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Zone d’ombra nella proposta di revisione europea sugli F-Gas
INSTALLATORE PROFESSIONALE Intervista
Si tratta di quattro documenti diversi, con obiettivi diversi, ma con parole chiavi comuni: ventilazione, ricambio dell’aria e qualità dell’aria. Se dovessi riassume i contenuti di questi quattro documenti in quattro punti direi: • La ventilazione meccanica controllata è obbligo negli edifici pubblici nuovi e nelle ristrutturazioni più importanti (CAM Edilizia). • La strategia del ricambio dell’aria è l’unica vera soluzione (tutti i quattro documenti). • È molto complesso scegliere un purificatore adatto per una classe ed è necessaria moltissima competenza per farlo. In ogni caso anche con un purificatore deve sempre essere garantito il ricambio dell’aria (Linee
Guida e Nota tecnica ad interim). Ci si potrebbe, quindi, domandare quale sia la loro utilità. • Misurare la CO2 è una strategia vincente per ricambiare l’aria nel modo corretto (Nota tecnica ad interim).
Più in generale, a livello nazionale, pensa che la pandemia abbia sensibilizzato e incentivato gli interventi nelle scuole? O siamo ancora in molti casi in una situazione di stallo?
Fotografando l’attuale situazione delle scuole si percepisce un miglioramento della qualità dell’aria legato alle attività di sensibilizzazione e all’individuazione della
Grafico 1. Andamento delle temperature di una scuola a Bolzano durante un fine settimana di gennaio (sabato e domenica)
corretta strategia per garantire buona IAQ. Di strada da fare però ne abbiamo ancora molta ma grazie ai recenti provvedimenti legislativi (Linee Guida e CAM Edilizia 2022) stiamo sicuramente percorrendo quella giusta. Riporto, a tal proposito, un’interessante considerazione contenuta nelle Linee Guida che sottolinea l’importanza del tema: “L’attenzione sulla qualità dell’aria indoor nelle scuole si tradurrà nel suo complesso in un beneficio significativo per tutta la vita sulla salute degli studenti, del personale docente, tecnico-amministrativo, del personale di ditte esterne e non, alcuni dei quali con bisogni specifici (es. con disabilità fisiche e psichiche, asmatici e allergici, migranti e minoranze), che all’interno degli ambienti scolastici trascorrono periodi prolungati”. A livello nazionale ci sono pochi esempi virtuosi che hanno affrontato la tematica della qualità dell’aria in modo serio e puntuale, anche se con approcci e strategie diverse. Tra queste:
Risultati delle misure effettuate su 6+6 edifici in Alto Adige e Ticino pre/durante il Covid-19
Attraverso l’osservazione di 12 scuole dell’Alto Adige e del Ticino con campagne di misurazione effettuate prima e dopo gli interventi per migliorare la qualità dell’aria, è stato osservato che i cosiddetti sistemi attivi (che garantiscono una buona qualità dell’aria in maniera autonoma, senza un contributo degli utenti, come la ventilazione meccanica controllata o i serramenti con apertura automatizzata) sono efficaci per l’abbattimento della CO2 (parametro facile da rilevare e per questo da sempre associato alla qualità dell’aria, anche in termini di possibile presenza di sostanze nocive volatili o di virus e batteri). I sistemi di ventilazione devono essere correttamente dimensionati e progettati per minimizzare la rumorosità e la riduzione dell’umidità dell’aria. L’efficacia di tali sistemi esiste se è correlata a una corretta gestione dell’edificio, che tenga anche conto del numero di studenti, delle loro abitudini, della interazione con altre misure per la qualità dell’aria. I sistemi concepiti per il ricambio d’aria di singoli ambienti (ovvero le classi), consistono in dispositivi di ventilazione stand-alone che realizzano l’immissione e/o l’estrazione puntuale senza l’impiego di canali di distribuzione o con canalizzazioni molto limitate. Sono caratterizzati da un impatto contenuto per l’installazione, vengono preferiti soprattutto nelle ristrutturazioni di edifici scolastici esistenti. Il sistema di ventilazione meccanica decentrato deve essere studiato appositamente per gli ambienti scolastici (non sono, quindi, adatte le soluzioni per gli ambienti residenziali) e deve garantire il rispetto dei requisiti di qualità dell’aria in funzione delle portate di progetto. Le dimensioni delle aule e il relativo affollamento faranno variare le portate del sistema decentrato. I sistemi di monitoraggio della CO2 con notifica sono efficaci solo quando causano un intervento manuale o automatico di ricambio dell’aria. Per tali sistemi, la principale criticità è rappresentata dal fatto che sul lungo periodo, man mano che ci si “abitua” alla presenza di un indicatore, questo tende a non essere più controllato e, quindi, si perde efficacia nel mancato uso. Nessun effetto evidente è stato invece riscontrato sulla riduzione delle concentrazioni di CO2, dei composti organici volatili e delle polveri con i sistemi di purificazione, i sistemi passivi e i sistemi di monitoraggio senza notifica.
Norma UNI 10339: per saperne di più
La norma UNI 10339, datata 1995, titolata “Impianti aeraulici ai fini di benessere. Generalità, classificazione e requisiti. Regole per la richiesta d’offerta, l’offerta, l’ordine e la fornitura” fornisce una classificazione degli impianti aeraulici, la definizione dei requisiti minimi e i valori delle grandezze di riferimento durante il funzionamento. Si applica agli impianti aeraulici destinati al benessere delle persone, comunque installati in edifici chiusi, ad esclusione di alcune specifiche destinazioni d’uso. La norma è attualmente in revisione e sarà suddivisa in quattro parti, ovvero: • Parte 1: Definizioni e classificazione. Prescrizioni relative a componenti e a sistemi aeraulici (inchiesta pubblica nel 2020, attualmente in discussione i commenti pervenuti); • Parte 2: Procedure per la progettazione, l’offerta e la fornitura degli impianti (in fase di scrittura); • Parte 3: Metodi e indicazioni per il progetto della ventilazione in edifici e ambienti non residenziali; • Parte 4: Metodi e indicazioni per il progetto della ventilazione in edifici e ambienti residenziali. La parte 3 e la parte 4 sono in fase di lavoro.
l’esperienza della Regione Marche che grazie alla stretta collaborazione scientifica con l’Università Politecnica delle Marche ha creato un bando per installare sistemi di ventilazione in moltissime scuole marchigiane. A seguire il Veneto che, con un recente provvedimento, ha messo a bando un finanziamento specifico per dotare scuole pubbliche e private di sistemi di ricambio dell’aria e altre tecnologie. Non mancano poi realtà più piccole, come il Comune di Fontaniva in Provincia di Padova in Veneto, che ha dotato 58 aule di sistemi di ventilazione decentrati. L’intendenza scolastica ladina della Provincia di Bolzano ha dotato 300 classi di indicatori semaforici basati sulla concentrazione di CO2 rilevata per la gestione ottimizzata delle finestre. La Provincia di Bolzano ha da diversi anni attivato un progetto di sensibilizzazione per gli studenti con indicatori semaforici per la CO2 e una campagna di informazione verso la popolazione su questo tema dal titolo “Respira meglio, ricambia l’aria”. Infine è recente l’annuncio di uniniziativa nella Regione del Friuli-Venezia Giulia che prevede l’installazione nelle aule scolastiche sistemi di VMC.
Quali sono le attività normative sul tema della ventilazione nelle scuole?
I gruppi normativi del CTI (Comitato Termotecnico Italiano) che si occupano di ventilazione sono molto operativi. Nella commissione tecnica CT 241 - Impianti di climatizzazione: progettazione, installazione, collaudo e prestazioni il gruppo di lavoro GL_1 è impegnato nella Revisione della Norma UNI 10339. Il gruppo di lavoro GL_10 si occupa della qualità dell’aria negli edifici di ogni ordine e grado e, quindi, del mantenimento di adeguati livelli di qualità dell’aria indoor anche attraverso gli impianti di climatizzazione e ventilazione, nonché delle relative modalità di monitoraggio. A tal fine le tematiche trattate sono inerenti alla progettazione, l’installazione, il collaudo e le prestazioni di impianti di ventilazione e climatizzazione ad aria negli edifici scolastici. Il Gruppo di lavoro GL_10 sta lavorando sulla creazione di una norma che fornirà indicazioni pratiche e operative per i gestori e per le scuole stesse.
Quali le strategie consolidate per garantire una buona qualità dell’aria negli ambienti scolastici?
Le strategie per garantire buona qualità dell’aria nelle scuole, ma in generale in tutti gli ambienti confinati sono fondamentalmente due: rimuovere tutti gli inquinanti (questo approccio è particolarmente importante per la formaldeide e il radon) e diluire gli inquinanti presenti attraverso il ricambio dell’aria (questo è l’approccio indicato per gli inquinanti correlati alla presenza delle persone e alle loro attività). Il controllo dei ricambi dell’aria esterna e della ventilazione, espresso generalmente attraverso le metriche dei ricambi ora (h-1 oppure vol/h), portata specifiche per persona L/s o m3/s, è di primaria importanza nella gestione degli ambienti/spazi e in particolare della qualità dell’aria indoor è rilevante ai fini della salute in generale e non solo in relazione alla pandemia, e rappresenta, quindi, un indicatore di qualità di più ampia valenza, ben oltre il Covid-19. Quanto e come ricambiare l’aria lo ha indicato l’OMS e lo stesso dato è richiamato nelle Linee Guida: l’Organizzazione mondiale della sanità considera ottimale un ricambio dell’aria pari ad un valore indicativo di almeno 10 L/secondo/persona. Per un’aula scolastica contenente 25 alunni tale valore si traduce in portate d’aria di circa 800-1.000 m3/h. Tale dato risulta molto simile a quello del D.M. del 1975. Questo significa che abbiamo avuto 47 anni per accorgerci che i dati contenuti nel decreto sono tuttora validi e se applicati avrebbero contribuito al contenimento dei contagi legati alle influenze stagionali e al Covid-19.
Grafico 2. Andamento tipico di una classe con circa 20 alunni: in rosso i momenti nei quali la concentrazione di CO2 supera i 1200 ppm: questo avviene per circa il 50% del tempo, o più precisamente per 2.46 ore su 5 di lezione (dalle ore 8.00 alle ore 13.00). Prima dell’inizio della pandemia nella stessa aula avevamo picchi di 4.000 ppm, quindi la situazione è ancora migliorabile
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La Commissione Europea ha presentato ad aprile una proposta di revisione per allineare la normativa europea sugli HFC all’European Green Deal oltre che ai più recenti impegni internazionali per la riduzione delle emissioni. Ma gli attori della filiera chiedono di fare luce sulla fattibilità tecnica e sulla sostenibilità del nuovo regolamento
ZONE D’OMBRA NELLA PROPOSTA DI REVISIONE EUROPEA SUGLI F-GAS
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sattamente un anno fa sulle E pagine di questa rivista abbiamo affrontato il tema delle importazioni illegali di gas fluorurati e della loro messa al bando (Installatore Professionale n.5, ottobre 2021). Sempre qui avevamo anticipato l’intenzione dell’Unione Europea di aggiornare la norma esistente in materia, che risale al 2014. Un aggiornamento reso necessario dal fatto che le emissioni di HFC sono aumentate circa del 10-12% in 5 anni (dati ISPRA). Per questa ragione il 5 aprile 2022 la Commissione ha presentato una proposta di revisione alla Regolamentazione Europea sugli F-Gas. Sulla nuova proposta pesa in particolar modo la volontà di aggiornare la norma rispetto al Green Deal europeo e agli obblighi internazionali sugli HFC assunti con il Protocollo di Montreal. La proposta che sarà discussa dal Parlamento europeo introduce diverse novità per il settore HVAC/R.
Quote più restrittive
Il ricalcolo delle quote per immissione sul mercato di HFC prevede un ridimensionamento delle quantità già a partire dal 2024 fino a ben oltre il 2030. Il calo previsto dal sistema quote sarà quindi drastico, riducendo i massimali fino a un sesto in un arco temporale di 13 anni, dal
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2025 al 2038. Anche la quantità di HFC che è possibile immettere sul mercato europeo si riduce drasticamente: se nel 2015 il valore base era stato fissato a 176.700.479 tonnellate di CO2 equivalente (tCO2e), la nuova proposta prevede un taglio ulteriore: dal 2024 al 2026 la quantità dovrà ridursi fino a un massimo 41.701.077 tCO2e, e la progressione terminerà nel 2048, quando la quota si ridurrà definitivamente a 4.200.133 tCO2e,.
I dubbi sulle tempistiche
Ogni anno in Italia vengono installati oltre 1 milione di impianti split. Il nuovo regolamento comunitario vieterà gli split contenenti un gas refrigerante con GWP superiore a 150, tranne quando richiesto dagli standard di sicurezza, ed entrerà in vigore dal 2027. L’intento della Commissione è quello di spingere il mercato verso gli split a idrocarburi, ad oggi praticamente inesistenti sul mercato e ostacolati dalle normative sulla sicurezza per via dell’utilizzo di gas infiammabili. Per gli split di capacità superiore a 12 kW (principalmente i VRV-VRF) invece verrà vietato l’uso di gas refrigerante con GWP superiore a 750, sempre fermo restando il vincolo degli standard di sicurezza.
Su questo punto esprime qualche scetticismo Eurovent, l’Associazione europea dell’industria per Indoor Climate, che nel corso di un evento organizzato da ANIMA Confindustria nella cornice di MCE 2022 – dal titolo F-GAS regulation: Ongoing revision and industry concerns – ha esposto alcune delle preoccupazioni del settore relativamente al nuovo regolamento. La proposta prevede una forte riduzione degli HFC immessi sul mercato dal 2024 in poi, e una graduale eliminazione degli HFC per le nuove apparecchiature nel settore della climatizzazione degli ambienti e delle pompe di calore dal 2027 in poi. Ma attualmente, secondo Eurovent, ci sono sul mercato oltre 27 mila modelli di pompa di calore che utilizzano F-Gas; adattarsi a questi requisiti e passare contemporaneamente ad alternative agli HFC rischia di essere troppo impegnativo nei tempi proposti dal regolamento europeo. La proposta è quindi di mantenere l’attuale fase di riduzione graduale almeno fino al 2030. Senza contare che anche i regolamenti sulla progettazione ecocompatibile che riguardano queste apparecchiature sono attualmente in fase di revisione per soddisfare requisiti più severi.
“Al contrario per quanto riguarda la refrigerazione commerciale sorprendentemente i divieti proposti sono stati mantenuti inalterati rispetto al vecchio regolamento del 2014 e oggi non riflettono nemmeno lo stato dell’arte delle tecnologie correntemente adottate sul mercato”, commenta Francesco Mastrapasqua, Presidente di Assocold. “L’industria della refrigerazione commerciale ha infatti già da anni intrapreso la tran-