Nuova officina dei linguaggi 5 - Letture

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5 dei linguaggi fficina Nuova

• ItaMAP

• Educazione civica

M.L. Gagliardini

P. Papalini

dei linguaggi fficina Nuova

Letture

SONO IN QUINTA

Comprendo i testi

6 Quelli che credono ai sogni

8 La Giornata dei Giochi

Riconosco i testi

10 Tanti tipi di testo

ll testo NARRATIVO

16 ANALIZZARE è FACILE!

La cagnetta

19 Una colossale figuraccia!

20 Come in un brutto sogno

21 Un bambino curioso

22 Ciro è cambiato

24 La passione di Teo

26 Un fratellino nella vasca

Il racconto di FANTASCIENZA

48 ANALIZZARE è FACILE!

Un oggetto non identificato

50 Il tempocottero

52 Benvenuto Pleskit

53 Vermi da un’altra galassia

54 La nave spaziale

56 SO ANALIZZARE - Tomas e il marziano

58 SO COMPRENDERE - Le scarpe antigravità 60 PAROLE che VIAGGIANO Parole del futuro

Il

racconto

STORICO

62 ANALIZZARE è FACILE!

I guerrieri di Sparta

64 Didio e lo zio Archimede

66 Le riflessioni di Cesare

28 SO ANALIZZARE - Le bugie di mia sorella

30 SO COMPRENDERE - La gabbianella e il gatto 32 PAROLE che VIAGGIANO

La storia delle parole

34 ANALIZZARE è FACILE!

Una strana creatura

36 Un Anello straordinario

38 Il drago nella caverna

40 Che cos’è un Molliccio?

42 SO ANALIZZARE - Il centuaro nero

44 SO COMPRENDERE - A dorso di drago

46 PAROLE che VIAGGIANO Parole e fantasy

68 SCRITTORI Rosa Tiziana Bruno

A CI M I

70 SO ANALIZZARE - La distruzione di Pompei

72 SO COMPRENDERE - La congiura

74 PAROLE che VIAGGIANO

Quante parole in testa!

Il

racconto

GIALLO

76 ANALIZZARE è FACILE!

Un furto d’auto

78 Gli occhialini d’oro

80 Un vero mistero

81 Il commisario Montalbano

82 Un ladro particolare

84 SO ANALIZZARE - Il quadro rubato

86 SO COMPRENDERE - Un ladro sui tetti

88 CODING Gira la storia

Il racconto di

UMORISTICO

90 ANALIZZARE è FACILE!

Andando al mercato

92 Dov’è l’automobile?

93 Il numero permaloso

94 Un buco troppo profondo

96 SO ANALIZZARE - È solo una rana!

98 SO COMPRENDERE - Adalberto in cucina

60 PAROLE che VIAGGIANO Quanto humour!

Il racconto di

AUTOBIOGRAFICO

e BIOGRAFICO

102 ANALIZZARE è FACILE!

Volevo correre

Un pittore a Parigi

105 Nicole Orlando

106 Splash!

108 Albert Einstein

109 Un bambino diverso dagli altri

110 SO ANALIZZARE - Rita Levi Montalcini

112 SO COMPRENDERE - Imparerò a scrivere! 122

LIBERTÀ

114 Il tuo nome

116 Smania di libertà

117 Liberi da pregiudizi

118 Perché nessuno dimentichi

120 La liberazione dal Nazifascismo

121 La libertà nella Costituzione

SCRITTORI Paola Valente

TERRA Intervista al pianeta Terra

ll testo DESCRITTIVO

128 ANALIZZARE è FACILE!

Una scuola malmessa 130

La “prova descrittiva” 132 Una giornata in campagna 134

La piazza 135 Una radura aperta 136

Una forte grandinata 138 Un tasso goloso 139 Le cornacchie

140 I figli della signora Melker

141

Le sorelle March

142 Una bambina triste • Un bambino serio •

Un ragazzino timido

144 Un bambino difficile

146 SO ANALIZZARE - Norman e io

148 SO COMPRENDERE

Una bambina timidissima

ll testo POETICO

152 ANALIZZARE è FACILE!

La Terra

154 Cuore libero • Piove

155 Il buio • Un dolce pomeriggio

156

Mi sento... • Tu sei... io sono

157 La sera

158

L’onda • La zanzara

159 Prima dell’arcobaleno

160 La filastrocca del tondo

161 Haiku

162 Il tuono

163 I bambini sulla spiaggia

164 Il sabato del villaggio

166 SO ANALIZZARE - E non sono triste

CRESCERE

168 Quando succede?

170 Un naso ingombrante

171 Un bambino vivace

172 Cambiare è difficile

173 Perché non la smetti?

174 Un giovane talento

175 Billy Elliot

188 Strategie per studiare

190 L’agricoltura biologica

56 SO ANALIZZARE

Donne e Giochi Olimpici

58 SO COMPRENDERE

Fresco cremoso gelato

Testi

INFORMATIVI

speciali

196 Il quotidiano

197 Il quotidiano online

198 Dentro il quotidiano

200 La cronaca

201 La regola delle 5W + H

203 La pubblicità

204 La pubblicità per vendere

205 La pubblicità per educare

ll testo ARGOMENTATIVO

208 ANALIZZARE è FACILE! Il lavoro di gruppo

A CI M I

176 SCRITTORI Ivonne Mesturini

210 Sport e vita sociale

178 TERRA Un lavoro green!

A C M I A

182 ANALIZZARE è FACILE!

L’istruzione nell’antica Roma

184 La bicicletta

186 La forza di gravità

187 I temporali

211 Leggere fa bene

212 Le nuove tecnologie

214 SO ANALIZZARE - Un gatto per amico

216 SO COMPRENDERE - Come nasce la pace?

218 SCRITTORI Simona Dolce

A CI M I

LABORATORIO di ASCOLTO

STAGIONI

Dal libro di lettura...

Didio e lo zio Archimede Siracusa, autunno 215 a.C. Archimede è uno degli studiosi più famosi non solo di Siracusa e della Grecia, ma del mondo intero. Da una costa e dall’altra del Mediterraneo giungono ambasciatori per chiedere il suo parere; lo consultano più famosi scienziati della Siria, della Persia e dell’Egitto. Tanta fama però non ha cambiato la sua vita. Continua ad abitare in una casetta modesta e il suo unico interesse sono calcoli, lo studio e le invenzioni. Con un’unica eccezione: ha un vero debole per Didio, l’ultimo figlio di sua sorella. Didio sta giocando con suoi amici nelle cave di pietra di Siracusa (le latomie). Nel silenzio del paesaggio si sente un lamento. ragazzi si guardano senza fiatare. Sembra provenire da dietro massi, dall’interno di quella fortezza in pietra. – Che cos’è? – sussurra Attalo con gli occhi sgranati. Nessuno risponde, perché in quell’istante il lamento riprende. – Io vado su a vedere – esclama Didio – chi vuole mi segua, chi ha paura aspetti in

piccola apre gli occhi. Anzi, li spalanca. – Oh! – fanno in coro i tre ragazzi. Ha occhi grandissimi, verdi come germogli del lino e chiari come l’acqua. – Non è una bambina… – mormora Attalo – Che sia una ninfa? – Ma va’ – ride Archimede – non tutti gli esseri umani sono scuri come noi Greci o come voi Sicani. Su, piccina, chi sei? Come ti chiami? Ma la bambina non ha l’aria di udirlo. – Portiamola a casa, bisogna curarla – dice Archimede. Ignorando le proteste di Papias, se la carica sulle spalle e si incammina. Per fortuna Archimede è anche un ottimo medico. E per fortuna conosce un sacco di lingue, dato che nella sua lunga vita ha studiato

Si riprenderà la ragazzina? Vai al Laboratorio di Italiano pp. 22-23

Quelli che credono ai sogni

Zia Piera dice sempre che a ogni problema ci sono almeno cinque soluzioni. Io invece non trovo neppure una soluzione al problema e il problema è: “Come trovare la sede dell’Associazione?”. Sì, l’Associazione QU.CH.CR.SO. Beh, anche il nome mi sembra troppo lungo, però nessuno ha avuto un’idea migliore…

Io sono il presidente. Eletto all’unanimità. Cioè, io ho votato Camilla, Gianni non ha votato perché si è addormentato, Stefano, Bianca e Camilla hanno votato per me. Hanno alzato la mano con sicurezza e a me il cuore ha fatto una capriola. Un presidente ha il compito di trovare una sede per l’associazione. Deve essere una sede con un tetto sulla testa e con qualche comodità del tipo un tavolo, qualche sedia. Ma non riesco a trovare qualcosa di possibile.

Per gli adulti penso sia più facile risolvere i problemi, loro hanno cose che noi bambini non possiamo avere. Loro hanno bancomat, carte di credito, telefoni, computer, automobili.

Zia Piera dice sempre che bisogna risolvere le cose con quello che si ha a disposizione.

Bianca e Camilla frequentano la quarta; Gianni invece frequenta la prima, inoltre è il cugino di Camilla. Io sono in classe con Stefano e tutti e due siamo forti in scienze. In quinta si studia il corpo umano e Stefano ha imparato a memoria tutti i nomi delle ossa. Solo che non ha ancora imparato dove si trovino nello scheletro e quindi l’ulna può trovarsi nella gamba quanto nella testa.

L’idea dell’Associazione QU.CH.CR.SO. è arrivata un pomeriggio di un mese fa in cui Gianni mi ha chiesto di aiutarlo con i compiti. I compiti erano abbastanza semplici: “Metti insieme le sillabe per comporre parole”. Così lui componeva parole mentre io risolvevo problemi di geometria. Poco dopo è suonato il campanello: erano Bianca e Camilla. Poi è arrivato Stefano che voleva fare una partita a pallone nel vialetto (cosa proibitissima perché ci si può rimettere la pelle se una macchina non riesce a frenare). Quindi con il pallone in mano ci guardava felice, in attesa della fine dei compiti di Gianni. Gianni, che ancora non sa né leggere né scrivere bene, ha tirato fuori quelle sillabe strane QU.CH.CR.SO. e ci siamo tutti fermati.

Bianca lo ha guardato e ha detto in modo risoluto:

– Non ci puoi comporre neppure una parola con quelle sillabe!

Ma Stefano ha cominciato: – QU come QUELLI.

Camilla: – CH come CHE.

Bianca: – CR come CREDONO.

Vittorio, che sono io: – SO come SOGNI.

Gianni: – QUELLI CHE CREDONO AI SOGNI!

Ci siamo allora guardati a lungo e io ho capito che eravamo amici e che insieme avremmo potuto fare grandi cose. Giuro che ho provato un brivido. L’Associazione era nata!

da L Frescura, Quelli che credono ai sogni, Raffaello

RICORDI?

L’argomento generale è quello che fa capire di che cosa parla il testo, il suo contenuto.

Esso è sviluppato attraverso fatti o informazioni principali, che sono fondamentali per comprendere il testo, e fatti o informazioni secondarie, che invece hanno lo scopo di arricchire quelle principali.

R Segna con una ✗ l’affermazione che indica l’argomento generale del testo che hai letto.

Vittorio ha una zia di nome Piera e quattro grandi amici.

Vittorio aiuta Gianni nei compiti.

Vittorio e i suoi quattro amici hanno fondato l’Associazione QU.CH.CR.SO.

R Leggi le affermazioni e segna con una ✗ se sono informazioni principali (P) o secondarie (S).

• La zia Piera risolve i problemi in un lampo. P S

• L’Associazione nasce un pomeriggio durante un compito di Gianni. P S

• Stefano aspettava sorridente con il pallone in mano. P S

• Vittorio ha capito di avere dei veri amici e insieme avrebbero fatto grandi cose. P S

La Giornata dei Giochi

La Giornata dei Giochi è una tradizione della Scuola Elementare Saterfield: un gran divertimento per gli allievi di prima, seconda e terza. Ma per i ragazzi di quarta e quinta, per i grandi, quello che importa è vincere e perdere, non divertirsi.

L’ultima gara è una corsa pura e semplice. Per i ragazzi grandi, è la sola che conti. Ogni classe si divide in quattro squadre: ogni squadra ha un suo colore.

Il signor Yalowitz è l’allenatore. Porta da casa fasce di stoffa colorata da legare attorno alla fronte e raduna tutti attorno a sé:

– Faccio il tifo per voi, ragazzi, andate e stracciateli!

Per un momento le loro mani si ammonticchiano l’una sull’altra, poi tutti corrono strillando fuori dall’aula nel sole di maggio.

Della squadra Porpora fanno parte sette ragazzi: il migliore è un certo Gary Hobin. Alto e con le gambe lunghe, probabilmente è il ragazzo più veloce di tutto il quarto anno. Un altro componente dei Porpora è Zinkoff, che invece abile nella corsa non è.

Quando si arriva all’ultima gara, i Porpora guidano la classifica della quarta. Gary Hobin è pronto a correre la frazione più importante, l’ultima, quella decisiva, così porterà i Porpora al trionfo. Ma l’allenatore la pensa diversamente.

– Tu corri la terza frazione, Zinkoff correrà l’ultima – dice – dagli un buon vantaggio.

I Porpora fissano Zinkoff con occhi di fuoco.

Gary Hobin stringe un pugno e glielo agita sotto il naso.

– Ti darò il vantaggio più grosso che si sia mai visto – gli dice –bada di non perderlo.

Quando tocca a Hobin, scatta e guadagna un vantaggio mai visto.

Quando tocca a Zinkoff, i suoi piedi sollevano nuvole di polvere, le sue braccia turbinano come un frullino, lo sforzo gli contrae la faccia come un limone spremuto. Eppure - chissà come - resta più o meno dov’è.

Zinkoff arriva ultimo. I Porpora hanno perso.

I Porpora se ne vanno, uno dopo l’altro, passano vicino a Zinkoff: – Sei una schiappa! Non sai fare niente! – gli gridano.

Zinkoff spera che i genitori non gli chiedano della Giornata dei Giochi e invece loro lo fanno.

– Com’è andata? Vinto qualcosa? – gli chiedono a cena.

– No! Non ho vinto niente! – urla lui e corre via dal tavolo piangendo. Quasi si aspetta che suo padre lo segua in camera, invece no.

Dopo un po’ si sente chiamare dal pianterreno: – Ti va un giro sul Catorcio?

Zinkoff non ha bisogno di farselo chiedere due volte. Scende di volata al pianterreno e insieme salgono sul Catorcio. Una volta in macchina non parlano molto, per lo più è suo padre che sussurra parole d’incoraggiamento al cruscotto vibrante:

– Brava, gioiellino... nessun problema... sono qui... Più tardi a letto Zinkoff sente ancora gli scossoni del vecchio catorcio e sente anche, forte e chiaro, un messaggio inespresso a parole. Sa che potrebbe perdere mille gare e suo padre non lo abbandonerebbe mai, lui sarà sempre un gioiellino per il suo papà, mai un catorcio. da J. Spinelli, La schiappa, Mondadori

RICORDI?

Un testo presenta informazioni esplicite, cioè chiare e dirette, e informazioni implicite, che non sono scritte direttamente, ma si riescono a comprendere ragionando e collegandole a quelle esplicite.

R Rispondi con le informazioni esplicite date dal testo, ti basta rileggere con attenzione.

• Come è vissuta la Giornata dei Giochi dagli allievi di prima, seconda e terza classe?

• Che cosa conta, invece, per gli allievi di quarta e quinta?

• Chi è il componente più veloce della squadra dei Porpora?

• Chi è il più lento?

R Rifletti sulle seguenti informazioni implicite ricavate dal testo e sottolinea in esso, con il colore corrispondente, le informazioni esplicite da cui sono state dedotte.

L’allenatore tifa allo stesso modo per tutte le quattro squadre.

I Porpora non vogliono che Zinkoff corra la frazione decisiva nell’ultima gara.

Zinkoff vuole dimenticare la brutta esperienza vissuta alla gara.

Tanti tipi di testo

Ormai conosci tanti tipi di testo diversi fra loro, perché ognuno ha uno scopo preciso: raccontare, descrivere, dare informazioni… quest’anno ne conoscerai altri ancora. Allora, prima di partire, mettiti alla prova con ciò che ricordi!

R Completa le definizioni di ciascun testo, scegliendo fra le seguenti parole:

• testo poetico • racconto fantastico • testo regolativo • testo descrittivo • testo informativo • racconto storico

• È un perché narra una storia con lo scopo di immergere il lettore nell’atmosfera del passato, fornendogli anche informazioni storiche.

Il prodigio della sfinge

Con il cuore che le rimbombava nelle orecchie, Tiy imboccò la porta del tempio. Isesi la seguiva. Una volta là, trovarono che Pamose, l’anziano medico, stava esaminando il loro padre svenuto.

– La ferita che si è prodotta cadendo è un brutto taglio – spiegò Pamose – ma lo posso curare. Vostro padre potrà guarire se berrà l’acqua che ha bagnato la sfinge di Giza, che possiede l’energia della belva e la saggezza dell’uomo, ed è stata eretta dal nostro faraone, dio Chefren.

La sfinge si ergeva vicino alla piramide che il faraone Chefren aveva fatto costruire come dimora per la sua vita ultraterrena in una vallata a un’ora di cammino da Giza. Perciò i ragazzi non persero tempo e si avviarono spediti.

Ben presto avvistarono in lontananza la sfinge, con il viso d’uomo e il corpo di leone, illuminata da una morbida luce rosata: la sua bellezza era monumentale. Arrivarono ai piedi della statua che, con la sua espressione serena scolpita nella roccia, li guardava dall’alto. Tiy si sentì invadere l’animo dal timore, prese per mano Isesi: avvertire il calore del fratello la rincuorò.

– Sei sicuro che l’acqua guarirà nostro padre? – domandò.

– Tutti dicono che la sfinge emana un’energia ultraterrena. Stai pronta a raccogliere l’acqua quando la verso – le ordinò Isesi. Le zampe del leone erano così enormi che un’anfora bastava appena a bagnarne la punta. L’operazione richiese molta attenzione.

– Tanta fatica per ottenere una misera anfora d’acqua – si lamentò Tiy.

– Basterà – decise Isesi – è ora di andare, ci aspetta un lungo cammino per arrivare a casa.

da V. Conti, Il mistero delle piramidi, Raffaello

RICONOSCO i TESTI

L’anno del tempo matto

• È un ................................

e ha lo scopo di far evadere il lettore nel mondo della fantasia.

La storia che vi racconterò è una storia del mio paese che si chiama Sompazzo. Bene, a febbraio la frutta maturava di colpo: ti addormentavi sotto un albero di mele acerbe e ti risvegliavi coperto di marmellata.

Ad aprile ecco di colpo l’estate. Quarantasette gradi. Il grano maturò e in due giorni era cotto. Raccogliemmo duecento quintali di pane. Faceva così caldo che le uova bollivano e la mattina trovavamo le omelettes nella paglia del pollaio.

Il laghetto si prosciugò in un soffio. I pesci trovarono rifugio nelle vasche da bagno e non c’era verso di mandarli via, ci toccava far la doccia insieme alla trota.

In autunno finalmente caddero le foglie. Ne caddero due, le altre sembravano attaccate con la colla e non c’era verso di tirarle giù.

Ed ecco che venne l’inverno e subito nevicò venti giorni di fila.

Ben presto il paese fu sommerso dalla neve. Sbucavano solo i camini. Eravamo allo stremo delle forze quando nonno Celso sentenziò che l’unico che poteva salvarci era Ufizeina, un meccanico che sapeva riparare tutto. Ufizeina studiò la situazione e ci spiegò che il sole si era impigliato in un albero e si era forato. In breve egli lo riparò e ogni cosa tornò normale.

da S. Benni, Il bar sotto il mare, Feltrinelli

La grande nevicata

Il giorno seguente il cielo si caricò di nuvole e il vento gelato soffiò per le strade annunciando una nevicata precoce.

A poco a poco i primi fiocchi di neve si scioglievano sull’asfalto.

La neve continuò a cadere, infarinò il cortile, la rete metallica, i mucchi di rifiuti e i ferri arrugginiti dei cancelli. Il cielo sembrava toccare i tetti dei grattacieli, liscio e uniforme. Tutto spruzzato di bianco, quel mondo di cemento, di vetro e di asfalto sembrava la decorazione di una torta alla panna. I bambini immaginavano il pupazzo di neve che avrebbero modellato, una battaglia di palle di neve contro gli amici e il silenzio notturno dopo la grande nevicata, un silenzio senza echi e senza minacce.

da P. Valente, La classe terribile, Raffaello

• È un e ha lo scopo di “far vedere” al lettore come è un paesaggio.

SONO IN QUINTA

Viaggi in bottiglia

• È un testo ............................... con lo scopo di emozionare il lettore attraverso i versi.

Ogni piccolo viaggio che ho fatto l’ho trascritto su qualche biglietto. Un biglietto in ogni bottiglia, le ho mandate a largo per miglia.

Se col tempo qualcosa mi scordo è nel mare il mio diario di bordo.

Navigare in internet… in sicurezza!

Ecco qualche utile consiglio e alcune regole che, a piccoli passi, ti aiuteranno a navigare come un vecchio lupo di mare, senza commettere troppi errori.

• Prima di tutto, proteggi il tuo computer dai virus con programmi, chiamati “antivirus”, facili da installare.

• Sii cauto nel trasmettere i tuoi dati personali (il nome, l’indirizzo, il numero di telefono e, men che meno, il numero della carta di credito dei tuoi genitori!): se vuoi acquistare in un sito web o stringi nuove amicizie attraverso la rete, parlarne con un adulto di cui ti fidi.

• Ogni volta che ti imbatti in conoscenze indesiderate o vedi immagini che ti sembrano strane o poco adatte alla tua età, avvisa subito un adulto di cui ti fidi.

• Non credere a tutto quello che vedi su internet, ma verifica sempre da dove vengono le informazioni: se da uno sconosciuto qualsiasi, potrebbero essere inventate o poco veritiere.

• Naviga in internet al massimo per due ore, di più diventa dannoso per il tuo corpo.

• È un perché ha lo scopo di indicare come comportarsi.

da C. Carminati, Poesie per aria, Topipittori

Amico termometro!

Il termometro, spauracchio di adulti e bambini, è uno strumento ormai presente nella casa di tutti: quando ci si sente stanchi o infreddoliti, pronti con il termometro sotto l’ascella o in bocca!

Il termometro, così come lo vediamo oggi, ha una lunga storia che inizia nell’antica Grecia, dove Galeno ed Erone realizzarono degli strumenti che evidenziavano le differenze di temperatura nell’atmosfera, dividendo i gradi di freddo, caldo, umidità e secchezza.

L’inventore dell’odierno termometro fu Galileo che ideò un’ampolla di vetro, grande come un uovo, con un lungo e stretto collo. Quando l’ampolla veniva immersa in un recipiente pieno d’acqua, questa risaliva per una certa altezza lungo il collo. Togliendo le mani, l’acqua risaliva, rimettendole, scendeva proporzionalmente alla temperatura delle mani. Quello di Galileo era un termometro ad aria. Dopo vent’anni questo strumento cominciò a essere utilizzato nell’ambito della medicina grazie al medico Santorio, amico di Galileo, proprio per misurare la temperatura umana. Nel 1709 fu inventato dal fisico e ingegnere tedesco Daniel Gabriel Fahrenheit il termometro a liquidi, che garantiva la misurazione della temperatura molto più precisa. All’inizio, come liquido fu scelto l’alcool poi, anni dopo, il mercurio. Il termometro a mercurio divenne il modello più utilizzato fino al 2009, quando è stato ritirato a causa della tossicità del mercurio stesso. Oggi in commercio esistono diversi tipi di termometro:

• il termometro digitale, che funziona con un sensore alimentato dalla corrente elettrica;

• il termometro auricolare a infrarossi, che misura in solo pochi secondi il calore emesso dal timpano;

• il termometro frontale a infrarossi, che misura la temperatura sulla fronte in modo delicato ed istantaneo.

• È un perché ha lo scopo di fornire informazioni.

Il testo NARRATIVO

Il TESTO NARRATIVO, come già sai, racconta storie realistiche o fantastiche con lo scopo di coinvolgere il lettore.

Mrs. Doubtfire

Mammo per sempre

Anno di uscita: 1993

Durata: 120 minuti

Paese: USA

LABORATORIO di ASCOLTO

R L’insegnante legge.

Gli arcobaleni

Passarono l’una dopo l’altra le calde giornate di agosto. Pollyanna andava spesso a trovare il signor Pendleton. La sua gamba andava meglio e il suo umore migliorava a vista. Egli mandava spesso la bambina nello studio a prendere certe scatole di legno intagliato in cui conservava oggetti strani e preziosi, raccolti durante i suoi viaggi e gliene raccontava la storia.

Un giorno, entrando, Pollyanna trovò il cuscino illuminato da una striscia di vari colori.

– Sembra un piccolo arcobaleno! – gridò Pollyanna con entusiasmo – Un arcobaleno tutto per noi.

– Un arcobaleno? Quello è solo il riflesso del termometro su cui batte il sole. Te lo voglio mostrare io l’arcobaleno.

E il signor Pendleton le disse di portargli l’antico candeliere che stava sul caminetto e che aveva come pendagli delle grosse gocce di cristallo. Pollyanna si affrettò a portarglielo. Le gocce di cristallo tintinnavano e luccicavano al sole. Il signor Pendleton staccò una dozzina di pendagli e li dispose l’uno accanto all’altro sul letto.

– E ora, cara, se vuoi davvero vedere l’arcobaleno sospendi i pendagli a quella corda che corre da un lato all’altro della finestra.

Pollyanna aveva sistemato solo tre pendagli davanti alla finestra illuminata dal sole, quando cominciò a capire ciò che stava succedendo. Non uno, ma tre arcobaleni danzavano nella stanza, che sembrava trasformata all’improvviso nel paese delle fate. E quando ebbe finito, non poté trattenere un grido di sorpresa. Sprazzi di luce azzurra, verde, gialla, rossa e violetta danzavano sul pavimento, sui mobili, sulle pareti e persino sul letto, illuminando di gioia anche il volto del signor Pendleton.

– Oh, che meraviglia! – sussurrò Pollyanna – Si direbbe che anche il sole sia entrato nella stanza per giocare il nostro gioco, non le pare?

– Sì, è così. E sto pensando che il cristallo più bello di tutti sei tu, Pollyanna.

da E. Porter, Pollyanna, Mondadori

R Tu ascolta e svolgi le attività a pag. 220.

R M. Ende, Momo, SEI

R R. Morgese, Fai la cosa giusta!, Raffaello

R F. Geda, Nel mare ci sono i coccodrilli, Baldini&Castoldi

R J. K. Rowling, L’Ickabog, Salani

BUONA VISIONE
FELICI DI LEGGERE

Il testo narrativo

RACCONTI REALISTICI

Narrano fatti accaduti o che potrebbero accadere nella realtà.

RACCONTI FANTASTICI

Narrano fatti che presentano almeno un elemento fantastico, impossibile nella realtà.

Ci sono personaggi principali: uno o più protagonisti che hanno un ruolo importante nella storia, e personaggi secondari che, invece, hanno un ruolo minore.

TEMPO

LUOGHI

PERSONAGGI FATTI

Le vicende si svolgono in un tempo presente o passato, definito o non ben precisato. Ogni storia ha una sua durata: la vicenda può risolversi in poco tempo o durare molto di più.

È ambientato in luoghi reali o in luoghi fantastici, cioè frutto della fantasia dell’autore.

Vengono narrate vicende verosimili o fantastiche vissute dai personaggi, scegliendo un ordine della narrazione che può essere la fabula o l’intreccio. Possono essere raccontati da un narratore interno o da un narratore esterno.

Il ritmo del racconto può essere rapido e incalzante o lento: questo dipende dalla presenza o meno di dialoghi e descrizioni e dall’uso di frasi brevi o lunghe ZO M

CARATTERISTICHE DELLA NARRAZIONE

Ogni racconto ha una STRUTTURA costituita da tre parti:

INIZIO

presenta i personaggi, il tempo e il luogo della storia.

SVOLGIMENTO

è la parte centrale in cui si sviluppano i fatti.

CONCLUSIONE

è la parte finale della storia narrata.

Un testo narrativo può essere diviso in SEQUENZE che si distinguono in:

• NARRATIVE raccontano fatti e azioni;

• DESCRITTIVE descrivono personaggi, ambienti, oggetti, sentimenti...

• DIALOGICHE riportano i dialoghi che si svolgono tra i personaggi;

• RIFLESSIVE esprimono le riflessioni e i commenti dei personaggi.

ORDINE DELLA NARRAZIONE

I fatti possono essere narrati scegliendo tra:

FABULA

narrazione che segue l’ordine cronologico in cui sono avvenuti i fatti.

INTRECCIO

narrazione che non rispetta l’ordine cronologico, ma compie “salti nel tempo”:

• un “salto nel passato” è il flashback (= retrospezione);

• un “salto nel futuro” è il flashforward (= anticipazione).

CHI SCRIVE?

L’autore è la persona che scrive la storia e che sceglie di raccontarla attraverso un:

NARRATORE INTERNO ALLA STORIA che narra i fatti in prima persona.

NARRATORE ESTERNO ALLA STORIA che narra i fatti in terza persona.

ANALIZZARE è FACILE!

R Che cosa ti indicano

le parole colorate nel testo?

Completa scrivendo sui puntini al posto giusto:

• personaggi secondari

• protagonista • tempo

• luoghi • fatti

Il personaggio che narra la storia in prima persona è il ...........................................................

Boni, Luisa, il fratello e il nonno sono i ............................

La cagnetta

Luisa, la mia vicina, ha chiesto a mamma se possiamo tenere Boni, la sua cagnetta, per il fine settimana e io e mio fratello non stavamo nella pelle per la contentezza! Venerdì notte Boni era già a casa da noi. Si era portata il suo osso e la cuccia. La mattina dopo abbiamo fatto colazione di corsa, perché volevamo andare in giro con Boni.

Arrivati al parco, ho sciolto Boni. Abbiamo cominciato a tirarle il bastone, così lo riportava, invece lei si è messa sulla panchina vicino a noi. Ci annoiavamo per via di questa cagnetta pigra, allora ho portato mio fratello alle altalene e lo spingevo così in alto che a momenti faceva il giro.

Tornati alla panchina ci siamo accorti che Boni era sparita! Abbiamo cominciato a chiamare: – Boni! Boni! Come se la poteva cavare una cagnetta cicciona, sola, senza amici e senza casa? Mi sono messo a piangere e mio fratello, per consolarmi, mi ha dato il ciuccio. Non l’ho ciucciato, ma ho apprezzato il gesto.

Con le lacrime agli occhi, siamo entrati al Bar dell’Angolo, dove mio nonno, tutti i sabati, pranza con decaffeinato e scampi.

È stato allora che ho visto una scena che non dimenticherò mai: Boni seduta su una sedia che mangiava insieme al nonno. Nonno sgusciava gli scampi e Boni li ingoiava.

– Visto com’è intelligente la signora marchesa? Ha seguito l’odore degli scampi.

Ci siamo seduti pure io e mio fratello. Abbiamo ordinato i frullati, patate e olive e noccioline e Boni ha assaggiato tutto. Poi si è spaparanzata nella posizione “grattami la pancia”.

Quando Luisa se l’è venuta a riprendere, la domenica, Boni ci ha salutato con le lacrime agli occhi.

Vabbè, ho detto una bugia: gli unici con le lacrime agli occhi eravamo io, mio nonno e mio fratello.

da E. Lindo, Bentornato Manolito, Lapis

Una colossale figuraccia!

Ricordo perfettamente quel giorno perché a scuola ho fatto una colossale figuraccia. Certo, figuracce ne ho fatte tante in vita mia, ma quella ha battuto davvero ogni record. Mi vergogno perfino a raccontarla…

Ora di matematica: il Manetti, un mio compagno di classe, cincischia alla lavagna e si blocca su un problema. La maestra lo rimanda al posto e chiama me a finire l’esercizio. Ci vado un po’ tremante, anche se so il fatto mio. La lavagna mi mette sempre soggezione, mi prende strizza quando devo fare qualcosa davanti a tanta gente.

Oltrepassando il banco di Samantha, le lancio un’occhiata di sbieco. La intravedo impassibile attorcigliarsi all’indice uno dei suoi boccoli biondi.

I suoi occhi sono azzurri e glaciali, però bellissimi.

Arrivo alla lavagna e mi metto al lavoro. A un tratto il gessetto mi cade per terra e io mi chino a raccoglierlo. Mi abbasso di scatto e sento “strap!”.

Dopo lo “strap” sento una risata gigantesca, megagalattica, sganasciante. Finalmente anche Samantha sorride, o meglio ride a bocca spalancata.

Credo che questo sia stato il mio primo pensiero dopo la catastrofe.

Il secondo è stato che avevo freddo alle ginocchia e il terzo che i pantaloni della tuta erano per terra e io ero in mutande rosa a rombi rossi davanti a tutta la classe!

C’è stato anche un quarto pensiero di terrore puro, quando mi sono ricordato che gli slip avevano pure un buchetto sul di dietro!

Non so che avrei fatto se la maestra, ridacchiando pure lei, non mi avesse tirato su i pantaloni con gesto fulmineo sistemandoli con una spilla da balia provvidenziale trovata in borsa.

– Adesso piantatela, ragazzi! – ha detto battendo la mano sulla cattedra… ma nessuno la smetteva di sghignazzare.

da D. Luciani, Tostissimo!, Feltrinelli

COMPRENDO SE FACCIO

R Osserva l’immagine e rifletti sul titolo. Che cosa esprime l’espressione del bambino?

Di quale figuraccia si tratterà?

ANALIZZO IO

R Suddividi il racconto in iniziosvolgimento - conclusione, colorando la barra a lato del testo.

R Sottolinea nel testo con i colori indicati:

il protagonista

i personaggi secondari il tempo il luogo

R Secondo te, questo racconto è realistico o fantastico? Motiva la tua risposta.

Come in un brutto sogno

ANALIZZO IO

R Questo racconto è già diviso in sequenze, ma le sequenze riportate sono in disordine. Numerale in ordine cronologico.

R Cancella i completamenti errati, per rendere l’affermazione corretta.

L’autore presenta i fatti attraverso la fabula\l’intreccio, cioè ha modificato\non ha modificato l’ordine cronologico degli eventi.

balenò: apparì

fragore: rumore violento

arcuata: piegata ad arco, ricurva

Improvvisamente balenò un lampo, seguito da un fragore di tuono. L’intera stanza sembrò tremare e poi inclinarsi da un lato. Questa fu l’ultima cosa che Desmond vide prima di chiudere gli occhi. Poi sentì un forte vento frustargli i calzoncini, e subito dopo venne sbattuto a testa in giù e si ritrovò appeso a una trave del soffitto.

Desmond si guardò attorno. Una vecchia vestita di nero era in piedi dietro di lui. Aveva il viso di un orribile color grigio pallido. Gli occhi, scuri come prugne secche, lo guardavano sotto le palpebre infiammate. E il dito bitorzoluto, che puntava dritto su di lui, sembrava un artiglio per via della lunga unghia arcuata.

“Non può essere” pensava Desmond “Deve trattarsi di un brutto sogno”. Ma quando aprì gli occhi dovette constatare che era davvero appeso a testa in giù e quando mosse le braccia fu come aprire un ombrello.

E con immensa sorpresa si accorse che il suo corpo era tutto ricoperto di morbido pelo. “Che cosa mi sta succedendo?” si chiese. Poi di colpo capì. Era accaduto qualcosa di terribile. Non era più Desmond. Era un pipistrello!

– Suppongo che tu sia un altro di quei ficcanaso che vengono qui a disturbare la mia pace!

– Io? – mormorò – Oh, niente di speciale.

– Niente di speciale davvero! – strillò la vecchia, balzò verso di lui sollevando un turbine di polvere – Ti farò io qualcosa di speciale, miserabile creatura!

da P. e E. Rogers, Casa stregata cercasi, Mondadori

Un bambino curioso

Scostò le coperte, si alzò stiracchiandosi. Se avesse potuto, sarebbe rimasto a letto tutto il giorno, ma un pensiero gli balenò in testa come una saetta: quella non era una giornata qualunque…

– Oggi vado al Museo delle Scienze! Devo essere a scuola in orario altrimenti il pulmino scolastico partirà senza di me! –esclamò Giulio.

Giulio riusciva ad essere lentissimo nel prepararsi e la mamma doveva sgolarsi con decine di richiami prima che lui fosse pronto per andare a scuola. Quel mattino invece sembrava una scheggia impazzita.

Lungo il breve tratto di strada che percorreva ogni mattina per raggiungere la scuola, Giulio faticò a non correre. Non voleva arrivare con il fiatone perché ciò avrebbe dato inizio ai commenti crudeli di Rocco. Non c’era giorno che non lo prendesse in giro.

Quando aveva cominciato a frequentare la quinta in quella scuola, tutti si conoscevano e per lui non era stato facile. Prima viveva in un’altra città e aveva tanti amici, poi invece… le cose erano cambiate. La sua timidezza non lo aveva aiutato. Stare in disparte e non avere la risposta pronta lo avevano reso un facile bersaglio per gli scherzi e le battute crudeli di Rocco, un suo compagno di classe. I capelli rosso-fuoco di Giulio e il suo fisico piuttosto robusto erano stati subito l’oggetto principale delle burle.

Quel giorno però non voleva pensarci.

R Rifletti sulle due sequenze segnate a lato e scrivi sui puntini se si tratta di flashforward o flashback.

DENTRO LE PAROLE 1 1 2 2

Avrebbero visitato una mostra interna al Museo chiamata “Brain-cervello”: seguendo un percorso guidato, avrebbero avuto modo di scoprire le potenzialità del cervello attraverso giochi e attività interattive.

Giulio era davvero molto curioso di provare questa nuova esperienza.

da C. Capitano, Lo scrigno delle farfalle, Raffaello

R Spiega con parole tue il significato delle espressioni

COMPRENDO SE LEGGO BENE

R Leggi il testo in modo adatto a ogni sequenza:

• dà la giusta voce ai personaggi nelle sequenze dialogiche;

• leggi sottovoce le sequenze riflessive;

• leggi a voce alta e chiara le sequenze narrative e descrittive.

Ciro è cambiato

Ciro era grasso: per forza, mangiava tutte le merende che rubava ai più piccoli.

Ciro era brutto: per forza, a furia di mangiare merende aveva la pelle coperta di bollicine.

Ciro era solo: nessuno sta vicino a un bullo.

Non sapeva bene come gli era venuto in mente di diventare un bullo. Vero che era sempre stato un tipo solitario, di poche parole, e si univa malvolentieri ai giochi degli altri, che quindi lentamente avevano preso l’abitudine di non cercarlo più.

R Il testo è già suddiviso in sequenze. Individua per ognuna di quale tipo si tratta: - descrittiva (DE), - dialogica (DI), - riflessiva (RI), - narrativa (NA).

R Completa scrivendo il tipo di sequenze usate dall’autore per raggiungere lo scopo indicato; usa le abbreviazioni suggerite sopra.

• Per descrivere Ciro

• Per riportare il dialogo tra Ciro e la maestra Meli

• Per esprimere le riflessioni e i sentimenti di Ciro

• Per raccontare fatti e azioni ANALIZZO IO

DENTRO DI ME

R Ti è mai capitato di incontrare un bullo? Come ti sei comportato? Hai fatto finta di nulla o hai reagito? Racconta.

Un giorno arrivò la signorina Meli, la nuova maestra di ginnastica. Le occorse pochissimo tempo per riconoscere lo strano vuoto che si faceva sempre attorno a Ciro: nessuno voleva far coppia con lui.

Ciro in compenso era così sicuro di sé, di poterla fare franca, che non si accorse che la signorina Meli lo teneva d’occhio. E così, quando lei un pomeriggio, durante la ricreazione, lo sorprese che si ficcava in bocca una merendina al doppio cacao e subito dopo staccava la testa a un “gommamostro” traslucido blu, rimase di stucco e non fu così rapido da trangugiare tutto in un colpo o gettare i pezzi di gommamostro nell’erba alta.

– Cosa fai, Ciro? – gli chiese la signorina Meli. – Mempe – rispose lui, che era “niente” detto con la bocca piena tenendo tra pollice e indice la testolina del gommamostro appena separata dal corpicino.

– E quello che cos’è? Mi pareva che Giulio della terza B ne avesse uno identico… – Mom fo – rispose Ciro, abbassando lo sguardo sul mostro decapitato. – Vuoi che andiamo a chiedergli se l’ha perso? Così se era suo glielo puoi restituire… oh, ma guarda, che peccato, si è rotto… l’hai trovato così, vero? – chiese la signorina Meli.

– Fiffì – disse Ciro. E senza nemmeno rendersene conto nascose tutte e due le mani dietro la schiena. Chiaro segno di colpevolezza.

– Se tu fossi un gommamostro e ti staccassero la testa, saresti contento?

Ciro non sapeva che cosa rispondere. Erano domande tutte diverse, e difficili. Il boccone che aveva in bocca all’improvviso non sembrava più tanto buono, sembrava segatura. Cercò di pensare a una possibile risposta per allontanare di lì quella maestra ficcanaso… che aveva i capelli così belli e gli occhi così dolci… e gli stava dicendo delle cose terribili, ma senza urlare né arrabbiarsi… e si occupava di lui…

In cinque secondi, Ciro cadde innamorato della signorina Meli. Lei lo convinse facilmente, quindi, che le merendine fanno male, specie se ne mangi quattro o cinque di fila, che i giochi degli altri sono degli altri, che un Ciro più magro e meno bullo sarebbe stato più simpatico.

Andò a finire che Ciro chiese alla mamma di iscriverlo al corso di basket della signorina Meli; che lentamente cessarono i furti di merendine; che Ciro si rivelò abile a basket e diventò il caposquadra; che Emilio, un bambino della sua squadra, lo invitò a casa sua a giocare un giorno e, quando Ciro uscì, verso sera, tutti i gommamostri di Emilio erano intatti.

da B. Masini, Amici per sempre, Einaudi Ragazzi

traslucido: trasparente

boccone: quantità di cibo messa in bocca in una sola volta

segatura: materiale polveroso

ANALIZZO IO

R Il testo è già suddiviso in sequenze. Individua quelle descrittive e rileggi il brano eliminandole.

• La storia si comprende comunque? Sì No

R Individua le sequenze riflessive, poi rileggi il brano eliminandole.

• La storia risulta comunque comprensibile? Sì No

R Dopo aver svolto questa analisi, segna con una ✗ le affermazioni che ritieni vere.

Alcune sequenze non sono indispensabili, ma rendono la storia chiara e completa.

Alcune sequenze sono del tutto inutili.

Se si tolgono le sequenze narrative la storia è comunque chiara.

Nelle parti narrative il ritmo del racconto è più veloce.

Nelle parti descrittive e riflessive il ritmo è più veloce.

La passione di Teo

– Dai, Teo! Muoviti!

– Arrivo, mamma! La macchina fotografica!

Teo recuperò al volo la sua Nikon. Fare foto era la sua passione e ci riusciva anche piuttosto bene.

Foto strane, però: gli piaceva guardare le cose da punti di vista diversi.

In camera sua c’era un poster di una foto che aveva scattato. Era in bianco e nero. Rappresentava un’onda del mare, proprio prima di infrangersi sulla riva. Vista dal basso, con i granelli di sabbia in primo piano e un piccolo granchio in un angolo del quadro. E il mare con tutte le sfumature di grigio sembrava ancora più blu.

Chi l’ha detto che le foto in bianco e in nero non mostrano i colori?

Teo però quel giorno scattò foto a colori.

C’era la festa di fine estate al Parco Nord; Teo e la mamma inforcarono la bici e si diressero alla festa.

Erano arrivati ai margini di un’ampia radura… Teo non credeva ai suoi occhi. Sul prato, fin dove si perdeva l’occhio, c’erano sette mongolfiere.

Erano lì, come giganteschi funghi colorati, pronti a spiccare il volo. Teo quasi non vedeva le più lontane, che sembravano palloncini colorati, ma quella più vicina a lui era fantastica. Era tutta gialla, con disegnato sopra un sole splendente,

proprio in cima, con i raggi che correvano tutto intorno. Dentro c’erano due signori, che si davano un gran daffare con una fiamma accesa proprio sotto al pallone.

– Che stanno facendo? – domandò Teo alla mamma.

– Non sono una grande esperta di mongolfiere, ma credo che stiano regolando l’aria calda. Il fuoco serve per scaldare l’aria, che riempie il pallone. E, dato che l’aria calda è più leggera, va più in alto…

– E così la mongolfiera si alza! Che bello! E quegli altri due sul prato? – disse Teo, indicando altri due uomini accanto alla mongolfiera.

– Aiutano a controllare gli ancoraggi La mongolfiera è fissata a quell’albero, vedi? Poi il pilota stacca la fune e il pallone è pronto per prendere il volo – rispose la mamma.

Teo guardò con attenzione e si accorse che la mongolfiera stava incominciando a muoversi. Prima si sollevò un poco. Poi ancora di più. E infine prese il volo, leggera come un uccello.

Teo osservò la scena incantato, a naso in su, dimenticandosi perfino della macchina fotografica.

Poi colse un movimento con la coda dell’occhio e, abbassando lo sguardo, vide un’altra mongolfiera che spiccava il volo. E poi un’altra ancora. Il cielo si coprì di colori. Uno spettacolo da mozzare il fiato.

Solo allora trovò il coraggio di staccare gli occhi, prendere la Nikon e scattare l’intero rullino di fila, senza fermarsi quasi avesse paura che le mongolfiere potessero sparire improvvisamente.

da A. Pandini, M. Rubino, Fino a toccare il cielo, Scuola del Fumetto

COMPRENDO IO

R Formula sul quaderno una domanda adeguata per ciascuna risposta.

1. I fatti narrati si svolgono in un giorno di fine estate al Parco Nord.

2. La passione di Teo era la fotografia.

3. Agli occhi di Teo le mongolfiere appaiono come giganteschi funghi colorati.

4. I due uomini all’interno della mongolfiera regolano l’aria calda per farla alzare.

5. Teo scatta l’intero rullino senza fermarsi, perché teme che le mongolfiere spariscano.

Nikon: marca di macchine fotografiche ancoraggio: collegamento di una struttura che si muove a qualcosa che, invece, è fisso rullino: rotolino di pellicola fotografica

DENTRO LE PAROLE

R L’espressione evidenziata si può sostituire con: domani.

un giorno. improvvisamente. un altro giorno.

ANALIZZO IO

R Rifletti sulle sequenze segnate a lato. Individua per ognuna di quale tipo si tratta colorando la barra con i colori indicati: narrative dialogiche descrittive riflessive

Un fratellino nella vasca

La vita di Viola era cambiata da un giorno all’altro e tutto da quando Tommaso, il suo fratellino, aveva compiuto tre anni. Fino a quel momento la sua presenza non le aveva dato nessun fastidio.

Finché, una sera, mentre Viola si rilassava nella vasca, la mamma era entrata in bagno tenendo in braccio il fratello grassoccio, tutto nudo e, come se niente fosse, lo aveva piazzato nell’acqua piena di schiuma.

– Mi raccomando, fa’ attenzione che non metta la testa sott’acqua. E non lasciargli mangiare il sapone… Devo correre a preparare la cena… Torno tra dieci minuti.

Viola non riusciva a crederci. Lei, che considerava l’ora del bagno la migliore della giornata. Lei, che a volte se ne stava quasi un’ora nell’acqua, a nuotare come un pesce, saltare delfino, fare

Poco dopo la mamma fece irruzione nella stanza da bagno.

– Su, su, uscite… – disse afferrando l’asciugamano.

– Tommaso ha fatto la pipì nella vasca da bagno – lo accusò Viola, ma la mamma fece come se non avesse sentito.

– Dai, sbrigati… ho un sacco di cosa da fare! – rispose con fare impaziente.

– Ma io non ho voglia di uscire adesso! – disse Viola. – Ascolta, tesoro. La vita è così. Non puoi fare sempre tutto quello che vuoi!

Viola avrebbe voluto protestare, far valere i suoi diritti, ma la mamma l’aveva già tirata fuori dalla vasca di peso e la stava strofinando energicamente con un asciugamano.

– E poi sei tu la sorella maggiore! Tocca a te dare il buon esempio, lo sai bene!

Viola non riusciva ancora a crederci. Tommaso era ancora

COMPRENDO IO

R Rispondi alle domande sul quaderno.

1. Perché per Viola la vita è cambiata da un giorno all’altro?

2. La riflessione “Ma il meglio doveva ancora venire!” a quale azione di Tommaso si riferisce?

3. Come reagisce la mamma quando Viola le riferisce ciò che ha fatto il fratello?

GRAMMATICA A b! ? m n

R Trasforma in discorso indiretto

Ricordi? Il TESTO NARRATIVO racconta storie realistiche o fantastiche con lo scopo di coinvolgere il lettore.

R Completa lo schema del testo narrativo con le seguenti espressioni.

• dialoghi • definito • esterno • personaggi secondari • fantastici • ritmo • protagonisti • fabula • interno • reali • lento • descrizioni • verosimili • intreccio • durata • non precisato • fantastiche • rapido

PERSONAGGI

Ci sono personaggi principali: uno o più .........................., cioè i più importanti nella storia.

E i ............................................................... che hanno un ruolo minore.

Le vicende si svolgono in un tempo presente o passato o

TEMPO

LUOGHI

Ogni storia ha una sua : la vicenda può risolversi in poco tempo o durare molto di più.

È ambientato in luoghi o in luoghi

Vengono narrate vicende .................................................. o ..................................... L’ordine seguito dalla narrazione può essere la ............................ o l’...................................

Possono essere raccontati da un narratore ........................ o da un narratore .............................................. Il ...................................... del racconto può essere ..................................... e incalzante o .................................., questo dipende dalla presenza o meno di ....................................... e ........................................... e dall’uso di frasi brevi o lunghe.

Le bugie di mia sorella

A me le nuvole sono sempre piaciute.

Una volta ero in giardino, con il naso in alto che guardavo le nuvole scorrermi sopra la testa. Penelope si affacciò alla finestra e mi rimproverò:

– Perché stai ferma? Non lo sai che la Terra gira?

Non ricordo chi me lo avesse detto, forse la maestra, ma fui contenta che non mi avesse beccato in fallo:

– Certo che lo so!

– E non lo sai perché gira?

Accidenti, non lo sapevo! Frugai in testa per cercare una risposta, ma il mio silenzio prolungato mi tradì, così Penelope me lo spiegò:

– La Terra gira perché la gente ci cammina sopra, e se tu stai ferma non fai il tuo dovere!

– Che cosa posso fare? – maledetto senso del dovere: avevo già cominciato a sentirmi in colpa!

Mia sorella mi esortò:

– Devi camminare, così dai il tuo contributo al moto terrestre.

Ebbi un sussulto e subito dopo un dubbio:

– Perché tu allora stai lì ferma?

– Perché io devo studiare – e precisò – la cosa funziona così: chi non ha niente di meglio da fare, di solito fa una passeggiata, per tenere il pianeta in movimento. Per questo c’è sempre qualcuno che passeggia. Anche se non lo sa, sta facendo qualcosa per il funzionamento del pianeta, mentre tu così fai solo il parassita! –si ritirò senza aggiungere altro.

Ormai aveva piantato in me l’idea di un compito a cui non potevo sottrarmi. Per il bene dell’umanità intera dovevo camminare!

da A. Strada, Quella serpe di mia sorella, Mondadori

ANALIZZO IO

Cancella il completamento errato.

• La storia è raccontata da un narratore esterno\ dal protagonista

• I fatti vengono narrati attraverso la fabula\l’intreccio

• Il tempo della storia è il passato\presente\futuro

• Il luogo della storia è reale\ fantastico

• Il racconto è realistico\ fantastico.

Individua le sequenze nel testo e riquadrale con i colori indicati:

narrative dialogiche descrittive riflessive

La gabbianella e il gatto

Kengah, la gabbiana, aprì le ali per spiccare il volo, ma l’onda densa fu più rapida e la sommerse. Quando tornò a galla capì che la maledizione dei mari la stava immobilizzando. Con tutti i muscoli tormentati dai crampi, guardò il cielo e vide che i suoi compagni se n’erano andati. Era la legge.

da L. Sepulveda, Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare, Einaudi 5 10 15 20 25

La macchia nera. La peste nera. Kengah maledisse gli umani.

Spesso, dall’alto, aveva visto grandi petroliere approfittare delle giornate di nebbia per andare al largo a lavare le loro cisterne. Rovesciavano in mare migliaia di litri di una sostanza densa e pestilenziale che veniva trascinata via dalle onde. Con stupore si accorse che il petrolio non le aveva incollato le ali al corpo e così, dopo molti tentativi, riuscì a spiccare il volo.

Guadagnò quota e con molta fatica volò verso l’entroterra finché riconobbe il porto di Amburgo, poi le ali si rifiutarono di continuare.

Il gatto nero grande e grosso si godeva il caldo sole d’estate; fece appena in tempo a scansarsi per schivare la gabbiana che cadde sul balcone.

Zorba si avvicinò e miagolò:

– Sei ridotta malissimo. Cos’è quella roba puzzolente che hai addosso?

– Sono stata raggiunta da un’onda nera. Morirò... – stridette la gabbiana –Con le forze che mi restano voglio deporre un uovo. Amico gatto, ti chiedo di farmi tre promesse. Mi accontenterai?

Zorba pensò che la povera gabbiana stava delirando e che con un uccello in uno stato così pietoso si poteva solo essere generosi.

– Ti prometto tutto quello che vuoi – miagolò impietosito.

– Promettimi che non ti mangerai l’uovo. Promettimi che ne avrai cura finché non sarà nato il piccolo. E promettimi che gli insegnerai a volare –stridette guardando fisso negli occhi il gatto.

– Prometto. Ma ora riposa – miagolò Zorba.

Kengah guardò il cielo e, mentre esalava l’ultimo respiro, un ovetto rotolò accanto al suo corpo impregnato di petrolio.

Segna con una ✗ come puoi sostituire, in base al contesto, ciascuna parola o espressione sottolineata.

• l’onda densa (riga 1): violenta schiumosa spessa piena di petrolio

• i muscoli tormentati dai crampi (riga 3): allenati non allenati doloranti infastiditi

Individua e segna l’intruso con una ✗.

• entroterra: territorio interno territorio costiero territorio non costiero territorio lontano dal mare

CAPISCO IL TESTO

• schivare: evitare scansare urtare rifuggire

• esalare: vivere morire perire spirare

• la peste nera (riga 5): gli umani il petrolio la nebbia l’epidemia

Segna con una ✗ il completamento giusto usando le informazioni esplicite e implicite del testo.

• Kengah, la gabbiana, non è volata via con i suoi compagni, perché: un’onda l’ha travolta ed è rimasta sommersa. un’onda l’ha sommersa e, tornata a galla, era coperta di petrolio. si è fermata a guardare le petroliere che lavano in mare le cisterne sporche. non ha visto bene i compagni a causa della nebbia.

• Quando riesce a spiccare il volo, la gabbiana si ferma: nel porto di Amburgo. sul balcone di un’abitazione nella zona del porto di Amburgo. su una petroliera. in mezzo al mare.

• L’autore intende anche trasmettere il messaggio che: i gatti e i gabbiani sono animali adatti a vivere insieme. il lavaggio delle petroliere nei mari causa gravi danni all’ambiente. i gabbiani sono forti volatori. nei porti vivono tanti gatti.

Riordina i fatti numerandoli da 1 a 5.

Kengah riesce a spiccare il volo e raggiunge l’entroterra.

Kengah cade sul balcone e Zorba le propone il suo aiuto.

Kengah è sommersa da un’onda di petrolio.

Kengah depone il suo uovo ed esala l’ultimo respiro.

Zorba promette a Kengah che non mangerà l’uovo, ne avrà cura e insegnerà al piccolo a volare.

La storia delle parole

La maggior parte delle parole che usiamo ha una lunghissima storia, sono nate secoli fa e, secolo dopo secolo, sono cresciute diventando spesso molto diverse da come erano in origine, sia nella forma che nel significato. Proprio come le persone!

L’Etimologia studia la storia delle parole partendo dall’uso che se ne fa nel presente e andando a ritroso fino all’origine, entrando spesso in un’altra lingua. Giocare con la storia delle parole è divertente!

STUDIO Lo studio a volte vi annoia o non vi piace? Allora sarete sorpresi di sapere che questa parola deriva dal latino studium, da studere, che significa aspirare a qualcosa, desiderare intensamente.

Quindi per studiare bisogna desiderare, ma che storia ha la parola desiderio?

DESIDERIO Questo termine deriva dal latino de-sidera, composto dalla preposizione de(che indica lontananza e privazione) e dal termine sidus (= stella). Quindi letteralmente significa “mancanza di stelle”, nel senso di avvertire la mancanza delle stelle, poi ha assunto nel tempo il significato corrente di forte sentimento che ci spinge ad appagare un bisogno fisico o spirituale, per esempio la curiosità di capire le cose studiando.

Per studiare dobbiamo anche mettere in campo la nostra intelligenza. Che storia ha la parola intelligenza?

INTELLIGENZA

Questo termine deriva dal latino intelligere (= intendere), composto dall’avverbio intus (= dentro) e legere (= leggere). L’intelligenza è dunque la capacità di “leggere dentro” la realtà e saperla comprendere nel profondo.

INSIEME

R In coppia provate a cercare la storia delle seguenti parole: ABACO, DIARIO, ALFABETO.

Il racconto FANTASY

BUONA VISIONE

La storia infinita

Anno di uscita: 1984

Durata: 92 minuti

Paese: Germania

FELICI DI LEGGERE

R M. Ende, La storia infinita, TEA

R L.F. Baum, Il mago di Oz, Raffaello

R M. Witcher, Nina, la bambina della Sesta Luna, Giunti

R M. Ziletti, Reston, l’unicorno dorato, Gilgamesh Edizioni

ANALIZZARE è FACILE!

Il RACCONTO FANTASY è un testo narrativo che racconta avventure magiche ambientate in mondi fantastici, in cui i protagonisti lottano contro le forze del Male per il trionfo del Bene e della Giustizia. Ha lo scopo di trasportare il lettore in una dimensione fantastica e magica, affermando l’importanza di valori quali l’onestà, la lealtà e il senso di giustizia.

I personaggi possono essere umani (ragazzi, ragazze, guerrieri, re…) o creature fantastiche (maghi, streghe, troll, elfi, draghi, unicorni…).

Il protagonista è un eroe, generalmente un essere umano semplice ma destinato a sconfiggere il Male. L’antagonista è, invece, malvagio e potente, dotato di poteri sovrumani.

Gli altri personaggi sono aiutanti del protagonista, a cui forniscono il loro aiuto, oppure oggetti magici.

Le vicende si svolgono in un tempo indefinito, al di fuori del tempo reale.

È ambientato in mondi immaginari abitati da creature fantastiche, sia positive che malvagie.

Le vicende ruotano intorno alla lotta fra il Bene e il Male. Il protagonista deve compiere una missione superando prove e ostacoli

Il linguaggio è ricco di nomi fantasiosi e ricorre spesso a similitudini. Sono frequenti descrizioni particolareggiate di personaggi e ambienti, con lo scopo di creare atmosfere speciali.

Una strana creatura

Jill si rese conto di avere una gran sete. Raggiunse una piccola radura, vide un torrentello e… rimase immobile a bocca aperta: il Grande Leone era proprio sulla riva del torrente.

– Vieni avanti – le disse il leone.

E lei obbedì. Si avvicinò e ben presto si ritrovò in mezzo a quelle zampe enormi, faccia a faccia con quella strana creatura.

– Ora ascolta bene il compito che ti attende, Bambina degli umani. Dunque, molto lontano da qui, in una terra chiamata Narnia, abita un vecchio re che è molto triste perché non ha un erede per il suo trono. Questo perché tanti anni fa il suo unico figlio maschio, il principe

Rilian, fu rapito dalla Strega della Veste Verde. Nessuno a Narnia sa dove sia finito il principe e, soprattutto, se sia ancora vivo. Ma io so che è vivo.

Ecco, Bambina, io ti ordino di cercare il principe scomparso e di riportarlo nella casa del padre. Io ti guiderò nella tua missione.

Jill si fece coraggio e gli chiese:

– Scusatemi, ma come faccio a raggiungere Narnia?

– Volerai sul mio respiro – disse il leone – ti soffierò a ovest del mondo. Vieni qui, davanti a me, sull’orlo del precipizio. Jill aveva appena raggiunto il luogo stabilito, quando la voce del leone disse: – Adesso devi stare ferma e io ti soffierò via. La voce del leone si era fatta più debole, fino a che si affievolì del tutto. Jill guardò dietro di sé e con sua grande sorpresa vide che la montagna era ormai ad alcune centinaia di metri da lei e che il leone stesso era diventato un piccolo punto dorato.

da C.S. Lewis, Le cronache di Narnia. La sedia d’argento, Mondadori

R Che cosa ti indicano le parole colorate nel testo?

Completa scrivendo sui puntini al posto giusto:

• protagonista • aiutante

• missione • luogo

Jill

COMPRENDO SE FACCIO IPOTESI

R Leggi le righe evidenziate all’inizio del brano. Secondo te, di che tipo di anello si tratta? Che cosa dovrà farci Frodo?

Un Anello straordinario

Frodo tolse nuovamente di tasca l’Anello e lo guardò. L’oro sembrava molto bello e puro, e l’hobbit ammirò la ricchezza e lo splendore del colore, la perfezione della forma. Era un oggetto straordinario e di altissimo pregio.

COMPRENDO IO

R Leggi le affermazioni e segna con una ✗ se sono vere (V) o false (F).

• Frodo non riesce a liberarsi dell’anello. V F

• È impossibile distruggere l’anello perché è stato creato da un drago. V F

• L’unico modo per distruggere l’anello è lanciarlo negli abissi dell’Orodruin. V F

• L’anello deve essere distrutto per impedire che le forze del Male ne tornino in possesso. V F

• Secondo Gandalf, Frodo deve consegnare l’anello al drago. V F

GRAMMATICA A b! ? m n

R Individua gli aggettivi qualificativi presenti nella descrizione evidenziata nel testo ed esegui l’analisi grammaticale sul quaderno.

Prima di averlo in mano, la sua intenzione era di scaraventarlo lontano, nella parte più infuocata del camino. Ma ora si accorgeva che non era così facile, che avrebbe avuto bisogno di un grandissimo sforzo di volontà.

Soppesò l’Anello, esitante, e imponendosi di pensare a tutto ciò che Gandalf gli aveva detto; poi riunì tutte le sue forze per lanciarlo lontano nel fuoco, ma scoprì di esserselo messo in tasca.

Gandalf rise sardonicamente. – Lo vedi? Si sta impadronendo di te e anche tu, Frodo, già non riesci a sbarazzartene e non hai più la volontà di distruggerlo. Ma quanto a rompere l’Anello, la forza è del tutto vana. Anche colpendolo con una mazza da fabbro, non lo scalfiresti nemmeno. Nemmeno le fornaci e le incudini dei Nani vi riuscirebbero. È stato detto che il fuoco di drago può fondere gli Anelli del Potere, ma oggi sulla Terra non vi è un

solo drago, il cui antico fuoco sia ancora vivo e intenso a tal punto da riuscirvi; e comunque non è mai esistito un drago che potesse danneggiare l’Unico Anello, l’Anello Dominante, poiché era stato forgiato da Sauron in persona. C’è una sola strada: trovare la Voragine del Fato, negli abissi dell’Orodruin, la Montagna di Fuoco e lanciarvi l’Anello, se desideri effettivamente distruggerlo e impedire per sempre al nemico di impadronirsene.

– Certo che desidero distruggerlo, e con tutte le mie forze! –gridò Frodo – O perlomeno che venga distrutto. Non sono affatto amante delle imprese pericolose. Cosa darei per non aver mai visto quell’Anello! Perché è toccato a me? Come mai sono stato scelto io?

– Queste sono domande senza risposta – disse Gandalf –ma sei stato scelto tu e hai dunque il dovere di adoperare tutta la tua forza, l’intelligenza e il coraggio di cui puoi disporre. E ora, sta a te decidere, ma io ti starò sempre accanto per aiutarti. Ti aiuterò a sostenere questo peso, fin quando toccherà a te sopportarlo. Ma dobbiamo fare qualcosa, e subito: il nemico sta per agire.

da J.R.R. Tolkien, Il Signore degli anelli, Bompiani

ANALIZZO IO

R Scegli il completamento giusto.

• Il protagonista di questa vicenda è: Gandalf. Frodo. l’Anello. un drago.

• L’impresa che deve compiere è: trovare l’Anello. distruggere l’Anello. consegnare l’anello a un drago. aiutare Gandalf.

Frodo: è un giovane hobbit che eredita un anello magico soppesò: valutare il peso di un oggetto, tenendolo in mano

Gandalf: è uno stregone che aiuta Frodo sardonicamente: con ironia beffarda

Sauron: è il Signore del Male

Conosci le caratteristiche di uno hobbit?

Vai al Laboratorio di Italiano pp. 10-11

R Collega gli elementi tipici del fantasy a quelli che hai incontrato nel testo. aiutante l’hobbit Frodo luoghi immaginari l’Anello antagonista Gandalf oggetto magico Sauron il predestinato all’impresa gli abissi dell’Orodruin

Il drago nella caverna

A un tratto il giovane re e il suo compagno superarono un’ansa del ruscello e si trovarono di fronte una parete rocciosa che si innalzava dietro gli alberi come un muro. Lief si mise a osservare le orme. Con la pelle d’oca, notò che si allontanavano dal ruscello per entrare in una grande grotta che si apriva tra le rocce.

Lief scostò restio il mantello per scoprire la cintura. Il rosso vivo del rubino era solo leggermente appannato.

– Se ci sono dei pericoli, non sono troppo gravi – commentò Barda tirando un sospiro di sollievo.

Lief lo guardò negli occhi.

– Dobbiamo stare attenti lo stesso. Forse la Cintura qui non è potente come in superficie.

I due amici accesero una torcia ed entrarono nella grotta con le spade sguainate. L’aria era pesante e calda.

– C’è qualcosa di vivo qui dentro – mormorò Lief.

In quel momento la torcia illuminò qualcosa poco più avanti. Qualcosa di molto grande… Le scaglie dorate brillarono nell’ombra. I denti e gli artigli spiccarono candidi nell’oscurità. La coda arrotolata irta di spine aguzze come aghi, le ali ripiegate e poggiate a terra… Un drago! Un terrore profondo invase Lief e lasciò Barda senza fiato.

Il drago era immobile. L’unica cosa che si muoveva nella grotta era la fiamma della torcia, che proiettava la sua luce guizzante sul mostro. – Ha gli occhi chiusi. Dorme… o forse è morto – sibilò Barda. – Non credo che sia morto. Però non sembra nemmeno addormentato… È come se fosse stato colpito da un incantesimo –bisbigliò Lief.

Alla luce della torcia, Barda e Lief videro che tra la parete sinistra della caverna e la testa del drago c’era uno stretto passaggio. Il sentiero proseguiva di lì!

Barda fece un respiro profondo e avanzò verso l’apertura. Lief cercò di imitarlo, sforzandosi di non girarsi. Ma non ci riuscì. Quando si voltò a guardare quella testa mostruosa, il drago aprì il suo grande occhio dorato. Lief rimase paralizzato. La testa del drago era talmente vicina che gli sarebbe bastato allungare una mano per toccarla. Per un istante interminabile l’occhio lo fissò, poi si richiuse lentamente. Lief scattò verso Barda e Lief lo superò senza accorgersene. Davanti a sé vedeva solo tenebre, ma tutto ciò che voleva in quel momento era allontanarsi al più presto da lì.

da E. Rodda, La caverna della paura, Piemme Junior

giovane re: Lief, re di Deltora; è alla ricerca del suo nemico, il Signore dell’Ombra, e affronta insieme al suo amico Barda e a Furia, un enorme ragno combattente, un viaggio ricco di pericoli e spaventosi incontri

COMPRENDO IO

R Riassumi il brano completando le frasi.

ANALIZZO IO

R Rispondi sul quaderno.

1. Quali sono i personaggi fantastici in questo racconto?

2. Qual è l’elemento magico presente nel testo? Come funziona?

3. Quale personaggio lo possiede?

R Riquadra la sequenza che descrive il drago.

R Collega ogni parola alla giusta definizione.

ansa restio inarrestabile invase

che non può essere fermato occupò che esita nel fare qualcosa curva del corso di un fiume

Il giovane re e il suo amico si trovarono di fronte una , ma le orme che li portarono all’ di una

Il re e Barda una torcia ed entrarono nella grotta con

La torcia illuminò qualcosa

Barda rimase alla vista del che se ne stava immobile.

Il re capì che quell’enorme creatura era stata colpita da un

Lief e Barda videro che accanto alla testa del drago c’era un e il sentiero

I due con coraggio superarono il e continuarono il

DENTRO LE PAROLE

COMPRENDO SE LEGGO BENE

R Leggi il racconto a voce alta, rispetta la punteggiatura per cambiare l’intonazione.

COMPRENDO IO

R Rispondi alle seguenti domande.

• Il Molliccio si trova nell’armadio volontariamente o qualcuno ce l’ha messo?

Che cos’è un Molliccio?

– Allora – disse il professor Lupin radunando la classe verso l’altro capo della stanza, occupato solo da un vecchio armadio in cui gli insegnanti tenevano i mantelli di ricambio. Mentre il professor Lupin si avvicinava, l’armadio ondeggiò all’improvviso, sbattendo contro il muro. Alcuni ragazzi balzarono indietro, spaventati.

– Niente paura – commentò il professore con la massima calma – c’è un Molliccio lì dentro.

Quasi tutti sembravano convinti che ci fosse da aver paura, eccome.

Neville rivolse al professor Lupin un’occhiata di puro terrore, e Seamus Finningan fissò con apprensione la maniglia che aveva preso a sbatacchiare.

• Perché al professor Lupin fa comodo avere un Molliccio a disposizione?

• Qual è la caratteristica principale dei Mollicci?

– I Mollicci amano i luoghi chiusi e oscuri: gli armadi, gli spazi sotto i letti, le antine sotto i lavandini… – spiegò il professor Lupin – Una volta ne ho incontrato uno che si era insediato in una pendola. Questo si è trasferito lì dentro ieri pomeriggio e ho chiesto al Preside di lasciarcelo per poter fare un po’ di pratica con voi del terzo anno. Allora, la prima domanda che dobbiamo porci è questa: che cos’è un Molliccio?

Hermione alzò la mano: – È un Mutaforma – disse – può assumere l’aspetto di quello che ritiene ci spaventi di più.

– Non avrei saputo dirlo meglio – approvò il professor Lupin, e Hermione sorrise radiosa.

• Con quale incantesimo si possono sconfiggere?

spiazzante: che mette in difficoltà

– Quindi il Molliccio che sta lì al buio non ha ancora assunto una forma. Non sa ancora che cosa spaventerà la persona dall’altra parte della porta. Nessuno sa che aspetto ha un Molliccio quando è solo, ma quando lo farò uscire diventerà immediatamente ciò di cui ciascuno di noi ha più paura. Ciò significa – disse il professor Lupin – che abbiamo un grosso vantaggio sul Molliccio prima di cominciare. Hai capito quale, Harry?

Cercare di rispondere a una domanda con Hermione al fianco che saltellava da un piede all’altro, la mano per aria, era piuttosto spiazzante, ma Harry ci provò.

– Ehm… forse… siccome siamo in tanti, lui non sa che forma prendere?

– Precisamente – disse il professor Lupin, e Hermione abbassò il braccio, un po’ delusa. – È sempre meglio avere compagnia quando si ha a che far con un Molliccio. Così lo si confonde. Che cosa diventerà, un cadavere senza testa o una lumaca carnivora? Una volta ho visto un Molliccio commettere l’errore di cercare di spaventare due persone contemporaneamente. Alla fine si è trasformato in mezza lumaca. Nemmeno lontanamente spaventoso. L’incantesimo per respingere un Molliccio –continuò Lupin – è semplice, ma richiede una grande forza mentale. Sapete, ciò che sconfigge un Molliccio sono le risate. Quello che dovete fare è costringerlo ad assumere una forma che trovate divertente. Dopo di me, prego… Riddikulus!

– Riddikulus! – ripeterono tutti in coro. – Bene – disse il professor Lupin – vorrei che tutti voi vi soffermaste a pensare qual è la cosa che più vi fa paura e a immaginare come fare per renderla comica… Nella stanza scese il silenzio. Harry rifletté… di cosa aveva più paura in assoluto?

da J.K. Rowling, Harry Potter e il prigioniero di Azkaban, Salani

DENTRO LE PAROLE

R In base al contesto, sostituisci le espressioni riportate con un sinonimo adatto.

Si era insediato

Assumere l’aspetto

Era spiazzante

R Se ti trovassi al posto di Harry Potter, quale forma assumerebbe il Molliccio per farti paura?

E a che cosa penseresti per sconfiggerlo?

DENTRO DI ME

R Completa lo schema del racconto fantasy con le seguenti espressioni. • missione • eroe • descrizioni • fantastici • similitudini • umani • indefinito • prove • linguaggio • immaginari • ostacoli • aiutanti • lotta • antagonista • oggetti magici

I personaggi possono essere ......................................... o ............................. Il protagonista è un ............................

destinato a sconfiggere il Male. L’ ....................................

è malvagio e potente, con poteri sovrumani. Gli altri personaggi sono ................................................. del protagonista a cui forniscono .....................................

Le vicende si svolgono in un tempo ................................., al di fuori del tempo reale.

Ricordi? Il RACCONTO FANTASY è un testo narrativo che racconta avventure magiche ambientate in mondi fantastici, in cui i protagonisti lottano contro le forze del Male per il trionfo del Bene e della Giustizia. Ha lo scopo di trasportare il lettore in una dimensione fantastica e magica affermando l’importanza dei valori quali l’onestà, la lealtà e il senso di giustizia. LUOGHI

È ambientato in mondi ......................................................

Le vicende ruotano intorno alla fra il Bene e il Male. Il protagonista deve compiere una superando e

Il ................................ è ricco di nomi fantasiosi e ricorre spesso a .........................................

Sono frequenti ................................... particolareggiate per creare atmosfere speciali.

Il centuaro nero

Un bel giorno in un accampamento del Mare Erboso apparve un vecchio centauro nero dalla barba bianca. Il sudore gli grondava dal lucido mantello, aveva l’aria sfinita, sulla testa portava uno strano cappello e al collo aveva una catena e un grosso amuleto. Era Cairone. Si guardò in giro, poi disse:

– Dove sono gli uomini? Dov’è Atreiu?

– Sono tutti a caccia, torneranno fra tre giorni – gli rispose una vecchia.

Cairone scosse la criniera e scalpitò.

– Ho bisogno di Atreiu. Andate a prenderlo! È in gioco la vita dell’Infanta Imperatrice.

– Andrò io – esclamò una bambina e corse via.

– Ah, finalmente! – brontolò Cairone e stramazzò a terra privo di sensi.

Quando rinvenne vide davanti a lui un bambino di forse dieci anni. Indossava calzoni lunghi ed era a torso nudo, solo dalle spalle gli scendeva fino a terra un mantello rosso porpora. Aveva lunghi capelli nero-azzurri legati dietro al capo con una cordicella. Gli domandò:

– Cosa vuoi da me, straniero?

– Vorresti dirmi che sei tu Atreiu? – domandò Cairone.

– Certo straniero!

Cairone si lasciò ricadere sul suo giaciglio.

– Un ragazzino! Se lo avessi saputo, mi sarei rifiutato di portare l’incarico!

– In cosa consiste l’incarico? – domandò Atreiu.

– Trovare la medicina per l’Infanta Imperatrice e salvare Fantàsia.

Atreiu non disse nulla. La prova per lui era troppo difficile.

– Allora? – chiese il centauro – Vuoi?

Atreiu alzò la testa e lo fissò.

– Lo voglio! – rispose con fermezza.

Cairone prese l’amuleto che portava e lo mise al collo del ragazzo.

– Mi mostrerò degno del Gioiello – esclamò Atreiu.

da M. Ende, La storia infinita, TEA

Il racconto FANTASY

ANALIZZO IO

Sottolinea nel testo con i colori indicati:

il protagonista

l’aiutante del protagonista la missione

l’oggetto magico il luogo il tempo

Completa la seguente affermazione.

Atreiu è un ragazzo destinato a un’eroica

Atreiu con il suo cavallo Artax.

A dorso di drago

Ombroso stava sorvolando le terre dell’Ovest, di ritorno da un’importante missione nel Reame degli Elfi del Deserto. Dietro di lui, nella portantina fissata sul dorso di Codamozza, l’ambasciatore Cepheus continuava a emettere lamenti che il vento disperdeva alle loro spalle. A volte gli atterraggi e i decolli del drago potevano risultare un po’ bruschi, ma il volo in generale era tranquillo: Ombroso e Codamozza avevano imparato a conoscersi bene e ormai il cavaliere intuiva che cosa avrebbe fatto il drago prima ancora che muovesse un’ala, mentre Codamozza sapeva quello che gli avrebbe chiesto l’elfo prima che pronunciasse una sola parola. Quindi Ombroso era sicuro che il volo nella portantina non fosse così terribile. Tuttavia l’ambasciatore si lagnò di nuovo. – Per tutte le stelle… piano! Che idee… a dorso di drago! Non capisco l’entusiasmo del re per i viaggi in volo!

– Così siamo molto più veloci – gli fece osservare con pazienza il giovane. Il re ci teneva a mostrare di avere un drago al suo servizio, così Ombroso si trovava spesso a scortare Cepheus e altri dignitari da un reame all’altro.

A Ombroso non dispiaceva viaggiare, anzi, e sapeva bene che non avrebbe mai potuto costringere Codamozza a rimanere a lungo in un solo posto; però, anche se Ombroso capiva l’importanza del suo compito, in qualche modo sentiva che il suo destino non era quello di essere una Guardia del Re degli Elfi Stellati. Lui era un cavaliere, l’ultimo capace di cavalcare un drago blu: non avrebbe dovuto avere altre responsabilità?

In qualche modo Ombroso sentiva che il Male non si era fermato e che altri pericoli erano in attesa di risorgere dalle ceneri del Reame delle Streghe…

Stria, infatti, non era morta. I suoi malvagi alleati si erano ritirati e nascosti, ma solo per il momento. Bisognava restare all’erta. Lo aveva detto anche

Floridiana, la Regina delle Fate.

Tutti erano felici per la pace e la tranquillità ritrovate e dimenticavano il prezzo pagato per riconquistarle…

Floridiana non aveva ancora trovato il modo di annullare l’incantesimo malvagio di cui erano vittime gli abitanti dell’Isola dei Cavalieri, così a Ombroso non restava che aspettare… ma a volte aveva la sensazione di perdere tempo prezioso.

da G. Stilton, L’isola pietrificata, Piemme

Collega le parole alla giusta definizione.

• Sorvolare

• Portantina

• Disperdere

• Dignitari

• Restare all’erta

II racconto FANTASY

chi ricopre una carica particolarmente importante volare sopra un luogo vigilare, tenersi pronti sparpagliare

sedile portatile

Utilizza le parole dell’esercizio precedente per completare le frasi con contesto diverso.

Durante il viaggio in aereo ................................................ la catena alpina.

Gli schiavi trasportavano l’imperatore adagiato sulla sua .................................................

Il vento durante la notte ................................................ le cartacce nel prato.

I ................................................ del re proclamano la nascita del piccolo principe.

Il pedone, quando attraversa la strada, deve stare ben .................................................

CAPISCO IL TESTO

Rispondi alle seguenti domande sul quaderno.

1. Chi è Ombroso? Che ruolo ha? Come lo affronta?

2. Chi è Codamozza?

3. Che rapporto c’è tra Ombroso e Codamozza?

3. Perché Ombroso crede che bisogna stare ancora all’erta?

5. Chi è Stria? Che cosa rappresenta, secondo te, in questo racconto fantasy?

6. Chi è Floridiana?

Leggi le affermazioni e segna con una ✗ se sono vere (V) o false (F).

• Ombroso viaggia controvoglia sul dorso di Codamozza. V F

• L’ambasciatore Cepheus non ama viaggiare sul dorso di un drago. V F

• A Codamozza piace restare a lungo fermo in uno stesso posto. V F

• Il Reame delle Streghe continua a rappresentare un grande pericolo. V F

• Gli abitanti dell’Isola dei Cavalieri sono consapevoli del pericolo che incombe. V F

• Solo Ombroso sente che il pericolo non è passato. V F

Parole e fantasy

La parola “fantasy” deriva dall’inglese e ha origine dal genere letterario narrativo nato nei paesi di lingua inglese grazie ai romanzi di J.R.R. Tolkien (1892-1973). Scopriamo insieme la storia di alcune parole del mondo fantasy.

ELFO Sembra che questo termine originariamente significasse “essere bianco” e ha origine nella mitologia e nel folklore germanico. Gli elfi vivono nella natura, si riuniscono per suonare e danzare, generalmente su colline. Le loro collettività sono organizzate sotto la guida di un re: in danese ellerkonge o elverkonge (= re degli elfi), in tedesco, Erlkönig o, in forma di nome proprio, Elberich o Alberich. Gli esseri umani possono accedere al mondo degli elfi solo se essi lo permettono. Era diffusa in tutto il mondo germanico l’usanza di un’offerta quotidiana agli elfi, che consisteva in un pezzetto di burro e in un po’ di latte.

UNICORNO Questa parola proviene dal latino unicornum = un unico corno. L’unicorno, detto anche “liocorno”, è una creatura leggendaria simile a un cavallo bianco, ma con un corno dritto, avvolto a spirale, rivolto verso l’alto e posto in mezzo alla fronte, sede dei suoi poteri magici. Si pensava che rimuovendo il corno, l’animale sarebbe morto. Questa figura è nata dalle storie tradizionali indiane e cinesi, che lo descrivevano come un animale mitico, dotato di poteri taumaturgici e in grado di apparire solo in caso di eventi straordinari. L’unicorno continua a essere personaggio di molte storie, sia antiche che moderne, e rappresenta tutto ciò che è bellissimo, ma difficile da catturare.

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