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ASSOCIAZIONE DI SETTORE
Speciale Packaging / ASSOCIAZIONE DI SETTORE
Rifiuti organici... di qualità
Con Marco Ricci, Consorzio Italiano Compostatori (CIC), abbiamo parlato di quale sia il ruolo del riciclo della frazione organica dei rifiuti nell’ambito dei concetti di sostenibilità e circolarità.
Cos’è il CIC e quali obiettivi si pone?
Il Consorzio Italiano Compostatori (CIC) è un’organizzazione senza fini di lucro che si occupa di promuovere e valorizzare le attività di riciclo della frazione organica dei rifiuti e ha come finalità la produzione di compost e biometano. Conta più di 130 consorziati, riunisce e rappresenta soggetti pubblici e privati produttori o gestori di impianti di compostaggio e di digestione anaerobica, associazioni di categoria, studi tecnici, laboratori, enti di ricerca, produttori di macchine e attrezzature e altre aziende interessate alle attività di compostaggio e di gestione dei rifiuti organici. Il CIC è impegnato in numerose iniziative volte alla prevenzione della produzione di rifiuti organici e alla diffusione di una raccolta differenziata di qualità che permetta l’effettivo recupero degli scarti organici negli impianti di trattamento biologico.
Quali sono i risultati più recenti del Consorzio?
Nel 2003 il CIC ha avviato il programma volontario Marchio Compost di Qualità CIC che, attraverso verifiche continue sul prodotto, attesta la qualità dei fertilizzanti organici prodotti negli impianti delle aziende consorziate. Nel 2006 nasce poi il Marchio Compostabile CIC, un servizio fornito agli impianti consorziati che oggi garantisce l’oggettiva compostabilità dei manufatti biodegradabili durante il recupero del rifiuto organico negli impianti di compostaggio su scala industriale. Oggi, oltre alle attività legate alla qualità di matrici e prodotti, il CIC è impegnato in numerose iniziative volte al raggiun gimento degli obiettivi fissati dall’Unione Europea nell’ambito del pacchetto dell’Economia Circolare recentemente approvato.
Parliamo di processi. Riescono gli impianti oggi a lavorare tutto quello che è definito come compostabile?
C’è da fare una premessa: un requisito necessario per il conferimento di un oggetto alla filiera di recupero dell’orga nico è che tale manufatto deve essere certificato ai sensi della UNI-EN 13432; le effettive possibilità di conferimento nel circuito della raccolta differenzia ta dell’umido vanno però verificate dal consumatore con il proprio Comune/ Consorzio. Facciamo ad esempio il caso delle cialde in bioplastica del caffè. Il CIC ha certificato la compostabilità di diverse cialde e capsule (i prodotti sono reperibili su www.compostabile.com) e tali prodotti hanno tutti superato anche i test di disintegrazione in impianti di compostaggio industriali, risultando compatibili con i tempi di processo previsti dalla norma UNI-EN 13432. Tuttavia, non tutti
Marco Ricci
Consorzio Italiano Compostatori (CIC)
gli impianti in Italia sono allo stato attuale in grado di trattare tali rifiuti (che sono diversi dallo scarto umido alimentare) e quindi in alcune località l’accettazione di cialde e capsule non è attualmente garantita. La decisione spetta al singolo impianto. In generale per comprendere il ruolo del riciclo dei rifiuti organici in Italia è bene riferirsi ad alcuni numeri guida: In Italia il riciclo dei rifiuti organici è affidato a 339 impianti di trattamento biologico: 281 sono impianti di compostaggio, 58 sono gli impianti integrati di digestione anaerobica e compostaggio, eppure il centrosud soffre di una cronica mancanza di impianti. In particolare, gli impianti di compostaggio producono Compost, un ammen
dante organico utilizzato in agricoltura e nel florovivaismo, di cui 173 impianti sono dislocati al Nord, 46 al Centro e 62 nel Sud e nelle Isole, che a fronte di una capacità autorizzata totale di 5.944.000 t/anno registrano un trattamento di 4.009.000 t/anno. Gli impianti di Digestione Anaerobica e Compostaggio, che producono Compost e Biogas, sono 58, con capacità autorizzata pari a 4.371.000 t/anno, mentre il rifiuto trattato ammonta a 3.764.000 t/ anno. La maggior parte delle strutture si trova a Nord (47), mentre se ne contano solo 4 al Centro e 7 tra Sud e Isole.
Rispetto ai nuovi packaging alimentari, primari e secondari, qual è la percentuale che riesce ad essere effettivamente smaltita e ridotta a compost o altro prodotto finale?
La distinzione tra imballi primari e secondari sono dati che non abbiamo; in generale da test effettuati dal CIC, gli imballaggi compostabili sono stati aggiunti al processo di compostaggio in percentuali fino al 3% in peso, senza riscontrare sostanziali problematiche, ma si deve tener presente che lo scopo di un imballaggio compostabile (o di un sacchetto compostabile) è di massimizzare il recupero del rifiuto organico che contiene (a titolo d’esempio un sacchetto per la spesa può contenere anche 4 kg di rifiuto organico). Gli impianti CIC sono deputati prioritariamente a recuperare scarti alimentari e scarto verde. Per quanto riguarda il destino degli scarti di
I NUMERI DEL CIC
127 aziende associate al CIC
40,3% la raccolta differenziata dei rifiuti urbani che entra nel sistema CIC
€ 1,8 miliardi volume d’affari della filiera di raccolta-trattamento con 9900 addetti impiegati nel settore
3,8 milioni tonnellate/anno di CO 2 risparmiate come mancato smaltimento in discarica
24 milioni tonnellate di compost prodotte negli ultimi 25 anni
0,1% crescita di sostanza organica nei suoli per azzerare la CO 2 del sistema dei trasporti nazionali
44 milioni tonnellate di CO 2 evitate in 25 anni 338 impianti attivi che trattano 10 milioni di tonnellate/ anno di biowaste
8,5% crescita media annua della raccolta di rifiuto organico negli ultimi 10 anni
100% il totale della flotta di mezzi utilizzati per la raccolta differenziato dell’umido alimentato da biometano da biowaste
36,5% quantità di compost a Marchio di Qualità CIC sul totale della produzione italiana
7 milioni tonnellate di sostanza organica stoccata nel suolo negli ultimi 10 anni
65 milioni tonnellate riciclate con 100 milioni di m 3 di rifiuti sottratti alla discarica in 25 anni
1,95 milioni tonnellate di compost prodotte ogni anno
processo: vanno a smaltimento (come d’altronde accade per gli scarti di molti processi di recupero quali per esempio nel settore carta e plastica).
Dal vostro punto di vista qual è il peso del compostaggio (e della circolarità) nel discorso più ampio della sostenibilità del packaging alimentare?
Il compostaggio può rappresentare una soluzione di recupero per quella tipologia di packaging alimentare che non è separabile dallo scarto alimentare (pensiamo a un piatto imbrattato di cibo o a una confezione in film contenente residui di una crema alimentare); la compostabilità dell’imballaggio permette a quel punto di recuperare il rifiuto organico, senza interferire con il processo di compostaggio o di biogas. Si tratta di una caratteristica che invece le plastiche convenzionali non sono in grado di assicurare e che rischiano di compromettere la qualità finale del compost. Va comunque ricordato che nel contesto della SUPD (Single-Use Plastics Directive, la direttiva sulle materie plastiche monouso) è prioritario concentrarsi sulla prevenzione e riduzione degli imballaggi, prima di pensare alla loro riciclabilità, anche in impianto di compostaggio.