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La Laguna di Venezia e il suo Bacino Scolante
Comuni ricadenti all’interno della perimetrazione del Bacino Scolante nella laguna di Venezia approvata con Deliberazione del Consiglio Regionale del Veneto n° 23 del 7 maggio 2003
Colmata “A” la zona umida di fitodepurazione diventi un parco acquatico fruibile nell’area di transizione tra la terraferma e la Laguna. In quest’area si verrà a creare un habitat naturale diversificato, in grado di fornire importanti opportunità per i diversi usi ricreativi, sportivi e di educazione ambientale e costituirà un polmone verde che si congiungerà con le aree verdi in corso di realizzazione o già realizzate nell’entroterra veneziano, quali il Bosco di Mestre e il Parco di S. Giuliano. Grazie anche all’interramento degli elettrodotti, alla riorganizzazione della viabilità per la separazione del traffico pesante da quello locale ed alla delocalizzazione di un deposito di carburanti, si verrà a creare un vero e proprio corridoio ecologico di separazione fisica tra la zona industriale e gli insediamenti urbani. 221
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Il sistema MOSE
L’obiettivo che la Legislazione Speciale per Venezia (L.798/84) ha posto è quello della difesa completa di tutti gli abitati della laguna “dalle acque” alte di qualunque livello, compresi gli eventi estremi. Nel processo di selezione dell’intervento che rispondesse all’obiettivo sono state valutate l’efficacia, la fattibilità tecnica e quella economica di ipotesi progettuali alternative e, per ciascuna ipotesi, sono state studiate e confrontate alternative diverse per caratteristiche delle opere, modalità e aree di intervento, criteri esecutivi, efficacia rispetto agli obiettivi prefissati: un processo di ottimizzazione progettuale che, per approfondimenti successivi, ha condotto alla scelta della poi messe in atto. La soluzione individuata dal Magistrato alle Acque di Venezia, con il suo Concessionario Consorzio Venezia Nuova, come ottimale comprende un sistema combinato di tipologie di opere tale da prevedere, per le maree che determinano gli allagamenti più frequenti, la chiusura temporanea di tutte e tre le bocche di porto. Il sistema integrato di opere prevede: dighe mobili; schiere di paratoie da realizzare alle tre bocche di porto, in grado di isolare la laguna dal mare durante gli eventi di alta marea superiori a una quota concordata; opere complementari come le scogliere all’esterno delle bocche di porto, atte ad attenuare i livelli delle maree più frequenti; il rialzo delle rive e delle pavimentazioni, almeno fino a +110 cm., nelle aree più basse degli abitati lagunari. L’integrazione di questi interventi definisce un sistema di difesa estremamente funzionale, che consente di ridurre le chiusure a 3/5 volte l’anno con l’attuale livello del mare. Le opere mobili sono costituite da schiere di paratoie installate sul fondale delle bocche di porto. Si definiscono “mobili” poiché in condizioni normali di marea esse sono piene d’acqua e restano adagiate nelle strutture di alloggiamento realizzate sul fondo; ciascuna paratoia è vincolata alle strutture di alloggiamento attraverso cerniere. In particolare, sono previste 18 paratoie alla bocca di Chioggia, 19 a quella di Malamocco, mentre alla bocca di Lido, larga il doppio, viene realizzato un elemento intermedio tra due barriere, e sono poi realizzate sui due lati rispettivamente 20 (Lido-Treporti) e 21 (Lido-S. Nicolò) paratoie. Ciascuna paratoia è una struttura scatolare metallica vincolata attraverso due cerniere al cassone in calcestruzzo che le contiene; ogni paratoia misura 20 m di larghezza e ha altezza e spessore variabili a seconda della profondità del canale di bocca . Il tempo medio di chiusura delle bocche di porto e’ da 4 a 5 ore (compresi i tempi di manovra per l’apertura e la chiusura delle paratoie). L’elemento di raccordo tra le schiere di paratoie e il territorio è rappresentato dalle strutture di spalla. In esse sono contenuti tutti gli impianti e gli edifici necessari al funzionamento delle paratoie. È in avanzata fase di costruzione una grande conca di navigazione alla bocca di Malamocco, (richiesta dall’Autorità Portuale di Venezia e dall’ex Ministero dei Trasporti), per il transito delle navi, in modo da garantire l’operatività del porto anche con le paratoie in funzione. La conca, protetta dalla scogliera esterna, che crea un bacino di acqua calma riparato dal moto ondoso, è situata sulla sponda sud della bocca e ha una lunghezza utile di circa 370 m e una larghezza di 48 m. Alle bocche di porto di Lido e Chioggia vi sono porti rifugio e piccole conche di navigazione che consentono il ricovero e il transito delle imbarcazioni da diporto, dei mezzi di soccorso e dei pescherecci anche con le paratoie in funzione. Le scogliere a sud delle bocche di porto sono atte ad aumentare gli attriti e dunque a smorzare la vivacità delle correnti di marea alle bocche, attenuando i livelli delle maree più frequenti. La scogliera esterna alla bocca di Malamocco ha anche la funzione di creare un bacino di acque calme che facilita l’ingresso delle navi nella conca di navigazione, a paratoie in funzione. Parallelamente ai lavori alle bocche di porto vengono realizzati, nelle aree lagunari soggette a elevati fenomeni di degrado, interventi di ripristino ambientale e morfologico, riutilizzando i materiali compatibili con l’ambiente lagunare provenienti dai dragaggi alle bocche.
Il nuovo assetto della bocca di porto di Lido dopo la realizzazione del Sistema MOSE
Da quasi quattro anni i cantieri stanno procedendo, contem- sime ricadute economiche per l’intera città storica e per il poraneamente, alle tre bocche di porto. L’avanzamento dei territorio nel suo complesso, in controtendenza con l’atlavori è oggi del 48%, con un’occupazione diretta e indotta tuale situazione di recessione. di circa 3.000 persone. I lavori termineranno nel 2014. Il costo complessivo del Mose è di 4.273 milioni di euro. Il Magistrato alle Acque di Venezia, su prescrizione del Ministero dei Beni Culturali ed Ambientali espressa in Commissione di Salvaguardia, ha incaricato l’Istituto Universitario di Architettura di Venezia di seguire l’inserimento delle opere di difesa dalle acque alte nel paesaggio dei litorali veneziani. E’ stata, elaborata, per ciascuna bocca una proposta d’intervento le cui linee guida si possono riassumere: nella necessità di tutelare il carattere e la percezione dei luoghi; nella valorizzazione della complessità ambientale, paesaggistica e storica del litorale; nel miglioramento della loro percorribilità e funzionalità. Nel 2006 con la concessione da parte del Demanio al Consorzio Venezia Nuova di 125,000 metri quadrati dell’area nord dell’Arsenale, si è definito uno degli insediamenti più importanti per quest’area destinato alle attività di gestione, controllo operativo e manutenzione del sistema Mose, ma anche al monitoraggio e al mantenimento funzionale dell’intero ecosistema lagunare. Queste attività rappresentano per Venezia e l’Arsenale un‘occasione strategica rispetto all’attivazione e all’organizzazione di professionalità qualificate, confermando e ampliando un processo di sviluppo occupazionale già attivato con le opere in corso per la realizzazione del Mose. La riconversione dell’Arsenale nord come sede di attività di ricerca e produzione è destinata ad avere importantis- Sezione tipo di una barriera
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La montagna
La montagna veneta rappresenta poco meno di un terzo del territorio regionale, all’interno del quale costituisce certamente una “area problema” ed insieme un territorio “diverso”. La diversità di tale area rispetto alla pianura, non è dovuta soltanto alla particolare morfologia fisica e alla rilevanza delle questioni ambientali, ma anche alle vicende della civilizzazione e dell’insediamento che, nella loro specificità si riflettono in uno stile di vita adattatosi nel corso del tempo a situazioni limite. Contrapposta al mare e alla pianura a formare quell’“Italiae angulus” (Tito Livio), che nel periodo della Repubblica di Venezia è il limite e la difesa dello Stato, le Alpi costituiscono anche il tramite dei rapporti tra il nostro paese e l’Europa centrosettentrionale. Sono quindi un territorio di relazione che costituisce nel suo insieme una risorsa ai fini dell’assetto e dello sviluppo dell’intera comunità regionale. Secondo l’analisi del PRS (Programma Regionale di Sviluppo), la montagna veneta è caratterizzata da fenomeni di arretramento sociale ed economico dovuti sia al dissesto idro-geologico e ambientale di molti versanti, sia al decremento demografico, cui si aggiungono le difficoltà di collegamento con le aree finitime e una certa debolezza del tessuto insediativo e produttivo. Marginalità, declino demografico, abbandono, sono quindi le condizioni di cui il PTRC deve tenere conto al fine di favorire quelle attività di riequilibrio e di sviluppo che possono garantire una corretta gestione del territorio ed una ripresa dell’economia, basate sui criteri della sostenibilità e dell’autonomia. La politica tradizionale per la montagna, specie a livello nazionale, si è infatti finora caratterizzata per il prevalere di un approccio “assistenzialistico”, cui deve oggi subentrare quello di una programmazione non settoriale, concertata e gestita in sede locale. In tale prospettiva il sistema degli obiettivi e delle azioni del PTRC si fonda su alcuni principi imprescindibili: - in primo luogo la necessità di comprendere e tutelare la civiltà alpina, che costituisce in realtà un sistema variegato di culture (si pensi alla presenza delle minoranze linguistiche: cimbri, ladini, sappadini, ecc.) e di economie; - in secondo luogo il riconoscimento della fragilità del territorio montano e dell’importanza del presidio dell’uomo a garanzia della manutenzione territoriale.