pat comunali trovano le loro coerenze negli obiettivi comuni. In questo senso Valle Vecchia rappresenta la visione del paesaggio che si costituisce e che verrà.

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La Laguna di Venezia e il suo Bacino Scolante

La Legislazione Speciale per Venezia ha come obiettivo la salvaguardia fisica, ambientale e socio-economica di Venezia e della sua Laguna. A tal fine assegna compiti diversi alle Amministrazioni in funzione delle specifiche competenze, demandando alla Regione Veneto, in particolare, i compiti relativi al disinquinamento. Il “Piano per la prevenzione dell’inquinamento e il risanamento delle acque del bacino idrografico immediatamente sversante nella Laguna di Venezia” – Piano Direttore 2000 - costituisce il documento regionale di riferimento per la pianificazione e la programmazione delle opere di disinquinamento della Laguna di Venezia e del suo Bacino Scolante. Successivamente all’approvazione del Piano Direttore 2000, è stata definita l’attuale perimetrazione del bacino idrografico scolante nella Laguna di Venezia, approvata con Deliberazione del Consiglio Regionale del Veneto n° 23 del 7 maggio 2003. Rientrano, in questa perimetrazione, 108 comuni, suddivisi tra le province di Padova, Treviso e Venezia. La L.R. 17/90, “Norme per l’esercizio delle funzioni nelle materie di competenza regionale attribuite ai sensi della legge 1984, n. 798 - Nuovi interventi per la salvaguardia di Venezia”, ha posto un problema di coordinamento con il PALAV in quanto, non solo interessa parte dell’area oggetto del Piano di Area ma prevede, quale forma di tutela, la redazione del “Piano direttore per il disinquinamento”, anch’esso assimilato dalla Legge regionale al “Piano di Area” (art. 3 comma 3). Da qui è emersa la necessità di definire il rapporto tra i due strumenti territoriali, e recependo quanto già disposto dalla L.R. 17/90, all’art. 3 comma IV, si è provveduto a precisare che tra i due Piani intercorre un rapporto di integrazione: più precisamente il Piano Direttore integra il PALAV sotto il profilo del disinquinamento. Il “Piano Direttore 2000” individua una serie di obiettivi di qualità delle componenti ambientali, con riferimento alle conoscenze sullo stato della laguna, in base alle indicazioni dei Decreti del Ministro dell’Ambiente del 1998 e del 1999 ed inoltre identifica i criteri generali per l’abbattimento dei carichi inquinanti; fornisce le linee guida per la prevenzione dell’inquinamento e il risanamento delle acque, individuando i singoli settori di intervento (civile, urbano diffuso, industriale, agricolo, zootecnico), indicando le strategie e le azioni da intraprendere in relazione agli obiettivi da raggiungere; stima infine il fabbisogno finanziario per la realizzazione degli interventi, individuando

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una serie di opere prioritarie. Si rileva, inoltre, che nel medesimo ambito territoriale ricade il Sito di Interesse Nazionale di Porto Marghera, approvato nella sua definitiva delimitazione con Decreto del Ministro dell’Ambiente del 23 febbraio 2000. L’azione regionale di tutela dell’ambiente lagunare e del territorio in essa scolante, quindi, si esplica anche attraverso interventi volti alla messa in sicurezza e bonifica dei siti inquinati e alla riconversione di Porto Marghera. Il Master Plan per la bonifica dei siti inquinati di Porto Marghera, previsto dall’Atto Integrativo dell’Accordo di Programma per la Chimica di Porto Marghera, costituisce lo strumento di pianificazione degli interventi nell’area industriale, individuando le priorità e le tempistiche delle attività da svolgere all’interno del sito. Nel rispetto della normativa vigente e degli obiettivi prefissati, nel succitato Accordo di Programma viene definito un contesto unitario di scelte strategiche volte al recupero produttivo, occupazionale e alla tutela ambientale del sito. Oltre agli strumenti di programmazione e pianificazione rappresentati dal Piano Direttore 2000 e dal Master Plan per la bonifica dei siti inquinati di Porto Marghera, il ricorso a specifici accordi di programma e la elaborazione e sottoscrizione di nuovi documenti di programmazione negoziata, permettono di far fronte all’evoluzione di questo delicato territorio. Per quanto previsto dal Decreto legislativo 16.01.2008, n. 4, correttivo del n. 152 del 3.04.2006, che introduce l’art. 252 bis, la Regione Veneto ha indicato al Ministero dello Sviluppo Economico Porto Marghera quale “Sito di preminente interesse pubblico per la riconversione industriale” per concorrere al Progetto Strategico Speciale “Programma straordinario nazionale per il recupero economico produttivo di siti industriali inquinati” a valere sulle risorse FAS per le aree sottoutilizzate. A seguito di tale dichiarazione, attraverso specifico Accordo di Programma, potrà essere stimolato il contributo delle diverse componenti – pubbliche e private – per consentire il rilancio economico produttivo, in un’ottica di sistema, dell’area di Porto Marghera mediante la riconversione di produzioni impianti obsoleti e lo sviluppo di settori produttivi diversi e innovativi rispetto quelli già presenti. Nel suo complesso, l’azione di tutela mirata alla Laguna di Venezia, esempio massimo di ecosistema di transizione in ambiente mediterraneo, deve essere inquadrata nel contesto degli obiettivi e delle previsioni contenute nelle direttive comunitarie in materia di tutela delle acque ed in materia di tutela degli habitat naturali. In particolare tutte le azioni previste per la tutela della Laguna devono trovare corrispondenza ed essere coerenti con i contenuti della Direttiva 2000/60/CE che istituisce un quadro per l’azione comune in materia di acque, e con le due Direttive Habitat (Dir. 92/43/CEE) e Uccelli (Dir. 79/409/CEE). Nel corso degli ultimi anni, inoltre, una serie di emergenze ambientali ha interessato l’ambito della Laguna di Venezia e del territorio ad essa afferente, tali da indurre l’individuazione di figure istituzionali straordinarie atte a risolverle. Vale la pena ricordare, lo stato di emergenza socio-economico-ambientale relativo ai canali portuali di grande navigazione della Laguna di Venezia che ha comportato la nomina di un “Commissario Delegato” con il compito di individuare e realizzare tutte le iniziative atte ad eliminare le situazioni di pericolo e pregiudizio per il normale svolgimento delle attività che interessano il Porto di Venezia e, con un’ordinanza successiva, di provvedere all’individuazione e realizzazione di siti di recapito finale dei sedimenti inquinati derivanti dalle operazioni di dragaggio dei canali portuali. Un altro aspetto di rilevante importanza è costituito dalla pianificazione di bacino intesa come corretta gestione della risorsa idrica ai fini della riduzione del rischio idraulico, riguardante in particolare il territorio scolante nella Laguna di Venezia. Proprio in tale contesto, anche alla luce degli ultimi eccezionali eventi meteorologici che hanno provocato fenomeni di dissesto idraulico, idrico, ambientale ed igienico-sanitario, nonché l’inondazione di alcune porzioni di centri abitati nel comune di Venezia e di altri comuni viciniori, è stato nominato, con Ordinanza n. 3621 del 18 ottobre 2007 dal Presidente del Consiglio dei Ministri, un Commissario Delegato per il superamento dell’emergenza derivante da tali eventi, con il compito di provvedere alla realizzazione dei primi interventi urgenti per il soccorso della popolazione, per la rimozione delle situazioni di pericolo, nonché per fronteggiare i danni conseguenti agli eventi meteorologici. Alla luce di queste considerazioni ed al fine di perseguire più efficacemente gli obiettivi di tutela e salvaguardia della Laguna di Venezia, è indispensabile che i diversi strumenti di pianificazione facciano riferimento perciò ad un Piano di Distretto, quale documento di programmazione di riferimento per tutte le azioni. Allo scopo si evidenzia che la Direttiva Comunitaria 2000/60/CE, trasfusa nel D. Lgs n. 152/2006, (come integrato dal D. Lgs 4/2008) introduce i “distretti idrografici”, intesi come “aree di terra e di mare, costituiti da uno o più bacini idrografici limitrofi e dalle rispettive acque sotterranee e costiere, che rappresentano la principale unità per la gestione dei bacini stessi”. La Laguna di Venezia ed il suo Bacino Scolante sono individuati come bacino regionale all’interno del territorio del Distretto Idrografico “Alpi Orientali”; per ogni distretto la normativa prevede la redazione di un “Piano di Bacino Distrettuale” che rappresenta (ex art. 65 D. Lgs n. 152/2006) “lo strumento conoscitivo, normativo e tecnico - operativo mediante il quale sono pianificate e programmate le azioni e le norme d’uso finalizzate alla conservazione, alla difesa e alla valorizzazione del suolo ed alla corretta utilizzazione delle acque, sulla base delle caratteristiche fisiche ed ambientali del territorio interessato”. Con la Deliberazione n. 3996 del 16 dicembre 2008, la Re-

gione Veneto ha proposto, in sede di Comitato di Indirizzo, Coordinamento e Controllo ex art. 4 legge 29/11/1984, n. 798, cosiddetto “Comitatone”, l’istituzione di un’Autorità di Bacino per il Distretto Idrografico Pilota della Laguna di Venezia, anche attraverso uno specifico provvedimento normativo, che gestisca unitariamente tutti gli aspetti attinenti al corpo idrico lagunare: la sua conservazione fisico morfologica, il disinquinamento, le attività economiche che traggono risorse dalla laguna stessa, il suo rapporto con il mare Adriatico e con il territorio in essa scolante, nonchè la sua salvaguardia idraulica. A tal proposito si ricorda che la Regione Veneto, nell’ambito del Programma Regionale di Sviluppo, approvato con Legge Regionale n. 5 del 9 marzo 2007, ha già espresso l’esigenza di istituire un’apposita autorità che gestisca le diverse problematiche riguardanti la Laguna ed il suo Bacino Scolante, secondo una visione organica, per permettere un coordinamento più efficace tra tutti soggetti le cui competenze sono riconducibili, a vari livelli, alla salvaguardia della Laguna. Tale Autorità avrà l’obiettivo strategico di mettere in comunicazione conoscenze, competenze, banche dati, reti di monitoraggio, istituzioni ed organi; è necessario dunque che sia dotata di una forma giuridica che la rivesta del potere di operare e allo stesso tempo, di una struttura organizzativa ed amministrativa in grado di agire secondo un’azione unitaria e razionale. L’istituzione di tale Autorità permetterà infatti una gestione organica delle diverse problematiche trasversali che riguardano la Laguna di Venezia, il suo Bacino Scolante ed il litorale antistante, ed in particolare: - la gestione delle opere preordinate alla salvaguardia fisica e la difesa dalle acque alte, attualmente in fase di realizzazione attraverso il sistema MOSE e la riduzione del rischio idraulico nel territorio del Bacino Scolante; - la tutela della qualità delle acque attraverso l’abbattimento dell’inquinamento della Laguna e del Bacino Scolante; - la rivitalizzazione socio – economica dei Comuni interessati; - la gestione delle aree protette e delle aree SIC e ZPS in ambito lagunare (Direttive “Habitat” e “Uccelli”); - la tutela del paesaggio e la salvaguardia dei valori ambientali del territorio del Bacino Scolante; - la gestione delle attività di monitoraggio necessarie a verificare il raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientale previsti dalla normativa vigente; - la risoluzione delle attuali e delle future emergenze ambientali. Ai sensi dell’art. 117 del D. Lgs 152/2006, nell’ambito del Piano di Bacino Distrettuale è prevista la redazione del “Piano di Gestione” che ne costituisce uno stralcio in quanto rappresenta lo strumento di programmazione per i bacini idrografici degli aspetti riguardanti la tutela degli ambienti acquatici, la gestione delle risorse idriche e la regolazione delle diverse forme di utilizzo; il “Piano di Gestione”, ai sensi della normativa, si articola come segue: - Fase conoscitiva generale delle caratteristiche del distretto: pressioni e impatti antropici sui corpi idrici, aree protette e reti di monitoraggio; - Fase strategica: definizione degli obiettivi ambientali per i corpi idrici; - Fase di programmazione/attuazione: analisi economica, elaborazione di programmi o piani più dettagliati, programmi di misure, coinvolgimento delle autorità competenti.

Sul fronte del disinquinamento, la Regione Veneto è impegnata nella realizzazione, in regime di Project Financing, del Progetto integrato Fusina. La sua realizzazione rappresenta un obiettivo strategico previsto dal Piano Direttore 2000 e dal Decreto Ministeriale 30 luglio 1999 “Limiti agli scarichi industriali e civili che recapitano in Laguna di Venezia e nei corpi idrici del suo bacino scolante, ai sensi del punto 5 del decreto interministeriale 23 aprile 1998 recante requisiti di qualità delle acque e caratteristiche degli impianti di depurazione per la tutela della Laguna di Venezia e ss.mm. ed ii.”. Il Progetto Integrato Fusina prevede, infatti, di riunire in un unico impianto pubblico il controllo finale degli scarichi civili e delle acque di prima pioggia di Mestre, Marghera, Porto Marghera e del Mirese, nonché degli scarichi industriali di Porto Marghera e delle acque di falda captate dai marginamenti dei canali portuali realizzati a Porto Marghera dal Magistrato alle Acque. Il Progetto Integrato Fusina rappresenta quindi il punto di snodo di tutte le attività di riqualificazione ambientale dell’area di Porto Marghera, come progetto strategico. Infatti tale opera consentirà di affrontare in modo integrato alcune delle problematiche relative alla tutela della Laguna: 1. La riduzione dell’inquinamento generato sul bacino scolante e sversato nella Laguna di Venezia, tramite il controllo centralizzato e il trattamento spinto dei reflui e la loro estromissione dalla Laguna, in linea con quanto previsto dal Piano Direttore 2000. 2. La bonifica dei siti inquinati di Porto Marghera, in cui il P.I.F. costituisce una piattaforma polifunzionale per gli interventi di riqualificazione ambientale nell’ambito del Master Plan, dato che rappresenta l’elemento chiave per il ciclo delle acque, in particolare per il trattamento delle acque drenate a tergo dei marginamenti e derivanti dagli interventi di bonifica della falda inquinata. 3. L’ottimizzazione della gestione delle risorse idriche, poiché il riuso delle acque depurate per scopi non potabili all’interno dell’area di Porto Marghera permetterà di liberare risorse idriche di buona qualità del fiume Sile per un utilizzo più pregiato, a scopo potabile, che saranno destinate in particolar modo alle aree più sfavorite del territorio regionale, quali sono quelle del Basso Veneto. In questo modo sarà possibile garantire servizi acquedottistici migliori (caratterizzati da maggiori portate, elasticità e ridondanza della rete) nell’area compresa fra la bassa padovana ed il Polesine e una adeguata gestione del ciclo integrato delle acque con considerevoli vantaggi per la tutela ed il risparmio delle risorse ambientali.

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