Atlante 2015 parte1

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2015

ATLANTE

QUALIVITA

FOOD& WINE I PRODOTTI AGROALIMENTARI E VITIVINICOLI ITALIANI DOP IGP STG LE BEVANDE SPIRITOSE IG ITALIANE

Con il patrocinio

In collaborazione

Associazione Italiana Consorzi Indicazioni Geografiche



Nel 2015 il Ministero delle politiche agricole, per la prima volta insieme al Ministero dello Sviluppo Economico, ha lanciato un’operazione dedicata alla promozione all’estero delle nostre Dop e Igp, giocando d’attacco anche nel contrasto all’italian sounding. Vogliamo arrivare ai consumatori, far scoprire loro le qualità e i valori che ci sono dietro ai prodotti italiani. Abbiamo pensato anche a un segno unico distintivo del made in Italy agroalimentare che ci aiuterà nella promozione e nella riconoscibilità. Lavoriamo anche sul fronte nazionale, perché aumenti la conoscenza degli italiani rispetto a produzioni di qualità certificata, da rendere facilmente riconoscibili nei luoghi di acquisto. In questo percorso l’Atlante Qualivita rappresenta uno strumento importante, autorevole e affidabile, che consente agli appassionati di scoprire le caratteristiche delle nostre eccellenze, così come agli operatori e ai giornalisti di avere dati economici e di mercato per le singole denominazioni. Nell’anno dell’Expo di Milano, l’evento che pone la grande sfida alimentare al mondo, assume un significato maggiore poter offrire una fotografia dettagliata di un capitolo del modello agroalimentare del nostro Paese.

MAURIZIO MARTINA

I prodotti a denominazione, infatti, non sono solo un pezzo importante della nostra economia, ma una parte fondamentale della nostra identità, muovono un tessuto economico e sociale che valorizza le zone di produzione. Per questo il Governo è impegnato tanto nella promozione e nella comunicazione del sistema di qualità, quanto nella tutela di questi prodotti, attraverso migliaia di controlli mirati in Italia e all’estero che proteggano il consumatore e le migliaia di aziende oneste.

MINISTRO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

N

essun Paese al mondo può vantare la ricchezza e la varietà di prodotti a denominazione e indicazione geografica che ha l’Italia. Più di 270 cibi e 523 vini Dop e Igp che rappresentano la punta di diamante delle nostre produzioni di qualità. Un settore che, solo per la sua parte agroalimentare, vale oltre 13 miliardi al consumo, con 2,4 miliardi di euro di export. Un sistema che vede impegnati più di 300 mila operatori e che esprime la forza dei territori rurali italiani.



CESARE MAZZETTI

Cesare Mazzetti

Presidente Fondazione Qualivita

PRESIDENTE FONDAZIONE QUALIVITA

G

iunto alla sua ottava edizione, l’Atlante Qualivita FOOD&WINE si conferma la più completa e puntuale pubblicazione sui prodotti agroalimentari e vitivinicoli DOP, IGP e STG italiani. Uno strumento che si mette a servizio dei Consorzi di tutela e delle imprese con produzioni certificate per affrontare una delle grandi sfide che le attendono sui mercati internazionali: la continua e crescente richiesta informativa. Un flusso di informazioni che da un lato aiuti a comunicare le caratteristiche distintive dei prodotti per creare un reale vantaggio competitivo e dall’altro sia ulteriore strumento per combattere l’enorme mercato dei prodotti imitativi.

nasce a Siena nel 2002 per tutelare e valorizzare i prodotti agroalimentari italiani di qualità DOP, IGP e STG, con il supporto dei soci fondatori Aicig e Federdoc, CSQA Certificazioni e Valoritalia. Riconosciuta come organizzazione di elevata capacità tecnico - scientifica dal Ministero delle politiche agricole, Qualivita si è specializzata nella realizzazione di attività di valorizzazione ricerca, formazione, realizzazione banche dati specificamente mirate alle Indicazioni Geografiche del settore agroalimentare e vitivinicolo.

Presidente FEDERDOC

è la Confederazione Nazionale dei Consorzi volontari per la tutela delle denominazioni di origine e delle Indicazioni Geografiche tipiche dei vini italiani (DOCG-DOC-IGT). Da oltre 30 anni rappresenta l’unico organismo interprofessionale esistente in Italia, dove le componenti agricole, industriali, cooperative e commerciali del settore si riuniscono per affrontare i problemi delle denominazioni vitivinicole e cercare apporto per la tutela e la salvaguardia legale internazionale.

Presidente Aicig

è l’Associazione costituita tra i Consorzi di tutela delle DOP e IGP, che si propone di rappresentare il luogo ideale di confronto e scambio tra grandi e piccole realtà consortili e di contribuire allo sviluppo armonico del settore collaborando con le competenti Istituzioni nazionali e comunitarie. Ad oggi la compagine associativa riunisce 58 importanti organismi consortili che rappresentano attorno al 90%, in valore economico, delle produzioni italiane a Indicazione Geografica. Associazione Italiana Consorzi Indicazioni Geografiche

GIUSEPPE LIBERATORE

Giuseppe Liberatore

PRESIDENTE AICIG

L

’Associazione Italiana Consorzi Indicazioni Geografiche ha sostenuto l’attività editoriale della Fondazione Qualivita sin dal suo avvio. Oggi siamo ben lieti di constatare che l’Atlante Qualivita si è notevolmente arricchito negli anni di contenuti, sia dal punto di vista quantitativo che per quel che concerne la qualità e affidabilità delle informazioni offerte, diventando sempre più un’opera editoriale di sicuro riferimento per stakeholder e operatori del settore. La sua consultazione fornisce infatti elementi utili a conoscere e riconoscere l’autenticità dei prodotti DOP e IGP e ciò rappresenta senza dubbio un ulteriore passo avanti nella direzione della tutela e della salvaguardia del nostro patrimonio agroalimentare, contribuendo alla promozione e alla diffusione dello stesso.

RICCARDO RICCI CURBASTRO

Riccardo Ricci Curbastro

PRESIDENTE FEDERDOC

È

il terzo anno consecutivo che l’Atlante Qualivita dedica ampio spazio al settore vitivinicolo a D.O italiano - un comparto significativo sia in termini economici - con il 30% delle esportazioni nazionali - che in quelli di rappresentatività nazionale, con un ruolo di spicco nel panorama produttivo delle eccellenze eno-agrolimentari del nostro Paese. Come Presidente della Federdoc e “vignaiolo” apprezzo particolarmente la formula di divulgazione efficace e competente che l’Atlante Qualivita riserva al patrimonio di prodotti certificati; lo spazio dedicato ai vini a denominazione costituisce un valore aggiunto per l’Atlante, rendendo la pubblicazione un prezioso strumento di conoscenza a livello internazionale.



Fondazione per la protezione e la valorizzazione dei prodotti agroalimentari di qualità

Qualivita è una fondazione senza scopo di lucro costituita nel 2002 a Siena per la tutela e la valorizzazione delle produzioni agroalimentari e vitivinicole italiane DOP, IGP e STG. I soci fondatori di Qualivita sono i soggetti più rappresentativi del mondo italiano delle Indicazioni Geografiche.

Associazione Italiana Consorzi Indicazioni Geografiche

La Fondazione ha creato il primo sistema editoriale completamente dedicato alle produzioni DOP e IGP italiane ed europee, all’interno del quale vengono realizzate pubblicazioni di carattere scientifico e divulgativo come il Rapporto Socio-economico Qualivita e le collane degli Atlanti e delle Guide. Fin dalla sua nascita la Fondazione si è concentrata sulla realizzazione di strumenti digitali innovativi, sulla progettazione europea e sulle attività di ricerca, svolte attraverso analisi qualitative e monitoraggi statistici, al fine di diffondere la conoscenza del settore agroalimentare certificato. La Fondazione Qualivita ha aderito, attraverso il progetto di piattaforma multimediale “Open Data” sui prodotti DOP IGP STG, alle linee guida dell’Agenda Digitale del Governo italiano in materia di valorizzazione del patrimonio informativo pubblico. Fondazione Qualivita è stata riconosciuta dal Ministero italiano della politiche agricole alimentari e forestali come soggetto di elevata capacità tecnico-scientifica nell’ambito del settore agroalimentare di qualità e, in particolare, in quello delle produzioni agroalimentari DOP, IGP, STG. PROGETTI ISTITUZIONALI •

Osservatorio Socio-economico Qualivita Strumento che rileva, analizza ed elabora costantemente i principali dati socio-economici dei prodotti agroalimentari italiani DOP IGP e realizza il Rapporto annuale in collaborazione con ISMEA.

Edizioni Qualivita Pubblicazioni e progetti multimediali sui prodotti agroalimentari di qualità italiani ed europei. Banca Dati Qualigeo (Qualigeo Encyclopedia) Banca Dati in continuo aggiornamento che contiene le principali informazioni testuali, fotografiche e statistiche sui prodotti agroalimentari DOP, IGP, STG italiani ed europei. Standard Qualivita Schema di certificazione privato che interviene nel campo della comunicazione e del marketing delle aziende operanti nei settori della ristorazione, della sostenibilità e dello streetfood con l’obiettivo di valorizzare i prodotti alimentari certificati. GILearn Progetto finanziato con il sostegno della Commissione europea (Lifelong Learning Programme), è realizzato in collaborazione con 4 partner internazionali e finalizzato alla formazione dei consumatori sul tema dei prodotti a Denominazione di origine protetta (DOP).

www.qualivita.it

@fqualivita


Autore Mauro Rosati Coordinatore progetto Nicoletta Lucia Redazione Elena Conti, Nicoletta Lucia, Geronimo Nerli, Marilena Pallai, Morava Topollaj, Giovanni Gennai, Rosaria Mancino, Fabio Del Bravo, Enrico De Ruvo Traduzioni Joanna Ledgard, Paola Camila Uribe Grafica Niccolò Bindi, Maria Teresa Ciacci Foto di copertina Bruno Bruchi


2015

ATLANTE

QUALIVITA

FOOD& WINE I PRODOTTI AGROALIMENTARI E VITIVINICOLI ITALIANI DOP IGP STG LE BEVANDE SPIRITOSE IG ITALIANE


TITOLO DELL’OPERA

ATLANTE QUALIVITA FOOD&WINE I PRODOTTI AGROALIMENTARI E VITIVINICOLI ITALIANI DOP IGP STG LE BEVANDE SPIRITOSE IG ITALIANE AUTORE ATLANTE QUALIVITA FOOD&WINE Mauro Rosati COORDINATORE DEL PROGETTO Nicoletta Lucia REDAZIONE Elena Conti, Nicoletta Lucia, Geronimo Nerli, Marilena Pallai, Morava Topollaj, Giovanni Gennai, Rosaria Mancino, Fabio Del Bravo, Enrico De Ruvo TRADUZIONI Joanna Ledgard per la lingua inglese (escluso schede spirits) Paola Camila Uribe per la lingua spagnola (escluso schede spirits) GRAFICA Niccolò Bindi, Maria Teresa Ciacci FOTO DI COPERTINA Bruno Bruchi CON IL PATROCINIO DI

CON LA COLLABORAZIONE DI Associazione Italiana Consorzi Indicazioni Geografiche

© 2015 Fondazione Qualivita REALIZZATO A Siena 2015 STAMPA Tipografia Baroni & Gori srl Finito di stampare nel mese di Maggio 2015 ISBN 978-88-96530-39-9 EDITORE E DISTRIBUTORE

Fondazione Qualivita Piazza Matteotti, 30 - 53100 Siena Tel. +39 0577 1503049 Web www.qualivita.it Mail info@qualivita.it SOCI FONDATORI Associazione Italiana Consorzi Indicazioni Geografiche

PARTNERS

RINGRAZIAMENTO PER I CONTRIBUTI EDITORIALI Alessandra D’Arrigo, Andrea Squarcia, Oreste Gerini (ICQRF) del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali; Daniele Nicolini, Lorena Bruno e Romina Raucci di Assodistil; Amedeo Camilli di Valoritalia e Anna Alezio di Agroqualità e tutti gli organismi di controllo; Rita Serafini, Katia Gentile, Pier Maria Saccani di AICIG; Cristiana Tirabovi di FEDERDOC. RINGRAZIAMENTI PER LA COLLABORAZIONE La Fondazione Qualivita ringrazia tutti coloro che hanno collaborato alla realizzazione dell’ATLANTE QUALIVITA FOOD & WINE. In maniera particolare hanno contribuito a questo lavoro gli organismi dei produttori, consorzi, comitati promotori, e altre organizzazioni che si occupano di promozione e valorizzazione dei prodotti del territorio; le società di certificazione, le imprese del settore e le organizzazioni e i consorzi che le rappresentano; molti “appassionati” e studiosi che ci hanno fornito e permesso di utilizzare materiale fotografico, ricerche e studi. Si ringrazia tutto il Dipartimento delle politiche competitive, della qualità agroalimentare, ippiche e della pesca del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali; in particolare Luca Bianchi, Capo Dipartimento; Emilio Gatto, Direttore generale per la promozione della qualità agroalimentare e dell’ippica; Teresa De Matthaeis, Dirigente Qualità certificata e tutela Indicazioni Geografiche prodotti agricoli, agroalimentari e vitivinicoli; Pasqualino Giuditta, dirigente Comunicazione, Promozione e Valorizzazione; Vincenzo Carrozzino e Gabriella Giancarlo. UNO SPECIALE RINGRAZIAMENTO A

ANNOTAZIONI È stato fatto il possibile per rendere le informazioni riportate più aggiornate e veritiere. Eventuali modifiche dei contenuti utili per la realizzazione delle prossime edizioni posso essere segnalate alla redazione. Ogni sforzo è stato fatto per individuare i proprietari del copyright del materiale fotografico. Si prega di comunicare eventuali sviste involontarie all’indirizzo mail atlante@qualivita.it. © Tutti i diritti di questa opera sono riservati a Fondazione Qualivita Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o utilizzata in alcun modo, senza l’autorizzazione scritta di Fondazione Qualivita, né con mezzi elettronici né meccanici, incluse fotocopie, registrazione o riproduzione attraverso qualsiasi sistema di elaborazione dati. LIBERATORIA SUI CONTENUTI Tutti i contenuti delle schede prodotto e le mappe presenti in questo Atlante sono stati realizzati attraverso la verifica incrociata di diverse fonti documentarie. Il punto di riferimento principale è stato il disciplinare di produzione, insieme ad altri documenti ufficiali riguardanti i singoli prodotti. Le informazioni non contenute nei documenti ufficiali e gran parte del materiale fotografico sono stati ottenuti contattando direttamente gli organismi di riferimento dei produttori, le associazioni locali di promozione dei singoli prodotti, tecnici ed esperti. Tuttavia, dato che queste fonti sono soggette a modifiche e cambiamenti, alcuni contenuti potrebbero riportare informazioni incomplete o non riflettere le modifiche avvenute dopo la redazione. Le informazioni sono fornite “come tali” e senza alcuna garanzia esplicita o tacita di nessun tipo. Ci scusiamo con i lettori e li invitiamo a comunicare eventuali segnalazioni utilizzando il sito web www.qualivita.it o scrivendo all’indirizzo mail atlante@qualivita.it.

Fondazione per la protezione e la valorizzazione dei prodotti agroalimentari di qualità 2


Scelte editoriali CRITERI GENERALI L’ATLANTE QUALIVITA FOOD & WINE contiene le schede descrittive degli 830 prodotti italiani iscritti nei registri europei come Denominazioni di Origine Protetta (DOP), Indicazioni Geografiche Protette (IGP) o Specialità Tradizionali Garantite (STG) - ai sensi del Reg. UE 1151 del 2012 (food) e del Reg. CE 479 del 2008 (wine) - o come Indicazioni Geografiche, ai sensi del Reg. CE 110 del 2008 (spirits). I prodotti DOP, IGP, STG e IG descritti sono quelli registrati fino al 30 aprile 2015 e sono reperibili nella banca dati “Door” per il settore agroalimentare (food), nella banca dati “E-Bacchus” per il settore vitivinicolo (wine) e nelle banca dati “E-Spirits” per le bevande spiritose (spirits). FONTI La fonte principale per la redazione delle schede prodotto sono i disciplinari di produzione depositati e approvati dalla Commissione UE. Altre informazioni non contenute nei disciplinari di produzione (come, ad esempio, gli approfondimenti relativi alle modalità di conservazione del prodotto e al suo utilizzo gastronomico) nonché gran parte del materiale fotografico, sono state reperite attraverso gli organismi di riferimento dei produttori. ECCEZIONI SULLE FONTI Caso 1 - Per tutte le denominazioni vitivinicole che hanno richiesto una modifica al disciplinare e per le quali tale modifica risulta autorizzata solo a livello nazionale attraverso un decreto riguardante l’etichettatura transitoria dal Mipaaf, è stato preso come fonte di riferimento il disciplinare che recepisce tali modifiche. Resta comunque in vigore su tutto il territorio europeo anche il disciplinare di produzione nella versione precedente approvata dalla Commissione UE, fino all’accoglimento della domanda. Caso 2 - Per le denominazioni Colli Bolognesi Classico Pignoletto DOP e Bianco di Castelfranco Emilia IGP, che hanno chiesto una modifica sia del disciplinare che della denominazione stessa, si è optato per elaborare la scheda prodotto con il disciplinare di produzione modificato ad eccezione del nome. I nuovi nomi che le denominazioni dovrebbero assumere, ovvero Colli Bolognesi Pignoletto DOP e Castelfranco Emilia IGP, non risultando iscritte sul Registro europeo, non sarebbero ancora individuabili all’interno dei canali utilizzati per la valorizzazione dei vini a Indicazione Geografica. ORGANISMI DI RIFERIMENTO Nelle schede sono riportati i riferimenti dei Consorzi di tutela ufficialmente riconosciuti dal Mipaaf. Tuttavia, in assenza di un consorzio ufficialmente incaricato, è stato comunque segnalato il soggetto di riferimento per il prodotto, sia esso consorzio non riconosciuto, associazione promotrice della domanda di registrazione del prodotto (o altro ente che de facto funge da punto di contatto per il prodotto). Per quanto riguarda la sezione wine, in assenza di consorzi o enti di riferimento è stato indicato, a solo titolo informativo, l’ufficio regionale di competenza per il settore vitivinicolo. CARTOGRAFIA E ZONA DI PRODUZIONE Ogni scheda è corredata da immagini e da una sezione dedicata alla cartografia, in cui vengono riportate le aree di produzione con un’approssimazione all’unità minima “comune”. Lo stesso metodo di approssimazione geografica è stato utilizzato anche nel testo, elencando tutti i comuni delle aree produttive laddove il numero è limitato e optando invece per una descrizione più ampia (provincia o regione) quando l’elenco dei comuni interessati è superiore. CRITERI SPECIFICI PER LA SEZIONE WINE In tutte le schede dei prodotti vitivinicoli è stato scelto di accompagnare le singole denominazioni geografiche con gli acronimi DOP e IGP, introdotti con il Regolamento CE 479/2008, piuttosto che le menzioni specifiche tradizionali italiane DOCG DOC e IGT. Nel sottotitolo della scheda sono comunque riportate le denomina-

zioni con gli acronimi nazionali DOCG, DOC e IGT tuttora in vigore insieme a quelli europei. Per quanto concerne le IGP vitivinicole, in alcuni casi è stato necessario un lavoro di sintesi per agevolare la comprensione dei disciplinari di produzione, in modo da renderli accessibili anche a chi non ha familiarità con il linguaggio tecnico del settore. Nella valutazione dei calici che simboleggiano le tipologie di vino prodotte in ogni singola denominazione sono state operate delle scelte, indicando in alcuni casi con un singolo calice anche più tipologie di vino analoghe. Nel paragrafo “Descrizione del prodotto” sono invece indicate le principali tipologie commerciali comprese nella denominazione, anche queste in alcuni casi sintetizzate rispetto al disciplinare di produzione. Nel paragrafo “Descrizione tipologie di prodotto” sono riportate le principali caratteristiche distintive delle tipologie previste dal disciplinare, comprese quelle accompagnate da menzioni aggiuntive. Ulteriori specificazioni, da vitigno, geografiche o aggiuntive, sono richiamate negli omonimi paragrafi. CRITERI SPECIFICI PER LA SEZIONE SPIRITS Le schede prodotto riportate nella sezione spirits sono quelle relative alle 34 Indicazioni Geografiche delle bevande spiritose italiane iscritte nell’Allegato III del Reg. CE 110/2008 di cui risultano presentate le schede tecniche con richiesta di registrazione al Mipaaf o per le quali sono stati pubblicati i relativi decreti ministeriali. Per l’elaborazione delle schede prodotto non sono state prese in considerazione le Indicazioni Geografiche per le quali, pur risultando iscritte nell’Allegato III del Reg. CE 110/2008, attualmente non è ancora stata presentata la scheda tecnica al Mipaaf con relativa richiesta di registrazione, ovvero: Sliwovitz Veneto, Kirsch Veneto, Genepì della Valle d’Aosta, Sliwovitz del Trentino Alto Adige, Aprikot dell’Alto Adige. Per quanto riguarda gli organismi di riferimento, per ciascuna Indicazione Geografica è stato indicato l’ente che ha presentato la scheda tecnica, così come indicato nei rispettivi decreti o comunicati di registrazione pubblicati in Gazzetta Ufficiale. La produzione di alcol etilico, inoltre, è soggetta al controllo dell’Agenzia delle Dogane - anche in virtù delle implicazioni di natura fiscale dovute all’esigibilità dell’accisa (imposta sulla fabbricazione e vendita). Nelle more dell’approvazione definitiva delle schede tecniche da parte della Commissione UE, sono l’Agenzia delle Dogane e l’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari (ICQRF) che operano quali organi di controllo dell’attività delle distillerie. Pertanto, non si è ritenuto utile inserire tale informazione in ogni scheda, a differenza di quanto accade per gli enti certificatori delle sezioni food e wine. SINTESI DEI CONTENUTI • 830 schede prodotto, 273 prodotti agroalimentari raggruppati per classe di appartenenza, 523 prodotti vitivinicoli e 34 bevande spiritose, elencati in ordine alfabetico nelle rispettive sezioni. Ogni scheda è suddivisa in paragrafi contenenti informazioni sulle principali caratteristiche del prodotto e sulla zona di produzione; i restanti contenuti sono differenziati per le diverse sezioni food, wine e spirits. • 830 mappe grafiche del territorio di produzione. • oltre 850 immagini (prodotti e loro tipologie, territori, uve, vigne, cantine, ecc.)

I disciplinari di produzione nella versione integrale sono reperibili e consultabili sul sito del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali nella sezione dedicata ai Prodotti DOP e IGP: www.politicheagricole.it

3


Indice Introduzione di Mauro Rosati e di Paolo De Castro

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La qualità in Europa

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La qualità in numeri

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FOOD I PRODOTTI AGROALIMETARI DOP, IGP, STG Come si legge la scheda food

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CARNI FRESCHE - CLASSE 1.1 Abbacchio Romano IGP Agnello del Centro Italia IGP Agnello di Sardegna IGP Cinta Senese DOP Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP

29 30 31 32 33 34

PRODOTTI A BASE DI CARNE - CLASSE 1.2 Bresaola della Valtellina IGP Capocollo di Calabria DOP Ciauscolo IGP Coppa di Parma IGP Coppa Piacentina DOP Cotechino Modena IGP Crudo di Cuneo DOP Culatello di Zibello DOP Finocchiona IGP Lardo di Colonnata IGP Mortadella Bologna IGP Pancetta di Calabria DOP Pancetta Piacentina DOP Porchetta di Ariccia IGP Prosciutto Amatriciano IGP Prosciutto di Carpegna DOP Prosciutto di Modena DOP Prosciutto di Norcia IGP Prosciutto di Parma DOP Prosciutto di San Daniele DOP Prosciutto di Sauris IGP Prosciutto Toscano DOP Prosciutto Veneto Berico-Euganeo DOP Salama da Sugo IGP Salame Brianza DOP Salame Cremona IGP Salame di Varzi DOP Salame d’Oca di Mortara IGP Salame Felino IGP Salame Piacentino DOP Salame S. Angelo IGP Salamini Italiani alla Cacciatora DOP Salsiccia di Calabria DOP Soppressata di Calabria DOP Soprèssa Vicentina DOP Speck Alto Adige IGP (Süditroler Markenspeck g.g.A./ Südtiroler Speck g.g.A.) Valle d’Aosta Lard d’Arnad DOP (Vallée d’Aoste Lard d’Arnad) Vallée d’Aoste Jambon de Bosses DOP (Valle d’Aosta Jambon de Bosses) Zampone Modena IGP

35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70

FORMAGGI - CLASSE 1.3 Asiago DOP Bitto DOP Bra DOP Caciocavallo Silano DOP Canestrato di Moliterno IGP Canestrato Pugliese DOP Casatella Trevigiana DOP Casciotta d’Urbino DOP

75 76 77 78 79 80 81 82 83

4

71 72 73 74

Castelmagno DOP Fiore Sardo DOP Fontina DOP Formaggella del Luinese DOP Formaggio di Fossa di Sogliano DOP Formai de Mut dell’Alta Valle Brembana DOP Gorgonzola DOP Grana Padano DOP Montasio DOP Monte Veronese DOP Mozzarella STG Mozzarella di Bufala Campana DOP Murazzano DOP Nostrano Valtrompia DOP Parmigiano Reggiano DOP Pecorino Crotonese DOP Pecorino delle Balze Volterrane DOP Pecorino di Filiano DOP Pecorino di Picinisco DOP Pecorino Romano DOP Pecorino Sardo DOP Pecorino Siciliano DOP Pecorino Toscano DOP Piacentinu Ennese DOP Piave DOP Provolone del Monaco DOP Provolone Valpadana DOP Puzzone di Moena/Spretz Tzaorì DOP Quartirolo Lombardo DOP Ragusano DOP Raschera DOP Robiola di Roccaverano DOP Salva Cremasco DOP Spressa delle Giudicarie DOP Squacquerone di Romagna DOP Stelvio DOP (Stilfser g.U.) Strachitunt DOP Taleggio DOP Toma Piemontese DOP Vallée d’Aoste Fromadzo DOP (Valle d’Aosta Fromadzo DOP) Valtellina Casera DOP Vastedda della Valle del Belìce DOP

84 85 86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 100 101 102 103 104 105 106 107 108 109 110 111 112 113 114 115 116 117 118 119 120 121 122 123 124 125

ALTRI PRODOTTI DI ORIGINE ANIMALE - CLASSE 1.4 Miele della Lunigiana DOP Miele delle Dolomiti Bellunesi DOP Miele Varesino DOP Ricotta di Bufala Campana DOP Ricotta Romana DOP

127 128 129 130 131 132

OLI E GRASSI - CLASSE 1.5 Alto Crotonese DOP Aprutino Pescarese DOP Brisighella DOP Bruzio DOP Canino DOP Cartoceto DOP Chianti Classico DOP Cilento DOP Collina di Brindisi DOP Colline di Romagna DOP Colline Pontine DOP Colline Salernitane DOP Colline Teatine DOP Dauno DOP Garda DOP Irpinia - Colline dell’Ufita DOP Laghi Lombardi DOP Lametia DOP Lucca DOP Molise DOP Monte Etna DOP

133 134 135 136 137 138 139 140 141 142 143 144 145 146 147 148 149 150 151 152 153 154


Indice Monti Iblei DOP Penisola Sorrentina DOP Pretuziano delle Colline Teramane DOP Riviera Ligure DOP Sabina DOP Sardegna DOP Seggiano DOP Tergeste DOP Terra di Bari DOP Terra d’Otranto DOP Terre Aurunche DOP Terre di Siena DOP Terre Tarentine DOP Toscano IGP Tuscia DOP Umbria DOP Val di Mazara DOP Valdemone DOP Valle del Belice DOP Valli Trapanesi DOP Veneto DOP Vulture DOP

155 156 157 158 159 160 161 162 163 164 165 166 167 168 169 170 171 172 173 174 175 176

ORTOFRUTTICOLI E CEREALI - CLASSE 1.6 Aglio Bianco Polesano DOP Aglio di Voghiera DOP Amarene Brusche di Modena IGP Arancia del Gargano IGP Arancia di Ribera DOP Arancia Rossa di Sicilia IGP Asparago Bianco di Bassano DOP Asparago Bianco di Cimadolmo IGP Asparago di Badoere IGP Asparago Verde di Altedo IGP Basilico Genovese DOP Brovada DOP Cappero di Pantelleria IGP Carciofo Brindisino IGP Carciofo di Paestum IGP Carciofo Romanesco del Lazio IGP Carciofo Spinoso di Sardegna DOP Carota dell’Altopiano del Fucino IGP Carota Novella di Ispica IGP Castagna Cuneo IGP Castagna del Monte Amiata IGP Castagna di Montella IGP Castagna di Vallerano DOP Ciliegia dell’Etna DOP Ciliegia di Marostica IGP Ciliegia di Vignola IGP Cipolla Rossa di Tropea Calabria IGP Cipollotto Nocerino DOP Clementine del Golfo di Taranto IGP Clementine di Calabria IGP Fagioli Bianchi di Rotonda DOP Fagiolo Cannellino di Atina DOP Fagiolo Cuneo IGP Fagiolo di Lamon della Vallata Bellunese IGP Fagiolo di Sarconi IGP Fagiolo di Sorana IGP Farina di Castagne della Lunigiana DOP Farina di Neccio della Garfagnana DOP Farro della Garfagnana IGP Farro di Monteleone di Spoleto DOP Fichi di Cosenza DOP Fico Bianco del Cilento DOP Ficodindia dell’Etna DOP Ficodindia di San Cono DOP Fungo di Borgotaro IGP Insalata di Lusia IGP Kiwi Latina IGP La Bella della Daunia DOP

177 178 179 180 181 182 183 184 185 186 187 188 189 190 191 192 193 194 195 196 197 198 199 200 201 202 203 204 205 206 207 208 209 210 211 212 213 214 215 216 217 218 219 220 221 222 223 224 225

Lenticchia di Castelluccio di Norcia IGP Limone Costa d’Amalfi IGP Limone di Rocca Imperiale IGP Limone di Siracusa IGP Limone di Sorrento IGP Limone Femminello del Gargano IGP Limone Interdonato Messina IGP Marrone del Mugello IGP Marrone della Valle di Susa IGP Marrone di Caprese Michelangelo DOP Marrone di Castel del Rio IGP Marrone di Combai IGP Marrone di Roccadaspide IGP Marrone di San Zeno DOP Marroni del Monfenera IGP Mela Alto Adige IGP (Südtiroler Apfel g.g.A.) Mela di Valtellina IGP Mela Rossa Cuneo IGP Mela Val di Non DOP Melannurca Campana IGP Melanzana Rossa di Rotonda DOP Melone Mantovano IGP Nocciola del Piemonte IGP (Nocciola Piemonte IGP) Nocciola di Giffoni IGP Nocciola Romana DOP Nocellara del Belice DOP Oliva Ascolana del Piceno DOP Patata dell’Alto Viterbese IGP Patata della Sila IGP Patata di Bologna DOP Patata Rossa di Colfiorito IGP Peperone di Pontecorvo DOP Peperone di Senise IGP Pera dell’Emilia Romagna IGP Pera Mantovana IGP Pescabivona IGP Pesca di Leonforte IGP Pesca di Verona IGP Pesca e Nettarina di Romagna IGP Pistacchio Verde di Bronte DOP Pomodorino del Piennolo del Vesuvio DOP Pomodoro di Pachino IGP Pomodoro S. Marzano dell’Agro Sarnese-Nocerino DOP Radicchio di Chioggia IGP Radicchio di Verona IGP Radicchio Rosso di Treviso IGP Radicchio Variegato di Castelfranco IGP Riso del Delta del Po IGP Riso di Baraggia, Biellese e Vercellese DOP Riso Nano Vialone Veronese IGP Scalogno di Romagna IGP Sedano Bianco di Sperlonga IGP Susina di Dro DOP Uva da Tavola di Canicattì IGP Uva da Tavola di Mazzarrone IGP Uva di Puglia IGP

268 269 270 271 272 273 274 275 276 277 278 279 280 281

PESCI E MOLLUSCHI - CLASSE 1.7 Acciughe Sotto Sale del Mar Ligure IGP Cozza di Scardovari DOP Salmerino del Trentino IGP Tinca Gobba Dorata del Pianalto di Poirino DOP Trote del Trentino IGP

283 284 285 286 287 288

ALTRI PRODOTTI DELL’ALLEGATO I - CLASSE 1.8 Aceto Balsamico di Modena IGP Aceto Balsamico Tradizionale di Modena DOP Aceto Balsamico Tradizionale di Reggio Emilia DOP Liquirizia di Calabria DOP Sale Marino di Trapani IGP Zafferano dell’Aquila DOP

289 290 291 292 293 294 295

226 227 228 229 230 231 232 233 234 235 236 237 238 239 240 241 242 243 244 245 246 247 248 249 250 251 252 253 254 255 256 257 258 259 260 261 262 263 264 265 266 267

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Indice Zafferano di San Gimignano DOP Zafferano di Sardegna DOP

296 297

PRODOTTI DI PANETTERIA E PASTICCERIA - CLASSE 2.3 Coppia Ferrarese IGP Focaccia di Recco col Formaggio IGP Pagnotta del Dittaino DOP Pane Casareccio di Genzano IGP Pane di Altamura DOP Pane di Matera IGP Panforte di Siena IGP Piadina Romagnola (Piada Romagnola IGP) Pizza Napoletana STG Ricciarelli di Siena IGP Torrone di Bagnara IGP

299 300 301 302 303 304 305 306 307 308 309 310

PASTA ALIMENTARE - CLASSE 2.5 Maccheroncini di Campofilone IGP Pasta di Gragnano IGP

311 312 313

OLI ESSENZIALI - CLASSE 2.10 Bergamotto di Reggio Calabria - Olio essenziale DOP

315 316

WINE I PRODOTTI VITIVINICOLI DOP, IGP Come si legge la scheda wine I calici Menzioni tradizionali complementari

319 320 321

Abruzzo DOP Aglianico del Taburno DOP Aglianico del Vulture DOP Aglianico del Vulture Superiore DOP Alba DOP Albugnano DOP Alcamo DOP Aleatico di Gradoli DOP Aleatico di Puglia DOP Alezio DOP Alghero DOP Allerona IGP Alta Langa DOP Alta Valle della Greve IGP Alto Adige DOP Alto Livenza IGP Alto Mincio IGP Amarone della Valpolicella DOP Amelia DOP Anagni IGP Ansonica Costa dell’Argentario DOP Aprilia DOP Arborea DOP Arcole DOP Arghillà IGP Asolo Prosecco DOP Assisi DOP Asti DOP Atina DOP Aversa DOP Avola IGP Bagnoli di Sopra DOP Bagnoli Friularo DOP Barbagia IGP Barbaresco DOP Barbera d’Alba DOP Barbera d’Asti DOP Barbera del Monferrato DOP

322 323 324 325 326 327 328 329 330 331 332 333 334 335 336 338 339 340 341 342 343 344 345 347 348 349 350 351 352 354 355 356 358 360 361 362 364 365

6

Barbera del Monferrato Superiore DOP Barco Reale di Carmignano DOP Bardolino DOP Bardolino Superiore DOP Barletta DOP Barolo DOP Basilicata IGP Benaco Bresciano IGP Benevento IGP Bergamasca IGP Bettona IGP Bianchello del Metauro DOP Bianco Capena DOP Bianco dell’Empolese DOP Bianco di Castelfranco Emilia IGP Bianco di Pitigliano DOP Biferno DOP Bivongi DOP Boca DOP Bolgheri DOP Bolgheri Sassicaia DOP Bonarda dell’Oltrepò Pavese DOP Bosco Eliceo DOP Botticino DOP Brachetto d’Acqui DOP Bramaterra DOP Breganze DOP Brindisi DOP Brunello di Montalcino DOP Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese DOP Cacc’e mmitte di Lucera DOP Cagliari DOP Calabria IGP Calosso DOP Camarro IGP Campania IGP Campi Flegrei DOP Campidano di Terralba DOP Canavese DOP Candia dei Colli Apuani DOP Cannara IGP Cannellino di Frascati DOP Cannonau di Sardegna DOP Capalbio DOP Capri DOP Capriano del Colle DOP Carema DOP Carignano del Sulcis DOP Carmignano DOP Carso DOP Casavecchia di Pontelatone DOP Casorzo DOP Casteggio DOP Castel del Monte DOP Castel del Monte Bombino Nero DOP Castel del Monte Nero di Troia Riserva DOP Castel del Monte Rosso Riserva DOP Castel San Lorenzo DOP Casteller DOP Castelli di Jesi Verdicchio Riserva DOP Castelli Romani DOP Catalanesca del Monte Somma IGP Cellatica DOP Cerasuolo d’Abruzzo DOP Cerasuolo di Vittoria DOP Cerveteri DOP Cesanese del Piglio DOP Cesanese di Affile DOP Cesanese di Olevano Romano DOP Chianti DOP Chianti Classico DOP Cilento DOP

366 367 368 369 370 371 372 373 374 375 376 377 378 379 380 382 383 384 385 386 387 388 389 390 391 392 393 394 395 396 397 398 399 400 401 402 403 404 405 406 407 408 409 410 411 412 413 414 415 416 417 418 419 420 421 422 423 424 425 426 427 428 429 430 431 432 433 434 435 436 437 438


Indice Cinque Terre e Cinque Terre Sciacchetrà DOP Circeo DOP Cirò DOP Cisterna d’Asti DOP Civitella d’Agliano IGP Colli Albani DOP Colli Altotiberini DOP Colli Aprutini IGP Colli Berici DOP Colli Bolognesi DOP Colli Bolognesi Classico Pignoletto DOP Colli Cimini IGP Colli del Limbara IGP Colli del Sangro IGP Colli del Trasimeno DOP Colli della Sabina DOP Colli della Toscana centrale IGP Colli d’Imola DOP Colli dell’Etruria Centrale DOP Colli di Conegliano DOP Colli di Faenza DOP Colli di Luni DOP Colli di Parma DOP Colli di Rimini DOP Colli di Salerno IGP Colli di Scandiano e di Canossa DOP Colli Etruschi Viterbesi DOP Colli Euganei DOP Colli Euganei Fior d’Arancio DOP Colli Lanuvini DOP Colli Maceratesi DOP Colli Martani DOP Colli Orientali del Friuli Picolit DOP Colli Perugini DOP Colli Pesaresi DOP Colli Piacentini DOP Colli Romagna Centrale DOP Colli Tortonesi DOP Colli Trevigiani IGP Collina del Milanese IGP Collina Torinese DOP Colline del Genovesato IGP Colline di Levanto DOP Colline Frentane IGP Colline Joniche Tarantine DOP Colline Lucchesi DOP Colline Novaresi DOP Colline Pescaresi IGP Colline Saluzzesi DOP Colline Savonesi IGP Colline Teatine IGP Collio Goriziano DOP Conegliano Valdobbiadene - Prosecco DOP Cònero DOP Conselvano IGP Contea di Sclafani DOP Contessa Entellina DOP Controguerra DOP Copertino DOP Cori DOP Cortese dell’Alto Monferrato DOP Corti Benedettine del Padovano DOP Cortona DOP Costa d’Amalfi DOP Costa Etrusco Romana IGP Costa Toscana IGP Costa Viola IGP Coste della Sesia DOP Curtefranca DOP Custoza DOP Daunia IGP Del Vastese IGP

439 440 441 442 443 444 445 446 448 449 450 451 452 453 454 456 457 458 459 460 461 462 463 464 465 466 467 468 469 470 471 472 473 474 475 476 478 480 481 482 483 484 485 486 487 488 489 490 491 492 493 494 495 496 497 498 499 500 501 502 503 504 505 506 507 508 509 510 511 512 514 516

Delia Nivolelli DOP Delle Venezie IGP Dogliani DOP Dolcetto d’Acqui DOP Dolcetto d’Alba DOP Dolcetto d’Asti DOP Dolcetto di Diano d’Alba DOP Dolcetto di Ovada DOP Dolcetto di Ovada Superiore DOP Dugenta IGP Elba DOP Elba Aleatico Passito DOP Eloro DOP Emilia IGP Epomeo IGP Erbaluce di Caluso DOP Erice DOP Esino DOP Est! Est!! Est!!! di Montefiascone DOP Etna DOP Falanghina del Sannio DOP Falerio DOP Falerno del Massico DOP Fara DOP Faro DOP Fiano di Avellino DOP Fontanarossa di Cerda IGP Forlì IGP Fortana del Taro IGP Franciacorta DOP Frascati DOP Frascati Superiore DOP Freisa d’Asti DOP Freisa di Chieri DOP Friuli-Annia DOP Friuli Aquileia DOP Friuli Colli Orientali DOP Friuli Grave DOP Friuli Isonzo DOP Friuli Latisana DOP Frusinate IGP Gabiano DOP Galatina DOP Galluccio DOP Gambellara DOP Garda DOP Garda Colli Mantovani DOP Gattinara DOP Gavi DOP Genazzano DOP Ghemme DOP Gioia del Colle DOP Girò di Cagliari DOP Golfo del Tigullio-Portofino DOP Grance Senesi DOP Gravina DOP Greco di Bianco DOP Greco di Tufo DOP Grignolino d’Asti DOP Grignolino del Monferrato Casalese DOP Grottino di Roccanova DOP Gutturnio DOP I Terreni di Sanseverino DOP Irpinia DOP Ischia DOP Isola dei Nuraghi IGP Lacrima di Morro DOP Lago di Caldaro DOP Lago di Corbara DOP Lambrusco di Sorbara DOP Lambrusco Grasparossa di Castelvetro DOP Lambrusco Mantovano DOP

517 518 519 520 521 522 523 524 525 526 528 530 531 532 534 535 536 537 538 539 540 541 542 543 544 545 546 547 548 549 550 551 552 553 554 555 556 557 558 559 560 561 562 563 564 565 566 567 568 569 570 571 572 573 574 575 576 577 578 579 580 581 582 583 584 585 586 587 588 589 590 591 7


Indice Lambrusco Salamino di Santa Croce DOP Lamezia DOP Langhe DOP Lazio IGP Lessini Durello DOP Lessona DOP Leverano DOP Liguria di Levante IGP Lipuda IGP Lison DOP Lison-Pramaggiore DOP Lizzano DOP Loazzolo DOP Locorotondo DOP Locride IGP Lugana DOP Malanotte del Piave DOP Malvasia delle Lipari DOP Malvasia di Bosa DOP Malvasia di Castelnuovo Don Bosco DOP Mamertino di Milazzo DOP Mandrolisai DOP Marca Trevigiana IGP Marche IGP Maremma Toscana DOP Marino DOP Marmilla IGP Marsala DOP Martina DOP Matera DOP Matino DOP Melissa DOP Menfi DOP Merlara DOP Mitterberg IGP Modena DOP Molise DOP Monferrato DOP Monica di Sardegna DOP Monreale DOP Montecarlo DOP Montecastelli IGP Montecompatri Colonna DOP Montecucco DOP Montecucco Sangiovese DOP Montefalco DOP Montefalco Sagrantino DOP Montello-Colli Asolani DOP Montello Rosso DOP Montenetto di Brescia IGP Montepulciano d’Abruzzo DOP Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane DOP Monteregio di Massa Marittima DOP Montescudaio DOP Monti Lessini DOP Morellino di Scansano DOP Moscadello di Montalcino DOP Moscato di Pantelleria DOP Moscato di Sardegna DOP Moscato di Scanzo DOP Moscato di Sorso-Sennori DOP Moscato di Trani DOP Murgia IGP Nardò DOP Narni IGP Nasco di Cagliari DOP Nebbiolo d’Alba DOP Negroamaro di Terra d’Otranto DOP Nettuno DOP Noto DOP Nuragus di Cagliari DOP Nurra IGP 8

592 593 594 596 597 598 599 600 601 602 603 604 605 606 607 608 609 610 611 612 613 614 615 616 618 620 621 622 623 624 625 626 627 628 629 630 632 634 635 636 637 638 639 640 642 643 644 645 646 647 648 650 652 654 655 656 657 658 659 660 662 663 664 665 666 667 668 669 670 671 672 673

Offida DOP Ogliastra IGP Oltrepò Pavese DOP Oltrepò Pavese Metodo Classico DOP Oltrepò Pavese Pinot Grigio DOP Orcia DOP Orta Nova DOP Ortona DOP Ortrugo DOP Orvieto DOP Osco IGP Ostuni DOP Paestum IGP Palizzi IGP Parrina DOP Parteolla IGP Pellaro IGP Penisola Sorrentina DOP Pentro di Isernia DOP Pergola DOP Piave DOP Piemonte DOP Pinerolese DOP Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese DOP Planargia IGP Pomino DOP Pompeiano IGP Pornassio DOP Primitivo di Manduria DOP Primitivo di Manduria Dolce Naturale DOP Prosecco DOP Provincia di Mantova IGP Provincia di Nuoro IGP Provincia di Pavia IGP Puglia IGP Quistello IGP Ramandolo DOP Ravenna IGP Recioto della Valpolicella DOP Recioto di Gambellara DOP Recioto di Soave DOP Reggiano DOP Reno DOP Riesi DOP Riviera del Brenta DOP Riviera del Garda Bresciano DOP Riviera Ligure di Ponente DOP Roccamonfina IGP Roero DOP Roma DOP Romagna DOP Romagna Albana DOP Romangia IGP Ronchi di Brescia IGP Ronchi Varesini IGP Rosazzo DOP Rossese di Dolceacqua DOP Rosso Cònero DOP Rosso di Cerignola DOP Rosso di Montalcino DOP Rosso di Montepulciano DOP Rosso Orvietano DOP Rosso Piceno DOP Rotae IGP Rubicone IGP Rubino di Cantavenna DOP Ruchè di Castagnole Monferrato DOP S. Anna di Isola Capo Rizzuto DOP Sabbioneta IGP Salaparuta DOP Salemi IGP Salento IGP

674 675 676 678 680 681 682 683 684 685 686 687 688 689 690 691 692 693 694 695 696 698 700 701 702 704 706 707 708 709 710 711 712 713 714 716 718 719 720 721 722 723 724 725 726 727 728 730 731 732 734 736 737 738 739 740 742 743 744 745 746 747 748 749 750 751 752 753 754 755 756 757


Indice Salice Salentino DOP Salina IGP Sambuca di Sicilia DOP San Colombano al Lambro DOP San Gimignano DOP San Ginesio DOP San Martino della Battaglia DOP San Severo DOP Sangue di Giuda dell’Oltrepò Pavese DOP Sannio DOP Sant’Antimo DOP Santa Margherita di Belice DOP San Torpè DOP Sardegna Semidano DOP Savuto DOP Scavigna DOP Sciacca DOP Scilla IGP Sebino IGP Serrapetrona DOP Sforzato di Valtellina DOP Sibiola IGP Sicilia DOP Sillaro IGP Siracusa DOP Sizzano DOP Soave DOP Soave Superiore DOP Sovana DOP Spello IGP Spoleto DOP Squinzano DOP Strevi DOP Suvereto DOP Tarantino IGP Tarquinia DOP Taurasi DOP Tavoliere delle Puglie DOP Teroldego Rotaliano DOP Terra d’Otranto DOP Terracina DOP Terratico di Bibbona DOP Terrazze dell’Imperiese IGP Terrazze Retiche di Sondrio IGP Terre Alfieri DOP Terre Aquilane IGP Terre del Colleoni DOP Terre del Volturno IGP Terre dell’Alta Val d’Agri DOP Terre di Casole DOP Terre di Chieti IGP Terre di Cosenza DOP Terre di Offida DOP Terre di Pisa DOP Terre di Veleja IGP Terre Lariane IGP Terre Siciliane IGP Terre Tollesi DOP Tharros IGP Tintilia del Molise DOP Todi DOP Torgiano DOP Torgiano Rosso Riserva DOP Toscano IGP Trebbiano d’Abruzzo DOP Trentino DOP Trento DOP Trexenta IGP Umbria IGP Val d’Arbia DOP Val d’Arno di Sopra DOP Val di Cornia DOP

758 759 760 761 762 763 764 765 766 768 770 771 772 774 775 776 777 778 779 780 781 782 784 786 787 788 789 790 791 792 793 794 795 796 797 798 799 800 801 802 803 804 805 806 807 808 809 810 811 812 813 814 816 817 818 819 820 821 822 823 824 825 826 827 828 830 832 833 834 835 836 838

Val di Cornia Rosso DOP Val di Magra IGP Val di Neto IGP Val Polcèvera DOP Val Tidone IGP Valcalepio DOP Valcamonica IGP Valdadige DOP Valdadige Terradeiforti DOP Valdamato IGP Valdichiana Toscana DOP Valdinievole DOP Vallagarina IGP Valle Belice IGP Valle d’Itria IGP Valle d’Aosta DOP Valle del Tirso IGP Valli di Porto Pino IGP Valli Ossolane DOP Valpolicella DOP Valpolicella Ripasso DOP Valsusa DOP Valtellina Rosso DOP Valtellina Superiore DOP Valtènesi DOP Velletri DOP Veneto IGP Veneto Orientale IGP Venezia DOP Venezia Giulia IGP Verdicchio dei Castelli di Jesi DOP Verdicchio di Matelica DOP Verdicchio di Matelica Riserva DOP Verduno Pelaverga DOP Vermentino di Gallura DOP Vermentino di Sardegna DOP Vernaccia di Oristano DOP Vernaccia di San Gimignano DOP Vernaccia di Serrapetrona DOP Verona IGP Vesuvio DOP Vicenza DOP Vignanello DOP Vigneti della Serenissima DOP Vigneti delle Dolomiti IGP Villamagna DOP Vin Santo del Chianti DOP Vin Santo del Chianti Classico DOP Vin Santo di Carmignano DOP Vin Santo di Montepulciano DOP Vino Nobile di Montepulciano DOP Vittoria DOP Zagarolo DOP

839 840 842 843 844 845 846 847 848 849 850 852 853 854 855 856 858 859 860 861 862 863 864 865 866 867 868 869 870 871 872 873 874 875 876 877 878 879 880 881 882 883 884 885 886 888 889 890 891 892 893 894 895

SPIRITS LE INDICAZIONI GEOGRAFICHE DELLE BEVANDE SPIRITOSE Come si legge la scheda spirits

899

Aprikot Trentino IG (Aprikot del Trentino IG) Brandy Italiano IG Distillato di Mele Trentino IG (Distillato di Mele del Trentino IG) Genepì del Piemonte IG Genepì delle Alpi IG (Génépi des Alpes IG) Genziana Trentina IG (Genziana del Trentino IG) Grappa IG Grappa del Trentino IG (Grappa Trentina IG) Grappa di Barolo IG Grappa di Marsala IG

900 901 902 903 904 905 906 908 910 912 9


Indice Grappa Friulana IG (Grappa del Friuli IG) Grappa Lombarda IG (Grappa di Lombardia IG) Grappa Piemontese IG (Grappa del Piemonte IG) Grappa Siciliana IG (Grappa di Sicilia IG) Grappa Veneta IG (Grappa del Veneto IG) Kirsch Friulano IG (Kirschwasser Friulano IG) Kirsch Trentino IG (Kirsch del Trentino IG) Liquore di Limone della Costa D’Amalfi IG Liquore di Limone di Sorrento IG Mirto di Sardegna IG Nocino di Modena IG Sliwovitz del Friuli-Venezia Giulia IG Sliwovitz Trentino IG (Sliwovitz del Trentino IG) Südtiroler Enzian IG (Genziana dell’Alto Adige IG) Südtiroler Golden Delicious IG (Golden Delicious dell’Alto Adige IG) Südtiroler Grappa IG (Grappa dell’Alto Adige IG) Südtiroler Gravensteiner IG (Gravensteiner dell’alto Adige IG) Südtiroler Kirsch IG (Kirsch dell’alto Adige IG)

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914 916 918 920 922 924 925 926 927 928 929 930 931 932 933 934 936 937

Südtiroler Marille IG (Marille dell’Alto Adige IG) Südtiroler Obstler IG (Obstler dell’Alto Adige IG) Südtiroler Williams IG (Williams dell’Alto Adige IG) Südtiroler Zwetschgeler IG (Zwetschgeler dell’Alto Adige IG) Williams Friulano IG (Williams del Friuli IG) Williams Trentino IG (Williams del Trentino IG)

APPENDICE IL MONDO DEI PRODOTTI DOP IGP STG Cartografie regionali Cartografie spirits Indice analitico Fonti bibliografiche e web Crediti Fotografici

938 939 940 941 942 943

946 956 960 967 967


Una mappatura di informazioni sistematizzate che dimostra come il complesso e variegato mondo delle Indicazioni Geografiche italiane riesca a funzionare nonostante una sua complessità e sia in grado di creare sviluppo nelle molteplici filiere interessate.

I

prodotti italiani agroalimentari e vitivinicoli certificati sono divenuti negli ultimi anni delle vere e proprie icone del made in Italy grazie ad un’evoluzione costante che ha avuto ricadute positive nel sistema economico del Paese. A questa crescita numerica, oltre alla capacità degli operatori e delle istituzioni preposte, ha contribuito in modo significativo anche Expo 2015. Per molti territori ed imprese lo stimolo che ha rappresentato il tema prettamente agricolo ed alimentare dell’Esposizione Universale è stato notevole, soprattutto in chiave di riconoscimento del proprio valore attraverso dei sistemi di certificazione universalmente riconosciuti, come lo sono le Denominazioni di Origine.

Un ulteriore contributo che abbiamo voluto dare attraverso l’Atlante è stato l’inserimento delle bevande spiritose, considerate vere e proprie Indicazioni Geografiche anche se non regolamentate con lo stesse normative dei prodotti food e wine; gli spirits in Italia rappresentano una realtà di grande tradizione, sempre in stretta connessione con i territori. Con questo addendum possiamo dire di aver finalmente completato la prima vera e propria ricognizione dell’agricoltura italiana certificata.

INTRODUZIONE

Uno sviluppo per i prodotti italiani che ha aggiunto alla loro indiscutibile testimonianza culturale e civile del Paese anche un valore economico di tutto rispetto; in questa VIII edizione dell’Atlante Qualivita abbiamo voluto darne evidenza inserendo in ogni scheda prodotto una sintesi dei principali indicatori socio-economici.

L’Atlante Qualivita documenta in maniera chiara come i prodotti agroalimentari italiani non siano solo prodotti della “tradizione” ma soprattutto prodotti “originali”. Ed è in questa originalità che risiede il tratto distintivo e qualificante del nostro patrimonio e del nostro Paese.

Mauro Rosati

Autore - Direttore generale Fondazione Qualivita

L’altra grande sfida che attende nei prossimi mesi i prodotti Dop e Igp italiani riguarda il negoziato per l’accordo di libero scambio tra Ue ed Usa (il cosidetto TTIP – Transatlantic Trade and Investment Partnership), un accordo che può rappresentare per l’Italia e per il sistema dei prodotti alimentari ad indicazione geografica un’opportunità di crescita senza precedenti. E questo non solo perché gli Stati Uniti rappresentano il primo mercato di destinazione dei nostri vini e di alcuni importanti prodotti food come olio d’oliva e formaggi, ma anche perché è soprattutto negli Stati Uniti che le nostre Dop e Igp si trovano ogni giorno a combattere per un “posto al sole” contro prodotti simili e imitativi che nulla hanno a che vedere con la specificità che contraddistingue le nostre denominazioni.

Q

uesta edizione dell’Atlante Qualitiva – l’ottava – esce in un momento estremamente importante per il settore dei prodotti Dop e Igp italiani. L’evento dell’Expo, durante il quale questo Atlante sarà presentato, rappresenta una straordinaria occasione per far conoscere agli oltre 20 milioni di persone che nell’arco di 6 mesi visiteranno la manifestazione, le nostre eccellenze alimentari. Un patrimonio di vini e prodotti che non trova eguali nel resto del mondo e che la Fondazione Qualivita è riuscita, nei suoi anni di attività, a promuovere e valorizzare, divenendo un punto di riferimento per i produttori e tutti i Consorzi di Tutela delle nostre denominazioni di origine.

Senza contare che quello dell’italian sounding è un problema che spesso arriva in un secondo momento: prima i prodotti Dop e Igp devono spesso superare barriere non tariffarie legate a requisiti sanitari che bloccano l’accesso al mercato alle nostre produzioni e che risultano più penalizzanti di dazi e altre imposizioni economiche che tuttavia gravano sui prodotti di importazione. La posta in gioco è quindi veramente importante: se riusciremo a trovare un accordo con il governo degli Stati Uniti per eliminare (o quanto meno ridurre) queste barriere, potremo garantire ai nostri prodotti Dop e Igp uno sviluppo e una sostenibilità economica futura, con evidenti benefici per tutti i produttori e i territori del nostro Paese.

Paolo De Castro

Commissione Agricoltura Parlamento Europeo Presidente Comitato Scientifico Fondazione Qualivita

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Qualità è sinonimo di autenticità, tipicità, innovazione nella tradizione, vitalità delle zone svantaggiate, occupazione locale, diritti dei consumatori, preservazione del paesaggio rurale e della biodiversità ed è espressione di produzioni rispettose della salute pubblica, del benessere degli animali e delle piante, dell’ambiente. L’Unione europea ha rivolto con attenzione lo sguardo verso la qualità agroalimentare – divenuta nel tempo uno dei pilastri della Politica agricola comune (PAC) – alla fine degli anni Ottanta dello scorso secolo quando la Commissione europea approvava il Libro verde sul futuro del mondo rurale del 1988, incentrato sul ruolo del mondo agricolo in tema di qualità alimentare, preservazione dell’ambiente e dell’ecosistema. Negli anni successivi, altri importanti interventi normativi hanno segnato la graduale evoluzione delle politiche di qualità UE nel settore agroalimentare, che oggi rappresentano il sistema di tutela e valorizzazione dell’autenticità dei prodotti agroalimentari di qualità più avanzato a livello internazionale.

PRODOTTI AGROALIMENTARI EUROPEI Allo scopo di tutelare il consumatore e garantire la trasparenza delle informazioni e dell’etichettatura, i prodotti agroalimentari europei sono assoggettati a una vasta gamma di norme: • • • •

Sicurezza alimentare, norme volte a garantire la conformità igienico sanitaria dei prodotti commercializzati nella UE. Commercializzazione, che stabiliscono i requisiti minimi che i prodotti devono possedere per poter essere commercializzati. Etichettatura, volta a garantire l’informazione trasparente e veritiera al consumatore europeo. Sistemi europei di qualità, istituiti per identificare prodotti che possiedono qualità specifiche rispetto ad altri prodotti della medesima categoria.

I prodotti europei di qualità devono rispettare disciplinari/regole di produzione restrittivi, che li caratterizzano e li rendono chiaramente distinguibili. Sono tre i Sistemi di Qualità, disciplinati da specifiche normative, attraverso i quali questi prodotti possono essere efficacemente tutelati e valorizzati: •

• • •

Come Indicazioni Geografiche - alle quali si aggiungono anche le Specialità Tradizionali Garantite - riconosciute a livello UE, sulla base della normativa riguardante i prodotti DOP, IGP, STG. Come Indicazione facoltativa di qualità prodotto di montagna istituita a livello comunitario. Come prodotti da agricoltura biologica, sempre riconosciuti a livello comunitario sulla base della specifica normativa. Come Sistemi di Qualità Nazionali dei singoli Stati membri.

NORME DI RIFERIMENTO INDICAZIONI GEOGRAFICHE FOOD Reg. CE 2081 e 2082 del 1992 – Abrogati; Reg. CE 510/2006 - Abrogato; Reg. CE 509/2006 - Abrogato; Reg. UE 1151/2012 - Pacchetto Qualità. WINE D.P.R. 930/1963, superato dalla L. 164 del 1992 ora abrogata e sostituita dal D.Lgs. 61/2010; Reg. CE 479/2008 ora abrogato; Reg. UE 1308/2013. SPIRITS Reg. CE 110/2008 - relativo alla definizione, alla designazione, alla presentazione, all’etichettatura e alla protezione delle Indicazioni Geografiche delle bevande spiritose. VINI AROMATIZZATI Reg. (UE) n. 251/2014, concernente la definizione, l’etichettatura e la protezione delle IG dei prodotti vitivinicoli aromatizzati e che abroga il Regolamento (CEE) n. 1601/91 del Consiglio. PRODOTTO DI MONTAGNA Art. 31 Reg. UE 1151/2012 - Pacchetto Qualità; Reg. UE 665/2014. PRODOTTI DA AGRICOLTURA BIOLOGICA Reg. CE 834/2007; Reg. UE 203/2012.

LA QUALITÀ IN EUROPA

N

el vasto panorama produttivo europeo, il settore agroalimentare di qualità certificata rappresenta una ricchezza dall’inestimabile valore. Ad oggi sempre più al cuore del cosiddetto European Social Model – dove sostenibilità, inclusività e competitività costituiscono gli elementi chiave – la qualità agroalimentare si lega strettamente all’identità, alla tradizione e alla cultura dell’Europa nonché al rispetto del diritto al cibo, parte integrante dei diritti fondamentali della persona.

SISTEMI DI QUALITÀ NAZIONALI SQN Reg. CE 1974/2006 e Reg. CE 1698/2005; Legge 4 del 3 febbraio 2011, disposizioni in materia di etichettatura e di qualità dei prodotti alimentari; DM 4 marzo 2011, regolamentazione del sistema di qualità nazionale zootecnia.

A cura di QUALIVITA

SISTEMI DI QUALITÀ NAZIONALI I Sistemi di Qualità Nazionali prevedono la possibilità per ogni Stato membro, di riconoscere dei prodotti con caratteristiche specifiche, purché siano conformi ai requisiti stabiliti dai Reg. CE 1974/2006 e Reg. CE 1698/2005 e prevedano disciplinari di produzione vincolanti, il cui rispetto deve essere verificato da un organismo di controllo indipendente. Le aziende agroalimentari che aderiscono a questi Sistemi di Qualità possono identificare il prodotto attraverso un logo ministeriale o regionale che permetta al consumatore di riconoscerlo. In Italia alcune Regioni hanno già elaborato dei Sistemi di Qualità Regionali -altri sono in corso di elaborazione - per diverse tipologie di prodotti. Esempi di Sistemi di Qualità Regionali già operativi sono: il Veneto (Qualità Verificata); il Trentino (Qualità Trentino); la Puglia (prodotti di Qualità Puglia); l’Emilia Romagna (Qualità Controllata); la Toscana (Agriqualità). A livello nazionale sono stati già istituti - ma non sono ancora operativi- il Sistema di qualità nazionale di produzione integrata (SQNPI) con la legge del 3 febbraio 2011 e il Sistema di qualità nazionale in zootecnica con DM 4 marzo 2011.

Alcuni marchi di Sistemi di Qualità Regionali operativi

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LA QUALITÀ IN EUROPA A cura di QUALIVITA

INDICAZIONI GEOGRAFICHE I prodotti ad Indicazione Geografica del settore agricolo e alimentare possono essere suddivisi in tre gruppi principali: • • •

prodotti agroalimentari - food prodotti vitivinicoli - wine bevande spiritose - spirits.

INDICAZIONI GEOGRAFICHE FOOD Sono sistemi che riconoscono e proteggono una data denominazione di un prodotto agroalimentare che possiede un chiaro legame con l’area di origine o una determinata reputazione, con regole di produzione definite in un Disciplinare approvato a livello comunitario. Si tratta di prodotti con un fortissimo legame con il territorio (DOP e IGP) o con le tecniche di produzione (STG). In questo gruppo sono compresi anche i prodotti agricoli non alimentari. Con la nascita e lo sviluppo dell’Unione europea il tema della valorizzazione e della tutela delle denominazioni d’origine ha assunto un valore sovranazionale, anche in considerazione delle peculiari situazioni esistenti nei diversi Stati membri dell’UE, e gli strumenti di tutela delle denominazioni sono stati estesi a tutti i Paesi membri prima con il Reg. CEE 2081/1992, poi con il Reg. CE 510/2006 e infine con il Reg. UE 1151/2012. Quest’ultimo rappresenta oggi la base di riferimento comune a tutti i sistemi di qualità certificata delle Indicazioni Geografiche agroalimentari. Con le nuove disposizioni vengono introdotti principi importanti che accolgono alcune istanze avanzate negli ultimi anni dal sistema dei Consorzi italiani. Tra questi: - il riconoscimento di un ruolo preciso attribuito alle associazioni dei produttori e dunque, con riferimento alla realtà italiana, ai Consorzi di tutela; - la protezione ex-officio necessaria per garantire condizioni equivalenti e reciproche di tutela dei prodotti DOP e IGP in tutti gli Stati membri dell’Unione europea. Viene inoltre stabilito l’impiego di simboli grafici comunitari, che, oltre al nome e/o ai logo specifici di ogni denominazione, consentano di identificare e qualificare i prodotti agroalimentari in modo inequivocabile, così da renderli al consumatore facilmente riconoscibili e distinguibili dalle produzioni convenzionali. La denominazione e i segni grafici non designano solo prodotti di qualità, ma costituiscono anche garanzia della loro autenticità.

Categorie dei prodotti registrabili Le categorie di prodotti agroalimentari che possono ottenere una denominazione sono quelle rientranti nei capitoli elencati nell’allegato I del Trattato CE e nelle classi elencate nell’allegato XI del Reg. UE 668/2014, specificate di seguito. CLASSI PREVISTE PER LE DOP E IGP Classe 1.1

Carni fresche

Classe 1.2

Prodotti a base di carne

Classe 1.3

Formaggi

Classe 1.4

Altri prodotti di origine animale

Classe 1.5

Oli e grassi

Classe 1.6

Ortofrutticoli e cereali, freschi o trasformati

Classe 1.7

Pesci, molluschi, crostacei freschi e prod. der.

Classe 1.8

Altri prodotti dell’allegato I del trattato

Classe 2.1

Birre

Classe 2.2

Cioccolata e prodotti derivati

Classe 2.3

Prod. panetteria, pasticceria, confetteria o biscotteria

Classe 2.4

Bevande a base di estratti di piante

Classe 2.5

Pasta alimentare

Classe 2.6

Sale

Classe 2.7

Gomme naturali e resine

Classe 2.8

Pasta di mostarda

Classe 2.9

Fieno

Classe 2.10

Oli essenziali

Classe 2.11

Sughero

Classe 2.12

Cocciniglia

Classe 2.13

Fiore e piante ornamentali

Classe 2.14

Cotone

Classe 2.15

Lana

Classe 2.16

Vimini

Classe 2.17

Lino stigliato

Classe 2.18

Cuoio

Classe 2.19

Pellame

Classe 2.20

Piume CLASSI PREVISTE PER LE STG

COSA SONO LE DOP, IGP, STG DOP (Denominazione d’Origine Protetta): identifica prodotti agricoli e alimentari originari di un territorio definito, dove sono attuate le fasi di produzione, e da cui discendono le qualità specifiche del prodotto (ad es. Grana Padano DOP, Gorgonzola DOP). IGP (Indicazione Geografica Protetta): identifica prodotti agricoli e alimentari originari di un territorio, al quale sono attribuibili una data qualità, la reputazione o altre caratteristiche, e in cui si svolge almeno una delle fasi di produzione (ad es. Ciauscolo IGP, Radicchio Rosso di Treviso IGP). STG (Specialità Tradizionale Garantita): mette in evidenza il carattere tradizionale distintivo del prodotto o perché ottenuto con ingredienti tradizionali o perché ottenuto attraverso l’adozione di metodi di lavorazione tradizionali. 14

Classe 1.1

Carni fresche

Classe 1.2

Prodotti a base di carne

Classe 1.3

Formaggi

Classe 1.4

Altri prodotti di origine animale

Classe 1.5

Oli e grassi

Classe 1.6

Ortofrutticoli e cereali, freschi o trasformati

Classe 1.7

Pesci, molluschi, crostacei freschi e prod. der.

Classe 1.8

Altri prodotti dell’allegato I del trattato

Classe 2.21

Piatti pronti

Classe 2.22

Birre

Classe 2.23

Cioccolata e prodotti derivati

Classe 2.24

Prod. panetteria, pasticceria, confetteria o biscotteria

Classe 2.25

Bevande a base di estratti di piante

Classe 2.26

Pasta alimentare

Classe 2.27

Sale


correzione di tali errori, al fine di rendere i disciplinari in questione coerenti e conformi alla normativa comunitaria e nazionale in materia di vini DOP e IGP. COSA SONO LE DOP E IGP DOP (Denominazione d’Origine Protetta): indica il nome di una regione, di un luogo determinato o, in casi eccezionali, di un paese, che serve a designare un prodotto vitivinicolo conforme ai seguenti requisiti: - la sua qualità e le sue caratteristiche sono dovute essenzialmente o esclusivamente al particolare ambiente geografico e ai suoi fattori naturali e umani; - le uve da cui è ottenuto provengono esclusivamente da tale zona geografica; - la sua produzione avviene in detta zona geografica; - è ottenuto da varietà di viti appartenenti alla specie Vitis vinifera. IGP (Indicazione Geografica Protetta): si riferisce a una regione, a un luogo determinato o, in casi eccezionali, a un paese, che serve a designare un prodotto vitivinicolo conforme ai seguenti requisiti: - possiede qualità, notorietà o altre caratteristiche specifiche attribuibili a tale origine geografica; - le uve da cui è ottenuto provengono per almeno l’85% da tale zona geografica; - la sua produzione avviene nella zona geografica definita; - è ottenuto da varietà di viti appartenenti alla specie Vitis vinifera o da un incrocio tra la specie Vitis vinifera e altre specie del genere Vitis.

LA QUALITÀ IN EUROPA

INDICAZIONI GEOGRAFICHE WINE Sono sistemi che riconoscono e proteggono una determinata denominazione di vino contraddistinta da una data provenienza delle uve e da caratteristiche specifiche del prodotto finito, codificate in un disciplinare che viene approvato a livello comunitario. La storia delle denominazioni di tale settore a livello nazionale inizia nel 1963 con l’applicazione del D.P.R. 930 che per la prima volta cerca di legare la qualità di un vino al suo luogo di origine, attraverso l’introduzione del concetto di Denominazione di Origine Controllata (DOC). Con la legge 164 del 1992 si armonizza il concetto di qualità di un vino con quello di terroir, attraverso la definizione di vini di qualità prodotti in regioni determinate (Vqprd), riconducibili a due tipologie: i vini a Denominazione di Origine Controllata (DOC) e quelli a Denominazione di Origine Controllata e Garantita (DOCG). Si aggiungeva poi un’altra categoria di vini rappresentata dai vini da tavola con Indicazione Geografica Tipica (IGT). Con l’entrata in vigore del Reg. CE 479/2008, poi abrogato dal Reg. CE 491/2009 che modifica il Reg. CE 1234/2007, è stata riformata l’organizzazione comune del mercato vitivinicolo (OCM) attraverso l’introduzione delle protezioni comunitarie dei vini come Denominazione d’Origine Protetta (DOP) o Indicazione Geografica Protetta (IGP), una nuova classificazione dei prodotti vinicoli che istituisce un quadro omogeneo a livello comunitario per la protezione delle denominazioni di origine vitivinicole e agroalimentari. Il decreto legislativo 61/2010, con il quale è stata revisionata a livello nazionale la precedente legge 164/1992 sulle denominazioni di origine dei vini, ha stabilito che i vini DOCG e DOC confluissero nella categoria dei vini DOP, mentre i vini IGT venissero identificati attraverso l’acronimo già previsto per gli analoghi prodotti alimentari (IGP). Tuttavia, la legge prevede che possano continuare ad essere utilizzate le menzioni DOCG, DOC, IGT a seguito della consuetudine del loro utilizzo nel linguaggio comune. I vini che risultano conformi al disciplinare di produzione di una determinata DOP o IGP, a seguito dei controlli effettuati dalle autorità di controllo pubbliche o dagli organismi di controllo privati autorizzati dal Ministero delle politiche agricole, possono essere identificati con gli stessi simboli comunitari previsti per le indicazioni d’origine dei prodotti agricoli e alimentari. La nuova normativa rende più forte il legame tra le caratteristiche del vino e la sua origine geografica, attraverso l’esplicitazione nel disciplinare di produzione degli elementi che caratterizzano il vincolo con il territorio; l’obbligo di far coincidere le zone di vinificazione e di imbottigliamento; la perdita del diritto di rivendicazione di una determinata denominazione per i mosti e i vini atti a divenire DOP o IGP che dovessero fuoriuscire dalla specifica zona di produzione. Oggi la normativa comunitaria in materia di Indicazioni Geografiche dei vini è confluita nel Reg. UE 1308/2013 recante l’organizzazione comune dei mercati dei prodotti agricoli e che abroga i regolamenti (CEE) n. 922/72, (CEE) n. 234/79, (CE) n. 1037/2001 e (CE) n. 1234/2007 del Consiglio. La Commissione sta iniziando il percorso di lavoro per predisporre gli atti delegati e gli atti esecutivi previsti dal Reg. UE 1308/2013, necessari a dare attuazione alle disposizioni ivi previste in materia di DOP e IGP dei vini. Contemporaneamente, poiché sono stati rilevati errori in alcuni disciplinari dei vini DOP e IGP italiani e talvolta anche nei relativi documenti unici riepilogativi trasmessi nell’ambito della procedura prevista dall’art. 118 vicies del Reg. CE 1234/2007, per l’iscrizione nel registro delle denominazioni preesistenti, il Ministero delle politiche agricole sta procedendo alla

Menzioni tradizionali Le menzioni tradizionali sono utilizzate per: •

indicare che il prodotto beneficia di una DOP o IGP in applicazione della normativa europea e dalla legislazione di uno Stato membro; designare il metodo di produzione o di invecchiamento oppure la qualità, il colore, il tipo di luogo o un evento particolare legato alla storia del prodotto che beneficia di una DOP o di una IGP.

A cura di QUALIVITA

Categorie Le tipologie di prodotti vitivinicoli per le quali può essere presentata domanda di registrazione come DOP o IGP, di seguito specificate, sono elencate ai punti: 1, 3, 4, 5, 6, 8, 9, 11, 15, 16 dell’allegato IV del reg. CE 479/2008. CLASSI PREVISTE PER LE DOP E IGP 1.

Vino

3.

Vino liquoroso

4.

Vino spumante

5.

Vino spumante di qualità

6.

Vino spumante di qualità di tipo aromatico

8.

Vino frizzante

9.

Vino frizzante gassificato

11.

Mosto di uve parzialmente fermentato

15.

Vino ottenuto da uve appasite

16.

Vino di uve stramature 15


LA QUALITÀ IN EUROPA A cura di QUALIVITA

INDICAZIONI GEOGRAFICHE SPIRITS Il Regolamento CE 110/2008 fissa le regole relative alla definizione, alla designazione, alla presentazione, all’etichettatura e alla protezione delle Indicazioni Geografiche delle bevande spiritose. Tali bevande sono destinate al consumo umano e possiedono caratteristiche particolari, hanno un titolo alcolimetrico minimo del 15% e sono prodotte o direttamente o mediante miscelazione di una bevanda spiritosa con una o più bevande di altro tipo. Nella miscela possono essere utilizzate: bevande spiritose e/o alcole etilico di origine agricola o distillati di origine agricola, e/o altre bevande alcoliche, e/o bevande. Le domande di registrazione delle bevande spiritose devono essere presentate direttamente alla Commissione europea tramite lo Stato membro d’origine del prodotto, accompagnate da una scheda tecnica riportante la descrizione dei requisiti previsti per ottenere il riconoscimento di Indicazione Geografica. Nella scheda tecnica devono essere indicate, oltre alla denominazione e alla categoria della bevanda spiritosa e al nome e indirizzo del richiedente: una descrizione prodotto comprensiva delle principali caratteristiche fisiche, chimiche e/o organolettiche e del metodo di produzione utilizzato; la definizione della zona geografica interessata e degli elementi che provano il legame fra il prodotto e il territorio di produzione; le eventuali aggiunte all’Indicazione Geografica o norme specifiche in materia di etichettatura.

1. 2. 3. 4. 5. 6. 9. 10. 15. 17. 18. 19. 24. 25. 29. 19. 32. 34. 40. -

Rum Whisky/ Whiskey Acquavite di cereali Acquavite di vino Brandy/Weinbrand Acquavite di vinaccia Acquavite di frutta Acquavite di sidro di mele e sidro di pere Vodka Geist Genziana Bevande spiritose al ginepro Akvavit/aquavit Bevande spiritose all’anice Anis distillato Bevande spiritose di gusto amaro o Bitter Liquore Crème de cassis Nocino Altre Bevande spiritose

*Elenco parziale comprensivo delle classi di appartenenza delle bevande spiritose registrate nell’Allegato III del Regolamento CE 110/2008. L’elenco completo delle classi è riportato nell’Allegato II del medesimo Regolamento.

FOCUS CINQUE COSE DA SAPERE SULLA REGISTRAZIONE DELLE IG FOOD Disciplinare di produzione Le norme comunitarie prevedono e richiedono che per poter beneficiare della protezione attribuita a una Indicazione Geografica (DOP o IGP) o a una specialità tradizionale (STG), e per poter utilizzare il logo europeo, un prodotto agricolo o alimentare deve essere conforme a un disciplinare di produzione. Ciò significa che questi prodotti devono necessariamente rispettare le regole tradizionali di produzione, comprensive sia degli aspetti del processo di ottenimento che delle caratteristiche finali del prodotto.

termini di provenienza, metodologia di ottenimento e caratteristiche specifiche di tipicità. L’organismo di controllo effettua queste verifiche attraverso l’applicazione del Piano dei Controlli, un documento approvato dal Ministero delle politiche agricole che contiene “cosa” controllare (i requisiti dello standard) e le modalità di controllo (il “come” controllare i requisiti). Il Piano dei Controlli approvato e validato diviene pertanto il documento ufficiale che riassume tutti i requisiti della DOP/IGP/STG, i controlli aziendali, i controlli dell’organismo e le procedure applicabili.

Cosa contiene un disciplinare? Un disciplinare di produzione deve contenere almeno: • Nome del prodotto • Descrizione del prodotto incluse le informazioni relative alle materie prime, e alle caratteristiche chimico, fisiche, microbiologiche o sensoriali • Definizione dell’area geografica (solo per le DOP / IGP) • Evidenze della provenienza del prodotto dall’area geografica definita (per le DOP / IGP) o elementi che attestano la tradizionalità del prodotto (per le STG) • Modalità di ottenimento del prodotto e dettagli rilevanti sulle tecniche di produzione, trasformazione locale, packaging ecc • Legame fra il prodotto e l’area geografica definita (solo per le DOP / IGP) • Requisiti di etichettatura • Requisiti definiti dalla UE o da disposizioni nazionali.

Responsabilità degli operatori Il produttore ha comunque la responsabilità di rispettare il disciplinare di produzione della denominazione e rilasciare sul mercato il prodotto conforme alle specifiche, ottenuto nel rispetto del disciplinare di produzione. Ogni produttore ha il compito di registrare l’attività svolta ai fini della DOP/IGP/STG e di rendere disponibile ai controlli tale documentazione, a evidenza della sua regolare conduzione e della tracciabilità delle produzioni DOP/ IGP/STG. L’autocontrollo consente, inoltre, la possibilità di identificare eventuali situazioni non conformi e intervenire con l’adozione delle opportune misure correttive.

Attività di Controllo Il rispetto del disciplinare di produzione deve essere verificato da organismi di controllo che operano come organismi di certificazione dei prodotti. Il controllo da parte di entità terza e indipendente viene effettuato allo scopo di accertare la rispondenza del prodotto ai requisiti specificati, in modo da assicurare al consumatore finale che le attese sul “valore” del prodotto rispondano effettivamente a quanto dichiarato in 16

PRINCIPALI CLASSI DELLE IG SPIRITS*

Prodotto di Montagna Con la riforma della politica di qualità attuata dall’Unione europea e terminata con l’emanazione del Reg. UE 1151/2012 è stata istituita l’indicazione facoltativa di qualità “Prodotto di Montagna”. Tale indicazione può essere utilizzata per descrivere esclusivamente i prodotti di cui all’allegato I del Trattato, a esclusione del vino, in merito ai quali sia le materie prime che gli alimenti per gli animali provengono essenzialmente da zone di montagna e – nel caso dei prodotti trasformati – anche la trasformazione avviene in zone di montagna. Il Reg. UE 665/2014 che completa il Reg. UE 1151/2012 detta le condizioni d’uso dell’indicazione facoltativa di qualità “Prodotto di montagna”.




nei primi anni d’applicazione della nuova normativa europea, sono state proprio le grandi denominazioni che già avevano una struttura produttiva ben definita, dei disciplinari normati a livello nazionale e un’organizzazione già piuttosto solida in termini di governo del sistema, a usufruire della tutela comunitaria: si è trattato soltanto di adeguare quanto già era in essere al nuovo quadro normativo; in una seconda fase, hanno avuto il tempo di adeguarsi e di richiedere la tutela garantita dal nuovo sistema le altre numerose denominazioni che, sebbene un passo indietro e, talvolta non riconosciute e tutelate a livello nazionale, potevano comunque contare su un sistema locale piuttosto definito e organizzato; nell’ultima fase – quella in corso – hanno avuto l’opportunità di tentare la strada del riconoscimento comunitario tutti i prodotti la cui struttura produttiva si è organizzata o, talvolta, ha tentato di farlo, solo a seguito delle potenzialità offerte dalla normativa comunitaria o dalle aspettative nei confronti della stessa; ciò che preesisteva era soltanto una tradizione legata a un prodotto, non sempre univocamente definito nel suo processo produttivo.

Accennare, ancorché superficialmente, al percorso evolutivo del processo di riconoscimento e tutela delle produzioni italiane di qualità, non è fine a se stesso: consente infatti di comprendere aspetti e contraddizioni di questo variegato mondo in cui convivono contesti territoriali, organizzativi e produttivi estremamente evoluti e ampi insieme a realtà piccole o piccolissime in cui le quantità prodotte faticano a superare i confini di un mercato ancora prevalentemente locale e destrutturato. Secondo questo percorso, il sistema delle denominazioni di origine ha visto aumentare nel tempo la propria notorietà nel territorio nazionale e ha contribuito alla promozione del made in Italy nel mondo con prodotti tipici di origine garantita e tutela della qualità del processo produttivo. Al sistema delle DOP, IGP e STG dei comparti food e wine, si affianca poi quello delle IG spirits (bevande spiritose), comparto a sé stante e con uno specifico quadro normativo di riferimento, che va ad accrescere il patrimonio dei prodotti del territorio tutelati come Indicazioni Geografiche. Oggi il sistema delle Indicazioni Geografiche nazionali si presenta in buone condizioni di salute, comunque reattivo e vitale anche rispetto a una fase economica complessa e propositivo soprattutto sul fronte dell’internazionalizzazione.

È partendo da tali riflessioni che si introduce un quadro economico sintetico del settore, un primo tentativo per comprendere meglio il ruolo del comparto strategico dei prodotti certificati nello scenario nazionale ed europeo. In questo senso l’Osservatorio Economico Qualivita-Ismea, un progetto realizzato con il supporto del Ministero delle politiche agricole, da dodici anni offre una fotografia dettagliata della realtà economica, legislativa e comunicativa dei prodotti food italiani DOP, IGP, STG attraverso indagini ad hoc i cui risultati vengono pubblicati annualmente in un rapporto che rappresenta in maniera esaustiva il quadro delle produzioni a Denominazione d’Origine certificata. L’Osservatorio Qualivita-Ismea ha l’obiettivo di promuovere e sostenere studi e ricerche su temi relativi al settore agroalimentare di qualità italiano, collaborando attivamente con enti di ricerca e università. Proprio partendo dalle informazioni monitorate attraverso l’Osservatorio – e affiancando a quest’ultime alcuni indicatori sui prodotti wine rilevati presso gli tutti gli Organismi di Controllo e/o derivanti da elaborazioni Qualivita-Ismea – è possibile inserire nell’edizione dell’Atlante Qualivita 2015 alcuni indicatori economici per ogni denominazione, in modo tale da suggerire valutazioni più approfondite sull’impatto produttivo ed economico ricoperto dai prodotti certificati.

DATI GENERALI Tra imprese agricole e agroalimentari la qualità certificata “food & wine” coinvolge direttamente in Italia oltre trecentomila operatori complessivi, più di mezzo milione di ettari di superficie agricola e una rete costituita da 214 consorzi autorizzati dal Ministero delle politiche agricole. Quella delle DOP e IGP è una realtà policroma al vertice della piramide qualitativa, in cui convergono annualmente 1,27 milioni di tonnellate di prodotti alimentari certificati e poco meno di 22 milioni di ettolitri di vini di pregio, per un giro d’affari complessivo di oltre 9,3 miliardi euro alla produzione. Il sistema dei prodotti agroalimentari di qualità certificata è in costante crescita in Europa e in Italia: negli ultimi 20 anni i prodotti registrati DOP, IGP, STG nazionali sono passati da 61 a 273 per il comparto food e da 206 a 523 per il comparto wine1, coinvolgendo un

LA QUALITÀ IN NUMERI

I

l modello agroalimentare italiano, fin dai primi decenni del 1900, ha cercato di sancire dal punto di vista normativo il ruolo dei grandi prodotti a Denominazione d’Origine. Quando nel 1992, anno in cui i Reg. CEE 2081 e 2082 estesero per la prima volta a tutti i Paesi membri gli strumenti di tutela e valorizzazione delle Denominazioni d’Origine, tale normativa si inserì, di fatto, in un sistema già ben avviato e organizzato moltiplicandone le potenzialità. Da allora, i numeri legati al comparto delle DOP, IGP e STG italiane non hanno fatto che crescere e consolidarsi, in termini di prodotti registrati, territori interessati, operatori coinvolti, produzione certificata e relativi livelli di fatturato e volumi di esportazioni secondo un percorso piuttosto chiaro:

A cura di OSSERVATORIO QUALIVITA - ISMEA

I NUMERI DELLE DOP IGP IN ITALIA 90 mila unità produttive coinvolte comparto food (2014) 29 mila aziende vinificatrici comparto wine (2013) 26 mila aziende imbottigliatrici comparto wine (2013) 200 mila aziende agricole (viticoltori) comparto wine (2014) 500 mila ettari di superficie agricola utilizzata (2014) 1,27 milioni tonnellate di prodotti certificati (2013) 22 milioni ettolitri di vino certificati (2014) 214

consorzi autorizzati (2015)

9,3 miliardi euro alla produzione (2013) Fonte: Elaborazione Qualivita-Ismea su dati propri, ISTAT e Ministero delle politiche agricole

1. Occorre specificare che per il comparto wine la quasi totalità delle denominazioni erano già esistenti secondo il sistema di denominazione nazionale (DOCG, DOC, IGT) e negli anni sono state adeguate alle normative europee.

19


LA QUALITÀ IN NUMERI A cura di OSSERVATORIO QUALIVITA - ISMEA

numero sempre più elevato di territori e di operatori, e registrando aumenti di produzione complessiva e relativi volumi di fatturato e di esportazioni. Trend delle registrazioni delle DOP IGP STG italiane2

“Pacchetto Qualità”. Proprio perché si tratta di un modello peculiare non sempre compreso a livello europeo e mondiale, la sua difesa non può che passare per la sua più ampia diffusione possibile: da questo punto di vista di Expo2015 può diventare un’occasione importante proprio per promuovere, non tanto i singoli prodotti, ma l’intero modello territoriocentrico verso cui diversi Paesi hanno recentemente mostrato d’interessarsi. In termini economici, la ripartizione dei 9,3 miliardi di euro del giro di affari per le DOP-IGP nazionali si distribuisce nei comparti food e wine come riportato nel grafico. Distribuzione del fatturato alla produzione per DOP IGP italiane3 DOP-IGP Wine 2,7 29%

DOP-IGP Food 6,6 71%

Fonte: Elaborazione Qualivita - Ismea su dati UE

È un indubbio successo, da questo punto di vista, di quella visione territorio-centrica dell’alimentare europeo, che desidera porsi agli antipodi dei trend culturalmente omologanti e qualitativamente deprivati che la globalizzazione sembrava destinata, quasi ineluttabilmente, a portare sulle nostre tavole e contro la quale, c’è da riconoscere, l’Italia si è battuta con decisione in tutte le sedi internazionali deputate. L’Italia è il paese con maggior numero di denominazioni al mondo, con i suoi 796 prodotti DOP-IGP-STG, cui si aggiungono le 39 IG spirits, copre da sola il 28% del paniere complessivo dei Paesi UE che conta 2.833 DOP-IGP-STG e 339 IG spirits2. Distribuzione del numero complessivo delle IG per principali Paesi UE2

Fonte: Elaborazione Qualivita - Ismea su dati UE

Questo primato, non privo di contraddizioni, deve essere valutato nel suo complesso positivamente perché dà evidenza del successo e della possibile “esportazione” del modello italiano sancito, ad esempio negli anni recenti, attraverso la sua evidente presa a riferimento a livello europeo nel cosiddetto

(miliardi di euro)

Fonte: Qualivita - Ismea

Negli ultimi anni si è assistito a un graduale spostamento delle attenzioni verso i mercati esteri, determinato dall’esigenza di compensare i vuoti di una domanda interna divenuta più selettiva nelle valutazioni di spesa, e i prodotti di punta del made in Italy hanno assunto un peso significativo: nel solo comparto dei vini di pregio le vendite oltre confine sono balzate nel 2014 a 4,4 miliardi di euro, l’86% dell’intero valore dell’export vinicolo nazionale; nel food il sistema di qualità sfiora all’estero i 2 miliardi e mezzo di euro di fatturato, anche questo in serie positiva ormai da diversi anni. D’altra parte sul fronte del mercato interno si registra una crescente attenzione verso il mondo delle Indicazioni Geografiche: nel retail, ristoranti e wine bar, ma anche i negozi della distribuzione moderna, guardano con sempre più attenzione e con un approccio culturale più evoluto al mondo delle Indicazioni Geografiche, che il consumatore italiano sembra apprezzare e scegliere con convinzione se adeguatamente informato. L’interesse mostrato dalla Grande Distribuzione Organizzata, anche in un’ottica di differenziazione e riposizionamento, trova conferma in un ampliamento della gamma d’offerta di prodotti di qualità e in una maggiore profondità delle referenze trattate, anche se ancora sembra mancare un sistema di promozione e valorizzazione dei prodotti certificati omogeneo e capace di offrire un’informazione chiara e coerente ai consumatori finali. Qualità e territorio si confermano inoltre un binomio vincente anche per quei prodotti, considerati di nicchia, che nell’ambito delle DOP-IGP, pur senza fare massa critica, riescono ad attivare interazioni e sinergie con altri settori, turismo e artigianato in particolare, creando valore aggiunto e offrendo una rilevante opportunità per lo sviluppo dell’economia locale.

2. Dati al 30/04/2015 - Per il comparto food sono considerate anche le denominazioni STG 3. Fatturato food: 6,6 miliardi di euro, stima del fatturato ai prezzi alla produzione nella prima fase della filiera nazionale; Fatturato wine: 2,7 miliardi di euro, stima del fatturato ai prezzi alla produzione dello sfuso (Fonte: Qualivita-Ismea)

20


Osservare la distribuzione dei prodotti DOP-IGP sul territorio nazionale offre un’informazione preziosa: non esiste un solo comune italiano ‘senza prodotti certificati’. Gli areali di produzione delle denominazioni nel loro complesso coinvolgono capillarmente tutto il Paese, con zone ad alta presenza di filiere agroalimentari di qualità e altre con intensità minore.

Si riporta di seguito la rappresentazione cartografica della distribuzione delle 273 denominazioni DOP-IGP del comparto food e delle 523 del comparto wine, che mostra chiaramente come la qualità certificata, seppure a macchia di leopardo, riesca a coinvolgere tutti i territori del Paese, ed evidenzia le zone in cui la presenza delle denominazioni è più marcata e diffusa. FOOD – DISTRIBUZIONE DOP- IGP PER PROVINCIA

Fonte: Qualivita

1

BOLOGNA

22

TREVISO

18

BRESCIA

17

CUNEO

16

VERONA

15

ROMA

15

PADOVA

15

MODENA

15

BERGAMO

15

FORLÌ-CESENA

15

RAVENNA

15

FERRARA

15

SIENA

14

VITERBO

14

LA QUALITÀ IN NUMERI

DOP E IGP NEI TERRITORI

A cura di OSSERVATORIO QUALIVITA - ISMEA

22

WINE – DISTRIBUZIONE DOP- IGP PER PROVINCIA

Fonte: Qualivita

1

ASTI

26

VERONA

24

ROMA

22

SIENA

21

ORISTANO

20

TREVISO

18

CUNEO

18

ALESSANDRIA

18

CAGLIARI

17

BRESCIA

15

PERUGIA

15

PAVIA

14

TRENTO

14

BRINDISI

14

LECCE

14

26

21


Comparto food: DOP IGP STG italiane per categoria4

Comparto food: trend ultimi cinque anni produzione, fatturato alla produzione e export (base: anno 2009=100)

Produzione Produzione

Fatturato produzione Fatturato produzione

Export Export

170

160

150

140

130

A cura di OSSERVATORIO QUALIVITA - ISMEA

120

110

100

2009

2010

2011

2012

2013

Fonte: Qualivita - Ismea

Il comparto food certificato coinvolge circa 90 mila operatori e 121 consorzi autorizzati, per una produzione certificata di 1,27 milioni di tonnellate e un fatturato alla produzione di 6,57 miliardi di euro. In continua crescita, il comparto delle IG food vede l’Italia al primo posto nel mondo con 273 prodotti, seguita da Francia (220), Spagna (182), Portogallo (130) e Grecia (101). Rispetto alla tipologia di denominazione l’Italia conta 162 DOP e 109 IGP (oltre alle 2 STG Mozzarella e Pizza Napoletana). Lo spaccato territoriale sul numero dei prodotti riconosciuti assegna la leadership all’Emilia-Romagna, con 40 denominazioni, seguita da Veneto (36) e Lombardia (31), Sicilia (29), Toscana (28) e Lazio (26)5. Ma è interessante verificare che tutte le regioni italiane hanno almeno una Indicazione Geografica che ne interessa il territorio o parte di esso. Questo significa che il modello si è diffuso, ancorché in maniera disomogenea, su tutto il territorio nazionale senza lasciarne fuori sue porzioni. I prodotti certificati si suddividono per categoria secondo quanto riportato nel grafico.

104

50 43

39

5

5

5

12

8

3

Formaggi 1.3. Formaggi origine animale 1.4.Altri Origine animale e grassi 1.5. OliOli e grassi Ortofrutticoli cereali e cereali 1.6. Ortofrutticoli, Pesci e molluschi 1.7. Pesci, molluschi… Altri AllegatoII 1.8. Allegato Birre 2.1. Birre Panetteria e pasticceria 2.3. Panetteria, pasticceria… Altri prodotti Altri prodotti

0

Carni fresche 1.1. Carni fresche

In Italia il comparto food dell’agroalimentare di qualità mostra un dinamismo molto marcato, con nuovi prodotti registrati ogni anno e con il peso economico e produttivo delle DOP, IGP, STG che si fa sempre più rilevante nello scenario nazionale e che continua a crescere. Osservando i dati Qualivita-Ismea relativi agli ultimi cinque anni, si evidenzia una netta crescita delle denominazioni registrate, che passano da 194 nel 2009 a 261 nel 2013 (variazione pari al 35%), con un relativo incremento di produzione certificata (da 1,02 milioni di tonnellate nel 2009 a 1,27 milioni nel 2013, per un aumento complessivo di oltre il 25%) e di fatturato alla produzione (da 5,3 miliardi di euro nel 2009 a 6,6 miliardi nel 2013 per un incremento di circa il 24%). Per quanto riguarda i livelli delle esportazioni, si registra un trend di crescita davvero importante, con il valore del fatturato alla dogana che passa da 1,5 miliardi di euro nel 2009 a 2,4 miliardi nel 2013 per un incremento che raggiunge quasi il 64%). Questi dati mettono in chiara evidenza come il sistema delle DOP, IGP, STG italiane, oltre a rappresentare una realtà nazionale di grande valore e in continua crescita, abbia contribuito alla promozione del made in Italy nel mondo.

Prodotti a base carne 1.2. A base didicarne

LA QUALITÀ IN NUMERI

COMPARTO FOOD

Fonte: Elaborazione Qualivita - Ismea su dati UE

In termini di rilevanza economica, il sistema delle Indicazioni Geografiche nel food appare ancora sbilanciato su poche storiche denominazioni, come i grandi formaggi e i più rinomati salumi, anche se sta aumentando la partecipazione di produzioni in passato meno influenti, alcune di più recente apparizione nella lista delle Denominazioni d’Origine, altre invece più radicate. Vale comunque la pena ricordare che le prime dieci DOP-IGP rappresentano l’81% del fatturato totale alla produzione, una quota dunque ancora molto significativa, seppure in calo di circa sei punti percentuali rispetto a dieci anni fa. I comparti che ricoprono la maggiore rilevanza in termini di fatturato alla produzione sono i formaggi, con un peso pari al 58% circa del totale, seguiti dai prodotti a base di carne la cui incidenza è del 27%. A larga distanza seguono gli ortofrutticoli con un 7% d’incidenza e gli aceti balsamici con il 6%, mentre gli oli di oliva rappresentano appena l’1,3% sempre in relazione al giro d’affari complessivo. COMPARTO FOOD: NUMERI DELLE DOP IGP ITALIANE Produzione t % Carni fresche 13.690 1%

Operatori n %

Fatturato* mln € %

9.313

10%

84

1%

Prodotti a base di carne 193.349 15% 6.390

7%

1.754

27%

Formaggi 471.682

37%

38.027

42%

3.789

58%

Oli di oliva 11.217

1%

16.604

18%

84

1%

Ortofrutticoli, cereali 508.033 40% 18.579

21%

451

7%

1%

392

6%

Aceti balsamici 73.145 6%

741

Altri prodotti 1.114 0,1%

247 0,3%

2 0,03%

Totale 1.272.230 100%

89.901 100%

6.556 100%

* Fatturato alla produzione Fonte: Qualivita-Ismea e Istat

4. Dati al 30/04/2015 5. In ogni regione sono inoltre da aggiungere le due denominazioni STG (Mozzarella STG e Pizza Napoletana STG) che si riferiscono a tutto il territorio nazionale

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Il comparto wine dei prodotti DOP-IGP presenta uno scenario più stabile in Europa e in Italia, in cui non si rilevano registrazioni di nuovi prodotti negli ultimi anni e per cui si riscontra una notorietà diffusa delle certificazioni di qualità e della loro origine. Ciò detto si rilevano variazioni positive per il comparto wine in termini di produzione, fatturati ed esportazioni: nel 2014 la produzione dei vini DOP ha superato i 13,3 milioni di ettolitri, per un valore dello sfuso alla produzione di circa 1,94 miliardi di euro, cui si aggiunge una produzione di circa 9,5 milioni di ettolitri di vino IGP per un valore potenziale dello sfuso di quasi 780 milioni. Questi dati significano un incremento del valore dello sfuso alla produzione di circa il 1,6% su base annua (2013) e di oltre il 20% su base quinquennale (2010). I livelli di crescita più elevati si registrano sulle esportazioni, con il valore della domanda estera che si attesta intorno ai 4,4 miliardi di euro nel 2014, per un incremento dell’export del 4,4% su base annua (2013) e di quasi il 33% su base quinquennale (2010), dati che ancora una volta confermano la grande importanza ricoperta dal sistema DOP, IGP italiano per la promozione del made in Italy. Comparto wine: trend export ultimi cinque anni (base: anno 2010=100) DOP DOP

IGP IGP

volumi, si arriva a quota 180 e con le DOP a oltre il triplo (330 euro), anche se è da tenere presente che alla produzione certificata sono associati anche maggiori costi legati al rispetto dei disciplinari di produzione e all’adempimento dei controlli. Rispetto alla tipologia di denominazione l’Italia conta 405 DOP e 118 IGP: •

la produzione delle certificazioni DOP rappresenta circa il 28% di quella viticola nazionale, cui corrisponde un’incidenza in termini monetari pari al 50%. Risulta un comparto piuttosto concentrato: i primi tre prodotti (Prosecco, Montepulciano d’Abruzzo e Chianti) rappresentano il 22,5% del valore totale alla produzione, i primi cinque prodotti il 35% e i primi dieci poco meno della metà; la produzione delle certificazioni IGP rappresenta circa il 20% di quella viticola nazionale, cui corrisponde un’incidenza analoga in termini monetari. La concentrazione del reparto è maggiore rispetto a quello delle DOP: i primi tre prodotti (Delle Venezie, Terre Siciliane e Veneto) rappresentano oltre il 50% del fatturato totale, i primi cinque prodotti quasi il 70% e i primi dieci l’85% circa. Comparto wine: IG italiane per tipologia IGP IGP 118 118

140 135

LA QUALITÀ IN NUMERI

COMPARTO WINE

130 125 120

DOP DOP 405 405

115

Fonte: Elaborazione Qualivita - Ismea su dati UE

110 105 100

A cura di OSSERVATORIO QUALIVITA - ISMEA

COMPARTO SPIRITS 2010

2011

2012

2013

2014

Fonte: Qualivita - Ismea

Il comparto wine certificato coinvolge quasi 29 mila aziende vinificatrici, oltre 26 mila aziende imbottigliatrici e un numero vicino alle 200 mila aziende agricole (viticoltori). Si contano 93 consorzi autorizzati, per una produzione certificata di circa 22 milioni di ettolitri di vino certificato e un fatturato, ai prezzi alla produzione dello sfuso, di oltre 2,7 miliardi di euro. Anche il comparto delle IG wine vede l’Italia al primo posto nel mondo con 523 prodotti, seguita da Francia (432), Grecia (147) e Spagna (131). Nel comparto delle DOP e IGP vinicole le regioni con il maggior numero di denominazioni sono Piemonte e Toscana, entrambe con 58 riconoscimenti, seguite da Veneto (52), Lombardia (42), Puglia (38) e Lazio (36). Produrre vini DOP e IGP in Italia ha la sua convenienza: se l’incasso legato alla vendita di una partita di vini comuni è di 100 euro, con le IGP, a parità di

Accanto al sistema delle DOP, IGP e STG dei comparti food e wine sopra illustrati, si affianca quello delle IG spirits (bevande spiritose) comparto a sé stante e con uno specifico quadro normativo di riferimento, che va ad accrescere il patrimonio dei prodotti del territorio tutelati come Indicazioni Geografiche. Vale la pena dare alcune indicazioni relative a questo comparto, per quanto si disponga di informazioni meno dettagliate, ma pur sempre utili a tracciare un quadro di riferimento molto interessante. La produzione europea degli alcolici e acquaviti si attesta complessivamente intorno ai 60 milioni di ettanidri6 e, in tale contesto, l’Italia detiene una quota inferiore al 2% del totale prodotto in UE, ossia circa un 1 milione di ettanidri di alcol etilico di origine agricola. Nel dettaglio, le Indicazioni Geografiche delle bevande spiritose si attestano su un volume di produzione di circa 350.000 ettanidri. Il settore è frammentato in un elevato numero di imprese: dalle migliaia di distillatori artigianali esistenti in Italia a fine 1800, la progressiva specializzazione ne ha via via ridotto il numero, fino a circa 124 distillerie attuali, la maggior parte imprese

6. Unità di misura corrispondente a 100 litri di alcol puro (100 gradi) ovvero anidro (ad es. 100 litri di grappa a 40 gradi corrispondono a 0,4 ettanidri)

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LA QUALITÀ IN NUMERI A cura di OSSERVATORIO QUALIVITA - ISMEA

dipiccole e medie dimensioni, per lo più a conduzione familiare, la cui produzione si assesta nel 66% dei casi al di sotto dei 1.000 ettanidri. La parte della produzione destinata all’export è piuttosto marginale, pari a circa il 20% del totale. Nel panorama economico italiano il settore distillatorio, senza contare l’indotto, genera circa 1,6 miliardi di euro di fatturato (dato aggiornato a gennaio 2015). I dati del fatturato dell’industria distillatoria sono strettamente collegati a quelli della filiera vitivinicola in quanto oltre il 40% dell’alcol prodotto in Italia deriva dal vino e dai sottoprodotti della vinificazione. A tale proposito, l’indotto è parte integrante del settore distillatorio, tanto che il comparto viene spesso considerato come un’unica filiera strategica per l’economia nazionale. Quanto all’occupazione, si stimano all’incirca 2.000 dipendenti impiegati direttamente nelle industrie distillatorie e oltre 30.000 nell’indotto. L’Industria distillatoria rappresenta altresì un settore importantissimo per le casse dello Stato: il gettito per l’Erario in termini di imposta di fabbricazione sulla produzione di alcol, infatti, rappresenta in media oltre 500 milioni di euro di entrate all’anno.

39

11

4 Valle D’Aosta

Trentino Alto Adige Lombardia

Veneto

Piemonte

Friuli Venezia Giulia 24

Emilia Romagna

19

2

11

Toscana 2

Marche

2

Umbria Lazio

Abruzzo

1

1 2

Campania Sardegna

1

Calabria 3 1

Sicilia

Fonte: Assodistil

FOCUS INDICATORI ECONOMICI E PRODUTTIVI PER OGNI SCHEDA DESCRITTIVA Nell’edizione 2015 dell’Atlante Qualivita, per la prima volta, su ogni scheda descrittiva dei prodotti dei comparti food e wine sono riportati dati produttivi ed economici relativi alle singole denominazioni. A partire dall’esperienza dell’Osservatorio Qualivita-Ismea e dalle informazioni monitorate per il comparto food, è stata creata una banca dati per il settore wine grazie a informazioni rilevate presso gli Organismi di Controllo e/o derivanti da elaborazioni Qualivita-Ismea su dati propri e informazioni Istat. Disporre di informazioni puntuali per ogni denominazione offre nuovi spunti di riflessione e di analisi e si pone come un punto di partenza per valutazioni analitiche in un settore che assume nel contesto economico nazionale ed europeo un’importanza sempre crescente. Per ogni prodotto certificato del comparto food sono riportati i dati seguenti:

Per ogni prodotto certificato del comparto wine sono riportati i dati seguenti:

• Operatori - Numero di operatori assoggettati alla filiera produttiva (fonte: ICQRF – anno di riferimento: 2014)

• Vinificatori - Numero di aziende vinificatrici assoggettate alla filiera produttiva (fonte: Qualivita – anno di riferimento: 2013)

• Produzione - Produzione certificata espressa in chilogrammi o in litri (fonte: Qualivita-Ismea – anno di riferimento: 2013)

• Imbottigliatori - Numero di aziende imbottigliatrici assoggettate alla filiera produttiva (fonte: Qualivita – anno di riferimento: 2013)

• Fatturato - Stima del fatturato alla produzione nella prima fase della filiera espresso in milioni di euro (fonte: Qualivita-Ismea – anno di riferimento: 2013)

• Produzione – Vino imbottigliato certificato espresso in ettolitri (fonte: Ismea- anno di riferimento: 2014)

• Superficie - Superficie rivendicata espressa in ettari (solo per alcuni prodotti: Ortofrutticoli e cereali, Oli di oliva, ecc.) (fonte: Istat – anno di riferimento: 2013) Oltre ai dati numerici, gli indicatori possono riportare i seguenti valori: • 0 (zero): dati rilevati per i quali è stato riscontrato valore nullo (produzione certificata assente) • ND: dati non disponibili, non rilevabili o non divulgabili perché coperti da segreto statistico (ai sensi dell’art. 9 del d.lgs. n. 322/89) • —: dati non presenti perché non esistenti o perché riferiti a prodotti registrati nel corso degli anni 2013, 2014, 2015

In caso di “Produzione” pari a zero, non disponibile o non rilevabile, gli eventuali valori riferiti a “Operatori” e “Superficie” sono riportati come “potenziali”. 24

Comparto spirits: distillerie italiane per regione

• Fatturato - Stima del fatturato alla produzione del vino sfuso espresso in euro (fonte: Ismea – anno: 2014) • Superficie - Superficie rivendicata espressa in ettari (fonte: Ismea – anno: 2014) Oltre ai dati numerici, gli indicatori possono riportare i seguenti valori: • 0 (zero): dati rilevati per i quali è stato riscontrato valore nullo • ND: dati non disponibili, non rilevabili o non divulgabili perché coperti da segreto statistico (ai sensi dell’art. 9 del d.lgs. n. 322/89)

Sebbene alcuni indicatori si riferiscano ad anni diversi, le informazioni riportate riescono a fornire un’efficace sintesi della ‘portata’ delle singole filiere, chiarendo l’entità dei volumi produttivi, del giro di affari collegato e dell’impatto sul territorio delle diverse denominazioni.


FOOD I PRODOTTI AGROALIMENTARI DOP, IGP, STG



Come si legge la scheda food 1. LOGO PRODOTTO Logo ufficiale della denominazione come indicato dal disciplinare di produzione.

8. ASPETTO E SAPORE Descrizione delle principali caratteristiche organolettiche del prodotto (forma, colore, peso, sapore, ecc.).

2. NOME PRODOTTO Nome completo della denominazione accompagnato dall’acronimo europeo DOP, IGP o STG. In caratteri più piccoli vengono riportate le eventuali denominazioni registrate in altre lingue o le altre denominazioni registrate nella stessa lingua.

9. STORIA Cenni storici relativi al prodotto, con particolare riferimento al legame con il territori o di origine e alla tradizione culinaria. 10. GASTRONOMIA Suggerimenti per la conservazione e l’uso del prodotto, nonché cenni sulle valenze gastronomiche e sugli abbinamenti.

3. LOGO COMUNITARIO Simbolo grafico comunitario della DOP, IGP o STG.

11. COMMERCIALIZZAZIONE Sintesi delle informazioni sulle principali tipologie di prodotto immesse in commercio e sulle modalità di confezionamento. È tuttavia possibile che alcuni prodotti siano disponibili al consumo in ulteriori varianti in base alle scelte dei singoli produttori.

4. FOTO PRODOTTO Immagine evocativa del prodotto. 5. LOGHI SOCIAL Loghi dei principali social network dove sono presenti pagine ufficiali gestite dall’organismo di riferimento.

12. NOTA DISTINTIVA Particolare caratteristica del prodotto, che può essere legata alla sua storia, alle tecniche di produzione o alle materie prime, a cui si devono l’unicità e l’inimitabilità della denominazione registrata.

6. DESCRIZIONE DEL PRODOTTO Sintetica descrizione del prodotto, con eventuale indicazione delle materie prime e delle varietà. 7. METODO DI PRODUZIONE Breve descrizione delle principali fasi di lavorazione del prodotto (ottenimento della materia prima e tecniche di trasformazione, operazioni colturali, metodo di allevamento, ecc.).

3

1

2

6

7 11

In caso di “Produzione” pari a zero, non disponibile o non rilevabile, gli eventuali valori riferiti a “Operatori” e “Superficie” sono riportati come “potenziali”. 15. CARTOGRAFIA Rappresentazione grafica della zona esclusiva di produzione, approssimata a livello comunale.

12

16

8 13

9 15

14

14. INDICATORI STATISTICI • Operatori - Operatori assoggettati alla filiera produttiva; • Produzione - Produzione certificata (chilogrammi o litri); • Fatturato - Stima del fatturato alla produzione nella prima fase della filiera (milioni di euro); • Superficie - Superficie rivendicata (ettari).

Gli indicatori per scheda possono riportare i seguenti valori: • 0 (zero): dati rilevati per i quali è stato riscontrato valore nullo (produzione certificata assente) • ND: dati non disponibili, non rilevabili o non divulgabili perché coperti da segreto statistico (ai sensi dell’art. 9 del d.lgs. n. 322/89) • —: dati non presenti perché non esistenti o perché riferiti a prodotti registrati nel corso degli anni 2013, 2014, 2015

5

4

17

13. ZONA DI PRODUZIONE Indicazione delle province e delle regioni in cui ricade la zona esclusiva di produzione. Nel caso in cui l’area sia circoscritta ad un numero limitato di comuni, questi vengono specificati singolarmente o ne viene indicato il numero.

16. ORGANISMO DI RIFERIMENTO Nome e contatti (indirizzo, recapito telefonico, fax, web, email) del Consorzio di tutela o, in mancanza, dell’associazione dei produttori/ente che ha promosso la registrazione. 17. ORGANISMO DI CONTROLLO Logo, ragione sociale ed altre informazioni di contatto dell’organismo di controllo incaricato.

10

Fac-simile scheda prodotto

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CLASSE 1.1

CARNI FRESCHE


ABBACCHIO ROMANO IGP Consorzio di Tutela IGP Abbacchio Romano Via Rodolfo Lanciani, 38 - 00162 Roma Tel: +39 06 86273358 www.abbacchioromanoigp.it segreteria@ abbacchioromanoigp.it

CCIAA di Roma Ufficio competente area V, Certificazione di prodotti agroalimentari Via Appia Nuova, 218 00183 Roma

Operatori 704 Produzione (kg) 1.616.290

Fatturato (mln €) 14,55 Superficie (ha) Dati Qualivita - Ismea

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DESCRIZIONE DEL PRODOTTO L’Abbacchio Romano IGP è ottenuto dalla carne fresca di agnelli da latte, sia maschi che femmine, appartenenti alle razze Sarda, Comisana, Sopravvissana, Massese, Merinizzata Italiana e relativi incroci. Gli animali devono essere nati, allevati e macellati, tra i 28 e i 40 giorni di età, nella regione Lazio. METODO DI PRODUZIONE Gli agnelli da latte sono allevati allo stato brado e semibrado. Vengono nutriti con latte materno attraverso l’allattamento naturale, ma è consentita anche l’integrazione pascolativa con alimenti naturali ed essenze spontanee. Le pecore madri usufruiscono di pascoli naturali, prati-pascolo ed erbai tipici della zona di produzione. Per la loro nutrizione è ammessa la somministrazione di foraggi secchi e concentrati, ma è escluso l’utilizzo di sostanze di sintesi e di organismi geneticamente modificati. Gli agnelli e le pecore matricine non devono essere soggetti a forzature alimentari, a stress ambientali e/o sofisticazioni ormonali, volte a incrementare la produzione. Nel periodo estivo, le mandrie vengono trasferite all’alpeggio, evitando così la calura estiva. Questa pratica permette alle pecore madri di nutrirsi di foraggi freschi, mantenendo intatta la qualità del loro latte e di conseguenza della carne dell’Abbacchio Romano IGP. La macellazione avviene tra il 28° e il 40° giorno di età, entro 24 ore dal conferimento al mattatoio. Al momento della macellazione la carcassa può pesare sino a 8 kg (peso morto). ASPETTO E SAPORE L’Abbacchio Romano IGP presenta masse muscolari di colore rosa chiaro e di consistenza compatta, con assenza di sierosità. Il grasso è solido, di colore bianco. La tessitura della carne è fine, la carcassa si presenta coperta leggermente di grasso nella superficie esterna e in prossimità dei reni e deve avere un peso finale massimo di 8 kg. Il sapore è delicato. STORIA Numerosi sono i riferimenti storici, risalenti anche a tempi antichissimi, che dimostrano il forte legame dell’abbacchio con la ruralità regionale e l’importanza che l’allevamento ovino ha avuto e ha ancora oggi nell’economia e nella tradizione dell’intero Lazio. Gli antichi romani, ad esempio, preferivano il capretto ma, per Giovenale, poeta e retore romano, l’agnello giovanissimo era: “il più tenero del gregge, vergine d’erba, più di latte ripieno che di sangue”. A Campo Vaccino (nome con cui veniva chiamata l’area del Foro Romano), inoltre, fin dal 300 d.C. si teneva il mercato degli abbacchi, degli agnelli, dei castrati e delle pecore. Particolare è anche l’uso del termine “abbacchio”, che risul-

ta essere univoco nella regione Lazio. Anche una serie di operazioni che vengono eseguite sull’abbacchio sono caratterizzate da una terminologia romanesca quali “sbacchiatura” o “abbacchiatura” in riferimento alla macellazione degli animali. GASTRONOMIA L’Abbacchio Romano IGP può essere conservato in frigorifero per pochi giorni. Il suo uso nella cucina romana e laziale è ampiamente diffuso, tanto da dare origine a circa cento piatti diversi. La carne di abbacchio si presenta particolarmente adatta alla cottura in forno in abbinamento classico con le “ramoracce”, erbe spontanee della campagna romana, di eccezionale gusto. Fra le ricette più tipiche rientra anche il famoso “abbacchio alla romana”, che prevede l’utilizzo dei cosciotti di agnello aromatizzati con aglio, rosmarino fresco, salvia, vino bianco e aceto di vino bianco, serviti con le patate. COMMERCIALIZZAZIONE Il prodotto è stagionale e immesso in commercio da settembre a giugno come Abbacchio Romano IGP, intero o porzionato, nelle tipologie: Mezzena (ricavata mediante il taglio sagittale della carcassa in parti simmetriche), Spalla, Coscio, Costolette, Testa, Coratella (cuore, polmone e fegato). Il prodotto è inoltre disponibile preconfezionato in idonei contenitori. NOTA DISTINTIVA La carne dell’Abbacchio Romano IGP si caratterizza in modo particolare per la scarsa presenza di grasso, sia di copertura che infiltrato. ZONA DI PRODUZIONE La zona di produzione dell’Abbacchio Romano IGP comprende l’intero territorio della regione Lazio.


ro per pochi giorni. È una carne molto apprezzata in cucina in quanto molto delicata e povera di grassi. Può essere preparata in svariati modi: semplicemente in padella, con salvia, rosmarino e vino bianco, oppure arrosto e in questo caso è meglio se la cottura viene portata avanti lentamente e a bassa temperatura (80-85°C).

METODO DI PRODUZIONE L’Agnello del Centro Italia IGP è ottenuto da esemplari appartenenti alle seguenti razze locali e loro incroci: Appenninica, Bergamasca, Biellese, Fabrianese, Merinizzata Italiana, Pomarancina, Sopravissana, Zerasca, Comisana, Cornella Bianca, Cornigliese (Corniglio), Garfagnina Bianca, Gentile di Puglia, Massese, Pagliarola, Pecora delle Langhe. Gli agnelli vengono alimentati esclusivamente con latte materno fino allo svezzamento. In seguito è ammessa un’alimentazione a base di foraggi, costituiti da essenze spontanee di prati e di prati-pascolo, da leguminose e/o graminacee provenienti dalla zona geografica riconosciuta come esclusiva di produzione; gli animali vengono infatti allevati all’aperto, liberi di pascolare, per almeno otto mesi all’anno. Possono essere comunque utilizzati integratori minerali, vitaminici e mangimi (massimo 0,4 kg giornalieri per capo). La macellazione deve avvenire entro i 12 mesi di vita. Per la distinzione delle tipologie, le carcasse vengono valutate secondo i loro pesi “a caldo”: l’Agnello Leggero è ottenuto da quelle di peso compreso tra 8,01 e 13,0 kg; il tipo Agnello Pesante da carcasse di almeno 13,01 kg; quelle oltre i 20 kg sono riservate alla tipologia Castrato. Nel caso in cui la valutazione dei pesi sia effettuata “a freddo” (dopo la refrigerazione) deve essere tenuto in considerazione un calo ponderale dell’1% per gli Agnelli Leggeri e Pesanti e del 2% per il Castrato.

COMMERCIALIZZAZIONE Il prodotto è immesso in commercio come Agnello del Centro Italia IGP, nelle tipologie: Agnello Leggero, Agnello Pesante e Castrato. È disponibile nei seguenti tagli: carcassa intera, agnello coschetto, busto carrè, busto con pancia, carrè, carrè ad otto costole, carrè di agnello disossato e filetto, collo con osso, coppia di cosciotto, cotoletta, fegato, petto con pancia, sella e spalla con osso.

ASPETTO E SAPORE L’Agnello del Centro Italia IGP è una carne di colore rosa chiaro, con una equilibrata copertura di grasso. Si caratterizza per essere molto tenera. Ha un contenuto di grasso intramuscolare molto basso (0,78 g su 100 g). STORIA La presenza di popolazioni ovine nel centro Italia è secolare: ne è prova il fatto che alcune razze prendono il nome dai luoghi in cui hanno mostrato il miglior adattamento. A partire dalla metà del 1900 la carne degli agnelli allevati in questo areale ha cominciato ad acquisire ottima reputazione, soprattutto grazie alle elevate qualità organolettiche, come dimostrato da numerosi documenti relativi a convegni e campagne pubblicitarie. GASTRONOMIA L’Agnello del Centro Italia IGP va conservato in frigorife-

AGNELLO DEL CENTRO ITALIA IGP

DESCRIZIONE DEL PRODOTTO L’Agnello del Centro Italia IGP è la carne fresca ottenuta da agnelli di età inferiore ai 12 mesi, appartenenti a razze locali tipiche del centro Italia e disponibile in tre tipologie differenti per tenore di grasso e conformazione: Agnello Leggero, Agnello Pesante e Castrato.

NOTA DISTINTIVA L’Agnello del Centro Italia IGP è una carne di particolare pregio, che deve le sue peculiarità al profondo legame con il territorio e alla grande professionalità ed esperienza degli allevatori. La costante e attenta selezione di tipi genetici storicamente presenti nell’Appennino centrale, infatti, ha portato all’ottenimento di capi con un accrescimento ponderale molto rapido, che si traduce in una resa alla macellazione più elevata rispetto a razze allevate altrove.

ZONA DI PRODUZIONE La zona di produzione dell’Agnello del Centro Italia IGP interessa tutto il territorio delle regioni Abruzzo, Lazio, Marche, Toscana e Umbria; gli interi territori delle province di Bologna, Rimini, Forlì-Cesena, Ravenna nonché parte delle province di Modena, Reggio Emilia e Parma, nella regione Emilia-Romagna.

Comitato Promotore IGP Agnello del Centro Italia C/o CCIAA Grosseto Via F.lli Cairoli, 10 - 58100 Grosseto www.agnellodelcentroitalia.com acifiliera@gmail.com

Agroqualità S.P.A. V.le Cesare Pavese, 305 - 00144 Roma Tel: +39 06 54228675 Fax: +39 06 54228692 www.agroqualita.it agroqualita@agroqualita.it

Operatori 228 Produzione (kg) 210.414

Fatturato (mln €) ND Superficie (ha) Dati Qualivita - Ismea

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AGNELLO DI SARDEGNA IGP Con.T.A.S. Consorzio Tutela Agnello di Sardegna Corso Garibaldi, 44 - 08100 Nuoro Tel e Fax: +39 0784 200245 www.agnellodisardegnaigp.it info@agnellodisardegnaigp.it

Agris Sardegna Località Bonassai S.S. 291 - 07100 Sassari Tel +39 079 079 2842307 www.sardegnaagricoltura.it sardegnaagricoltura@regione.sardegna.it

Operatori 4.071 Produzione (kg) 3.036.570

Fatturato (mln €) 20,16 Superficie (ha) Dati Qualivita - Ismea

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DESCRIZIONE DEL PRODOTTO L’Agnello di Sardegna IGP deriva da pecore da latte, di razza sarda, allevate allo stato brado e semi-brado. L’Agnello di Sardegna IGP da Latte con peso tra 4,5 e 8,5 kg è alimentato attraverso allattamento materno. Le altre due categorie, Agnello di Sardegna Leggero tra 8,5 e 10 kg - e da Taglio - tra 10 e 13 kg - derivano da incroci di pecora sarda con arieti Ile-de-France e Berrichon-du-chere o di altre razze da carne altamente specializzate. METODO DI PRODUZIONE Gli agnelli vivono con le madri e pertanto sono allevati al pascolo brado e semibrado. Solo d’inverno vengono ricoverati in strutture coperte. Gli Agnelli di Sardegna IGP da Latte vengono allattati dalle madri, mentre quelli della tipologia Leggero e da Taglio integrano l’allattamento con essenze pascolative naturali e con foraggi e cereali freschi ed essiccati. I capi idonei alla produzione della IGP vengono contrassegnati dagli allevatori con marchi auricolari verdi che li distinguono in ogni momento da quelli non inseriti nel sistema di certificazione IGP. La macellazione della IGP si svolge separatamente e, solo dopo le verifiche di conformità alle caratteristiche previste dal disciplinare di produzione, il macellatore appone sulla carcassa un’etichetta che riporta il marchio consortile e quello della IGP, la categoria, la denominazione del taglio e lo stabilimento di macellazione. ASPETTO E SAPORE L’Agnello di Sardegna IGP presenta masse muscolari di colore rosa chiaro e consistenza solida, con grasso di colore bianco, solido, particolarmente concentrato sulla superficie esterna della carcassa e in prossimità dei reni. La carne, caratterizzata da sapore e odore intensi, è tenera, succulenta e facilmente digeribile. STORIA L’Agnello di Sardegna è il frutto di una cultura millenaria e di una tradizione antichissima, quella pastorale, da sempre strettamente legata alla storia e all’economia dell’Isola. Le prime testimonianze risalgono all’epoca pre-nuragica (3000 a.C.). Anche Virglio, nelle Georgiche, cita la pratica comune ai pastori sardi e libici del pascolo brado e vagante in tutte le stagioni. Il commercio degli agnelli da latte in Sardegna ha una storia lunghissima: già nei primi anni del Novecento venivano trasportati, dentro ceste di vimini, in treno verso i porti e destinati ai mercati della penisola italiana. GASTRONOMIA L’Agnello di Sardegna IGP può essere conservato in frigorifero per alcuni giorni: l’elevato contenuto in

Vitamina E, antiossidante naturale, svolge la funzione di proteggere le sue caratteristiche nutrizionali, funzionali e sensoriali. La sua carne bianca, molto tenera e magra, è estremamente digeribile e ricca di proteine nobili. Le preparazioni vanno dagli arrosti, alla cottura in umido con verdure e ortaggi di stagione, ma anche come ingrediente per sughi e minestre. Da abbinare con vini rossi non troppo strutturati. COMMERCIALIZZAZIONE Il prodotto è immesso in commercio come Agnello di Sardegna IGP nelle tipologie: da Latte, Leggero e da Taglio. È commercializzato intero o porzionato. Nel caso del prodotto porzionato, i tagli previsti per la tipologia da Latte sono: mezzena; quarto anteriore; quarto posteriore; busto; testa; coratella. Per le tipologie Leggero e da Taglio sono: intero; mezzena; quarto anteriore; quarto posteriore; busto; testa; coratella; culotta; sella inglese; carrè; groppa; casco; farfalla; cosciotto; cosciotto accorciato; sella; filetto; carrè coperto; carrè scoperto; spalla; coscia; colletto; costolette alte; confezione mista. Il peso varia a seconda della tipologia: da 4,5 a 8,5 kg per l’Agnello di Sardegna IGP da Latte; da 8,5 a 10 kg per quello Leggero; da 10 a 13 kg per quello da Taglio. NOTA DISTINTIVA L’Agnello di Sardegna IGP si contraddistingue per il sapore deciso determinato dall’ambiente naturale in cui gli animali vengono allevati allo stato brado, caratterizzato da ampi spazi ben esposti al sole e dai venti tipici del clima sardo. ZONA DI PRODUZIONE La zona di produzione dell’Agnello di Sardegna IGP ricade nell’intero territorio della regione Sardegna.


METODO DI PRODUZIONE Entro 45 giorni dalla nascita i soggetti idonei devono essere identificati mediante l’apposizione sulle orecchie di un bottone auricolare con il codice identificativo del capo. Gli animali devono essere allevati allo stato brado o semibrado a partire dal quarto mese di vita e devono soggiornare quotidianamente in appezzamenti di terreno, recintati o non, provvisti di eventuale ricovero per le ore notturne e/o in caso di condizioni climatiche sfavorevoli. Il limite massimo di capi allevabile è pari a 1.500 kg di peso vivo per ettaro. L’alimentazione è fornita principalmente dal pascolo in bosco e/o in terreni nudi seminati con essenze foraggere e cerealicole. La macellazione deve avvenire su animali che abbiano raggiunto almeno 12 mesi di età e le mezzene devono essere marchiate a fuoco in più parti. Le parti sezionate per l’immissione al consumo devono inoltre riportare un contrassegno inamovibile. Il Consorzio di Tutela ha inoltre messo a punto un disciplinare interno per la lavorazione di prosciutto, capocollo, salame e salsiccia a base di Cinta Senese DOP, a cui i consorziati devono attenersi per poter commercializzare questi prodotti con l’apposito contrassegno distintivo. ASPETTO E SAPORE La Cinta Senese DOP si caratterizza per essere una carne sapida e succulenta, con una colorazione rosa acceso o rossa e una consistenza compatta e si distingue per una bassa perdita di liquidi al momento della cottura. STORIA La Cinta Senese è la capostipite di tutti i maiali della Toscana. Già allevata dagli Etruschi, fu di grande aiuto ai contadini del Medioevo durante pestilenze e carestie. Nel Palazzo Civico di Siena è famoso l’affresco del 1340 di Ambrogio Lorenzetti Allegoria del Buongoverno, dove è rappresentato il suino della razza Cinta Senese. Nel corso del tempo, l’uso delle carni di questa razza si afferma: ne è esempio la citazione di Bartolomeo Benvoglienti nel Trattato de l’origine et accrescimenti de la Città di Siena del 1571, laddove si parla di utilizzo delle carni per la macellazione e la trasformazione in salumi tradizionali del territorio d’origine. L’attività silvo-pastorale di allevamento brado di maiali divenne così importante e di rilievo per l’economia del tempo che alla fine del XVII secolo chi non possedeva boschi, ed era costretto ad affittarli, doveva pagare il ghiandiatico, una tassa per le ghiande raccolte o consumate dal branco, oppure

dare la decima porcorum: la decima parte dei maiali al proprietario del fondo. GASTRONOMIA Come tutte le carni fresche, anche la Cinta Senese DOP deve essere conservata in frigorifero per un periodo di tempo piuttosto breve, avendo cura di avvolgerla in una pellicola. È inoltre possibile surgelare o congelare il prodotto che, per non perdere le sue caratteristiche distintive, deve essere scongelato lentamente in frigorifero. La grande versatilità di questa carne la rende ottima cucinata alla griglia o in padella, allo spiedo o al forno. È ideale per la realizzazione di salumi quali il prosciutto, la salsiccia fresca, il buristo e la soppressata, il capocollo, la pancetta o la spalla. Ottimo è il suo abbinamento con i vini rossi.

CINTA SENESE DOP

DESCRIZIONE DEL PRODOTTO La Cinta Senese DOP è la carne fresca ottenuta da suini di razza Cinta Senese, nati, allevati e macellati in Toscana.

COMMERCIALIZZAZIONE Il prodotto è immesso in commercio tutto l’anno nella tipologia Cinta Senese DOP. È disponibile come carne fresca in differenti tipologie di taglio. È inoltre presente sul mercato come prodotto trasformato (riconoscibile tramite apposito contrassegno), sotto forma di prosciutto, capocollo, salame e salsiccia costituiti esclusivamente da carni di Cinta Senese DOP. NOTA DISTINTIVA Le carni e il grasso di Cinta Senese DOP presentano un’alta percentuale di acidi grassi insaturi dovuta al maggior tenore sia degli acidi grassi monoinsaturi, sia dei polinsaturi della serie Omega 3 e Omega 6. ZONA DI PRODUZIONE La zona di produzione della Cinta Senese DOP comprende i territori amministrativi della regione Toscana che raggiungono l’altitudine massima di 1.200 metri s.l.m.

Consorzio di Tutela della Cinta Senese Strada di Cerchiaia, 41 - 53100 Siena Tel. e Fax: +39 0577 389513 www.cintasenese.org cinta-senese@libero.it

Istituto Nord Est Qualità Via Rodeano, 71 33038 San Daniele del Friuli (UD) Tel: +39 0432940349 www.ineq.it - info@ineq.it

Operatori 104 Produzione (kg) 477.064

Fatturato (mln €) ND Superficie (ha) Dati Qualivita - Ismea

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VITELLONE BIANCO DELL’APPENNINO CENTRALE IGP Consorzio di Tutela del Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale Via delle Fascine 4 06132 San Martino in Campo (PG) Tel: +39 075 6079257 www.vitellonebianco.it

3A PTA dell’Umbria Soc. Cons. A R. L. Fraz. Pantalla - 06059 Todi (PG) Tel: +39 075 89571 www.parco3a.org segreteria.generale@ parco3a.org

Operatori 4.206 Produzione (kg) 8.349.232

Fatturato (mln €) 49,26 Superficie (ha) Dati Qualivita - Ismea

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DESCRIZIONE DEL PRODOTTO Il Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP è la carne fresca ottenuta da bovini, maschi e femmine, di pura razza Chianina, Marchigiana e Romagnola, definite anche “razze bianche dell’Italia Centrale”, di età compresa fra i 12 ed i 24 mesi. METODO DI PRODUZIONE Fino al periodo di svezzamento i vitelli devono essere nutriti esclusivamente con latte materno. L’allevamento degli animali può essere al pascolo o a stabulazione fissa. Successivamente la base alimentare è costituita da foraggi freschi e/o conservati provenienti da prati naturali, artificiali e coltivazioni erbacee tipiche della zona geografica indicata; in aggiunta è permesso l’uso di mangimi concentrati semplici o composti e l’addizione con integratori minerali e vitaminici. Gli standard nutritivi devono comunque rimanere alti, con quota proteica compresa tra 13 e 18%, in funzione dello stadio di sviluppo dell’animale. Le modalità di allevamento in questa fase sono la stabulazione libera o a posta fissa. Il processo di macellazione deve avvenire all’interno della zona di produzione. ASPETTO E SAPORE Le carni di Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP sono succulente e nutrienti, di grana fine, caratterizzate da un colore rosso vivo. Hanno consistenza soda ed elastica al tempo stesso, con piccole infiltrazioni di grasso bianco che solcano la massa muscolare. STORIA Le origini del Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP risalgono all’epoca preromana. Già gli Etruschi infatti erano dediti all’allevamento di razze bovine con caratteristiche comuni a quelle attuali nelle aree dell’Appennino. Le razze odierne sono frutto di incroci e selezioni che hanno trasformato e migliorato nel tempo il Bos taurus primigenius. In particolare, la Romagnola, diffusa soprattutto in Romagna, è stata selezionata da antichi animali allevati dalle popolazioni barbare nel VI-VII secolo d.C. La Marchigiana è invece il risultato dell’incrocio tra la Romagnola e la Chianina, realizzato nel XIX secolo ad opera degli allevatori marchigiani e diffusa specialmente nelle regioni centro-meridionali e in Campania. GASTRONOMIA La carne del Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP va conservata in frigorifero per non più di due giorni, avendo cura di avvolgerla con la pellicola. È ottima cucinata alla griglia o in padella, allo spiedo o al forno, ma anche come spezzatino o bollita. Questa carne è solitamente abbinata a vini rossi corposi. Il

Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP è conosciuto soprattutto nel taglio “bistecca alla fiorentina”. È inoltre possibile surgelare o congelare il prodotto, che, per conservare le sue caratteristiche distintive, deve essere scongelato lentamente in frigorifero. COMMERCIALIZZAZIONE Il prodotto è immesso in commercio tutto l’anno come Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP nelle tipologie: Marchigiana, Chianina, Romagnola. Può essere venduto al taglio o confezionato in idonei contenitori sigillati. È commercializzato in 18 differenti tagli: muscolo posteriore, campanello, girello, sottofesa, noce, fesa, scamone, lombata, costata, pancia, petto, sottospalla, reale, collo, muscolo anteriore, girello di spalla, polpa di spalla, copertina. NOTA DISTINTIVA La combinazione di patrimonio genetico, tipo di allevamento e ambiente climatico fa sì che la carne del Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP non presenti fenomeni di rapido scurimento all’esposizione all’aria e che abbia un alto contenuto di ferro. ZONA DI PRODUZIONE La zona di produzione del Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP comprende l’intero territorio delle regioni Umbria, Marche, Abruzzo e Molise e l’intero territorio delle province di Bologna, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, nella regione Emilia-Romagna; Benevento e Avellino, Caserta limitatamente ad alcuni territori, nella regione Campania; Frosinone, Rieti, Viterbo, parte delle province di Roma e Latina nella regione Lazio; Grosseto, Siena, Arezzo, Firenze, Pistoia, Prato, Livorno e Pisa, nella regione Toscana.


CLASSE 1.2

PRODOTTI A BASE DI CARNE


BRESAOLA DELLA VALTELLINA IGP Consorzio di Tutela Bresaola della Valtellina Piazza Cavour, 21 23100 Sondrio Tel: +39 0342 212736 www.bresaoladellavaltellina.it

C.S.Q.A. Certificazioni S.r.l. Via S. Gaetano, 74 36016 Thiene (VI) Tel: +39 0445 313011 Fax: +39 0445 313070 www.csqa.it - csqa@csqa.it

Operatori 16 Produzione (kg) 12.371.710

Fatturato (mln €) 238,55 Superficie (ha) Dati Qualivita - Ismea

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DESCRIZIONE DEL PRODOTTO La Bresaola della Valtellina IGP è un prodotto di salumeria ottenuto esclusivamente con la carne salata e stagionata delle cosce di bovino di età compresa tra i 18 mesi e i quattro anni. Può essere prodotta nelle varietà: Fesa, Punta d’anca, Sottofesa, Magatello e Sottosso. METODO DI PRODUZIONE Prima della salagione la carne viene selezionata a vista e rifilata. La salagione è effettuata a secco, cospargendo la carne con sale e aromi naturali, successivamente facendola riposare in salamoia per almeno 10 giorni. Durante questo periodo vengono effettuate operazioni di massaggio per consentire una più rapida e uniforme migrazione del sale all’interno del prodotto. Segue l’insaccamento in un budello naturale o artificiale. L’insaccato così ottenuto viene fatto asciugare in apposite celle. La stagionatura avviene a temperatura compresa tra i 12 e i 18°C, in condizioni ambientali tali da determinare una lenta e graduale riduzione di umidità del prodotto, in locali appositamente climatizzati dove sia assicurato un idoneo ricambio d’aria. Sia l’asciugatura che la stagionatura, hanno una durata complessiva compresa tra quattro e otto settimane, in funzione della pezzatura del prodotto e delle richieste del mercato. ASPETTO E SAPORE La Bresaola della Valtellina IGP è caratterizzata da un colore rosso uniforme, con bordo scuro appena accennato per la parte magra e da una piccola venatura di colore bianco per la parte grassa. La sua consistenza è soda ed elastica, il profumo è leggermente aromatico, il gusto gradevole e moderatamente sapido. STORIA Le origini della Bresaola della Valtellina IGP risalgono all’Alto Medioevo. La tecnica di conservare la carne di manzo, di selvaggina e ovina mediante salatura ed essiccamento, infatti, era diffusa già da quel periodo in tutto l’arco alpino. Il termine Bresaola, in passato brazaola, brisaola o bresavola, è di origine molto incerta. Infatti, se il suffisso “saola” può facilmente ricondursi all’utilizzo del sale nella conservazione del prodotto, più difficile è individuare un’interpretazione unica e condivisa sull’origine del termine nella sua completezza. Secondo una prima interpretazione, l’etimologia si può ricercare nella voce germanica brasa (brace), dal momento che anticamente, per riscaldare e deumidificare l’aria dei locali di stagionatura, venivano utilizzati dei braceri, dai quali si sprigionava un fumo aromatico, ottenuto gettando bacche di ginepro e foglie di alloro su carboni ardenti.

Secondo un’altra interpretazione invece l’origine del nome è da ricercarsi nel dialettismo brisa, che indica una ghiandola dei bovini fortemente salata. GASTRONOMIA La Bresaola della Valtellina IGP intera si conserva in luoghi freschi e asciutti, avvolta nell’incarto d’acquisto e va consumata in breve tempo. Per apprezzarne appieno il sapore si consiglia di consumarla in fette sottili. Piatto caratteristico della tradizione locale è la Bresaola della Valtellina IGP “Santa”, accompagnata a riccioli di burro al ginepro e a pane di segale. Molto apprezzato è anche il carpaccio di Bresaola della Valtellina IGP condito con olio extra vergine di oliva, limone, rucola e scaglie di Parmigiano Reggiano DOP. Ottimo ingrediente per i primi piatti come il riso con Bresaola della Valtellina IGP e Bitto DOP. COMMERCIALIZZAZIONE Il prodotto è immesso in commercio come Bresaola della Valtellina IGP nelle tipologie: Punta d’anca, Sottofesa, Magatello, Fesa, Sott’osso. Le prime tre tipologie sono le più comuni in commercio. È commercializzato intero, sfuso o sottovuoto, a pezzi, in tranci o affettato (sottovuoto o in atmosfera protetta). NOTA DISTINTIVA Un accurato dosaggio degli aromi e il massaggio della carne in fase di preparazione sono elementi indispensabili per la preparazione della Bresaola della Valtellina IGP.

ZONA DI PRODUZIONE La zona di produzione della Bresaola della Valtellina IGP ricade nell’intero territorio della provincia di Sondrio, nella regione Lombardia.


METODO DI PRODUZIONE Una volta selezionati e disossati i tagli di carne da 3,5-5,5 kg, si prosegue con la salagione (a secco o in salamoia) utillizzando sale da cucina macinato. Questa operazione può durare dai 4 a 10 giorni ed è seguita da lavaggio con acqua, massaggio con aceto di vino e pressatura a torchio, con aggiunta di pepe nero in grani. Il prodotto viene quindi avvolto nel budello di suino per poi procedere alla tradizionale legatura manuale con spago naturale e alla foratura dell’involucro; durante questa fase è consentito l’utilizzo delle caratteristiche stecche. In seguito il capocollo viene appeso a sgocciolare in locali ben ventilati nei quali si controlla l’umidità relativa e la temperatura. La stagionatura deve protrarsi per almeno 100 giorni dal giorno della salagione e anche questa fase deve avvenire in ambienti a temperatura e umidità controllate (14-16°C). ASPETTO E SAPORE Il Capocollo di Calabria DOP ha forma cilindrica, esternamente si presenta di colore roseo o rosso più o meno intenso, per il pepe nero o peperoncino; al taglio è di colore roseo vivo con striature di grasso proprie del lombo del suino. Il sapore è delicato e si affina con la stagionatura, il profumo è caratteristico e di giusta intensità. STORIA Le origini della produzione di salumi in Calabria risalgono con tutta probabilità ai tempi della colonizzazione greca delle coste ioniche. Le prime documentazioni certe riguardanti la lavorazione delle carni suine si riscontrano in un testo del 1691, Della Calabria Illustrata, nel quale Padre Giovanni Fiore da Cropani cita tra le carni salate quelle trasformate “in Lardi, in Salsicci, in Suppressate, e somiglianti”. Al decennio francese, 1806-1815, risale invece la Statistica Murattiana nella quale viene documentata la “preferenza delle carni porcine salate, che si lavorano in entrambe le Calabrie. Il sale e ’l pepe formano generalmente presso il popolo i preparativi alla corruzione di questo intingolo ricercato”. Nella terza sezione dedicata a “sussistenza e conservazione delle popolazioni” si indica che “la carne porcina è la sola che si sala in ciascheduno circondario”. La Calabria è rimasta nel tempo una del-

le poche regioni dove la cultura della lavorazione del maiale è ancora profondamente radicata. GASTRONOMIA Il Capocollo di Calabria DOP tradizionalmente viene conservato appeso al soffitto in ambienti freschi ed asciutti, dove può mantenersi anche per 12 mesi. Una volta tagliato, si conserva in frigorifero, dove si può lasciare per un periodo di tempo più breve. Il salume si consuma a fettine sottili oppure a tocchetti. È tipicamente consumato come antipasto o come spuntino, con il tradizionale pane locale a lievitazione naturale, cotto nel forno a legna. Il gusto è esaltato dall’abbinamento con vini rossi ben strutturati. COMMERCIALIZZAZIONE Il prodotto è immesso in commercio nella tipologia Capocollo di Calabria DOP. È commercializzato intero, in tranci o affettato, confezionato sottovuoto o in atmosfera modificata. NOTA DISTINTIVA Il taglio di carne selezionato per la preparazione del Capocollo di Calabria DOP deve presentare uno strato di grasso di circa 3-4 mm, tale da mantenerlo morbido durante le fasi di stagionatura e migliorarne le caratteristiche organolettiche. ZONA DI PRODUZIONE La zona di produzione del Capocollo di Calabria DOP ricade nell’intero territorio della regione Calabria. I suini utilizzati per la produzione devono essere nati nelle regioni Calabria, Basilicata, Sicilia, Puglia e Campania e allevati nella regione Calabria dall’età massima di quattro mesi, quindi macellati e lavorati in Calabria.

CAPOCOLLO DI CALABRIA DOP

DESCRIZIONE DEL PRODOTTO Il Capocollo di Calabria DOP è un prodotto di salumeria salato e stagionato, preparato utilizzando le carni della parte superiore del lombo di suini appartenenti alle razze tradizionali di taglia grande quali la Calabrese, la Large White e la Landrace Italiana, allevati in Calabria.

Consorzio di Tutela dei Salumi di Calabria DOP Via Roberta Lanzino, 33 87100 Cosenza Tel: +39 0984 31777 www.consorziosalumidicalabriadop.it

Agroqualità S.P.A. V.le Cesare Pavese, 305 - 00144 Roma Tel: +39 06 54228675 Fax: +39 06 54228692 www.agroqualita.it agroqualita@agroqualita.it

Operatori 35 Produzione (kg) 17.370

Fatturato (mln €) 0,18 Superficie (ha) Dati Qualivita - Ismea

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CIAUSCOLO IGP Associazione di produttori del Ciauscolo dei Sibillini Via Cesare Battisti, 57 62039 Visso (MC) Tel: +39 0737 972014 Fax: +39 0737 972563

ASSAM - Agenzia Servizi Settore Agroalimentare delle Marche Via dell’Industria, 1 60027 Osimo Stazione (AN) Tel: +39 071 8081 www.assam.marche.it

Operatori 1.258 Produzione (kg) 322.424

Fatturato (mln €) ND Superficie (ha) Dati Qualivita - Ismea

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DESCRIZIONE DEL PRODOTTO Il Ciauscolo IGP è un prodotto di salumeria insaccato a grana fine, ottenuto dalla doppia macinatura di tagli pregiati di carne suina quali pancetta, spalla e rifilature di prosciutto e lonza. Gli animali appartengono alle razze Large White, Landrace e Duroc o altre razze ritenute compatibili con il suino pesante italiano. METODO DI PRODUZIONE La carne, prima della lavorazione, viene conservata all’interno di celle frigorifere per un periodo di 2-10 giorni a partire dalla data di macellazione, in modo tale da raggiungere il giusto grado di raffreddamento. I tagli di carne devono essere selezionati e puliti accuratamente con l’asportazione delle parti connettivali più grandi e il grasso in eccesso. Vengono quindi aggiunti sale, pepe nero macinato, vino e aglio pestato. La carne ottenuta viene tritata in 2-3 fasi, utilizzando stampi di diverse dimensioni fino ad arrivare a una larghezza dei fori di 2-3 mm. La lavorazione della carne con gli aromi e le spezie può essere effettuata a mano o a macchina. L’impasto viene insaccato in un budello naturale di maiale o di bovino opportunamente dissalato e successivamente legato alle due estremità con spago. Il prodotto viene quindi sottoposto ad asciugatura che porta ad una rapida disidratazione delle frazioni superficiali. Dopo l’asciugatura, il prodotto può essere sottoposto al trattamento di affumicatura. La stagionatura avviene per un minimo di 15 giorni in locali ben areati e con temperature comprese tra gli 8 e i 18°C. ASPETTO E SAPORE Il Ciauscolo IGP ha forma cilindrica, con diametro di 4,5-10 cm e una lunghezza compresa tra i 15 e 45 cm. Il peso varia da 400 g a 2,5 kg. La consistenza è morbida con tendenza alla spalmabilità. La fetta si presenta omogenea, di colore rosso-roseo uniforme. Ha un profumo delicato, tipico e speziato con un gusto sapido, saporito e delicato, mai acido. STORIA Le origini del Ciauscolo IGP sono da ricercare nella tradizione contadina delle Marche, nella quale tutti i prodotti derivanti dalla macellazione del maiale costituivano una riserva di proteine indispensabili per affrontare il lungo inverno e il duro lavoro dei campi. Secondo gli etimologi infatti, la parola “ciauscolo” deriverebbe dal latino ciabusculum , cioè piccolo pasto o piccolo cibo da portare con sé in campagna per consumarlo come spuntino tra la colazione e il pranzo. Tuttavia, per trovare la prima menzione del prodotto, bisogna aspettare un atto notarile di metà Settecento appartenente al territorio di Visso. Altre

attestazioni storiche sono presenti all’interno dei Prezzi dei generi, documento risalente al 1851 conservato nell’Archivio Notarile del Comune di Camerino, in cui il ciauscolo è citato nella lista dei prodotti alimentari. GASTRONOMIA Il Ciauscolo IGP va conservato a temperature non troppo elevate. Generalmente viene consumato fresco dai 20 ai 30 giorni sino ad un periodo massimo di due mesi dopo la preparazione. La sua consistenza particolarmente morbida e cedevole al tatto rende il prodotto spalmabile, distinguendolo dagli altri insaccati. È ottimo come spuntino o antipasto spalmato su crostini, fette di pane e bruschette. Si abbina bene ai formaggi e ai vini del territorio di origine. COMMERCIALIZZAZIONE Il prodotto è immesso in commercio nella tipologia Ciauscolo IGP, con eventuale aggiunta della dicitura Prodotto della Montagna. È commercializzato sfuso oppure confezionato sottovuoto o in atmosfera modificata, intero oppure in tranci. NOTA DISTINTIVA La particolare morbidezza alla base della tipica spalmabilità del Ciauscolo IGP è il frutto di un insieme di caratteristiche, quali la percentuale di grasso contenuta, la tecnica di macinatura utilizzata e le condizioni di umidità dell’ambiente.

ZONA DI PRODUZIONE La zona di produzione del Ciauscolo IGP interessa alcuni comuni delle province di Ancona, Macerata, Ascoli Piceno e Fermo, nella regione Marche.


sta di bondiole, in quanto particolarmente apprezzate anche alla corte del Duca Don Ferdinando Borbone. A partire dal 1800 si trova testimonianza anche dell’aumento della vendita della Coppa di Parma nei mercati della zona.

METODO DI PRODUZIONE Le frazioni muscolari vengono accuratamente mondate, isolate e rifilate. Si procede quindi alla salagione, manuale o meccanica tramite zangolatura, una sorta di massaggio della carne a base di sale, aromi naturali, pepe e/o eventuali altre spezie, che si può applicare anche in fasi successive durante il periodo in cui la coppa viene lasciata all’interno delle celle frigorifere (6-10 giorni). Dopo un ulteriore periodo di riposo (almeno cinque giorni), si prosegue con l’insaccamento. Il prodotto destinato alla vendita in forma intera o in tranci viene insaccato in budello naturale; quello commercializzato previa affettatura viene insaccato in budello naturale ricostituito assemblando più pezzi anatomici in serie. Una volta insaccata, viene legata con spago in modo da formare delle maglie. La stufatura e l’asciugatura avvengono negli stessi locali, ma con tempi diversi. Per la stagionatura sono necessarie temperature di circa 1216°C e umidità relativa di 70-87%. La durata minima del processo è di 60 giorni dall’inizio della lavorazione per le coppe da 2 a 2,6 kg e di 90 giorni per quelle di peso superiore ai 2,6 kg.

COMMERCIALIZZAZIONE Il prodotto è immesso in commercio nella tipologia Coppa di Parma IGP. Viene commercializzata intera, sfusa, oppure in tranci e affettata, sottovuoto o in atmosfera protettiva.

ASPETTO E SAPORE La Coppa di Parma IGP ha forma cilindrica, con dimensioni variabili da 25 a 40 cm in lunghezza, e peso non inferiore a 1,3 kg. Al taglio, la fetta è mediamente compatta, non untuosa, rossa nella parte magra e rosea in quella grassa. Al palato, presenta un sapore delicato, con un adeguato grado di sapidità. STORIA I riferimenti e le citazioni che attestano il consumo della coppa di Parma sono numerose e si riscontrano già a partire dal XVII secolo; si possono citare ad esempio i documenti in cui si parla del prodotto utilizzando il termine “bondiola” o “salame investito”, ovvero insaccato. Nelle memorie di alcuni viaggiatori del 1700 si trova già citata come tipicità gastronomica del luogo. Da un inventario del 1723 si evince come, per poter entrare a far parte della corporazione dei Lardaroli, fosse necessario possedere un certo numero di salami e bondiole, a conferma del valore del prodotto. Allo stesso periodo risalgono i contratti per la somministrazione dei generi alimentari delle Cucine Reali, in cui compare abitualmente la richie-

GASTRONOMIA La Coppa di Parma IGP si conserva in luogo fresco e umido, come ad esempio una cantina. Una volta aperta è necessario riporla in frigorifero avvolta in un panno in cotone inumidito. Viene proposta come antipasto o secondo piatto, abbinandola con del pane, crostini caldi e paté di verdure. La caratteristica morbidezza delle sue fette rende il prodotto ingrediente ideale per la preparazione di torte salate e pizze ripiene.

COPPA DI PARMA IGP

DESCRIZIONE DEL PRODOTTO La Coppa di Parma IGP è un prodotto di salumeria ottenuto dalla porzione muscolare del collo di suini appartenenti alle razze, pure o derivate, Large White, Landrace e Duroc Italiana o altre razze ritenute compatibili con il suino pesante italiano.

NOTA DISTINTIVA La Coppa di Parma IGP, grazie ad un periodo di stagionatura relativamente breve, si caratterizza per la consistenza morbida e per la sapidità non troppo pronunciata, che lascia percepire appieno il gusto tipico della carne di suino. ZONA DI PRODUZIONE La zona di produzione della Coppa di Parma IGP interessa per intero le province di Parma, Modena, Reggio Emilia, Mantova, Pavia nonché i comuni della fascia del Po facenti parte del territorio amministrativo delle province di Lodi, Milano e Cremona, nelle regioni EmiliaRomagna e Lombardia.

Consorzio di tutela della Coppa di Parma Via al Ponte Caprazucca 6/a 43121 Parma Tel: +39 0521 2266

E.CE.P.A. Ente Certificazione Prodotti Agroalimentari Strada dell’Anselma, 5 29122 Piacenza Tel: +39 0523 609662 www.ecepa.it

Operatori 4.178 Produzione (kg) 1.871.829

Fatturato (mln €) 16,81 Superficie (ha) Dati Qualivita - Ismea

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COPPA PIACENTINA DOP Consorzio Salumi DOP Piacentini Via C. Colombo, 35 - 29122 Piacenza Tel: +39 0523 591260 www.salumitipicipiacentini.it info@salumidoppiacentini.it

E.CE.P.A. Ente Certificazione Prodotti Agroalimentari Strada dell’Anselma, 5 29122 Piacenza Tel: +39 0523 609662 www.ecepa.it

Operatori ND Produzione (kg) 778.080

Fatturato (mln €) 9,24 Superficie (ha) Dati Qualivita - Ismea

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DESCRIZIONE DEL PRODOTTO La Coppa Piacentina DOP è un prodotto di salumeria, insaccato e stagionato, ottenuto dai muscoli del collo di suini appartenenti alle razze Large White, Landrace Italiana e Duroc. METODO DI PRODUZIONE L’isolamento del muscolo cervicale deve essere effettuato subito dopo la macellazione. Il trasporto allo stabilimento di trasformazione deve avvenire entro le 72 ore successive con mezzi refrigeranti, per poi procedere con la rifilatura e spremitura dei vasi sanguigni. La materia prima viene massaggiata con una miscela di sale e spezie durante la fase della salagione a secco e riposta in un ambiente freddo per almeno sette giorni. Il prodotto viene poi avvolto con diaframma parietale suino, legato con lo spago, sottoposto a foratura e messo ad asciugare all’interno di appositi essiccatoi a temperatura variabile tra 15 e 25°C. Infine, si passa alla fase di stagionatura, che avviene in ambienti con temperatura compresa tra 10 e 20°C ed una umidità relativa tra il 70 e 90%. La stagionatura si protrae per un periodo minimo di sei mesi dalla salatura e può comprendere anche periodi in locali seminterrati (cantine), purché controllati. ASPETTO E SAPORE La Coppa Piacentina DOP ha forma cilindrica con le estremità leggermente più sottili e consistenza compatta, non elastica. Al taglio, le fette si presentano omogenee, di colore rosso vivo alternato al bianco rosato delle parti grasse. Il gusto, dolce e delicato, si affina procedendo con la maturazione. STORIA Le prime tracce degli allevamenti di maiali nella zona di produzione della Coppa Piacentina DOP si possono far risalire ad un millennio prima dell’era cristiana. In seguito, si ritrovano testimonianze anche nella civiltà romana, attraverso reperti archeologici come un ciondolo-amuleto bronzeo, in cui è rappresentato un piccolo maiale. Raffigurazioni di questo animale sono presenti all’interno dell’Abbazia di San Colombano a Bobbio, in Val Trebbia, dove si può ammirare un mosaico, databile al XII secolo, che rappresenta il “sacro” rito della macellazione del maiale. All’inizio del XV secolo, i negozianti di Milano e della Lombardia già distinguevano i salumi piacentini da quelli provenienti da altre località della pianura padana qualificandoli come “roba de Piasenza”. Successivamente, nei primi decenni del Settecento, i salumi piacentini riuscirono a farsi apprezzare anche negli ambienti elitari di Francia e

Spagna, per merito dell’abile diplomatico piacentino, il cardinale Giulio Alberoni. GASTRONOMIA Per conservare al meglio la Coppa Piacentina DOP si consiglia di rimuovere il budello esterno, avvolgerla in un canovaccio leggermente inumidito e mantenerla in frigorifero. È buona norma procedere al taglio quando è ancora fredda, per ottenere una fetta compatta, ma è preferibile consumarla a temperatura di almeno 10°C, in modo da apprezzarne appieno gli aromi. Ottima come antipasto – in abbinamento ad altri salumi e formaggi, oppure accostata a burro e melone – può essere protagonista anche di gustosi primi e secondi piatti. Il “risotto alla Coppa Piacentina DOP”, le crespelle gratinate oppure i timballi, ne sono un esempio. COMMERCIALIZZAZIONE Il prodotto è immesso in commercio nella tipologia Coppa Piacentina DOP. È commercializzato sfuso, ovvero confezionato sottovuoto o in atmosfera modificata, intero, in tranci o affettato. NOTA DISTINTIVA L’eccellente qualità della Coppa Piacentina DOP è fortemente influenzata dalla stagionatura, non inferiore a sei mesi, che determina un gusto pieno ma dolce con un profumo delicato e sottile. ZONA DI PRODUZIONE La zona di produzione ed elaborazione della Coppa Piacentina DOP comprende la provincia di Piacenza, nella regione Emilia-Romagna. I suini utilizzati per la produzione devono essere nati, allevati e macellati nelle regioni Lombardia ed Emilia-Romagna.


METODO DI PRODUZIONE Il Cotechino Modena IGP è costituito da una miscela di carni suine ottenute dalla muscolatura striata, grasso suino, cotenna, sale, pepe intero e/o a pezzi. La preparazione deve essere effettuata con la macinatura in tritacarne con stampi con fori di diametro tra 7 e 10 mm per le frazioni muscolari e tra 3 e 5 mm per la cotenna. Tale operazione può essere preceduta da un’eventuale sgrossatura. Tutti i componenti vengono impastati in macchine sottovuoto o a pressione atmosferica. L’impasto così ottenuto deve essere insaccato in budello naturale o artificiale. Quando è commercializzato fresco, il prodotto deve essere sottoposto ad asciugamento in stufa ad aria calda. Se commercializzato cotto, può essere sottoposto a precottura generalmente in acqua. ASPETTO E SAPORE Il Cotechino Modena IGP ha forma cilindrica, deve essere facilmente affettabile e tenere la fetta. Al taglio le fette si devono presentare compatte, a grana uniforme, di colore roseo caratterizzato da parti tendenti al rosso. Il gusto è caratteristico. STORIA La nascita del Cotechino Modena IGP si fa risalire al 1511, a seguito della necessità da parte degli abitanti di Mirandola, assediati dall’esercito di Papa Giulio II della Rovere, di trovare una tecnica per conservare la carne di maiale. I cittadini decisero di macellare i maiali per sottrarli al saccheggio e di insaccare la carne nel budello, dando così vita al cotechino. Il prodotto che ne derivò ebbe grande successo e si diffuse nei mercati limitrofi a partire dal XVIII secolo grazie anche all’aumento della produzione delle antiche botteghe salumiere, la Frigeri e la Bellentani. GASTRONOMIA Il Cotechino Modena IGP fresco va conservato in frigorifero, mentre quello cotto, essendo confezionato ermeticamente e sottoposto a trattamento termico in confezione chiusa e sigillata, si conserva a temperatura ambiente per un tempo più lungo. Il Cotechino Modena IGP fresco va sottoposto a prolungata cottura prima di essere consumato, quello precotto necessita invece di un tempo di cottura molto più breve, in genere variabile fra i 15 e i 20

minuti. Questo prodotto è tradizionalmente presente sulle tavole durante le festività natalizie e a Capodanno. Viene servito a fette abbastanza spesse in abbinamento a lenticchie, fagioli in umido, ma anche purè di patate o spinaci al burro e Parmigiano Reggiano DOP. Si fa apprezzare anche con le verdure della stagione invernale, quali il cavolo o la verza. Ideale l’accostamento a vini rossi frizzanti, come i Lambruschi DOP di Modena. COMMERCIALIZZAZIONE Il prodotto è immesso in commercio nella tipologia Cotechino Modena IGP. È commercializzato fresco, sia sfuso che confezionato; oppure cotto, confezionato in imballaggi ermetici idonei. In entrambi i casi è venduto intero, con un peso che varia dai 400 ai 600 g. NOTA DISTINTIVA Ottenuto dalla lavorazione delle parti nobili del suino, il Cotechino Modena IGP è un alimento antico ma possiede proprietà nutrizionali in linea con le esigenze moderne: ricco di proteine nobili, vitamine del gruppo B e minerali (soprattutto ferro e zinco), è inoltre meno calorico di quanto si pensi, poiché parte del grasso si disperde in cottura.

ZONA DI PRODUZIONE La zona di produzione del Cotechino Modena IGP interessa tutta la regione Emilia-Romagna; le province di Cremona, Lodi, Pavia, Milano, Monza e Brianza, Varese, Como, Lecco, Bergamo, Brescia, Mantova, nella regione Lombardia; le province di Verona e Rovigo, nella regione Veneto.

COTECHINO MODENA IGP

DESCRIZIONE DEL PRODOTTO Il Cotechino Modena IGP è un prodotto di salumeria preparato con una miscela di carni suine insaccata in un budello.

Consorzio Zampone Modena Cotechino Modena Strada 4 , pal. Q8 20089 Milanofiori Rozzano (MI) Tel: +39 02 8925901 www.modenaigp.it - info@modenaigp.it

Istituto Nord Est Qualità Via Rodeano, 71 33038 San Daniele del Friuli (UD) Tel: +39 0432940349 www.ineq.it - info@ineq.it

Operatori 23 Produzione (kg) 2.185.433

Fatturato (mln €) 15,32 Superficie (ha) Dati Qualivita - Ismea

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CRUDO DI CUNEO DOP

DESCRIZIONE DEL PRODOTTO Il Crudo di Cuneo DOP è un prodotto di salumeria, crudo e stagionato, ottenuto dalla lavorazione di cosce fresche di suini appartenenti alle razze Large White italiana, Landrace italiana e Duroc italiana e di loro incroci.

Consorzio di Promozione e Tutela del Prosciutto di Cuneo Corso Dante, 51 - 12100 Cuneo Tel.: +39 0171942008 www.prosciuttocrudodicuneo.it info@prosciuttocrudodicuneo.it

METODO DI PRODUZIONE Le cosce suine fresche sono ottenute da animali alimentati con materie prime prodotte prevalentemente nella stessa area di produzione del Crudo di Cuneo DOP. La macellazione avviene non prima che gli animali abbiano raggiunto gli otto mesi di età. Le cosce fresche vengono sezionate dalle mezzene e sono avviate alla lavorazione dopo apposito raffreddamento, non prima delle 24 ore e non dopo delle 120 ore dalla macellazione. Vengono private del piede e rifilate per essere refrigerate al fine di raggiungere una temperatura compresa tra -1 e 3°C. La salagione avviene a secco e dura almeno due settimane prima che le cosce vengano fatte riposare per almeno 50 giorni in locali idonei a un adeguato asciugamento. Dopo la toelettatura per la rimozione di eventuali asperità, segue la stagionatura che si protrae per almeno 10 mesi dall’inizio della salagione. Durante tale periodo, il Crudo di Cuneo DOP è sottoposto a sugnatura, ovvero alla copertura della superficie muscolare con un impasto formato da sugna, sale e farina di riso o di frumento. La sugnatura può essere eseguita o in un’unica soluzione fra il quinto e il settimo mese di lavorazione, oppure a più riprese, fra il quarto e l’ottavo mese. Prima di essere immesso al consumo, il Crudo di Cuneo DOP è marchiato a fuoco sui due lati maggiori della coscia.

Istituto Nord Ovest Qualità P.zza Carlo Alberto Grosso, 82 12033 Moretta (CN) Tel: +39 0172911323 Fax: +39 0172911320 www.inoq.it - inoq@inoq.it

ASPETTO E SAPORE Il prosciutto Crudo di Cuneo DOP ha forma tondeggiante, priva del piede e con anchetta; a fine stagionatura ha un peso tra 7 e 10 kg. Al taglio la fetta si presenta di colore rosso uniforme nella parte magra e di colore bianco in quella grassa. La consistenza è morbida e compatta, l’aroma dolce e fragrante.

Operatori 43 Produzione (kg) 1.890

Fatturato (mln €) 0,02 Superficie (ha) Dati Qualivita - Ismea

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STORIA L’attività di allevamento dei suini e la pratica di lavorazione delle carni derivate da questi animali ha origini antiche nell’area attualmente individuata come esclusiva di produzione del Crudo di Cuneo DOP. Le origini della lavorazione delle cosce dei suini nel territorio di produzione risalgono almeno al XVII secolo, come testimonia uno scritto del 1618 in cui si fa riferimento al lavoro dei norcini piemontesi. Dopo la seconda metà del XIX secolo il prosciutto della pianura cuneese assume un’importanza sempre mag-

giore, allorché la nuova borghesia eleva il prosciutto e la sua lavorazione a vera e propria arte, e la nobiltà e il clero, legati alla tradizione, esigono ricette personalizzate dai maestri salumieri fondatori dei primi salumifici artigianali. GASTRONOMIA È preferibile affettare il Crudo di Cuneo DOP poco prima di consumarlo e proteggerlo con carta alimentare, perché l’aria e la luce tendono ad asciugarne la superficie provocando la perdita di alcune caratteristiche organolettiche. È ottimo come antipasto o secondo, gustato da solo o accompagnato ad altri salumi e formaggi del luogo. È consigliato anche l’abbinamento con il melone e con i fichi, che ne esaltano il sapore. COMMERCIALIZZAZIONE Il prodotto è immesso in commercio nella tipologia Crudo di Cuneo DOP. È commercializzato intero, a tranci o affettato, sfuso oppure confezionato sottovuoto. NOTA DISTINTIVA Il Crudo di Cuneo DOP si caratterizza per un’ottimale copertura di grasso garantita dal fatto che gli animali sono sostanzialmente stanziali. Gli spostamenti potrebbero infatti causare ammaccature e formazioni di ematomi e venature, che andrebbero a compromettere i requisiti di lavorazione delle cosce. ZONA DI PRODUZIONE La zona di produzione del Crudo di Cuneo DOP comprende la provincia di Cuneo, la provincia di Asti e 54 comuni della provincia di Torino, nella regione Piemonte. I suini utilizzati per la produzione devono essere nati, allevati e macellati nel territorio delle suddette province.


METODO DI PRODUZIONE Il Culatello di Zibello DOP è costituito dai fasci muscolari più pregiati della coscia disossata del suino. La massa muscolare viene salata manualmente a secco. L’operazione di salagione ha una durata che varia da uno a sei giorni. Per l’insaccatura si utilizzano vesciche urinarie suine o budelli naturali suini. Successivamente viene legato a mano con diversi giri di spago. Prima della stagionatura si procede a una ulteriore sgocciolatura per circa una settimana e poi all’asciugatura che può variare da 30 a 60 giorni. La fase di stagionatura del prodotto deve essere condotta in locali ove sia assicurato un sufficiente ricambio di aria e temperatura compresa tra 13 e 17°C, per una durata superiore ai 10 mesi. ASPETTO E SAPORE Il Culatello di Zibello DOP ha una forma a pera e un peso di 3-5 kg. Al taglio la fetta ha un colore rosso uniforme e il grasso compreso tra i diversi fasci muscolari è di colore bianco. Il profumo è intenso e caratteristico, il gusto è dolce e delicato. STORIA Il Culatello di Zibello DOP affonda le sue radici storiche nella memoria della cultura contadina. Si narra che già nel 1332, al banchetto di nozze di Andrea dei Conti Rossi e Giovanna dei Conti Sanvitale, venissero recati in dono agli sposi “apprezzati culatelli”. La prima citazione ufficiale risale al 1735, in un documento del Comune di Parma. In quel secolo il culatello costituiva probabilmente un dono regale: il pegno che i sudditi fedeli facevano ai loro signori. Del resto questo omaggio potrebbe essere carico anche di significato simbolico: uno scambio di “investiture”. Il culatello infatti viene “investito”, ricoperto e strettamente legato nella sua vescica o in budello suino. I primi riferimenti letterari risalgono invece all’Ottocento, ad opera del poeta dialettale parmigiano Giuseppe Callegari, che in una sua novella cita due specialità parmensi fra quelle “ammannite in Paradiso: la bomba di riso e il culatello”, nonché dello scultore Renato Brozzi, il quale scambiava opinioni sul culatello con il grande poeta Gabriele D’Annunzio. GASTRONOMIA Il Culatello di Zibello DOP si conserva spalmando la

parte tagliata con un filo d’olio d’oliva e di burro e poi avvolgendo l’intero salume con un strofinaccio di lino, avendo cura di tenerlo in luogo fresco, ma non in frigorifero. Prima di procedere all’affettatura, occorre toglierlo dal canovaccio e, con l’aiuto di un coltello affilato, eliminare le impurità esterne, quindi affettare sottilmente. Una volta tagliato, è consigliabile consumare il prodotto in tempi brevi, per assaporarne appieno le proprietà organolettiche. Il Culatello di Zibello DOP è ottimo servito con il pane caratteristico della zona e burro, abbinato ad un vino frizzante secco non troppo aromatico. COMMERCIALIZZAZIONE Il prodotto è immesso in commercio nella tipologia Culatello di Zibello DOP. È commercializzato intero, a tranci o affettato al banco. NOTA DISTINTIVA Il Culatello di Zibello DOP è parte del patrimonio gastronomico e culturale della zona di produzione, territorio adagiato lungo il fiume Po, le cui caratteristiche climatiche influenzano in modo determinante la maturazione del prodotto, definendone le inconfondibili proprietà organolettiche.

ZONA DI PRODUZIONE La zona di elaborazione del Culatello di Zibello DOP interessa i comuni di Polesine, Busseto, Zibello, Soragna, Roccabianca, San Secondo Parmense, Sissa e Colorno, in provincia di Parma, nella regione EmiliaRomagna. I suini utilizzati per la produzione del Culatello di Zibello DOP devono provenire rigorosamente da allevamenti situati nelle regioni Lombardia ed Emilia-Romagna.

CULATELLO DI ZIBELLO DOP

DESCRIZIONE DEL PRODOTTO Il Culatello di Zibello DOP è un prodotto di salumeria insaccato crudo e stagionato, imbrigliato in una rete di spago a maglie larghe, ottenuto dalle cosce di suini appartenenti alle razze Large White, Landrace Italiana e Duroc, in purezza o derivate.

Consorzio di Tutela del Culatello di Zibello P.zza Garibaldi 34 - 43010 Zibello (PR) Tel: +39 0524 99131

www.consorziodituteladelculatellodizibello.com info@consorziodituteladelculatellodizibello.com

Istituto Parma Qualità Via Roma, 82 b/c 43013 Langhirano (PR) Tel: +39 0521 864077 Fax: +39 0521 864645 www.parmaqualita.it

Operatori 22 Produzione (kg) 246.000

Fatturato (mln €) 8,05 Superficie (ha) Dati Qualivita - Ismea

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FINOCCHIONA IGP

DESCRIZIONE DEL PRODOTTO La Finocchiona IGP è un prodotto di salumeria preparato con carni suine delle razze tradizionali Large White Italiana, Landrace Italiana e Duroc Italiana, caratterizzato dall’aroma di finocchio, utilizzato nell’impasto in semi e/o fiori. METODO DI LAVORAZIONE I tagli selezionati del suino per la lavorazione della Finocchiona IGP sono: spalla disossata e sgrassata, rifilature di prosciutto, traculo, gole, magro di pancetta e di gola, carne di coppa, pancetta e pancettone. Ai tagli vengono aggiunti sale, pepe macinato, pepe in grani, aglio, semi e/o fiori di finocchio. Le carni suine così preparate vengono ridotte a pezzi e passate al tritacarne per essere poi impastate. Successivamente, l’impasto viene insaccato in budello, naturale o collato e legato con spago o utilizzando reti realizzate con materiali naturali. La pezzatura del salume non deve essere inferiore a 0,5 kg. L’insacco viene quindi sottoposto all’asciugamento - fase durante la quale si verifica il processo di disidratazione più marcato - in ambienti con temperatura compresa tra 12 e 25°C. Segue la stagionatura che viene effettuata a temperature comprese tra gli 11 e i 18°C e una umidità relativa tra il 65 e il 90%, per un periodo che varia, in base al peso, dai 15 ai 45 giorni.

Consorzio di Tutela della Finocchiona Via Carlo del Prete 49/r - 50127 Firenze Tel: +39 055 4221769 www.finocchionaigp.it info@finocchionaigp.it

Istituto Nord Est Qualità Via Rodeano, 71 33038 San Daniele del Friuli (UD) Tel: +39 0432940349 www.ineq.it - info@ineq.it

Operatori Prod. Registrato 2015 Produzione (kg) Prod. Registrato 2015

Fatturato (mln €) Prod. Registrato 2015 Superficie (ha) Dati Qualivita - Ismea

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ASPETTO E SAPORE La Finocchiona IGP ha forma cilindrica e consistenza morbida. Il grasso e il magro, di grana medio-grossa, non presentano confini ben definiti e le particelle di grasso appaiono distribuite in modo da avvolgere le frazioni muscolari, lasciando il prodotto morbido anche dopo una lunga stagionatura. Il colore varia dal rosso carne delle parti magre, al bianco/bianco-rosato delle parti grasse, con possibile evidenza di semi e fiori di finocchio. Il sapore è fresco e appetitoso, mai acido, con l’aroma caratteristico del finocchio e un leggero sentore di aglio. STORIA La Finocchiona IGP è legata indissolubilmente alla Toscana. Le sue origini sono medievali, quando, per sopperire all’uso del più raro e costoso pepe, si pensò di aggiungere all’impasto i semi di finocchio, facilmente reperibili nei campi. Salume conosciuto e apprezzato già nella Toscana del Quattrocento, sia dalla popolazione comune che negli ambienti nobiliari, si ipotizza che anche il Machiavelli ne fosse particolarmente ghiotto. Nell’Ottocento e nel Novecento sono molte le testimonianze storiche sull’uso del termine finocchiona: nel 1875 è citata nel Vocabolario della lingua parlata di Rigutini e Fanfani e nel Dizionario Pirro Giacchi, edito nel 1878. Un ulteriore riconoscimento si riscontra nel Dizionario Enciclopedico Italiano, edito nel 1956 dalla

casa enciclopedica fondata da Giovanni Treccani, dove la finocchiona è definita come “Salume tipico toscano”. GASTRONOMIA La Finocchiona IGP si conserva in luogo fresco o in frigorifero, ricoprendo la superficie di taglio con un panno, per mantenere inalterate le caratteristiche di freschezza e morbidezza dell’impasto. La Finocchiona IGP si abbina al pane “sciocco” toscano, preparato senza sale, che permette di apprezzare appieno l’aroma del finocchio, ma è ottima anche con focacce e con le schiacciate salate, accompagnata da verdure cotte o sottolio e formaggio Pecorino Toscano DOP. Si presta a ottimi abbinamenti con i vini rossi locali, portando al palato freschezza e aromi inconfondibili. COMMERCIALIZZAZIONE Il prodotto è commercializzato nella sola tipologia Finocchiona IGP. È immesso in commercio intero, in varie pezzature a partire da circa 350 g fino ai formati giganti da gastronomia, in tranci o confezionato, sia in piccoli tranci sottovuoto che già affettato in atmosfera protettiva. NOTA DISTINTIVA La Finocchiona IGP si caratterizza per l’inconfondibile e marcato aroma del finocchio utilizzato in semi e/o fiori nell’impasto, da cui deriva appunto il nome “finocchiona”, e per la sapiente lavorazione che conferisce alla fetta una particolare morbidezza. ZONA DI PRODUZIONE La zona di produzione della Finocchiona IGP ricade nell’intero territorio della regione Toscana, isole escluse, area in cui deve essere svolto l’intero ciclo di lavorazione, comprese le operazioni di affettamento e confezionamento.


METODO DI PRODUZIONE La lavorazione è stagionale e si svolge da settembre a maggio compresi. La stagionatura avviene in modo tradizionale, in conche ricavate da blocchi di marmo provenienti dal bacino marmifero dei Canaloni, a Colonnata (Massa Carrara). Ciascuna conca viene preventivamente strofinata all’interno con aglio e quindi riempita con strati alternati di lardo e una miscela costituita da sale marino naturale, pepe nero macinato, rosmarino fresco e aglio fresco sbucciato e spezzettato (a cui possono essere aggiunte anche altre spezie). I recipienti vengono poi chiusi con una lastra di marmo o altro materiale idoneo. Gli ingredienti sono lasciati riposare per un periodo minimo di sei mesi, all’interno di locali poco areati, nei quali l’umidità dipende solo da fattori naturali. Durante questa fase deve essere verificata la consistenza della cosidetta “salamora”, che è il liquido rilasciato dal lardo in seguito al prolungato contatto con il sale. ASPETTO E SAPORE Il Lardo di Colonnata IGP è di forma variabile, indicativamente rettangolare con uno spessore di circa 3 cm; la parte inferiore è coperta dalla cotenna, quella superiore da sale, erbe e spezie. L’interno può presentare una venatura di magro. La consistenza è omogenea e morbida; il colore è bianco, leggermente rosato o vagamente brunito. Il profumo è ricco di aromi; il sapore è delicato e fresco, arricchito dalle erbe aromatiche e dalle spezie che lo ricoprono. STORIA Le origini del Lardo di Colonnata IGP risalgono probabilmente all’epoca romana. Non esiste tuttavia per questo prodotto una storia chiaramente documentata, ma solo ipotesi e leggende. Secondo una di queste, Michelangelo, quando saliva a Colonnata per scegliere di persona i blocchi di marmo statuario, faceva incetta di lardo. Tuttavia, esistono diversi elementi che ne comprovano l’origine: riferimenti religiosi o culturali, come lo svolgimento di una tradizionale sagra del lardo; riferimenti gastronomici, quali le numerose attestazioni nel tempo della bontà del prodotto; riferimenti sociali ed economici, quali la presenza di produttori che da anni effettuano questo tipo di produzione con metodi tradizionali. GASTRONOMIA Il Lardo di Colonnata IGP va riposto in cantina o in un

luogo fresco. In alternativa, è possibile conservarlo in frigorifero. Dopo il taglio, è buona abitudine ripiegare la “lingua” della cotenna avanzata sul corpo del lardo e lasciare il pezzo di lardo ricoperto dal suo sale; quindi si può avvolgere in un panno leggermente inumidito. L’ideale è consumare il Lardo di Colonnata IGP al naturale, tagliato a fette sottili, in abbinamento a pane abbrustolito, oppure come piatto a sé o con abbinamenti anche inusuali, ad esempio con i crostacei. Ottimo se accompagnato a vini strutturati, come la Vernaccia di San Gimignano DOP. COMMERCIALIZZAZIONE Il prodotto è immesso in commercio nella tipologia Lardo di Colonnata IGP. È commercializzato in tranci, affettato o macinato e può essere confezionato sottovuoto o in altri idonei imballaggi. NOTA DISTINTIVA Il territorio di produzione del Lardo di Colonnata IGP è caratterizzato da un’accentuata umidità, da miti temperature estive e limitate escursioni termiche giornaliere e annuali che, nell’insieme, generano un microclima esclusivo, particolarmente adatto alla lavorazione e conservazione naturale del prodotto.

ZONA DI PRODUZIONE La zona di produzione del Lardo di Colonnata IGP è rappresentata da Colonnata, frazione del comune di Carrara, in provincia di Massa Carrara, nella regione Toscana. Gli allevamenti dei suini destinati alla produzione devono essere situati nelle regioni Toscana, EmiliaRomagna, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Umbria, Marche, Lazio e Molise.

LARDO DI COLONNATA IGP

DESCRIZIONE DEL PRODOTTO Il Lardo di Colonnata IGP è un prodotto di salumeria ottenuto dal grasso del dorso di suini selezionati, salato e fatto maturare all’interno di conche di marmo.

Associazione di Tutela del Lardo di Colonnata Via Palestro, 3 - 54030 Carrara (MS) Tel: +39 0585 768069 Fax: +39 0585 768069 asstutlardocolonnata@tiscali.it

Agroqualità S.P.A. V.le Cesare Pavese, 305 - 00144 Roma Tel: +39 06 54228675 Fax: +39 06 54228692 www.agroqualita.it agroqualita@agroqualita.it

Operatori 18 Produzione (kg) 127.010

Fatturato (mln €) 2,10 Superficie (ha) Dati Qualivita - Ismea

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MORTADELLA BOLOGNA IGP Consorzio Mortadella Bologna Milanofiori - Strada 4 , pal. Q8 20089 Rozzano (MI) Tel: +39 02 8925901 www.mortadellabologna.com infom@mortadellabologna.com

Istituto Nord Est Qualità Via Rodeano, 71 33038 San Daniele del Friuli (UD) Tel: +39 0432940349 www.ineq.it - info@ineq.it

Operatori 62 Produzione (kg) 33.272.628

Fatturato (mln €) 230,37 Superficie (ha) Dati Qualivita - Ismea

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DESCRIZIONE DEL PRODOTTO La Mortadella Bologna IGP è un prodotto di salumeria appartenente alla categoria degli insaccati cotti, preparato con una miscela di carni di suino.

fabbricazione e l’applicazione dei previsti sigilli di garanzia erano di competenza della Corporazione dei Salaroli, una della più antiche di Bologna, che già nel 1376 aveva per stemma un mortaio con pestello.

METODO DI PRODUZIONE La prima fase della lavorazione consiste nella selezione delle carni di suino provenienti dalla muscolatura striata e del grasso di alta qualità; quest’ultimo, ricavato principalmente dal grasso di gola, costituisce i cosiddetti “lardelli”. Le componenti carnee, dopo la sgrossatura, vengono opportunamente triturate negli impianti di triturazione. Per la preparazione dei lardelli, il grasso è cubettato, scaldato, lavato in acqua e sgocciolato. Dopo l’impastatura in macchine sottovuoto, il prodotto viene insaccato e legato in involucri naturali o sintetici. La fase più delicata è quella della cottura, che avviene in stufe ad aria secca, fino al raggiungimento di una temperatura minima, a cuore del prodotto, di 70°C. Subito dopo si procede rapidamente con il raffreddamento fino a quando la temperatura all’interno del prodotto scenda al di sotto di 10°C.

GASTRONOMIA La Mortadella Bologna IGP va conservata in luoghi freschi, con il giusto livello di umidità, per mantenerne intatto il livello qualitativo. Una volta avviata, è preferibile ricoprire il taglio con pellicola alimentare trasparente che assicuri il mantenimento delle caratteristiche migliori del prodotto. Se affettata va consumata entro pochi giorni. Si può tagliare a fettine sottili o a cubetti. Ottima con il pane tradizionale caldo, come condimento per le paste e per le torte salate oppure come ingrediente per le insalate.

ASPETTO E SAPORE La Mortadella Bologna IGP ha una forma cilindrica o ovale. Il colore è rosa e il profumo leggermente speziato e intenso, caratteristiche che la rendono unica tra i prodotti della salumeria. Al taglio la superficie è vellutata, la fetta deve presentare quadrettature biancoperlacee di tessuto adiposo, il gusto è delicato, senza tracce di affumicatura.

NOTA DISTINTIVA Il sapore della Mortadella Bologna IGP, pieno ed equilibrato, è dovuto all’utilizzo dei tagli nobili del suino, anche per quanto riguarda la parte grassa: viene infatti scelto solo il grasso di gola, il più pregiato tra i tessuti adiposi, che conferisce al prodotto maggiore dolcezza.

STORIA Le origini della Mortadella Bologna IGP risalgono probabilmente all’epoca etrusca, ipotesi sostanziata dalla presenza di altre tipologie di mortadella, pur con caratteristiche diverse, nei territori un tempo abitati dagli etruschi. La denominazione potrebbe derivare dai termini latini murtatum, ovvero carne tritata nel mortaio, o myrtatum, cioè insaccato di carne condita con bacche di mirto. A sostegno dell’origine latina del nome si può citare una stele di epoca romana imperiale conservata nel Museo Archeologico di Bologna, nella quale sono raffigurati da una parte sette maialetti condotti al pascolo e dall’altra un mortaio con pestello. Del legame con la città di Bologna si trova testimonianza già nel Quattrocento, quando i Visconti di Milano offrivano volentieri ogni anno un bue grasso alla città, per averne in cambio fragranti mortadelle. Bologna d’altro canto si faceva garante della qualità di questo prodotto e, nel 1661, il Cardinale Farnese emise un bando che codificava la produzione della mortadella fornendo uno dei primi esempi di disciplinare simile a quelli attuali dei marchi DOP e IGP. La

ZONA DI PRODUZIONE La zona di produzione e di elaborazione della Mortadella Bologna IGP comprende le regioni Emilia-Romagna, Piemonte, Lombardia, Veneto, Toscana, Marche, Lazio e la provincia di Trento, nella regione Trentino-Alto Adige.

COMMERCIALIZZAZIONE Il prodotto è immesso in commercio nella tipologia Mortadella Bologna IGP. È commercializzato sfuso, confezionato sottovuoto, in atmosfera modificata, intero, a tranci o affettato.


METODO DI PRODUZIONE La pancetta con cotenna, di peso variabile da 3 a 4 kg, viene tagliata a forma rettangolare e deve avere uno spessore compreso tra 3 e 6 cm. Si prosegue con la salagione, che avviene a secco e ha una durata variabile di 4-11 giorni. Viene poi lavata con acqua e bagnata con aceto di vino. La parte superficiale può essere ricoperta con polvere di peperoncino, per la cosiddetta “impepatura”. Si fa quindi stagionare per un periodo non inferiore a 30 giorni, in locali con umidità relativa e temperatura controllata. Nei casi in cui non venga commercializzato intero, il prodotto viene porzionato o affettato. Tali operazioni devono avvenire esclusivamente nella zona di produzione. ASPETTO E SAPORE La Pancetta di Calabria DOP, con la cotenna, ha uno spessore compreso tra i 3 e i 5 cm. Esternamente può essere caratterizzata da un colore rosso marcato, dovuto alla polvere di peperoncino. Al taglio si presenta di colore roseo, con striature sottili alternate di magro e di grasso. Il profumo è intenso, naturale, con buona sapidità. STORIA Le origini della produzione di salumi in Calabria risalgono con tutta probabilità ai tempi della colonizzazione greca delle coste ioniche. Le prime documentazioni certe riguardanti la lavorazione delle carni suine si riscontrano in un testo del 1691, Della Calabria Illustrata, nel quale Padre Giovanni Fiore da Cropani, cita tra le carni salate, quelle trasformate “in Lardi, in Salsicci, in Suppressate, e somiglianti”. Al decennio francese, 1806-1815, risale invece la Statistica Murattiana nella quale viene documentata la “preferenza delle carni porcine salate, che si lavorano in entrambe le Calabrie. Il sale e ’l pepe formano generalmente presso il popolo i preparativi alla corruzione di questo intingolo ricercato”. Nella terza sezione dedicata a “sussistenza e conservazione delle popolazioni” si indica che “la carne porcina è la sola che si sala in ciascheduno circondario”. La Calabria è rimasta nel tempo una delle poche regioni dove la cultura della lavorazione del maiale è ancora profondamente radicata. GASTRONOMIA Per una conservazione ideale la Pancetta di Calabria

DOP va mantenuta in luoghi freschi e asciutti. Questo salume può essere consumato crudo a fette sottili, oppure cotto. Nella tradizione gastronomica calabrese, viene spesso accompagnato al classico pane salato locale cotto nel forno a legna. La Pancetta di Calabria DOP risulta molto apprezzata in molteplici ricette della tradizione regionale o nazionale: trova infatti ampio utilizzo nella preparazione dei soffritti per piatti di pasta classici quali la pasta all’amatriciana e la carbonara, oppure con le fave fresche, con legumi cotti e con la polenta, o ancora come ingrediente di alcuni piatti tipici regionali. COMMERCIALIZZAZIONE Il prodotto è immesso in commercio nella tipologia Pancetta di Calabria DOP. È commercializzato intero, a tranci o affettato, confezionato sottovuoto o in atmosfera modificata. NOTA DISTINTIVA Il clima del territorio di produzione della Pancetta di Calabria DOP contribuisce in modo determinante a definire le qualità organolettiche del prodotto: i venti caldi disseccanti permettono infatti la graduale stagionatura delle carni anche durante la stagione estiva.

ZONA DI PRODUZIONE La zona di produzione della Pancetta di Calabria DOP ricade nell’intero territorio della regione Calabria. I suini utilizzati per la produzione devono essere nati nelle regioni Calabria, Basilicata, Sicilia, Puglia e Campania e allevati nella regione Calabria dall’età massima di quattro mesi, quindi macellati e lavorati in Calabria.

PANCETTA DI CALABRIA DOP

DESCRIZIONE DEL PRODOTTO La Pancetta di Calabria DOP è un prodotto di salumeria, salato e stagionato, ottenuto dal sottocostato inferiore di suini appartenenti alle razze tradizionali di taglia grande quali la Calabrese o la Large White e la Landrace Italiana.

Consorzio di Tutela dei Salumi di Calabria DOP Via Roberta Lanzino, 33 87100 Cosenza Tel: +39 0984 31777 www.consorziosalumidicalabriadop.it

Agroqualità S.P.A. V.le Cesare Pavese, 305 - 00144 Roma Tel: +39 06 54228675 Fax: +39 06 54228692 www.agroqualita.it agroqualita@agroqualita.it

Operatori 35 Produzione (kg) 14.140

Fatturato (mln €) 0,09 Superficie (ha) Dati Qualivita - Ismea

47


PANCETTA PIACENTINA DOP Consorzio Salumi DOP Piacentini Via C. Colombo, 35 - 29122 Piacenza Tel: +39 0523 591260 www.salumitipicipiacentini.it info@salumidoppiacentini.it

E.CE.P.A. Ente Certificazione Prodotti Agroalimentari Strada dell’Anselma, 5 29122 Piacenza Tel: +39 0523 609662 www.ecepa.it

Operatori ND Produzione (kg) 694.152

Fatturato (mln €) 4,85 Superficie (ha) Dati Qualivita - Ismea

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DESCRIZIONE DEL PRODOTTO La Pancetta Piacentina DOP è un prodotto di salumeria ottenuto dal cosiddetto “pancettone”, il taglio grasso del suino. La carne proviene da animali appartenenti alle razze Large White e Landrace Italiana, Duroc o altre razze compatibili con il suino pesante italiano. METODO DI PRODUZIONE Dopo aver selezionato il cosiddetto “pancettone”, il pezzo viene squadrato, rifilato e fatto sostare in cella frigorifera fino al momento della salatura. La salagione avviene a secco, manualmente, utilizzando una miscela di sale, pepe e spezie. Il prodotto salato viene riposto in frigorifero per un periodo minimo di 10 giorni. Dopo la raschiatura, le pancette vengono arrotolate e legate, aggiungendo budello naturale di suino alle estremità scoperte della cotenna o sulla cucitura laterale, con eventuale aggiunta di carne magra di suino. Si passa quindi prima all’asciugatura e poi alla stagionatura, che si protrae per un periodo non inferiore ai quattro mesi dalla data di salatura, in ambienti a temperatura compresa tra 10 e 18°C e umidità del 70-90%. Tutta la lavorazione ha luogo in località situate sotto i 900 m di altitudine. ASPETTO E SAPORE La Pancetta Piacentina DOP ha forma cilindrica e peso da 4 a 8 kg. Al taglio, la fetta si presenta di colore rosso vivo nelle parti magre e bianco nelle parti grasse. La carne ha un profumo gradevole e dolce. Al palato la fetta è morbida, con tendenza a sciogliersi grazie alla presenza delle parti grasse, le quali determinano anche il sapore delicato e spiccatamente dolce, non privo di quella sapidità che rende il prodotto particolarmente appetitoso. STORIA Le prime tracce degli allevamenti di maiali nella zona di produzione della Pancetta Piacentina DOP si possono far risalire ad un millennio prima dell’era cristiana. In seguito, si ritrovano testimonianze nella civiltà romana, attraverso reperti archeologici come un ciondolo-amuleto bronzeo, raffigurante un piccolo maiale. Questo animale è presente anche all’interno dell’Abbazia di San Colombano a Bobbio, in Val Trebbia (Piacenza), dove un mosaico del XII secolo rappresenta il “sacro” rito della macellazione del maiale. All’inizio del XV secolo, i negozianti di Milano e della Lombardia già distinguevano i salumi piacentini da quelli provenienti da altre località della pianura padana qualificandoli come “roba de Piasenza”. Successivamente, nei primi decenni del Settecento, i salumi piacentini riuscirono a farsi apprezzare anche negli ambienti elitari di Francia e Spagna, per merito dell’abile diplomatico piacentino

Cardinale Giulio Alberoni. A partire dal secolo scorso, la lavorazione locale delle carni comincia ad assumere una connotazione semindustriale, ma nonostante il trascorrere del tempo ed i progressi della tecnologia, le aziende continuano a produrre con metodi tradizionali, legati alle usanze tramandate di generazione in generazione. GASTRONOMIA Per conservare al meglio la Pancetta Piacentina DOP si consiglia di mantenerla in frigorifero dopo aver lavato accuratamente la cotenna e averla avvolta in un canovaccio leggermente inumidito. Viene consumata tradizionalmente cruda, come antipasto, in abbinamento ad altri salumi oppure con fave e pecorino. È ottima anche cotta, come ingrediente di squisite ricette della gastronomia italiana. COMMERCIALIZZAZIONE Il prodotto è immesso in commercio nella tipologia Pancetta Piacentina DOP. È commercializzato sfuso, confezionato sottovuoto o in atmosfera modificata, intero, a tranci o affettato. NOTA DISTINTIVA La Pancetta Piacentina DOP, a differenza delle altre pancette, è arrotolata, caratteristica evidente nella fetta che risulta composta da un’alternanza di strati circolari. ZONA DI PRODUZIONE La zona di produzione della Pancetta Piacentina DOP comprende l’intero territorio della provincia di Piacenza, nella regione Emilia-Romagna. I suini utilizzati per la lavorazione devono essere nati, allevati e macellati nel territorio delle regioni Lombardia ed Emilia-Romagna.


METODO DI PRODUZIONE Le carcasse vengono disossate manualmente e viene effettuata anche l’asportazione della carne in eccesso, poi utilizzata per salumi e altri tagli. Successivamente si procede alla salatura con sale marino; seguono le fasi di riposo e di massaggio manuale per eliminare l’eventuale sale che non è stato assorbito dalla carne. Si procede quindi alla speziatura con aglio, rosmarino e pepe nero, in polvere o macinato grossolanamente. Prima della cottura la porchetta viene legata con uno spago in modo da mantenere la compattezza originaria ed è poi fissata a un tubo alimentare o di acciaio inox in modo che il calore si propaghi anche all’interno. La cottura dura dalle tre alle sei ore, ad una temperatura compresa fra 160 e 280°C. Dopo essere stata sfornata viene posta nei locali di raffreddamento a una temperatura compresa tra i 10 e i 30°C (per 5-15 ore) per eliminare il grasso e i liquidi in eccesso e conferire la giusta consistenza alla crosta, il colore tipico alla carne e una maggiore conservabilità al prodotto. ASPETTO E SAPORE La Porchetta di Ariccia IGP, di forma cilindrica, è caratterizzata da una crosta croccante di colore marrone, di consistenza più morbida nella parte inferiore, cioè la zona del sottopancia. La carne è di colore bianco-rosa inframmezzata dal marrone delle spezie. Al gusto si presenta molto saporita grazie alla presenza di rosmarino, aglio e pepe nero. La Porchetta di Ariccia IGP Intera ha un peso finale di 27-45 kg, mentre il Tronchetto pesa 7-13 kg. STORIA La porchetta di Ariccia vanta una tradizione millenaria, presumibilmente risalente ad epoche pre-romaniche e alla popolazione dei Latini. Infatti, non solo si attribuisce ad Ariccia l’usanza di offrire le carni suine in sacrificio agli dei, ma si ritiene anche che, grazie alla presenza della nobiltà romana — che era solita trasferirsi ad Ariccia per la stagione estiva o per organizzare battute di caccia — si sia potuta sviluppare quella maestranza artigiana nel preparare la porchetta che continua a tramandarsi nelle famiglie ariccine di padre in figlio. La prima “Sagra della Porchetta di Ariccia” è stata organizzata nel 1950. Da allora ogni

anno ad Ariccia si svolge questa manifestazione suggestiva e caratteristica dove il prodotto viene offerto su banchi addobbati a festa da venditori vestiti con gli abiti tradizionali. Testimonianza di ciò è l’Estratto dal Registro degli atti della Giunta Comunale, del 14 settembre 1962, relativo al contributo per la festa della Patrona S. Apollonia e della Sagra della Porchetta, trovato negli archivi del Comune di Ariccia. GASTRONOMIA Per gustare al meglio la Porchetta di Ariccia IGP è consigliato consumarla fresca, appena acquistata. In caso contrario è importante riporla in frigorifero a temperatura compresa tra 2 e 6°C. Nella tradizione romana di solito viene servita come aperitivo in cubetti oppure come secondo piatto, tagliata a fette e servita fredda. Si presta anche per essere consumata fuori pasto, ad esempio come farcitura di un saporito panino. COMMERCIALIZZAZIONE Il prodotto è immesso in commercio come Porchetta di Ariccia IGP, nelle tipologie Intera e Tronchetto. Viene commercializzato intero, in tranci oppure affettato, all’interno di confezioni per alimenti così come confezionato sottovuoto oppure in atmosfera modificata. NOTA DISTINTIVA Una delle caratteristiche distintive della Porchetta di Ariccia IGP è la croccantezza della crosta che rimane inalterata anche dopo svariati giorni dalla cottura, impedendo al prodotto di seccarsi internamente. ZONA DI PRODUZIONE La zona di produzione della Porchetta di Ariccia IGP comprende il comune di Ariccia, in provincia di Roma, nella regione Lazio.

PORCHETTA DI ARICCIA IGP

DESCRIZIONE DEL PRODOTTO La Porchetta di Ariccia IGP si riferisce al prodotto ottenuto dalla lavorazione del suino intero oppure solo della sua parte centrale (tronchetto), che viene cotto e condito. I suini, appartenenti alle razze Landrace, Large White, Pietrain e relativi ibridi, devono essere di sesso femminile.

Associazione per la Promozione della Porchetta di Ariccia IGP Via Diana Aricinia 00040 Ariccia (RM) Tel: +39 06 93492073

Agroqualità S.P.A. V.le Cesare Pavese, 305 - 00144 Roma Tel: +39 06 54228675 Fax: +39 06 54228692 www.agroqualita.it agroqualita@agroqualita.it

Operatori 17 Produzione (kg) 1.186.020

Fatturato (mln €) ND Superficie (ha) Dati Qualivita - Ismea

49


PROSCIUTTO AMATRICIANO IGP Ass. per la Prom. del Riconoscimento I.G.P. del Prosciutto Amatriciano Via Salaria Nuova Km. 141,900 02011 Accumoli (RI) m.canonico@sano-salumi.it

3A PTA dell’Umbria Soc. Cons. A R. L. Fraz. Pantalla - 06059 Todi (PG) Tel: +39 075 89571 www.parco3a.org segreteria.generale@parco3a.org

Operatori 12 Produzione (kg) 188.900

Fatturato (mln €) ND Superficie (ha) Dati Qualivita - Ismea

50

DESCRIZIONE DEL PRODOTTO Il Prosciutto Amatriciano IGP è un prodotto di salumeria ottenuto dalla lavorazione delle cosce di suini, allevati e macellati in Italia, appartenenti alle razze tradizionali di base, Large White e Landrace, in purezza o derivate, alla razza Duroc ovvero ad altre razze compatibili con il Libro Genealogico Italiano. METODO DI PRODUZIONE La lavorazione inizia con l’asportazione del grasso e della cotenna, operazione che dona al prodotto la classica forma a “pera”. La salagione è suddivisa in due fasi. Nella prima, le cosce vengono massaggiate, poi sfregate con sale marino sulla cotenna, salate mediante aspersione con cloruro di sodio. La rifinitura avviene sempre manualmente ricoprendo con il sale la zona del pallino. Le cosce salate vengono trasferite in un’apposita cella dove rimangono per un periodo variabile tra quattro e sei giorni. Trascorso tale periodo, le cosce sono sottoposte alla seconda fase di salagione, detta “ripasso”, dove il sale residuale viene asportato dalla superficie; vengono ripetuti con le stesse modalità il massaggio, la sfregatura e l’aspersione del sale. Sono poi nuovamente riposte in cella per un periodo variabile di 8-14 giorni a decorrere dall’inizio della seconda salatura. Terminata la fase di riposo, le cosce vengono quindi lavate e asciugate per poi essere sottoposte a sugnatura, procedimento che consiste nella distribuzione sulla porzione scoperta del prosciutto di un impasto di sugna, lardo, strutto, farina di cereali e spezie. Il prosciutto viene quindi avviato alla stagionatura per un periodo di almeno 12 mesi dalla prima salatura. ASPETTO E SAPORE Il Prosciutto Amatriciano IGP al taglio si presenta di colore variabile dal roseo al rosso vivo, inframmezzato dal bianco puro del grasso di marezzatura. Il sapore è sapido ma non salato; il profumo intenso risulta dolce e gradevole. STORIA Le origini della produzione del Prosciutto Amatriciano IGP risalgono al Medioevo, quando questo prodotto, dall’elevato valore commerciale, veniva utilizzato sia come merce di scambio che come forma di pagamento per le tasse dovute ai feudatari. Nel 1811, nella Statistica del Regno di Napoli, di Gioacchino Murat si fa menzione dell’esistenza di una avviata industria suinicola nella zona di produzione che esportava prosciutti nelle vicine province, fino alla città di Napoli. La reputazione del prodotto prosegue anche nel Novecento e se ne parla ancora in un testo di Cesare De Berardinis del 1932, in cui la preparazione di questo prelibato

prosciutto si attribuisce alla lavorazione esperta delle donne di Amatrice. GASTRONOMIA Il Prosciutto Amatriciano IGP deve essere conservato in ambienti freschi e asciutti. Una volta disossato e affettato se ne consiglia la conservazione per periodi brevi; il prodotto sottovuoto può essere conservato più a lungo a temperatura compresa tra -4 e 0°C.Il taglio può essere eseguito tanto a mano, con coltello, quanto a macchina, a seconda dei gusti. Nel primo caso si consiglia sempre di non superare il millimetro di spessore per non alterare il gusto del prodotto. Il Prosciutto Amatriciano IGP è ottimo come antipasto o come contorno, da gustare da solo o abbinato con altri salumi tipici e formaggi locali. Si abbina bene con vini bianchi secchi e corposi. COMMERCIALIZZAZIONE Il prodotto è immesso in commercio nella tipologia Prosciutto Amatriciano IGP. È commercializzato intero, con osso o disossato, o affettato all’interno di confezioni sottovuoto o in atmosfera modificata. NOTA DISTINTIVA Il Prosciutto Amatriciano IGP vanta una qualità specifica che deriva dalla tradizionale tecnica di rifilatura, eseguita particolarmente alta sulla coscia fresca. Tale operazione, che distingue questo prodotto dagli altri prosciutti stagionati meno coperti, si affida alla secolare esperienza maturata dai produttori. ZONA DI PRODUZIONE La zona di produzione del Prosciutto Amatriciano IGP comprende il territorio amministrativo di 22 comuni della provincia di Rieti, nella regione Lazio, tutti situati al di sotto dei 1.200 metri s.l.m.


METODO DI PRODUZIONE Dopo la macellazione, le cosce vengono isolate dalla carcassa e sottoposte a refrigerazione per 24 ore, prima della rifilatura tramite “taglio corto classico”. Le carni subiscono una prima fase di salagione che dura sette giorni, al termine della quale viene eliminato il sale in eccesso e si procede alla seconda salagione, che si protrae per non oltre 11 giorni. Dopo un periodo di riposo, le cosce vengono lavate, asciugate, e private del grasso in eccesso. Quindi avviene la prestagionatura in condizioni ambientali controllate. Caratteristica di questa fase è la tradizionale legatura, mediante corda passata “a strozzo” nella parte superiore del gambo. La superficie non coperta dalla cotenna viene protetta con un composto, applicato a mano, costituito da strutto, farina e aromi naturali. I prosciutti vengono successivamente trasferiti in appositi locali di stagionatura, caratterizzati da temperature comprese tra 5 e 20°C. Il periodo della stagionatura, dalla salagione alla commercializzazione, dura non meno di 13 mesi. ASPETTO E SAPORE Il Prosciutto di Carpegna DOP ha forma tondeggiante (cosiddetto “addobbo”), tendente al piatto, con peso non inferiore a 8 kg. Al taglio il colore è tendenzialmente rosa salmonato con giusta quantità di grasso solido, di colore bianco rosato. Il gusto è caratteristico, delicato, dolce e fragrante. STORIA La tradizione dell’allevamento dei suini allo stato brado nel territorio di Carpegna risale al XV secolo. Il primo documento storico circa l’usanza di salare carni e prosciutti è l’atto con cui nel 1407 il conte Guidantonio di Urbino ordinò che tutti i lunedì si facesse mercato nel confinante paese di Montecerignone, vietando altresì di vendere altrove “porci e carni salate”. Le prime testimonianze specifiche sulla produzione di prosciutti in quest’area geografica risalgono al periodo in cui Carpegna era un vicus del vicino municipio romano di Pitinum Pisaurense. GASTRONOMIA Il Prosciutto di Carpegna DOP disossato si conserva a una temperatura di 7-10°C, mentre quello con l’osso a 15-20°C. È preferibile affettare il prodotto poco prima

di consumarlo, evitando di eliminarne il grasso che ne esalta le caratteristiche organolettiche e proteggerlo con carta alimentare, perché l’aria e la luce tendono ad asciugarne la superficie provocando la perdita di alcune peculiarità. Se tagliato con il coltello, lo spessore della fetta non dovrebbe superare il millimetro. È ottimo come ingrediente nella preparazione di piatti come il “risotto al Prosciutto di Carpegna DOP”, le crespelle con prosciutto e ricotta, gli involtini al vino bianco e i saltimbocca alla romana. Si abbina bene con vini bianchi secchi, corposi, morbidi.

PROSCIUTTO DI CARPEGNA DOP

DESCRIZIONE DEL PRODOTTO Il Prosciutto di Carpegna DOP è un prodotto di salumeria, crudo e stagionato, ottenuto dalla lavorazione delle cosce fresche di suini, di razza Large White Italiana, Landrace Italiana e Duroc Italiana o di altre razze o ibridi compatibili con il suino pesante italiano.

COMMERCIALIZZAZIONE Il prodotto è immesso in commercio nella tipologia Prosciutto di Carpegna DOP. È commercializzato intero, disossato pressato o disossato “all’addobbo”, a tranci e affettato, sfuso o confezionato sottovuoto oppure in atmosfera modificata. NOTA DISTINTIVA Trascorsi 400 giorni dall’inizio della lavorazione, il Prosciutto di Carpegna DOP stagionato viene sottoposto ad analisi mediante la tecnica della “puntatura” in cui viene testato da tecnici esperti in cinque precisi punti con un ago di osso di cavallo che, essendo molto poroso, trattiene per qualche secondo gli aromi della carne.

ZONA DI PRODUZIONE La zona di produzione del Prosciutto di Carpegna DOP interessa il comune di Carpegna, in provincia di Pesaro-Urbino, nella regione Marche. I suini utilizzati per la produzione devono essere nati, allevati e macellati esclusivamente nel territorio delle regioni Marche, Lombardia ed Emilia-Romagna.

Consorzio Prosciutto di Carpegna c/o Carpegna Prosciutti Via Petricci, 2 - 61021 Carpegna (PU) Tel: +39 0722 77521 www.carpegna.com info@carpegna.com

Istituto Nord Est Qualità Via Rodeano, 71 33038 San Daniele del Friuli (UD) Tel: +39 0432940349 www.ineq.it - info@ineq.it

Operatori 1 Produzione (kg) 597.571

Fatturato (mln €) 5,28 Superficie (ha) Dati Qualivita - Ismea

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PROSCIUTTO DI MODENA DOP Consorzio del Prosciutto di Modena Viale Virgilio, 55 - 41123 Modena (MO) Tel: +39 059 208661 Fax: +39 059 208660 www.consorzioprosciuttomodena.it consorzioprosciuttomodena@mo.camcom.it

Istituto Parma Qualità Via Roma, 82 b/c 43013 Langhirano (PR) Tel: +39 0521 864077 Fax: +39 0521 864645 www.parmaqualita.it

Operatori 10 Produzione (kg) 529.000

Fatturato (mln €) 5,21 Superficie (ha) Dati Qualivita - Ismea

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DESCRIZIONE DEL PRODOTTO Il Prosciutto di Modena DOP è un prodotto di salumeria, stagionato, ottenuto dalla lavorazione delle cosce fresche di suini pesanti nati e allevati in Italia, appartenenti alle razze tradizionali di base, Large White e Landrace, o ibridi di altre razze iscritte nel Libro Genealogico Italiano. METODO DI PRODUZIONE Subito dopo la macellazione, le cosce fresche vengono sottoposte a refrigerazione fino al raggiungimento di una temperatura delle carni attorno agli 0°C. Per fare acquisire al prosciutto la sua caratteristica forma “a pera” si prosegue con l’eliminazione dell’eccesso di grasso di copertura e di parte delle cotenne tramite rifilatura. Le operazioni di salagione sono ripetute due volte (primo e secondo sale); dopodiché i prosciutti vengono messi a riposo per almeno 60 giorni in apposite stanze a temperatura e umidità controllata. In questo modo il sale viene assorbito dalla carne in maniera omogenea e uniforme. Dopo la fase di riposo, le cosce vengono lavate e asciugate per essere poi avviate alla stagionatura, che si protrae fino a 14 mesi dall’inizio della lavorazione. In questo periodo viene effettuata la sugnatura o stuccatura, che consiste nel rivestire la porzione scoperta del prosciutto con un impasto di grasso di maiale, sale, spezie e farina di riso. ASPETTO E SAPORE Il Prosciutto di Modena DOP ha un peso, a fine stagionatura, di norma compreso tra 8 e 10 kg. Al taglio si presenta di colore rosso vivo. Il sapore è sapido ma non salato, con un profumo gradevole, dolce e intenso. STORIA Le origini del Prosciutto di Modena DOP sono ascrivibili probabilmente all’età del bronzo. Infatti, pare inconfutabile che sulle sponde del Panaro, l’allevamento del maiale come animale domestico sia cominciato prima che in ogni altra zona dell’Emilia-Romagna. L’introduzione della pratica di conservare le carni salate è attribuibile invece ai Celti e successivamente ai Romani. Con l’esperienza si affermò anche la pratica di asciugare le carni esponendole all’aria per migliorarne il mantenimento e la qualità; il nome “prosciutto” infatti pare derivare dal latino prae exustus che significa “ben asciutto”. In epoche più recenti, tra le carte della Camera Ducale Estense, si può trovare conservato un elenco di rifornimenti della cucina del cardinale Rinaldo (1670) in cui compare la distinzione tra prosciutto di montagna e prosciutto nostrano. A conferma del suo pregio, il prosciutto non consumato non veniva scartato, ma riutilizzato con ricette tramandate fino a noi, come i famosi tortellini.

GASTRONOMIA Il Prosciutto di Modena DOP deve essere conservato in ambienti freschi e asciutti. Se disossato e porzionato se ne consiglia la conservazione in frigorifero. L’ideale è tagliarlo a fettine sottili, poco prima di portarlo a tavola. Esprime appieno il proprio sapore accompagnato da pane, grissini o, nella tradizione modenese, dalla classica crescentina o tigella, in abbinamento ad altri salumi e formaggi molli. È ottimo abbinato al classico melone, ma anche a kiwi o fichi. Il Prosciutto di Modena DOP compare anche in numerose pietanze: nel ripieno delle paste fresche tradizionali o per insaporire le carni bianche. Si accosta bene a vini sia bianchi che rossi di media struttura. COMMERCIALIZZAZIONE Il prodotto è immesso in commercio nella tipologia Prosciutto di Modena DOP. È commercializzato intero, con osso o senza, oppure in tranci e affettato al banco taglio delle gastronomie o confezionato sottovuoto o in atmosfera modificata. NOTA DISTINTIVA Il Prosciutto di Modena DOP deve le sue caratteristiche all’elevata qualità delle carni e alle eccezionali condizioni microclimatiche della zona di produzione: prevalentemente collinare, con scarsa piovosità e brezze costanti. ZONA DI PRODUZIONE La zona di produzione del Prosciutto di Modena DOP comprende il territorio collinare di 34 comuni delle province di Modena, Bologna e Reggio Emilia, nella regione Emilia-Romagna. I suini destinati alla produzione devono essere allevati e macellati esclusivamente nelle seguenti regioni: Emilia-Romagna, Veneto, Lombardia, Piemonte, Marche, Umbria, Toscana, Lazio, Abruzzo e Molise.


METODO DI PRODUZIONE Dopo la macellazione, le cosce sono sottoposte a refrigerazione per 24 ore, prima di essere opportunamente rifilate procedendo a “squadro”. La salagione viene eseguita in due tempi, utilizzando sale marino di grana media; dopodiché le cosce vengono dissalate e poste a riposare per un periodo di due mesi e mezzo. Prima di passare alla fase di stagionatura, si procede al lavaggio, all’asciugatura e alla sugnatura che consiste nel rivestire la superficie della polpa e delle screpolature con la sugna impastata con la farina di riso. La fase di stagionatura avviene in locali appositamente attrezzati per consentire un adeguato ricambio dell’aria. Il periodo di stagionatura, dalla salagione alla commercializzazione, non può essere inferiore a 12 mesi e per le cosce più grandi si protrae fino a 18 mesi. Al termine della stagionatura, sui prosciutti ritenuti idonei, si appone il marchio a fuoco con la dicitura “Prosciutto di Norcia”. ASPETTO E SAPORE Il Prosciutto di Norcia IGP ha la caratteristica forma tondeggiante a pera ed è privo del piedino. Il peso è di norma non inferiore a 8,5 kg. La fetta si presenta di colore dal rosato al rosso con sapore sapido, ma non salato. Il profumo è caratteristico, leggermente speziato, per via della presenza di modeste quantità di pepe. STORIA Le origini del Prosciutto di Norcia IGP risalgono all’epoca romana. Già Marco Porzio Catone, detto il Censore, nel suo De Agri Cultura, illustrava il procedimento di salagione e conservazione dei prosciutti, quasi un disciplinare, che si applica benissimo al prosciutto prodotto a Norcia. Nell’area del Nursine la conservazione delle carni suine si fa risalire all’epoca dei Romani, pratica favorita anche dall’ampia diffusione degli allevamenti e della pastorizia caratteristici della zona. Furono queste attività che consentirono di sfruttare in modo più razionale e continuativo le campagne anche nella stagione più fredda dell’anno. Non solo, tali pratiche portarono, durante il periodo della Repubblica e dell’Impero Romano, alla promozione di una politica di valorizzazione delle campagne, in seguito sostenuta dallo Stato Pontificio. Col tempo

gli agricoltori di queste aree divennero abili ed esperti nella lavorazione e conservazione della carne suina che veniva venduta salata e stagionata anche nelle aree limitrofe. GASTRONOMIA Il Prosciutto di Norcia IGP intero va conservato in ambienti freschi e asciutti, avendo l’accortezza di ungere con un filo d’olio la superficie di taglio, per poi ricoprirla con pellicola trasparente oppure un foglio di alluminio. È buona norma affettare a mano il prosciutto poco prima di portarlo in tavola. Una volta tagliato va riposto in frigorifero. Dal gusto delicato, è preferibile consumare il Prosciutto di Norcia IGP a fettine sottili, come antipasto o come secondo piatto. Ottimo abbinato ai vini rossi corposi della regione e ad altri prodotti tipici umbri soprattutto formaggi, pane senza sale e alcuni tipi di frutta fresca di stagione. COMMERCIALIZZAZIONE Il prodotto è immesso in commercio nella tipologia Prosciutto di Norcia IGP. È commercializzato intero, a tranci e affettato, sfuso oppure confezionato sottovuoto o in atmosfera modificata. NOTA DISTINTIVA Durante la stagionatura, le molecole proteiche vengono spezzettate fino a rendere disponibili i singoli aminoacidi, che rendono il Prosciutto di Norcia IGP ideale per sportivi e ragazzi. ZONA DI PRODUZIONE La zona di produzione del Prosciutto di Norcia IGP interessa i territori posti a 500 metri s.l.m. dei comuni di Norcia, Preci, Cascia, Monteleone di Spoleto e Poggiodomo, in provincia di Perugia, nella regione Umbria.

PROSCIUTTO DI NORCIA IGP

DESCRIZIONE DEL PRODOTTO Il Prosciutto di Norcia IGP è un prodotto di salumeria, crudo e stagionato, ottenuto dalla lavorazione delle cosce fresche di suini pesanti, generalmente figli di scrofe di razza Large White e Landrace Italiana, Duroc o di altre razze ritenute compatibili con il suino pesante italiano.

Consorzio di Tutela dell’I.G.P. Prosciutto di Norcia Via Solferino, 26 06046 Norcia (PG) www.prosciuttodinorcia.com info@prosciuttodinorcia.com

3A PTA dell’Umbria Soc. Cons. A R. L. Fraz. Pantalla - 06059 Todi (PG) Tel: +39 075 89571 www.parco3a.org segreteria.generale@ parco3a.org

Operatori 93 Produzione (kg) 2.231.500

Fatturato (mln €) 23,18 Superficie (ha) Dati Qualivita - Ismea

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PROSCIUTTO DI PARMA DOP Consorzio del Prosciutto di Parma Largo Calamandrei, 1/A 43121 Parma www.prosciuttodiparma.com info@prosciuttodiparma.com

Istituto Parma Qualità Via Roma, 82 b/c 43013 Langhirano (PR) Tel: +39 0521 864077 Fax: +39 0521 864645 www.parmaqualita.it

Operatori 201 Produzione (kg) 88.148.000

Fatturato (mln €) 741,00 Superficie (ha) Dati Qualivita - Ismea

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DESCRIZIONE DEL PRODOTTO Il Prosciutto di Parma DOP è un prodotto di salumeria, crudo e stagionato, ottenuto dalla lavorazione delle cosce fresche di suini, in purezza o derivati, delle razze Large White, Landrace e derivati dalla razza Duroc o di altre razze iscritte nel Libro Genealogico Italiano. METODO DI PRODUZIONE I suini utilizzati devono avere almeno nove mesi di età e presentare peso medio di 160 kg. Dopo la macellazione, le cosce vengono raffreddate per un intero giorno, quindi rifilate per conferire la caratteristica forma tondeggiante a “coscia di pollo”, favorendo così anche la salagione, per la quale si utilizza esclusivamente sale umido per la cotenna e sale secco per le parti magre, senza aggiungere conservanti o additivi. A questo punto le cosce rimangono nelle celle di sale per un periodo complessivo di un mese. Eliminato il sale residuo, le cosce vengono riposte per un periodo di 60-90 giorni in celle di riposo, a temperatura e umidità idonee. Il prosciutto viene quindi lavato in acqua tiepida per togliere tutte le impurità. Durante la fase della pre-stagionatura, i prosciutti vengono appesi alle tradizionali “scalere” e fatti asciugare per 6-7 mesi, in stanzoni con finestre contrapposte aperte a seconda delle condizioni climatiche sia interne che esterne. Al sesto mese la parte muscolare scoperta è poi ammorbidita con uno strato sottile di sugna, un impasto di grasso di maiale, sale e pepe. Al settimo mese, i prosciutti sono trasferiti in cantina per la stagionatura. Trascorsi 12 mesi dall’inizio della lavorazione, gli ispettori dell’ente certificatore effettuano le operazioni di sondaggio, un esame olfattivo effettuato con un ago di osso di cavallo. A questo punto sui prosciutti ritenuti idonei, viene apposto il marchio a fuoco “Corona Ducale”. ASPETTO E SAPORE Il Prosciutto di Parma DOP ha forma tondeggiante ed è privo del piedino. Al taglio, la fetta si presenta rosa nella parte magra e bianca nella parte grassa. Il sapore è delicato e dolce, poco salato e l’aroma è fragrante. STORIA Il Prosciutto di Parma DOP vanta origini antichissime. Le prime testimonianze sulla lavorazione dei prosciutti nel territorio parmense risalgono a Catone nel II secolo a.C. A partire dall’anno Mille, il prosciutto acquisisce sempre maggiore importanza. Tra il Duecento e il Trecento si forma a Parma la Corporazione dei Beccai, che si occupava della produzione della carne suina, che conobbe una scissione nel 1459, quando i Lardaioli, coloro che ammazzavano il maiale e ne salavano le carni, decisero di costituire una corporazione a sé.

GASTRONOMIA Il Prosciutto di Parma DOP, con l’osso, si può conservare in locali con temperatura da 17 a 20°C. Il prodotto disossato sottovuoto si mantiene almeno fino a sei mesi, purché conservato in un ambiente refrigerato, a temperatura non superiore a 10°C. A fette molto sottili, il Prosciutto di Parma DOP si gusta crudo, da solo o come antipasto, accompagnato dal pane o dalla tradizionale torta fritta parmigiana o dallo gnocco fritto. Si abbina con il melone, con l’arrosto di maiale, la celebre “rosa di Parma”, ed è l’ingrediente principale dei classici tortellini. COMMERCIALIZZAZIONE Il prodotto è immesso in commercio nella tipologia Prosciutto di Parma DOP. È commercializzato intero, disossato, a tranci o affettato, sfuso oppure confezionato in atmosfera modificata o sottovuoto. NOTA DISTINTIVA Il Prosciutto di Parma DOP è completamente naturale: gli unici ingredienti sono la carne di suino italiana e un pizzico di sale. Viene prodotto esclusivamente in una zona delimitata della provincia di Parma dove ci sono le condizioni climatiche ideali per la stagionatura, durante la quale acquisirà peculiari caratteristiche quali la dolcezza e il gusto.

ZONA DI PRODUZIONE La zona di produzione e di lavorazione del Prosciutto di Parma DOP comprende parte del territorio della provincia di Parma, nella regione Emilia-Romagna. I suini utilizzati sono nati e allevati nelle regioni Emilia-Romagna, Veneto, Lombardia, Piemonte, Molise, Umbria, Toscana, Marche, Abruzzo e Lazio.


METODO DI PRODUZIONE La lavorazione inizia con la pesatura delle cosce che devono essere almeno di 12 kg. Si procede quindi alla rifilatura, per eliminare le eventuali imperfezioni dovute alla macellazione. Segue la salatura per un tempo variabile in rapporto al peso delle cosce; la tradizione vuole infatti che la coscia resti sotto sale un giorno per ogni chilogrammo di peso. La coscia ormai ripulita dal sale viene sottoposta a una pressione uniforme per 24-48 ore, che le conferisce la tipica forma schiacciata a chitarra. Si procede con il ciclo di riposo, lavaggio, asciugatura e sugnatura, per arrivare infine a una delle fasi più importanti che è quella della stagionatura. È in quest’ultima fase che il microclima di San Daniele diviene protagonista indiscusso. La stagionatura si protrae per un periodo minimo di 13 mesi dalla data di introduzione in prosciuttificio, a seguito del quale se il prosciutto risponde ai requisiti prescritti dal Disciplinare viene marchiato a fuoco con il logo del Consorzio che ne garantisce l’autenticità. ASPETTO E SAPORE Il Prosciutto di San Daniele DOP ha una tipica forma “a chitarra” ed è provvisto di piedino. Al taglio, la fetta si presenta di colore uniforme rosso-rosato, con striature di grasso di colore bianco. Il profumo è intenso, il gusto dolce e delicato. L’aroma è delicato e diventa più persistente con il protrarsi della stagionatura, si possono riconoscere sfumature tostate (crosta di pane), note di frutta secca e malto d’orzo. Il sapore è delicato, la sapidità e gli aromi tipici della carne stagionata si fondono insieme producendo una piacevole ed appagante sensazione in bocca. STORIA Le origini del Prosciutto di San Daniele DOP risalgono ai Celti. Successivamente, durante il Concilio di Trento, le cronache dell’epoca narrano che il Patriarca di Aquileia inviò ai prelati 12 prosciutti di San Daniele. Alcuni documenti testimoniano la presenza di questo salume anche nelle corti di Francia e Austria e sulle mense dei Dogi. Verso la fine dell’Ottocento a San Daniele c’erano già alcune ditte che potevano fregiarsi delle credenziali di “fornitore della Real Casa e dei Sacri Palazzi Apostolici”. GASTRONOMIA Il Prosciutto di San Daniele DOP va conservato in un luogo fresco e asciutto e, nel caso del prodotto porzionato, in frigorifero, avvolto con della pellicola trasparente sul taglio. È preferibile affettarlo, a fettine sottili, poco

prima di consumarlo, asportando la cotenna e la sugna esterna prima di iniziare l’affettatura. È considerato l’antipasto per eccellenza: da solo, assieme ad altri salumi, accompagnato a frutta polposa come meloni, pere, uva, fichi, ananas. Ideale anche per farcire panini e focacce e insostituibile ingrediente per molte preparazioni gastronomiche, si accompagna preferibilmente con un vino bianco secco. COMMERCIALIZZAZIONE Il prodotto è immesso in commercio tutto l’anno nella tipologia Prosciutto di San Daniele DOP. È commercializzato intero, con osso o disossato, a tranci e affettato al banco oppure pre-affettato in vaschetta.

PROSCIUTTO DI SAN DANIELE DOP

DESCRIZIONE DEL PRODOTTO Il Prosciutto di San Daniele DOP è un prodotto di salumeria stagionato, ottenuto dalla lavorazione delle cosce fresche di suini pesanti italiani, nati, allevati e macellati in 10 regioni dell’Italia centro-settentrionale.

NOTA DISTINTIVA I microscopici granuli assomiglianti ai granelli di sale che si trovano nel bel mezzo del magro sono cristalli di tirosina, una componente proteica, indice della lunga stagionatura del prodotto. Proprio durante la stagionatura, il Prosciutto di San Daniele DOP acquisisce le caratteristiche organolettiche che dipendono direttamente dal microclima del territorio, in cui le correnti fredde provenienti dalle Alpi incontrano le brezze tiepide dall’Adriatico mitigate dal corso del fiume Tagliamento che funge da climatizzatore naturale. ZONA DI PRODUZIONE La zona di produzione del Prosciutto di San Daniele DOP è costituita dall’intero territorio comunale di San Daniele del Friuli (35 kmq, 252 metri slm), in provincia di Udine, nella regione Friuli Venezia Giulia. L’allevamento e la macellazione dei suini utilizzati per la produzione devono avvenire nelle regioni Friuli Venezia Giulia, Veneto, Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna, Umbria, Toscana, Marche, Abruzzo e Lazio.

Consorzio del Prosciutto di San Daniele Via Umberto I, 26 33038 San Daniele del Friuli (UD) Tel: +39 0432 957515 www.prosciuttosandaniele.it info@ prosciuttosandaniele.it

Istituto Nord Est Qualità Via Rodeano, 71 33038 San Daniele del Friuli (UD) Tel: +39 0432940349 www.ineq.it - info@ineq.it

Operatori 39 Produzione (kg) 25.473.898

Fatturato (mln €) 263,79 Superficie (ha) Dati Qualivita - Ismea

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PROSCIUTTO DI SAURIS IGP Associazione Temporanea tra Imprese per la presentazione della richiesta e l’ottenimento del riconoscimento delle I.G.P.“Speck e Prosciutto di Sauris” Sauris di Sotto 88 - 33020 Sauris (UD) Tel: +39 0433 86054

Istituto Nord Est Qualità Via Rodeano, 71 33038 San Daniele del Friuli (UD) Tel: +39 0432940349 www.ineq.it - info@ineq.it

Operatori 2 Produzione (kg) 427.001

Fatturato (mln €) 5,25 Superficie (ha) Dati Qualivita - Ismea

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DESCRIZIONE DEL PRODOTTO Il Prosciutto di Sauris IGP è un prodotto di salumeria crudo, affumicato e stagionato, ottenuto dalla lavorazione delle cosce fresche di suini di razza Large White, Landrace Italiana e Duroc Italiana. METODO DI PRODUZIONE I suini sono macellati una volta raggiunto il nono mese di età e non oltre il quindicesimo. Le cosce isolate dalla mezzena devono avere un peso minimo di 11 kg. Dopo essere state opportunamente rifilate, le cosce vengono coperte con un leggero strato di concia, una miscela di sale marino e/o salgemma, pepe e aglio, durante la fase di salagione. Questa fase è complementare al successivo processo di affumicatura, che è uno dei passaggi più importanti per il Prosciutto di Sauris IGP, da effettuarsi in locali con temperatura compresa tra i 15 e i 20°C e umidità tra il 50 e il 90%. Il fumo è prodotto dalla combustione di legna di faggio in tradizionali caminetti collocati all’esterno dell’ambiente di affumicatura e convogliato all’interno, attraverso il pavimento, da appositi canali. Il processo di affumicatura ha una durata massima di 72 ore, trascorse le quali le cosce vengono fatte riposare per poi essere spostate nei locali di stagionatura. I prosciutti stagionano almeno 10 mesi e durante questo periodo sono sottoposti a operazioni di stuccatura, lavaggio e sugnatura. ASPETTO E SAPORE Il Prosciutto di Sauris IGP si presenta di forma tondeggiante, privo di zampino, con cotenna di colore uniforme noce-dorato e sfumature arancioni. Al taglio, il colore è rosso-rosato uniforme, con le parti grasse di colore variabile dal bianco al bianco-rosato. Il profumo è delicato e il gusto è dolce, con una gradevole nota di affumicato. STORIA L’usanza di affumicare il prosciutto a Sauris ha sicuramente origini antichissime. Pochi scritti però rimangono a testimonianza della sua storia dal momento che, nel secolo scorso, un incendio ha completamente distrutto l’archivio parrocchiale dove erano conservati numerosi documenti. Quelli sfuggiti alla distruzione attestano come nel corso dei secoli, in questo piccolo paesino di montagna, si sia sviluppata una tecnica, diventata vera e propria arte, che unisce l’uso prettamente nordico di affumicare le carni al metodo decisamente latino della conservazione mediante il sale. La comunità di Sauris infatti sembra essere nata nel XIII secolo da alcune famiglie di origine bavarese che si sono stabilite nella valle, mantenendo le proprie tradizioni gastronomiche e integrandole con quelle locali.

GASTRONOMIA Il Prosciutto di Sauris IGP intero va conservato in ambienti asciutti e freschi. Per il prodotto disossato, confezionato sottovuoto o affettato, è consigliabile invece la conservazione in frigorifero a una temperatura compresa fra 4 e 10°C. Ottimo da gustare semplicemente accompagnato con del pane aromatizzato al cumino o al papavero, il suo sapore assolutamente caratteristico può essere esaltato anche in abbinamento a frutta secca o creme alle verdure dal gusto pronunciato, come quelle a base di peperoni. Si sposa bene con vini bianchi secchi, ideale il connubio con un intramontabile Friuli Colli Orientali Bianco DOP. COMMERCIALIZZAZIONE Il prodotto è immesso in commercio nella tipologia Prosciutto di Sauris IGP. È commercializzato intero, con osso o disossato; disossato e sezionato in tranci, confezionato sottovuoto; affettato e preconfezionato, sottovuoto o in atmosfera modificata. NOTA DISTINTIVA Il Prosciutto di Sauris IGP è molto dolce poiché viene utilizzata una quantità ridotta di sale dal momento che la fase di affumicatura garantisce già un’ottima conservazione della carne.

ZONA DI PRODUZIONE La zona di produzione del Prosciutto di Sauris IGP comprende l’intero comune di Sauris, in provincia di Udine, nella regione Friuli Venezia Giulia. I suini utilizzati devono provenire da allevamenti situati nelle regioni Friuli Venezia Giulia, Veneto, Lombardia, Piemonte, EmiliaRomagna, Umbria, Toscana, Marche, Abruzzo, Lazio e Molise.


METODO DI PRODUZIONE Le cosce di suino vengono refrigerate e successivamente rifilate con un taglio ad arco che lasci una cornice carnosa tale che, a stagionatura ultimata, non sporga più di 8 cm dalla testa del femore. Si continua con l’asportazione del piedino, della cotenna e del grasso interno alla coscia con taglio a “V” per facilitare la penetrazione del sale. La salagione si effettua con il metodo a secco, con l’impiego di sale, pepe e aromi naturali; deve avere una durata sufficiente a garantire una buona disidratazione. Quindi si procede alla sugnatura che consiste nel rivestire la parte scoperta della polpa con un impasto costituito da sugna, farina di grano o riso, sale, pepe e aromi naturali. Il periodo di stagionatura, dalla salagione alla commercializzazione, non deve essere inferiore ai 10 mesi per i prosciutti di peso finale compreso tra 7,5 e 8,5 kg e ai 12 mesi per i prosciutti di peso superiore a 8,5 kg. Il Prosciutto Toscano DOP da destinare all’affettamento e al confezionamento deve aver maturato ulteriori due mesi di stagionatura, vale a dire almeno 12 mesi se di peso compreso fra 7,5 e 8,5 kg, e almeno 14 mesi se di peso superiore a 8,5 kg. Sui prosciutti ritenuti conformi alle caratteristiche prescritte per la DOP, si appone un contrassegno a fuoco. ASPETTO E SAPORE Il Prosciutto Toscano DOP è caratterizzato da forma tondeggiante, ad arco sulla sommità, con peso che varia fra 8 e 9 kg . Il colore della fetta varia dal rosso vivo al rosso chiaro, con scarsa presenza di grasso inframuscolare. Il sapore è delicato, con giusta sapidità e l’aroma è caratteristico, derivante dalla stagionatura. STORIA La storia del Prosciutto Toscano DOP ha origini plurisecolari,risalenti all’epoca degli Etruschi. Già ai tempi di Carlo Magno, infatti, esistevano regole per la lavorazione dei suini. Tuttavia è intorno al XV secolo, sotto i Medici, che la produzione del prosciutto viene regolamentata in tutte le sue fasi, con norme ancor oggi applicate che possono ben dirsi una sorta di disciplinare ante litteram. Sempre nel XV secolo gli Ufficiali di Grascia, magistero fiorentino preposto a sorvegliare l’applicazione del “giusto prezzo”,

furono incaricati di vigilare sul rispetto delle norme produttive. GASTRONOMIA Il Prosciutto Toscano DOP intero si conserva in ambienti freschi, avendo cura di ricoprire la parte avviata con un foglio d’alluminio o una pellicola trasparente. Il Prosciutto Toscano DOP può essere consumato da solo, ma si abbina ottimamente anche con il pane toscano, privo di sale; può diventare inoltre ingrediente per la preparazione di piatti sfiziosi, come “l’insalata di rose toscana”, con misto di radicchi e ricotta montata con erbe aromatiche. COMMERCIALIZZAZIONE Il prodotto è immesso in commercio nella tipologia Prosciutto Toscano DOP. È commercializzato intero, con osso o disossato, a tranci o affettato, sfuso o previo confezionamento in idonei contenitori o involucri per alimenti opportunamente sigillati. NOTA DISTINTIVA Il clima della regione ha influenzato la tecnica di rifilatura del Prosciutto Toscano DOP che è più ampia, a forma di “V”, per facilitare la penetrazione del sale. Il gusto saporito che lo contraddistingue è una caratteristica dovuta non solamente al sale ma anche all’impiego, durante la salagione, di essenze ed aromi naturali tipici toscani quali aglio, rosmarino, ginepro e mirto. ZONA DI PRODUZIONE La zona di produzione del Prosciutto Toscano DOP ricade nell’intero territorio della regione Toscana. I suini utilizzati per la produzione devono essere nati, allevati e macellati nei territori delle regioni Emilia-Romagna, Lombardia, Marche, Umbria, Lazio, Toscana.

PROSCIUTTO TOSCANO DOP

DESCRIZIONE DEL PRODOTTO Il Prosciutto Toscano DOP è un prodotto di salumeria, crudo e stagionato, ottenuto dalla lavorazione delle cosce fresche dei suini pesanti italiani, appartenenti alle razze Large White e Landrace o da altre razze ritenute compatibili.

Consorzio del Prosciutto Toscano Via Giovanni dei Marignolli, 21/23 50127 Firenze www.prosciuttotoscano.com info@prosciuttotoscano.com

Istituto Nord Est Qualità Via Rodeano, 71 33038 San Daniele del Friuli (UD) Tel: +39 0432940349 www.ineq.it - info@ineq.it

Operatori 34 Produzione (kg) 3.179.727

Fatturato (mln €) 28,29 Superficie (ha) Dati Qualivita - Ismea

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PROSCIUTTO VENETO BERICO-EUGANEO DOP Consorzio di Tutela del Prosciutto Veneto Berico- Euganeo DOP

P.zza V.Emanuele II, 3 - 35044 Montagnana (PD)

Tel. e Fax: +39 0429 82964 www.prosciuttoveneto.it info@prosciuttoveneto.it

Istituto Nord Est Qualità Via Rodeano, 71 33038 San Daniele del Friuli (UD) Tel: +39 0432940349 www.ineq.it - info@ineq.it

Operatori 9 Produzione (kg) 597.425

Fatturato (mln €) 5,65 Superficie (ha) Dati Qualivita - Ismea

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DESCRIZIONE DEL PRODOTTO Il Prosciutto Veneto Berico-Euganeo DOP è un prodotto di salumeria, crudo e stagionato, ottenuto dalla lavorazione di cosce fresche di suini, in purezza o derivati, dalle razze tradizionali di base Large White, Landrace e Duroc italiane. METODO DI PRODUZIONE I suini utilizzati per la produzione, entro il quarantesimo giorno dalla nascita, vengono tatuati sulle cosce e sottoposti a uno specifico regime alimentare. È proprio dalla accurata alimentazione che derivano le peculiari caratteristiche organolettiche e morfologiche della carne. Le cosce destinate alla lavorazione vengono attentamente selezionate e trasferite all’interno di celle di raffreddamento per 24 ore in modo da facilitare la rifilatura. La salagione prevede un massaggio preliminare delle cosce prima di essere cosparse di sale, esclusivamente marino. Le cosce rimangono sotto sale per un periodo variabile in funzione della pezzatura. L’abilità del salatore consiste nel toglierle dal sale tra il decimo e il quindicesimo giorno. Poi il prosciutto viene leggermente pressato e conservato in ambienti controllati per un periodo di 75-100 giorni, per consentire l’asciugatura e la penetrazione del sale. Al termine di questo periodo il prosciutto viene lavato, rifinito, fatto asciugare al naturale e ricoperto con un impasto di farina di cereali e grasso suino. Il periodo di stagionatura è di 12 mesi, elevabile fino a 18/24 mesi per esaltare il profumo e il sapore del prodotto. ASPETTO E SAPORE Il Prosciutto Veneto Berico-Euganeo DOP presenta forma naturalmente semipressata ed è privo del piedino. Il peso a stagionatura ultimata varia da 8 ad 11 kg, e può abbassarsi fino a 7 kg per i prosciutti destinati alla disossatura. La carne è di colore rosa, inframezzata da lievissime marezzature, con le parti grasse perfettamente bianche; risulta morbida e profumata, l’aroma è delicato, dolce e fragrante. STORIA Le origini del Prosciutto Veneto Berico-Euganeo DOP risalgono all’usanza celtica di conservare le carni con il sale, successivamente affinata in epoca romana. L’allevamento dei suini, infatti, ha sempre caratterizzato l’agricoltura veneta. Dopo l’Unità d’Italia, il prosciutto veneto evolve in prodotto crudo meno salato per contrastare la concorrenza d’oltralpe. I risultati si vedono nei tanti diplomi alle aziende oggi aderenti al Consorzio come quello firmato dal ministro Quintino Sella nel 1881, all’Esposizione Nazionale di Milano.

GASTRONOMIA Il Prosciutto Veneto Berico-Euganeo DOP intero si conserva in ambienti asciutti e freschi. Il prodotto disossato e confezionato deve essere riposto in frigorifero a una temperatura compresa tra 0 e 10°C. Grazie al suo aroma delicato, dolce e fragrante, e al basso contenuto in sali, grassi e proteine, il Prosciutto Veneto Berico-Euganeo DOP è l’ingrediente perfetto non solo per la preparazione di antipasti e contorni, ma anche per numerosi primi e secondi piatti, come ad esempio la “zuppa contadina al prosciutto”, “il risotto con il prosciutto”, “il Radicchio Rosso di Treviso IGP al forno con prosciutto”. COMMERCIALIZZAZIONE Il prodotto è immesso in commercio nella tipologia Prosciutto Veneto Berico-Euganeo DOP. È commercializzato intero, con osso o disossato sottovuoto, a tranci o affettato e deve sempre recare il logo con il Leone di San Marco, simbolo della certificazione DOP. NOTA DISTINTIVA L’alternanza delle stagioni e di clima secco e umido conferiscono al Prosciutto Veneto Berico-Euganeo DOP i tratti aromatici che lo contraddistinguono.

ZONA DI PRODUZIONE La zona di produzione del Prosciutto Veneto Berico-Euganeo DOP ricade nel territorio di 15 comuni al confine meridionale delle province di Padova, Vicenza e Verona, nella regione Veneto. I suini utilizzati per la produzione devono essere nati, allevati e macellati nel territorio delle regioni Veneto, Lombardia, Emilia-Romagna, Lazio e Umbria.


METODO DI PRODUZIONE La materia prima destinata alla produzione della Salama da Sugo IGP deve provenire da suini la cui età di macellazione deve essere superiore ai nove mesi. Devono essere utilizzati tagli di carne selezionati, quali goletta, capocollo, pancetta, spalla, lingua e fegato, composti in percentuali stabilite, con aggiunta facoltativa di trito di sottospalla. La carne viene aromatizzata con vino rosso selezionato con invecchiamento non superiore ai 18 mesi. Oltre a pepe nero e sale marino grosso, possono essere utilizzate alcune spezie (cannella, noce moscata, chiodi di garofano), mentre brandy, grappa o rhum possono essere utilizzati singolarmente come parziali sostituti del vino rosso. I tagli sono lavorati manualmente con l’ausilio di un coltello, per consentire un’accurata rifilatura. L’impasto macinato - del peso variabile tra i 1.200 e i 2.000 g - viene messo all’interno della vescica di suino. Le operazioni di insaccatura sono effettuate manualmente per garantire l’integrità della vescica che viene legata con spago. Seguono le operazioni di asciugatura e stagionatura. ASPETTO E SAPORE La Salama da Sugo IGP ha una caratteristica forma sferica “a melone” con divisione in 6/8 spicchi e strozzatura mediana, del peso tra 700 e 1.400 g al termine del periodo di stagionatura. La superficie esterna è irregolare, eventualmente ricoperta da tracce di muffe che si producono naturalmente durante la fase di stagionatura. La consistenza è soda e compatta. Il profumo è intenso e fortemente aromatico; il sapore è pieno, con residui aromatici che persistono anche dopo il pasto, la consistenza morbida e granulosa. STORIA Le origini della Salama da Sugo IGP sono riconducibili all’epoca rinascimentale e legate alla corte dei Duchi d’Este, signori di Ferrara dal XII al XVII secolo, che dettero un forte impulso all’intrattenimento conviviale. Nel 1722, fu pubblicato un poemetto giocoso dal titolo La Salameide, nel quale l’autore, Antonio Frizzi, spiega in chiave fantastica l’etimologia del nome salama e ne onora le origini ferraresi. GASTRONOMIA La Salama da Sugo IGP va consumata dopo cottura, sia nella tipologia Cruda che nella tipologia Cotta, cam-

biano solo il metodo e i tempi di preparazione. Deve essere servita calda, rimuovendo la parte superiore ed estraendo la carne con un cucchiaio, oppure togliendo interamente la pelle e collocandola intera, su un tagliere, meglio se a conca, per raccogliere più agevolmente il sugo che esce durante il taglio. Viene servita accompagnata da purè di patate, che può essere condito con il sugo rosso che esce nel taglio. COMMERCIALIZZAZIONE Il prodotto è immesso in commercio nelle tipologie Salama da Sugo IGP Cruda, o Cotta. Nella versione Cotta è commercializzato intero o in tranci: dopo il periodo di stagionatura, la Salama da Sugo IGP viene sottoposta a lavaggio con acqua calda per eliminare le tracce di muffa superficiali che si formano naturalmente durante la stagionatura. Il prodotto viene quindi confezionato con o senza vescica, intero oppure in spicchi di peso variabile, in un primo involucro flessibile resistente alle temperature di sterilizzazione, e sigillato così da contenere il liquido che fuoriesce durante la cottura. NOTA DISTINTIVA La preparazione dell’impasto, che prevede l’aggiunta di vino rosso e di spezie come cannella, noce moscata e chiodi di garofano, oltre ad aromatizzare l’insaccato, caratterizza in modo determinante la stagionatura, orientando la formazione del tipico sapore e contribuendo a definire le proprietà organolettiche della Salama da Sugo IGP. ZONA DI PRODUZIONE La zona di produzione della Salama da Sugo IGP comprende il territorio della provincia di Ferrara con esclusione dei comuni di Goro, Codigoro, Lagosanto e Comacchio, nella regione EmiliaRomagna.

SALAMA DA SUGO IGP

DESCRIZIONE DEL PRODOTTO La Salama da Sugo IGP è un prodotto di salumeria, costituito da una miscela di carni suine aromatizzate e insaccate nella vescica naturale del maiale. Previo asciugamento e stagionatura è prodotta in due tipologie, Cruda o Cotta con successivo trattamento termico.

Comitato Promotore produttori Salama da Sugo Presso Camera di Commercio di Ferrara Via Borgo dei Leoni, 11 - 44121 Ferrara (FE) Tel 0532 /783900 segreteria@fe.camcom.it

Agroqualità S.P.A. V.le Cesare Pavese, 305 - 00144 Roma Tel: +39 06 54228675 Fax: +39 06 54228692 www.agroqualita.it agroqualita@agroqualita.it

Operatori Potenziali 3 Produzione (kg) Prod. Registrato 2014

Fatturato (mln €) Prod. Registrato 2014 Superficie (ha) Dati Qualivita - Ismea

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SALAME BRIANZA DOP Consorzio per la Tutela del Salame Brianza Via Bergamo, 35 - 23807 Merate (LC) Tel: +39 039 9909577 Fax: +39 039 9909577 www.consorziosalamebrianza.it

Istituto Nord Est Qualità Via Rodeano, 71 33038 San Daniele del Friuli (UD) Tel: +39 0432940349 www.ineq.it - info@ineq.it

Operatori 11 Produzione (kg) 162.406

Fatturato (mln €) 2,23 Superficie (ha) Dati Qualivita - Ismea

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DESCRIZIONE DEL PRODOTTO Il Salame Brianza DOP è un prodotto di salumeria, insaccato, a grana fine o grossa, ottenuto dall’impasto di carne suina proveniente da animali appartenenti alle razze Large White e Landrace Italiana, Duroc o di altre razze ritenute compatibili con il suino pesante italiano. METODO DI PRODUZIONE Le parti selezionate per l’impasto sono la spalla disossata e snervata e i triti di prosciutti per la parte magra, pancette e/o gole senza grasso molle per la parte grassa; possono essere utilizzati anche friscoli di banco. I tagli vengono portati a temperatura di congelazione o refrigerazione. Si macina quindi il tutto utilizzando stampi con fori di 4-4,5 mm (macinatura fine) e di 7-8 mm (macinatura grossa). Il macinato viene impastato insieme al sale e al pepe. L’impasto ottenuto deve essere insaccato in budello naturale o artificiale, eventualmente legato con spago o posto in rete. Si passa quindi all’asciugatura, che consente una rapida disidratazione delle frazioni superficiali nei primi giorni di trattamento; segue la sigillatura tramite l’apposizione del sigillo identificativo su cui figurano la denominazione “Salame Brianza” e la sigla DOP. La fase della stagionatura varia in relazione al diametro del salame fresco e avviene in locali ben areati e con temperature di 9-13°C. Il tempo di stagionatura, comprendente anche l’asciugamento, varia in funzione del diametro del salame, da 14 a 100 giorni. ASPETTO E SAPORE Il Salame Brianza DOP ha forma cilindrica, è compatto e di consistenza non elastica. Al taglio, la fetta si presenta omogenea, di colore rosso rubino uniforme, con parti grasse prive di porzioni rancide. Ha un profumo delicato, caratteristico e gusto molto dolce, mai acido. STORIA I primi riferimenti alle origini del Salame Brianza DOP risalgono alla metà del XVI secolo e si devono a Ortensio Stefano Lando, storico e letterato milanese, segretario di Lucrezio Gonzaga. Per avere però notizie più dettagliate e certe si deve far riferimento alle indicazioni di Riberti, scrittore dell’Ottocento. La crescente notorietà del salame brianzolo sarebbe attestata in seguito anche dalla presenza all’Esposizione Universale di Parigi del 1900. Fino al 1970 tuttavia, non sembra che il salame fosse considerato un prodotto tradizionale della zona; infatti Ottorina Perna Bozzi, autrice di Vecchia Brianza in Cucina, non lo elenca tra i prodotti di salumeria tradizionali della Brianza citandone invece altri.

GASTRONOMIA Il Salame Brianza DOP intero si conserva in luoghi freschi e areati, oppure in frigorifero, avvolto da un canovaccio. Per non pregiudicarne le caratteristiche gustative, è opportuno affettare il Salame Brianza DOP con il coltello, poco prima di servirlo in tavola. Il prodotto può essere consumato in diversi modi. Come piatto a sé, si esprime al meglio se si ottengono fette piuttosto spesse. Tagliato a fette più sottili invece può essere servito in abbinamento a formaggi freschi o stagionati, mentre a tocchetti è gradevolmente impiegato per arricchire insalate miste. Molto gustoso è anche l’abbinamento con frutta, come ad esempio i kiwi, o con la polenta calda. COMMERCIALIZZAZIONE Il prodotto è immesso in commercio nella tipologia Salame Brianza DOP. È commercializzato intero, a tranci o affettato, sfuso oppure confezionato sottovuoto o in atmosfera modificata. NOTA DISTINTIVA Il particolare clima dei territori collinari lombardi si rivela ideale per la conservazione delle carni suine e contribuisce a conferire al Salame Brianza DOP le sue peculiari proprietà organolettiche.

ZONA DI PRODUZIONE La zona di produzione del Salame Brianza DOP è localizzata nel territorio della Brianza, che comprende le province di Monza e Brianza, Como, Milano e Lecco, nella regione Lombardia. Gli allevamenti dei suini destinati alla produzione devono essere ubicati esclusivamente nel territorio delle regioni Lombardia, Emilia-Romagna e Piemonte.


METODO DI PRODUZIONE La carne suina da destinare all’impastatura è quella ottenuta dalla muscolatura appartenente alla carcassa e dalle frazioni muscolari striate e adipose, mondata accuratamente e poi macinata in tritacarne con stampi con fori di 6 mm. Al macinato, si uniscono gli aromi naturali quali sale, spezie, pepe in grani o pezzi grossolani, aglio pestato. L’impastatura è effettuata in macchine sottovuoto o a pressione atmosferica per un tempo prolungato. Il composto viene quindi immesso in budello naturale di suino, bovino, equino oppure ovino di diametro iniziale non inferiore a 65 mm. La legatura avviene con spago, manualmente o meccanicamente. È ammesso lo stoccaggio del prodotto in cella per un massimo di un giorno e con temperatura compresa tra 2 e 10°C. L’asciugatura avviene a caldo a una temperatura compresa tra 15 e 25°C in modo da consentire una rapida disidratazione delle frazioni superficiali nei primi giorni di trattamento. La stagionatura avviene in locali con sufficiente ricambio d’aria e con temperature tra 11 e 16°C, per un periodo non inferiore a cinque settimane e varia in base al calibro iniziale del budello. ASPETTO E SAPORE Il Salame Cremona IGP ha forma cilindrica e a tratti irregolare, di consistenza da morbida a compatta e di peso non inferiore a 500 g. Le fette, al taglio, risultano compatte e omogenee, di colore rosso intenso che sfuma, gradualmente, nel bianco delle parti adipose (aspetto “smelmato”). All’olfatto ha un profumo tipico e speziato. STORIA Le origini del Salame Cremona IGP risalgono all’epoca romana. Numerosi documenti si riferiscono spesso a compravendita di maiali ceduti da contadini che detenevano contratti di accomandita di bestiame a metà guadagno con i proprietari degli animali (soccida). Per avere notizie certe della diffusione del salame e anche di una sua sicura notorietà bisogna risalire a una serie di documenti rinascimentali presenti nei Litterarum e nei Fragmentorum dell’Archivio di Stato di Cremona. Da questi documenti si rileva la presenza, ma soprattutto l’importanza del prodotto “salame”. La nascita del salame nel territorio cremonese viene inoltre accertata dal notaio Ludovico

Cavitelli nei suoi Annales (Cremona, 1588), nonché dalla lista dei cibi consumati ogni giorno nei conventi cremonesi: se il salame era un alimento basilare nella dieta dei conventi, si può presumere che lo fosse anche in quella della popolazione. GASTRONOMIA Il Salame Cremona IGP va conservato nel suo involucro, nello scomparto meno freddo del frigorifero, estraendolo qualche minuto prima del consumo. Si abbina molto bene con i formaggi del territorio. Può essere consumato da solo come spuntino o secondo piatto, tagliato a dadini con gli aperitivi. Una ricetta alternativa e sfiziosa propone questo salame servito assieme a fichi o pere: essendo di pasta morbida, alla masticazione non si percepisce differenza tra la consistenza del salume e quella della frutta, risultando una piacevole sensazione per il palato. Per lo stesso motivo è da provare con la brioche.

SALAME CREMONA IGP

DESCRIZIONE DEL PRODOTTO Il Salame Cremona IGP è un prodotto di salumeria, insaccato, a grana grossa, ottenuto dalla lavorazione di carni magre e grasse di suini pesanti italiani delle razze Large White italiana, Landrace italiana e Duroc italiana.

COMMERCIALIZZAZIONE Il prodotto è immesso in commercio nella tipologia Salame Cremona IGP. È commercializzato intero in pezzature non inferiori a 500 g, a tranci, affettato, confezionato sottovuoto o in atmosfera modificata. NOTA DISTINTIVA Il Salame Cremona IGP è prodotto ancora con procedimenti che rispettano la tradizione ma che ben si coniugano con le nuove tecnologie apportate ai processi di lavorazione.

ZONA DI PRODUZIONE La zona di produzione del Salame Cremona IGP comprende le regioni Lombardia, EmiliaRomagna, Piemonte e Veneto.

Consorzio di Tutela del Salame Cremona Via Lanaioli, 1 - 26100 Cremona Tel: +39 389 5684095 www.salamecremona.it info@salamecremona.it

Istituto Nord Est Qualità Via Rodeano, 71 33038 San Daniele del Friuli (UD) Tel: +39 0432940349 www.ineq.it - info@ineq.it

Operatori 17 Produzione (kg) 166.126

Fatturato (mln €) 1,98 Superficie (ha) Dati Qualivita - Ismea

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SALAME DI VARZI DOP Consorzio Tutela del Salame di Varzi Piazza Umberto I, 9 27057 Varzi (PV) Tel: +39 0383 52676 www.consorziodituteladelsalamedivarzi.it

Istituto Parma Qualità Via Roma, 82 b/c 43013 Langhirano (PR) Tel: +39 0521 864077 Fax: +39 0521 864645 www.parmaqualita.it

Operatori 12 Produzione (kg) 278.000

Fatturato (mln €) 3,61 Superficie (ha) Dati Qualivita - Ismea

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DESCRIZIONE DEL PRODOTTO Il Salame di Varzi DOP è un prodotto di salumeria, insaccato, macinato a grana grossa, ottenuto da un impasto di carne suina magra e grassa, proveniente da animali identificabili come suini pesanti italiani. METODO DI PRODUZIONE I tagli di carne magra selezionati sono: spalla, coscia, lonza, filetto e coppa, opportunamente snervati e sgrassati. Il grasso è esclusivamente quello del guanciale, della testata di spalla, dei pancettoni, della pancetta, del culatello e del lardello. Ogni 100 kg di tagli magri, possono essere aggiunti al massimo 30 kg di tagli grassi. La carne viene macinata in tritacarne con fori variabili a seconda del diametro del salame che si desidera ottenere; viene poi condita con la miscela di salagione composta da sale marino, pepe, spezie e un infuso di aglio in vino rosso filtrato. L’impasto di salame viene insaccato nel budello naturale di maiale, forellato e legato con spago a maglia fitta. I salami di diametro fino a 50 mm e peso fino a 0,5 kg possono essere legati con spago singolo anziché a maglia fitta. L’asciugatura è un’operazione molto importante per l’avvio del processo naturale di lenta acidificazione e successiva disidratazione e dura 7-8 giorni. La stagionatura ha luogo nelle antiche e caratteristiche cantine varzesi. La durata di questa fase varia tra i 45 e i 180 giorni, in funzione del formato del prodotto. ASPETTO E SAPORE Il Salame di Varzi DOP ha forma cilindrica, consistenza tenera e peso da 100 g a 2 kg e oltre. Al taglio si presenta di colore rosso vivo, inframmezzato dal bianco del grasso. Il sapore è dolce e delicato; l’aroma è fragrante e caratteristico, strettamente influenzato dal periodo di stagionatura. STORIA L’origine del Salame di Varzi DOP è antica. Alcune fonti riferiscono infatti di come i Longobardi avessero diffuso la tecnica, prima di allora sconosciuta, dell’insaccare la carne di maiale. Questa tribù nomade sentiva già allora la necessità di disporre di un prodotto a lunga conservazione. Nel XIII secolo i Marchesi Malaspina, indiscussi signori di questo territorio, lo presentavano agli ospiti della propria tavola come pietanza eccezionalmente prelibata. In seguito i mercanti, attraverso la via del sale che collega la pianura padana al mare, portarono questo prelibato salame sui mercati di tutta Europa. È inoltre certo e documentato che, nei secoli successivi, il salame si inserì perfettamente nella parca mensa degli umili contadini. GASTRONOMIA Se acquistato già affettato, il Salame di Varzi DOP

deve essere conservato in frigorifero, in un contenitore sigillato e deve essere consumato in breve tempo. In ogni caso è opportuno affettare il prodotto poco prima di portarlo in tavola. Come tradizione insegna, il taglio delle fette deve avvenire in obliquo, “a becco di clarinetto”, per ottenere la caratteristica forma non tonda e di adeguato spessore, né sottile né troppo spessa. Può essere consumato da solo o con verdure sott’olio, formaggi e frutta fresca. COMMERCIALIZZAZIONE Il prodotto è immesso in commercio come Salame di Varzi DOP. In base alla stagionatura e al diametro, si distinguono le tipologie: Filzetta, Filzettone, Sottocrespone a budello semplice, Cucito a budello doppio, Torto o Salametto. È commercializzato in pezzi singoli, confezionato sottovuoto o in atmosfera modificata, intero, a tranci, o affettato. NOTA DISTINTIVA Il Salame di Varzi DOP deve le sue caratteristiche al microclima della zona di produzione. La presenza del torrente Staffora, il connubio fra la brezza marina proveniente dalla vicina Liguria e le fresche correnti che spirano a valle dalle montagne circostanti costituiscono gli elementi ideali per favorire un corretto processo di stagionatura degli insaccati.

ZONA DI PRODUZIONE La zona di produzione del Salame di Varzi DOP raggruppa i territori di 15 comuni dell’Oltrepò Pavese montano della provincia di Pavia, nella regione Lombardia. I suini da cui si ottiene il prodotto sono allevati e macellati nei territori delle regioni Piemonte, Lombardia ed EmiliaRomagna.


METODO DI PRODUZIONE Le oche utilizzate, negli ultimi tre mesi prima della macellazione, sono alimentate esclusivamente con foraggi verdi e granaglie. Le carni d’oca e suino sono macinate utilizzando stampi con fori di 8-10 mm e condite con sale marino, pepe e aromi naturali vari. L’impasto viene quindi insaccato in pelle d’oca, che viene salata e opportunamente rifilata, poi cucita. Il salame viene forellato, legato e quindi lasciato ad asciugare per 1-3 giorni in locali aerati e con temperature tra 14 e 18°C. Infine viene sottoposto a cottura in apposita caldaia a temperatura media di 80°C e da ultimo raffreddato. ASPETTO E SAPORE Il Salame d’Oca di Mortara IGP ha la forma del collo dell’oca oppure tubolare, a seconda che l’impasto sia insaccato nella pelle del collo piuttosto che in quella del dorso o del ventre dell’animale. Al taglio l’involucro deve rimanere ben aderente all’impasto. Il sapore è dolce e delicato, caratteristico della carne d’oca; il profumo è fine e morbido, contraddistinto dalla presenza delle spezie. STORIA Si ritiene che il Salame d’Oca di Mortara IGP affondi le proprie radici nella storia delle comunità ebraiche diffuse in Lomellina, a seguito di un editto di Ludovico Sforza che ne autorizzò gli insediamenti. Furono infatti le famiglie ebree a ordinare per prime ai salumieri locali salami e ciccioli d’oca. Fonti della tradizione locale suggeriscono che, poiché la sola carne d’oca non era sufficiente a soddisfare il gusto della maggior parte degli abitanti non ebrei della zona, alcuni salumieri locali cominciarono ad aggiungere alle carni magre delle oche le parti sia magre che grasse di suino. Dunque, è alla creatività dei maestri salumieri mortaresi che si deve l’invenzione del salame d’oca così come conosciuto oggi. Sebbene le cronache del posto citino il prodotto a partire dal 1780, la sua diffusione e la vendita trovano le prime testimonianze solo a partire dall’inizio del Novecento. È a questo periodo che risalgono i primi riconoscimenti ufficiali che provano l’apprezzamento del prodotto anche al di fuori del territorio della Lomellina, come la medaglia d’oro conferita al Salame d’Oca di Mortara presentato dal Maestro sa-

lumiere Carlo Orlandini in occasione della Seconda Esposizione Internazionale di Parigi del 1916. GASTRONOMIA È buona norma conservare il Salame d’Oca di Mortara IGP in frigorifero. Una volta affettato, si consiglia di avvolgerlo in un foglio d’alluminio. Il Salame d’Oca di Mortara IGP è ottimo da solo o come ingrediente sia negli antipasti che negli spuntini freddi. Piacevole in abbinamento a piatti caldi, purea di patate o verdure. Si sposa bene con vini bianchi, morbidi ed aromatici. COMMERCIALIZZAZIONE Il prodotto è immesso in commercio nella tipologia Salame d’Oca di Mortara IGP. È commercializzato intero o affettato, confezionato in confezioni ermetiche idonee o sottovuoto. NOTA DISTINTIVA Il Salame d’Oca di Mortara IGP è il risultato della contaminazione fra culture gastronomiche diverse: le abitudini alimentari ebraiche che introdussero la carne d’oca unite a quelle della popolazione locale abituata a consumare insaccati di carne suina. ZONA DI PRODUZIONE La zona di produzione del Salame d’Oca di Mortara IGP è individuata nei comuni che fanno parte della Lomellina, area geografica in provincia di Pavia, nella regione Lombardia. Gli animali utilizzati per la produzione devono essere nati, allevati e macellati nel territorio delle regioni Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia, a cui si aggiungono: per le sole oche, la regione Trentino-Alto Adige; per i soli suini le regioni Abruzzo, Lazio, Marche, Molise, Toscana, Umbria.

SALAME D’OCA DI MORTARA IGP

DESCRIZIONE DEL PRODOTTO Il Salame d’Oca di Mortara IGP è un prodotto di salumeria insaccato in pelle d’oca e cotto, composto da carne d’oca tritata assieme a carni magre e grasse di suino, il tutto impastato fino a ottenere un preparato consistente, omogeneo e compatto.

Consorzio Tutela Salame d’Oca di Mortara C/o Ascom, Corso Cavour, 73 27036 Mortara (PV) Tel: +39 0384 99356 - Fax: +39 0384 99357 boggiani@ascompavia.it

Certiquality, Ist. di Cert. della Qualità, Settore Certiagro Via Gaetano Giardino, 4 - 20123 Milano Tel: +39 02 8069171 www.certiquality.it certiquality@certiquality.it

Operatori 5 Produzione (kg) 1.190

Fatturato (mln €) 0,03 Superficie (ha) Dati Qualivita - Ismea

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SALAME FELINO IGP Consorzio del Salame Felino Strada al Ponte Caprazucca, 6 43100 Parma Tel. +39 0521 2266 www.salamefelino.com info@salamefelino.com

E.CE.P.A. Ente Certificazione Prodotti Agroalimentari Strada dell’Anselma, 5 29122 Piacenza Tel: +39 0523 609662 www.ecepa.it

Operatori 69 Produzione (kg) 2.410.393

Fatturato (mln €) ND Superficie (ha) Dati Qualivita - Ismea

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DESCRIZIONE DEL PRODOTTO Il Salame Felino IGP è un prodotto di salumeria, crudo e stagionato, ottenuto dalla lavorazione di carni fresche di suino appartenente alle razze Large White e Landrace Italiana, Duroc o altre razze compatibili con il suino pesante italiano. METODO DI PRODUZIONE I tagli di carne selezionati sono costituiti da frazioni muscolari e adipose quali la testa di pancetta e/o il sottospalla. Dopo essere state accuratamente mondate e rifilate, le carni vengono sottoposte a refrigerazione a temperatura non inferiore a -1°C. Segue la macinatura con il tritacarne con stampi con fori di 6-8 mm di diametro. Il prodotto macinato così ottenuto viene impastato con sale, pepe in grani e/o a pezzi, aglio pestato, vino e zucchero. L’impasto viene insaccato in budello naturale di suino e legato con spago non a rete. Durante la fase dell’asciugatura, l’insaccato viene riposto in appositi locali, ad una temperatura compresa tra i 13 e 24°C, per una durata di 4-6 giorni in modo da avere una più accentuata disidratazione. La stagionatura viene condotta in locali con sufficiente ricambio d’aria, a temperatura compresa fra 12 e 18°C e deve durare almeno 25 giorni. Per la delicatezza del prodotto, ricco di acidi grassi insaturi e povero di conservanti, le fasi di taglio e confezionamento, potenzialmente critiche, devono essere eseguite da personale qualificato all’interno della zona di produzione. ASPETTO E SAPORE Il Salame Felino IGP ha forma cilindrica, con una estremità più grossa dell’altra, consistenza compatta ma non elastica e peso compreso fra 200 g e 4,5 kg. Presenta una superficie esterna di colore biancogrigiastro, leggermente polverulenta, determinata dallo sviluppo di una modica quantità di muffe autoctone. Al taglio, la fetta è di colore rosso rubino, omogenea e magra. Il gusto è dolce e delicato. STORIA I primi riferimenti al salame felino si trovano già in alcuni autori latini del I secolo d.C (Apicio, De re coquinaria). La più antica raffigurazione del prodotto pare si trovi nella decorazione interna del Battistero di Parma (1196-1307). A partire dal 1800, nella località Felino, si segnala un particolare modo di trasformazione della carne suina in salami. Nel 1905 compare, per la prima volta, l’espressione “Salume Felino” nel dizionario italiano. Le istituzioni pubbliche locali riconoscono fin dal 1927 la denominazione di “Salame Felino” al salame prodotto nella provincia di Parma, in quanto l’uso di questa denominazione

costituiva motivo di promozione del benessere della provincia. A conferma di tutto ciò ci sono gli eventi e le manifestazioni organizzati in Italia e all’estero dalle autorità locali, con allestimenti di stand di degustazione e informazione. A testimoniare il rapporto privilegiato tra il prodotto unico e il suo territorio d’origine c’è il Museo del Salame Felino, nelle cantine del Castello di Felino. GASTRONOMIA Il Salame Felino IGP viene conservato in luogo fresco e asciutto, oppure negli scomparti meno freddi del frigorifero. Nella cucina tipica parmense costituisce l’antipasto per eccellenza. Per gustarlo al meglio, è consigliabile servirlo tagliato a fette e consumarlo in breve tempo, evitando così il contatto prolungato con l’aria. COMMERCIALIZZAZIONE Il Salame Felino IGP è commercializzato tutto l’anno, intero, oppure in tranci o affettato, confezionato sottovuoto o in atmosfera modificata. NOTA DISTINTIVA Il territorio di produzione del Salame Felino IGP è contraddistinto da aree collinari e pianeggianti, così come da laghi e miniere di sale. Anche per la presenza di tali miniere di sale, sin dal 1300 la salagione e la lavorazione delle carni di maiale hanno portato alla realizzazione di prodotti riconosciuti sia a livello nazionale che internazionale.

ZONA DI PRODUZIONE La zona di produzione del Salame Felino IGP comprende tutti i comuni della provincia di Parma, nella regione Emilia-Romagna.


METODO DI PRODUZIONE La parte magra viene selezionata escludendo i tagli di carne provenienti dallo spolpo di testa, mentre per la parte grassa (10-30%) può essere utilizzato lardo, gola e parti di pancetta prive di grasso molle. Le carni vengono passate al tritacarne con stampo a fori larghi (superiori a 10 mm di diametro) e condite a secco con sale, pepe, noce moscata, aglio, vino e zucchero. L’impasto ottenuto viene insaccato in budello di suino, legato con spago, forato e asciugato in ambienti idonei. La stagionatura viene effettuata in condizioni di temperatura e umidità controllate per un periodo non inferiore a 45 giorni dalla data della salagione. Durante la stagionatura sono consentite la ventilazione e l’esposizione alla luce e all’umidità naturali. ASPETTO E SAPORE Il Salame Piacentino DOP ha forma cilindrica, peso variabile da 400 g fino a 1 kg. Al taglio il colore della fetta è rosso vivo inframmezzato da lardelli di grasso bianco-rosato. Il sapore è dolce e delicato; l’aroma è fragrante e caratteristico, strettamente condizionato dal periodo di stagionatura. STORIA Le prime tracce di allevamenti di maiali nella zona di produzione del Salame Piacentino DOP si possono far risalire ad un millennio prima dell’era cristiana. In seguito, si hanno testimonianze archeologiche nel corso della civiltà romana come un ciondolo-amuleto bronzeo recante l’effigie di un piccolo maiale. Il maiale si ritrova anche all’interno dell’Abbazia di San Colombano a Bobbio, in Val Trebbia (PC), dove un mosaico del XII secolo rappresenta il “sacro” rito della macellazione. All’inizio del XV secolo, i negozianti di Milano e della Lombardia già distinguevano i salumi piacentini da quelli provenienti da altre località della pianura padana qualificandoli come “roba de Piasenza”. Dai primi decenni del Settecento, i salumi piacentini riuscirono a farsi apprezzare anche negli ambienti elitari di Francia e Spagna per merito dell’abile diplomatico piacentino cardinale Giulio Alberoni. A partire dal secolo scorso, la lavorazione locale delle carni comincia ad assumere una connotazione semindustriale, ma nonostante il trascorrere del tempo ed i progressi

della tecnologia, le aziende continuano a produrre con metodi tradizionali, legati alle usanze tramandate di generazione in generazione. GASTRONOMIA Per conservare al meglio il Salame Piacentino DOP si consiglia di rimuovere completamente il budello esterno, di avvolgerlo in un canovaccio leggermente inumidito e mantenerlo in frigorifero per un massimo di 15 giorni. È buona norma procedere al taglio, in obliquo, quando è ancora freddo per ottenere una fetta compatta; è consigliato inoltre consumarlo quando raggiunge la temperatura di 10°C. Ottimo come antipasto, accostato al tradizionale “gnocco fritto” o ai fichi freschi. Può essere impiegato inoltre nella preparazione di appetitose ricette della tradizione locale. Si sposa egregiamente con i vini della DOP Colli Piacentini.

SALAME PIACENTINO DOP

DESCRIZIONE DEL PRODOTTO Il Salame Piacentino DOP è un prodotto di salumeria, insaccato, a grana grossa, ottenuto dalle parti magre e grasse di suini appartenenti alle razze Large White e Landrace Italiana, Duroc o ad altre razze compatibili con il suino pesante italiano.

COMMERCIALIZZAZIONE Il prodotto è immesso in commercio nella tipologia Salame Piacentino DOP. È commercializzato sfuso, confezionato sottovuoto o in atmosfera modificata, intero, a tranci o affettato. NOTA DISTINTIVA La qualità distintiva del Salame Piacentino DOP è frutto dell’abilità dei mastri salumieri nell’amalgamare ad arte carni macinate e condimento. ZONA DI PRODUZIONE La zona di produzione del Salame Piacentino DOP comprende l’intero territorio della provincia di Piacenza, nella regione EmiliaRomagna. I suini utilizzati per la produzione devono essere nati, allevati e macellati nelle regioni Lombardia ed Emilia-Romagna.

Consorzio Salumi DOP Piacentini Via C. Colombo, 35 - 29122 Piacenza Tel: +39 0523 591260 www.salumitipicipiacentini.it info@salumidoppiacentini.it

E.CE.P.A. Ente Certificazione Prodotti Agroalimentari Strada dell’Anselma, 5 29122 Piacenza Tel: +39 0523 609662 www.ecepa.it

Operatori ND Produzione (kg) 805.449

Fatturato (mln €) 8,25 Superficie (ha) Dati Qualivita - Ismea

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SALAME S. ANGELO IGP Consorzio Tutela del Salame S. Angelo Via Portello n. 9 98060 S. Angelo di Brolo (ME) Tel: +39 0941 534194

IZS Sicilia Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sicilia Via G.Marinuzzi, 3 90129 Palermo Tel: +39 091 6565111 www.izssicilia.it

Operatori 8 Produzione (kg) 99.350

Fatturato (mln €) 0,88 Superficie (ha) Dati Qualivita - Ismea

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DESCRIZIONE DEL PRODOTTO Il Salame S. Angelo IGP è un prodotto di salumeria, insaccato, a grana grossa, ottenuto dalla lavorazione di tagli pregiati provenienti da suini di razza Large White e Landrace Italiana, Duroc o ad altre razze ritenute compatibili con il suino pesante italiano. METODO DI PRODUZIONE Le parti nobili del maiale selezionate per la lavorazione sono: coscia, spalla, filetto, lonza, coppa (opportunamente snervati) e pancettone (mondato). La carne e il grasso che andranno a costituire la pasta del salame devono essere tagliati a mano “a punta di coltello” oppure utilizzando un’apposita macchina cubettatrice con stampo a fori quadri da 12 mm. Segue l’impastatura con sale marino e pepe nero a mezza grana. La quantità di grasso nell’impasto non deve essere superiore al 20% ed è vietato l’uso di lardo. L’impasto così ottenuto viene insaccato in budello esclusivamente di maiale e legato con spago. La stagionatura ha luogo in locali che sfruttano l’aria esterna e la sua durata varia in funzione della tipologia (periodo minimo di 30, 50 o 60 giorni). Per stabilire il grado di maturazione viene operata una pressione manuale sui salami. ASPETTO E SAPORE Il Salame S. Angelo IGP ha forma cilindrica e superficie irregolare, ricoperto da uno strato biancastro. Il peso varia da 200 g fino a 3.500 g, a seconda della tipologia. La consistenza è tenera e compatta; il colore rosso rubino con granelli bianchi di grasso ben distribuiti. Il sapore è leggermente speziato e l’aroma fragrante, dolce e caratteristico. Al taglio, la fetta si presenta compatta e omogenea con il grasso e la parte magra ben legati. STORIA L’origine della denominazione Salame S. Angelo si deve al paese in cui è iniziata la produzione, S. Angelo di Brolo, in provincia di Messina. Il prodotto ha una storia molto antica, documentata già in epoca arabonormanna. Nell’XI secolo infatti i Normanni introdussero nuovi usi nel territorio siciliano tra cui la carne suina, in contrapposizione alle consuetudini imposte dai dominatori arabi per i quali l’uso della carne di maiale era proibito. Nel tempo, Sant’Angelo è stato custode geloso di una tradizione unica in Sicilia. La conferma si trova in numerosi documenti storici tra i quali una delibera della metà del XIX secolo, che introduceva il balzello, una tassa sulle produzioni di maggior interesse economico, fra le quali il salame. Agli stessi anni risale anche l’introduzione del rivelo, molto simile a una moderna autocertificazione, che

impegnava i produttori a dichiarare sia il luogo di conservazione del salame che le quantità prodotte. GASTRONOMIA Il Salame S. Angelo IGP si conserva in ambienti freschi o in frigorifero avendo l’accortezza di riporlo in un contenitore sigillato o avvolto in un canovaccio. Si consiglia di servirlo tagliato in fette spesse, come prevede la tradizione, eliminando l’involucro naturale che lo riveste. Per apprezzare al meglio le sue caratteristiche di sapore e fragranza è comunque opportuno consumarlo in breve tempo dopo averlo affettato. Può essere gustato da solo oppure servito come antipasto, anche in abbinamento a olive e ortaggi sott’olio, formaggio e pane, il tutto accompagnato da un vino rosso strutturato. COMMERCIALIZZAZIONE Il prodotto è immesso in commercio come Salame S. Angelo IGP. In base al periodo di stagionatura, al tipo di budello utilizzato e al peso, si distinguono le tipologie: Cularino, Sottocularino, Sacco, Fellata. È commercializzato sfuso, confezionato sottovuoto o in atmosfera modificata, intero, a tranci o affettato. NOTA DISTINTIVA Poiché ottenuto dai tagli pregiati del suino, il Salame S. Angelo IGP viene spesso definito “il prosciutto sotto forma di salame”. Si dice che la fetta migliore sia quella che si sorregge sul proprio bordo.

ZONA DI PRODUZIONE La zona di produzione del Salame S. Angelo IGP comprende il territorio del comune di Sant’Angelo di Brolo in provincia di Messina, nella regione Sicilia.


METODO DI PRODUZIONE Le frazioni muscolari e adipose selezionate sono mondate accuratamente asportando le parti connettivali di maggiori dimensioni e il tessuto adiposo molle. Una volta ottenuti, i tagli devono essere fatti sostare in celle frigorifere a temperatura non superiore ai 7°C. La macinatura deve essere effettuata in tritacarne, in stampi con fori compresi tra 3 e 8 mm. Il trito di carne viene impastato, in maniera omogenea insieme a sale, pepe (a pezzi e/o macinato) e aglio, in macchine sottovuoto o a pressione atmosferica. L’insaccatura avviene in budelli naturali o artificiali di diametro non superiore a 75 mm, eventualmente legati in filza. I salamini sono asciugati a caldo (temperatura compresa tra 18 e 25°C) per consentire una rapida disidratazione delle frazioni superficiali nei primi giorni di trattamento; non possono comunque essere adottate tecniche che prevedano una fermentazione accelerata. La stagionatura si protrae per almeno 10 giorni, in locali con un sufficiente ricambio d’aria, a temperatura compresa fra 10 e 15°C. ASPETTO E SAPORE I Salamini Italiani alla Cacciatora DOP hanno forma cilindrica, diametro non superiore a 6 cm, lunghezza fino a 20 cm e peso inferiore a 350 g. Hanno una consistenza compatta e non elastica; presentano una fetta compatta e omogenea, di colore rosso rubino con granelli di grasso ben distribuiti. Il sapore è dolce e delicato, mai acido. Anche il profumo è delicato e caratteristico. STORIA Le origini dei Salamini Italiani alla Cacciatora DOP si possono far risalire al periodo delle invasioni longobarde. Durante le loro migrazioni, infatti, le popolazioni barbariche avevano la necessità di consumare cibi altamente conservabili, per la maggior parte a base di carne suina. Così, la produzione dei salamini è iniziata nell’area collinare del territorio lombardo, per poi diffondersi nelle regioni confinanti della fascia settentrionale. Fu poi la tradizione dei cacciatori di portare questi prodotti durante le battute di caccia, a determinare sia il nome con cui sono comunemente conosciuti che la piccola dimensione, richiesta perché fossero facili da trasportare nelle sacche.

GASTRONOMIA I Salamini Italiani alla Cacciatora DOP si conservano in ambienti asciutti e areati, oppure in frigorifero. La pezzatura piccola li rende adatti a un’alimentazione moderna, che spesso richiede prodotti sempre freschi e da consumare in tempi veloci. Classico è il loro impiego come antipasto, solitamente in abbinamento con altri salumi, formaggi e sott’oli. Può essere però utilizzato anche per preparare sfiziose insalate: a fette, in listarelle o dadini, abbinato ad esempio a mela e melagrana, oppure a lenticchie, pomodoro e olive, conditi con vinaigrette balsamica. A differenza di altri, i Salamini Italiani alla Cacciatora DOP si gustano al meglio se tagliati in fette molto sottili. Ideale l’accostamento ai vini rossi. COMMERCIALIZZAZIONE Il prodotto è immesso in commercio tutto l’anno nella tipologia Salamini Italiani alla Cacciatora DOP. Viene commercializzato sfuso oppure confezionato sottovuoto o in atmosfera modificata, intero, in tranci o affettato.

SALAMINI ITALIANI ALLA CACCIATORA DOP

DESCRIZIONE DEL PRODOTTO I Salamini Italiani alla Cacciatora DOP sono un prodotto di salumeria, insaccato crudo e stagionato, ottenuti da carne magra e grassa di suini appartenenti alle razze Large White e Landrace Italiana, Duroc o altre razze compatibili con il suino pesante italiano.

NOTA DISTINTIVA La caratteristica che maggiormente contraddistingue i Salamini Italiani alla Cacciatora DOP è sicuramente la pezzatura, più piccola rispetto ad altri salami, che li rende molto pratici e semplici da maneggiare. ZONA DI PRODUZIONE La zona di produzione dei Salamini Italiani alla Cacciatora DOP comprende l’intero territorio delle regioni Friuli Venezia Giulia, Veneto, Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna, Umbria, Toscana, Marche, Abruzzo, Lazio e Molise. I suini utilizzati per la produzione devono essere nati, allevati e macellati nel territorio di tutte le regioni precedentemente elencate.

Consorzio Cacciatore Strada 4 - Palazzo Q8 20089 Milanofiori Rozzano (MI) Tel: +39 02 8925901 www.salamecacciatore.com info@salamecacciatore.it

Istituto Nord Est Qualità Via Rodeano, 71 33038 San Daniele del Friuli (UD) Tel: +39 0432940349 www.ineq.it - info@ineq.it

Operatori 41 Produzione (kg) 2.337.424

Fatturato (mln €) 28,53 Superficie (ha) Dati Qualivita - Ismea

67


SALSICCIA DI CALABRIA DOP Consorzio di Tutela dei Salumi di Calabria DOP Via Roberta Lanzino, 33 87100 Cosenza Tel: +39 0984 31777 www.consorziosalumidicalabriadop.it

Agroqualità S.P.A. V.le Cesare Pavese, 305 - 00144 Roma Tel: +39 06 54228675 Fax: +39 06 54228692 www.agroqualita.it agroqualita@agroqualita.it

Operatori 35 Produzione (kg) 99.230

Fatturato (mln €) 0,96 Superficie (ha) Dati Qualivita - Ismea

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DESCRIZIONE DEL PRODOTTO La Salsiccia di Calabria DOP è un prodotto di salumeria, insaccato, a grana media e stagionato, ottenuto dalla lavorazione delle carni fresche di suini appartenenti alle razze tradizionali di taglia grande quali la Calabrese o la Large White e la Landrace Italiana. METODO DI PRODUZIONE Vengono selezionati tagli derivati dalla carne della spalla (in misura non inferiore al 50%) e del sottocostola, a cui si aggiunge lardo, per una percentuale variabile dal 6 al 20% per ogni chilogrammo di carne lavorata. Il tutto viene macinato e impastato con ingredienti aromatici naturali quali sale, pepe nero in grani e in polvere, vino, semi di finocchio e altri aromi. Solo per la salsiccia Piccante vengono impiegati anche pepe rosso piccante o crema di peperoni piccante mentre nel caso di quella Dolce si utilizzano pepe rosso dolce o crema di peperoni dolce. L’impasto viene insaccato in budella naturali di suino che successivamente vengono forate. La stagionatura deve essere effettuata allo stato naturale in apposito ambiente per non meno di 30 giorni. ASPETTO E SAPORE La Salsiccia di Calabria DOP ha forma cilindrica, intrecciata nella caratteristica forma a catenella o legata nella forma a “U”. Al taglio risulta a grana media, con il grasso ben distribuito, di colore rosso naturale o rosso vivace, a seconda che nell’impasto sia utilizzato rispettivamente il pepe nero o il peperoncino rosso (dolce o piccante). Il profumo è naturale; la sapidità è equilibrata o più intensa (piccante). STORIA Le origini della produzione di salumi in Calabria risalgono con tutta probabilità ai tempi della colonizzazione greca delle coste ioniche. Le prime documentazioni certe riguardanti la lavorazione delle carni suine si riscontrano in un testo del 1691, Della Calabria Illustrata, nel quale Padre Giovanni Fiore da Cropani, cita tra le carni salate, quelle trasformate “in Lardi, in Salsicci, in Suppressate, e somiglianti”. Al decennio francese, 1806-1815, risale invece la Statistica Murattiana nella quale viene documentata la “preferenza delle carni porcine salate, che si lavorano in entrambe le Calabrie. Il sale e ’l pepe formano generalmente presso il popolo i preparativi alla corruzione di questo intingolo ricercato”. Nella terza sezione dedicata a “sussistenza e conservazione delle popolazioni” si indica che “la carne porcina è la sola che si sala in ciascheduno circondario”. La Calabria è rimasta nel tempo una delle poche regioni dove la cultura della lavorazione del maiale è ancora profondamente radicata.

GASTRONOMIA La Salsiccia di Calabria DOP si conserva in ambienti freschi e asciutti, appesa al soffitto, dove si mantiene per circa 12 mesi. È possibile conservarla, oltre che in frigorifero, anche sott’olio o sotto grasso, in contenitori di vetro chiusi oppure sottovuoto. Ingrediente essenziale nella realizzazione di molte ricette tradizionali del sud Italia, può essere servita come antipasto con gli altri salumi e formaggi locali, insieme al pane a lievitazione naturale. COMMERCIALIZZAZIONE Il prodotto è immesso in commercio tutto l’anno come Salsiccia di Calabria DOP, nelle tipologie: Piccante (se è stato utilizzato pepe rosso piccante o crema di peperoni piccante); Dolce (se è stato utilizzato pepe rosso dolce o crema di peperoni dolce); Bianca. È commercializzato sfuso oppure confezionato sottovuoto o in atmosfera modificata, intero, a tranci o affettato. NOTA DISTINTIVA Il territorio di produzione della Salsiccia di Calabria DOP è caratterizzato dal particolare clima del meridione italiano; i venti caldi disseccanti come lo scirocco permettono, anche durante l’estate, la graduale stagionatura delle carni, senza innescare processi di fermentazioni anomali. ZONA DI PRODUZIONE La zona di produzione della Salsiccia di Calabria DOP interessa l’intero territorio della regione Calabria. I suini utilizzati per la produzione devono essere nati nelle regioni Calabria, Basilicata, Puglia, Sicilia o Campania e allevati nella regione Calabria dall’età massima di quattro mesi, quindi macellati e lavorati in Calabria.


METODO DI PRODUZIONE I tagli derivano dalle parti più nobili del suino. La parte magra è ricavata dalla spalla, dalla coscia e dal filetto, mentre il grasso deriva dal lardo che deve essere presente in percentuale variabile dal 4 al 15% per ogni chilogrammo di carne lavorata. Le carni selezionate e il lardo scelto vengono tritati a medio taglio e amalgamati con sale, pepe nero e altri ingredienti quali ad esempio vino e aromi naturali. Il macinato viene quindi insaccato in budella di suino, che sono poi forate; le soppressate vengono quindi legate a mano con spago naturale. La stagionatura deve essere effettuata allo stato naturale in apposito ambiente, igienicamente sano, per non meno di 45 giorni. La Soppressata di Calabria DOP può essere: Piccante se nell’impasto è stato aggiunto pepe rosso piccante o crema di peperoni piccante; Dolce se è stato aggiunto pepe rosso dolce o crema di peperoni dolce. Nel caso in cui non siano stati utilizzati né pepe rosso né crema di peperoni si ha invece la tipologia Bianca. ASPETTO E SAPORE La Soppressata di Calabria DOP ha forma cilindrica leggermente schiacciata. La sua lunghezza varia da 10 e 18 cm, il diametro è compreso tra 4 e 8 cm. Al taglio, la fetta risulta compatta, tendente al morbido, con una colorazione rosso naturale o rosso vivace uniforme a seconda dell’uso degli ingredienti naturali. Il sapore è più o meno intenso, a seconda della tipologia, con sapidità equilibrata. STORIA Le origini della produzione di salumi in Calabria risalgono con tutta probabilità ai tempi della colonizzazione greca delle coste ioniche. Le prime documentazioni certe riguardanti la lavorazione delle carni suine si riscontrano in un testo del 1691, Della Calabria Illustrata, nel quale Padre Giovanni Fiore da Cropani, cita tra le carni salate, quelle trasformate “in Lardi, in Salsicci, in Suppressate, e somiglianti”. Al decennio francese, 1806-1815, risale invece la Statistica Murattiana nella quale viene documentata la “preferenza delle carni porcine salate, che si lavorano in entrambe le Calabrie. Il sale e ’l pepe formano generalmente presso il popolo i preparativi alla corruzione di questo intingolo ricercato”. Nella terza sezione dedicata a “sussistenza e conservazione delle popolazioni” si

indica che “la carne porcina è la sola che si sala in ciascheduno circondario”. GASTRONOMIA La Soppressata di Calabria DOP si conserva in ambienti freschi ed asciutti, appesa al soffitto, dove si mantiene per circa 12 mesi. In alternativa è possibile conservarla sott’olio o sotto grasso in contenitori di vetro chiusi ermeticamente oppure sottovuoto. La Soppressata di Calabria DOP viene gustata come antipasto con il pane locale. Può rappresentare un ottimo ingrediente per insaporire primi e secondi piatti. Per il suo sapore intenso e stuzzicante, si sposa perfettamente con vini rossi locali ben strutturati. COMMERCIALIZZAZIONE Il prodotto è immesso in commercio nelle tipologie Soppressata di Calabria DOP Piccante, Dolce e Bianca. È commercializzato sfuso oppure confezionato sottovuoto o in atmosfera modificata, intero, in tranci o affettato. NOTA DISTINTIVA La Soppressata di Calabria DOP deve le sue peculiari caratteristiche alla qualità delle carni suine impiegate e alla sapiente maestria, tramandata da generazioni, utilizzata in tutte le fasi di lavorazione del prodotto. ZONA DI PRODUZIONE La zona di produzione della Soppressata di Calabria DOP interessa l’intero territorio della regione Calabria. I suini utilizzati per la produzione devono essere nati nelle regioni Calabria, Basilicata, Puglia, Sicilia o Campania e allevati nella regione Calabria dall’età massima di quattro mesi, quindi macellati e lavorati in Calabria.

SOPPRESSATA DI CALABRIA DOP

DESCRIZIONE DEL PRODOTTO La Soppressata di Calabria DOP è un prodotto di salumeria, insaccato, stagionato, ottenuto dalla lavorazione di tagli pregiati della carne fresca di suini appartenenti alle razze tradizionali di taglia grande quali la Calabrese o la Large White e la Landrace Italiana.

Consorzio di Tutela dei Salumi di Calabria DOP Via Roberta Lanzino, 33 87100 Cosenza Tel: +39 0984 31777 www.consorziosalumidicalabriadop.it

Agroqualità S.P.A. V.le Cesare Pavese, 305 - 00144 Roma Tel: +39 06 54228675 Fax: +39 06 54228692 www.agroqualita.it agroqualita@agroqualita.it

Operatori 35 Produzione (kg) 66.640

Fatturato (mln €) 0,70 Superficie (ha) Dati Qualivita - Ismea

69


SOPRÈSSA VICENTINA DOP Consorzio di Tutela della DOP Soprèssa Vicentina Strada del Capitello, 11/13/15 36075 Montecchio Maggiore (VI) Tel: +39 348 3182530 www.sopressavicentina.it

C.S.Q.A. Certificazioni S.r.l. Via S. Gaetano, 74 36016 Thiene (VI) Tel: +39 0445 313011 Fax: +39 0445 313070 www.csqa.it - csqa@csqa.it

Operatori 8 Produzione (kg) 80.503

Fatturato (mln €) 0,68 Superficie (ha) Dati Qualivita - Ismea

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DESCRIZIONE DEL PRODOTTO La Soprèssa Vicentina DOP è un prodotto di salumeria, insaccato, a grana medio-grossa, ottenuto esclusivamente da carni di suini di razza Large White, Landrace e Duroc, nati e allevati nella provincia di Vicenza. METODO DI PRODUZIONE Le parti più pregiate dell’animale, quali coscia, coppa, spalla, pancetta, grasso di gola e lombo vengono fatti raffreddare per 24 ore prima di procedere alla lavorazione. Segue il disosso, la mondatura e la snervatura. I tagli di carne selezionati vengono macinati a grana medio-grossa in tritacarne con stampi con fori di 6-7 mm di diametro. Alla carne macinata, portata a temperatura compresa tra 3 e 6°C, vengono aggiunti sale e pepe precedentemente miscelati e la tradizionale consa, una miscela di cannella, chiodi di garofano, rosmarino e, a volte, aglio. Il tutto viene ben amalgamato in modo che il grasso sia miscelato con il magro fino al limite della smelmatura (perdita di consistenza). L’impasto così ottenuto viene insaccato utilizzando budelli naturali di bovino con diametro minimo di 8 cm. Il prodotto viene successivamente legato con spago non colorato, posto verticalmente e orizzontalmente. Gli insaccati si fanno sgocciolare per 12 ore, a temperature comprese tra i 20 e i 24°C; poi si fanno asciugare per 4-5 giorni e infine vengono messi a stagionare per un periodo che varia in funzione della pezzatura (minimo 60 giorni per la pezzatura compresa tra 1 e 1,5 kg fino ad un minimo di 120 giorni per la pezzatura compresa tra 3,5 e 8 kg). ASPETTO E SAPORE La Soprèssa Vicentina DOP ha forma cilindrica e dimensioni variabili da 15-20 cm a 40-50 cm di lunghezza, con diametro minimo di 8 cm. La superficie esterna si presenta ricoperta da una patina chiara che si sviluppa naturalmente in fase di stagionatura. La pasta è compatta e allo stesso tempo tenera. La fetta appare di colore rosato tendente al rosso, di grana medio-grossa. Il profumo è speziato con eventuale fragranza di erbe aromatiche con o senza aglio. Il sapore è delicato, leggermente dolce e pepato o di aglio. STORIA Prodotta in tutta la provincia di Vicenza e in particolare nell’area compresa fra le Piccole Dolomiti, l’Altopiano di Asiago ed i Colli Berici, la Soprèssa Vicentina DOP si caratterizza per il profondo e solido legame con il territorio d’origine. Il pittore Jacopo Da Ponte la rappresenta, nel 1577, nel dipinto Cristo in casa di Marta Maria e Lazzaro. Dalla metà del secolo scorso sono state dedicate a questo prodotto numerose feste

contadine. Dal punto di vista produttivo, la Soprèssa Vicentina DOP è ottenuta seguendo le modalità tradizionali tramandate attraverso i secoli dai contadini vicentini. GASTRONOMIA La consuetudine vuole che la Soprèssa Vicentina DOP sia conservata in ambienti freschi e asciutti, appesa al soffitto, dove si mantiene per circa 12 mesi. Una volta tagliata, dopo aver asportato il budello, è consigliabile riporla nella parte bassa del frigorifero, avvolta in un canovaccio, proteggendo la parte tagliata con la pellicola per alimenti. Come antipasto è ottima cruda con sottaceti e pan biscotto. Tagliata grossolanamente e scottata sulla griglia si può servire con il formaggio Asiago DOP e la polenta abbrustolita. Si sposa inoltre bene con la “verdura cota”: spinaci, bietole, pisacan (tarassaco) e ravisse (foglie della rapa). COMMERCIALIZZAZIONE Il prodotto è immesso in commercio nella tipologia Soprèssa Vicentina DOP. È commercializzato in pezzi singoli, confezionato, intero, in tranci o affettato. NOTA DISTINTIVA Il gusto dolce e delicato della Soprèssa Vicentina DOP è dato dal caratteristico clima pedemontano della zona, asciutto e ventilato, che permette un utilizzo contenuto di sale. ZONA DI PRODUZIONE La zona di produzione della Soprèssa Vicentina DOP comprende l’intero territorio della provincia di Vicenza, nella regione Veneto. I suini utilizzati per la produzione devono provenire da allevamenti situati nella provincia di Vicenza.


ASPETTO E SAPORE Lo Speck Alto Adige IGP si caratterizza per la forma a “cuore” o a “scudo”. Esternamente si presenta di colore marrone. Al taglio, la fetta è di colore rosso con parti di colorazione bianco-rosata. Ha una consistenza elastica, non appiccicosa nella parte magra e non untuosa in quella grassa. Il gusto è tipico, intenso, saporito, ma non salato, con sentori di fumo, spezie ed erbe aromatiche. STORIA La tradizione e gli storici fanno risalire la produzione di carne conservata al periodo delle invasioni longobarde. Le prime testimonianze storiche sullo speck risalgono però ai primi del Duecento. Già all’epoca infatti in Alto Adige si riusciva a conservare la carne grazie a una particolare combinazione di affumicatura e asciugatura all’aria. Nel corso dei secoli l’arte della salatura a secco e dell’affumicatura si perfezionò con ricette “segrete” utilizzate dai produttori locali. Lo Speck Alto Adige IGP, in quanto specialità altoatesina apprezzata anche a livello internazionale, viene celebrato con una festa ad hoc in Val di Funes; lo Speckfest Alto Adige, che si pone l’obiettivo di far conoscere il prodotto tipico di alta qualità. GASTRONOMIA Lo Speck Alto Adige IGP si conserva, se intero, in un

SPECK ALTO ADIGE IGP

METODO DI PRODUZIONE Le cosce di suino selezionate sono consegnate allo stato fresco e devono pesare non meno di 10,5 kg; disossate e rifilate devono pesare almeno 5,2 kg e avere superficie omogenea senza fessurazioni né sacche. Da questo punto della lavorazione in poi verrano definite “baffe”. Ogni coscia viene marchiata sulla cotenna con la data di inizio lavorazione per il controllo dei tempi di stagionatura che avverrà in seguito. Entro quattro giorni dall’inizio della lavorazione le baffe vengono moderatamente salate, aromatizzate a secco con erbe naturali. L’affumicatura avviene “a freddo”, con legna non resinosa e la temperatura del fumo non può essere superiore a 20°C. Le baffe vengono poi stagionate in appositi locali a temperature comprese tra 10 e 15°C con un’umidità tra il 60 ed il 90%, secondo gli usi e le tradizioni locali. La durata minima della stagionatura varia in funzione del peso terminale delle baffe. Si va quindi da un minimo di 20 settimane fino ad almeno 32 per il prodotto più pesante.

ambiente fresco; ideale è la cantina. Il prodotto confezionato, invece, si conserva per alcuni mesi nel ripiano meno freddo del frigorifero, avvolto in un panno e non esposto alla luce. Prima di servirlo, è buona norma lasciarlo a temperatura ambiente il tempo necessario a che riacquisti tutta la sua fragranza e la consistenza ideale. Esistono diversi modi di tagliare lo speck: con o senza la crosta, a mano o con la macchina, elegante e delicato a fette sottili, cubetti o listarelle. Ognuno di questi modi determina una sensazione diversa al palato. Lo Speck Alto Adige IGP trova vasto impiego nella preparazione di antipasti, primi e secondi piatti: dalle proposte più tradizionali, come i tipici canederli fino a combinazioni più innovative, come quelle con la frutta, tra cui melone e fichi. Perfetto l’abbinamento con vini rossi, quali, ad esempio, il vino Schiava dell’Alto Adige, il pinot nero prodotto in Alto Adige; si sposa altrettanto bene con il Lagrein.

SÜDTIROLER MARKENSPECK G.G.A. O SÜDTIROLER SPECK G.G.A.

DESCRIZIONE DEL PRODOTTO Lo Speck Alto Adige IGP è un prodotto di salumeria ottenuto da cosce di suino disossate, rifilate con o senza fesa e quindi salate, affumicate e stagionate.

COMMERCIALIZZAZIONE Il prodotto è immesso in commercio nella tipologia Speck Alto Adige IGP. È commercializzato in pezzi singoli, confezionato sottovuoto o in atmosfera modificata, intero, in tranci o affettato. NOTA DISTINTIVA La miscelazione degli aromi è l’unica fase in cui il produttore è libero di caratterizzare lo Speck Alto Adige IGP con ricette “segrete” tramandate di generazione in generazione. Unica restrizione: la percentuale di sale nel prodotto finito non deve superare il 5%. ZONA DI PRODUZIONE La zona di produzione dello Speck Alto Adige IGP corrisponde all’intero territorio della Provincia Autonoma di Bolzano (Südtirol), nella regione Trentino-Alto Adige.

Consorzio Tutela Speck Alto Adige Via Portici, 71 39100 Bolzano (BZ) www.speck.it info@speck.it

Istituto Nord Est Qualità Via Rodeano, 71 33038 San Daniele del Friuli (UD) Tel: +39 0432940349 www.ineq.it - info@ineq.it

Operatori 33 Produzione (kg) 10.677.767

Fatturato (mln €) 88,20 Superficie (ha) Dati Qualivita - Ismea

71


VALLÉE D’AOSTE LARD D’ARNAD DOP

VALLE D’AOSTA LARD D’ARNAD DOP

Comitè des Produits Typiques Lard d’Arnad c/o municipio Via Clos, 3 11020 - Frazione Closè Arnad (AO) Tel: +39 0125 966300 - 966443 jebstudio@libero.it

Istituto Nord Est Qualità Via Rodeano, 71 33038 San Daniele del Friuli (UD) Tel: +39 0432940349 www.ineq.it - info@ineq.it

Operatori 3 Produzione (kg) 224.599

Fatturato (mln €) 3,34 Superficie (ha) Dati Qualivita - Ismea

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DESCRIZIONE DEL PRODOTTO Il Valle d’Aosta Lard d’Arnad DOP è un prodotto di salumeria ottenuto dal lardo della spalla e del dorso di suini di almeno nove mesi di età, appartenenti alle razze Large White e Landrace Italiana, Duroc o altre razze compatibili con il suino pesante italiano. METODO DI PRODUZIONE Una volta tagliate, rifilate dalla carne e squadrate, le “baffe”, nome tecnico dei pezzi ancora grezzi del lardo, che deve essere lavorato fresco, vengono collocate negli appositi contenitori di legno di castagno, rovere o larice, chiamati doils, dopo non oltre 48 ore dal giorno successivo alla macellazione. Nel frattempo, la temperatura è mantenuta bassa per conservare inalterate le caratteristiche del prodotto. La collocazione nei doils prevede strati alterni di lardo, sale e una miscela di erbe aromatiche quali alloro, salvia, rosmarino, chiodi di garofano, cannella, ginepro, noce moscata, lauro e pepe. Si procede fino al riempimento del recipiente che viene infine ricoperto con acqua salata, portata prima a ebollizione e poi lasciata raffreddare in modo da ottenere la salamoia necessaria per la conservazione del prodotto. Il lardo deve riposare nei doils per un periodo non inferiore ai tre mesi. ASPETTO E SAPORE Il Valle d’Aosta Lard d’Arnad DOP si presenta completo di cotenna e di forma e dimensioni variabili a seconda del taglio, con spessore mai inferiore a 3 cm (esclusa la cotenna). Al taglio, la fetta è di colore bianco, con la cotenna su un lato e la possibile presenza di un sottile strato di magro; il cuore è normalmente rosato chiaro senza venature. Ha una consistenza compatta ma comunque morbida. Al palato, il sapore è piacevole e ricorda le erbe usate nella miscela. STORIA I primi documenti storici relativi al Valle d’Aosta Lard d’Arnad DOP risalgono al 1570. In un inventario del 1763 del castello di Arnad è stata ritrovata la registrazione di quattro “doils di lardo già vecchi”. I doils, nel gergo dialettale locale detti patois, sono i contenitori che vengono utilizzati da sempre per conservare e far maturare il lardo. Nei secoli passati esisteva quindi una cultura del lardo molto sviluppata, che seguiva specifici metodi di produzione e conservazione, utilizzati ancora adesso dalle maestranze locali. In un documento successivo, si ritrova la descrizione di una tipica taverna della città di Aosta in cui i piatti, presenti sul menu, erano disposti in un grande tavolo: tra questi spiccava il lard friand, ovvero “lardo prelibato”.

GASTRONOMIA Il Valle d’Aosta Lard d’Arnad DOP si conserva a lungo in contenitori sigillati. La tradizione vuole che il prodotto si gusti con il pan dür (caratteristico pane scuro valdostano) spalmato con miele, che ne esalta il sapore gradevolmente dolce. Da sempre impiegato come condimento, di recente è stato “scoperto” e molto apprezzato come antipasto e come ingrediente per la preparazione di tipici piatti locali. Curioso è l’abbinamento del Valle d’Aosta Lard d’Arnad DOP con castagne lessate, miele e un altro prodotto di salumeria tipico valdostano, la Motzetta, in cui il contrasto di dolce e salato dà vita a sensazioni piacevolissime al palato. COMMERCIALIZZAZIONE Il prodotto è immesso in commercio, tutto l’anno, nella tipologia Valle d’Aosta Lard d’Arnad DOP (Vallée d’Aoste Lard d’Arnad DOP). È commercializzato in tranci, sfuso o sottovuoto. NOTA DISTINTIVA Una particolarità del Valle d’Aosta Lard d’Arnad DOP è quella relativa all’alimentazione dei suini utilizzati per la produzione che esclude mangimi integrati per lasciar spazio ad alimenti quali castagne e ortaggi.

ZONA DI PRODUZIONE La zona di produzione del Valle d’Aosta Lard d’Arnad DOP ricade nel territorio comunale di Arnad, in provincia di Aosta, nella regione Valle d’Aosta. I suini utilizzati per la lavorazione devono essere nati, allevati e macellati nel territorio delle regioni Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna.


ASPETTO E SAPORE Il Vallée d’Aoste Jambon de Bosses DOP ha un peso minimo di 7 kg; ha forma semipressata e mantiene il piedino, che deve presentarsi inclinato di almeno 30° per rendere il prosciutto ancora più riconoscibile. La coscia è legata con una corda che passa per un foro praticato nella parte superiore del gambo. La cotenna è di colore giallo paglierino, liscia nella parte esterna e pieghettata nella parte interna della coscia. Al taglio, il colore della fetta è tendenzialmente rosso vinoso; il lardo è sodo e brillante, talora con sfumature rosa sull’esterno. Il gusto è delicato e leggermente salato, con una punta di dolce, un sottofondo aromatico e una delicata venatura di selvatico. STORIA È nota la fama internazionale del Vallée d’Aoste Jambon de Bosses DOP. Il primo dato certo che ne attesta la produzione si ritrova nei Contes de l’Hospice du GrandSaint-Bernard del 1397, dove sono espressamente citate le tybias porci prodotte nel territorio di SaintRhémy-en-Bosses. La fama di questo prodotto si diffuse poi facilmente: il colle del Gran San Bernardo fu uno dei più frequentati valichi alpini e nel Basso Medioevo

GASTRONOMIA Si consiglia di conservare i prosciutti interi di Vallée d’Aoste Jambon de Bosses DOP in ambienti freschi e, una volta iniziati, di ungere la superficie di taglio con un filo d’olio e ricoprirla con pellicola trasparente o con un foglio di alluminio. Il Vallée d’Aoste Jambon de Bosses DOP si esprime al meglio se tagliato a fette molto sottili (preferibilmente a mano) e servito con pane nero. Ottimo anche l’accostamento di questo prosciutto con il burro di montagna, il miele e le noci. COMMERCIALIZZAZIONE Il prodotto è immesso in commercio nella tipologia Vallée d’Aoste Jambon de Bosses DOP. È commercializzato intero, in tranci oppure affettato, confezionato sottovuoto o in atmosfera modificata. NOTA DISTINTIVA La stagionatura del Vallée d’Aoste Jambon de Bosses DOP ha luogo in locali freschi, ad esempio i rascards (costruzioni in legno tipiche degli alpeggi), all’interno dei quali i prosciutti vengono tenuti costantemente vicino a fieni locali, rivoltati e sostituiti con cadenza regolare. ZONA DI PRODUZIONE La zona di produzione del Vallée d’Aoste Jambon de Bosses DOP interessa il territorio del comune di Saint-Rhémy-en-Bosses, collocato ad una altezza di circa 1.600 metri s.l.m., nella regione Valle d’Aosta. I suini utilizzati per la produzione sono nati, allevati e macellati nelle regioni Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna.

VALLÉE D’AOSTE JAMBON DE BOSSES DOP

METODO DI PRODUZIONE Le cosce selezionate vengono sottoposte a refrigerazione. Trascorse 24 ore dalla rifilatura, che elimina il grasso e l’eccesso di cotenna, vengono salate. La salatura in ambiente controllato si svolge per 10 mesi all’anno con esclusione dei soli mesi più caldi. Gli ingredienti utilizzati sono, oltre al sale: pepe in grani e macinato, salvia, rosmarino, aglio, ginepro, timo, alloro. Durante tale periodo la coscia viene massaggiata almeno due volte per favorire la fuoriuscita di siero e sangue. Si lascia quindi riposare e viene portato a maturazione per un periodo di 15-20 giorni in ambienti freschi, in una cantina umida, nel fienile o nella camera del prosciutto che ogni baita possiede. In questa fase i prosciutti vengono anche lavati e fatti asciugare. A questo punto, la testa del femore e le superfici muscolari esposte vengono ricoperte con pepe macinato grossolanamente per evitare l’ossidazione. La stagionatura si protrae per un periodo minimo di 12 mesi ma può arrivare fino anche a 30 mesi, anche se la maggior parte dei prosciutti ha una stagionatura di 14-18 mesi. Al termine della stagionatura, sui prosciutti idonei, che superano tutti i rigorosi controlli, viene apposto il marchio a fuoco.

divenne la via privilegiata per i commerci con l’Europa occidentale.

VALLE D’AOSTA JAMBON DE BOSSES DOP

DESCRIZIONE DEL PRODOTTO Il Vallée d’Aoste Jambon de Bosses DOP è un prodotto di salumeria, crudo e stagionato, ottenuto dalla lavorazione delle cosce fresche di suini delle razze Large White, Landrace e Duroc Italiana.

Comitato per la Promozione e la Valorizzazione del Vallée d’Aoste Jambon de Bosses DOP Hameau de Saint-Léonard, 10 11010 Saint-Rhémy En Bosses (AO) www.jambondebosses.it

Istituto Nord Est Qualità Via Rodeano, 71 33038 San Daniele del Friuli (UD) Tel: +39 0432940349 www.ineq.it - info@ineq.it

Operatori 2 Produzione (kg) 20.425

Fatturato (mln €) 0,52 Superficie (ha) Dati Qualivita - Ismea

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ZAMPONE MODENA IGP

DESCRIZIONE DEL PRODOTTO Lo Zampone Modena IGP è un prodotto di salumeria, crudo o cotto, a base di carne e cotenna suina. METODO DI PRODUZIONE Lo Zampone Modena IGP è costituito da una miscela di carni suine ottenute dalla muscolatura striata, grasso suino, cotenna, sale, pepe intero e/o a pezzi. La preparazione prevede la macinazione delle carni in tritacarne con stampi con fori di 7-10 mm per le parti muscolari e di 3-5 mm per la cotenna. Il trito ottenuto viene impastato in macchine sottovuoto o a pressione atmosferica insieme a sale e/o altri ingredienti quali vino, acqua, spezie e piante aromatiche. La miscela viene insaccata in involucri naturali costituiti dal rivestimento cutaneo dell’arto anteriore del suino completo delle falangi distali e legato all’estremità superiore. Il prodotto finale può essere commercializzato fresco o cotto: nel primo caso viene sottoposto ad asciugamento in stufa ad aria calda, nel secondo viene precotto in acqua. ASPETTO E SAPORE La forma dello Zampone Modena IGP è quella tipica della zampa anteriore del suino. Ha consistenza morbida e al taglio le fette sono compatte, di granulometria uniforme e colore roseo tendente al rosso. Il sapore è caratteristico, con gusto molto intenso e aromatico.

Consorzio Zampone Modena Cotechino Modena Strada 4 , pal. Q8 20089 Milanofiori Rozzano (MI) Tel: +39 02 8925901 www.modenaigp.it - info@modenaigp.it

Istituto Nord Est Qualità Via Rodeano, 71 33038 San Daniele del Friuli (UD) Tel: +39 0432940349 www.ineq.it - info@ineq.it

Operatori ND Produzione (kg) 1.457.951

Fatturato (mln €) 10,25 Superficie (ha) Dati Qualivita - Ismea

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STORIA Le origini dello Zampone Modena IGP risalgono al 1511: i cittadini di Mirandola (MO), assediati dall’esercito di Papa Giulio II della Rovere, decisero di macellare i maiali per sottrarli al saccheggio e di insaccare la carne dapprima nella cotenna, dando vita al cotechino e, successivamente, nelle zampe dei suini creando lo zampone. Il prodotto che ne derivò ebbe grande successo e si diffuse nei mercati limitrofi a partire dal XVIII secolo, anche grazie all’aumento della produzione delle antiche botteghe salumiere, la Frigeri e la Bellentani. GASTRONOMIA Lo Zampone Modena IGP fresco va conservato in frigorifero e deve essere sottoposto a cottura prolungata prima di essere consumato. Lo Zampone Modena IGP precotto, confezionato ermeticamente e sottoposto a trattamento termico, si conserva a temperatura ambiente per un tempo più lungo e necessita di un tempo di cottura più breve, in genere variabile fra i 15 e i 20 minuti. Lo Zampone Modena IGP si gusta caldo, unito alle tradizionali lenticchie beneauguranti, nel corso delle festività natalizie e

di Capodanno, ma anche ai fagioli bianchi in umido, agli spinaci al burro, al purè di patate e alla salsa di mele. Tra le svariate ricette possiamo ricordare lo “Zampone Modena IGP su crostini di polenta”, lo “Zampone Modena IGP su letto di verza al profumo d’arancio con Aceto Balsamico di Modena IGP” e, particolarmente originale lo “Zampone Modena IGP con spaghetti Thai, verdurine e germogli di soia, salsa di ostriche e sesamo tostato”. Ideale l’abbinamento con vini rossi frizzanti, come ad esempio i classici Lambruschi DOP di Modena. COMMERCIALIZZAZIONE Il prodotto è immesso in commercio nella tipologia Zampone Modena IGP. È commercializzato fresco, sia sfuso che confezionato, oppure cotto, confezionato in imballaggi ermetici idonei all’interno di astucci di cartone. In entrambi i casi è venduto intero per un peso di circa 1 kg. NOTA DISTINTIVA Per la produzione dello Zampone Modena IGP non possono essere utilizzati aromi di affumicatura né aromi ottenuti per sintesi chimica. Ha un alto contenuto di proteine, di grassi insaturi rispetto ai saturi, di vitamine del gruppo B e di minerali quali ferro e zinco. ZONA DI PRODUZIONE La zona di produzione dello Zampone Modena IGP interessa l’intero territorio della regione Emilia-Romagna; il territorio delle province di Cremona, Lodi, Pavia, Milano, Monza e Brianza, Varese, Como, Lecco, Bergamo, Brescia, Mantova, nella regione Lombardia; il territorio delle province di Verona e Rovigo, nella regione Veneto.


CLASSE 1.3

FORMAGGI


ASIAGO DOP

DESCRIZIONE DEL PRODOTTO L’Asiago DOP è un formaggio a pasta semicotta prodotto eslusivamente con latte vaccino in due tipologie. La tipologia Pressato, con latte intero, ha sapore dolce e delicato mentre il tipo d’Allevo, con latte parzialmente scremato, ha sapore più deciso. METODO DI PRODUZIONE Al latte deve essere aggiunto il lattoinnesto, il caglio bovino e modeste quantità di sale. Dopo la coagulazione segue la rottura della cagliata e la semicottura. Si prosegue con la pressatura per circa 12 ore; quindi le forme vengono conservate per 48 ore in locali a 10-15°C. La salatura viene completata a secco o in salamoia. La stagionatura minima è di 20 giorni per l’Asiago DOP Pressato e di 60 giorni per l’Asiago DOP d’Allevo. La stagionatura deve avvenire all’interno della zona di produzione, in magazzini con temperature di 10-15°C. L’Asiago DOP, accompagnato dalla dicitura “Prodotto della Montagna” (oltre i 600 metri s.l.m.), deve essere ottenuto con latte di due o quattro mungiture, proveniente da allevamenti montani; in questo caso, la stagionatura minima è di 30 e 90 giorni rispettivamente per l’Asiago DOP Pressato e l’Asiago DOP d’Allevo. L’elaborazione e la stagionatura devono avvenire in aziende ubicate nel territorio montano.

Consorzio Tutela Formaggio Asiago Corso Fogazzaro, 18 36100 Vicenza Tel: +39 0444 321758 www.asiagocheese.it

C.S.Q.A. Certificazioni S.r.l. Via S. Gaetano, 74 36016 Thiene (VI) Tel: +39 0445 313011 Fax: +39 0445 313070 www.csqa.it - csqa@csqa.it

Operatori 1.492 Produzione (kg) 21.828.200

Fatturato (mln €) 108,92 Superficie (ha) Dati Qualivita - Ismea

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ASPETTO E SAPORE L’Asiago DOP Pressato ha crosta sottile ed elastica, pasta bianca o leggermente paglierina con occhiatura marcata e irregolare. L’Asiago DOP d’Allevo ha crosta liscia e regolare, la pasta interna è compatta, granulosa, di colore che va dal paglierino fino all’ambrato e presenta occhiatura sparsa di piccola o media grandezza. STORIA Nell’Altopiano che gli dà il nome, noto anche come Altopiano dei Sette Comuni, intorno all’anno Mille si produceva un gustoso formaggio ricavato dal latte ovino. Verso il XVI secolo le pecore lasciarono il posto ai bovini. Il latte vaccino dette origine alla tecnica casearia che ancora oggi si conserva nelle malghe. L’Asiago più antico è quello d’Allevo mentre, negli anni Venti, è iniziata la produzione del tipo Pressato, a più breve stagionatura, variante che veniva già adottata nelle malghe o alpeggi soprattutto nel primo periodo di monticazione del bestiame. GASTRONOMIA L’Asiago DOP Pressato deve essere consumato più velocemente di quello d’Allevo. L’Asiago DOP d’Allevo si conserva anche fino ad un mese, purché collo-

cato in un ambiente idoneo. La fetta dell’Asiago DOP deve essere avvolta in pellicola alimentare e tenuta a temperature di 8-9°C. L’Asiago DOP Pressato può essere consumato da solo, oppure tagliato a cubetti in insalata, a lamelle sulle uova fritte, nella pasta al forno, nelle pizze rustiche. La sua delicatezza richiede vini fruttati, bianchi freschi (Prosecco DOP) o rosati morbidi. L’Asiago DOP d’Allevo si presta al “fine pasto” abbinato a frutta fresca. Lo Stravecchio è idoneo da grattugia. COMMERCIALIZZAZIONE Il prodotto è immesso in commercio nelle seguenti tipologie: Asiago DOP Pressato, con eventuale aggiunta della dicitura Fresco; Asiago DOP d’Allevo, con possibile aggiunta dell’indicazione Stagionato. Nelle etichette di quest’ultimo possono essere riportate anche le diciture: Mezzano, Vecchio, Stravecchio. Alle due tipologie può essere aggiunta la dicitura “Prodotto della Montagna”, per il prodotto lavorato in territorio montano. È commercializzato in forme intere, a tranci, porzionato e preconfezionato. NOTA DISTINTIVA Le forme appena prodotte di Asiago DOP Pressato vengono sottoposte a una pressatura effettuata con torchi manuali o idraulici, da cui prendono il nome. Solo a conclusione della fase di pressatura, che dura alcune ore, si procede con l’inserimento delle forme nelle fascere. ZONA DI PRODUZIONE La zona di produzione dell’Asiago DOP ricade nella provincia di Vicenza, in due zone confinanti delle province di Padova e Treviso, nella regione Veneto e nella provincia di Trento, nella regione Trentino-Alto Adige.


BITTO DOP

DESCRIZIONE DEL PRODOTTO Il Bitto DOP è un formaggio stagionato a pasta semidura prodotto con latte vaccino intero e con eventuale aggiunta di latte caprino crudo in misura non superiore al 10%. METODO DI PRODUZIONE Il latte vaccino deve provenire da razze bovine tradizionali della zona di produzione, alimentate con erba di pascolo. Anche il latte caprino crudo deve essere ottenuto da animali alimentati a pascolo libero. Il latte, bovino ed eventualmente caprino, deve essere lavorato entro un’ora; viene immesso nelle tradizionali caldaie in rame a forma di campana rovesciata, dove è riscaldato mediante fuoco a legna. La cagliata, ottenuta con caglio di vitello, viene cotta tra i 48 e i 52°C per circa 30 minuti e viene rotta finché i grumi acquisiscono la grandezza di chicchi di riso. La pasta ottenuta viene posta in fascere tradizionali in legno o in plastica, che conferiscono il particolare scalzo concavo. Le fascere possiedono le indispensabili caratteristiche di respirabilità e porosità, necessarie al processo di salatura e maturazione. La salatura avviene a secco o in salamoia. La stagionatura minima è di 70 giorni, ma le forme possono essere lasciate a maturare anche per diversi anni, senza che siano alterate le caratteristiche organolettiche e strutturali del formaggio. In questi casi i formaggi sono sottoposti a periodici rivoltamenti, puliture e raschiature. Il Bitto DOP è prodotto nel periodo compreso tra il primo giugno e il 30 settembre. ASPETTO E SAPORE Il Bitto DOP si presenta con una crosta di colore giallo paglierino e pasta compatta dal bianco al giallo paglierino a seconda della stagionatura. Presenta occhiatura rada a occhio di pernice. Il sapore è dolce e delicato. Con l’invecchiamento acquista maggiore compattezza, diventa fondente al palato ed acquisisce un gusto più forte e aromatico. STORIA Secondo alcuni storici, l’allevamento del bestiame nelle valli alpine fu avviato dai Celti. Da allora, l’usanza di allevare gli animali da latte negli alpeggi durante la stagione estiva è giunta fino ai giorni nostri e con essa la tradizione di trasformare in formaggio il latte prodotto. Il nome Bitto si fa derivare dal termine celtico bitu, ossia perenne. Probabilmente i Celti attribuirono questo nome al Bitto in quanto la lavorazione del latte consentiva di produrre un alimento da utilizzare come scorta alimentare. La città più importante per la commercializzazione del Bitto era Morbegno, centro della Bassa Valtellina, dove, dagli

inizi del 1800, si svolgeva annualmente una mostra di questo formaggio oramai conosciuto e apprezzato anche nelle valli limitrofe. GASTRONOMIA Il Bitto DOP possiede una notevole attitudine alla conservazione. È buona norma conservarlo in frigorifero nel ripiano meno freddo, protetto con carta stagnola. Fresco è un ottimo formaggio da tavola servito con frutta secca, irrorato con aceto balsamico, accompagnato a pane di segale. Può essere impiegato anche come ingrediente di qualità in numerosi piatti tipici della cucina valtellinese: i pizzoccheri, la polenta taragna, i risotti, le paste al forno e la fonduta. Le forme invecchiate sono utilizzate come formaggio da grattugia. Prediletti gli abbinamenti ai vini locali Valtellina Superiore DOP, Inferno e Sassella. COMMERCIALIZZAZIONE Il prodotto è immesso in commercio nella tipologia Bitto DOP. È commercializzato fresco, stagionato, in forme intere, a tranci, porzionato e preconfezionato. Deve recare sullo scalzo il logo prodotto impresso a fuoco. NOTA DISTINTIVA La maturazione del Bitto DOP inizia nelle casere d’alpe e si conclude in appositi locali a fondovalle, sfruttando il naturale andamento climatico della zona di produzione. ZONA DI PRODUZIONE La zona di produzione del Bitto DOP comprende l’intero territorio della provincia di Sondrio e i territori limitrofi di alcuni comuni nelle province di Bergamo e Lecco, nella regione Lombardia.

Consorzio di Tutela Formaggi Valtellina Casera e Bitto Via Bormio, 26 - 23100 Sondrio Tel: +39 0342210247 www.ctcb.it info@ctcb.it

C.S.Q.A. Certificazioni S.r.l. Via S. Gaetano, 74 36016 Thiene (VI) Tel: +39 0445 313011 Fax: +39 0445 313070 www.csqa.it - csqa@csqa.it

Operatori 82 Produzione (kg) 229.736

Fatturato (mln €) 2,25 Superficie (ha) Dati Qualivita - Ismea

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BRA DOP DESCRIZIONE DEL PRODOTTO Il Bra DOP è un formaggio prodotto con latte vaccino talvolta parzialmente scremato, proveniente da bovine allevate nella provincia di Cuneo, con eventuali aggiunte di latte caprino e/o ovino. Si presenta in due tipologie: Tenero e Duro. METODO DI PRODUZIONE Il Bra DOP Tenero viene prodotto con latte ottenuto da un massimo di quattro mungiture giornaliere. Il latte viene sottoposto a trattamento termico e poi viene fatto coagulare utilizzando caglio di vitello. Il formaggio viene prodotto con doppia rottura della cagliata fino ad ottenere granuli caseosi della dimensione media di un chicco di mais per il Bra Tenero e di un chicco di riso per il Bra Duro. Si procede quindi ad una pre-pressatura e alla collocazione negli stampi. Vengono eseguite due salature, in salamoia oppure a secco, prima della stagionatura che è di mimino 45 giorni per il Bra Tenero e 180 giorni per il Bra Duro. Entrambe le tipologie, se prodotte e stagionate nelle zone individuate come territorio montano della provincia di Cuneo, utilizzando latte della medesima provenienza, possono portare sull’etichetta la menzione d’Alpeggio.

Consorzio Tutela Formaggio DOP Bra Via Marconi, 57 - 12045 Fossano (CN) Tel: +39 0172 633765 Fax: +39 0172 633265 www.assopiemonte.com

promo.formaggi@produttorilattepiemonte.com

Istituto Nord Ovest Qualità P.zza Carlo Alberto Grosso, 82 12033 Moretta (CN) Tel: +39 0172911323 Fax: +39 0172911320 www.inoq.it - inoq@inoq.it

Operatori 239 Produzione (kg) 684.314

Fatturato (mln €) 4,62 Superficie (ha) Dati Qualivita - Ismea

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ASPETTO E SAPORE Il Bra DOP Tenero si presenta con una crosta elastica e una pasta di colore bianco o bianco-avorio, dal sapore gradevolmente profumato. Il Bra DOP Duro ha una crosta dura e una pasta dal leggermente paglierino al giallo ocra, con un aroma gustoso e sapido. STORIA Il formaggio Bra DOP deve il suo nome alla località omonima in provincia di Cuneo. In effetti Bra era in passato il luogo principale di stagionatura e smercio di questo formaggio, prodotto fin dal 1300 negli alpeggi di montagna. Il Bra un tempo costituiva uno degli alimenti base delle popolazioni alpine locali; veniva prodotto dai pastori delle Alpi detti “malgari” i quali in autunno scendevano con le loro mandrie dal monte al piano per svernare e in primavera ritornavano ai pascoli montani dove producevano il formaggio di montagna. Dagli Ordinativi Braidesi del 1371 risulta che veniva posta una stantia sui formaggi: due soldi e due denari su quelli più cari (robiola), un soldo sui pinguis (prodotti non stagionati, Bra compreso). I produttori di Bra dell’epoca acquistavano il “nostrale” dai malgari e lo facevano stagionare nelle loro cantine.

GASTRONOMIA Il Bra DOP va mantenuto in luogo fresco e asciutto e, se riposto in frigorifero, nello scomparto meno freddo. Il Bra DOP Tenero è un ottimo formaggio da tavola. Viene utilizzato come ingrediente prevalentemente nelle preparazioni gastronomiche da forno, è ottimo per insalate e si sposa bene con i vini rossi piemontesi giovani. Il Bra DOP Duro viene utilizzato da tavola e da grattugia e trova un perfetto abbinamento con i vini rossi piemontesi di maggior corpo e struttura. COMMERCIALIZZAZIONE Il prodotto è immesso in commercio nelle tipologie Bra DOP Tenero e Duro, con eventuale aggiunta della menzione d’Alpeggio (etichetta di colore verde). È commercializzato fresco o stagionato, in forme intere, a tranci, porzionato e preconfezionato. Deve recare su una faccia la timbratura e sull’altra l’etichetta cartacea con il logo prodotto, la denominazione e il numero di casello. NOTA DISTINTIVA Il Bra DOP d’Alpeggio viene considerato il più pregiato dei formaggi Bra immessi in commercio e si distingue per la pasta di colore giallo-ocra, la consistenza compatta e l’occhiatura minuta. Il sapore è intenso, piccante e fortemente sapido.

ZONA DI PRODUZIONE La zona di produzione del Bra DOP ricade nell’intero territorio della provincia di Cuneo e nel comune di Villafranca Piemonte, in provincia di Torino, nella regione Piemonte.


METODO DI PRODUZIONE Il latte, di non più di quattro mungiture consecutive, viene coagulato a 36-38°C utilizzando caglio di vitello o di capretto. A consistenza raggiunta si procede alla rottura della cagliata fino ad ottenere grumi della dimensione di una nocciola e la stessa si lascia a maturare per 4-10 ore, fino a quando raggiunge le condizioni per essere filata. Segue la filatura: questa consiste nella formazione di una specie di cordone che viene plasmato fino a raggiungere la forma voluta. La modellatura della forma si ottiene con movimenti energici delle mani. Si procede, quindi, alla chiusura della pasta all’apice di ogni singolo pezzo, immergendo velocemente la parte in acqua alla temperatura di 80-85°C e completando l’operazione manualmente. Si conferisce alla pasta la forma opportuna e, laddove prevista, si procede alla formazione della testina. Le forme così plasmate vengono appositamente immerse in acqua di raffreddamento. La salatura avviene per immersione in salamoia per almeno sei ore. Terminata questa operazione le forme vengono legate a coppie e appese a delle pertiche, per almeno 30 giorni, affinché avvenga la stagionatura. ASPETTO E SAPORE Il Caciocavallo Silano DOP ha una forma ovale o troncoconica, con testina o senza, con presenza di insenature in corrispondenza della posizione dei legacci. La crosta è sottile, liscia, di colore giallo paglierino mentre la pasta è omogenea, compatta con lievissima occhiatura di colore bianco o giallo paglierino. È caratterizzato da un sapore aromatico, piacevole, fondente in bocca, normalmente delicato e tendenzialmente dolce quando il formaggio è giovane, fino a diventare piccante a maturazione avanzata. STORIA Il Caciocavallo Silano DOP è tra i più antichi e caratteristici formaggi a pasta filata del Mezzogiorno d’Italia. La denominazione deriva, secondo la tesi più accreditata, dalla consuetudine di appendere le forme di formaggio, in coppia, a cavallo di pertiche di legno disposte in prossimità dei focolari. Le prime notizie sulla preparazione del cacio risalgono al 500 a.C. Nei secoli successivi, troviamo citazioni sulle qualità del butirro, antenato del caciovallo, in opere di diversi autori latini, fra cui Plinio. La denominazione Silano deriva invece dalle origini antiche legate all’altopiano della Sila.

GASTRONOMIA Il Caciocavallo Silano DOP si conserva in luogo fresco e asciutto, nel proprio incarto d’acquisto. Nel frigorifero va collocato nello scomparto meno freddo. Questo formaggio è ottimo da pasto e presenta elevate qualità nutritive. Il Caciocavallo Silano DOP è utilizzato in molte preparazioni gastronomiche, soprattutto abbinato a carni rosse e funghi, ma risulta ottimo anche cotto sulla piastra. Per le sue peculiarità si abbina bene con i vini rossi d’annata. COMMERCIALIZZAZIONE Il prodotto è immesso in commercio nella tipologia Caciocavallo Silano DOP. È commercializzato in forme intere, a tranci, porzionato e preconfezionato. Deve recare sulla forma impresso termicamente il logo prodotto ed il numero di identificazione del produttore. NOTA DISTINTIVA Il Caciocavallo Silano DOP è caratterizzato da una elevata concentrazione di vitamine, proteine e sali minerali, dovuta alla considerevole quantità di latte utilizzato per la sua produzione; ne occorrono infatti 10 litri per ogni chilogrammo di formaggio.

ZONA DI PRODUZIONE La zona di produzione del Caciocavallo Silano DOP comprende le aree interne delle province di Crotone, Vibo Valentia, Catanzaro e Cosenza, nella regione Calabria; Avellino, Benevento, Caserta e Napoli, nella regione Campania; Isernia e Campobasso, nella regione Molise; Bari, Taranto e Brindisi, nella regione Puglia; Matera e Potenza nella regione Basilicata.

CACIOCAVALLO SILANO DOP

DESCRIZIONE DEL PRODOTTO Il Caciocavallo Silano DOP è un formaggio semiduro a pasta filata prodotto con latte vaccino intero proveniente da bovine allevate nella zona di produzione.

Consorzio Tutela Formaggio Caciocavallo Silano Via Forgitelle - 87052 Camigliatello Silano (CS) Tel: +39 0984570832 www.caciocavallosilano.it

Agroqualità S.P.A. V.le Cesare Pavese, 305 - 00144 Roma Tel: +39 06 54228675 Fax: +39 06 54228692 www.agroqualita.it agroqualita@agroqualita.it

Operatori 167 Produzione (kg) 583.230

Fatturato (mln €) 5,91 Superficie (ha) Dati Qualivita - Ismea

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CANESTRATO DI MOLITERNO IGP Consorzio per la Tutela del Pecorino Canestrato di Moliterno Via Roma 85047 Moliterno (PZ) www.canestratodimoliterno.info

Agroqualità S.P.A. V.le Cesare Pavese, 305 - 00144 Roma Tel: +39 06 54228675 Fax: +39 06 54228692 www.agroqualita.it agroqualita@agroqualita.it

Operatori 17 Produzione (kg) 13.140

Fatturato (mln €) ND Superficie (ha) Dati Qualivita - Ismea

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DESCRIZIONE DEL PRODOTTO Il Canestrato di Moliterno IGP è un formaggio a pasta dura, stagionato almeno 60 giorni, ottenuto per il 70-90% da latte intero di pecora e per il rimanente 30-10% da latte intero di capra. METODO DI PRODUZIONE Il Canestrato di Moliterno IGP è prodotto tutto l’anno utilizzando latte proveniente da greggi alimentate principalmente al pascolo, con foraggi freschi e fieni. Gli ovini appartengono alle razze Gentile di Puglia, Gentile di Lucania, Leccese, Sarda, Comisana e loro incroci, mentre le capre sono di razza Garganica, Maltese, Jonica, Camosciata e loro incroci. Il latte proveniente da una o più mungiture deve essere trasformato entro 48 ore dalla prima mungitura e può essere utilizzato crudo o termizzato. La coagulazione è ottenuta aggiungendo caglio di agnello o di capretto e portando il tutto ad una temperatura di 36-40°C per 25-35 minuti. La cagliata viene rotta fino ad ottenere granuli delle dimensioni di un chicco di riso e poi estratta dal siero e posta in canestri, che conferiscono alla crosta la tipica striatura. Le forme sono quindi sottoposte a salatura, effettuata a secco oppure in salamoia, e poi sono fatte asciugare per 30 - 40 giorni prima di essere trasportate nei locali di stagionatura. La fase di stagionatura deve avere luogo esclusivamente all’interno dei cosiddetti fondaci, ambienti freddi, secchi e ben areati presenti solo nel territorio del comune di Moliterno e situati ad una altitudine superiore ai 700 metri s.l.m. Il fondaco si caratterizza per avere mura spesse 40 cm o più, con almeno due lati interrati e due aperture per il ricircolo dell’aria. In base alla durata della stagionatura il Canestrato di Moliterno IGP si distingue in Primitivo, stagionato fino sei a mesi; Stagionato ed Extra, quando la stagionatura si protrae rispettivamente fino ad un anno e oltre un anno. ASPETTO E SAPORE Il Canestrato di Moliterno IGP presenta forma cilindrica, con diametro di 20 cm circa e altezza di 1015 cm, con peso variabile dai 2 ai 5,5 kg. La pasta è compatta, con occhiatura irregolare, al taglio si presenta di colore bianco o paglierino a seconda della stagionatura. Il sapore è dolce nel formaggio fresco, piccante in quello più maturo. STORIA Nel territorio di Moliterno la pastorizia e l’usanza di trasformare il latte in formaggio hanno origini molto antiche, testimoniate da reperti archeologici risalenti al IV secolo a.C. Lo stesso nome della città potrebbe derivare dal latino mulgere, cioè “mungere”.

GASTRONOMIA Il Canestrato di Moliterno IGP si conserva al meglio in luogo fresco e asciutto e, se porzionato, è opportuno riporlo in frigorifero e consumarlo in breve tempo. La tipologia Primitivo è ottima gustata da sola come formaggio da tavola, ma può diventare saporito ingrediente di piatti semplici e moderni, come un’insalata di mela dell’Alta Val d’Agri. Lo Stagionato invece è ottimo grattugiato su ricette della tradizione lucana, quali i cavuzuni, o i maccaruni o’ firricieddu. Infine, il Canestrato di Moliterno IGP Extra esprime al meglio il suo gusto se abbinato al miele lucano o a un bicchiere di vino rosso, quale ad esempio un Aglianico del Vulture DOP. COMMERCIALIZZAZIONE Il prodotto è commercializzato come Canestrato di Moliterno IGP, nelle tipologie Primitivo (fino a sei mesi di stagionatura), Stagionato (fino ad un anno di stagionatura) ed Extra (oltre un anno di stagionatura). Può essere immesso in commercio intero o in tranci opportunamente confezionati. NOTA DISTINTIVA La razza ovina Gentile di Lucania, dal cui latte è prodotto il Canestrato di Moliterno IGP, è la più diffusa in territorio lucano ed è la risultante di incroci tra pecore autoctone e arieti Merinos spagnoli, effettuati a partire dal XV secolo. ZONA DI PRODUZIONE La zona di produzione del Canestrato di Moliterno IGP interessa 60 comuni di cui 46 in provincia di Potenza e 14 in provincia di Matera, nella regione Basilicata. La fase di stagionatura deve avvenire solo all’interno del territorio del comune di Moliterno.


METODO DI PRODUZIONE Il latte intero di pecora, portato a temperatura tra i 38 e 45°C, viene addizionato con caglio animale. La cagliata così ottenuta, raggiunta la corretta consistenza, viene rotta fino ad ottenere granuli grandi come chicchi di riso e dopo una breve compattazione, viene racchiusa in canestri di giunco. La forma viene pressata e, dopo 2-4 giorni, si procede alla salatura che può essere effettuata a secco o in salamoia e a più riprese. Una volta tolte dai canestri le forme vengono messe a stagionare in ambienti freschi e debolmente ventilati, dando vita ad un formaggio più giovane o più maturo a seconda che la stagionatura si protragga da un minimo di 2 fino a 10 mesi. ASPETTO E SAPORE Il Canestrato Pugliese DOP ha forma cilindrica, la crosta è di colore marrone tendente al giallo, più o meno rugosa, dura e spessa. La pasta è di colore paglierino, compatta, friabile, discretamente fondente, poco elastica, con occhiatura grassa appena visibile. Il sapore è caratteristico e deciso, più delicato e leggermente sapido nel prodotto fresco, con aroma fragrante nel prodotto stagionato. STORIA La produzione di questo formaggio era legata alle pratiche della transumanza, infatti l’antico Canestrato Pugliese veniva prodotto da dicembre a maggio, ossia nel periodo in cui le greggi transumavano dall’Abruzzo alla Puglia, come ricorda anche lo storico e politico potentino Giustino Fortunato in uno dei suoi versi: “Se tu puoi pecora bella in estate alla Maiella e d’inverno a Pantanella”. Come altri formaggi canestrati del Meridione, la sua notorietà è rimasta a lungo limitata alla zona di produzione, riuscendo a farsi conoscere solo dopo l’Unità d’Italia a livello nazionale. Ne è testimonianza quanto descritto in occasione dell’Esposizione italiana agraria, industriale e artistica tenutasi a Firenze del 1861 proprio a proposito dei caci canestrati, definiti “molto pregiati nei luoghi, ma quasi sconosciuti al rimanente d’Italia, né facilmente accettabili pel loro gusto”. GASTRONOMIA La tradizione vuole che il Canestrato Pugliese DOP venga tagliato a spicchi con il caratteristico coltello detto “a petto di piccione”. Le parti tagliate vanno conservate in un panno di cotone umido. Il Canestrato

Pugliese DOP giovane viene largamente utilizzato in abbinamento con fave, pere o verdure crude in pinzimonio e si sposa con vini bianchi o rosati purché secchi e fermi. Il Canestrato Pugliese DOP stagionato in cucina trova la sua massima espressione grattugiato su primi al ragù di carne, come quello caratteristico alla pugliese, preferibilmente nei formati di pasta tipici della tradizione regionale, quali l’orecchietta, gli ziti, mezzi ziti o le lumache, o su involtini, avendo cura di grattugiarlo al momento sul piatto. Questo formaggio diventa secondo piatto se accompagnato con verdure fresche, come sedano, radicchio, cicoria, olive nere e ravanelli, o in umido. COMMERCIALIZZAZIONE Il prodotto è immesso in commercio nella tipologia Canestrato Pugliese DOP. È commercializzato giovane e stagionato, in forme intere, a tranci, porzionato e preconfezionato; deve recare sulla faccia piana la denominazione e deve riportare in etichetta il nome del prodotto e la menzione “Denominazione di Origine Protetta”. NOTA DISTINTIVA I giunchi utilizzati per i noti canestri, detti fiscelle, in cui viene messo in forma il Canestrato Pugliese DOP sono flessuosi e particolarmente modellabili. Questa caratteristica consente di ottenere una forma simile ad una stuoia arrotolata, intrecciandoli in modo sufficientemente stretto da far passare solo il liquido del formaggio ed eliminare adeguatamente l’umidità in eccesso. ZONA DI PRODUZIONE La zona di produzione del Canestrato Pugliese DOP ricade nell’intero territorio della provincia di Foggia e in diversi comuni della provincia di Bari, nella regione Puglia.

CANESTRATO PUGLIESE DOP

DESCRIZIONE DEL PRODOTTO Il Canestrato Pugliese DOP è un formaggio a pasta dura, non cotta, prodotto esclusivamente con latte ovino intero, modellato con particolari stampi che gli conferiscono un aspetto caratteristico.

Cordisco Via Orazio 53, San Paolo di Civitate 71010 Foggia Tel: +39 0882 554311 www.cordisco.info info@mycordisco.info

Bioagricert Srl Via dei Macabraccia, 8 40033 Casalecchio di Reno (BO) Tel: +39 051 562158 Fax: +39 051 564294 www.bioagricert.org

Operatori 5 Produzione (kg) 759

Fatturato (mln €) 0,01 Superficie (ha) Dati Qualivita - Ismea

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CASATELLA TREVIGIANA DOP Consorzio per la Tutela del Formaggio Casatella Trevigiana DOP V.le Sante Biasuzzi, 20 31038 Paese (TV) www.casatella.it segreteria@casatella.it

C.S.Q.A. Certificazioni S.r.l. Via S. Gaetano, 74 36016 Thiene (VI) Tel: +39 0445 313011 Fax: +39 0445 313070 www.csqa.it - csqa@csqa.it

Operatori 76 Produzione (kg) 485.650

Fatturato (mln €) 2,56 Superficie (ha) Dati Qualivita - Ismea

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DESCRIZIONE DEL PRODOTTO La Casatella Trevigiana DOP è un formaggio fresco a pasta molle, ottenuto dalla caseificazione di latte intero esclusivamente di origine vaccina e proveniente dalle razze Frisona, Pezzata Rossa e Bruna, Burlina e loro incroci. METODO DI PRODUZIONE Il latte, dopo l’eventuale pastorizzazione, viene fatto coaugulare mediante l’aggiunta di caglio bovino liquido o in polvere, in un processo che si protrae per un tempo compreso tra 15 e 40 minuti. Seguono una prima rottura della cagliata, una fase di riposo di 45-55 minuti ed una seconda rottura uniforme e completa, in modo da ottenere granuli della grandezza di una noce. Successivamente, si procede ad una lenta agitazione della massa, che viene estratta e posta in stampi cilindrici. Con tempi variabili da 40 a 120 minuti ed in base alla dimensione delle forme, viene effettuata la salatura in salamoia o a secco. Essendo un formaggio fresco, il periodo di maturazione è di soli 4-8 giorni e deve avvenire in stampi all’interno di celle a 2-8°C, rivoltando le forme almeno ogni due giorni. ASPETTO E SAPORE La Casatella Trevigiana DOP si distingue nelle due tipologie Forma Piccola e Forma Grande. La Forma Piccola ha diametro 5-12 cm, peso 0,20-0,70 kg, scalzo 4-6 cm. La Forma Grande ha diametro 18-22 cm, peso 1,8-2,2 kg, scalzo 5-8 cm. È un formaggio caratterizzato da una pasta cremosa con un profumo delicato e un sapore dolce. Ha un colore bianco porcellanato ed è di consistenza morbida, la crosta è assente o appena percettibile. STORIA Le origini della Casatella Trevigiana DOP sono riconducibili all’antica tradizione dell’arte casearia domestica tramandata oralmente. Insieme alla elaborazione di formaggi adatti alla stagionatura veniva infatti prodotto un formaggio molle, non cotto, a rapida maturazione e subito pronto al consumo. Tale formaggio prendeva il nome di casata o casatela, termine di origine veneta, variante di Casada, ovvero formaggio preparato in casa dalle famiglie contadine. A partire dal XVII secolo, si hanno le prime testimonianze scritte che comprovano l’esistenza della Casatella, chiamata anche formajela, per la forma particolare dovuta allo stampo cilindrico utilizzato, nell’entroterra della Repubblica Veneziana, per separare la cagliata dal siero. Intorno al 1789 le formagiele furono incluse tra i doni fatti dal Doge all’arte dei fruttajuoli. Questi infatti regalarono al nuovo Doge, Ludovico Manin, 480 meloni, che il Doge contraccambiò con diversi prodotti agricoli, tra cui 24 formagiele.

GASTRONOMIA La Casatella Trevigiana DOP può essere conservata a temperature non superiori ai 4°C, per non più di 10-15 giorni. È un formaggio molto versatile ed è un alimento ricco e nutriente. In cucina può essere impiegato in molte ricette, come stuzzichino insieme ai grissini, come ingrediente di secondi piatti o da abbinare ad una semplice insalata. Si accompagna particolarmente bene con i contorni di verdura o come fine pasto di un pranzo leggero. Viene spesso servita con il Radicchio Rosso di Treviso IGP alla griglia e una fetta di polenta. Ricette più moderne la vedono abbinata con la mostarda di frutta o impiegata in preparazioni gastronomiche più complesse, che spaziano dall’antipasto al dolce . La Casatella Trevigiana DOP si sposa bene con vini bianchi e spumanti come il ConeglianoValdobbiadene Prosecco DOP. COMMERCIALIZZAZIONE Il prodotto è immesso in commercio come Casatella Trevigiana DOP, nelle tipologie Forma Piccola e Forma Grande. È commercializzato in forme intere all’interno di idonee confezioni. La sua alta deperibilità e delicatezza lo rendono poco adatto a lunghi trasporti. NOTA DISTINTIVA La Casatella Trevigiana DOP è un alimento prezioso che concentra le qualità nutrizionali dei componenti del latte fresco: proteine, grassi, sali minerali, vitamine. Si tratta inoltre di un formaggio estremamente digeribile, particolarmente adatto a regimi dietetici ipocalorici. ZONA DI PRODUZIONE La zona di produzione della Casatella Trevigiana DOP è l’intera provincia di Treviso, nella regione Veneto.


METODO DI PRODUZIONE Il latte viene coagulato a 35-38°C con caglio animale. La cagliata, una volta raggiunta la consistenza necessaria, viene rotta fino ad ottenere chicchi che abbiano la dimensione di una nocciola; dopodiché, all’interno di apposite fascere, viene sottoposta per alcune ore ad una pressatura che favorisce la perdita di umidità. Il successivo procedimento è la salatura, effettuata manualmente, generalmente a secco oppure alternando la salamoia alla salatura a secco. Ultimo passaggio è la stagionatura che avviene in ambienti a temperatura di 10-14°C e con umidità di 80-90%, in relazione alle dimensioni della forma; le forme rimangono a stagionare per 20-30 giorni, dando vita ad un formaggio più fresco o più maturo. Per evitare l’eventuale insorgere di muffe, una parte della produzione di Casciotta d’Urbino DOP viene rivestita di una cera trasparente e lucida atta a proteggere la crosta. ASPETTO E SAPORE La Casciotta d’Urbino DOP ha una crosta sottile di colore giallo paglierino ad avvenuta maturazione. Ha un’altezza che va da 5 a 7 cm e diametro compreso tra i 12 e 16 cm. La pasta è molle, friabile con lieve occhiatura, di colore bianco paglierino. Il sapore è dolce e persistente, caratteristico delle particolari procedure di lavorazione. STORIA Il nome Casciotta deriva da cascio, variante linguistica territoriale del termine “cacio”. Si tratta di un formaggio di origini antiche, prodotto già nel XV secolo, ai tempi dei duchi di Montefeltro e Della Rovere i quali dedicavano particolare attenzione alla produzione casearia (come si evince dalle numerose norme delle “Costituzioni d’Urbino” che la riguardano), e lo impiegavano come oggetto di commercio con Roma e con lo Stato Pontificio. La Casciotta d’Urbino era spesso presente ai grandi convivi e banchetti di nozze dei nobili dell’epoca. Secondo la tradizione anche Michelangelo apprezzava molto questo formaggio, soprattutto quello poco stagionato. Inoltre nel 1761, il Cardinale Ganganelli, futuro Papa Clemente XIV, da Roma ringraziava l’Abate Antonio Tocci di Cagli con una lettera per avergli inviato squisite casciotte. GASTRONOMIA La Casciotta d’Urbino DOP va conservata a una tem-

peratura ideale di 4-8°C e quindi, se riposta in frigorifero, deve essere collocata sul ripiano meno freddo. Si consiglia inoltre, prima del consumo, di riportarla a temperatura ambiente, in modo da apprezzarne appieno il particolare sapore. Estremamente duttile in cucina, è impiegata come ingrediente nella preparazione di svariate pietanze o può essere servita come piatto unico, arricchita e presentata con tanti ingredienti complementari capaci di valorizzarla al meglio. Viene molto spesso consumata in abbinamento con la tipica “crescia sfogliata di Urbino”, ricetta antica, semplice ma estremamente raffinata. A fine pasto viene abbinata a frutta caramellata o dolci. In cucina è estremamente duttile: se particolarmente fresca è più indicata nelle mantecature e nelle salse; se più stagionata entra nelle farciture e nei ripieni. Agli antipasti ed ai primi piatti delicati a base di Casciotta d’Urbino DOP vengono generalmente abbinati vini leggeri, mentre a primi e secondi piatti dal sapore più deciso vini mediamente corposi. Come dessert, accompagnato da miele, si sposa bene con vini dolci.

CASCIOTTA D’URBINO DOP

DESCRIZIONE DEL PRODOTTO La Casciotta d’Urbino DOP è un formaggio a pasta semicotta prodotto con il 70-80% di latte ovino intero e con il 20-30% di latte vaccino derivato da due mungiture giornaliere, provenienti da allevamenti ubicati nella zona di produzione.

COMMERCIALIZZAZIONE Il prodotto è immesso in commercio nella tipologia Casciotta d’Urbino DOP. È commercializzato fresco o maturo, a forme intere, a tranci, porzionato o preconfezionato. NOTA DISTINTIVA La Casciotta d’Urbino DOP trae il suo particolare sapore dalle erbe montane della zona di produzione che costituiscono l’alimentazione degli ovini e dei bovini. ZONA DI PRODUZIONE La zona di produzione della Casciotta d’Urbino DOP è la provincia di Pesaro e Urbino, nella regione Marche.

Consorzio Tutela Formaggio Casciotta d’Urbino Via Cerbara, 81 61030 Montemaggiore al Metauro (PU) Tel: +39 0721 895744 www.casciottadiurbino.it

ASSAM - Agenzia Servizi Settore Agroalimentare delle Marche Via dell’Industria, 1 60027 Osimo Stazione (AN) Tel: +39 071 8081 www.assam.marche.it

Operatori 47 Produzione (kg) 229.862

Fatturato (mln €) 2,01 Superficie (ha) Dati Qualivita - Ismea

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CASTELMAGNO DOP Consorzio Tutela Formaggio Castelmagno Piazza Caduti, 1 - 12020 Castelmagno (CN) Tel: +39 0171986148 - Fax: +39 0171300157 www.consorziocastelmagnodop.it info@consorziocastelmagnodop.it

Istituto Nord Ovest Qualità P.zza Carlo Alberto Grosso, 82 12033 Moretta (CN) Tel: +39 0172911323 Fax: +39 0172911320 www.inoq.it - inoq@inoq.it

Operatori 24 Produzione (kg) 196.351

Fatturato (mln €) 1,98 Superficie (ha) Dati Qualivita - Ismea

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DESCRIZIONE DEL PRODOTTO Il Castelmagno DOP è un formaggio a pasta semidura, prodotto con latte vaccino crudo intero e piccole aggiunte di latte ovino o caprino parzialmente scremato (5-20%) proveniente da bovine alimentate con foraggi, freschi o affienati, della zona di produzione. METODO DI PRODUZIONE Le razze bovine utilizzate per la produzione del latte devono essere riconducibili ai tipi genetici Barà Pustertaler, Bruna, Pezzata Rossa d’Oropa, Pezzata Rossa, Montbeillard, Grigio Alpina, Piemontese, Valdostana e loro incroci. Il latte viene riscaldato alla temperatura di 30-38°C e fatto coagulare con caglio liquido di vitello. La cagliata viene frantumata, lasciata depositare e successivamente riposare per almeno 18 ore. Dopodiché viene trasferita in appositi recipienti e immersa nel siero delle lavorazioni precedenti per circa 2-4 giorni per completare la fermentazione. La cagliata viene quindi rotta e poi finemente tritata, rimescolata e salata. Il prodotto viene ora avvolto in un telo e deposto nelle fascelle di formatura per almeno un giorno, dove viene sottoposto a pressatura manuale o meccanica. È consentita un’ulteriore salatura delle forme a secco. La maturazione deve essere effettuata in luoghi freschi e umidi. Durante la stagionatura, che dura almeno 60 giorni, le forme sono poste su scaffali di legno, periodicamente lavate e rivoltate. Il Castelmagno DOP può presentare la menzione “Prodotto della Montagna” se è ottenuto da bovine che si alimentano nei pascoli ad un’altitudine compresa tra i 650 e i 1000 metri s.l.m.; se ottenuto a un’altitudine superiore ai 1000 metri s.l.m., solo nel periodo estivo, con le vacche alimentate per almeno il 90% a pascolo riporta invece la menzione “Di Alpeggio”. ASPETTO E SAPORE Il Castelmagno DOP ha forma cilindrica con diametro di 15-25 cm, scalzo di 12-20 cm e peso variabile dai 2 ai 7 kg. La crosta è sottile e liscia di colore giallo-rossastra nelle forme più fresche e tende ad un aspetto rugoso nelle forme più stagionate. La pasta, molto friabile e priva di occhiature, è di colore bianco avorio con tendenza al giallo-ocra e presenta venature blu-verdi (erborinatura) nelle forme più stagionate. Il sapore è delicato se poco stagionato, saporito e piccante se stagionato. STORIA Secondo la tradizione il Castelmagno DOP, nato dalla creatività dei pastori dell’Alta Valle Grana, ha origini antiche: le prime forme furono prodotte già nel XII secolo. Questo formaggio è stato riscoperto

a livello nazionale e internazionale, grazie alla razionalizzazione e standardizzazione delle tecniche artigianali di produzione. GASTRONOMIA Il Castelmagno DOP va conservato in ambiente fresco oppure in frigorifero, avvolto nella sua carta d’acquisto. Viene consumato come formaggio da tavola o utilizzato come ingrediente di molte ricette. Ideale nella preparazione di paste, riso, polenta e gnocchi, ma anche sul carpaccio di manzo. Può essere gustato anche come dessert, accompagnato da miele o confetture. Trova il giusto abbinamento con vini rossi corposi. COMMERCIALIZZAZIONE Il prodotto è immesso al commercio nella tipologia Castelmagno DOP, con eventuale aggiunta della menzione “Prodotto della Montagna” e della menzione “Di Alpeggio”. È commercializzato in forme intere, a tranci, porzionato e preconfezionato. Deve recare sulla faccia il logo prodotto impresso durante la formatura. NOTA DISTINTIVA L’erborinatura, termine che deriva dal vocabolario dialettale lombardo erborin e significa “prezzemolo”, nel Castelmagno DOP si sviluppa naturalmente con la stagionatura, senza necessità di inoculare muffe specifiche.

ZONA DI PRODUZIONE La zona di produzione del Castelmagno DOP ricade nei comuni di Castelmagno, Pradleves e Monterosso Grana in provincia di Cuneo, nella regione Piemonte.


METODO DI PRODUZIONE Il latte, ottenuto da due mungiture giornaliere o, nel periodo estivo, da un’unica mungitura, viene coagulato a 33-35°C, in caldaie di rame (lapiolos ), con caglio di agnello e/o capretto. Dopo circa 2327 minuti la cagliata viene rotta una prima volta e, dopo qualche minuto di riposo nella caldaia, viene nuovamente frantumata e disposta nelle caratteristiche forme a tronco di cono. Per favorire lo spurgo del siero, la pasta viene lavorata manualmente con procedure tradizionali (piccàu e arremundàu). Per dare una crosta più resistente e liscia si effettua la scottatura con la scotta o con l’acqua calda prima di procedere con la salatura in salamoia per circa 36-48 ore. Si avvia quindi all’affumicatura con arbusti di macchia mediterranea per un periodo di 1015 giorni, al termine del quale la forma acquista un colore giallo oro. La stagionatura avviene in cantine fresche, umide e ben aerate, e si protrae per un periodo minimo di tre mesi e mezzo per il formaggio da tavola e di almeno sei mesi per quello da grattugia. Il prodotto stagionato ha un peso che varia da 3 a 4 kg. Nei primi mesi di stagionatura si ha uno sviluppo esterno, nella crosta, di muffe di colore bianco-verde e grigio scuro, segno di corretta e buona maturazione. Con la stagionatura, inoltre, la crosta assume un colore talvolta marrone, talvolta verde scuro. Dopo aver raggiunto un certo grado di maturazione il formaggio viene unto con olio di oliva e manipolato e rigirato continuamente. ASPETTO E SAPORE Il Fiore Sardo DOP ha forma cilindrica, con il caratteristico scalzo “a groppa di mulo”. La crosta è gialla tendente al marrone secondo il grado di stagionatura. La pasta è compatta, bianca e senza occhiatura. Il sapore è più o meno piccante a seconda del grado di maturazione e presenta sentori di frutta secca e aromi di piante officinali, che tendono ad attenuarsi nel corso dell’invecchiamento. STORIA Questo formaggio affonda le proprie radici in epoca antecedente la conquista romana della Sardegna. In epoca più recente il Fiore Sardo DOP fu l’unico formaggio sardo consumato nel resto d’Italia. Nel XIX secolo veniva usato in Liguria per la produzione del pesto. L’origine del nome deriva probabilmente dal fiore impresso nei recipienti a tronco di cono di legno

di castagno (pischeddas) utilizzati, fino ad alcuni anni fa, per la messa in forma. GASTRONOMIA Il Fiore Sardo DOP, sia intero che porzionato, è un prodotto che si mantiene inalterato nel sapore e nella consistenza per lunghi periodi anche fuori dal frigorifero. Si può consumare fresco come formaggio da tavola o stagionato da grattugiare. Nel primo caso è ottimo cotto, fritto, arrostito e fuso, accompagnato alle fave fresche o come ripieno per i ravioli. Il Fiore Sardo DOP più stagionato è invece squisito con le patate arrostite, i salumi, i pomodori freschi e le cipolle. Può essere grattugiato anche sui piatti della tradizione sarda come sul pane frattau, sui culurjones di formaggio fresco, sul pane fresa. Viene abbinato ai vini sardi.

FIORE SARDO DOP

DESCRIZIONE DEL PRODOTTO Il Fiore Sardo DOP è un formaggio a pasta dura cruda, prodotto esclusivamente con latte ovino intero di pecore sarde allevate al pascolo.

COMMERCIALIZZAZIONE Il prodotto è immesso in commercio tutto l’anno nella tipologia Fiore Sardo DOP. È commercializzato in forme intere, a tranci, porzionato e preconfezionato e deve recare sulla forma il contrassegno specifico della denominazione di origine. NOTA DISTINTIVA In passato, il metodo di lavorazione del Fiore Sardo DOP prevedeva l’uso di una particolare tecnica di riscaldamento del latte, che veniva immesso in recipienti di sughero e riscaldato attraverso l’introduzione di pietre preventivamente ben arroventate sul fuoco. ZONA DI PRODUZIONE La zona di produzione del Fiore Sardo DOP comprende l’intero territorio della regione autonoma della Sardegna.

Consorzio Tutela Formaggio Fiore Sardo DOP Via Margherita, 21 - 08020 Gavoi (NU) Tel: +39 0784 529043 consorziofioresardo@tiscali.it

Agris Sardegna Località Bonassai S.S. 291 - 07100 Sassari Tel +39 079 079 2842307 www.sardegnaagricoltura.it sardegnaagricoltura@regione.sardegna.it

Operatori 337 Produzione (kg) 386.758

Fatturato (mln €) 3,60 Superficie (ha) Dati Qualivita - Ismea

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FONTINA DOP

DESCRIZIONE DEL PRODOTTO La Fontina DOP è un formaggio a pasta semicotta, ottenuto da latte vaccino intero prodotto da bovine di razza Valdostana (Pezzata Rossa, Pezzata Nera e Castana). METODO DI PRODUZIONE Per la produzione si utilizza latte intero e crudo che deve essere lavorato entro poche ore dalla mungitura. Il latte, portato a una temperatura massima di 36°C, viene coagulato con caglio di vitello. La cagliata viene rotta fino a ottenere grumi della grandezza di chicchi di mais e successivamente riscaldata per circa mezz’ora fino a raggiungere i 48°C, in modo da favorire lo spurgo dei coaguli. Terminata questa fase, detta di “spinatura”, si lascia a riposo per 10 minuti, trascorsi i quali viene posta nelle fascere che contengono una placchetta di caseina con il numero progressivo del prodotto e quindi pressata per circa 12 ore rivoltando continuamente la forma. Prima dell’ultimo rivoltamento, vengono applicati gli stampi identificativi del Consorzio Tutela Fontina (CTF) che riportano anche un codice identificativo del produttore e che si imprimono sullo scalzo. Si procede quindi alla salatura, seguita dalla stagionatura che avviene in grotte naturali, umide e fredde per almeno tre mesi.

Consorzio Produttori e Tutela della DOP Fontina Regione Borgnalle, 10/L - 11100 Aosta Tel: +39 0165 44091 www.fontina-dop.it info@consorzioproduttorifontina.it

C.S.Q.A. Certificazioni S.r.l. Via S. Gaetano, 74 36016 Thiene (VI) Tel: +39 0445 313011 Fax: +39 0445 313070 www.csqa.it - csqa@csqa.it

Operatori 715 Produzione (kg) 3.494.115

Fatturato (mln €) 22,97 Superficie (ha) Dati Qualivita - Ismea

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ASPETTO E SAPORE La Fontina DOP ha una crosta compatta, sottile, di colore marrone più o meno intenso in funzione dell’età. La pasta, semicotta, è morbida ed elastica con occhiatura caratteristica e dispersa nella forma, fondente in bocca. Il colore varia dall’avorio al giallo paglierino più o meno intenso. Il sapore è dolce e delicato. STORIA Secondo quanto riportato da documenti storici sulla Valle d’Aosta, il nome “fontina” ricorre con una certa frequenza. Sin dalla metà del 1200 si incontra la famiglia “de Funtina” e cento anni dopo si legge “de Fontines”. Molto ricca è anche la documentazione sull’uso del nome per indicare diversi luoghi come prati, terreni e villaggi. Sorge lentamente, scorrendo gli archivi, l’abbinamento del nome “fontina” al formaggio, in sostituzione al vacherinus, in abbinamento al seras e, poi, a partire dal XVIII secolo usato in modo inequivocabile per il caratteristico formaggio. Per molti secoli la fontina venne prodotta là dove era possibile produrre abbastanza latte, ovvero in alpeggio. Durante l’inverno la quasi totalità delle famiglie valdostane non aveva che poche vacche. Solo nel corso del 1800 si costituirono le latterie turnarie ed

il latte da lavorare fu messo in comune con spirito cooperativistico. La Fontina DOP è dunque figlia dell’alta montagna e ha preso il nome da nobili casati e ricorrenti toponimi della Valle d’Aosta. GASTRONOMIA La Fontina DOP si conserva bene in ambienti umidi a 10-12°C, meglio se riposta su un’asse di legno. In frigorifero va conservata in sacchetti per alimenti nello scomparto meno freddo, con la parte del taglio coperta da carta stagnola e avendo l’accortezza di toglierla circa un’ora prima di consumarla. Può essere utilizzata come formaggio da tavola o nelle preparazioni gastronomiche. Sicuramente il piatto a base di Fontina DOP maggiormente conosciuto è la fonduta alla valdostana. Molto utilizzata anche come ingrediente per la preparazione di crostini, antipasti e primi piatti (polenta, gnocchi, crespelle, ecc.), ma anche da solo come semplice spuntino. Si abbina magnificamente sia a vini bianchi, che a rossi e rosati leggeri. COMMERCIALIZZAZIONE Il prodotto è immesso in commercio tutto l’anno nella tipologia Fontina DOP. È commercializzato in forme intere, a tranci, porzionato o preconfezionato. NOTA DISTINTIVA Nel primo mese di maturazione della Fontina DOP, le forme vengono rivoltate ogni giorno, alternando un giorno di salatura e uno di spazzolatura, operazioni che agevolano lo sviluppo della caratteristica crosta. ZONA DI PRODUZIONE La zona di produzione della Fontina DOP ricade nel territorio della regione autonoma Valle d’Aosta.


METODO DI PRODUZIONE Il latte caprino, ottenuto da massimo tre mungiture, deve essere stoccato a temperatura non superiore a 4°C e trasformato entro 30 ore dalla mungitura. La cottura del latte può avvenire con fuoco a legna, gas o vapore raggiungendo una temperatura di 32-34°C. Viene quindi aggiunto l’innesto di batteri lattici e il caglio naturale di vitello. La cagliata viene cotta per circa 30-40 minuti e viene rotta finché i grumi hanno la grandezza di chicchi di mais. Si procede quindi alla messa in forma all’interno di stampi del diametro di 14 cm. Le forme vengono lasciate a sgocciolare per un massimo di 48 ore a temperatura ambiente; in questa fase vengono anche rivoltate 2-5 volte per favorire la sineresi. Seguono la salatura a secco o in salamoia e l’asciugatura a temperatura ambiente. La stagionatura dura almeno 20 giorni e avviene in appositi locali con umidità controllata (85-95%) e temperatura massima di 15°C oppure in cantine a temperatura naturale. Mediamente le forme vengono lasciate stagionare per un periodo che varia da 40 a 60 giorni. ASPETTO E SAPORE La Formaggella del Luinese DOP ha una crosta non dura, con un’eventuale presenza di muffe. La pasta è compatta, bianca, con possibile occhiatura minuta, di consistenza elastica, morbida e relativamente solubile. Il sapore è dolce e delicato e tende a intensificarsi con il progredire della maturazione. STORIA Fin dai tempi antichi l’allevamento caprino nelle Valli del Luinese è stato svolto da nuclei familiari e i formaggi prodotti erano oggetto di scambi, donazioni e commerci nei mercati della zona. Primi riferimenti storici alla formaggella del Luinese risalgono ad alcuni scritti del Cinquecento e del Seicento. In opere successive si fa poi esplicita menzione a “piccoli formaggi di gusto piccante”, ottenuti dal latte delle numerose capre che popolavano la Valtravaglia. A partire dal secondo dopoguerra si è verificato un costante fenomeno di abbandono delle zone rurali, con la conseguente perdita dei lavori di montagna tra i quali la caseificazione artigianale del latte. Dagli anni Settanta poi, nel territorio pedemontano, c’è stata una rinascita dell’allevamento caprino e dei

prodotti derivati grazie alla riscoperta dei prodotti tipici. GASTRONOMIA La Formaggella del Luinese DOP si conserva in frigorifero a temperatura di circa 4°C, chiusa in appositi contenitori da formaggio salva-aroma e salva-freschezza in plastica o in vetro. Può essere consumata come formaggio da tavola oppure come ingrediente nella preparazione di piatti tipici della cucina locale. Tra questi si ricorda il risotto con Formaggella del Luinese DOP e pere mantovane, il filetto di trota all’alpe con cipolle caramellate, gli gnocchetti freddi con caprino fresco e scaglie di Formaggella del Luinese DOP e il formaggio di capra a colori, dove la formaggella è lavorata con latte di capra e aglio fino a raggiungere la consistenza di un budino, che viene poi condito con una salsa a base di pomodoro, rucola selvatica e noci.

FORMAGGELLA DEL LUINESE DOP

DESCRIZIONE DEL PRODOTTO La Formaggella del Luinese DOP è un formaggio a pasta semidura prodotto esclusivamente da latte caprino intero e crudo proveniente dalle razze locali tipiche dell’arco alpino Camosciata delle Alpi, Nera di Verzasca e relativi incroci.

COMMERCIALIZZAZIONE Il prodotto è immesso in commercio tutto l’anno nella tipologia Formaggella del Luinese DOP. È commercializzato solo in forme intere. Deve recare sullo scalzo il logo prodotto impresso a fuoco. NOTA DISTINTIVA Le greggi di capre da cui si ottiene il latte per la produzione della Formaggella del Luinese DOP rimangono a pascolare in alpeggio per 7-8 mesi all’anno, conferendo così al formaggio caratteristiche uniche. ZONA DI PRODUZIONE La zona di produzione della Formaggella del Luinese DOP comprende le aree collinari e montane di 71 comuni situati nella parte nord della provincia di Varese, nella regione Lombardia.

Consorzio per la Tutela della Formaggella del Luinese Via Provinciale, 1140 21030 Cassano Valcuvia (VA) Tel: +39 0332 991001 consorzioformaggelladelluinese@gmail.com

Certiprodop Srl Via del Macello, 26 - 26013 Crema (CR) Tel: +39 0373 259662 Fax: +39 0373 253530 www.certiprodop.it info@certiprodop.it

Operatori 33 Produzione (kg) 5.400

Fatturato (mln €) 0,12 Superficie (ha) Dati Qualivita - Ismea

87


FORMAGGIO DI FOSSA DI SOGLIANO DOP Consorzio Formaggio di Fossa di Sogliano DOP Via Trento e Trieste 47030 Sogliano al Rubicone (FC)

Agroqualità S.P.A. V.le Cesare Pavese, 305 - 00144 Roma Tel: +39 06 54228675 Fax: +39 06 54228692 www.agroqualita.it agroqualita@agroqualita.it

Operatori 54 Produzione (kg) 74.529

Fatturato (mln €) ND Superficie (ha) Dati Qualivita - Ismea

88

DESCRIZIONE DEL PRODOTTO Il Formaggio di Fossa di Sogliano DOP, a pasta dura o semidura, è prodotto con latte intero vaccino, con latte ovino, oppure con una miscela dei due (80% vaccino e almeno 20% ovino). Gli animali da cui è ottenuto devono provenire da allevamenti della zona di produzione e appartenere a bovine di razza Frisona Italiana, Bruna Alpina, Pezzata Rossa e relative meticce e da pecore di razza Sarda, Comisana, Massese, Vissana, Cornella Bianca, Fabrianese delle Langhe, Pinzirita e relative meticce. METODO DI PRODUZIONE Il latte, proveniente da due mungiture giornaliere, può essere utilizzato sia crudo che pastorizzato; se crudo, deve essere lavorato entro 48 ore dalla prima mungitura. La coagulazione avviene con aggiunta di caglio naturale a 30-38°C. Dopo la rottura della cagliata e la messa in forma, si prosegue con la salatura e con la pre-stagionatura, effettuata per un periodo compreso tra 60 e 240 giorni. Successivamente, il formaggio viene inserito in sacchi di cotone naturale per essere infossato nelle caratteristiche fosse di roccia viva di arenaria. Quando la fossa è vuota, viene tenuta chiusa tramite copertura di legno e aggiunta di sabbia o sassi. Prima dell’utilizzo le fosse vengono sterilizzate con paglia bruciata e le pareti vengono rivestite con paglia e bacchette di legno. Una volta riempite con le forme, le fosse vengono coperte di paglia e sigillate con gesso o malta di arenaria calcidrata. I formaggi vengono prelevati dalla fossa dopo 80-100 giorni di stagionatura. ASPETTO E SAPORE Il Formaggio di Fossa di Sogliano DOP ha una colorazione che varia dal bianco avorio al giallo paglierino. Le forme hanno struttura irregolare, crosta assente o appena accennata, peso variabile dai 500 ai 1900 g. La pasta ha consistenza semi-dura, facilmente friabile, di colore bianco-ambra o paglierino. L’odore è molto forte con sentori di zolfo, muffa e tartufo. Il sapore varia a seconda del latte utilizzato: il Pecorino ha gusto aromatico, sapore gradevole, intenso e lievemente piccante. Il Vaccino è più delicato, lievemente acidulo e salato con un retrogusto amaro. Il Misto ha un gusto equilibrato, con leggeri sentori amarognoli. STORIA La pratica della stagionatura nelle fosse risale al Medioevo ed era utilizzata per salvare i viveri dalle numerose razzie di invasori di passaggio tra la Romagna e le Marche. Le prime documentazioni sulle tecniche di infossatura risalgono al XIV secolo e sono conservate negli archivi della famiglia Malatesta, proprietaria del territorio. Il formaggio di fossa di Sogliano viene

nominato in due inventari del 1497 e del 1498, che testimoniano come già all’epoca venissero stipulati appositi contratti d’affitto delle fosse per farvi stagionare i formaggi. GASTRONOMIA Il Formaggio di Fossa di Sogliano DOP si conserva in frigorifero ad una temperatura di 4-8°C. Può essere consumato fresco, con l’accortezza di tenerlo a temperatura ambiente per alcuni minuti prima di servirlo. Nella cucina tipica del territorio emiliano-romagnolo e marchigiano è utilizzato come ingrediente per la preparazione di numerose ricette. COMMERCIALIZZAZIONE Il prodotto è immesso in commercio tutto l’anno nelle tipologie Formaggio di Fossa di Sogliano DOP Pecorino, Vaccino e Misto. In base al periodo di stagionatura si distingue in primaverile (PRM) ed estivo (EST). È commercializzato in forme intere all’interno dei sacchi di stagionatura oppure porzionato, confezionato sottovuoto, in vaschette filmate o in carta alimentare. NOTA DISTINTIVA Il particolare metodo di stagionatura in fossa conferisce al Formaggio di Fossa di Sogliano DOP caratteristiche organolettiche peculiari e un odore tipico, forte e persistente. ZONA DI PRODUZIONE La zona di produzione del Formaggio di Fossa di Sogliano DOP comprende le province di ForlìCesena, Rimini, Ravenna e parte del territorio della provincia di Bologna, nella regione EmiliaRomagna e i distretti provinciali di Ancona, Macerata, Pesaro-Urbino e Ascoli Piceno nella regione Marche.


METODO DI PRODUZIONE L’alimentazione delle vaccine deve essere costituita da foraggi verdi o affienati della zona di produzione. Il latte viene coagulato ad una temperatura tra i 35 ed i 37°C, con aggiunta di caglio in modo da ottenere la cagliata in 30 minuti. Si effettua una prima rottura della cagliata seguita dalla semicottura della massa caseosa fino alla temperatura di 45-47°C e dalla successiva agitazione fuori fuoco. La pasta viene quindi pressata per consentire lo spurgo del siero, a seguire viene versata in appositi teli filtranti, chiamati pate, e infine messa in forma in idonei stampi denominati fassere. Le salature si effettuano a secco o in salamoia e l’operazione deve ripetersi a giorni alterni per 8-12 giorni. Il periodo di stagionatura ha la durata minima di 45 giorni. ASPETTO E SAPORE Il Formai de Mut dell’Alta Valle Brembana DOP presenta una crosta sottile, compatta, di colore giallo paglierino tendente al grigio con la stagionatura. La pasta, semicotta e di colore avorio leggermente paglierino, ha una struttura compatta, elastica, con occhiatura diffusa. Il sapore è delicato, fragrante, non piccante, con aroma caratteristico. STORIA La produzione di questo formaggio è iniziata verosimilmente alcuni secoli fa, ma solo a partire dal secondo dopoguerra ha conosciuto uno sviluppo importante, quando fu fondata una piccola latteria, trasformata poi in Latteria Sociale Valtorta nel 1954, che lavorava solo per cinque mesi all’anno, da gennaio a maggio. Sul finire degli anni Ottanta, la latteria ha esteso la produzione del Formai de Mut a tutto l’anno. L’etimologia del nome del Formai de Mut dell’Alta Valle Brembana DOP deriva dalla parola dialettale della Val Brembana mut, che significa “pascolo montano”. Già agli inizi del Novecento con l’espressione “formaggio di monte” era indicata infatti tutta la produzione casearia dell’Alta Valle, con riferimento sia al formaggio prodotto in alpeggio sia a quello di fondovalle. GASTRONOMIA Il Formai de Mut dell’Alta Valle Brembana DOP va conservato in ambienti freschi. Se si intende riporlo

in frigorifero, è buona norma chiuderlo in contenitori di vetro o plastica, in modo da evitare l’alterazione delle caratteristiche organolettiche e del sapore. Stagionato oltre i sei mesi è ottimo come formaggio da pasto. Può essere validamente impiegato anche come ingrediente nella preparazione dei tradizionali piatti della zona di origine come, ad esempio, la polenta bergamasca, abbinato a vini bianchi, se fresco e rossi, se maturo. COMMERCIALIZZAZIONE Il prodotto è immesso in commercio tutto l’anno nelle tipologie Formai de Mut dell’Alta Valle Brembana DOP con il marchio di colore Blu (prodotto tra giugno e settembre nei pascoli di alta montagna, noti come alpeggi) e con il marchio di colore Rosso (prodotto tutto l’anno a fondovalle). È commercializzato a forme intere, a tranci, porzionato o preconfezionato. NOTA DISTINTIVA La zona di produzione e stagionatura del Formai de Mut dell’Alta Valle Brembana DOP interessa un’area alpina di particolare rilevanza ambientale, essendo interamente compresa nel perimetro del Parco delle Orobie Occidentali Bergamasche. Il clima fresco, l’abbondanza di acqua e la grande disponibilità di pascoli ricchi e di essenze aromatiche, costituiscono l’ambiente ideale per la produzione e la lavorazione del latte e conferiscono al formaggio le caratteristiche organolettiche, che, specie nel formaggio estivo d’alpeggio, si arricchiscono di aromi particolari. ZONA DI PRODUZIONE La zona di produzione del Formai de Mut dell’Alta Valle Brembana DOP ricade in 21 comuni dell’Alta Valle Brembana, in provincia di Bergamo, nella regione Lombardia.

FORMAI DE MUT DELL’ALTA VALLE BREMBANA DOP

DESCRIZIONE DEL PRODOTTO Il Formai de Mut dell’Alta Valle Brembana DOP è un formaggio a pasta semicotta prodotto esclusivamente con latte vaccino intero proveniente da una o due mungiture giornaliere. Si presenta nelle due tipologie: Prodotto a fondovalle e Prodotto in alpeggio.

Consorzio Produttori Formai de Mut dell’Alta Valle Brembana Via Pietro Ruggeri, 12 24019 Zogno (BG) www.formaidemut.info info@formaidemut.info

Certiprodop Srl Via del Macello, 26 - 26013 Crema (CR) Tel: +39 0373 259662 Fax: +39 0373 253530 www.certiprodop.it info@certiprodop.it

Operatori 49 Produzione (kg) 60.810

Fatturato (mln €) 0,67 Superficie (ha) Dati Qualivita - Ismea

89


GORGONZOLA DOP Consorzio per la Tutela del Formaggio Gorgonzola Via Andrea Costa, 5/C - 28100 Novara Tel: +39 0321 626613 www.gorgonzola.com info@gorgonzola.com

C.S.Q.A. Certificazioni S.r.l. Via S. Gaetano, 74 36016 Thiene (VI) Tel: +39 0445 313011 Fax: +39 0445 313070 www.csqa.it - csqa@csqa.it

Operatori 1.932 Produzione (kg) 50.107.320

Fatturato (mln €) 252,07 Superficie (ha) Dati Qualivita - Ismea

90

DESCRIZIONE DEL PRODOTTO Il Gorgonzola DOP è un formaggio a pasta molle con presenza di venature blu-verdastre, dovute al processo di erborinatura, prodotto con latte vaccino intero pastorizzato proveniente dalla zona di produzione. Si distingue nelle tipologie Piccante (nelle forme piccola e media) e Dolce (forma grande). METODO DI PRODUZIONE Il latte utilizzato viene pastorizzato inoculando fermenti lattici delle specie L. bulgaricus e S. thermophilus, spore di Penicillium roqueforti, lieviti selezionati della specie Saccharomyces, utilizzati per garantire una corretta apertura della pasta, e infine addizionando caglio di vitello a una temperatura di 28-36°C. Dopo la rottura della cagliata, che viene lasciata spurgare del siero, la massa è messa in forma per 24 ore in stampi forellati di acciaio, detti fasceruoli, e sottoposta a salatura a secco per alcuni giorni a una temperatura di 18-24°C. Durante la maturazione si sviluppano varietà e ceppi di Penicillium caratteristici che determinano la colorazione blu-verdastra del formaggio. La durata minima della stagionatura è di 50 giorni per la forma grande di Gorgonzola DOP, di 60 giorni per la forma piccola, di 80 per la forma media. La stagionatura si effettua in ambienti con temperatura di 2-7°C e con umidità relativa di 85-99%. ASPETTO E SAPORE Il Gorgonzola DOP ha forma cilindrica con facce piane, crosta di colore grigio e/o rosato, non commestibile; pasta cruda di colore bianco e paglierino, screziata per sviluppo di muffe (erborinature) con venature caratteristiche blu-verdastre. Il sapore varia da dolce o leggermente piccante a molto piccante a seconda della stagionatura. STORIA Molte sono le leggende che si raccontano sull’origine del Gorgonzola DOP e la maggior parte concordano nel farla risalire intorno al X-XII secolo in provincia di Milano e precisamente in prossimità del paese di Gorgonzola. Fino agli inizi del XX secolo questo formaggio era chiamato semplicemente stracchino o, più spesso, stracchino verde o stracchino di Gorgonzola e fu solo la necessità di distinguerlo e valorizzare il formaggio prodotto nella zona tipica di origine a dargli il definitivo nome di Gorgonzola. GASTRONOMIA Per conservare al meglio il Gorgonzola DOP è necessario avvolgere il formaggio con carta stagnola o alluminio e riporlo in contenitori chiusi nello scom-

parto meno freddo del frigorifero. Ottimo formaggio da tavola, viene utilizzato anche come ingrediente in molte preparazioni gastronomiche. Numerose sono le ricette che lo vedono protagonista, dagli antipasti, ai primi e secondi e persino ai dessert. L’impiego del Gorgonzola DOP è validissimo anche per la realizzazione di salse e creme. Il Gorgonzola DOP Dolce si sposa bene con vini rossi o bianchi, particolarmente morbidi. Il Gorgonzola DOP Piccante predilige vini rossi ben strutturati e invecchiati. COMMERCIALIZZAZIONE Il prodotto è immesso in commercio tutto l’anno nelle seguenti tipologie: Gorgonzola DOP Dolce (forma grande), Gorgonzola DOP Piccante (forme media e piccola). È commercializzato in forme intere, a tranci, porzionato e preconfezionato. Deve recare sulle facce il numero di identificazione del caseificio, i marchi del Consorzio di Tutela e deve essere avvolto in carta di alluminio goffrato recante la denominazione ed il logo prodotto stampato su tutta la superficie. NOTA DISTINTIVA Durante la maturazione il Gorgonzola DOP viene bucato con aghi per far sviluppare le caratteristiche venature di colore blu-verdastro, note come “erborinatura”. ZONA DI PRODUZIONE La zona di produzione del Gorgonzola DOP ricade nell’intero territorio delle province di Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Lecco, Lodi, Milano, Pavia, Varese, Monza nella regione Lombardia; Biella, Cuneo, Vercelli, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e in 31 comuni appartenenti alla provincia di Alessandria, nella regione Piemonte.


METODO DI PRODUZIONE Il latte viene parzialmente decremato mediante affioramento naturale, a temperatura tra 8 e 20°C, e posto nelle caldaie in rame o con rivestimento interno in rame, dalla caratteristica forma a campana rovesciata. Al latte in caldaia viene aggiunto il siero innesto naturale, viene poi riscaldato a 31-33 C° e addizionato di caglio di vitello per la coagulazione. Si procede con la rottura della cagliata con lo spino e alla successiva cottura sotto agitazione fino ad una temperatura di 53–56 C°. La massa caseosa si deposita sul fondo della caldaia ed è lasciata riposare fino ad un massimo di 70 minuti, perché rassodi e spurghi il siero. Infine gli operatori, con una pala in legno ed un telo (“schiavino”), la sollevano all’interno della caldaia e la tagliano in due parti uguali, dette “forme gemelle”. Ognuna di esse è avvolta in un telo di lino, estratta dalla caldaia e posta sullo spersore. Viene poi immessa, per almeno 48 ore, nelle apposite fascere, che imprimono i contrassegni di origine e quindi in salamoia per un periodo dai 14 ai 30 giorni. Dopo l’asciugatura in un locale detto camera calda o locale di stufatura, inizia la stagionatura, da un minimo di 9 a oltre 20 mesi. Al compimento dell’ottavo mese, le forme vengono sottoposte a espertizzazione, che dà luogo alla marchiatura a fuoco, oppure, qualora il prodotto non abbia le caratteristiche previste dal disciplinare, alla cancellazione dei contrassegni d’origine impressi dalle fascere, mediante “retinatura”. ASPETTO E SAPORE Il Grana Padano DOP ha forma cilindrica, crosta dura, spessa e liscia, di colore scuro o giallo dorato naturale. La pasta è finemente granulosa, di colore bianco o giallo paglierino, con occhiatura appena visibile. L’aroma è fragrante e il sapore delicato. STORIA Le origini del Grana Padano DOP risalgono all’anno Mille, quando i monaci cistercensi, per rispondere alla necessità di conservare il latte in eccesso che veniva prodotto sul territorio, sperimentarono la produzione di un formaggio a pasta dura, il caseus vetus, poi denominato grana. Alla fine dell’XI secolo questo prodotto era già una realtà affermata, con una vera e propria rete commerciale. GASTRONOMIA Il Grana Padano DOP viene utilizzato come formaggio da tavola o come ingrediente, a seconda del grado di sta-

gionatura, nella preparazione di piatti della tradizione. Si conserva nel vano meno freddo del frigorifero, avvolto in un telo umido o in una pellicola trasparente. COMMERCIALIZZAZIONE Il prodotto è immesso in commercio tutto l’anno nelle seguenti tipologie: Grana Padano DOP; Grana Padano DOP Oltre 16 mesi; Grana Padano DOP Riserva Oltre 20 mesi e Trentingrana. La riproduzione del marchio deve comparire su tutte le confezioni di grattugiato e di porzionato. Il confezionamento deve avvenire nella stessa zona di produzione. NOTA DISTINTIVA Quello che rende il Grana Padano DOP un alimento completo favorevole al benessere e alla salute è il suo ottimo rapporto tra valore energetico, qualità e quantità di nutrienti contenuti, in particolare il calcio. ZONA DI PRODUZIONE La zona di produzione e di grattugiatura del Grana Padano DOP interessa il territorio delle province di: Alessandria, Asti, Biella, Cuneo, Novara, Torino, Verbania-Cusio-Ossola, Vercelli, nella regione Piemonte; Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Lecco, Lodi, Mantova a sinistra del Po, Milano, Monza, Pavia, Sondrio e Varese, nella regione Lombardia; Trento, nella regione Trentino-Alto Adige; Padova, Rovigo, Treviso, Venezia, Verona, Vicenza, nella regione Veneto; Bologna a destra del Reno, Ferrara, Forlì-Cesena, Piacenza, Ravenna e Rimini, nella regione Emilia-Romagna. Esclusivamente con riferimento alla produzione del latte, la zona di origine si estende anche all’intero territorio amministrativo dei comuni di: Anterivo, Lauregno, Proves, SenaleS. Felice e Trodena nella provincia autonoma di Bolzano, nella regione Trentino-Alto Adige.

GRANA PADANO DOP

DESCRIZIONE DEL PRODOTTO Il Grana Padano DOP è un formaggio a pasta dura, cotta e a lenta maturazione, prodotto con latte vaccino proveniente da vacche munte non più di due volte al giorno e alimentate con foraggi verdi o conservati del territorio di produzione.

Consorzio per la Tutela del Formaggio Grana Padano Via XXIV Giugno, 8 25015 Desenzano del Garda (BS) Tel: +39 030 9109811 www.granapadano.it

C.S.Q.A. Certificazioni S.r.l. Via S. Gaetano, 74 36016 Thiene (VI) Tel: +39 0445 313011 Fax: +39 0445 313070 www.csqa.it - csqa@csqa.it

Operatori 4.688 Produzione (kg) 169.138.000

Fatturato (mln €) 1415,30 Superficie (ha) Dati Qualivita - Ismea

91


MONTASIO DOP Consorzio Tutela Formaggio Montasio Vicolo Resia, 1/2 33033 Codroipo (UD) www.formaggiomontasio.net info@formaggiomontasio.net

C.S.Q.A. Certificazioni S.r.l. Via S. Gaetano, 74 36016 Thiene (VI) Tel: +39 0445 313011 Fax: +39 0445 313070 www.csqa.it - csqa@csqa.it

Operatori 1.408 Produzione (kg) 6.093.688

Fatturato (mln €) 42,05 Superficie (ha) Dati Qualivita - Ismea

92

DESCRIZIONE DEL PRODOTTO Il Montasio DOP è un formaggio a pasta dura e cotta, prodotto esclusivamente con latte vaccino. A seconda del periodo di stagionatura il sapore può variare da delicato quando giovane con una stagionatura minima di 60 giorni (il tipo Fresco) fino a più deciso e aromatico con il protrarsi della maturazione (i tipi Mezzano o Semistagionato, Stagionato e Stravecchio). METODO DI PRODUZIONE Il latte deve provenire da munte consecutive e deve essere raccolto entro 48 ore dalla prima mungitura, per poi essere lavorato entro 30 ore dalla raccolta. Il latte viene addizionato con lattoinnesto, riscaldato a 32-34°C e quindi fatto coagulare con aggiunta di caglio di vitello, liquido o in polvere. A seguito della rottura, la cagliata viene sottoposta a cottura fino a 42-48°C e a spinatura fuori fuoco per un minimo di 10 minuti, per poi procedere con l’estrazione mediante l’uso di apposite tele. La massa ottenuta viene posta nelle caratteristiche fascere che riproducono il marchio di origine e la data di produzione e poi viene pressata per sgrondare il siero e conferire la caratteristica forma. Successivamente si effettua la salatura, a secco o in salamoia leggera, con eventuale completamento a secco. La stagionatura minima è di 60 giorni e può protrarsi fino ad oltre 18 mesi. Si realizza ad una temperatura di almeno 8°C per i primi 30 giorni e superiore per il periodo restante. ASPETTO E SAPORE Il Montasio DOP ha forma cilindrica a facce piane, crosta da liscia ed elastica a secca e più scura in relazione alla stagionatura; la pasta è di colore bianco, con leggera occhiatura e consistenza compatta che con il passare dei mesi diventa granulosa e friabile. Il Montasio DOP Fresco ha sapore morbido e delicato, il tipo Mezzano (o Semistagionato) ha sapore più deciso con pienezza particolare; lo Stagionato ha sapore forte, deciso e aromatico con piccantezza non eccessiva, infine lo Stravecchio ha sapore particolarmente forte, deciso e aromatico. STORIA Il Montasio DOP ha una lunga storia che risale al 1700, quando i monaci dell’Abbazia di Moggio Udinese affinarono la tecnica di produzione del formaggio. Queste tecniche, poi, si diffusero lungo tutte le valli delle Alpi Giulie e Carniche, per arrivare sino alla pianura friulana e veneta, anche grazie alla vicinanza col Canale del Ferro, importante via di comunicazione e di scambi mercantili già in epoca romana.

GASTRONOMIA Il Montasio DOP va conservato avvolto in un canovaccio e riposto nello scomparto meno freddo del frigorifero. Ottimo come formaggio da pasto, si presta anche come ingrediente per realizzare antipasti, per insaporire primi e secondi piatti, nonché per la preparazione di dessert. Il Montasio DOP Fresco si sposa con i vini secchi e aromatici, il Semistagionato con il Friulano o con un Merlot, lo Stagionato trova un ottimo abbinamento con il Raboso del Piave e con il Cabernet e il Refosco. COMMERCIALIZZAZIONE Il prodotto è immesso in commercio tutto l’anno nelle tipologie Montasio DOP Fresco (stagionato 2-4 mesi), Mezzano o Semistagionato (stagionato 4-8 mesi), Stagionato (stagionato oltre 10 mesi), Stravecchio (stagionato oltre 18 mesi), con l’eventuale aggiunta della dicitura “Prodotto della Montagna” se l’intero processo produttivo avviene nelle aree montane specificate. È commercializzato in forme intere, a tranci, porzionato e preconfezionato. NOTA DISTINTIVA Il Montasio DOP è un formaggio di alto valore nutritivo, con una composizione equilibrata di acqua, lipidi e proteine.

ZONA DI PRODUZIONE La zona di produzione del Montasio DOP comprende l’intero territorio della regione FriuliVenezia Giulia, delle province di Belluno e Treviso e parte di quelle di Padova e Venezia, nella regione Veneto.


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