Re-volver Comics n°01

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OREMUN ONU, 1102 - RE-VOLVER COMICS, cultural magazine - Una pubblicazione RE-VOLVER - Tutti i diritti riservati


Foglio illustrativo del farmaco “Re-volver” Principi attivi Re-volver opera per il conseguimento di scopi culturali, al di sopra di qualsivoglia connotazione politica e ideologica. Il sistema mass-mediatico deve porsi al servizio degli utenti finali e non del potentato economico. Re-volver conduce il lettore verso lo sviluppo autogeno di una coscienza, che si discosti dall’omologazione del senso comune. L’essere umano è l’opera d’arte più elevata: operiamo al fine di preservarla. Composizione “Re-volver”, inteso nella duplice accezione di “ritornare” e “rimescolare”, e legato al significato di “arma da fuoco”, è il marchio che contraddistingue la libera, piena e consapevole presa di posizione adottata da un gruppo di artisti, autori e valide maestranze che ha deciso di firmare le proprie opere con questa etichetta. E se Pasolini ritornò all’amata terzina dantesca rimescolandola con ingredienti contemporanei, allo stesso modo noi ci riapproprieremodellatradizioneperpoirivolgere,comenovellelancedonchisciottesche, le potenti armi di una cultura fieramente indipendente contro i moderni mulini a vento.

Terza idea innestata: nella composizione e diffusione di opere d’arte, la domanda giustifica l’offerta. Il malato rifiuta di comprendere da chi sia generata la domanda. L’arte è l’ingranaggio principe dei complessi meccanismi di potere. Se la disinformazione odierna deriva, oltre che dall’oscurantismo, anche dall’eccesso d’informazioni sbagliate in circolazione, allo stesso modo funziona l’arte: l’intero circuito che va dalla produzione alla diffusione (editoria, case discografiche e cinematografiche, gallerie d’arte, televisioni, giornali) permette la proliferazione di prodotti scadenti in modo che siano alla portata di tutti e che l’industria “artistica” ne giovi. Difficilmente vengono alla luce opere rilevanti, sia per inadeguatezza culturale del possibile acquirente, sia per i contenuti di denuncia verso la società che dovrebbe comperarle. In casi limite il malato, attraverso un percorso assimilabile a un’evoluzione schizofrenica della patologia, acquista la credenza autocertificata di essere un artista. Quarta idea innestata: L’Antisistema è contro il putiferio di menzogne di cui sopra.

Occorre quindi che “Re-volver” diventi un grido di protesta contro l’impoverimento del sapere e la perdita del ruolo sociale da parte dell’artista. Re-volver parte sempre dalla qualità dei contenuti e mai dalla tecnica fine a se stessa.

In casi rari il malato percepisce la possibilità di un’alternativa alle idee innestate. Ma ogni pentola a pressione ha la sua valvola di sfogo e quella della società è costituita dall’Antisistema. Quest’ultimo si esprime attraverso l’esistenza paradossale di opinion-leader che indirizzano il malcontento verso forme soft di ribellione: manifestazioni, petizioni senza futuro, forum di opposizione e tutto ciò che svuoti i malati del senso di colpa provocato dall’apatia.

Indicazioni terapeutiche e informazioni sulla patologia

Posologia – Dose, modo e tempo di somministrazione

Trattamento sintomatico di stati alterati della psiche sviluppati attraverso l’acquisizione d’idee sovrastrutturali. Generate dal Sistema per i potenziali servi del Sistema, suddette idee favoriscono il contagio più di qualsiasi altro virus: si diffondono tramite i media come una peste cibernetica ed entrano in ogni cervello rilassatosi nei meccanismi imitativi. Non c’è atteggiamento, gusto o pensiero che non sia influenzato da esse.

Leggere un articolo per volta, riflettere adeguatamente e criticare (ove necessario) ogni aspetto del contenuto e dello stile. Re-volver deve essere diluito nell’arco di tre mesi.

Sviluppo della patologia e sintomatologia - Quando deve essere usato Lo sviluppo della patologia si manifesta attraverso l’innesto psichico di visioni alterate della realtà.

L’utilizzo del farmaco Re-volver deve essere associato all’esercizio della propria coscienza. Non è voce fuori dal coro neanche questa rivista! La catarsi derivante dalla sua lettura potrebbe contribuire ad addolcirvi lo sguardo nei confronti delle sbarre invisibili che vi siete costruiti. Il messaggio è: non fatevi ingannare.

Prima idea innestata: la libertà equivale ad una confortevole prigione.

Controindicazioni - Quando non deve essere usato

Nel suo stato allucinatorio il malato tende all’idealizzazione di case perfette, ultra accessoriate, televisori che aspirano ad essere cinema, cucine-ristorante, bagni con idromassaggio, sauna, bagno turco e lampade abbronzanti. Si tratta del livello “Bara Famiglia”, per aspiranti cadaveri. Ma la solitudine non è sopportabile all’uomo, così si passa al secondo livello: la “Bara Popolo”, che porta a competere con chi possiede la macchina più veloce, la borsa più firmata, la laurea più costosa. Il simbolo fallico più fallico.

Qualora i pazienti non possedessero una coscienza critica, si raccomanda l’assunzione del medicinale solo dopo una rilettura dei Classici associata a un periodo d’isolamento.

Seconda idea innestata: la scelta dei prodotti con cui nutrirsi va relegata al carrello della spesa e alle pubblicità. Il malato tende a rimuovere il concetto basilare per cui la salute fisica dell’essere umano dipende da due principali fattori: ciò che respira e ciò con cui si sfama. Egli si accontenta di cibi che hanno subito, nel processo d’industrializzazione, un’epurazione dei valori nutritivi, un’aggiunta di quelli cancerogeni e un’accattivante vestizione profetica (“mangia %*ç°§: avrai un’energia da campione!”), esotica e - nei casi d’ipocrisia sfrenata - “casareccia”. Il malato si convince che l’abbondanza sia decisamente meglio della misura. Un’analisi sociologica del problema ha portato alla conclusione che, attraverso lo sviluppo epidemico di quest’idea, si è giunti ad un incremento della percentuale di diabetici, ipertesi, gastrolesi. Alle comuni industrie farmaceutiche fa comodo la disinformazione relativa all’alimentazione: malattia, medicinali e controllo sono tre elementi di un circolo vizioso dal quale è difficile uscire.

Effetti indesiderati

Sovradosaggio Un uso smodato del farmaco può indurre il malato a credersi intellettuale attivo, imprigionandolo in una forma mentis che, di fatto, lo rende passivo e ne intacca la lucidità. Sono stati riscontrati casi di diarrea, vomito, malattie psicosomatiche in genere. In casi isolati: morte immediata del precedente modello di pensiero e acquisizione di un modello alternativo che non si percepisce proprio e crea il rigetto del corpo ospitante. Scadenza e conservazione: Controllare la data di scadenza sul lato superiore della confezione. Tenere il medicinale alla portata dei bambini precoci.


Contents

CONTENTS Il signore chiude un occhio

Contatti sito: www.re-volver.it mail: redazione@re-volver.it cell.: 3381774824

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Intervista a Ulderico Fioretti

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Evasione

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Intervista ad Alessandro Di Massimo (Dimas)

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Al Tramonto

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Intervista ad Alberto Dabrilli

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Un uomo entra in un caffé...

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Intervista a Tommaso Di Spigna

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Fumetto Trash con le spade...

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Intervista a Piero Trabanelli

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READAZIONE DIRETTORE: Luca Torzolini DIRETTORE RESPONSABILE: Luca Zarroli VICE-DIRETTOTRE: Giorgia Tribuiani CAPOREDATTORE: Luca Torzolini UFFICIO STAMPA e MARKETING: Giorgia Tribuiani EDITOR: Luana Salomé TITOLISTA: Hanry Menphis GRAPHIC DESIGN: Luca Torzolini FOTOGRAFI: Luca Torzolini, Michele Di Giacomo, Jessica Di Benedetto, Denis Bachetti Illustratori: Ulderico Fioretti, Alessandro Di Massimo, Alberto Dabrilli

www.re-volver.it

WEB MASTER: Luca Zenobi ADMIN WEB: Luca Torzolini RESPONSABILi SETTORE CINEMA: Mauro John Capece, Boris Kaspovitz RESPONSABILi SETTORE LETTERATURA: Stefano Tassoni, Luana Salomé RESPONSABILI SETTORE MUSICA: Cesare Del Ferro, Luigi Bros responsabile settore arti visive: denis Bachetti RESPONSABILE SETTORE VIDEOLUDICO: Luca Di Berardino

COLLABORATORI: Domenico Pantone, Federica Lamona, Emidio De Berardinis, Chiara Di Biagio, Walter Matteo Micucci, Isabella Costerman, Marcello Arcesi, Federica Marinozzi, Edward Ray Davies, Chiara Macrone, Rico Ramòn Rosales de la Muerte, Julieta Eva Maria Vàrgas, Igor Salipchic Registrazione testata: n° 518 17/09/2008 Tribunale di Teramo Immagine di copertina: “Entra” di Ulderico Fioretti


C O R P O R AT I O N H U M A N

S P A R E

P A R T S

www.lucatorzolini.com








L’ incredibile H u l d , l’ ultimo fig l i o d i o d i n o Intervista a Ulderico Igor Fioretti Quando hai preso in mano la matita per la prima volta cosa hai disegnato? Ricordo che la mia passione è nata insieme a me. Quando ero bambino, i miei genitori si entusiasmavano perché disegnavo Pippo copiandolo dalla rivista “Topolino” in ogni minimo dettaglio e, spesso, da una semplice vignetta, tiravo fuori dei disegni enormi che poi appiccicavo sui muri della cameretta o sull’armadio… adesso non amo molto la Disney, ma comunque adoro ancora Pippo perché, con il suo modo di fare, mi fa pena e ridere allo stesso tempo... mi ricorda un po’ il rag. Ugo Fantozzi prima maniera. Tornando a noi… anzi a me, ho lasciato i “pupazzi” del “massone” Walt e sono passato ai supereroi Marvel e DC, alle Graphic Novel, all’Heroic Fantasy, al genere Sword and Sorcery e all’Horror!

Adi Granov, Frank Quitely, Travis Charest, Olivier Coipel... Cosa significa per te disegnare? Comunicare qualcosa e tenere la mente sotto continuo stimolo. Riuscire a capire meglio come si muove la società che ci sta intorno è sempre stato fondamentale, ma mai come adesso è importante svegliare il cervello. Come dice mio padre: “per impostare il gioco ci vuole un buon centrocampo!”… filosofia calcistica, semplice e diretta, applicata nella vita di tutti i giorni. A volte le frasi più semplici sono le più indicative.

Chi sono i tuoi punti di riferimento nel campo del fumetto e dell’illustrazione? Ci sono veri e propri miti da cui imparo ogni volta che osservo una loro illustrazione: Frank Frazetta in primis (il mio dio!), Moebius, Alex Ross, Adam Hughes, Tanino Liberatore, Marko Djurdjevic, Brom, Gabriele Si è evoluto il tuo tratto nel corso Dell’Otto, Juan Gimenez, Massimo degli anni? Carnevale, Jason Chan, James Molto! Soprattutto dopo l’incontro Jean, John Buscema, Frank Cho,

di Luca Torzolini

di alcuni anni fa con Adriano De Vincentiis che ha fatto rinascere in me la passione e la voglia di disegnare fumetti quando, in un periodo di confusione artistica, si stava affievolendo per motivi che adesso non credo sia il caso di elencare... da allora disegno ogni santo giorno, perfezionandomi e cercando di andare sempre oltre le mie potenzialità. Guardo molto i fumetti dei “maestri” e traggo ispirazione anche (e molto!) dal cinema. Quali sono a tuo avviso le sceneggiature più interessanti nel panorama internazionale del fumetto? Perché? Ho letto da poco All Star Superman di Grant Morrison e Frank Quitely... 11


Quali sono le sequenze che ti hanno colpito maggiormente? Perché? È difficile spiegare quello che si deve osservare. A parte il lavoro del già citato Quitely, mi ha davvero impressionato il lavoro di Bryan Hitch sul primo story-arc di Ultimates (su testi di Mark Millar), nel quale sperimenta e mette in pratica il nuovo stile “widescreen”, vignette davvero impressionanti, cura maniacale dei dettagli, inquadrature mozzafiato e un ritmo perfetto di intervalli; praticamente un regista in piena regola. Anche la composizione per le cover è davvero spettacolare ed efficace allo sesso tempo. Un artista! La Marvel ha aspettato che lui finisse di disegnare le tavole del numero conclusivo di Ultimates per un tempo pari a sei mesi o giù di lì, cosa davvero rara: di solito i disegnatori sono molto più veloci, ma quello che ha realizzato Hitch è davvero incredibile; basta sfogliare l’albo in questione per rendersi conto di quello che sto dicendo. Questo è solo un esempio delle cose geniali che alcuni disegnatori riescono a inventarsi e a realizzare. Io consiglio di non prendere una singola vignetta o una sequenza, ma di mantenere sempre il concetto totale che l’autore o gli autori vogliono esprimere: è come se riducessimo Shining di Kubrick alla sequenza in cui Jack Torrance (Jack Nicholson) spacca la porta con l’ascia. È davvero molto riduttivo, giusto? Lo stesso vale per il fumetto di qualità.

è davvero fantastico! Quasi dieci anni di lavorazione, storia geniale, disegni e inquadrature di Quitely che creano una nuova avanguardia del fumetto moderno. La storia imbastita è il punto di partenza per tutti i lettori e gli addetti ai lavori per l’approccio al difficile personaggio di Superman ed è anche il punto di arrivo: praticamente la storia definitiva di Superman; tutti quelli che dovranno lavorare con il personaggio 12

saranno costretti al confronto. Morrison e Quitely hanno creato qualcosa al livello del Dark Night Returns di Frank Miller. Credo che, attualmente, sia il duo migliore del fumetto internazionale. Per lo stesso motivo e per farla breve, consiglio tutti i maggiori lavori di Grant Morrison, Alan Moore e Alejandro Jodorowsky: hanno scritto i fumetti più belli che ho letto in vita mia e per questo li adorerò per sempre.

Le possibilità creative insite nell’arte del fumetto sembrano infinte. Ci sono dei limiti in realtà? Quali? Il limite che ha il fumetto è solo il foglio di carta. Non ne ha altri. Praticamente il fumetto è il cinema su carta, è un libro di illustrazioni in sequenza, è arte. Se esce dal foglio di carta diventa cinema e se gli si tolgono le vignette diventa un libro. Il fumetto è il fumetto e, ripeto, non ha limiti se non il foglio di carta.


Quali sono i vantaggi e gli svantaggi nel realizzare un fumetto in bianco e nero e uno a colori? Se il fumetto deve essere pubblicato, dipende dalle esigenze della casa editrice; deciso questo, dipende da chi lo realizza, cioè dal disegnatore: molti prediligono (soprattutto in Italia) la tecnica del bianco e nero, disegnano a matita e poi inchiostrano a china la tavola definitiva; alcuni usano la mezzatinta. Lo stesso procedimento si usa anche per il colore, aggiungendo un passaggio in più che è la colorazione (con acrilici, acquerelli, ma soprattutto col computer!). Altri, come me, prediligono il fumetto a colori. Personalmente penso le

vignette e le tavole direttamente con i toni di colore che voglio realizzare, disegno a matita le vignette, faccio una scansione e poi passo alla colorazione digitale utilizzando programmi come “Photoshop” o “Corel painter”; alcune volte disegno direttamente al computer, soprattutto quando faccio studi sui personaggi, ambientazioni ecc... Quando ho più tempo dipingo su carta o tela. Preferisci la continuity o le Graphic Novel? Preferisco i cicli di storie. Leggo fumetti seriali ed è una vera e propria droga! Non si riesce a smettere! È allucinante! Quello che però ti tiene incollato al

seriale e alla “continuity” sono i cicli di storie di autori diversi che s’intervallano fra le varie testate, i vari personaggi, le case editrici… non si finisce mai. Meno male, dico io! Preferisco i cicli, dicevo, quindi anche la Graphic Novel, che ha il pregio di iniziare e finire a discrezione dell’autore. A livello artistico credo sia la via migliore, perché ti permette di racchiudere in uno, due, cinque o dieci volumi una storia che rimarrà lì dentro e nessuno potrà mai snaturare il lavoro dell’autore che diventerà immortale. L’unico difetto della serialità è questo: a meno che l’autore non abbia scritto o disegnato (o scritto e disegnato) una storia memorabile o un ciclo memorabile, ha fatto solo lavoro dozzinale; per la Graphic Novel, invece, questo è secondario, perché se la storia non è bella, nessuno la comprerà e rimarrà nel dimenticatoio (spesso anche dello stesso autore). Con chi collabori a livello artistico? Per quali testate lavori? Collaboro con Carlo Mancini per Scorpion Bay (www.scorpionbay.com/ It/Home/Home.aspx). Illustro i libri di alcune collane pubblicate dalla Galaad Edizioni (www. galaadedizioni.com). Collaboro saltuariamente con la Coniglio Editore (www.coniglioeditore. it). Sono coninvolto anche nel progetto La Raje, antologia di fumetto indipendente ideato da Dimas (alessandrodimassimo.blogspot.com) sotto l’etichetta Abruzzo Comics (www. myspace.com/abruzzocomics). Da poco ho iniziato a fare qualcosa anche per Re-volver (www.re-volver.it) collaborando con te e sembra proprio che ci troviamo bene... o no? Faccio anche altro, cose interessanti e altre meno... Sogni nel cassetto? Molti, ma per scaramanzia non li dico...

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uldericofiorettiart.blogspot.com

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Illustrazione di Una rabbia artistica Intervista ad Alessandro Di Massimo di Hanry Menphis e Luca Torzolini Quali sono le tue tematiche preferite? Non ne ho una in particolare: le storie che invento sono differenti. Le scelgo perché mi dicono qualcosa e spero che possa essere lo stesso anche per chi le legge. Ultimamente sono ossessionato dallo splatter; le mie storie sono piene di sangue e scene cruente. Mi piace molto cercare di rendere poetiche immagini efferate, le trovo molto evocative. Per il resto salto di palo in frasca: a volte parlo di me, a volte di attualità. Se proprio dovessi individuare un filo conduttore sarebbe sicuramente la vita di tutti i giorni, quello che vedo, che vivo, non necessariamente in prima persona. Poi lo trasformo e lo restituisco. Come hai iniziato a fare fumetti? Sicuramente leggendoli; dopo un po’ ti viene voglia di farne uno tu e cosi via, si comincia. Poi ho conosciuto l’universo delle fanzine e del fumetto underground e mi sono innamorato.

Dove hai pubblicato le tue prime tavole? Su una fanzine, Il Piatto, realizzata da me e due miei amici: Eugenio Migliore e Yuri Romagnoli. È durata un paio di anni ed è stata la mia prima esperienza nel campo dell’editoria indipendente. Sicuramente importante per collaudare il rapporto con il pubblico.

E poi? Poi è arrivata La Raje, un salto nel vuoto che si è rivelato un 18


divertentissimo volo con il paracadute... sono partito da zero: zero soldi e zero autori (forse solo io). Poi, grazie ad alcuni amici di una coraggiosa associazione culturale, “La Nuova Direzione” di Cellino Attanasio, che ha finanziato il progetto, sono riuscito a pubblicare il numero zero. Mi ha dato la possibilità di conoscere meglio altri autori della zona e soprattutto di collaborare con loro per creare una rete per il fumetto in Abruzzo. La cosa mi ha dato soddisfazione: abbiamo riscontrato un discreto successo e sono state scritte alcune recensioni niente male per un signor nessuno che fa una cosa in un mondo dove ce ne sono tante. Speriamo bene.

si tratta di un lavoro molto specifico. Io realizzo dei brevi filmati (visibili sul mio blog) e penso per il momento di ritenermi soddisfatto. Per quanto riguarda l’animazione in generale, penso che sia, oltre che un linguaggio a sé, una sorta di espansione del disegno che fornisce numerose possibilità espressive. Quali sono a tuo avviso i limiti del fumetto e quali invece

le possibilità proprie solo di quest’arte? Penso che il fumetto stia tra il racconto e l’illustrazione e che questa posizione ambigua gli fornisca infinite possibilità narrative. Un limite, forse, è la bassa considerazione che a volte gli viene riservata, anche se qualche passo avanti è stato fatto.

Scrivi sempre tu le tue storie? Sì, non mi è mai capitato di lavorare con uno sceneggiatore; penso che non ne sarei capace. Le mie storie nascono già mescolate alle immagini: non le scrivo prima. Sono una cosa unica, prima di iniziare a disegnarle sono già formate nella mia testa.

I tuoi fumetti preferiti? Attualmente Mr. Wiggles di Neil Swaab e le strisce di Tony Millionaire. Progetti futuri? Sicuramente portare avanti La Raje: dobbiamo far uscire il numero uno e speriamo di farcela entro l’anno.

Sappiamo che, oltre i fumetti, dipingi anche quadri e murales. Qual è stato il tuo percorso artistico? Cos’hai iniziato a fare prima? Ho iniziato disegnando. Sono sempre stato un po’ “eclettico”: faccio sempre molte cose diverse insieme. Non so se sia bene o male; sono fatto così. Per quanto riguarda il mio percorso, preferisco che siano le mie opere a descriverlo... Si possono vedere sul mio blog (http:\\ w w w. a l e s s a n d r o d i m a s s i m o . blogspot.com). Farai mai un cartone animato? Come ti poni di fronte a questa forma d’arte? Il cartone animato è una cosa grossa, richiede professionalità,

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alessandrodimassimo.blogspot.com

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L’ombra

dietro il

Intervista ad Alberto Dabrilli

Regalaci uno tuo autoritratto: chi sei e da cosa nasce la tua passione per il fumetto? Mi chiamo Alberto Dabrilli, ho 33 anni (vi ricorda qualcuno? Ahahah!) e, sebbene non sappia ancora che cosa farò da grande, di una cosa sono certo: da quando, a dodici anni, fui “folgorato” dal mio primo fumetto (Dylan Dog, La casa infestata), il mio obiettivo è diventare un autore di fumetti. Da quel giorno gli anni sono trascorsi e le conoscenze aumentantate: ho conosciuto capolavori, raffinato idee, avuto esperienze di ogni genere (mio Dio, quante poche donne!) e, dopo mille peripezie, sono

arrivato ad oggi, con questa passione che mi accompagna da tutta la mia vita e con la quale vedo proprio pochi quattrini.

fumetto

di Giorgia Tribuiani

e Perramus è elevatissima (e anche quella del figlio, Enrique Breccia). Poi c’è il sognante veneziano Hugo Pratt con i suoi Scorpioni del deserto e Corto Maltese, autentico gioiello della letteratura mondiale; le sue opere sono intrise di cultura esoterica e riferimenti storici minuziosi e precisi. Infine, vorrei citare gli indimenticabili, sempre italiani, Sergio Toppi, Dino Battaglia, Alarico Gattia, Giovanni De Luca e Lorenzo Mattotti.

Quali sono i tuoi punti di riferimento riguardo al fumetto? Sono davvero molti, ma mi soffermerò su quelli che hanno avuto una grossa influenza su tutto il mio percorso artistico. Il primo fra tutti è Alberto Breccia (Buenos Aires), pilastro del fumetto, che ha saputo esprimere in tutta la sua carriera Preferisci seguire la tradizione del una versaltilità di stile e una genialità fumetto o sperimentare nuove tecniche inconfondibili; l’influenza di lavori come illustrative? Miri a creare un tuo Incubi, Dracula, I miti di Chtulhu, Mort Cinder, personalissimo genere? 23


Io credo che la sperimentazione sia alla base del progresso artistico di un autore, ma che non debba mai essere fine a se stessa: al contrario, dovrebbe concorrere a perfezionare uno stile fresco e capace di dar spazio all’ingegno. Il genere che amo di piu è il noir, specie se intriso di motivi surrealistici, e spero che in futuro, considerando i molti progetti a cui sto lavorando in questo periodo, io possa svilupparlo con più determinazione. Attualmente, i riferimenti artistici attraverso i quali la mia ricerca va avanti sono alcuni pittori russi dell’Ottocento dalla sensibilità pittorica e dalla capacità narrativa molto elevate. Tra questi, mi sembra doveroso citare Michail Aleksandrovic Vrubel’, Abram Efimovic Archipov, Léon Bakst, Nikolaj Nikolaevic (autore, quest’ultimo, capace di grande potere evocativo e di un uso sbalorditivo delle ombre). Trovi che le riproduzioni cinematografiche di fumetti classici siano un buon modo per valorizzare questo tipo di arte o credi che ogni trasposizione debba considerarsi un “tradimento” dell’opera originaria? Il fumetto è un’arte che racchiude in sé molti generi, dalla letteratura (ricordiamo capolavori come L’eternauta, sceneggiato da Héctor Oesterheld e disegnato da Francisco Solano Lopez, entrambi collocabili a buon merito tra i maestri della letteratura disegnata) alla pittura, passando per il cinema. Quest’ ultimo compare nel fumetto attraverso certe inquadrature e notevoli arricchimenti di particolari che caratterizzano personaggi e ambiente. È interessante poi notare come lo storyboard di un film possa essere realizzato da un disegnatore di fumetti che si occupa della scenografia e di quelle che diverranno le inquadrature cinematografiche. Riguardo all’interazione tra cinema e fumetto vorrei citare il caso particolare di Viaggio a Tulum, lo straordinario fumetto sceneggiato da Federico Fellini e disegnato da Milo Manara che, destinato al mondo cinematografico, non fu però mai portato alle riprese. Credo che la relazione tra cinema e fumetto 24

sia molto stretta, ma che non sempre il potere evocativo delle due arti possa coincidere: nel caso di Viaggio a Tulum, forse, un film non avrebbe avuto la stessa qualità del fumetto; il primo Batman, caso eclatante di cinema-fumetto, rende onore a tutti i personaggi e gli ambienti, ma credo che film come Hulk siano, in fin dei conti, fozature. In conclusione, ritengo che un film tratto da un fumetto non debba voler rendere le stesse emozioni di quest’ultimo: le due cose sono slegate dal piano del dinamismo e un abile regista sa come donare al pubblico un gioiello. Parlaci del fumetto “I confinanti” e dei temi che hai trattato nell’opera.

Si tratta di una raccolta di tre storie brevi: La risalita, Olsuatta e Quarantotto barra c. Grazie a queste storie ho sperimentato le potenzialità del mio stile e ricevuto grande soddisfazione. Credo che I confinanti abbia segnato per il mio stile un punto di rottura: qui le mie idee e la libertà espressiva si sono potenziate e maturate e anche le storie sono inserite in un contesto più letterario e surreale, basti pensare a Olsuatta (nome proveniente da un sogno che ho fatto molto tempo fa), ambientata in un paesino dagli abitanti simili alle vecchie bambole con gli occhi sbarrati. Il fumetto, autoprodotto, è stato presentato a “Lucca Comics & Games” (edizione 2009) in collaborazione col gruppo Fumectory.


tramite l’ascolto di brani musicali e la trasposizione di questi in immagini. Raccontaci questa esperienza. Il sassofonista è un’opera monumentale di 160 pagine, suddivisa in due capitoli: per ognuno di questi mi sono ispirato ai musicisti capostipiti di tre generi fondamentali: gli Hawkwind, Jon Hassell, e Throbbing Gristle. Si è trattato di un’esperienza eccitante, stimolante dal punto di vista del rapporto tra segno e musicalità. Il protagonista della storia è un sassofonista (si tratta di un tributo a Nick Tunnel) che improvvisamente viene catapultato in una dimensione dove la musica fa da padrona; qui incontra una strana figura simile ad un manichino completamente nero e un altro sassofonista di nome Gortn. Insieme vivono una strana avventura attraverso un paradiso e un inferno dove gli strumenti imperano. In uno dei capitoli invento gli “strumentosauri”, giganteschi strumenti con il corpo di un dinosauro che simboleggiano le immense potenzialità di uno strumento musicale. Il terzo capitolo è dedicato al sogno di un’arpa morta.e con questo finisce la storia.

Hai più volte affermato di credere che, per quanto riguarda l’innovazione, il fumetto sia molto vicino al rock. Spiegaci questa tua convinzione? Se la musica, grande fonte di ispirazione, presenta un potere visionario ancestrale che accompagna l’uomo da sempre, lo stesso vale per la pittura, basti pensare alle Grotte di Lascaux. Una sera mi soffermai a osservare queste opere piene di fascino e, percependo con grande emozione i suoni e i rumori che probabilmente si udivano in quel periodo, compresi quanto fosse forte la relazione tra disegno e musica: fu allora che mi posi l’obiettivo di far percepire un suono per ogni segno, generando un rapporto sinestetico con l’ opera. La mia conoscenza della musica, che spazia dal rock all’ ambient

Parlaci della tua collaborazione con Enrico Teodorani. Un giorno Massimo Perissinotto (sceneggiatore e disegnatore di rilievo nel panorama artistico italiano) mi propose passando per il jazz, mi fu poi di grande di realizzare quattro tavole di una storia di aiuto, perché compresi che alcuni musicisti Calavera, personaggio creato da Tim Vigil facevano il processo inverso: mostrare e Teodorani. L’esperienza fu molto bella. immagini attraverso la musica. Chissà che in futuro non ci siano altre novità D’altra parte credo che già molti autori dal fronte americano. siano riusciti ad esprimere questo rapporto, in particolar modo perché penso che tutte Ci dedichi un’anteprima dei tuoi le arti siano collegate da un unico comune progetti futuri? denominatore: i sensi. A questo proposito Ora sto lavorando ad un progetto molto mi sembra d’obbligo citare György Sándor ambizioso che vedrà la luce a “Treviso Ligeti, uno dei piu grandi compositori Comics 2010” presso la casa editrice ungheresi del ventesimo secolo che, Cagliostro. attraverso il brano Artikulation (ascoltabile Inoltre sto realizzando un altro progetto anche tramite Youtube), ha saputo esprimere con un’affermata scrittrice veneziana, ma a alla perfezione il rapporto tra segno e suono. tal proposito preferisco non svelare ancora nulla. A proposito di musica, affermi che il fumetto “Il sassofonista” fu composto 25


www.comic-soon.com/dabrilli/

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Esperimenti sulla carne di carta Intervista a Tommaso Di Spigna di Igor Della Libera

Chi è Tommaso Di Spigna? Sono un ragazzo di 21 anni, di Milano e, per quello che ricordo, ho sempre amato disegnare. Ho studiato al liceo artistico Boccioni e mi sono poi iscritto alla Scuola del fumetto di Milano. Sono un aspirante disegnatore di fumetti.

le cose mostruose e particolari: in pratica preferivo Cattivik e Dylan Dog a Topolino. Crescendo mi sono reso conto, passando attraverso diversi hobby come il modellismo e il disegno, che il fumetto era la cosa più vicina all’idea che avevo del mio lavoro ideale. Ora sto provando a diventare un professionista.

Com’è nata la passione per il Leggi molti fumetti? fumetto e quando ti sei reso conto che poteva diventare un lavoro? Si, leggo molto, sempre seguendo un mio preciso gusto fondato sulla Ho sempre amato molto i fumetti, ricerca e coerenza dello stile. Le leggendoli fin da piccolo. Ho mie scelte sono basate sul disegno sviluppato subito una passione per e sulla regia delle tavole: questi 28

sono i due criteri su cui incentro l’acquisto di fumetti vecchi e nuovi, popolari e di nicchia. Nel tuo blog si alternano tavole con uno stile realistico a illustrazioni più grottesche e ironiche. Quale strada vorresti intraprendere? Possibilmente entrambe. Il realistico per me deve essere supportato da un rigore e da uno sforzo verso un accademismo che non necessariamente risulti come un’imposizione o un limite, ma piuttosto come studio della regola che poi porti con più semplicità


alla sua variazione. Attraverso un buon realismo si può lavorare più semplicemente sulla deformazione. Insomma se conosci le regole puoi infrangerle meglio. Ovviamente mi trovo più a mio agio con il grottesco, trattandosi proprio di un genere che ha le proprie radici nella spontaneità e nel gesto istintivo. Ma bisogna stare attenti a non fare solo ciò che si vuole. Sei all’ultimo anno della scuola del fumetto a Milano. Sinceramente la consiglieresti a ragazzi che vogliono fare il disegnatore oppure guardandoti indietro è una scelta che non rifaresti? La rifarei, eccome. Però cercherei di sbattermi di più. Conta tantissimo lo sforzo personale dello studente, rispetto al percorso fatto con i professori. È una scuola ottima se si è già convinti e motivati; se invece ci

si iscrive senza sapere nulla di fumetto, sperando di imparare miracolosamente a disegnare grazie alla bravura dei professori, i risultati saranno molto inferiori alle aspettative.

Carnevale, Tanino Liberatore, Bill Sienkiewicz, Corrado Mastantuono, Paolo Bacilieri, Carlos Nine, Carlo Ambrosini, Eiichiro Oda, e molti altri ancora. Ogni stimolo visivo - non importa quali siano latitudine e provenienza - diventa una fonte di spunto per possibili contaminazioni, materiale con cui costruire le fondamenta dei miei lavori.

Vorrei proporti la classica domanda sui tuoi modelli fumettistici, su quegli autori che ti hanno folgorato sulla “via di Damasco”. Quelli che ti fanno Di contro, quali sono i tipi di dire “vorrei essere come loro”. fumetto - e quindi gli autori - con Il primo che mi folgorò da piccolo cui non vorresti mai avere a che fu Jacovitti. La sua morte, proprio fare? Quali sono i tuoi “contronel periodo in cui stavo iniziando modelli”? a scoprirlo, fu un evento che mi colse di sorpresa. Poi, più tardi, Non saprei di preciso… Ci sono un vero e proprio idolo è stato il molti fumetti che non leggo quasi grandissimo Bonfatti sulle tavole a priori, più per una mancanza di Cattivik. Con lui ho scoperto d’interesse che per precisi motivi. il genere grottesco. Poi, durante Ad esempio solo in questi ultimi l’adolescenza, ho individuato anni mi sono avvicinato al tutta una serie di disegnatori mondo dei supereroi, oppure a incredibili: Simon Bisley, Kevin Tex, di cui ho comprato qualche O’Neill, Dave McKean, Massimo numero esclusivamente per vedere

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esserci o no, ma in questo caso è solo questione di darsi da fare. Parlaci dei tuoi progetti futuri: cosa farai e cosa ti piacerebbe fare? Nell’ultimo periodo ho ricevuto qualche proposta, ora si tratta di muoversi con calma e valutare bene cosa sviluppare e cosa tenere da parte, sempre con i piedi bene per terra. Si tratta di progetti ancora in fase embrionale, quindi non posso dire nulla. Cosa mi piacerebbe fare? Parlando in generale, spero di costruire il prima possibile un metodo lavorativo che mi permetta di produrre a tempo pieno; poi che si tratti di fumetto o altro si vedrà. Disegnando si possono fare talmente tante cose che è sempre meglio essere elastici. Pensi che in Italia, in un mercato bloccato tra colossi dell’editoria, ci sia spazio per emergere con progetti personali? Oppure la via maestra è quella del sistema fumettistico classico? Dipende da cosa si vuole ottenere: se si parla del cosidetto fumetto “popolare” da edicola è un conto, determinati disegnatori. Non dico di non volerci mai avere a che fare. Penso semplicemente sia difficile percorrere bene strade troppo diverse tra loro, mantenendo una coerenza precisa. Preferisco concentrarmi su ciò che reputo di mio gusto. Quanto tempo dedichi al tuo blog ( http://spugnainprogress.blogspot. com/)? Credi che internet possa favorire i giovani disegnatori oppure ci sono fin troppe vetrine, con il rischio che si perda di vista la qualità e diventi difficile farsi notare? Seguo e curo molto il mio blog. 30

È uno strumento potente ed efficace se usato con professionalità e con un criterio d’interesse ben calibrato. Trovo, invece, che la stragrande maggioranza di questi spazi sia gestita in maniera fin troppo superficiale. Parlando di lavoro, a nessun Editor o sceneggiatore fregherebbe nulla della recensione di un film che ho visto e che mi è piaciuto tantissimo, o della mia situazione sentimentale. Sui blog dovrebbero finirci solo lavori ben fatti e interessanti, magari qualche schizzo ogni tanto. È un biglietto da visita che mostra la serietà e le intenzioni del “proprietario”. Poi la qualità può


per il mercato delle fumetterie e delle librerie invece la strada è un altra. Credo che questo sia un periodo di trasformazione del mercato fumettistico italiano, c’è molta gente che vuole proporre cose nuove. Purtroppo la maggior parte non è supportata da case editrici stabili, ma credo che continuare ad insistere sia la cosa migliore. Spero che fra qualche anno la situazione sia differente. Vedremo poi in che senso… speriamo in meglio! Aggiungi un aggettivo ad ogni elemento della lista: Bonelli, Supereroi Marvel, Sergio Toppi, Breccia e fumetto argentino, Batman, strisce comiche, arte. Stabile, dinamici, maestro, estremamente prezioso, psichiatrico, riflessive, discutibile. Ho visto nel tuo blog, da cui abbiamo tratto le immagini a corredo di quest’intervista, che ti piace dipingere. Parlaci del Tommaso pittore: è l’hobby del fumettista oppure qualcosa di più? Dipingo quando voglio provare qualcosa di più classico e canonico, anche utilizzando una tecnica più sporca e grezza. E’ un’attività molto piacevole e al contempo utile per rimanere attaccato ad un certo passato manierista e accademico che mi è appartenuto al liceo, badando però all’evoluzione del mio stile. Dipingere volti e ritratti è molto interessante, mi aiuta a capire come sono gli altri e come li vediamo. La pittura, sebbene occupi meno tempo nella mia vita rispetto al fumetto, è molto importante per me. Saluti e grazie!

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spugnainprogress.blogspot.com

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di Piero Trabanelli






IL TEMPO DEI DEMONI Intervista a Piero Trabanelli

Parliamo dei tuoi inizi: a che delle elementari) li ho fatti copiando età hai cominciato a disegnare i personaggi della Disney. La cosa fumetti? più difficile era il becco dei paperi, visto che è per tre quarti composto Ricordo di aver sempre disegnato, da un’unica linea continua che, sin da piccolissimo. Alle elementari tramite una precisissima curva, i miei compagni mi chiedevano ne delinea la profondità. Erano continuamente se potevo realizzare personaggi difficilissimi!!! Questo è un disegno per loro. La cosa strana è forse il mio primo approccio verso che a me piacevano i loro di disegni. il fumetto, il principio… Ricordo anche che i primi disegni ispirati ai fumetti (sempre negli anni

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di Hanry Menphis

Inizialmente ti sei ispirato a qualche fumettista in particolare? Avevi un personaggio preferito? Sin da piccolo ho sempre amato Diabolik, Kriminal, Satanik, Dylan Dog, i personaggi Marvel e i cartoni giapponesi alla tele. Però, se devo pensare ad un autore particolare che mi abbia segnato, bisogna andare ai primi anni della scuola superiore (istituto d’arte, fine anni Novanta). A quel tempo leggevo solo manga e tuttora continuo


a pensare che avevano un notevole spessore; uno in particolare mi “solcò” a mo’ di tela di Fontana (non so se mi spiego). Quel fumetto era Fortified School di Shinichi Hiromoto. Fu una storia che mi prese molto, forse perché era al tempo della scuola. Ma se parliamo dello stile grafico dell‘autore, per me, a quel tempo e forse anche ora non ci sono paragoni. Il segno fine, con quelle pennellate che trasmettevano azione e violenza, era estremo, chiaro; sembrava che i personaggi del fumetto saltassero fuori da ogni vignetta, ti prendessero per il collo della camicia e ti trascinassero dentro la tavola per riempirti di pugni. È stata davvero una grossa fonte di ispirazione, ma anche di condivisione: si tratta di pensarla allo stesso modo, si tratta di parallelismo.

Che tipo di tecnica usi per disegnare i tuoi fumetti? Mi piacciono molto pennello e china, però a proposito di questo vorrei sfatare il mito della tecnica, che a mio parere varia a secondo dell’umore o della stagione. E poi le tecniche sono tali per sperimentare… e non si finisce mai di sperimentare. Soprattutto la tecnica non determina lo stile di disegno, che è innato e davvero difficile da cambiare. Il mio Topolino, per quanto mi sforzi di farlo uguale, sarà sempre un po’

diverso da quello di Walt Disney. Haimailavoratoconunosceneggiatore o hai sempre scritto da solo le storie? Ho avuto a che fare con brevi sceneggiature di cui non ero l’autore e devo dire che mi sono pure divertito a portarle a termine, anche se non mi sono mai attenuto al 100% a quello che c’era scritto. L’ultima che ho disegnato è stata scritta da un altro talentuoso “fumettista per passione” pieno di idee: il suo nome è Marco Rocchi e l’ho conosciuto ad una certa folle maratona del fumetto chiamata 24-hour comics. Presente?? Adesso quella storia è chiusa nei nostri cassetti.

Un po’ come la società attuale, quella in cui viviamo: sbiadita, arrugginita, umida e forse anche un po’ puzzolente!! Trovo che l’arte stessa sia sempre stata, lungo la storia, lo specchio delle società; questi volti appannati, infatti, li ho realizzati con molta disinvoltura e naturalezza, senza nemmeno pensarci troppo. È una vita che non dipingo più: dovrei provvedere a fare qualcos’altro; a parlarne mi sta venendo voglia…

Hai mai esposto le tue opere al pubblico?

Beh, nel caso delle pitture, appunto, nel Passiamo ai tuoi quadri: da dove locale. Nel caso dei fumetti, in seguito ai nasce l’atmosfera cupa che li concorsi ci sono state le esposizioni dei lavori; però ti trovi in mezzo ad una massa contraddistingue? infinita di altri fumettisti emergenti più bravi I quadri non sono una grossa produzione: e più interessanti. dico così perché ne ho fatti pochissimi. Me li chiese un amico perché suo fratello gestiva un bar; mi disse: “mi dai qualcosa Hai qualche sogno in particolare? da appendere?”. Feci una serie di pitture acriliche su legno che non penso piacquero L’idea della professione del fumettista ha molto alla clientela del locale: rimasero sempre aleggiato nella mia soffice mente, appese soltanto per due settimane, poi me ma ormai ho quasi trent’anni, mi basta li restituirono. non perdere la passione. Riguardo all’atmosfera, non trovo siano tanto cupi, ma volutamente consumati.

Sto per mettermi a piangere…

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myspace.com/pierotrabanelli

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