REDAZIONE
Direttori: Valeria Bizzari, Timothy Tambassi. Vicedirettore: Anna Maria Ricucci. Redazione: Valeria Bizzari, Antonio Freddi, Giulia Lasagni, Sandra Manzi-Manzi, Giacomo Miranda, Teresa Paciariello, Lavinia Pesci, Corrado Piroddi, Anna Maria Ricucci, Timothy Tambassi. Collaboratori esterni: Marco Anzalone, Simona Bertolini, Mara Fornari, Donatella Gorreta, Federica Gregoratto, Francesco Mazzoli, Giovanna Maria Pileci, Marina Savi, Cristina Travanini. Direttore responsabile: Ferruccio Andolfi.
SOMMARIO
Figure dell’individualismo..............................................................................................................................................p. 4 Le persone e i loro corpi. Dal dualismo non cartesiano alla riflessione morale in E. J. Lowe di Timothy Tambassi................................p. 5
Meditazioni filosofiche..................................................................................................................................................p. 14 Eros as the Ίδέα of the soul in the Symposium di Burt Hopkins..........................................................................................................p. 15 E. J. Lowe on the relationship between ontology and empirical science di Timothy Tambassi.................................................................p. 20
Arti e filosofia...............................................................................................................................................................p. 22 Quale movimento in musica? Integrazioni strusiane all’approccio enattivo di Krueger di Francesca Forlè..............................................p. 23 In balia di un mondo terribile: gli Antichi Maestri di Thomas Bernhard di Livio Rabboni...................................................................p. 29
Libri in discussione....................................................................................................................................................p. 34 L’individualismo solidale e antielitarista di William James di Alfoso Frijo.............................................................................................p. 35 Anarchismo e storiografia di Michele Garau...........................................................................................................................................p. 38 Nel labirinto della conoscenza di Alessandra Sofisti...............................................................................................................................p. 43
Figure dell’individualismo
LE PERSONE E I LORO CORPI.
intenzioni, desideri, esperienze, dolori, ecc. La vita mentale è fatta di stati
DAL DUALISMO NON CARTESIANO
mentali. Ma che tipo di cosa è, esattamente, uno stato mentale? Che rapporto
ALLA RIFLESSIONE MORALE IN E. J. LOWE
c’è tra uno stato mentale e uno stato cerebrale? Come può un sistema fisico qual è il cervello dare luogo a stati mentali?» 2
Obiettivo di queste pagine è delineare i tratti essenziali della
Le parole di Alfredo Paternoster, incipit del primo capitolo di
posizione di E.J. Lowe circa il rapporto mente-corpo, evidenziandone le
Introduzione alla filosofia della mente, fissano quella che forse è la questione
ricadute sulla riflessione morale. Nella prima parte mi soffermerò sul
centrale nel dibattito contemporaneo in filosofia della mente: il
problema mente-corpo nel dibattito contemporaneo, analizzando le
problema mente-corpo. Tale problema, secondo Andrea Lavazza, può
classificazioni di Kirk Ludwig e Andrea Lavazza. Nella seconda
essere distinto in due diversi aspetti. Da un punto di vista ontologico si
analizzerò la proposta dualista non cartesiana di Lowe, che definisce la
tratta di sostenere come gli stati mentali non possano essere (realizzati
relazione mente-corpo come un rapporto tra due sostanze individuali
da) stati fisici; da un punto di vista epistemologico, invece, consiste nel
distinte, ma non separabili. Nella terza, infine, offrirò uno spunto per
descrivere gli aspetti distintivi degli stati mentali rispetto agli stati fisici,
un’analisi della riflessione morale di Lowe, strettamente connessa alle
anche se i primi sono realizzati dai secondi3.
tematiche affrontate1. 1. Paternoster, Lavazza, Ludwig: il problema mente-corpo nel dibattito contemporaneo «Quale rapporto ci sia tra la mente e il corpo o, in breve, il problema
5
La pluralità di risposte ai vari interrogativi sollevati ha dato vita a un dibattito eterogeneo di cui è difficoltoso fornire una classificazione esaustiva.
Una
breve
ed
elegante,
seppur
non
esaustiva,
sistematizzazione di tale dibattito è proposta da Kirk Ludwig in The
mente-corpo, è la più classica delle questioni sollevate in filosofia della mente,
Mind–Body Problem: An Overview4, ripresa dallo stesso Lavazza in Come la
forse quella fondamentale. Al centro delle riflessioni su questo problema, così
mente resiste al fisicalismo5. Schematicamente, i due autori distinguono
come dell’intera filosofia della mente, è il concetto di stato mentale: pensieri,
quattro diverse posizioni sul rapporto mente-corpo: eliminativismo,
Quaderni della Ginestra
emergentismo,
anti-riduzionismo
fisico. Il dualismo può essere a sua volta distinto in tre diverse tipologie:
ontologico. La prima posizione nega che esista qualcosa con proprietà
dei predicati, delle proprietà e delle sostanze. Secondo il dualismo dei
mentali. La seconda afferma invece l’esistenza di sole cose materiali,
predicati, i predicati della psicologia, essenziali per una descrizione
alcune delle quali possiedono proprietà mentali concettualmente
completa del mondo, non sono riducibili a predicati della fisica. Il
irriducibili alle proprietà fisiche. La terza è a sua volta suddivisa in
dualismo delle proprietà sostiene l’esistenza di un solo tipo di sostanza
monismo neutrale, secondo cui mentale e fisico possono essere
(o di entità), caratterizzata da proprietà fondamentali distinte e
compresi
fondamentale,
irriducibili: alcune fisiche (come massa, velocità, ecc.), altre mentali
comportamentismo logico, secondo cui gli stati mentali sono definiti
(come dolore, desiderio, ecc.). Infine, il dualismo delle sostanze
come disposizioni comportamentali, funzionalismo, secondo cui gli stati
introduce la nozione di sostanza, ovvero di un oggetto portatore di
mentali sono concettualmente riducibili a stati-proprietà funzionali che
proprietà, con poteri causali specifici e indipendenti. Secondo il dualista
sopravvengono su stati fisici, e identità psicofisica, secondo cui gli stati e
delle sostanze, vi sono cioè due diversi tipi di sostanze con differenti
le proprietà mentali sono stati e proprietà fisici, pur non trattandosi di
condizioni di identità: una mentale, portatrice di proprietà mentali o
un’identità tra enti o sostanze. La quarta posizione, l’anti-riduzionismo
psicologiche, i cui esempi paradigmatici sono i sé o le persone, e una
ontologico, comprende le teorie del doppio aspetto, secondo cui una
fisica, portatrice appunto di proprietà fisiche, i cui esempi paradigmatici
singola sostanza con tutti gli attributi categoriali può manifestarsi sia
sono i corpi (organizzati), o parti di tali corpi, come il corpo umano e le
come fisica che come mentale, l’idealismo, che di fronte all’impossibilità
sue parti organiche (cervello, neuroni, e altri tipi di cellule che
di valicare le nostre conoscenze come provenienti da un mondo esterno
costituiscono il cervello e il sistema nervoso centrale). Una variante del
autonomo identifica gli oggetti della percezione con l’insieme delle
dualismo è rappresentata dall’epifenomenismo, la «posizione per cui eventi
nostre idee, e il dualismo, che di fronte al problema della collocazione
e stati mentali sono prodotti/causati da fenomenici fisici, ma a loro
della mente nel mondo fisico postula l’esistenza di due distinti domini,
volta non producono alcunché, risultano inerti; nella rete delle relazioni
uno fisico e uno mentale, rivendicando la non riducibilità del mentale al
causali partecipano soltanto come effetti, mai come cause»6.
nei
riduzionismo
termini
di
concettuale
qualcosa
e
di
più
6
Figure dell’individualismo
2. Al di qua del problema mente corpo. Lowe e il dualismo non cartesiano
difficoltà nello stabilire come sia possibile un’unione sostanziale tra
Il dibattito contemporaneo ha riservato una notevole attenzione al
queste due sostanze, e nel fornire precisi criteri di individuazione e di
dualismo delle sostanze, sviluppando posizioni sia coerenti che critiche
identità al concetto di persona. Per ovviare a queste difficoltà, i dualisti
con la classica tesi cartesiana. Tali posizioni sono distinte,
delle sostanze non cartesiani, qui in esame attraverso la posizione di E.J.
essenzialmente, in base alla diversa prospettiva circa il genere di
Lowe, distinguono tra sostanze (individuali8) mentali e fisiche,
sostanza individuale con cui una persona viene identificata.
sostenendo che le persone (sostanze mentali distinte dai propri corpi
I dualisti cartesiani, in generale, concepiscono l’essere umano come il
organizzati o da parti di essi) possano possedere anche proprietà fisiche,
prodotto di un’unione sostanziale tra due sostanze distinte: una sostanza
essendo incorporate (in inglese, embodied) in corpi fisici caratterizzati da
materiale e non mentale, una sostanza mentale e immateriale.
tali proprietà.
Quest’ultima, la sostanza psicologica, è ritenuta portatrice solo di
In generale, il dualismo non cartesiano definisce la relazione mente-
proprietà mentali, e non fisiche (a differenza delle sostanze fisiche,
corpo (o meglio persona-corpo) come un rapporto tra due sostanze
portatrici di sole proprietà fisiche). Una tale tesi deriva dalla concezione
individuali distinte, per condizioni di persistenza e criteri di identità, ma
cartesiana di sostanza, secondo la quale ciascun genere di sostanza è
non separabili9, eccetto in modo puramente concettuale. Il corpo (di
portatore di un solo attributo principale, peculiare alle sostanze di quel
una persona) è una sostanza biologica, ossia un organismo vivente (un
genere. Tutti gli stati di una qualunque sostanza individuale di quel
genere naturale e non un mero ammasso materia o un aggregato di
genere sono modi di tale unico ed esclusivo attributo: «nel caso delle
particelle fisiche) governato da leggi biologiche specifiche. La persona,
sostanze psicologiche o mentali, si suppone tale attributo sia il pensiero;
diversamente dal proprio corpo nel suo insieme o da qualsiasi parte di
nel caso di sostanze fisiche o materiali, l’estensione». In questo senso,
esso, è invece concepita come il solo soggetto di tutti e soli i propri stati
«nessuna sostanza psicologica può possedere un modo di estensione, né
mentali10, dalla quale dipendono. Come tale è da considerarsi come una
qualunque sostanza fisica può possedere un modo di pensiero»7.
sostanza psicologica – capace di azione (intenzionale), percezione,
Una tale posizione, secondo i critici, presenta tuttavia specifiche
7
pensiero razionale e auto-riflessione cosciente – ossia una sostanza
Quaderni della Ginestra
(emergente) individuale che appartiene a un genere naturale governato
persona. In altre parole, il mentale non è una proprietà delle entità
da leggi psicologiche specifiche, irriducibili alle leggi biochimiche dei
biologiche che costituiscono i corpi umani, così come la mente, secondo
corpi, e con specifici poteri causali e disposizioni, interagenti con quelli
Lowe, non è un fenomeno biologico.
dei propri corpi ma distinti da essi. Tali poteri causali e disposizioni,
Inoltre,
secondo
Lowe,
le
persone
non
sono
entità
né
secondo Lowe, comprendono la capacità di percezione, pensiero,
necessariamente materiali né immateriali. E benché non ci siano
ragione e arbitrio. Con questo Lowe non intende negare che il corpo di
specifiche caratteristiche materiali (fisiche) che una persona possieda
una persona o parti di esso siano sede di numerosi processi biologici
essenzialmente, una persona deve possedere essenzialmente alcune
strettamente connessi ai processi psichici di pensiero e ragionamento
caratteristiche materiali, pur rimanendo un’entità distinta dal proprio
della persona – né che se il cervello o il sistema nervoso centrale fossero
corpo nel suo insieme o da parti di esso. Secondo Lowe tutte le
completamente distrutti, gli stati mentali di una persona cesserebbero di
caratteristiche materiali ascrivibili alla persona sono tali in quanto
esistere11. Ma tali processi biologici, benché possano aiutare a spiegare
ascrivibili al corpo di tale persona, ma non viceversa12. In questo senso,
fatti psicologici concernenti quella persona, non possono né essere né
per una persona avere un determinato corpo come proprio non significa
costituire i processi psichici di pensiero e di ragionamento, perché né
che essa sia composta dal proprio corpo13: una persona, secondo Lowe,
l’organismo nel suo insieme né alcuna parte biologicamente distinguibile
è infatti una sostanza semplice, priva cioè di parti costituenti e di criterio
di esso possono essere individuati, in un dato momento o nel tempo,
di identità diacronica14. Significa piuttosto che certe caratteristiche
come univocamente correlati né a ogni particolare stato o processo
fisiche sopravvengono su quelle di quel corpo piuttosto che su
psicologico, né a una molteplicità di stati e processi assegnabili a un
qualunque altro corpo. Percezione e azione consapevole ‘attraverso quel
unico soggetto. In questo senso, né il corpo di una persona nel suo
corpo’ sono indicati come i fattori specifici che determinano quali
insieme né alcune parte di esso necessitano di esistere perché la persona
caratteristiche fisiche del corpo appartengono anche a una data
abbia ciascuno degli stati mentali che di fatto ha, e possono così
persona15. Per quanto riguarda l’azione consapevole, ciò significa che
qualificarsi come soggetti di tutti e soli gli stati mentali di una
certi parti del corpo sono direttamente soggette alla volontà dell’agente: 8
Figure dell’individualismo
è un fatto necessario una persona possa muovere certe parti del proprio
considerazione sull’evoluzione umana, evoluzione che, secondo l’autore,
corpo volontariamente, e non possa muovere volontariamente nessuna
non può essere spiegata in termini esclusivamente biochimici.
parte di un corpo che non sia suo. Per quanto riguarda invece la percezione, ciò significa che si percepisce il mondo dalla posizione in
«Noi sappiamo che le menti possono agire sull’evoluzione degli organismi,
cui è collocato il proprio corpo e che il proprio corpo è percepito dagli
dato che le attività umane legate all’intelligenza storicamente lo hanno fatto.
altri in modo diverso perché le sensazioni sono fenomenologicamente localizzate nelle parti percepite16.
Non vi è quindi nulla di miracoloso o di esterno alla natura nell’idea che l’evoluzione mentale e quella corporea siano mutualmente interagenti come, nella mia prospettiva, sono mutualmente interagenti le menti e i corpi individuali. […] Sembra probabile che [alcuni] progressi non siano stati il risultato di un
3. Al di là del dualismo non cartesiano. Abbozzo di una riflessione morale
radicale mutamento nella struttura cerebrale umana o nella capacità di
Prima di delineare un abbozzo della riflessione morale di Lowe,
elaborazione neuronale, ma siano emersi grazie a concomitanti mutamenti nei
occorre innanzitutto fare due premesse. La prima è che tale riflessione non ha ricevuto, nelle pagine dell’autore, la stessa trattazione sistematica
modelli di interazione e di organizzazione sociale. […] Tutto ciò comporta che i sé o le persone, nella loro essenza, non vengono creati attraverso processi biologici, ma grazie a forze socio-culturali, cioè agli sforzi cooperativi di altri sé o
dedicata a metafisica, ontologia e filosofia della mente. La seconda, non
di altre persone. Letteralmente, le persone creano altre persone. […] Quando si
meno importante, è che le considerazioni sul rapporto mente-corpo, sul
riflette su quanto dipendiamo per la nostra condizione umana dall’ambiente
dualismo non cartesiano e sulla causazione mentale ne costituiscono,
artificiale e da quello sociale che noi stessi abbiamo creato, ci appare incredibile
secondo lo stesso Lowe, una base concettuale imprescindibile, di cui, tuttavia, la riflessione morale non risulta come conseguenza necessaria.
supporre di poterla spiegare come basata soltanto sull’organizzazione cerebrale. In realtà, mentre lo sviluppo e la struttura del cervello umano differiscono in modo significativo da quelli dei primati superiori, quali gli scimpanzé, [...]
Di seguito, verranno riportati due passi pubblicati originariamente a più
sembra corretto considerare la differenza tanto un prodotto quanto una causa dei
di vent’anni di distanza l’uno dall’altro, che ne costituiscono, a mio
diversi stili di vita tipici di esseri umani e primati. Le strutture neuronali delle
avviso, i punti chiave.
diverse parti del cervello umano si sviluppano nei bambini solo in risposta ad
Il primo, pubblicato per la prima volta nel 1996, è una
9
appropriati stimoli educativi e sociali. È vero che uno scimpanzé non può,
Quaderni della Ginestra
seppure trattato fino dalla nascita come un bambino, svilupparsi quale un
«I was primarily interested in understanding the distinction between
piccolo umano, e ciò sembra indicare alcune differenze biologiche innate tra
intentional and unintentional action, largely on account of its moral
uomini e primati. Ma non possiamo presumere che ciò che noi possediamo, e
significance. This then led me to examine the closely related notion of
che manca agli scimpanzé, sia qualche propensione innata – specifica per lo
voluntariness. Partly through a study of John Locke’s views on the matter, I
sviluppo della personalità umana – all’uso del linguaggio, alla sensibilità estetica,
became convinced that a volitionist account of the nature of voluntary action
alle abilità matematiche, e così via. Potrebbe darsi infatti che ciò che impedisce
must be correct. [...] I felt relatively neutral on the question of free will –
agli scimpanzé di beneficiare dei processi umani di socializzazione e di
neutral, that is, between compatibilist and libertarian responses to this question
costruzione della personalità non sia un’innata incapacità ad acquisire le abilità
– but my neutrality was finally overcome in favour of libertarianism once I
che questi processi ci conferiscono, bensì un’incapacità di mettere in atto in
became persuaded that only a thoroughly externalist account of reasons for
modo adeguato questi particolari processi, adattati come sono a bisogni e
action is defensible. The last piece in the jigsaw puzzle concerns the distinction
caratteristiche specificatamente umani. […] Ciò che rende umano il materiale
between event causation and agent causation. For a long time, I considered that
biologico ‘adatto’ alla creazione di persone non è soltanto una funzione delle
all causation is fundamentally event causation and that I could happily
caratteristiche biologiche intrinseche di quel materiale insieme con la natura
accommodate my volitionism within this broader view. More recently, however,
delle capacità psicologiche che gli vanno conferite, ma anche una funzione dei
I have come to the conclusion that all causation is fundamentally substance
processi creativi a noi disponibili date le nostre particolari limitazioni – benché,
causation, with voluntary human action constituting a special case of this. It
in realtà, alcuni di tali vincoli possano venire progressivamente superati
struck me as being, in effect, a gross category mistake to talk of events as
attraverso lo sfruttamento di precedenti prodotti della nostra creatività, cioè
literally being causes, when causal powers and liabilities manifestly belong to
attraverso lo sfruttamento della crescente eredità socio-culturale, linguistica e
substances – that is, to persisting, concrete objects – rather than to events. […]
tecnologica»17.
Following Locke, I regard the will as a power possessed by [human] agents, which is exercised by them whenever they engage in voluntary actions.
Il secondo passo è tratto dalla premessa di Personal Agency (2009) e ben riassume l’analisi che Lowe, nelle pagine successive, compie sui temi
However, whereas Locke is at best ambiguous on the question of wherein our freedom of action lies, I hold it to lie in the fact that our will is a spontaneous power, which we are able to exercise freely – freely, that is, in the libertarian
del libero arbitrio, della libertà (di azione), del volizionismo e dell’azione
sense – in the light of the reasons for action that our senses and intellects
razionale.
reveal to us. I do not, then, espouse the kind of position in the philosophy of
10
Figure dell’individualismo
action that normally goes under the description of ‘agent causalism’, for this is typically associated with a rejection of volitionism and an endorsement of the view that a human agent purely qua agent is a cause of his or her intentional actions – whereas I want to say that an agent always causes what he or she does voluntarily only by exercising his or her power of will. Accordingly, my position with regard to voluntary action steers a middle path between classical agent causalism on the one hand and, on the other, those versions of volitionism that take all causation to be, fundamentally, event causation» 18.
Non intendo spingermi oltre nella mia analisi. Rendere mutualmente compatibili questi due passi rischierebbe, probabilmente, di orientare la riflessione di Lowe verso un qualcosa che va oltre ciò che lui stesso abbia voluto affermare. Certamente, una teoria morale che voglia dar conto della posizione di Lowe non potrà esimersi dall’analisi di tali aspetti, ma è probabilmente al di là di questa posizione che potrà trovare una sua forma definita19. TIMOTHY TAMBASSI Questo articolo riprende e sviluppa le tesi avanzate in Timothy Tambassi, Il soggetto da un punto di vista ontologico. E.J. Lowe e il dualismo delle sostanze non cartesiano, in Giacomo Miranda e Timothy Tambassi, a cura di, Percorsi nella soggettività, "Quaderni della Ginestra", 8, 2013, pp. 62-70; Timothy Tambassi, L’ontologia della persona. Il dualismo mente-corpo nella proposta di E.J. Lowe, "Sapientia", 69, 234, 2013, 95-126. 1
11
Paternoster, Alfredo, Introduzione alla filosofia della mente, Laterza, Roma-Bari 2002, p. 3. Cfr. Andrea Lavazza, Come la mente resiste al fisicalismo, in Andrea Lavazza, a cura di, L’uomo a due dimensioni. Il dualismo mente-corpo oggi, Mondadori, Milano 2008, p. 5. 4 Cfr. Kirk Ludwig, The Mind-Body Problem: An Overview, in Stephen Stich e Ted Warfield, a cura di, The Blackwell Guide to Philosophy of Mind, Malden, Blackwell, (MA)Oxford 2003, pp. 10-11. 5 Lavazza, Andrea, op. cit. 6 Lavazza, Andrea, op. cit., p. 23. Per i rimandi bibliografici alle varie posizioni citate, si vedano i testi indicati di Ludwig e dello stesso Lavazza. 7 Edward Jonathan Lowe, Dualismo delle sostanze non cartesiano, in Andrea Lavazza, a cura di, L’uomo a due dimensioni. Il dualismo mente-corpo oggi, Mondadori, Milano2008, p. 187. 8 Con «sostanza individuale» Lowe intende un oggetto o un portatore di proprietà persistente, concreto, capace di andare incontro a mutamenti nel tempo rispetto ad alcune di quelle proprietà. Quando un oggetto subisce un mutamento, va incontro a un cambiamento di stato. Lo stato di un oggetto consiste nel suo possesso di qualche proprietà in un dato momento o nel corso di un periodo di tempo. Cfr. Edward Jonathan Lowe, Dualismo delle sostanze non cartesiano, p. 185. 9 Edward Jonathan Lowe, Dualismo delle sostanze non cartesiano, p. 185. 10 Secondo Lowe, gli stati mentali, di cui non fornisce una definizione ma solo esempi paradigmatici (credenze, desideri, percezioni, ecc.), non possono essere identificati con gli stati fisici. Scrive a tal proposito: «I very much want to deny that mental states are physical states, even though they are states of something physical – the self. This is because I can make no clearer sense of the idea that a conscious mental state might just be a physical state than I can of the idea that a physical object might just be a natural number. […] A physical state is, by its very nature, one whose possession by a thing makes some real difference to at least part of the space which that thing occupies. Thus, my sitting qualifies as a physical state of me because, in virtue of possessing it, I fill out a part of space in a certain way, rendering that part of space relatively impenetrable by my presence. […] The identity conditions of mental states would appear to be thoroughly unlike those of physical states – as unlike them as the identity conditions of physical objects are unlike those of the natural numbers. And consequently the thesis that mental states ‘just are’ (identical with) physical states is simply unintelligible» Edward Jonathan Lowe, Personal Agency. The Metaphysics of Mind and Action, Oxford University Press, Oxford 2008, pp. 22-23. 11 «I am happy to concede that this may very well be true of my brain as a whole – 2 3
Quaderni della Ginestra
that if it were to be completely destroyed, all of my mental states would thereby cease to be. All that I am claiming is that there is no part of my brain which is such that, were any part of it – such as one particular neuron – to be destroyed, all of my mental states would thereby cease to be. That is to say, neither my brain as a whole, nor any distinguished part of it as a whole, is something with which I can be identified – any more than I can be identified with my body as a whole – because no such entity is such that all and only my mental states can be taken to depend on it, in the way that they clearly do depend on me» Edward Jonathan Lowe, Personal Agency. The Metaphysics of Mind and Action, pp. 97-98. E ancora, «with the benefit of a little scientific knowledge, I may well be prepared to concede that, but for the existence and normal functioning of my brain, I could not so much as have this or any other thought: but that doesn’t (or shouldn’t) persuade me to believe that my brain is, after all, the subject of my thoughts. […] It seems clear that, even granted that I need a brain in order to be able to think, I don’t need to have the particular brain that I do have» Edward Jonathan Lowe, Personal Agency. The Metaphysics of Mind and Action, p. 21. 12 Edward Jonathan Lowe, Dualism, in Brian McLaughlin, Ansgar Beckermann, e Walter, Sven, a cura di, The Oxford Handbook of Philosophy of Mind, Clarendon Press, Oxford 2009, pp. 68-69. Un altro tipo di dualista delle sostanze ritiene che la persona sia totalmente composta da parti del proprio corpo, pur non essendo identica né al proprio corpo nel suo complesso, né ad alcuna parte di esso. Cfr. Lynne Rudder Baker, Persons and Bodies, Cambridge University Press, Cambridge 2000. 13 Edward Jonathan Lowe, Personal Agency. The Metaphysics of Mind and Action, p. 22. 14 Conseguenza dell’assenza di parti costituenti è che le persone non possono avere né parti del corpo né del cervello come proprie, non identificandosi con esse. Conseguenza dell’assenza di un criterio di identità diacronica è l’impossibilità di fondarne la persistenza nel tempo. Ciò ovviamente non implica che non possano esistere alcune cause della loro persistenza nel tempo, né l’imperscrutabilità di tale persistenza, anche se sembra non poterci essere una condizione definitiva che determini il cessare di essere o il venire in essere di una persona. Secondo Lowe, infatti, in assenza di un’analisi riduzionistica di ciò che costituirebbe il venire o il cessare di essere di una persona, nessuna evidenza empirica consentirebbe di affermare che una persona sé sia venuto a esistere o che abbia cessato di esistere. Infine, per quanto riguarda le cause della persistenza della persona, Lowe sottolinea come il funzionamento normale e continuativo del cervello possa costituire una condizione causalmente necessaria della sua persistenza, almeno nel caso di persone umane
‘incorporate’. Da ciò tuttavia non segue che l’identità nel tempo della persona sia basata sulla continuità del funzionamento cerebrale, così come non si dovrebbe ritenere contrario allo status della persona, come sostanza, il fatto che la sua esistenza possa essere causalmente dipendente dal funzionamento di un’altra sostanza distinta il corpo. 15 Una circolarità, ammessa dallo stesso Lowe, può essere individuata nel fatto che da un lato sembrerebbe legittimo affermare che la scomparsa di tali capacità, essenziali per essere un sé, costituirebbe la cessazione dell’esistenza del sé, dall’altro solo la scomparsa stessa del sé costituirebbe la scomparsa permanente di tali capacità. Inoltre, «non servirà dire che la cessazione permanente del funzionamento cerebrale costituirebbe la scomparsa delle capacità di percezione e di azione consapevole. Tutto ciò che possiamo dire è infatti che sembra esservi una correlazione empirica tra l’attività mentale e il funzionamento cerebrale, almeno nel caso delle persone umane. Ma la capacità di percezione e di azione consapevole non risiede per sua stessa natura in alcuna condizione cerebrale. In realtà, non c’è nulla di incomprensibile nella supposizione che esista una capacità di percezione e di azione consapevole in un essere completamente privo di cervello» Edward Jonathan Lowe, Dualismo delle sostanze non cartesiano, p. 199. 16 Edward Jonathan Lowe, Dualismo delle sostanze non cartesiano, p. 192. 17 Ibidem, pp. 203-207. 18 Edward Jonathan Lowe, Personal Agency. The Metaphysics of Mind and Action, p. v-vi. 19 Per la stesura di questo articolo ho beneficiato di una borsa di studio al Research Institute of the University of Bucharest (ICUB). Un ringraziamento speciale va a Giulia Lasagni e Giacomo Miranda, i cui suggerimenti hanno reso l'articolo migliore di quanto sarebbe stato altrimenti.
12
Meditazioni filosofiche
Meditazioni filosofiche
EROS AS THE Ίδέα OF THE SOUL IN THE SYMPOSIUM
namely his priestly guide in erotic matters. His speech relates how the Mantinean woman’s tuition led him to the knowledge of Eros as a
I
n the Phaedrus, Socrates argues for the immortality of the soul, on the supposition that “the always moving is immortal” (Phd, 245c), and the hypothesis that “[i]f the soul exists in this way, namely that
this thing which moves itself is nothing other than soul, then it would have to be that the soul is both immortal and ungenerated” (Phd, 245e246a). In that same dialogue, the “look” (ἰδέα) (Phd, 246a) of the soul manifests Eros as the source of the soul’s ungenerated motion. In the Symposium, Socrates’ λόγος about Eros connects the soul’s immortality to its knowledge of Eros’ origin, nature, and gift to humans, a knowledge whose sine qua non is the soul’s initiation into the mystery of Eros’ dual nature. That Plato presents Socrates’ speech about Eros in the Symposium as
daimonic mixture of opposites that are incapable of ever being brought into concordance. The Eros made manifest in Socrates’ λόγος is therefore an impossible being according Eryximachus’ medical standard of knowledge. Lacking beauty, he is not something good and therefore only incorrectly identified with the beloved, a mistake made by both the young Socrates and Agathon. Lacking unity, Eros nevertheless is not searching for any missing half or whole, unless either happens to be good for its own sake. Thus, true Eros is not the lover of Aristophanes, whose speech makes no mention of the good at all. Being between ugliness and beauty, Eros is akin to true opinion, which only is by reason of non-being, as it is neither ignorance nor knowledge. Eros, therefore, is a lover of wisdom, and, like all philosophers, he is somewhere between total ignorance and complete knowledge.
entirely unoriginal cannot be an accident. No dramatic effort is made to
Socrates’ non-original λόγος of the final and highest truth of Eros’
conceal its origin in his soul’s μιμησις, first, of the results of Diotima’s
non-being points to the lover and the beloved, both together in their
instruction (199C-201E), and, next, in a μιμησις of this instruction
opposition, becoming inseparable in one soul. However, not every soul
itself (201E-212A). Socrates’ “own” λόγος about Eros, and, therefore,
has the potency to unite Eros in this way but only the soul that has been
the basis for his “claim to understand nothing other than matters of
initiated into the true nature of beauty and the truth belonging to the
Eros” (177DE), is not really his own, then, but that of another’s,
origin of the finest offspring of Eros’ common desire to conceive and
15
Quaderni della Ginestra
give birth in beauty. The initiation into both the truth of beauty and the
and the desire to conceive and beget in pure beauty; likewise, the
origin of Eros’ finest offspring is rooted in knowledge (first ἐπιστήμη,
beautiful beloved of this divided desire is divided into beautiful bodies
then μάθηματα) of Eros’ origin, nature, and gift to humans. The
and beautiful souls; so, too, are Eros’ offspring divided, into physical
theogonic story of Eros’ origin in seduction, divine madness, and the
and immortal children. Finally, the φρονέσις and ἀρετή that are begotten
celebration of the birth of beauty, of course, does not constitute,
in the souls of creative poets and craftsmen are divided between that
properly speaking, this knowledge. But it does prepare the soul of the
ordering their souls and that ordering (διακοσμήσεις) households and
initiate to catch sight of a being whose manner of being, as a whole, is
cities. The divided knowledge of the common Eros is asymmetrical,
characterized by what is manifest in Plato’s Symposium as the unstable
however, because both halves of the pairs are not recognized as equal:
“community” (koinônia) of desire, divine madness, seductive cunning,
the lover is more divine than the beloved; the desire to conceive and
and beauty, which, despite not exhibiting any universal link or
beget in pure beauty is more lovely than the desire for beautiful things;
connection among themselves, are nevertheless always present wherever
the beauty of the beloved soul is greater than that of the beloved body;
and whenever Eros is present.
the immortality of the “spiritual” children is greater than that of
Diotima divides her initiation into a preparatory and final teaching
physical children; and the greatest part of φρονέσις is not the part that
about the mystery of Eros. The preparatory initiation concerns the
orders the souls that conceive and beget it in συνουσία and education
Eros common to all humans, and it is guided by a knowledge that
(πιαδεύειν), but that part that provides διακοσμήσεις to households and
orders the suppositions behind Eros’ common recognition, a
cities (209A).
recognition that defines all the speeches preceding Socrates’, by dividing
Diotima’s preparatory instruction of Socrates’ is itself divided by her
and gathering them together into a series of pairs. Eros is accordingly
question to him about the cause (αἴτιον) of Eros and desire, which she
divided into the lover and beloved, while the lover’s desire for
“one day” (207A) asked him about. Her “natural” explanation to
immortality and happiness is divided in turn, into the desire for beauty
Socrates of this cause fits neither with her account of the common
16
Meditazioni filosofiche
Eros that comes before it nor with what follows it, her perfectly
erotic matters discussed thus far, she has doubt about whether he is
sophistical (τέλεοι σοφωτισται) (208C) account of the “irrationality”
ready for the initiation into the final and highest mystery, to which the
(ἀλογίας) of lovers that she says is rooted in Eros’ and desire’s natural
instruction thus far has been merely en route. The path to this mystery
cause. The cause in question is the impermanence of genesis, which
involves two ascensions. The first ascension charts the path from
governs both the properties of the body and the possessions of the
beautiful bodies to the εἶ δος of beauty itself, while the second points
soul (including knowledge!), such that each is both always coming into
the way beyond even the “single knowledge” (τινὰ ἐπιστήμην) (210C) of
being and passing away. What appears as the same in the body or soul is
the everlasting being of beauty’s one form (μονοειδὲς), to the beautiful
actually a semblance of the original, which keeps on being itself by
itself as the learning matter (μαθημάτων) 211C) that leads to the divine
continuous regeneration. Only in this way—and in no other—can the
vision of the “beautiful through that which makes it visible” (ὁρῶντι ὧ
mortal partake immortality, which eliminates Diotima’s wonder about
ὁρατὸν τὸ καλόν) (212A). The highpoint of the first ascension is only
why all animals, and not just humans, are “sick” with the desire both for
reached after the lover comes to value the beauty of souls over that of
intercourse and to provide and care for their offspring, as they all have
bodies, while that of the second is achieved when the lover finds it only
an Eros for immortality. Socrates’ wonder about the truth of Eros
worthwhile to live his life begetting and rearing the true ἀρετή born
(208B), however, is not eliminated by this account, no doubt because it
from being in touch with true beauty’s source. The advance to valuing
does not address beauty at all in relation to Eros’ cause and therefore
the beauty of souls over that of bodies requires that the lover is
removes the relation to the beautiful from Eros and desire. Presumably,
properly guided from the love of one to two beautiful bodies, and from
too, the perfect sophistry of the account that follows is connected with
the beautiful λόγοι engendered therein, to the love of all beautiful
a deficiency in relation to beauty, because Eros is restricted in this
bodies born in the recognition of their common beauty, a recognition
account to the desire for beautiful bodies (σώματα τὰ καλὰ) (209B).
that slackens his Eros for just one beautiful body. The ascension of
Socrates’ preparatory initiation comes to an end with Diotima’s announcement that while “even” he could probably be initiated into the 17
psychic beauty that follows this yields the lover’s finding satisfaction in
Quaderni della Ginestra
edifying converse with the beloved, notwithstanding the beloved’s
there is a final speech not about Eros’s truth but about the truth of
body’s lack of beauty, and leads eventually to his vision of the kinship
Socrates’ Eros. The salient revelations of this truth are two: (1) in
of beauty in the deeds and νό μοι engendered by beautiful souls. And,
praxis, Socrates’ did not yield to the seductions of Athens’ greatest
with this, the lover’s vision alights beauty itself, which is “nearby”
seducer and vulgar lover, and, (2), Socrates, despite the ugliness of his
(σχεδὸν) (211B) his final goal. The lover’s achievement of this goal is
body, is the beloved not only the gods but of mortals too—despite his
not only said by Diotima to engender true ἀρετή, namely, the source of
being, or, perhaps, because of his being—the greatest lover of both.
φρονέσις and its greatest part διακοσμήσεις in households and cities, but
The dialogue’s dramatic incompleteness mirrors the incompleteness
also to win for the lover the love (θεοφιλεῖ) of the gods and therefore
of its treatment of its subject matter. The true goal of Eros, the Good,
for him—above all men—whatever share in immortality is possible for
or the independent One, is never explicitly discussed in its relation to
a mortal. The soul of such a lover, it must be stressed, in becoming the
beauty. The content of the dramatic completion of the dialogue is also
beloved of the gods, therefore succeeds in bringing together—in one
incomplete, as Aristodemus fell asleep for a long time, awakening only
soul—the lover and beloved.
at the end of Socrates’ attempt to prove to Agathon and Aristophanes
Apollodorus reports that Socrates concluded his speech by telling “Phaedrus and you others” that Diotima persuaded him of this, and
that the same man could have the knowledge necessary to compose comedy and tragedy.
that all of the company except Aristophanes applauded Socrates. And,
By way of a conclusion, I propose the following suppositions in
as the latter was beginning to respond to Socrates’ speech’s criticism of
relation to the reason for the incompletion of Plato’s dialogue the
his own, Socrates’ drunken beloved, Alcibiades, enters. Had
Symposium:
Aristophanes been able to complete his response, Socrates most likely
1. The truth of Socrates’ Eros made manifest in the dialogue is not
would have been challenged to make explicit the basis of his speech’s
rooted in the distinction between two determinate kinds of Eros, the
criticism of Aristophanes, which concerned the connection between the
vulgar and the heavenly—but, rather, it is rooted in the recognition of
lover’s desire for unity and the good. But instead of a discussion of this
the indeterminate twofoldness of Eros’ being. From this recognition 18
Meditazioni filosofiche
follows the necessity of ever-renewing the exemplary lover’s (e.g., Socrates’) knowledge of Eros,1 which, like all the soul’s possessions, is impermanent. This knowledge is the source of the soul’s potency (δύναμις) both to recognize in Eros’ vulgarity the initial appearance of Eros’ true goal—the incomparable unity of the Idea of the Good that is the true source of all beauty (sensible, psychic, intelligible)—and to employ the more fully disclosed truth of this goal as the guide of the soul’s erotic desire to conceive and beget in beauty. 2. The Platonic Eros is therefore neither a singular passion with a representative mode of being that lends itself to the possession of an Ego nor an affection that originates in the body. Not being the former, Eros is beyond the ambit (let alone “intervention”) of the Ego’s cognitive judgment; not being the latter, Eros’ origin clearly lies beyond the world of sensible bodies and of the discovery by mortals of their causal laws. While knowledge of Eros is possible, this knowledge, like Eros itself, is subject to the endless cycle of coming into and passing out of being that defines the semblance of even the most immortal of human lives. BURT HOPKINS 1 Dramatically portrayed in the Symposium by Socrates’ συννοήσις before arriving at the banquet. 19
Quaderni della Ginestra
I
E. J. LOWE ON THE RELATIONSHIP BETWEEN
reveals of reality.) The empirical part seeks to establish, on the basis of
ONTOLOGY AND EMPIRICAL SCIENCE
empirical evidence and informed by most successful scientific theories,
n The Four-Category Ontology, E. J. Lowe defines the relationship between ontology and empirical sciences in this way. Each science
aims at truth, seeking to describe accurately some part of reality. (According to Lowe, truth is single and indivisible, and reality is unitary and necessarily self-consistent1). The various descriptions of different parts of reality must, if they are all to be true, fit together to make a description which can be true of reality as a whole. The task of ontology is to render mutually consistent the partial descriptions of reality that emerge from the various sciences, in order to provide a unitary description of reality. However, we should not be misled by this talk of description of reality: the proper concern of ontology is not the descriptions we construct of it, but reality itself.
what kinds of things do exist in the actual world. The two parts are strictly connected: in particular, the second part depends upon the first. Indeed, according to Lowe, we are in no position to be able to judge what kinds of things actually do exist, even in the light of the most scientifically well-informed experience, unless we can effectively determine what kinds of things could exist: empirical evidence can only be evidence for the existence of something whose existence is (antecedently) possible2. In this sense, once the realm of the metaphysical possibility has been defined, empirical evidence and scientific theories can tell us what there is, specifying, through the empirical ontology, what kinds of entities exist in the actual world and which entities we have to include in such categories. These considerations highlight that the proper relationship between
This task is achieved by dividing ontology in two parts. The a priori
ontology and empirical sciences as being one of complementarity and
part is devoted to exploring the realm of metaphysical possibility, seek-
cooperation3. Moreover, they allow to explain that the work of
ing to establish what kinds of things (or ontological categories) could
ontologists, in determining which kinds of things exist, is founded on
exist and co-exist to make up a single possible world. (According to
scientific theories and results, and aimed at a synthesis between
Lowe, this kind of possibility is not derivative from experience and
metaphysical principles (a priori) and scientific theoretical constructions
needs to be explored and presupposed in construing what experience
(a posteriori). Obviously, this does not mean that ontology should impose
20
Meditazioni filosofiche
how to categorize the reality: ontology provides and studies the
categorization of the entities which exist in the actual world5.
categories, but their application is the task of the scientists, who can
TIMOTHY TAMBASSI
only tell what they think there is in terms which presuppose some categorization of the entities in question. In this sense, the usefulness of ontology for (empirical) sciences is to chart the possibilities of existence, providing a (suitable) framework for categorizing the entities posited by scientific theories and for interpreting new (possible) empirical evidences4. But, how can we have a unitary description of reality when the descriptions emerging from different disciplines or within the same discipline differ on some fundamental points? An example might be the debate between String Theory and Loop Quantum Gravity for the description of the quantum gravity. In such case, within the same discipline, we have different descriptions of reality that can hardly be unified by ontology, which does not have the conceptual tools for choosing between them. In this sense, a debate within a special science or between two or more different sciences might have an impact on the empirical ontology, creating some problems in establishing precisely what there is. And ontology, which is aimed at unifying the partial descriptions of reality that emerge from different sciences, cannot ignore this, especially if it can make difficult or undetermined the
21
1
E.J. Lowe, A Survey of Metaphysics, Oxford University Press, Oxford 2002, p. 3. E.J. Lowe, The Four-Category Ontology, Oxford University Press, Oxford 2006, pp. 4-5. 3 E.J. Lowe, More Kinds of Being, Wiley-Blackwell, Malden-Oxford 2009, pp. 7 4 E.J. Lowe, The Possibility of Metaphysics, Clarendon Press, Oxford 1998, p. 83. 5 This article was supported by a fellowship at the Research Institute of the University of Bucharest (ICUB). 2
Arti e filosofia
QUALE MOVIMENTO IN MUSICA? INTEGRAZIONI STRAUSIANE ALL’APPROCCIO ENATTIVO DI KRUEGER
possibile argomentare che la nostra esperienza musicale può assumere determinate sfumature qualitative sulla base della nostra ‘interazione’ corporea con la musica2. In questo articolo mi propongo di presentare la posizione di
N
ell’ascolto della musica, una delle esperienze più comuni è quella
Krueger, focalizzandomi in particolare sul modo in cui un
di essere fisicamente coinvolti dal brano che stiamo ascoltando.
coinvolgimento attivo con la musica possa dar forma all’esperienza
Possiamo ovviamente esserlo in grado maggiore o minore: possiamo
musicale stessa. In questa descrizione emergerà il ruolo centrale del
battere distrattamente il tempo, ma possiamo anche lasciarci trasportare
corpo vissuto come medium del processo costitutivo e il ruolo del
in una danza vorticosa, in un continuum di livelli di coinvolgimento.
movimento come esperienza cardine per la costituzione enattiva della
In questo tipo di esperienze ‘sentiamo’ il dinamismo della musica e le
percezione musicale.
sue qualità espressive in modo spesso molto più vivido di quando
Tuttavia, cercherò di integrare la proposta teorica di Krueger,
restiamo seduti su una sedia ad ascoltare. Non si tratta di un’attività
specificando il tipo di movimento in gioco nell’enactment dell’esperienza
riflessiva, ma di un’esperienza vissuta, incarnata e pre-teorica.
musicale. Infatti, nonostante Krueger accenni ai movimenti che
Questi tratti fenomenici dell’esperienza musicale hanno reso
eseguiamo ascoltando un brano musicale (battere il tempo con la mano
quest’ultima un fenomeno particolarmente adatto a essere indagato da
o con un piede, muovere la testa in avanti o indietro, danzare), egli non
una prospettiva incarnata ed enattiva. Krueger (2009, 2011), ad esempio,
si sofferma su una descrizione del carattere specifico di tali movimenti3.
ha sviluppato l’enattivismo percettivo di Noë (2004) applicando
Il mio obiettivo qui è dunque quello di proporre una tale
l’impostazione teorica di quest’ultimo alla percezione musicale1. L’idea è
specificazione utilizzando le riflessioni di Erwin Straus (1930) sulle
che, come Noë ha mostrato la dipendenza costitutiva della percezione
differenze tra movimento finalizzato e movimento espressivo e
visiva dalla nostra conoscenza pratica e preriflessiva delle dipendenze
sostenendo che il secondo tra questi è il tipo di movimento coinvolto
sensorimotorie tra movimento ed esperienza visiva stessa, così è
nella costituzione enattiva della percezione musicale4.
23
Quaderni della Ginestra
L’approccio enattivo alla percezione musicale
accessibili attraverso il movimento dei nostri occhi o del nostro corpo6.
Come si è detto, l’approccio enattivo di Krueger ha il suo
In questo senso, secondo l’autore, la nostra esperienza visiva dipende
antecedente esplicito nella teoria enattiva della percezione visiva di Alva
profondamente da ciò che sappiamo (implicitamente) di quello che
Noë. Secondo Noë, vedere è un modo di esplorare il mondo che è
possiamo vedere se ci muoviamo in un modo o nell’altro.
mediato dalle abilità pratiche del percipiente. In questo senso, secondo
Krueger sviluppa il suo approccio enattivo alla percezione musicale
l’autore, la nostra capacità di percepire dipende costitutivamente dal
sulla base di questa impostazione teorica. Secondo Krueger, anche la
possesso di una conoscenza sensorimotoria pratica e pre-riflessiva del
percezione musicale può essere una forma di percezione enattiva – cioè
modo in cui la scena visiva cambia a seconda dei nostri movimenti5.
una forma di esplorazione, manipolazione ed estrazione percettiva di
A sostegno di questa tesi, Noë porta numerosi esempi
caratteristiche musicali attraverso la nostra interazione sensorimotoria
fenomenologicamente interessanti. Ad esempio, egli mostra che,
con la musica7. Questo accade durante quelli che l’autore chiama episodi
nonostante la nostra esperienza visiva sembri generalmente pienamente
di deep listening.
dettagliata e, per così dire, ad ‘alta risoluzione’, in realtà siamo in grado
Il deep listening è un ascolto non distratto e passivo della musica, ma
di focalizzare il nostro sguardo solo su pochi dettagli per volta.
un ascolto in cui il soggetto si orienta selettivamente verso il brano
Guardando questa pagina, ad esempio, possiamo dire di vedere un
musicale ascoltato, focalizzando la sua attenzione su aspetti specifici
foglio uniformemente scritto e che la nostra esperienza visiva risulta
della musica (ad esempio, passaggi armonici, andamento ritmico, linea
pienamente a fuoco e ricca di dettagli. Tuttavia, se fissiamo il nostro
melodica)8.
sguardo, ci rendiamo immediatamente conto che siamo in grado di
In questi casi, il nostro movimento può giocare un ruolo cruciale.
leggere solo poche parole e che le altre intorno ci appaiono indefinite e
Infatti, nei casi di deep listening, possiamo interagire – virtualmente o
non leggibili. L’idea di Noë è che possiamo avere l’esperienza di vedere
realmente – con la musica, sincronizzandoci con il ritmo o lasciandoci
il mondo nei suoi dettagli non perché questi ultimi siano tutti davvero al
muovere (emotivamente e fisicamente) dalla melodia, dai contrasti di
centro del nostro campo visivo, ma perché essi sono percettivamente
intensità, dai giochi timbrici. Ad esempio, un passaggio improvviso da
24
Arti e filosofia
un piano a un fortissimo può spaventarci e farci sobbalzare, una
si configurano come risposta alle affordances musicali e come mezzo per
melodia elegante e dolce può cullarci e farci ondeggiare. Inoltre,
la focalizzazione dell’attenzione e per l’enactment dell’esperienza musicale.
secondo Krueger, movimenti corporei come muovere la testa in avanti e
Egli prende in considerazione movimenti più semplici come scuotere la
indietro, battere il tempo con piedi o mani, e ovviamente danzare,
testa avanti e indietro, battere il tempo con i piedi o le mani, ma anche
possono essere un modo per ‘sentire’ la musica e focalizzare la propria
pratiche più complesse come la danza. Quest’ultima, in particolare, si
attenzione su di essa in modo nuovo.
configura come vera e propria esplorazione della topografia sonica della
I movimenti corporei si qualificano, quindi, come uno speciale
musica e come pratica enattiva in cui le regolarità temporali dei pattern
mezzo di focalizzazione dell’attenzione: interagendo attivamente con la
ritmici e melodici sono tradotti fisicamente in un sistema di movimenti
musica, il nostro corpo vissuto in prima persona (Leib) diventa per noi
corporei10.
strumento per estrarre percettivamente alcune caratteristiche del brano
Tuttavia, Krueger non si sofferma sulla descrizione del carattere
musicale, portandole al centro della nostra attenzione. Questa attività di
specifico di questo tipo di movimenti. La mia ipotesi, come accennato
‘estrazione percettiva’ si configura come processo enattivo di risposta
in precedenza, è che i movimenti in gioco nell’enactment dell’esperienza
alle affordances pratiche che la musica ha per noi. La musica, infatti, ci
musicale siano tutti istanze più o meno complesse di quello che Erwin
presenta un ricco profilo esplorativo che ci invita a un coinvolgimento e
Straus definisce ‘movimento espressivo’, distinguendolo così dal
a un’interazione emotivi e motori9.
movimento ‘finalizzato’11.
L’idea di Krueger, quindi, è che, attraverso l’interazione fisicoemotiva con la musica, la nostra esperienza percettiva possa essere in qualche modo arricchita, poiché possiamo giungere a un livello di focalizzazione attentiva non solo distaccata e teorizzante ma anche vissuta in prima persona e ‘sentita’ affettivamente e corporalmente. Ora, come abbiamo visto, Krueger accenna a diversi movimenti che 25
Movimenti finalizzati e movimenti espressivi: l’analisi di Erwin Straus Nel suo saggio “Le forme della spazialità. Il loro significato per la motricità e per la percezione” (1930), Straus indaga le diverse forme dello spazio vissuto, le loro qualità e il loro nesso con il movimento e la
Quaderni della Ginestra
percezione. La cornice teorica in cui l’autore si muove è quella della
lo spazio può essere vissuto e, conseguentemente, due corrispondenti
fenomenologia e della psichiatria fenomenologica, in cui l’analisi è
modalità di movimento. Lo spazio può configurarsi per noi come spazio
sempre condotta da una prospettiva in prima persona che pone al
carico di valenze e affordances pratiche. È lo spazio percorribile, costituito
centro la descrizione dell’esperienza vissuta per come essa si presenta al
da punti da cui ci si allontana e punti a cui ci si avvicina, è lo spazio
soggetto stesso d’esperienza12.
misurabile e caratterizzato da distanze e direzioni che si dipanano a
Da questa prospettiva, Straus sostiene che, se si vuole procedere a
partire dal punto-zero della nostra posizione incarnata nel mondo14. Ma
un’analisi corretta dell’esperienza vissuta primaria dello spazio, bisogna
lo spazio può anche essere vissuto come scevro di valenze pratiche e
anzitutto mettere in discussione l’idea che lo spazio sia per noi quello
carico invece di potenzialità espressive e di qualità simboliche15. Le
descritto dalla matematica e dalla fisica13. Quest’ultimo è lo spazio
distanze e le direzioni perdono rilevanza in favore delle qualità affettivo-
metrico, misurabile e non caratterizzato da valenze e significati affettivi.
espressive che lo spazio vissuto può avere per noi (spazi angusti, ampi,
È uno spazio vuoto, tridimensionale, omogeneo. Tuttavia, nella nostra
rasserenanti, profondi, opprimenti).
esperienza vissuta, lo spazio non è affatto omogeneo ed è caratterizzato
Ora, secondo Straus, queste due diverse connotazioni spaziali
invece da innumerevoli valenze affettive di segno diverso: ci sono spazi
corrispondono a due modi diversi in cui noi possiamo vivere lo spazio,
angusti e opprimenti o ampi e distensivi, ci sono luoghi che rattristano e
muoverci e agire in esso. In particolare, nello spazio misurabile e
luoghi che rasserenano, ci sono spazi percorribili o no, vicini, lontani,
direzionato ci muoviamo in maniera finalizzata e diretta a uno scopo
pericolosi, inavvicinabili, e così via. Se ci limitiamo a immaginare lo
(movimento finalizzato), nello spazio simbolico ci muoviamo con
spazio come spazio geometrico rischiamo di perdere di vista non solo le
intenti espressivi e non pratici (movimento espressivo)16.
diverse modalità con cui lo spazio può essere percepito, ma anche i
Il movimento finalizzato è un movimento animato da obiettivi pratici
diversi modi in cui possiamo muoverci nello spazio, agire e realizzare in
da realizzare. In questo tipo di movimento, direzione e misurazione
esso le nostre pratiche quotidiane.
della distanza hanno importanza centrale. Se devo mettermi in cammino
È in questa prospettiva che Straus distingue almeno due modi in cui
per raggiungere il luogo di un appuntamento, ad esempio, è importante
26
Arti e filosofia
che valuti la distanza tra il punto di partenza e quello di arrivo e la
La distinzione strausiana tra movimento finalizzato ed espressivo
direzione che devo prendere. Nel movimento finalizzato ci allontaniamo
può risultare cruciale per specificare il tipo di movimenti coinvolti nella
da un punto nello spazio per avvicinarci a un altro, ci orientiamo e ci
costituzione enattiva dell’esperienza musicale secondo il modello di
direzioniamo verso una meta. In altre parole, ci muoviamo attraverso lo
Krueger.
spazio17.
L’ipotesi del presente articolo, infatti, è che il movimento corporeo
Il movimento espressivo, al contrario, non nasce da obiettivi pratici
che funge da mezzo di focalizzazione attentiva e di interazione con la
da realizzare. È, ad esempio, il tipico movimento della danza. Quando
musica non è un movimento qualsiasi ma esattamente il movimento
balliamo non ci muoviamo per spostarci da un punto all’altro: in questo
espressivo. È questo tipo di movimento, dalla sua istanza più semplice
senso Straus afferma che, nella danza, direzione e misurazione dello
alla più complessa, che permette l’estrazione delle affordances che il
spazio e delle distanze non hanno un ruolo centrale. Nella danza ci
profilo esplorativo della musica ci offre. Nel battere il tempo con un
muoviamo per esprimere noi stessi, sfruttando le qualità vitali e affettive
piede o nel danzare, infatti, non siamo orientati a perseguire scopi
dei movimenti del nostro corpo. In questo senso, ballando ci muoviamo
pratici ma interagiamo col profilo musicale giungendo a ‘sentire’ il brano
nello spazio, non attraverso lo spazio.
che stiamo ascoltando, il suo dinamismo e le sue qualità espressive non
Tuttavia, non bisogna essere indotti a pensare che non ci sia nessuna relazione e nessuna ‘permeabilità’ tra movimento finalizzato e
in modo distaccato e teoricamente informato ma affettivamente e corporalmente.
movimento espressivo. Al contrario, un tipico movimento finalizzato
L’idea, quindi, è che la descrizione strausiana del movimento
come il camminare può diventare espressivo, ad esempio quando
espressivo si presta bene a essere integrata nel modello di Krueger e
camminiamo al suono e al ritmo di una marcia. In questo caso, però, lo
consente una specificazione più accurata del processo enattivo di
stesso camminare acquisisce una dimensione nuova, espressiva appunto:
costituzione dell’esperienza musicale.
i movimenti assumono rilevanza in sé stessi e non solo come mezzo per raggiungere uno scopo. 27
FRANCESCA FORLÈ
Quaderni della Ginestra
Cfr. Krueger, J. (2009). “Enacting musical experience”. Journal of Consciousness Studies, 16 (2-3), pp. 98-123; Krueger, J. (2011). “Enacting musical content”, In R. Manzotti (Eds.), Situated Aesthetics: Art beyond the Skin. Exeter: Imprint Academic, pp. 63-85; Noë, A. (2004). Action in Perception. Cambridge, MA: MIT Press. 2 Cfr. Krueger, J. (2009). “Enacting musical experience”. Journal of Consciousness Studies, 16 (2-3), pp. 99-100. 3 Cfr. Krueger, J. (2011). “Enacting musical content”, In R. Manzotti (Eds.), Situated Aesthetics: Art beyond the Skin. Exeter: Imprint Academic, pp. 73-74. 4 Cfr. Straus, E. (1930). “Le forme della spazialità”, In A. Pinotti (Ed.), L’estetico e l’estetica. Un dialogo nello spazio della fenomenologia. Milano: Mimesis, 2005, pp. 35-68. 5 Cfr. Noë, A. (2004). Action in Perception. Cambridge, MA: MIT Press, p. 2. 6 Ibidem, pp. 55-65. 7 Cfr. Krueger, J. (2009). “Enacting musical experience”. Journal of Consciousness Studies, 16 (2-3), p. 107. 8 Cfr. Krueger, J. (2011). “Enacting musical content”, In R. Manzotti (Eds.), Situated Aesthetics: Art beyond the Skin. Exeter: Imprint Academic, p. 71. 9 Ibidem, pp. 73-74. E’ interessante notare che la capacità di cogliere le possibilità di interazione motoria che la musica ci offre non è frutto di un approccio alla musica specializzato e di alto livello. Al contrario, come nota Johnson (2007), anche bambini molto piccoli sono in grado di cogliere alcune affordances pratiche nella musica, come è mostrato ad esempio dalla capacità dei bambini di sincronizzarsi con il ritmo del brano ascoltato e di muoversi a tempo. Cfr. Johnson, M. (2007). The meaning of the body: aesthetics of human understanding. Chicago: University of Chicago Press, p. 256. 10 Cfr. Krueger, J. (2011). “Enacting musical content”, In R. Manzotti (Eds.), Situated Aesthetics: Art beyond the Skin. Exeter: Imprint Academic, p. 75. 11 Cfr. Straus, E. (1930). “Le forme della spazialità”, In A. Pinotti (Ed.), L’estetico e l’estetica. Un dialogo nello spazio della fenomenologia. Milano: Mimesis, 2005, pp. 35-68. 12 Per un’introduzione contemporanea al metodo fenomenologico cfr. ad esempio Gallagher, S., & Zahavi, D. (2008). The phenomenological mind: an introduction to philosophy of mind and cognitive science. London; New York: Routledge. 13 Cfr. Straus, E. (1930). “Le forme della spazialità”, In A. Pinotti (Ed.), L’estetico e l’estetica. Un dialogo nello spazio della fenomenologia. Milano: Mimesis, 2005, pp. 35-37. 14 Sull’idea del corpo proprio come punto zero dell’orientazione degli oggetti nello spazio cfr. Husserl, E. (1952). Ideas Pertaining to a Pure Phenomenology and to a Phenomenological Philosophy, Second Book: Studies in the Phenomenology of Constitution. Eng. 1
Trans. by R. Rojcewicz and A. Schuwer. The Hague, Netherlands: Kluwer Academic, 1989. 15 Cfr. Straus, E. (1930). “Le forme della spazialità”, In A. Pinotti (Ed.), L’estetico e l’estetica. Un dialogo nello spazio della fenomenologia. Milano: Mimesis, 2005, pp. 57-64. 16 Ibidem, p. 50. 17 Ibidem, pp. 51-53.
28
Arti e filosofia
IN BALIA DI UN MONDO TERRIBILE: GLI ANTICHI MAESTRI DI THOMAS BERNHARD
segna in modo negativo un essere al mondo votato all’insensatezza. Siamo gettati nel mondo dal caso, per un tempo comunque esiguo, in cui minime ed effimere sono le occasioni di gioia; siamo destinati a
A
nche una conoscenza parziale dell’opera di Thomas Bernhard
finire nel nulla – questo vuole dirci l’autore- senza alcuna possibilità di
autorizza a riconoscere come costanti alcuni tratti tematici e
salvezza.
stilistici che informano l’opera del narratore austriaco.
A mitigare, tuttavia, questo modo di interpretare il significato del
Sul piano stilistico, la prosa di Bernhard si distingue per la sistematica
vivere concorrono alcune esperienze determinanti: l’amore e l’amicizia,
intonazione autobiografica che caratterizza i personaggi, l’uso frequente
percepiti come luoghi elettivi delle relazioni scelte, e il pensiero inteso
del discorso in prima persona e l’adozione di un registro che oscilla tra
come attività artistica e speculativa. L’eros, l’amicizia, l’arte e la filosofia
lamento e invettiva, prossimo a sconfinare talora nel grottesco.
sono i piccoli farmaci che sospendono la forza divorante del vuoto.
Sotto il profilo dei contenuti, la narrazione di Bernhard si pone come
Una simile lettura del destino dell’uomo colloca la riflessione
una radicale denuncia del non senso del vivere. Una denuncia che, non
narrante di Bernhard in una tradizione i cui modelli speculativi sono, più
di rado, prende la forma di un’aperta ostilità nei confronti delle relazioni
che Nietzsche e Schopenhauer spesso richiamati dall’autore, certi motivi
umane, come quelle familiari, che determinano l’individuo e nei
sapienziali tipici dei presocratici, della letteratura classica greca e di testi
confronti di quelle strutture istituzionali, Stato e Chiesa in primis, che lo
biblici come Qohelet. Attestano tale affinità alcune specifiche tensioni
inseriscono in una prospettiva collettiva, sociale o comunitaria.
della sua scrittura: la decisa rappresentazione del male di vivere, di un
L’attacco dello scrittore a certe forme basilari e insopprimibili del convivere non intende solo porre in evidenza la difficile autonomia del
nulla preferibile all’essere e una determinazione espressiva, prossima all’aforisma, che non sembra ammettere repliche.
singolo nei confronti di altri, quanto il generale essere in balia di
Non sfugge a questi indirizzi canonici della narrazione dell’autore,
un’origine indifferente e malevola che circonda ogni esistenza. Già il
anzi ne esplicita in qualche modo la direzione filosofica, il testo del 1985
fatto di non poter decidere dove e da chi nascere- osserva lo scrittore-
Antichi Maestri, aperto in epigrafe da una citazione di Kierkegaard: “Il
29
Quaderni della Ginestra
castigo corrisponde alla colpa: essere privati di ogni gioia di vivere,
perché possa chiudere la sala permettendogli di stare da solo di fronte
essere portati al grado estremo di disgusto della vita”.
all’opera del pittore veneto. Da un episodio di corruzione, nasce un
L’intreccio narrativo dell’opera è costituito dal sovrapporsi delle
rapporto di confidenza in cui il musicologo, con l’intenzione di
vicende personali e dello scambio di confessioni dei personaggi
avvicinare Irrsigler ad una fruizione consapevole delle opere d’arte, nel
principali, tre uomini di età ormai avanzata che hanno modo di
divenire di una frequentazione sempre più amicale, ha modo di formare
frequentarsi nel contesto del Kunstinstorisches Museum di Vienna, davanti
quest’ultimo alla propria visione del mondo.
alle tele degli Antichi Maestri: il custode Irrsigler, il critico musicale Reger e lo scrittore Atzbacher.
In una serie di dialoghi e di conversazioni che vedono Irrsigler essenzialmente come ascoltatore, il critico musicale, oltre ad esprimere
Ad aprire il racconto è proprio un ritratto di Irrsigler ad opera di
giudizi ripetutamente sarcastici nei confronti dello Stato, della chiesa
Atzbacher, l’amico e alter ego di Reger. Il custode viene definito un
cattolica e di tante figure cardine della cultura letteraria, filosofica e
“morto di Stato”1 che, con il suo impiego al museo, ha trovato una
musicale mitteleuropea, ha modo di definire una piccola filosofia del
sicurezza che supera il dato economico: egli sente che, nei segni della
nulla le cui tonalità principali sono il disincanto e la disperazione.
retribuzione e della divisa, l’istituzione si prende cura di lui. Agli occhi di
La ferocia della scrittura di Bernhard si fa, peraltro, dolente
Reger e Atzbacher, il semplice Irrsigler incarna pertanto la figura ideale
meditazione quando passa a considerare l’esperienza della finitezza.
di chi può esprimere solamente desideri elementari, lontano da ogni
Reger, di fatto il personaggio più rilevante del testo in questione, ha
attitudine al pensiero.
modo di affermare che già dalla nascita, siamo “in balia di un mondo
Un’abitudine di Reger, tuttavia, favorisce l’incontro con il custode:
terribile”2. L’infanzia, che il più ovvio dei luoghi comuni definisce un’età
quella di trascorrere, dopo il decesso della moglie, intere giornate nella
felice, è riconosciuta come “l’inferno per eccellenza, un luogo freddo in
Sala Bordone del museo viennese davanti al Ritratto dell’Uomo con la
cui i genitori non perdonano ai figli il fatto di averli generati”3. E ancora
barba bianca di Tintoretto.
“L’inferno non arriva, l’inferno è stato perché l’inferno è l’infanzia”4
Disturbato dal pubblico, Reger offre a Irrsigler una piccola somma
Nell’arcaica risolutezza di tali assunti, che restituiscono pienamente
30
Arti e filosofia
un clima di desolazione che abita la scrittura di Bernhard, è possibile
Pascal- mancano nella visione del narratore austriaco, che considera in
riconoscere una somiglianza con alcune antiche immagini concettuali
modo sfavorevole anche le modalità regolative che hanno il compito di
della costitutiva infelicità che circonderebbe la condizione umana: la
organizzare e disciplinare il convivere.
formula meglio non essere nati che riassume, secondo il Sileno di Erodoto,
In proposito, è, ancora una volta, esemplare la posizione di Reger:
la nostra condizione di mortali, la massima del Qohelet biblico, che
l’autorità in generale e le istituzioni in particolare sono strutture di
chiama la vita hevel havalim, vuoto di tutti i vuoti, fallimento di tutti i
massificazione che impediscono lo sviluppo individuale; il consenso di
fallimenti; il frammento di Eraclito secondo cui gli umani “desiderano
cui godono si basa su una funzione di rassicurazione: con i loro
vivere e avere il loro destino di morte -o piuttosto riposare- e lasciano
dispositivi organizzano la vita del singolo, lo costringono ad interagire
figli in modo che altri destini di morte si compiano”5.
con i suoi simili e gli negano il confronto diretto con l’infelicità.
Lo sguardo speculativo dell’autore austriaco, fissato sul nulla che ci
Detto in termini pascaliani, la vita sociale disciplinata dalle istituzioni
attende, sembra trovare, dunque, la sua origine nelle testimonianze di un
fa parte di quel divertissement che sottrae il soggetto a quel compito
remoto sapere, più antico di quello dei Maestri evocati nel testo del
fondamentale che è la meditazione della propria finitudine.
1985, come Pascal e Montaigne. In quest’ultimo la finitezza pare
Le convergenze con Pascal, come peraltro già evidenziato, sono
percepirsi in un’altra prospettiva: quella di un alternarsi di bene e di
parziali: Bernhard si ferma al nulla, Pascal prosegue in direzione della
male, di gioia e di infelicità che possiamo accogliere comunque con
trascendenza, dell’affidamento ad una realtà superiore: il divino che
pacatezza, senza disperazione.
salva.
La descrizione della condizione umana di Pascal, nei Pensieri, sembra
Non c’è invece speranza di redenzione per i personaggi di Bernhard,
situarsi all’origine del discorso di Bernhard, ma ne differisce totalmente
i quali, eredi di un più antico e definitivo orientamento, conoscono,
nell’esito: l’uomo sarebbero davvero da commiserare se non fosse atteso
come parziali e illusori rimedi al non senso, l’affettività e l’attività della
dall’Infinito.
mente.
Tutto questo – il delicato amor fati di Montaigne, la fede sofferta di
31
Se gli affetti – l’amicizia, l’amore- sembrano costituire un intervallo
Quaderni della Ginestra
di perfezione di fronte all’imperfezione del mondo, l’arte e il pensiero permettono di decifrare tale imperfezione che consiste, in ultima analisi nella transitorietà della vita umana e nell’impermanenza di quanto riconosciamo come vero, bello e buono. Niente è sottratto alla dissoluzione: anche la musica, l’arte, la letteratura e la filosofia possono
T. Bernhard, Antichi Maestri, Adelphi, Milano, 2007 p. 11. Ibidem, p. 76. 3 Ibidem, p. 71. 4 Ibidem, p. 72. 5 Si veda in proposito S. Givone, Storia del nulla, Laterza, Bari, 2003 p. 3. 6 T. Bernhard, Antichi Maestri, Adelphi, Milano, 2007, p. 171. 7 Eschilo, Prometeo Incatenato, UTET, Torino, 1987 pp. 354-355. 1 2
fare ben poco – osserva Reger - di fronte alla morte “dell’unico essere umano che abbiamo veramente amato”. 6 In questa considerazione – che tiene insieme la priorità degli affetti e la minima consolazione che proviene dal pensiero- è possibile cogliere un ipotetico accenno a un celebre testo classico: il Prometeo incatenato di Eschilo. Nel testo tragico – per quanto Eschilo si riferisca alla techne, non alla poiesis7 – il dono delle arti offerto agli uomini dal titano è “molto più debole della necessità” laddove quest’ultima coincide con l’ineluttabile svanire di tutto l’essente. Nell’affermare questo svanire come un fenomeno trasparente e indiscutibile, che resiste ad ogni argomentazione contraria, la scrittura dell’autore segue, in modo più o meno consapevole, un sentiero tracciato agli albori di quel sapere che chiamiamo filosofia. Un sentiero da cui è possibile contemplare il limite di ogni vita e la sofferenza che ne deriva. LIVIO RABBONI
32
Libri in discussione
L’INDIVIDUALISMO SOLIDALE E ANTIELITARISTA DI WILLIAM JAMES
sostenuta insieme all’idea, ripresa da Darwin, secondo cui le cause di preservazione sono distinte dalle cause di produzione, o, più precisamente, insieme all’idea che il grande uomo è preservato o
I
l volume L’importanza degli individui raccoglie quattro saggi di William
avversato dall’ambiente in cui opera e all’idea che il grande uomo è
James. In essi si rintraccia un individualismo solidale e antielitarista.
prodotto da forze fisiologiche, oscure all’indagine del filosofo sociale. In
Nel primo saggio, pubblicato nel 1880 con il nome I grandi uomini e il
questo modo non è associabile all’idea che il grande uomo è prodotto
loro ambiente, James avanza la tesi principale secondo cui l’evoluzione
dall’ambiente e, di conseguenza, non è assimilabile alla tesi di ispirazione
sociale è determinata, direttamente, dagli individui e, in particolare, dai
spenceriana secondo cui, in ultima istanza, è solo l’ambiente che
grandi
operano;
determina l’evoluzione sociale. In terzo luogo, soprattutto, marcando
indirettamente, dall’ambiente, che adotta o rifiuta il grande uomo. A
tanto l’importanza dell’iniziativa individuale sull’ambiente quanto quella
proposito di questa tesi vanno osservate almeno tre cose. In primo
della azione dell’ambiente sull’individuo, la tesi di James fa emergere una
luogo, essa è sostenuta presupponendo una particolare idea, che
concezione riconducibile all’individualismo solidale, ovvero a un
caratterizzerà la teoria jamesiana delle emozioni pochi anni più tardi.
individualismo capace di bilanciare il tratto dell’individuo di essere
Secondo questa idea, i sentimenti dipendono dall’azione; più in generale,
centrato in se stesso e quello di essere debitore verso il contesto in cui è
la formazione del carattere e lo sviluppo dei sentimenti morali sono
situato.
uomini,
che
influenzano
l’ambiente
in
cui
determinati, da un lato, da una disciplina del corpo e, dall’altro,
Nel secondo saggio, che dà il nome al volume e che viene edito nel
dall’acquisizione di abiti sociali. Quindi quando James, con la sua tesi,
1890, James polemizza con il naturalista e scrittore Grant Allen, che ha
avanza l’idea che i grandi uomini influenzano l’ambiente determinando
replicato a I grandi uomini con l’articolo La genesi del geni. Innanzitutto, egli
l’evoluzione sociale, si riferisce anche al fatto che i grandi uomini, con il
ricostruisce l’articolo di Allen evidenziando due tesi. Secondo la prima,
loro esempio, sono in grado di formare il carattere degli individui e di
nella spiegazione dell’evoluzione sociale si può enfatizzare il ruolo
sviluppare i loro sentimenti morali. In secondo luogo, la tesi jamesiana è
dell’ambiente sociale a scapito dell’influenza esercitata dal grande uomo.
35
Quaderni della Ginestra
È evidente che questa tesi si oppone alla tesi principale contenuta in I
trasformandolo in un tipo eccezionale. Tuttavia, collocatosi all’interno
grandi uomini. Comunque, secondo la seconda tesi di Allen, che
del partito pacifista, James ricerca un elemento che, come la guerra, sia
supporta la prima, tra il grande uomo e il livello medio del rispettivo
in grado di espandere le forze degli individui ma che, a differenza della
popolo o del rispettivo ambiente sociale c’è una differenza molto
guerra, sia morale. Così, come equivalente morale della guerra, individua
piccola, che può essere trascurata. Ora, James per difendere la sua tesi e,
il lavoro obbligatorio. Secondo James, da un lato, l’obbligo di prestare il
più in generale, il suo individualismo solidale, nega la seconda tesi di
servizio civile alla popolazione giovane per un certo numero di anni,
Allen. In particolare James sostiene la tesi che la differenza tra il grande
con la correlata imposizione di vivere in caserma e di combattere contro
uomo e il livello medio del rispettivo popolo non può essere trascurata.
la natura, permette di allevare il temperamento marziale e di liberare le
A sostegno di questa tesi avanza due idee. Secondo la prima, quello che
energie. Dall’altro lato, è morale per almeno due ragioni. In primo
non diamo per scontato è quello che non può essere trascurato. Ad
luogo, appiana l’ingiustizia sociale che nasce dalla distribuzione casuale
esempio, non è possibile ignorare, a differenza del fatto banale che un
di comodità e di fatica. In secondo luogo, valorizzando le doti
nostro amico sia bipede, il fatto imprevedibile che si riveli geniale o
individuali, conferisce dignità e onore – nella sua declinazione civica – al
vizioso. La seconda idea, invece, implica che la differenza tra il grande
singolo. È importante notare che questa idea secondo cui il lavoro
uomo e il livello medio del rispettivo popolo appartenga al genere di
obbligatorio è morale perché appiana l’ingiustizia sociale e valorizza le
cose che non diamo per scontate.
doti individuali o l’idea secondo cui ciascun individuo può diventare
Nel terzo saggio, intitolato L’equivalente morale della guerra e posteriore di oltre vent’anni ai primi due, James sostiene che la guerra consente di
eccezionale, attraverso la guerra o il servizio civile obbligatorio, fa emergere l’aspetto antielitarista dell’individualismo jamesiano.
acquisire quelle virtù – il coraggio, il disprezzo per la mollezza, la
Come nel coevo L’equivalente morale della guerra, nel quarto saggio,
rinuncia all’interesse privato, l’obbedienza al comando – che salvano la
intitolato Le energie degli uomini, James si occupa delle condizioni che
vita umana da un appiattimento degenerante. Più in generale, sostiene
possono liberare le energie degli uomini e, più in generale, trasformare
che la guerra permette di liberare le energie di un individuo,
un individuo in un tipo eccezionale. Quindi anche in questo saggio,
36
Libri in discussione
presupponendo l’idea che ogni individuo può diventare un grande uomo, emerge l’antielitarismo della concezione jamesiana. Comunque la tesi principale sostenuta da James è quella secondo cui gli stimoli che permettono di scatenare le energie sono, da un lato, le idee – in particolare, il dovere, l’esempio altrui, la pressione e l’influenza della folla – dall’altro lato, le emozioni – più esattamente, l’amore, la rabbia, la disperazione. Va osservato che l’idea, contenuta in questa tesi, secondo cui l’emozioni liberano le energie e l’idea associata che l’energia è necessaria allo svolgimento delle attività, implicano l’idea che l’azione, attraverso l’energia, dipende dall’emozione. Così, attraverso tale idea, in questo saggio si assiste a una riconfigurazione della teoria delle emozioni di James, che risulta ora caratterizzata dalla tesi secondo cui tra l’emozione e l’azione sussiste un legame di interdipendenza.
ALFONSO FRIJO William James, L’importanza degli individui, Diabasis, Parma 2016, pp. 124.
37
Quaderni della Ginestra
ANARCHISMO E STORIOGRAFIA
dagli anarchici della CNT (Confederaciòn National del Trabajo), alla quale seguirà un drastico periodo di declino e un radicale sconvolgimento
I
l libro L’anarchismo italiano. Storia e storiografia comprende una raccolta
delle modalità e forme di intervento tradizionali, ma anche un
di scritti a cura di Giampietro Berti e Carlo De Maria. Frutto di un
ripensamento altrettanto profondo degli approcci analitici. La prima
seminario e di un convegno tenuti a Reggio Emilia, rispettivamente
sezione del libro affronta nell’insieme quest’ordine di problematiche,
nel 2013 e nel 2014, l’opera raccoglie i contributi di vari ed eterogenei
prendendo in esame alcuni classici della storiografia, militante e non, sul
studiosi. La stessa partizione interna del volume, diviso in sette sezioni
movimento anarchico: Anarchism di George Woodcock, edito nel 1962;
secondo altrettanti nodi tematici, suggerisce l’ampiezza dello spettro di
The anarchists di James Joll, del 1964; Stato e potere nell’anarchismo di Mirella
questioni affrontate. Il piano d’insieme ambisce a tracciare un filo
Larizza, del 1986; Il ruolo dell’organizzazione anarchica di Gino Cerrito, del
conduttore, più che una sintesi conchiusa, che attraversa livelli
1973; L’anarchismo in Italia tra movimento e partito di Adriana Dadà, del
molteplici:
del
1984. In questo novero di studi dalle prospettive molto dissimili emerge
movimento anarchico nelle sue diverse fasi di sviluppo, ai criteri
proprio la centralità del tema organizzativo, fondamentale soprattutto
metodologici e di utilizzo delle fonti, passando per l’esperienza
per gli storici militanti e più in generale lente d’osservazione adatta a
dell’esilio da parte di innumerevoli militanti, noti e meno noti, e per il
cogliere il rivolgimento interno che le correnti libertarie subiscono.
rapporto tra anarchismo e mondo dell’arte.
L’opera di Woodcock, storico di professione e anarchico, è a questo
dalle
direttrici
dell’interpretazione
storiografica
Le problematiche della ricostruzione storica incrociano spesso e
proposito paradigmatica, in quanto muove dall’assunto che la vicenda
inevitabilmente il terreno della lettura teorica, soprattutto in merito ai
politico-organizzativa dell’anarchismo si sia conclusa con la sconfitta
grandi punti di svolta che hanno segnato l’anarchismo, dando luogo a
della rivoluzione spagnola, a causa di mancanze strutturali e
visioni contrastanti sia dentro il movimento anarchico sia nell’ambito
dell’erosione di quei soggetti sociali che ne erano stati i principali
degli studi accademici. È il caso in primo luogo, negli anni ’30, della
sostenitori: artigiani, contadini poveri, classi inferiori spontaneamente
guerra di Spagna e dalla sconfitta dei tentativi autogestionari promossi
ostili al sorgere dell’industrializzazione e allo sviluppo capitalistico.
38
Libri in discussione
L’autore distingue tuttavia l’anarchismo come movimento politico
Pezzica e Pietro Adamo.
organizzato dalla corrente di pensiero, che i movimenti radicali e
Nella parte successiva si esaminano problemi relativi agli itinerari
‘controculturali’ degli anni ‘60, in particolare statunitensi, riattualizzano
della ricerca storiografica sull’anarchismo, alle difficoltà metodologiche e
secondo nuove traiettorie. Tale sdoppiamento dell’orizzonte anarchico è
alle possibili mappature del suo sviluppo territoriale. Viene quindi
in effetti tipico dell’approccio che viene definito ‘post-classico’, ovvero
valorizzato l’intreccio tra le risorse del genere narrativo biografico e
l’insieme di tendenze che vogliono distaccarsi da una concezione
quelle della storia generazionale, fondamentali per tracciare una linea
classista e rivoluzionaria dell’anarchismo per caricarlo di una dimensione
evolutiva del movimento italiano sottolineando gli elementi di continuità
culturale, esistenziale e gradualista. In quest’alveo vengono inoltre
e rottura tra i diversi periodi, come anche gli ‘anelli mancanti’, cioè i salti
annoverati pensatori apparentemente distanti dal canone libertario,
e le battute d’arresto che separano le diverse stagioni e storie degli
come l’anticomunista Nicola Chiaromonte e i teorici della democrazia
anarchici. Altrettanto rilievo assume la dimensione territoriale,
radicale provenienti dalla rivista «Socialisme ou Barbarie» (Castoriadis,
soprattutto come riflessione sull’insufficienza descrittiva della scala
Lefort, Abensour). Viene inoltre approfondito il lavoro dell’italiana
nazionale e statuale, che apre spazi inediti sia alle ricerche globali che a
Mirella Larizza, la cui descrizione storica registra il proliferare di
quelle micro-territoriali. Anche in questo caso le singole storie, le
anarchismi multipli, intesi come modelli teorici capaci di leggere la
memorie e le testimonianze dirette, risultano paradigmatiche di processi
dimensione totalitaria assunta dal potere nella società contemporanea,
più generali, in particolar modo nelle esperienze dell’esilio e
promuovendo pratiche di dissidenza e sperimentazione autonoma. Al
dell’emigrazione che coinvolgono migliaia di militanti: si pensi alla
contrario i lavori di Cerrito e Dadà, anch’essi citati nella prima sezione
missione del bakuniano Giuseppe Fanelli, vero e proprio ‘mito delle
della raccolta, sono caratterizzati da un punto di vista interno alle
origini’
strutture associative del movimento anarchico e ne assumono il terreno
importantissima figura di Camillo Berneri, vittima dei sicari stalinisti
come oggetto specifico d’indagine. I contributi incentrati sulle questioni
durante la guerra civile spagnola; ma anche ai moltissimi volontari
suddette sono rispettivamente quelli di Gianfranco Ragona, Leonardo
sconosciuti che andranno a combattere in Catalogna (come il triestino
39
del
movimento
anarchico
iberico;
alla
peculiare
e
Quaderni della Ginestra
Umberto Tommasini e il sardo Tommaso Serra), ai militanti italiani che
assumere posizioni ufficiali. Un esempio di questa prospettiva in chiave
in Argentina e negli Stati Uniti fonderanno gruppi di propaganda,
transnazionale è lo scritto di Giulia Brunello, che ripercorre
stamperanno giornali e promuoveranno innumerevoli iniziative
sinteticamente le vicende dell’anarchismo in Brasile, il suo rapporto con
(esemplare è il celebre «L’adunata dei refrattari», il cui gruppo
l’emigrazione e l’emergere di una storiografia sociale e militante
redazionale si raccoglie intorno alla figura di Luigi Galleani).
sull’argomento. A questo proposito sono significativi l’importanza della
Sulla stessa linea si posizionano le pagine sulla categoria di
testimonianza orale, quasi unica fonte di trasmissione della memoria del
‘transnazionalismo’ ed il rapporto della ricerca storiografica con i
movimento brasiliano, nonché la presenza di militanti provenienti da
principi anarchici, contenute principalmente nel saggio di Davide
tutte le nazioni europee, che gli conferisce un carattere multilinguistico
Turcato. Obiettivo della ricerca è infatti stabilire una concordanza tra
di cui si trova traccia nelle stesse pubblicazioni.
l’orizzonte libertario e una rappresentazione storica capace di
Risulta molto suggestiva anche la sezione dedicata ai contemporanei
«descrivere l’azione dei suoi protagonisti» attraverso «narrazioni spesse»,
sviluppi teorici del pensiero libertario, con specifico riferimento alle
che riescano ad assimilare il punto di vista e le ragioni dei soggetti
tendenze ecologiste e ‘neo-anarchiche’. Lo scritto di Salvo Vaccaro
coinvolti senza interpolarli con lo sguardo dello studioso. In questo
espone un interessante bilancio critico del ‘post-anarchismo’ ovvero di
modo azioni e processi che apparirebbero altrimenti irrazionali o fortuiti
quel
acquisiscono una differente consistenza e intellegibilità: il fenomeno
esclusivamente accademico, che a partire dagli anni ‘90 cerca di
dell’emigrazione, ad esempio, può essere colto se considerato entro un
ridefinire i paradigmi anarchici bagnandoli nella filosofia post-
modello comune determinato da ragioni sociali, politiche e repressive,
strutturalista e nella sua critica del soggetto. I lavori pioneristici di Todd
lontano dalle quali viene derubricato a scelta individuale e
May, Saul Newman e molti altri, vogliono infatti epurare la tradizione
«vagabondaggio di cavalieri erranti». Tali presupposti metodologici sono
anarchica dalle griglie categoriali eredi del razionalismo e della filosofia
tanto più rilevanti se applicati a un movimento come quello anarchico,
illuminista della storia, il cui contraccolpo politico sarebbe la fiducia
sempre molto restio a formulare linee generali, svolgere congressi o
messianica nell’evento rivoluzionario. Evidenziando meriti e aporie di
laboratorio
concettuale,
principalmente
anglosassone
ed
40
Libri in discussione
tale apertura post-moderna Vaccaro sottolinea le difficoltà di far
militariste di Marinetti e dalla sua intesa con il regime fascista. A questo
dialogare il movimento anarchico organizzato, soprattutto italiano, con
proposito il linguaggio virulento dell’individualismo stirneriano, il culto
stimoli e apporti provenienti dal suo esterno, specie se di matrice
dell’azione diretta ed una certa esaltazione della violenza, disegnano un
universitaria. Selva Varengo cura invece una rassegna sulle correnti
fertile campo di incontro tra le due tendenze: l’incontro tra futurismo e
ecologiste anarchiche e la loro influenza in Italia, restituendo la varietà
anarchismo si sviluppa intorno a circoli e riviste, ma trova le
di pubblicazioni e tendenze: dalla ben nota ‘ecologia sociale’,
combinazioni più significative in alcuni percorsi individuali, come quello
riconducibile all’opera di Murray Bookchin, fino al dialogo con la
del poeta Gian Pietro Lucini o del più noto Renzo Novatore (al secolo
‘decrescita’ e alla tendenza primitivista di John Zerzan.
Abele Ricieri Ferrari), combattente, rapinatore e poeta. Infine la sezione
Risulta poi molto nutrita la parte dedicata ai rapporti tra anarchismo
conclusiva riguarda l’utilizzo delle fonti negli studi sull’anarchismo,
ed esperienza artistica, con un esaustivo resoconto delle pubblicazioni
l’importanza e la valorizzazione degli archivi, nazionali ed esteri, ma
italiane relative all’argomento e l’analisi più attenta di alcune correnti.
anche il loro possibile rapporto con le istituzioni pubbliche. Ne emerge
Artuto Schwarz traccia infatti un profilo generale del surrealismo,
un panorama molto ricco che va dai tentativi enciclopedici più
evidenziando gli elementi di affinità intrinseca con il pensiero libertario
ambiziosi, come il monumentale Dizionario biografico degli anarchici italiani,
che segnerebbero il movimento malgrado le sue infatuazioni per la
a un elenco sorprendente di fondi e biblioteche. Ci sono quindi i punti
politica marxista. A concludere lo scritto c’è una frase autobiografica di
di riferimento più noti, come la Biblioteca Franco Serantini di Pisa,
Andrè Breton piuttosto evocativa: «non capirò mai perché, quando
l’Archivio Famiglia Berneri-Aurelio Chessa a Reggio Emilia o il Centro
avevo sedici anni e partecipavo ad un meeting del 1° Maggio, anziché
studi libertari di Milano, ma anche risorse meno conosciute quali
innamorarmi della bandiera nera dell’anarchia mi innamorai della
l’archivio dedicato alla figura di Tommaso Serra, nel cagliaritano, o la
bandiera rossa del comunismo». Alberto Ciampi restituisce invece il
Biblioteca Archivio Germinal di Carrara. Gianni Carrozza scrive invece
caso del futurismo italiano e dei suoi stretti legami con gli ambienti
sulla Bdic (Bibliotèque de documentation internationale contemporaine) di
anarchici, il cui fitto intreccio verrà rimosso dalle reboanti dichiarazioni
Nanterre, che raccoglie una moltitudine di materiali relativi alla storia
41
Quaderni della Ginestra
anarchica ma anche importanti strumenti collaterali, come il fondo personale di Maximilien Rubel e quello di Daniel Guèrin. Il profilo che emerge dall’insieme del libro è insomma quello di un campo di studi ancora vivace, il cui potenziale in termini di ricostruzione storica, ma anche di riflessione teorica e politica, sembra ben lungi dall’esaurimento.
MICHELE GARAU Giampietro Berti e Carlo De Maria, a cura di, L’anarchismo italiano. Storia e storiografia, Biblion edizioni, Milano 2016, pp. 595.
42
Libri in discussione
NEL LABIRINTO DELLA CONOSCENZA
N
circonda è questa: strutture ripetitive con piccole modificazioni casuali che generano tante combinazioni di varia complessità. Anche il nostro
el suo ultimo libro, Ernesto Di Mauro intende trasmettere al
DNA è in tutte le sue parti uguale a quello degli altri e sempre un po’
lettore, immaginando un viaggio che si articola lungo un tragitto
diverso. Il massimo di conoscenza, alla quale possiamo aspirare per
all’interno delle stanze di un enigmatico Labirinto (Rebus), un
sapere chi siamo, si trova nello spazio brevissimo di tempo che passa tra
messaggio positivo sulla conoscenza, sulla posizione dell’uomo nel
il momento in cui l’immagine si forma nella rete neuronale del cervello e
tempo e nell’universo, sul senso della vita: più cose scopriamo, più ci
il momento in cui ci rendiamo conto che quell’immagine siamo noi: il
rendiamo conto della nostra inadeguatezza a capire. Non sappiamo
momento degli specchi, del gioco del doppio.
ancora con precisione che cosa sia la mente, non conosciamo i limiti
Si potrebbe parlare a lungo – scrive Di Mauro – della differenza tra
dell’universo, ma abbiamo preso coscienza della nostra struttura
mente, coscienza, percezione, sentimento e sensi, ovvero dell’anima.
genetica e della definizione della struttura del cosmo. Ci siamo resi
Quasi tutte le religioni danno all’uomo un’anima individuale, creata
conto che il DNA, il tempo e i segni dell’anima sono fatti di meccanici
apposta per lui. Se l’anima è tutto l’insieme: mente, coscienza,
complessi.
percezione, memoria del tempo presente, alla dissoluzione del corpo,
La scienza viene qui intesa come filosofia sperimentale e, a volte,
l’anima sparirà. «Guardarsi la mente» non è possibile, per questo siamo
quando gli argomenti affrontati sono molto complessi, diventa poesia
costretti a moltiplicare le parole, a chiamare anima la nostra mente,
sperimentale e descrizione figurativa, diventa intuizione e prende la
costretti a metterla all’esterno, a farne qualcosa di diverso, «creata da
forma dell’arte. Tutto nell’universo è collegato, tutto si muove perché
qualcuno» al di fuori e fatta «calare» nella nostra testa. L’uomo sa che il
evolva. Quando guardiamo un fiocco di neve, un cavolfiore, la costa del
suo destino non è scritto in nessun luogo, se non nell’ordine della
mare o le curve di un fiume guardiamo una struttura frattale. Frattale è
materia e della luce. Alla domanda: chi sono? le risposte sarebbero ogni
la forma di qualcosa che si ripete uguale a se stessa in una successione
volta differenti e proprio questa variabilità è l’unica vera risposta.
continua, ma con piccole variazioni. La chiave di tutto quello che ci
43
Ma di cosa siamo veramente fatti? Lungo quale prospettiva ci
Quaderni della Ginestra
muoviamo? Il Big Bang, fontana primigenia, quasi casuale increspatura
Ernesto Di Mauro, De Rebus Natura: una riflessione sulla conoscenza, sulla
del nulla, ha trasformato l’energia in materia che dovrà a un certo punto
nostra posizione nel tempo e nell’universo, sul senso della vita, Asterios, Trieste
dissolversi in energia e particelle più leggere, come i quark e i gluoni del
2015, pp. 60.
plasma dell’origine. Inoltre, ciò che noi chiamiamo tempo è la somma di tanti tempi singoli, tanti quanti sono gli elettroni e i protoni dell’universo che ci circonda, tanti quanti sono gli uomini. Noi siamo – afferma lo scienziato – un grumo di energia organizzata che vive un suo tempo, come un’onda che è esclusivamente acqua organizzata da un po’ di energia. Il tempo ha scansioni differenti: il pericolo da evitare è quello di costringere la propria visione del mondo nella cornice di un progetto intellettuale. Il tempo infatti non esiste come fatto assoluto, ma come fatto relativo, proprietà intrinseca alla materia-energia. Il tempo, se riusciamo a capirlo veramente e se riusciamo a trascenderlo, è dimensione di serenità. È proprio la nostra mente il «luogo oscuro» in cui nasce il tempo, in cui sono nascosti i nostri desideri e i nostri modelli, in cui si accumulano i nostri pensieri. È dunque importante trasmettere il senso della quieta complessità della realtà che ci circonda dentro e fuori, con la speranza riposta nella possibilità analitica della scienza.
ALESSANDRA SOFISTI 44