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Mido

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ChiaraBlue

ChiaraBlue

Si chiama “Blu” il nuovo disco del cantautore (vero nome Domenico Russo), che anche in questo caso ha lavorato in totale autoproduzione

Ci vuoi raccontare chi è Mido? Fin da bambino ho suonato la chitarra, la batteria e ho cantato, ma la mia arte principale è la registrazione sonora. E’ da questo background che nasce la mia connotazione di musicista “indipendente”: quello che produco e pubblico, lo suono davvero tutto

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io; microfono, registro, arrangio, fino ad arrivare alla mia fase preferita del missaggio finale. E’ così che mi riassumo in questo nome, Mido: “M-usicista I-ndipendente DO-menico” (il mio nome di battesimo). Per i più nerd ci sarebbe anche da dire che MI-DO sono due note con un rapporto inter-

vallare corrispondente a una terza minore discendente, indice di una sottile linea di amarezza nascosta e che va controcorrente… Meduse in copertina e un titolo “colorato”, benché i tuoi suoni siano rock: quali sono state le premesse del tuo disco, Blu? La copertina rappresenta una sorta di iperuranio, dove le idee, come meduse, nuotano libere ed eleganti nel profondo blu. Questa immagine va contro gli stereotipi della musica rock, perché la mia voce non è rock, non vuole esserlo e, se ci intendiamo, non ho mai avuto voglia di strapparmi i pantaloni per doverlo essere a tutti i costi… Chi ti piace dei tuoi colleghi italiani di oggi? Sovraincidere tante chitarre era un’usanza tipica della musica rock e alternativa degli anni ’90. La mia adolescenza è stata proprio in quegli anni che furono, a mio avviso, quelli della genuinità creativa. L’album elogia un ritorno a quell’epoca. Mi piacciono gli Ex-Otago, ho sentito una bellissima canzone di Brunori ma non ho voglia di sbilanciarmi troppo in merito al mainstream attuale perché quello che sento oggi per me non è bello come lo era prima. Hai collaborato con personaggi importanti della scena italiana. Quali le migliori esperienze? L’esperienza più intensa è stata presso lo studio Metropolis di Milano di Lucio Fabbri. Ho avuto l’opportunità di lavorare come assistente fonico durante le registrazioni audio per il dvd del live in Tokyo del 2002 della PFM. Nello stesso studio ho conosciuto Dolcenera, con la quale ho avuto successivamente l’opportunità di fare qualche live. Quali i tuoi prossimi progetti? La musica è prima di tutto suonata dal vivo. Sto preparando una band per presentare il mio album Blu suonando dal vivo, sia in elettrico che in acustico. Suono la batteria in una cover band blues che si chiama “The Ramblers”. E giusto per non farmi mancare nulla, ho anche iniziato a curare con dedizione delle playlist di Spotify, tra cui la mia “Emergenti Italia 2020” che consiglio a tutti di ascoltare!

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