ivere V
settembre/ottobre 2011 n. 149
a tempo pieno Medicina Dentizione: il primo dentino
Alimentazione
Dieta: il crudismo
Varie
Fitness trends 2011: Zumba e Strollercize
BELLEZZA
Pelle: guerra alle rughe!
Addormentarsi prima e dormire meglio.
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Troppi farmaci nella pattumiera — EDITORIALE
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Care lettrici, cari lettori, La prescrizione di farmaci ha lo scopo di curare le malattie (abbassare la pressione arteriosa, trattare il diabete o combattere un’infezione) oppure di migliorare la qualità di vita (calmare il dolore, indurre il sonno, togliere i sintomi di un’allergia). Ciò detto, si constata come ogni anno molte tonnellate di farmaci finiscono all’inceneritore. Perché? Tizio teme gli effetti collaterali della sua cura, Caio si rifiuta d’ingurgitare troppe sostanze chimiche, Sempronio dimentica spesso di prendere le sue pastiglie e Aulo Agerio pensa che la metà della dose sia ampiamente sufficiente per raggiungere lo scopo. Se i nomi sono tratti dal Diritto romano, le ragioni che incitano un buon numero di pazienti a non seguire alla lettera il trattamento prescritto dal medico sono ben reali. In Svizzera si stima siano circa 500 i milioni di franchi di medicamenti che finiscono nella spazzatura ogni anno. I farmaci rappresentano infatti gli scarti più costosi, anche se il farmacista ve li ritira gratuitamente e li manda in centri di smaltimento specializzati. Al di là di uno spreco finanziario di non poca entità, il mancato rispetto della cura crea di fatto costi straordinari dovuti alle conseguenze delle terapie incomplete: ricoveri d’urgenza o supplementi terapeutici. Se vi riconoscete in uno dei profili visti in apertura, vi consigliamo vivamente di rivolgervi al vostro farmacista. Domandategli spiegazioni sulle compresse, pastiglie o capsule che dovete prendere, richiedetegli chiarimenti sulla terapia in corso. Meglio siete informati e più sarete motivati a seguire correttamente il trattamento. Ciò vale in particolar modo per i pazienti che soffrono di malattie senza sintomi evidenti (colesterolo fuori norma, pressione alta, osteoporosi, eccetera). Di solito, il numero di pezzi presenti in una confezione è pensato per coprire una singola terapia. Infine, se vi capita di dimenticare spesso di prendere le vostre compresse, non esitate a chiedere un dosatore settimanale. La farmacia stessa può aiutarvi a preparare i vostri farmaci in una scatola già suddivisa per i giorni della settimana e con gli orari di assunzione. Ciò vi facilita il compito, vi permette di tenere sotto controllo la terapia e toglie… foraggio alle pattumiere!
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n. 149 settembre/ottobre 2011
SOMMARIO MEDICINA
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Dentizione
8
Forfora
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Quando il primo dentino? Quando nevica dalla testa
Amenorrea
Quando non arrivano le mestruazioni
BELLEZZA 16
16
Pelle
Stop alle rughe!
ALIMENTAZIONE 20
Rawism
E se mangiassimo tutto crudo?
ODONTOIATRIA 22
Rimborso delle prestazioni (2a parte)
Dal rifiuto del disegno di legge su malattia e maternità alla LAMal
VARIE 24
20
Zumba e Strollercize
I trend 2011 del fitness
PASSATEMPO
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Vivere
a tempo pieno
Cruciverbone
Gioca e vinci un ducato d’oro!
HIGHLIGHTS 27
In farmacia
La vetrina: settembre-ottobre Find us on
Facebook www.rivista-vivere.ch
SIGLA EDITORIALE
COMITATO DI REDAZIONE
REDAZIONE
SOCIETÀ VIVA SA INDIRIZZO Casella postale 5539, CH — 6901 Lugano TELEFONO +41 (0)91 922 68 66 FAX +41 (0)91 923 39 09 E-MAIL vivere@bluewin.ch
Mario Tanzi Presidente OFCT Dott. Giorgio Antognini già Presidente PharmaSuisse Ennio Balmelli Portavoce OFCT
M. SC. COM. VALENTINA TANZI Responsabile CRISTINA GEROSA Segretaria
Gli articoli impegnano soltanto la responsabilità degli autori.
TIPOGRAFIA NEWPRINT SA
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MEDICINA — Dentizione
DENTIZIONE: QUANDO IL PRIMO DENTINO? Ogni neonato ha già, nascosti sotto le gengive, tutti i suoi 20 dentini da latte: incominciano infatti a formarsi dal 6° mese di gravidanza, ricavando dal sangue materno tutti i nutrienti (calcio, fluoro e fosforo) indispensabili per lo smalto e la dentina. La redazione
Perché si dice “denti da latte”?
L’origine di questa denominazione è abbastanza sconosciuta. Secondo una prima ipotesi, i denti de‑ cidui sono detti “da latte” perché compaiono durante il periodo dell’allattamento. Un’altra teoria, invece, afferma che è perché sono semplicemente più bianchi di quelli permanenti.
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l primo dentino che spunta è uno dei tanti mo‑ menti emozionanti che i genitori vivono durante la crescita del proprio bebè. Un momento molto importante del suo sviluppo è infatti il passaggio dal “succhiare” al “masticare” o, almeno, ad un inizio di masticazione. Succhiare è forse l’attività predominante nei primi mesi di vita e questa abitu‑ dine viene appunto sconvolta dall’inizio della denti‑ zione.
L’arrivo dEI denti da latte
I tempi e le modalità di crescita dei denti possono variare molto da un bambino all’altro: alcuni di essi, ad esempio, nascono addirittura con il pri‑ mo già in bocca. Si dice che fra di loro ci fossero personaggi del calibro di Giulio Cesare e Napoleone. Alcuni ci vedranno il segno premonitore di un grande destino, altri una semplice stravaganza della natura. Di conseguenza, un eventuale anticipo o ritardo — nel secondo caso, anche di diversi mesi — sulle va‑ rie tappe della dentizione, a meno che non sia ec‑ cessivamente prolungato, non deve quindi destare alcuna preoccupazione. Sono infatti situazioni normali e molto spesso ereditarie: se mamma o papà hanno messo i denti tardi o molto precocemente, è probabile che anche il loro bambino faccia lo stesso. Se la tempistica dell’eruzione dei denti varia da un bambino all’altro, una cosa è comunque certa: l’ordine di apparizione è quasi sempre lo stesso. La cosiddetta prima dentizione (dentatura decidua, costituita da 20 denti, 10 per ogni arcata) ha, me‑ diamente, le seguenti tempistiche: • incisivi centrali inferiori (6°-8° mese);
Vivere settembre/ottobre 2011
DAI Denti DECIDUI A QUELLI permanenti
Dai 6 ai 12 anni, il bambino inizierà il periodo della permuta con lo spuntare dei primi denti permanenti (seconda dentizione, per un totale di 28 denti, 14 per arcata): • primi molari (6 anni); • incisivi (6-8 anni); • premolari e canini (9-11 anni); • secondi molari (10-12). Intorno ai 18 anni, i denti possono diventare 32, nel caso in cui crescano tutti e 4 i denti del giudi‑ zio.
Viva la fatina dei denti!
La leggenda vuole che la fatina, o il topolino, so‑ stituisca il dentino, lasciato dal bambino sotto il cuscino, con una moneta. Questo rituale ha uno scopo molto semplice: rassi‑ curare i più piccoli. Con ogni probabilità, il mito popolare ha la sua o‑ rigine in un racconto del XVII secolo della Baro‑ nessa francese Aulnoy. Infatti, ne “La bonne petite souris” una fata si trasforma in un topolino per aiuta‑ re una regina a sconfiggere un re malvagio. A questo scopo si nasconde sotto il cuscino del re e gli fa ca‑ dere tutti i denti. Il successo di questa leggenda non ha conosciuto frontiere: • Venezuela e Messico — “El Ratón” • Catalogna (Spagna) — piccoli angeli (“els Ange‑ lets”) • Paesi anglofoni — fatina dei denti (“tooth fairy”) • Paesi germanofoni — fatina dei denti (“Zahn‑ fee”) • Norvegia — fatina dei denti (“Tannfe”).
LA DENTIZIONE
È una tappa normale dello sviluppo dei denti, che crescono fino a rompere la mucosa delle gengive che li imprigiona. In altre parole, è un’esperienza dolorosa e sgradevole per il bambino. D’altron‑ de, la pressione esercitata dai denti quasi sempre si traduce in lacrime ed altri piccoli disturbi che, fortu‑ natamente, possono essere alleviati con estrema fa‑ cilità.
“Gnn! Huè!”
I segnali che annunciano l’eruzione dei primi denti‑ ni possono essere: • pianti; • gengive doloranti; • salivazione abbondante — Moltissimi bambini “sbavano” molto. Il senso di fastidio, dovuto allo stiramento delle mucose gengivali, provoca una maggiore produzione di saliva. È anche un mo‑ do per rendere più umida la bocca ed attenuare queste sensazioni di disagio. Asciugare frequentemente la bocca e coprire il mento e il contorno delle labbra con un velo di pasta protettiva (la stessa che viene utilizzata per l’area del pannolino), per preservare la pelle dall’irritazione della saliva. Per compensare la perdita di liquidi dovuta all’ec‑ cessiva secrezione salivare, è importante far be‑ re molto il bambino. Inoltre l’acqua dà refrigerio alle gengive arrossate e dolenti. Dopo i primi 4 mesi, è possibile anche usare dei gel gengivali lenitivi (senza zucchero). • Guance rosse, spesso solo dal lato dove sta spuntando il dente. • Febbre (< 38°C), diarrea e tosse — Molte sono le mamme che associano questi disturbi al fatto che il bambino sta mettendo i denti. La comparsa di feci molli può effettivamente es‑ sere una conseguenza dei denti, perché la sali‑ vazione abbondante può determinare un aumen‑ to della velocità di transito intestinale. Tuttavia, è preferibile consultare il pediatra se le scariche sono liquide, abbondanti e persistenti, soprattut‑ to se accompagnate da febbre. Il rischio è infatti di trascurare una reale malattia, che con la den‑ tizione non ha proprio nulla a che vedere. Lo stesso vale se compaiono tosse, raffreddo‑ re e febbre. Non è dimostrata una correlazione diretta tra questi disturbi e la dentizione, ma è possibile che un calo delle difese a livello del cavo orale, provocato dalle modificazioni della composizione della saliva durante l’eruzione dei
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• incisivi centrali superiori (8°-10° mese); • incisivi laterali superiori (9°-12° mese); • incisivi laterali inferiori (10°-13° mese); • primi molari decidui inferiori/superiori (12°-18° mese); • canini inferiori/superiori (16°-24° mese); • molari (24°-30° mese).
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denti, favorisca l’ingresso di virus o batteri. I denti sono quindi una causa indiretta di questi disturbi che, se persistono, devono essere valu‑ tati dal pediatra. • Calo di appetito — È un’evenienza fisiologica che dura qualche giorno, soprattutto durante l’e‑ ruzione dei premolari. Questa tipologia di denti presenta cuspidi aguzze le quali, nell’erompere, possono provocare un’infiammazione delle gen‑ give caratterizzata da un rigonfiamento blua‑ stro causato da un piccolo versamento interno di sangue. In questo caso il bambino si rifiuta di masticare, preferendo alimenti liquidi e poco caldi, un comportamento che va assecondato e che scompare in pochi giorni. • Glutei irritati; • umore scontroso; • sonno agitato. Se alcuni di questi sintomi persistono per più di 48 ore bisogna consultare un medico allo scopo di e‑ scludere altre possibili cause. Se il dolore è intenso si può somministrare del paracetamolo in supposte (o in sciroppo senza zucchero), calcolando le dosi in base al peso, dopo aver comunque chiesto il parere del pediatra. Per capire se è spuntato un nuovo dentino, per motivi igienici utilizzare un guanto monouso in pla‑ stica e passare un dito sulla zona: • se il dente non è ancora spuntato, la gengiva risulta liscia; • se invece sta spuntando, si sentirà al tatto u‑ na piccola asperità.
Morde tutto!
Nei primi mesi di vita, il bambino tende a portare al‑ la bocca ogni cosa (fase orale) perché rappresenta il suo modo per esplorare il mondo che lo circonda, scoprendo così le forme, i gusti, gli oggetti e via di‑ cendo. Durante la dentizione, invece, non è certo per ag‑ gressività che il piccolo afferra tutto ciò che trova, mordicchiando tenacemente. Questo modo in realtà è una sorta di massaggio spontaneo delle gengive irritate per effetto del dente che spinge per uscire. Può essere utile offrire degli specifici gio‑ cattoli in gomma — venduti anche in farmacia — che, una volta raffreddati in frigorifero fino a quan‑ do diventano duri, se sono succhiati e morsi, pro‑ ducono una lieve anestesia da freddo, che attenua il dolore alle gengive. È possibile dare al bam‑ bino anche una crosta di pane o una semplice ca‑ rota: in questo caso, però, è necessaria la presenza costante, vigile e attiva di un adulto, onde evitare il pericolo di soffocamento.
LE CURE DEI PRIMI DENTINI
Quando i primi denti sono spuntati necessitano, fin
DENTIZIONE DOLOROSA ?
IL RUOLO DEI GENITORI Durante la dentizione il bambino, per superare al meglio l’infiammazione alle gengive e gli altri possibili piccoli fastidi ad essa connessi, ha bisogno di abbracci e parole che lo rassicurino. Alcuni, inoltre, sentono il bisogno di essere cullati o di stringere forte le gengive. Come per tutti gli aspetti dello sviluppo e dell’educazione del bambino, i genitori svolgono un ruolo molto importante anche per quanto riguarda la sua salute e l’igiene orale. I più piccoli osservano gli adulti e, in particolare, i propri genitori e li prendono come modello. Di conseguenza, proprio “i grandi” devono essere i primi a seguire le indicazioni per una corretta igiene orale. La mamma è la “sentinella” ideale per intercettare gli eventuali problemi legati alla crescita dei primi dentini e la principale collaboratrice di pediatri e dentisti. Può succedere infatti che qualche dente cresca storto, fuori posizione, malato (carie ad esempio) o manchi all’appello (agene‑ sia). Quest’ultimo caso non è un evento raro e spesso è facile che non cresca neanche il dente permanente che dovrebbe prenderne il posto. da subito, di essere curati perché: • spianeranno la strada a quelli permanenti; • non è mai troppo presto per imparare le buone abitudini. È evidente che, senza i denti, risulta impossibile strappare, sminuzzare e masticare il cibo. Ma es‑ si sono anche essenziali per l’elocuzione e la vi‑ ta sociale: provate ad esempio a pronunciare una “t” senza toccare i denti con la lingua. Essere in gra‑ do di articolare correttamente e, di conseguenza, di parlare, significa infatti aprire la propria vita agli al‑ tri e quindi alla società. Le attenzioni da avere, fin da quando spunta il pri‑ mo dente da latte, sono: • pulizia mediante uno spazzolino per bambini — Deve essere dotato di una piccola testina costituita da morbide setole artificiali. A dipen‑ denza dell’età, si può utilizzare anche un denti‑ fricio specifico (al fluoro e leggermente dolce a partire dal primo dentino). I denti vanno puliti a fondo dopo ogni pasto, soprattutto prima di an‑ dare a dormire. Durante il sonno, infatti, diminui‑ sce il flusso di saliva, che è molto importante per la salute dei denti. Di conseguenza i batteri, che si nutrono di zucchero, hanno maggiori possibili‑ tà di aggredire i denti. Se il bambino non sopporta lo spazzolino, utiliz‑ zare uno straccetto morbido o un guanto monou‑ so, come illustrato in precedenza. • Lo zucchero, in tutte le sue forme, è veleno — Per i più piccoli, sono soprattutto le be‑ vande ad intaccare i denti. Infatti, il biberon con sciroppo, tè con l’aggiunta di zucchero o miele, contribuisce notevolmente alla formazione del‑ la carie. Se non si abituano i bambini al gusto di queste bevande, berranno molto volentieri anche l’acqua del rubinetto. Non lasciare quindi costantemente al bambino il biberon per farlo stare tranquillo. Purtroppo è
Camilia, per calmare il bambino quando mette i denti ! Unidose orale : Pratico e igienico
un’abitudine molto diffusa e nociva se, appunto, il contenuto è dolce. I denti possono marcire nel giro di poche settimane fino alla radice, provo‑ cando forti dolori. Per porvi rimedio, il dentista deve ricorrere alla narcosi e, nei casi più gravi, addirittura ad impiantare un mantenitore di spa‑ zio o un apparecchio ortodontico già in tenera età. • Limitare i succhi di frutta — Contengono an‑ ch’essi zucchero e acidi, che aggrediscono di‑ rettamente i denti. Di conseguenza, dopo aver bevuto, i bambini dovrebbero sciacquare subito la bocca con acqua. • Assicurare il giusto equilibrio nutrizionale — Limitare zuccheri, snack e liquidi dolci, special‑ mente prima di coricarsi. • La pulizia dei denti come “sport di famiglia” — I bambini adorano imitare i genitori. Inizial‑ mente, i risultati della pulizia non saranno sicu‑ ramente soddisfacenti e, per questo motivo, i ge‑ nitori dovrebbero provvedere ad una ripassata. • Fissare la prima visita dal dentista — È co‑ munque meglio parlarne prima con quello pro‑ prio di fiducia. Può darsi, infatti, che il medico preferisca un primo contatto informale, in mo‑ do tale che il bambino possa familiarizzare con l’ambiente e il personale dello studio dentistico. Quando però si tratta della visita vera e propria, la presenza dei genitori non è necessaria. In que‑ sto modo, il dentista riesce a farsi ascoltare me‑ glio dal bambino, che resta anche più calmo. In seguito, fissare periodicamente una visita di controllo ogni 6-12 mesi. In questo modo il pic‑ colo prenderà familiarità e lo si aiuterà ad an‑ ticipare e superare l’avversione verso il denti‑ sta.
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MEDICINA — Forfora
FORFORA: QUANDO NEVICA DALLA TESTA Di norma il naturale ricambio delle cellule epiteliali del cuoio capelluto avviene regolarmente una volta al mese. L’eliminazione fisiologica delle cellule morte, sotto forma di microscopiche scaglie biancastre e secche, ha luogo mediante desquamazione dei tratti superiori dell’epidermide. La redazione
L
a forfora o pitiriasi del cuoio capelluto (Pityriasis capitis) non è un problema dei capelli ma una patologia del cuoio capelluto, che si presenta sotto forma di scagliette bianche e secche visibili ad occhio nudo alla base del capello, costituite da microscopiche cellule cornei‑ ficate morte. Come è stato accennato, l’eliminazione fisiologica delle cellule morte median‑ te desquamazione dei tratti superiori dell’epidermide avviene mensilmente: si parla però di forfora quando questo processo risulta accelerato, continuo, su larga scala, con una conseguente elevata presenza di squame, che può anche essere accompagnata da un eccesso di sebo, arrossamento e pruri‑ to. Molto spesso il ricambio è talmente veloce che le cellule non ancora giunte a completa maturazione vengono spinte nello strato corneo superficiale e, quindi, subito eliminate. In sintesi, la forfora è dovuta ad un alterato funzionamento del processo che regola il ricambio delle cellule del cuoio capelluto e si può presentare sia in caso di capelli grassi che secchi.
LA DIFFUSIONe E I FATTORI PREDISPONENTI
La forfora è un fenomeno molto diffuso, ma non contagioso e solo raramen‑ te costituisce un problema serio, cioè quando è accompagnata dalla dermatite seborroica. È comunque sempre fastidiosa e motivo di disagio in ambito so‑ ciale: infatti, da un punto di vista estetico, fa sembrare il soggetto che ne soffre una persona trascurata e poco pulita, soprattutto in caso di forfora grassa, cute oleosa e capelli unti che emanano cattivi odori. Inoltre, l’interessato prova im‑ barazzo e spesso ha addirittura problemi di autostima: per questi motivi, la cura di questo disturbo può essere importante anche solo per ragioni psicologiche. La forfora può colpire chiunque, ma certi fattori possono contribuire a in‑ tensificare il problema: • Pelle e capelli grassi — Alcuni microrganismi, come ad esempio la Malas‑ sezia (v. paragrafo “Forfora occasionale” a pagina 10), si nutrono dei grassi prodotti dalle ghiandole sebacee, quindi le persone con pelle e capelli oleosi sono maggiormente predisposte. • Età — La forfora si manifesta di solito durante la pubertà, spesso contem‑
Vivere settembre/ottobre 2011
QUANDO E COME SI MANIFESTA
Se per la maggior parte delle persone i sintomi della forfora sono inconfondibi‑ li, ciò non vale per l’individuazione delle sue cause: infatti, non è sempre così semplice riconoscerla, dato che esistono diversi disturbi che possono originare un’eccessiva desquamazione, a cui sono associati determinati sintomi. Di se‑ guito, saranno presentate le principali patologie in questione.
Pelle secca
È la causa più comune di prurito e sfaldamento della pelle, compresa quella del cuoio capelluto che, in questo caso, si definisce forfora secca. Il pro‑ blema si aggrava in inverno, quando l’aria all’esterno è fredda e gli ambienti interni sono eccessivamente riscaldati. La forfora secca si manifesta in genere con scaglie piccole, secche e farinose.
Dermatite seborroica
Questa condizione, frequentemente associata a comparsa di forfora anche nella forma più grave, è caratterizzata da zone di pelle arrossata, untuosa e con scaglie bianche o giallastre. La dermatite seborroica non colpisce solo il cuoio capelluto, ma tutte le aree del corpo ricche di ghiandole sebacee e, in particolare, le sopracciglia, i lati del naso, le zone dietro le orecchie, il torace, la zona inguinale e, talvolta, le ascelle.
Psoriasi
Questa malattia è caratterizzata da un accumulo di cellule cutanee morte che si presentano come spesse scaglie argentee. Nei casi più gravi la pelle può lacerarsi e sanguinare, diventando dolente. Le aree più colpite sono le ginoc‑ chia, i gomiti e il tronco, ma la desquamazione può estendersi al cuoio capellu‑ to, soprattutto a livello della fronte e del collo.
© Horoporo / Wikipedia.org
Figura: Squama di forfora al microscopio ottico.
poraneamente all’acne. Di conseguenza questo disturbo è frequente negli adolescenti e nei giovani e raggiunge la massima intensità intorno ai 40 anni. Ciononostante, anche gli anziani non ne sono immuni, anzi, per alcuni, il problema dura tutta la vita. • Sesso — Ne soffre il 50% degli uomini, contro il 30% delle donne. Per que‑ sto motivo, alcuni ricercatori ritengono che gli ormoni maschili, in particola‑ re il testosterone, possano contribuire all’insorgenza della forfora. • Alimentazione — Un eccessivo consumo di grassi e/o di alcool favorisce/ peggiora il disturbo. • Variazioni stagionali — Nel periodo invernale i disturbi correlati alla forfo‑ ra peggiorano, soprattutto a causa degli sbalzi di temperatura tra il freddo esterno e il caldo eccessivo e secco degli ambienti interni. Anche l’inquina‑ mento atmosferico influisce negativamente sulla patologia. Al contrario, in estate, grazie al sole e alla vita all’aria aperta, i sintomi si attenuano fino an‑ che a scomparire. • Determinate malattie — Le persone che soffrono di malattie neurologiche, come il morbo di Parkinson o l’epilessia, per ragioni non ancora chiarite, so‑ no più soggette. Lo stesso vale in caso di condizioni particolarmente stres‑ santi, come infarto e ictus, e per malattie a carico del sistema immunitario, come l’AIDS. In ogni caso, la notizia incoraggiante è che anche la forfora più ostinata può es‑ sere tenuta sotto controllo: basta dedicare le giuste attenzioni alla cura dei ca‑ pelli e scegliere i prodotti più adeguati.
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Dermatite da contatto
Nei soggetti sensibili, determinati prodotti cosmetici per capelli e le tinte possono provocare prurito, arrossamento e desquamazione con momen‑ tanea comparsa di forfora.
Caduta dei capelli … Capelli deboli … Unghie fragili …
Crostra lattea
Questo disturbo, caratterizzato da formazione di scaglie dure su tutto il cuoio capelluto, è comune soprattutto nei neonati, ma può perdurare per tutta l’infanzia. Sebbene possa essere fonte di ansia per i genitori, non è pericoloso per la salute del bambino e di solito il fenomeno regredisce, fino a scomparire, nell’arco del primo anno di vita.
Le Tipologie
Si distinguono due specie di forfora: • Secca (pitiriasi semplice) — La pelle del cuoio capelluto è disidratata e le squame, fini e biancastre (i famosi fiocchi sulle spalle o sui risvolti degli abiti), si staccano senza particolari segni di irritazione cutanea. La produ‑ zione di questo tipo di forfora aumenta, oltre che nel periodo invernale, an‑ che quando si vive uno stato stressante o d’ansia. Il prurito alla testa è un sintomo che si manifesta in forma non eccessiva, ma tale da suscitare il bisogno di grattarsi. Non si riscontra la caduta di ca‑ pelli, ma l’effetto antiestetico è evidente. • Grassa (pitiriasi steatoide) — Si tratta di un eccesso di produzione di se‑ bo nei capelli da parte delle ghiandole, che lega tra loro le scaglie. Tipica dei capelli grassi, è facile da riconoscere perché le squame sono più gros‑ se, grasse, spesse, giallastre, ostinate, incollate al cuoio capelluto, accom‑ pagnate da arrossamenti e prurito. Per combattere efficacemente sia la forfora secca che quella grassa è ne‑ cessario fare un’ulteriore distinzione: • forfora fisiologica, • forfora patologica, • forfora occasionale.
La forfora fisiologica
Questa tipologia di forfora corrisponde allo strato corneo dell’epidermide che si desquama costantemente in maniera naturale, favorito anche da agenti esterni come il sole, l’aria, i lavaggi, le pettinature e le spazzolatu‑ re. La forfora fisiologica è poco appariscente in quanto le particelle cornee che si distaccano sono microscopiche e poco numerose.
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... possono essere provocati dalla carenza di biotina.
aiuta ad eliminare questo stato di carenza. Lo sviluppo di capelli e unghie sani Cellule specializzate (cellule epidermiche) nella matrice dei capelli , rispettivamente delle unghie si riproducono per scissione cellulare e si spingono lentamente verso gli strati cutanei superiori . Maturando, formano la proteina filamentosa cheratina, elemento costitutivo principale di capelli e unghie. La cheratina conferisce a capelli e unghie resistenza. Così agisce la biotina La biotina agisce sulla moltiplicazione delle cellule matrici di capelli e unghie , favorisce la formazione di cheratina e ne migliora la struttura.
Si parla invece di forfora patologica quando il distacco delle cellule è evi‑ dente e lo sfaldamento diventa anomalo. Le cause sono varie e general‑ mente collegate a fenomeni quali: • insufficienze epatiche, • disturbi del ricambio (alimentazione – eliminazione), • disturbi circolatori (linfatici e sanguigni), • fattori vitaminici (avitaminosi = assenza; ipovitaminosi = carenza; ipervitaminosi = eccesso; disvitaminosi = cattiva utilizzazione da parte dell’organismo). A questi fattori scatenanti si accompagna quasi sempre un sintomo specifico: l’infiammazione sottocutanea. Alcuni studi hanno mostrato che nel cuoio capelluto di soggetti affetti da forfora si riscontrano raggruppamenti di cellule infiammatorie attorno ai vasi sanguigni sotto l’epidermide. Queste cellule, sti‑ molate probabilmente dalla presenza di microrganismi patogeni, liberano del‑ le sostanze utili a difendere la cute dall’infezione, che causano però un’altera‑ zione del ricambio cellulare. A causa di questa infiammazione, le cellule de‑ squamano in maniera così rilevante e abbondante da formare scaglie di di‑ mensioni voluminose. Di conseguenza, più è grave l’entità dei focolai infiam‑ matori, maggiore sarà la produzione di queste squame. Le principali cause della forfora patologica hanno a che vedere con l’al‑ terazione del complesso biologico idro-lipidico-proteico: • iperidrosi/disidrosi — molta/poca acqua in superficie; • seborrea/asteatosi — molti/pochi grassi in superficie; • ipertrofia/atrofia — molte/poche sostanze proteiche; • distrofia — malnutrizione cellulare; • autointossicazione — da tossine presenti sulla cute.
Vivere settembre/ottobre 2011
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La forfora patologica
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MEDICINA — Forfora
La forfora occasionale
LA PREVENZIONE La prevenzione è possibile e dovrebbe essere effettuata molto attentamente dagli individui che sono predisposti alla forfora. • Lavarsi i capelli quotidianamente (forfora secca) — Aiuta a combatterla, evitando un ulteriore accumulo di sebo sulla cute. • Evitare lavaggi troppo frequenti e massaggi prolungati al cuoio capelluto (forfora grassa) — Così si evita di stimolare l’eccessiva produ‑ zione di sebo. • Seguire un’alimentazione equilibrata — Viene così assicurato l’apporto di aminoacidi solforati, acidi grassi omega-3, antiossidanti e vitamine del gruppo B, che sono presenti in frutta, verdura, carni ma‑ gre e pesce. Evitare, o almeno limitare l’alcool e i grassi. • Evitare gli shampoo con tensioattivi aggressivi — Peggiorano il quadro clinico. Optare quindi per quelli antiforfora adatti al proprio tipo di cuoio capelluto (grasso/secco), capello (fine/tinto/rovinato) e forfora (secca/grassa). • Cercare di mantenere il più possibile la condizione naturale dei capelli, rinunciando ai prodotti chimici che ne alterano il pH e la salute. • Ridurre l’uso dei cosmetici — Gel, lacche e mousse possono risultare irritanti per il cuoio capelluto, rendendolo più debole e aumentan‑ do il prurito associato alla forfora. Generalmente ciò è tanto più vero quanto più economico è il prodotto utilizzato. • Coiffure — Non maltrattare i capelli con lunghe o numerose sedute di brushing. Distanziare anche le permanenti, le tinture e gli stiramen‑ ti, limitandoli al massimo ad una volta al mese. • Risciacquare sempre abbondantemente i capelli. • È buona norma non agire con fonti di calore (fon ad elevate temperature) o acqua eccessivamente calda (consigliabile dunque lavare i capelli con acqua tiepida e il resto del corpo alla temperatura deside‑ rata). • Lavare regolarmente il proprio pettine/spazzola, allo scopo di evitare che i funghi ritornino ad infettare il cuoio capelluto. • Evitare l’eccessiva sudorazione del cuoio capelluto e i fenomeni che possono produrre o accentuare l’infiammazione locale e stimolare la desquamazione. Non indossare quindi, ad esempio, caschi, berretti e qualsiasi copricapo in genere.
LA DERMATITE SEBORROICA È un’infiammazione caratterizzata da piccole lesioni squamo‑ se diffuse, oltre che sul cuoio capelluto, anche dietro alle o‑ recchie e all’interno del canale uditivo. Talvolta investe pure le sopracciglia e i peli del petto. La formazione di squame o‑ leose è il risultato di un’accelerata proliferazione e ricambio delle cellule della cute, unita all’ipersecrezione sebacea. Ri‑ muovendo le squame si può notare come la pelle sia arrossa‑ ta e umida. La forfora, nelle sue forme più gravi, è difficilmente distingui‑ bile dalla dermatite seborroica, al punto che, durante una pri‑ ma e superficiale diagnosi, i due disturbi possono essere fa‑ cilmente confusi. La differenza principale è che l’infiamma‑ zione della cute è decisamente più importante nella dermati‑ te seborroica che nella forfora patologica.
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È originata da 3 cause esterne: • microrganismi (infezioni); • trattamenti igienici errati; • trattamenti meccanici aggressivi. Tra i microrganismi responsabili c’è la Malassezia furfur, un fungo paras‑ sita che si annida nello strato corneo dell’epidermide, anche dei soggetti sani, senza causare alcun problema. Quando l’attività delle ghiandole sebacee aumenta, la popolazione fungina cre‑ sce a dismisura, nutrendosi del sebo prodotto dai follicoli piliferi. Gli acidi grassi, liberati dalla Malassezia, alterano la secrezione sebacea, scatenando un pro‑ cesso infiammatorio che porta all’aumento del ricambio cellulare, con desqua‑ mazione abbondante, irritazione ed eventualmente un forte prurito. Quando la Malassezia prolifera in modo eccessivo, il ciclo vitale delle cellule, che normalmente richiede circa 1 mese, viene compiuto in soli 11 giorni, con un notevole aumento della produzione di cellule morte che, addensandosi e ade‑ rendo al grasso dei capelli, porta alla formazione delle “odiate” scagliette bian‑ che tanto temute soprattutto quando si indossano degli abiti scuri. Che cosa provochi l’eccessiva moltiplicazione fungina non è ancora completa‑ mente conosciuto, anche se l’aumento della secrezione sebacea, le fluttuazioni ormonali, lo stress, alcune malattie neurologiche (come il morbo di Parkinson), un deficit nel sistema immunitario, una particolare sensibilità individuale alla Malassezia e anche una componente ereditaria possono contribuire allo svi‑ luppo della forfora. Anche altri microrganismi come il Pityrosporum ovale, lo Staphylococcus au‑ reus, lo Staphylococcus albus e il Coccus polymorphus di Cederkreutz, possono annidarsi nella forfora, che rappresenta la loro fonte ideale di nutrimen‑ to. In particolare, il Coccus polymorphus di Cederkreutz crea un’infiammazione della cute con presenza di un siero che si amalgama alle squame, formando u‑ na specie di melma facilmente confondibile con la seborrea. Per quanto riguarda invece i trattamenti igienici errati, responsabili di molti problemi al cuoio capelluto e ai capelli, essi sono: • Shampoo troppo essiccanti/sgrassanti — Spesso provocano l’impoveri‑ mento del sebo cutaneo, con la conseguenza che lo strato epidermico, non essendo più adeguatamente protetto, si disgrega. • Lozioni troppo alcoliche — L’alcool esercita sulla cheratina un’azione disi‑ dratante ed essiccante piuttosto intensa. Quindi anche l’applicazione di que‑ sti prodotti può portare alla desquamazione. • Abuso di sostanze alcaline (riducenti e ossidanti) — Tali sostanze hanno caratteristiche cheratolitiche, cioè disgregatrici delle cheratine. Pertanto, un loro abuso può condurre alla produzione di squame. • Fon o casco con aria surriscaldata — Il calore troppo secco tende a disi‑ dratare la cheratina e a renderla fragile, provocando la forfora. Questo effet‑ to è reso più intenso se lo strato corneo è appena stato idratato con un la‑ vaggio. Infine, sottoporre il cuoio capelluto a trattamenti meccanici aggressivi (unghie, spazzole, pettini, ecc.) porta non di rado a provocare piccole lesioni di tipo abrasivo ed escoriativo, che possono dare origine a infiammazioni localizzate nella cute seguite da desquamazione e forfora. In queste lesioni possono penetrare dei microrganismi patogeni (cocchi e miceti) per cui, in certi casi, la forfora può essere accompagnata dall’ipersecrezione sebacea: le squa‑ me si appiccicano al sebo (forfora grassa) che abbonda sul cuoio capelluto.
LE TERAPIE
È possibile eliminare la forfora occasionale e quella patologica mediante adeguati trattamenti tricologici, previo esame del capello. Ciononostante, bisogna sempre tener presente che i risultati totali ottenibili per la variante oc‑ casionale non potranno mai essere raggiunti se si soffre di quella patologica: infatti, per quest’ultima non esistono rimedi definitivi, tant’è vero che le persone affette dovrebbero sottoporre i loro capelli ad un controllo ogni 6 mesi circa. I trattamenti antiforfora possono essere dei buoni rimedi solo se le loro formule sono state concepite per raggiungere i seguenti obiettivi: • rendere solubile la parte squamosa e distaccarla dalla cute sana; • distruggere i microrganismi con un’adeguata azione antimicotica e disinfettante; • avere un’azione antipruriginosa; • favorire l’assorbimento delle sostanze attive ed antimicrobiche;
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• stimolare gli elementi di autodifesa dell’organismo; • attuare un’azione balsamica sulle cellule dell’epidermide; • ricreare l’equilibrio del film idrolipidico della cute. Lavare la cute tutti i giorni per combattere la forfora è una pratica utile ad eliminare gli effetti più sgradevoli. Per eliminarla o combatterla seriamente sono necessari dei trattamenti specialistici che ricorrono a prodotti scientifica‑ mente testati ed ultrasensibili: quelli che si trovano in commercio possono es‑ sere utilizzati anche quotidianamente per ridurre i disturbi, facendo però atten‑ zione a non grattarsi energicamente il capo, per non procurarsi delle escoria‑ zioni che potrebbero infettare il cuoio capelluto.
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Il ketoconazolo
È un farmaco usato da molti anni nella terapia delle infezioni da funghi e ha rappresentato un vero passo avanti nel trattamento di questi disturbi. I suoi benefici nel trattamento della forfora furono scoperti casualmente, osser‑ vando i miglioramenti nei pazienti che venivano trattati per altre infezioni. Il ketoconazolo inibisce la sintesi di una sostanza indispensabile al fungo per formare la sua parete cellulare, compromettendone così la crescita e relativa sopravvivenza. Applicato localmente come lozione al 2%, consente una rapida attenuazione e scomparsa dei sintomi. Non viene assorbito in modo significativo e, per questo motivo, il ketoconazolo normalmente non comporta problemi di tol‑ lerabilità locale, né rischi di sensibilizzazione. Deve essere applicato 2 volte alla settimana per un periodo di 2-4 settimane, lasciandolo a contatto con i capelli per 5-10 minuti. Successivamente, va utilizzato ogni 7-14 giorni e sembrerebbe in grado di prevenire la ricomparsa della forfora. Tutta‑ via, a lungo termine potrebbe dar luogo a fenomeni irritativi. I suoi benefici effetti sono stati più visibili nei soggetti maschi, probabilmente perché il loro minor numero di capelli consente un miglior contatto della so‑ stanza con la cute. Se sono stati utilizzati in precedenza dei corticosteroidi topici, è bene la‑ sciar trascorrere 2 settimane prima d’iniziare il trattamento delle stesse aree con il ketoconazolo.
Il solfuro di selenio (SeS2)
Riduce la velocità del ciclo di ricambio cellulare dell’epitelio. L’azione fungicida lo rende efficace, con alcune differenze rispetto allo zinco piritione e al ketoconazolo. Ricordarsi sempre di sciacquare accuratamente i capelli dopo ogni utilizzo.
Lo zinco piritione
Utilizzato una volta alla settimana riduce la forfora; tuttavia, anche dopo un prolungato trattamento non si arriva ad una completa scomparsa dei sintomi. Lo zinco piritione e il solfuro di selenio non devono essere applicati in caso di abrasioni o lacerazioni della pelle o venire a contatto con gli occhi.
Lo zolfo e il catrame
Entrambi hanno un’azione antifungina molto bassa e sono scarsamente efficaci.
I corticosteroidi
Possono essere utili qualora la forfora sia associata all’irritazione della dermatite seborroica: hanno infatti un effetto antinfiammatorio. Cionono‑ stante, alla sospensione del trattamento, il problema si ripresenta rapidamente nella maggior parte dei casi. Ciò dimostra che il solo controllo dell’in‑ fiammazione non risulta quindi importante quanto la soppressione del fungo che ne è all’origine. Inoltre, se utilizzati per molto tempo, possono insorgere anche degli effetti indesiderati.
L’aiuto delle piante
Per combattere la forfora, attualmente gli estratti a base di piante vengono utilizzati unicamente negli shampoo (mirra, ortica o eucalipto). Per più ampie informazioni sulle proprietà delle piante per questa patologia, spesso utilizzate comunque come complemento di altri trattamenti, chiedete consiglio al vostro farmacista.
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MEDICINA — Amenorrea
AMENORREA: QUANDO NON ARRIVANO LE MESTRUAZIONI La scomparsa o l’irregolarità delle mestruazioni, in qualunque momento della vita riproduttiva, cioè a partire dalla pubertà e fino alla menopausa, genera sempre nelle donne grande apprensione e insicurezza, interferendo sulla loro qualità di vita personale, sessuale e sociale. La redazione luppo dei caratteri sessuali secondari.
La secondaria
L’amenorrea secondaria invece consiste nell’assen‑ za di mestruazioni per più di 3 cicli mestruali consecutivi o per 6 mesi nella donna adulta, già mestruata e con cicli regolari. Si parla di criptomenorrea quando le mestruazioni si verificano ma non si ha una fuoriuscita di sangue per cause di varia natura come, ad esem‑ pio, in presenza di ostacoli (obliterazione della va‑ gina, dell’imene o del collo dell’utero).
Le CAUSE
Si possono dividere in 3 gruppi in base alla loro ori‑ gine: • fisiologiche; • patologiche; • “artificiali” o legate a determinati stili di vita.
L’
amenorrea è l’assenza di mestruazio‑ • primaria; ni nelle donne normalmente in età fer‑ • secondaria. tile ed è in genere una conseguenza naturale dell’allattamento, della gra- La primaria vidanza e della menopausa. Oltre a queste 3 prin‑1 Si manifesta nelle adolescenti in 2 casi specifici: 2x65_sh 17.5.2005 12:54 Pagina cipali cause, il 3-4% delle donne ne soffre per pro‑ • quando una ragazza di 14 anni non ha il ciclo blemi di salute soggiacenti, come per esempio dei mestruale e non compaiono i caratteri sesdisturbi alimentari o una malattia endocrina. suali secondari (seno, crescita di peli, cam‑ biamento della struttura a livello dei fianchi); Le TIPOLOGIE • quando un’adolescente di 16 anni non ha il Esistono due forme di amenorrea: ciclo mestruale, ma presenta un normale svi‑
Come accennato all’inizio dell’articolo, le cause na‑ turali sono: • la gravidanza — È una delle principali a cui una donna sessualmente attiva deve pensare. Tutta‑ via, spesso viene appunto tralasciata senza aver fatto delle analisi affidabili: infatti, una donna con un ritardo superiore agli 8 giorni deve effettuare un test di gravidanza. • L’allattamento — anch’esso può essere all’ori‑ gine dell’amenorrea. Ciononostante, l’ovulazio‑ ne può comunque aver luogo, salvo se il neonato viene nutrito esclusivamente al seno e se ha me‑ no di 6 mesi. L’amenorrea da allattamento è scatenata dalla secrezione di prolattina, l’ormone dell’allatta‑
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Le cause fisiologiche
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LA PREVENZIONE • Una sana ed equilibrata alimentazione per mantenere il peso “ideale” — Una certa massa grassa è necessaria per immagazzinare e, in parte, per produrre gli estrogeni. • Gestire lo stress — Una situazione prolungata di affaticamento e logoramento è sinonimo di un malessere psicologico che può avere effetti negativi su tutto l’organismo. • Praticare attività fisica in modo costante e moderato. • Alcool, droghe e fumo — Sono tutti off limits. mento e responsabile dello sviluppo delle ghian‑ dole mammarie. Questa tipologia di amenorrea può essere confusa con quella provocata da un tumore all’ipofisi: infatti anche in questo caso vengono prodotte dosi massicce di prolattina. • Il ritardo della pubertà (non grave) — L’età della pubertà dipende da vari fattori (origine et‑ nica, alimentazione, stato di salute generale e si‑ tuazione geografica in cui si vive). Se i caratteri sessuali secondari sono presenti, non è necessario rivolgersi al medico fino all’età di 16 anni. Infatti, se non sono ancora comparsi, la ragazza potrebbe soffrire di amenorrea prima‑ ria. • La menopausa — Si manifesta tra i 45-55 anni e provoca un arresto progressivo del ciclo dovu‑ to al cambiamento e alla diminuzione del livello degli ormoni femminili (estrogeni e progeste‑ rone).
Le cause patologiche
• L’obesità. • L’assunzione di determinati farmaci (corticosteroidi orali, antidepressivi, antipsicotici, antitumorali). • Le cicatrici uterine. Tra le cause meno frequenti si possono enumerare le anomalie nell’anatomia o nello sviluppo degli organi sessuali — le prime sono la causa principale dell’amenorrea primaria — o l’ablazione chirurgica dell’utero e/o delle ovaie. Di se‑ guito verranno elencati i principali problemi:
• difetti anatomici delle vie di efflusso — Ano‑ malie congenite della vagina; imene imperforato; setti vaginali trasversi; stenosi cervicale; sine‑ chie intrauterine; assenza o anormale sviluppo di utero o vagina (come, per esempio, l’agenesia mülleriana). • Insufficienza ovarica — Alterato sviluppo del‑ le ovaie; deficit di 17-α-idrossilasi; sindrome dell’ovaio resistente; insufficienza ovarica pre‑ coce; galattosemia. • Anovulazione cronica — In presenza/assenza di estrogeni (sindrome dell’ovaio policistico/ipo‑ gonadismo ipogonadotropo isolato o sindrome di Kallmann; iperprolattinemia). • Genetiche — Sindrome da insensibilità agli an‑ drogeni; sindrome di Turner; emocromatosi ere‑ ditaria. • Altre disfunzioni endocrine o malattie endo‑ crine croniche — Sindrome di Cushing; iperpro‑ lattinemia derivata da eccessiva attività fisica; i‑ pertiroidismo; diabete.
Le cause “artificiali” o legate a determinati stili di vita
• I contraccettivi ormonali — Durante la loro as‑ sunzione provocano, tra un blister mensile e l’al‑ tro, un sanguinamento originato dalla mancata assunzione del farmaco, “simulando” le vere me‑ struazioni. In alcuni soggetti caratterizzati da un ciclo natu‑ rale piuttosto scarso, l’assunzione prolungata di un contraccettivo può provocare la diminuzione
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Quelli con l’arcobaleno
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MEDICINA — Amenorrea
più toccate sono le maratonete, le culturiste e le sportive professioniste in generale. La massa grassa viene ridotta al minimo, provocando una diminuzione degli estrogeni. Pure le diete strette e ipocaloriche tipiche di que‑ ste atlete possono originare l’amenorrea. • Perdita di peso repentina, dieta ferrea e disturbi alimentari patologici (anoressia, buli‑ mia). • Lo stress o uno shock psicologico (divor‑ zio, lutto, trasloco, viaggio, perdita del lavoro, ecc.) — Questi fattori influenzano la nostra vita quotidiana, ma anche il funzionamento dell’ipo‑ talamo e possono provocare l’arresto delle me‑ struazioni. L’amenorrea quindi persisterà fino a quando sarà presente uno di questi fattori di stress.
Figura: Fase follicolare, luteinica e mestruale (da sinistra a destra) dell’endometrio, mucosa che ricopre la cavità interna dell’utero. o l’arresto delle perdite. La sospensione del far‑ maco, in particolare nelle donne con un ciclo na‑ turale irregolare o lungo (35 giorni), può provo‑ care un periodo di amenorrea post-pillola. In‑ fatti, gli anticoncezionali ormonali agiscono met‑
tendo il corpo della donna “in stato di gravidan‑ za” e quindi può essere necessario un po’ di tem‑ po prima che le mestruazioni ritornino normali. • La pratica intensiva di uno sport o il suo svolgimento a livello professionale — Le donne
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L’unico e tipico sintomo dell’amenorrea è l’assenza del flusso mestruale, mentre quelli secon‑ dari sono legati alle possibili cause di questa malattia come, ad esempio, quelli tipici della menopau‑ sa (vampate di calore, sbalzi di umore, abbattimen‑ to, irritabilità, stadi depressivi, nervosismo, affatica‑ mento, problemi di concentrazione e del sonno, so‑ vrappeso, secchezza della mucosa vaginale e delle vie urinarie).
LA TERAPIA
Nella maggioranza dei casi, le cause all’origine dell’amenorrea sono benigne e, di conseguenza,
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I SINTOMI
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curabili generalmente senza ricorrere ad un trat‑ tamento medico: basta adottare uno stile di vita sano (v. box “La prevenzione” a pagina 13).
I trattamenti ormonali
Questa tipologia di terapie viene prescritta in caso di: • disfunzione delle ovaie — Per favorire lo svi‑ luppo dei caratteri ormonali secondari e preveni‑ re l’osteoporosi. • Menopausa — Nel caso in cui la paziente stia i‑ niziando questa particolare fase della sua vita, si può ricorrere ad una terapia ormonale sostituti‑ va combinata (estrogeni e progesterone). Le mestruazioni permangono, ma senza l’ovula‑ zione. La prescrizione viene in genere fatta solo nei ca‑ si più gravi e mira a curare i sintomi più fastidiosi della menopausa (vampate di calore e sbalzi di umore), che durano più a lungo. I preparati ormonali vengono impiegati da anni nelle donne durante e dopo la menopausa per al‑ leviare i disturbi del climaterio. Inoltre, fino ad al‑ cuni anni fa si riteneva che una terapia ormonale potesse anche ridurre il rischio di malattie car‑ diovascolari. Ma al più tardi a partire dal 2002 sono aumentati i dubbi sulla sicurezza di queste terapie. In quell’anno si è dovuto modificare il di‑ segno sperimentale di uno studio, denominato Women’s Health Initiative (Studio WHI), perché si accumulavano segnali che i preparati a base di estrogeni e progestinici non presentavano so‑
…E QUELLI FITOTERAPICI • Agnocasto — Questa pianta ha riconosciute proprietà in caso di mestruazioni irregolari. È par‑ ticolarmente indicata contro la dismenorrea, l’iperproduzione di prolattina (che, come è illustra‑ to nel testo, può causare l’amenorrea), l’endometriosi, i sintomi della menopausa. In farmacia è disponibile principalmente sotto forma di compresse o capsule (gelatinose) a ba‑ se di un estratto alcolico di questa pianta. La cura a base di agnocasto dovrebbe durare almeno 3 mesi. • Angelica europea (Angelica archangelica) — Tradizionalmente utilizzata per indurre le mestruazioni che tardano a comparire, grazie alla presenza di fitoestrogeni, il cui effetto tuttavia è mi‑ nore rispetto agli ormoni “naturali”. La specie asiatica è usata nella medicina cinese tradizionale per alleviare i problemi legati al ciclo mestruale e alla menopausa. lo vantaggi, ma aumentavano anche i rischi di determinate malattie, soprattutto di carcinoma mammario. • L’ablazione delle ovaie e dell’utero (prima del‑ la menopausa) — Si fa ricorso ad una terapia ormonale combinata (estrogeni e progesterone), in particolare per prevenire l’osteoporosi.
I trattamenti non ormonali
Di seguito ne vengono presentati alcuni: • Produzione eccessiva di prolattina (per e‑ sempio, a causa di un tumore all’ipofisi) — Viene prescritta la bromocriptina, che è anche u‑ tilizzata come antagonista della dopamina in ca‑
so di morbo di Parkinson. • Malformazioni dell’apparato riproduttore — Talvolta il medico può proporre il ricorso ad un intervento chirurgico, che però non garantisce il ritorno delle mestruazioni, soprattutto nei casi più gravi. • Amenorrea causata da traumi o comportamenti alimentari patologici (anoressia o bulimia) — In questi casi sono fortemente consi‑ gliate delle sedute di psicoterapia.
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BELLEZZA — Pelle
PELLE: STOP ALLE RUGHE! Le rughe rappresentano i segni indelebili del tempo che passa, ma anche la testimonianza di una vita vissuta, il riaffiorare dei ricordi e la manifestazione del carattere di chi le porta. Ma non solo: infatti, per molto tempo sono state l’obiettivo di una strenua lotta combattuta con ogni mezzo, an‑ che il più estremo, per raggiungere un’innaturale perfezione totale. La redazione
LE DONNE E L’INVECCHIAMENTO
Fino a qualche anno fa, molte donne erano disposte
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I TIPI DI INVECCHIAMENTO
Come lo preannuncia il titolo del paragrafo, l’invec‑ chiamento cutaneo non è unico: su questo fenomeno influiscono diversi fattori, tra cui l’età, la storia fami‑ gliare e lo stile di vita. Esistono 5 diversi processi, che possono presen‑ tarsi singolarmente o coesistere: • mioinvecchiamento, • cronoinvecchaimento, • invecchiamento ormonale, • fotoinvecchiamento, • invecchiamento estrinseco.
Il mioinvecchiamento
È la prima forma, in ordine temporale, che fa la sua comparsa a livello del viso intorno ai 35 anni:
LA PREVENZIONE Se è vero che non possiamo cancellare la storia dei nostri genitori né tanto meno fermare le lancette dell’orologio, è altrettanto vero che possiamo lavorare molto sul nostro stile di vita per evitare di accelerare o aggra‑ vare l’invecchiamento della pelle. Inoltre, prevenire e correggere i danni causati dall’esposizione all’ambiente risulta di primaria importanza per mantenere la pelle gio‑ vane il più a lungo possibile. • Diminuire o smettere di fumare. • Praticare regolarmente un’attività fisica. • Proteggersi dal sole. • Seguire un’alimentazione povera di glucidi, ma ricca di antiossidanti (vitamine, oligoelementi, polifenoli, flavonoidi e carotenoi‑ di). Privilegiare frutta e verdura di stagione, le carni bianche o il pesce. Infine, ridurre l’alcool, ma bere più acqua. • Fare delle cure a base di complementi alimentari anti-age (antiossidanti), che si tro‑ vano in libera vendita in farmacia. è una nuova tipologia di invecchiamento che va ad affiancarsi alle altre, a cui la scienza cosmetica ha sempre fatto riferimento. Le rughe sono dovute ai movimenti e, quindi, alla contrazione involontaria dei muscoli sottostanti. Per assumere le diverse espressioni, i muscoli si contraggono e, di conseguenza, anche il derma. Con il passare del tempo, questi continui movimenti por‑ tano alla formazione delle “rughe d’espressione”. La loro profondità dipende dalla forza e dal modo in cui lavora il muscolo: per questo sono diverse da u‑ na persona all’altra. Analizzando le zone del viso in cui compaiono le pri‑ me rughe, si nota che si tratta proprio delle aree più spesso sollecitate dai movimenti facciali o di quelle dove i muscoli soggiacenti si collocano in prossimi‑
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l momento in cui la pelle comincia a rilassarsi varia molto da una donna all’altra. L’acido ialuronico prodotto dall’organismo e le proteine dell’elastina e del collagene, pre‑ senti in abbondanza nella giovinezza, assicurano una pelle bella e liscia. La produzione di queste sostanze, che rinforzano la pelle, decresce man mano che si invecchia. Per esempio, la pelle comincia a perdere elasticità già a partire dai 30 anni: lo strato superiore cutaneo ha quindi bisogno di più tempo — in media 40 giorni — per rinnovarsi. Superato lo scoglio dei 40 anni, è la capacità della pelle di ritenere l’acqua a diminuire: l’ovale del viso e le papille si rilassano, i pori s’ispessiscono e il co‑ lorito assume un aspetto opaco ed irregolare. Le pic‑ cole rughe diventano profonde e la pelle, così come i capelli, si assottigliano. A partire dai 50 anni, la cute si prosciuga ulterior‑ mente: è molto meno tonica, spessa e irrigata. Il col‑ lo, il décolleté e le mani si corrugano e fanno sempre più la loro comparsa le macchie legate all’età. Le labbra perdono volume, appaiono più fini e la commissura tende verso il basso. Secondo una ricerca del 2007 condotta da Ipsos — azienda specializzata nelle ricerche di mercato — su 17’000 donne europee, l’86% presentava le bor‑ se sotto gli occhi.
a tutto pur di nascondere le rughe, anche a costo di perdere la propria caratteristica espressione e fisio‑ nomia, in nome di una bellezza fatta di perfezione, quasi impassibile. Quel periodo ha rappresentato gli anni d’oro della chirurgia estetica e dei ritocchi inva‑ sivi: le pazienti sopportavano numerose operazioni e lunghe convalescenze, pagando il caro prezzo dell’i‑ solamento, prima di riacquistare una dimensione so‑ ciale con il volto rinnovato. Cavalcando questa ondata, la ricerca scientifica nel campo del ringiovanimento ha compiuto passi da gi‑ gante, trovando tecniche sempre più efficaci e meno invasive. Nel frattempo le donne, senza abbandona‑ re la grande cura di sé che da sempre le caratterizza, hanno iniziato ad optare per soluzioni meno drasti‑ che. L’obiettivo si è quindi trasformato: non è più la pura perfezione, che può sembrare innaturale, ma una vera e propria correzione dei segni del tempo, allo scopo di ripristinare lo stato iniziale in tutta la sua naturalezza. Di conseguenza è cambiato pu‑ re l’approccio verso il ringiovanimento: prodotti co‑ smetici altamente performanti, in grado di correg‑ gere in modo naturale i segni del tempo e, per le più perfezioniste, il ricorso a piccoli ritocchi chirurgici. Questo nuovo atteggiamento si è rapidamente tra‑ dotto in una tendenza: persino il mondo del cinema, talmente fatuo e cinico da emarginare le attrici col‑ pevoli di aver superato una certa soglia di età, sta cambiando. I volti impassibili e inespressivi di chi non sa rassegnarsi al tempo che passa non piaccio‑ no più a nessuno: la perfezione ad ogni costo va a discapito dell’appeal, della seduzione e della perso‑ nalità.
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IL TRATTAMENTO QUOTIDIANO Al momento delle cure quotidiane si può coccolare la propria pelle, non solamente grazie all’utilizzo di specifici prodotti, ma anche adottando una gestualità benefica e rilassante. • Far penetrare Applicare il prodotto con movimenti leggeri e circolari: ––dal mento verso le orecchie ––dalle pinne del naso verso le tempie, seguendo gli zigomi ––dalla base del naso verso le tempie • Levigare Con le mani giunte attorno al naso e i pollici sotto il mento, lisciare dolcemente il viso, aprendo le mani all’indietro e “tirando” il prodotto verso le tempie. • Stimolare e tonificare Tamburellare l’ovale del viso, gli zigomi e il contorno degli occhi. tà del derma. I 54 muscoli mimici del viso (pellicciai) attivano delle forze di tensione in grado di provoca‑ re, col passare del tempo, modifiche del derma. Que‑ ste zone corrispondono all’area perioculare, alla fronte, allo spazio intra-sopraccigliare e al livello naso-labiale. Il legame tra queste rughe e l’ana‑ tomia del viso è diretto e costante: le tensioni mu‑ scolari vengono trasmesse al derma che, trascinato lungo l’asse perpendicolare al muscolo, forma linee cutanee proprio in questa direzione. Ridere, aggrottare le sopracciglia, masticare, striz‑ zare gli occhi, sorridere e tante altre sono le espres‑ sioni che scandiscono la vita quotidiana, caratteriz‑ zano la personalità, ma purtroppo azionano il mec‑ canismo di installazione delle prime rughe. Rispetto alle altre forme, però, il mioinvecchiamento non provoca alcuna degradazione delle cellule dermiche o delle fibre. L’analisi istologica, infatti, rivela che le fibre di elastina e di collagene ri‑ mangono invariate e che il derma mantiene sempre lo stesso spessore. La degradazione corrisponde al‑ la fase successiva, ossia quando al mioinvecchia‑
mento iniziano ad associarsi l’inevitabile cronoin‑ vecchiamento e il fotoinvecchiamento. Se in epoca giovanile compare solo quando si contraggono i muscoli, con l’avanzare dell’età la pelle è meno elastica e non si decontrae più: di con‑ seguenza la ruga diventa visibile anche quando il volto è rilassato, indurendo un po’ i lineamenti. La ginnastica facciale, per esempio, può essere un reale aiuto per contrastare l’insorgere e l’ap‑ profondirsi di questa tipologia di rughe.
Il cronoinvecchiamento
Benché sia l’invecchiamento strettamente dovuto all’età, ha varianti personali molto accentuate perché dipende dalla costituzione fisica e gene‑ tica e può quindi discostarsi molto dall’età ana‑ grafica. A partire dai 40 anni, come conseguenza di una serie di alterazioni genetico-fisiologiche program‑ mate legate ai 3 strati cutanei (epidermide, derma e ipoderma), cede il materasso di sostegno della pelle e si degradano collagene ed elastina.
CURE SISTEMATICHE Scegliendo dei prodotti che contengono delle sostanze utili alla pelle a lungo termine, capaci dunque di prevenire o di trattare l’invec‑ chiamento prematuro della cute. Ecco alcuni esempi: • retinolo (vitamina A) — Applicato localmente, viene trasformato in acido retinoico dai cheratinociti, la tipologia più comune di cellule epidermiche. Il retinolo stimola la produzione nella pelle di collagene, elemento essenziale del tessuto connettivo, attenuando le rughe e ri‑ tardando la pigmentazione senile. • Vitamina C — Stimola anch’essa la produzione di collagene ed ha un effetto “fotoprotettore”, proteggendo cioè la cute dagli effetti della luce. • Acido alfa-lipoico — Ha un’azione antios‑ sidante. • I flavonoidi (vitamina P) — Presenti in nu‑ merosissimi alimenti vegetali, come ad e‑ sempio il tè verde, hanno anch’essi un buon effetto “fotoprotettore”. Il cronoinvecchiamento provoca la comparsa delle rughe e delle macchie senili, la perdita di luminosità, tono, elasticità, il rilassamento della pel‑ le e una sua minore idratazione. Quando si considerano gli effetti dell’invecchiamento cutaneo è necessario un approccio che tenga conto del fenomeno nella sua interezza: infatti l’occhio umano osserva un viso nel suo com‑ plesso, cercando di individuarne l’età. Non prende in considerazione soltanto i singoli segni, bensì lo stato
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BELLEZZA — Pelle
PELLE MATURA: I SUOI BISOGNI • PROTEZIONE SOLARE L’ideale sarebbe avere una crema da giorno dotata di un fattore di protezione so‑ lare. Bisognerebbe spalmarla anche sulle mani. Infatti, questi prodotti prevengo‑ no la comparsa delle macchie senili tipiche degli arti superiori. Evitare inoltre ogni irradiamento solare intenso, soprattutto fra le 11 e le 15, e i conseguenti colpi di sole • IDRATAZIONE Le creme da giorno proteggono e nutrono la pelle, mentre quelle per la notte, più ricche, così come i sieri, accelerano il processo di rigenerazione. Ricordarsi di spal‑ mare il prodotto anche sulle mani e il décolleté. Importante: gli occhi reclamano un trattamento specifico, dato che la pelle che li circonda è particolarmente fine e contiene quindi poco tessuto connettivo e gras‑ so sottocutaneo. Proprio per queste ragioni, le prime rughe compaiono in questa zona del viso. • RIGENERAZIONE CUTANEA Effettuare regolarmente dei peeling, già a partire dai 30 anni, i quali permettono u‑ na migliore penetrazione dei prodotti curativi e rendono il colorito fresco e roseo. I peeling realizzati dai dermatologi sono più aggressivi poiché possono minimizzare le rughe e affinare i pori della pelle. globale e trasmette al cervello un’immagine com‑ pleta dalla quale può ricavarne una nozione di età. Di conseguenza, per apparire più giovani, non è suf‑ ficiente intervenire esclusivamente sulla singola ru‑ ga, ma è necessario un approccio completo.
L’invecchiamento ormonale
È la tipologia innescata dalla menopausa, in particolare dalla cessata produzione di estrogeni da parte delle ovaie. Gli ormoni influenzano molto le condizioni della pelle che, in effetti, è un organo “or‑ mono-dipendente”, causando, intorno ai 50 anni, una perdita di densità e cambiamenti a livello di tutti i suoi strati (epidermide, derma e ipoderma). I segni clinici della ridotta densità cutanea sono: • secchezza cutanea — A causa della diminuzio‑ ne dei lipidi, la superficie cutanea diviene secca, perde la propria morbidezza e il colorito diventa spento. • Atrofia epidermica (perdita di spessore dell’e‑ pidermide) — Il rinnovamento epidermico ral‑ lenta, il numero delle cellule diminuisce e quindi l’epidermide diventa più sottile e spenta. • Atonia dermica (rilassamento cutaneo) — La diminuzione della sintesi delle fibre di anco‑ raggio, presenti a livello della giunzione dermoepidermica, indebolisce la coesione tra il derma e l’epidermide. Nel derma profondo, le fibre (col‑ lagene ed elastina) e i glicosamminoglicani (mo‑ lecole fortemente igroscopiche che conferisco‑ no al derma la sua consistenza e resistenza alla compressione) diminuiscono in numero e volu‑ me. L’ipoderma, che si trova negli strati profondi del‑ la pelle, è costituito da fibre e cellule grasse, gli adipociti, che possono essere strutturali o di stoccaggio. La lipo-struttura è la rete di adipo‑ citi strutturali che forma i volumi e i rilievi del vi‑ so non cartilaginei ed ossei. Costituisce quindi l’armatura di sostegno della pelle che rende più fluidi i rilievi ed è la principale responsabile della
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morfologia del viso e dell’armonia dei tratti. Con il rallentamento ormonale, la perdita di den‑ sità cutanea è accompagnata da una riduzione della lipo-struttura che causa lo svuotamento e la deformazione della rete degli adipociti. Di conseguenza, i volumi che sostengono la pelle del viso cedono: tempie, zigomi e guance si sca‑ vano, i contorni si appesantiscono e l’ovale del‑ la faccia perde il suo contorno netto.
Il fotoinvecchiamento
È un fenomeno trasversale alle diverse fasce d’e‑ tà ed è piuttosto legato allo stile di vita, che può aggravare ed accelerare le manifestazioni di quello cronologico. Il fotoinvecchiamento è causato dalle radiazioni che provengono dal sole e dalle lampade UV. L’a‑ zione delle radiazioni UVA, infatti, degrada il meccanismo di rinnovamento cellulare e provoca u‑ na produzione irregolare di melanina. Sia un’e‑ sposizione saltuaria ma spropositata che una mo‑ derata ma prolungata accelerano i processi di in‑ vecchiamento. I danni dei raggi ultravioletti coinvolgono sia l’epidermide, che appare ingiallita, ispessita e attra‑ versata da teleangectasie (venuzze rosse), sia il derma, soggetto a un’infiammazione che porta alla degradazione del collagene.
L’invecchiamento estrinseco
Ma esistono anche altri fattori di rischio per la cu‑ te, come ad esempio: • l’aggressione da parte di agenti chimici o bio‑ logici, in seguito all’assunzione di particolari farmaci, fumo e alcool; • l’inquinamento; • lo stress. Tutti questi fattori minano quotidianamente la bellez‑ za della pelle, scatenando la produzione di radi‑ cali liberi da parte dell’organismo, che è all’origine del processo di ossidazione cellulare.
L’ossidazione è uno dei peggiori nemici della giovinezza della pelle: infatti, i radicali liberi sono mo‑ lecole instabili, con un solo elettrone, che, nel tentati‑ vo di recuperare quello mancante, generano una re‑ azione a cascata che conduce alla loro moltiplicazio‑ ne. A loro volta, i radicali liberi alterano i lipidi, le pro‑ teine e il DNA delle cellule che, indebolite nelle loro difese di antiossidanti, perdono progressivamente la capacità di rigenerarsi e produrre nuovo collagene ed elastina. Ne consegue l’invecchiamento precoce della cute, che perde luminosità e turgore, appare meno elastica e tonica, prematuramente segnata dalle rughe e da macchie da ipermigmentazione. Il nostro organismo possiede naturalmente dei meccanismi di difesa che lavorano per mantene‑ re un equilibrio ottimale tra radicali liberi e difesa antiossidante: viene ceduto un elettrone ad un radi‑ cale libero, che viene così neutralizzato chimicamen‑ te e trasformato in una molecola inoffensiva. Tutta‑ via, quando questo equilibrio tra antiossidanti e radi‑ cali liberi è alterato, il sistema immunitario diventa più debole e si verifica uno stress ossidativo. Per salvaguardare la pelle dall’invecchiamento cutaneo indotto da questo fenomeno è quindi in‑ dispensabile l’utilizzo costante di antiossidanti, che agiscono per neutralizzare i radicali liberi. Le principali sostanze antiossidanti in grado di farlo sono: • alfa-tocoferolo (vitamina E) — Protegge la membrana cellulare dall’attacco dei radicali li‑ beri. • Acido ferulico — Ottimo antiossidante in gene‑ rale. • Beta-carotene — Ideale per il trattamento della sensibilità al sole (e quindi anche contro il foto‑ invecchiamento). • Acido ascorbico (vitamina C) — Efficace nel ri‑ durre lo stress ossidativo indotto dai raggi UVA (e dunque anche contro il fotoinvecchiamento).
FONDOTINTA: NON SOLO UN MAQUILLAGE Una pelle matura deve non solo essere pulita e curata in maniera differente, ma necessita anche delle cure di base adattate ai suoi bisogni. Visto che la cute diventa più secca col passare del tempo, i fondo tinta con una struttura ricca e che contengono degli agenti curativi possono migliorare durevolmente il suo aspetto, anche dopo il démaquillage. Co‑ loro che hanno, per esempio, “seccato” la loro pelle grassa con dei fondo tinta opachi, possono ora in seguito utilizzare una base nutriente leggera. Infine, oggigiorno molti fondo tinta contengono anche un fattore di protezione dalla luce, che evita alla pelle i danni causati dai raggi UV, e degli agenti che agiscono contro le macchie pigmentate.
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ALIMENTAZIONE — Rawism
RAWISM: E SE MANGIASSIMO TUTTO CRUDO? Siamo già in autunno ed i chili che pensavate di perdere durante i mesi estivi hanno fatto “andata e ritorno” come voi dalle vacanze? Evelyne Battaglia Richi, dietista dipl. SUP
la dieta crudista È SALUTARE?
I benefici per la salute derivanti da questa alimentazione dipendono molto dalla sua composizione, che deve essere equilibrata a livello nutrizionale, e dalle quantità assunte. Inizialmente, il rawism può portare facilmente ad una perdita di peso dovuta a: • maggior selezione degli alimenti; • non poter cucinare come d’abitudine; • tempi prolungati per la preparazione degli alimenti di base. Tornando alle quantità e quindi ad un aspetto legato all’apporto energetico, il rawism è senz’altro predisposto come metodo per indurre un consumo calorico relativamente moderato. La frutta e la verdura sono cibi privilegiati e poco calo‑ rici, i cereali sono di basso consumo e carne, pesce, uova o latte si consumano facilmente in minor quantità quando sono allo stato crudo. Il maggior apporto calorico arriva dai grassi sotto forma di olio, semi, frutti a guscio od oleaginosi. Tuttavia non vi è a priori garanzia che il metodo crudista porti automatica‑ mente ad una diminuzione di peso a lungo termine. Infatti, il bilancio energe‑ tico dipende da una parte dall’alimentazione ma anche dal movimento che ogni persona fa quotidianamente. Questo resta indispensabile per bilanciare l’ener‑ gia e contribuire alla prevenzione delle malattie cronico-degenerative.
Aspetti microbiologici negativi
Una delle importanti motivazioni storiche che hanno portato all’adozione
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Mangiare crudo: da consigliare oppure no?
L’alimentazione crudista è da sconsigliare alle fasce di popolazione più vulnerabili: • bambini e adolescenti in fase di crescita; • donne in gravidanza o che allattano; • anziani; • coloro che soffrono di malattie croniche o gravi.
COME FARE IN CUCINA?
In linea di principio si può mangiare ogni alimento che può essere digerito sen‑ za cottura. Non sono prodotti utilizzabili senza cottura: • la pasta di frumento, • il pane, • il riso, • le farine tradizionali, • il grano saraceno, • i formaggi pastorizzati, • diversi tipi di carne e pesce, • le patate, • le leguminose, • la melanzana, per citare quelli più in uso nella nostra tradizione culinaria. Se si curiosa tra le ricette proposte dai crudisti si possono trovare imitazioni particolari dei cibi da noi conosciuti e tipici della dieta mediterranea, co‑ me ad esempio il parmigiano ma in versione vegetale fatto con semi e rigorosa‑ mente senza latte e quindi povero di calcio, oppure un piatto come pasta e ceci dove si usano germogli di grano sottoposti a un metodo di preparazione di circa 8-10 ore per ricavare palline simili ai ceci e una salsa fatta con la farina di ceci: certo il gusto dei ceci si può ritrovare, quello della pasta proprio no. O anche una sorta di pizza viene indicata mescolando a freddo diverse farine di semi e purea
© Iakov Filimonov / shutterstock
I
l crudismo (in inglese “raw foodism” o “rawism”) è inteso come uno stile di vita e consiste nel consumo di cibi crudi — o, al massimo, ri‑ scaldati a temperature di 42-46 °C —, semplici e naturali (non proces‑ sati/trasformati), possibilmente anche di origine biologica. A differenza della dieta vegetariana e di quella vegana, la crudista può includere anche alimenti di origine animale, come carne (ad esempio sotto forma di carpaccio), pesce (sashimi), uova e prodotti caseari non pastorizzati o omoge‑ nizzati (latte, formaggi e yogurt crudi). Dal punto di vista della scelta alimentare, risulta dunque essere comprensiva di cibi di tutti i gruppi alimentari. Esistono comunque anche le varianti vegetariane e vegane, a grande rischio di mal‑ nutrizione perché carenti (assenza di interi gruppi alimentari).
diffusa della cottura è che, mediante il calore, distrugge i virus e i batteri, riducendo così il rischio di tossinfezioni e gastroenteriti, aumentando di conseguenza il livello d’igiene. I microorganismi nocivi che possono essere presenti nei cibi sono, ad esempio: • il batterio Toxoplasma (che causa la toxoplasmosi) e il parassita nema‑ tode Trichinella della carne cruda; • i batteri Brucella e Mycobacterium bovis del latte crudo; • il pericoloso batterio Escherichia coli della verdura. La cottura facilita anche l’assimilazione di alcune sostanze nutritive come, ad esempio, il beta-carotene e alcune particolari proteine che, denaturate col ca‑ lore, sono più facilmente digeribili. Gli alimenti cotti possono essere soggetti a manipolazioni e all’aggiunta di condimenti “ricchi” di vario tipo. Se il metodo di cottura è inadatto, eccessi‑ vamente prolungato o il cibo non è di buona qualità, perde maggiormente il suo gusto e il valore nutrizionale originale. Anche una lunga conservazione a crudo non è indicata perché può diminuire il suo valore nutrizionale (perdita di vita‑ mine). Alcuni cibi, per esempio patate, leguminose, carne suina e cereali, sono in‑ digesti e perfino tossici (spugnole) se non vengono cotti prima di essere consumati. Ciò limita la scelta alimentare dei crudisti agli ingredienti adatti al con‑ sumo a crudo o ai metodi di preparazione alternativa come la germogliazione di cereali/legumi.
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di verdure per produrre un impasto al posto della pasta di pane normale. Si risparmia sui tempi di cottura, ma i tempi di preparazione sono comun‑ que lunghi per la trasformazione del cibo crudo. Si può notare che la cucina è proposta in forma assai elaborata e con gusti deci‑ samente nuovi, che devono piacere a chi investe in questo metodo di alimenta‑ zione tempo e risorse: • I cibi crudi si conservano per pochissimo tempo — È quindi importante acquistarli freschi quotidianamente. • Investire tempo nella preparazione di germogli o di semi e chicchi lavo‑ rati il giorno prima. • Imparare a combinare i cibi correttamente onde evitare le carenze nu‑ trizionali facili da indurre per le limitazioni poste.
IL MENÙ SETTIMANALE
E se volete provare questa tipologia di dieta, di seguito viene proposto un piano settimanale per regolare il vostro peso. La frutta e la verdura indicata può essere sostituita con altre qualità di stagione.
Colazione
Un frutto di stagione e uno yogurt.
BEVANDe
Bere molta acqua e moderatamente caffè, tè e tisane non zuccherate.
Spuntini
Spezzare la fame tra i pasti con un frutto fresco o un piccolo frullato di frutta e verdura (1,5-2,5 dl).
Condimenti
• Cena ––Peperonata cruda con cuori di lattuga, 1 pera e noci spezzettate (2-4) ––1 yogurt alla frutta e 1 banana
Venerdì
• Pranzo ––Pomodori con 1 mozzarella e qualche oliva nera ––Pane secco tipo cracker (30-60 g) • Cena ––Prosciutto crudo (70-100 g) e ½ melone
Sabato
• Pranzo ––Finocchi crudi con qualche noce/nocciola ––Formaggio crudo stagionato (50-70 g) ––1 pesca • Cena ––Bresaola (60-100 g) ––Insalata mista di stagione ––Pane secco tipo cracker (30-50 g)
Domenica
• Pranzo ––Petto di pollo (100-120 g) cotto a cottura lenta in brodo (verdure) e al‑ cune patate medie (1-3) • Cena ––Ricotta fresca (120-150 g) ––Pinzimonio di verdure crude a scelta ––Pane secco tipo cracker (30-60 g).
Condire con parsimonia i piatti, usando 1-2 cucchiai di olio extravergine d’oli‑ va, limone o aceto. Aggiungere in generale poco sale e spezie.
Lunedì
• Pranzo ––Zucchine e carote in insalata ––1 formaggino fresco crudo di capra ––Pane secco tipo cracker (30-50 g) su cui spalmare il formaggino • Cena ––Carpaccio crudo di manzo (80-100 g) con parmigiano (30 g), rucola e pomodorini ––Pane secco tipo cracker (30-50 g)
Martedì
• Pranzo ––Insalatona mista di stagione con germogli o semi ––Uova cotte a bagnomaria (1-2) ––Pane secco tipo cracker (30-50 g) • Cena ––Cetrioli freschi in insalata ––Patate cotte al vapore con prezzemolo ––Filetto di trota affumicata (100 g)
Non sostituisce alcuna dieta, ma fa bene all’equilibrio della vostra flora intestinale VO NUO
Mercoledì
• Pranzo ––Insalata mista di stagione ––Tartare di manzo (60-80 g) ––Pane secco tipo cracker (30-50 g) • Cena ––Gazpacho di pomodori (zuppa fredda di pomodori e verdure) ––Müsli con cereali (50 g), frutta e yogurt naturale
Giovedì
• Pranzo ––Varietà di insalate crude (barbabietole, cetrioli, cipolle e lattuga) ––Salmone crudo marinato (80 g) ––Pane secco tipo cracker (30-60 g)
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ODONTOIATRIA — Rimborso delle prestazioni (2a parte)
I nostri dentisti. Da 125 anni.
DAL RIFIUTO DEL DISEGNO DI LEGGE
SU MALATTIA E MATERNITÀ ALLA LAMAL Presentiamo in questo numero il secondo degli articoli commemorativi redatti dal Prof. Dr. Vincent Barras dell’Istituto di storia della medicina dell’Università di Losanna in occasione del 125° anniversario della So‑ cietà svizzera di odontologia e stomatologia (SSO).
I
l Consiglio federale sottopone al parlamento un pacchetto di misure puntuali per la revisione della Legge sull’assicurazione malattia, che contiene tra l’altro la possibilità di assicurare le visite di prevenzione e i trattamenti dentari. Il pro‑ getto, che si rifà al “modello di Flims” del 1972 (v. Vivere 148, pag. 20, articolo “Assicurazione malattia e rimborso delle prestazioni dentarie”), prevede un’assicurazione dentaria facoltativa e l’in‑ serimento di determinati trattamenti odontoiatrici fondamentali nell’assicurazione di base. Questi trat‑ tamenti sono definiti dalla giurisprudenza: infatti già nel 1972 il Tribunale federale delle assicurazioni sta‑ bilisce, sulla base di questo “modello di Flims”, che l’estrazione di denti malati e la cura di ferite e infe‑ zioni nella regione della bocca sono prestazioni che vanno a carico delle casse malati. In quest’occasione non si affronta la questione del fornitore di prestazioni. Alcune pretese di pazienti nei confronti delle loro casse malati vengono infatti respinte poiché la professione di medico dentista non viene citata accanto alle prestazioni riconosciu‑ te dall’assicurazione malattia. Nel progetto di legge del 1981 l’inclusione di deter‑ minati costi per trattamenti dentari è legata al rico‑ noscimento da parte degli assicuratori malattia dei medici dentisti quali fornitori di prestazioni. Le prestazioni odontoiatriche riconosciute dall’assi‑ curazione malattia di base sono comunque limitate e si riferiscono esclusivamente alla chirurgia. Per la copertura di altri trattamenti è necessaria un’assi‑
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curazione facoltativa che prevede almeno il rimbor‑ so del 50% dei costi. Le casse malati hanno la pos‑ sibilità di definire i “buoni” e i “cattivi” rischi. I medici dentisti vengono inseriti nell’articolo 21, a‑ nalogamente ai medici. La rivista mensile della SSO ribadisce il punto di vi‑ sta che la Società dei medici dentisti predica da de‑ cenni: un sistema assicurativo, sia pure su base fa‑ coltativa, contraddice il principio della prevenzione. Questa tesi viene argomentata nel modo seguente: la pratica liberale dell’odontoiatria deve creare una medicina sociale che si basa sulla profilassi. In que‑ sto modo si devono ottenere risultati migliori che con la politica sanitaria dei Paesi vicini, come Italia, Francia e Gran Bretagna. Inoltre un’estensione delle prestazioni odontoiatriche, come previsto dalla leg‑ ge, causerebbe una burocratizzazione e una dimi‑ nuzione degli introiti per il medico dentista. Non vie‑ ne invece commentata la parificazione tra medici e medici dentisti nella Legge federale, parificazione che fa sì che le prestazioni odontoiatriche possano essere contemplate nell’assicurazione di base. La bozza per una revisione dell’assicurazione malat‑ tia del 20 marzo 1987 contiene, rispetto al progetto di legge del 1981, ancora meno indicazioni sulle prestazioni che vengono rimborsate dall’assicura‑ zione di base. Viene solamente menzionato che “i costi per trattamenti odontoiatrici medici e farma‑ cologici rimborsati dalle casse malati comprendono i trattamenti di malattie non evitabili dell’apparato masticatorio (da definire dal Consiglio federale) e delle loro conseguenze, così come la cura di lesioni dell’apparato masticatorio dovute ad infortuni (in quest’ultimo caso solo se non c’è presa a carico da parte di un’altra assicurazione)”. L’assicurazione dentaria integrativa viene cancellata dalla legge. Nel 1984, durante i dibattiti che si tengono in Consi‑ glio nazionale, i contrasti tra i deputati si concen‑ trano principalmente su questioni della maternità, della scelta dei “buoni rischi” da parte delle casse malati e sui conteggi delle prestazioni di medici ed ospedali. La questione dell’assicurazione dentaria complementare viene considerata secondaria. La stesura definitiva del testo di legge, accettata senza discussioni su proposta della commissione extra‑ parlamentare, contiene il riconoscimento della pari‑ ficazione tra medici e medici dentisti.
Lavoro di lobby della SSO
Nel 1986, durante le discussioni al Consiglio degli
Stati, il senatore di Zugo Othmar Andermatt richia‑ ma una sua presa di posizione del 1973, basata sui 37 anni della propria attività professionale: la pro‑ filassi dentaria ha fatto enormi progressi e ridotto l’incidenza di malattie dei denti e della bocca. Il rim‑ borso di prestazioni odontoiatriche può portare i pa‑ zienti a trascurare le misure di prevenzione. La pre‑ sa a carico totale dei costi da parte del paziente ha due effetti: anzitutto i pazienti sono stimolati a cal‑ colare bene il loro budget per le cure della dentatu‑ ra, a procedere ponderatamente sia nell’igiene ora‑ le che nella scelta della tecnica di pulizia dei denti e di un fornitore di prestazioni. Secondariamente i costi di queste prestazioni non gravano sull’assicu‑ razione di base. Andermatt sostiene l’introduzione di un pagamento supplementare, come previsto nel progetto di legge, sotto forma di franchigia. Il dente diventa così, sotto diversi punti di vista, il simbolo di un capitale di salute, che ognuno può ra‑ gionevolmente amministrare attraverso misure di prevenzione e di igiene e la libera scelta del proprio medico dentista. Secondo questa logica la fattura‑ zione completa dei costi dei trattamenti è un mezzo efficace per stimolare tutte le cittadine e i cittadini ad un attento rapporto con la propria salute e per pro‑ muovere una profilassi attiva ed accurata. Il sostegno di Andermatt al nuovo progetto di legge dimostra che la SSO interviene per far approvare u‑ na legge diversa dal progetto iniziale del Consiglio federale. Nella formulazione approvata si legge che “i danni non evitabili dell’apparato masticatorio” sono coper‑ ti dall’assicurazione di base. È stato così possibile stralciare dal catalogo delle prestazioni la preven‑ zione e il trattamento della carie e definire esatta‑ mente le prestazioni obbligatorie a carico delle cas‑ se malati. Già nel mese di aprile 1983 la SSO, su richiesta del‑ la commissione extraparlamentare del Consiglio na‑ zionale, elabora una lista di malattie che non sono imputabili al paziente: conseguenze di malattie del sistema sanguigno, malattie del metabolismo, ma‑ lattie ereditarie, tumori maligni e parodontite giova‑ nile “progressiva”. In seguito la SSO collabora at‑ tivamente con l’Ufficio federale delle assicurazioni sociali per concretizzare, parallelamente al dibattito parlamentare, una simile lista in una futura ordinan‑ za di applicazione. Nel 1987 viene promosso il referendum contro la revisione dell’assicurazione malattia. Il rifiuto si in‑
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Dr. med. dent. Tazio Gada, membro SSO Ticino – STMD Per la Commissione di Informazione della Svizzera Italiana (CISI)
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dirizza principalmente contro l’assicurazione mater‑ nità, ma anche contro il principio di un’organizza‑ zione centrale dei prezzi delle attività mediche. La FMH (Federazione dei medici svizzeri) sostiene di‑ scretamente gli oppositori, soprattutto per la difesa del segreto professionale, che sarebbe attaccato da un sistema tariffario che permette alle casse malati di avere accesso alle diagnosi. Il 6 dicembre 1987 la riforma della Legge sull’assicurazione malattia vie‑ ne infine respinta dal 72 % dei votanti.
La revisione è morta? VIVA LA REVISIONE!
Nel gennaio 1988 il Consiglio federale forma una nuova commissione di esperti con il compito di oc‑ cuparsi esclusivamente dell’assicurazione malattia. La SSO, come la FMH, diventa immediatamente par‑ tner preferenziale di dialogo con gli esperti. In segui‑ to alla bocciatura del progetto di legge del 1987 da parte dei cittadini, i costi per i trattamenti dentari so‑ no parzialmente contenuti nella Legge sull’assicu‑ razione malattia. Questo in seguito alla decisione del Tribunale federale delle assicurazioni del 1972 su “costi di cure conseguenti a gravi malattie”, all’ac‑ cordo della SSO con il concordato delle casse malati svizzere del 1979 e in caso di trattamenti che ven‑ gono riconosciuti da assicurazioni dentarie private. Una sentenza del medesimo tribunale del 1990 con‑ traddice queste regole. Decide infatti che le estra‑ zioni di denti sani come misura preventiva e su indi‑ cazione medica — in questo caso si tratta di evitare un’endocardite infettiva — non rientrano tra le pre‑ stazioni a carico delle casse malati e riconsegna la questione nelle mani dei politici. Il messaggio del Consiglio federale del 6 novembre 1991 definisce questa sentenza “esempio di ingiu‑ stizia sociale” e afferma che deve essere corretta con la futura assicurazione malattia di base. Con riferimento alla sentenza del Tribunale federale delle assicurazioni viene inserito un nuovo articolo sulle prestazioni odontoiatriche. In esso si stabilisce che devono essere assunti dalle casse malati obbli‑ gatorie i costi delle prestazioni: • causate da gravi malattie o dalle loro conse‑ guenze; • necessarie per curare una grave malattia o le sue conseguenze; • necessarie in caso di ferimenti dell’apparato ma‑ sticatorio causati da infortuni. Inoltre per evitare abusi viene definito esattamente il concetto “grave malattia”. La limitazione delle prestazioni corrisponde a quan‑ to predicato da decenni dalla SSO: “un’assicurazio‑ ne, sia essa un’assicurazione malattia, sociale o fa‑ coltativa, potrebbe minare il sistema di prevenzione e causare costi supplementari alla totalità degli as‑ sicurati”. La commissione della politica della salute della SSO combatte presso gli esperti contro il fatto che prestazioni odontoiatriche diventino prestazioni a diritto di rimborso. La sua proposta di introdurre una norma supplementare, che prevede un’assun‑ zione dei costi per “danni non evitabili all’apparato masticatorio”, analoga alla sua proposta degli anni ’80, non viene presa in considerazione. La questione dell’assunzione dei costi per le conseguenze di in‑ fortuni viene accettata solo quale compromesso po‑ litico.
Gli oratori politici della SSO sostengono in generale l’opinione che l’assicurazione obbligatoria sia inuti‑ le, ma che comunque la formulazione della Legge sull’assunzione dei costi dei trattamenti dentari va‑ da nella giusta direzione. Per loro è determinante non silurare la responsabilità personale, che è irri‑ nunciabile per la prevenzione in campo odontoiatri‑ co. Una conseguenza da non sottovalutare di questa in‑ troduzione limitata delle prestazioni odontoiatriche nell’assicurazione malattia di base è che i medici dentisti vengono parificati ai medici solo nell’ambi‑ to di queste limitazioni. La SSO si dichiara comunque soddisfatta con que‑ sta situazione, poiché già negli anni ’80 era stato introdotto per i suoi membri un sistema di fattura‑ zione con le assicurazioni; inoltre con il parziale ri‑ conoscimento dei medici dentisti da parte delle as‑ sicurazioni sociali è stata evitata l’introduzione di una fatturazione forfettaria che, secondo il suo pa‑ rere, avrebbe potuto causare un male peggiore con una perdita di qualità delle prestazioni. Nel 1982 in una consultazione con i gruppi politici la posizione della SSO ottiene il sostegno dell’Unione democratica di centro e delle associazioni profes‑ sionali. Al contrario socialisti e sindacati, fedeli alla loro linea, esprimono il desiderio che i costi per le prestazioni odontoiatriche vengano coperti dall’as‑ sicurazione malattia di base obbligatoria. FMH, con‑ cordato degli assicuratori malattia svizzeri, radicali e democristiani non si esprimono o si esprimono so‑ lo vagamente. Già prima del dibattito parlamentare, la SSO aderisce al fronte degli oppositori al principio di un’assicurazione malattia obbligatoria.
Per un catalogo di prestazioni limitato
Nei dibattiti degli anni 1992-93 il Parlamento fede‑ rale completa i nuovi testi di legge redatti dagli e‑ sperti. La SSO fa valere il suo influsso e le sue re‑ lazioni politiche, in modo che l’assunzione dei costi delle prestazioni odontoiatriche abbia delle limita‑ zioni. Come nel decennio precedente, interviene nel‑ le commissioni extraparlamentari delle Camere fe‑ derali a favore dell’introduzione di un paragrafo che prevede l’assunzione dei costi per “danni non evi‑ tabili all’apparato masticatorio”. In parlamento si dichiarano contrari solo i Consiglieri federali. Essi chiedono la cancellazione del paragrafo con la mo‑ tivazione che il concetto “non evitabile” è difficil‑ mente interpretabile e che si corre il rischio che la negligenza personale venga addotta quale motivo per una riduzione delle prestazioni. Il paragrafo viene approvato a larga maggioranza. Il fatto che nessun parlamentare proponga un aumen‑ to delle prestazioni dimostra chiaramente che c’è un consenso sulla limitazione delle prestazioni o‑ dontoiatriche rimborsabili dalle casse malati. Alla fine, il nuovo articolo 31 sulle prestazioni odon‑ toiatriche soddisfa sia le sentenze del Tribunale fe‑ derale delle assicurazioni che i desideri della SSO, dato che prevede solamente l’assunzione dei costi delle prestazioni: • causate da una grave, non evitabile malattia dell’apparato masticatorio • causate da un’altra grave malattia o dalle sue conseguenze
• necessarie per curare una grave malattia o le sue conseguenze; Le lesioni dell’apparato masticatorio dovute ad infortuni vengono trattate solo secondariamen‑ te. L’Associazione dei datori di lavoro e l’UDC lanciano un referendum contro l’assicurazione di base. Nella Svizzera tedesca ci sono molte voci contrarie; si crea un’alleanza eterogenea di sezioni cantonali dei par‑ titi borghesi, medici, che criticano duramente la sta‑ talizzazione del sistema sanitario, cliniche private, preoccupate per il loro futuro e il partito del lavoro, che considera ingiusto il mantenimento dei premi individuali delle casse malati. Il 4 dicembre 1994 la legge viene sottoposta al voto popolare, insieme ad un’iniziativa dei socialisti de‑ nominata “Per un’assicurazione malattia sana”, i‑ noltrata già nel 1986. Durante la campagna la SSO lascia libertà di voto ai propri membri sulla questione dell’assicurazione di base. Combatte però per un sì al rigoroso manteni‑ mento dell’articolo sui trattamenti dentari. In gene‑ rale sostiene l’opinione che l’introduzione di presta‑ zioni ad un prezzo fissato in precedenza è in contra‑ sto con l’“imprenditore titolare di uno studio” e l’as‑ sicurazione obbligatoria è uno svantaggio per il cit‑ tadino a causa del prevedibile aumento dei premi. La SSO raccomanda anche di respingere l’iniziativa socialista, che avrebbe condotto ad un finanziamen‑ to attraverso contributi sociali paritetici, e ribadisce i suoi argomenti degli anni ’70. Il popolo e tutti i Cantoni respingono chiaramente l’i‑ niziativa (76,5% di no). La nuova Legge sull’assicu‑ razione malattia (LAMal) viene approvata con una ri‑ sicata maggioranza (51,8%) ed entra in vigore il 1° gennaio 1996. Dopo l’accettazione di questo nuovo sistema assi‑ curativo, la SSO continua la sua collaborazione con l’Ufficio federale delle assicurazioni sociali e con le casse malati per definire il più velocemente pos‑ sibile il catalogo delle prestazioni odontoiatriche soggette a rimborso e le condizioni tariffarie; offre ai suoi membri “lezioni di LAMal”, in modo che essi possano adattarsi alle nuove esigenze. La tenace argomentazione della SSO nella questio‑ ne del rimborso dei costi delle prestazioni odontoia‑ triche porta l’attenzione sui principi basilari e stret‑ tamente legati tra loro che dominano la dinamica della professione medico-dentaria in Svizzera dal‑ la fine del XIX secolo: il significato della profilassi, il perseverare sull’affidamento alla responsabilità personale, la difesa della libera professione.
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VARIE — Fitness
ZUMBA E STROLLERCIZE: I TREND 2011 DEL FITNESS A Rimini, dal 12 al 15 maggio, si è svolta Rimini Wellness, la più grande manifestazione italiana dedicata al benessere, allo sport ed alla salute. Abbiamo dato un’occhiata alle novità 2011 e selezio‑ nato alcuni dei trend presentati per il fitness. La redazione festoso. Zumba Party è una grande sudata che permette di divertirsi così tanto che non si ha l’impres‑ sione di seguire un allenamento, alimentando così la sensazione di benessere ed alleviando lo stress. Infatti gli energici movimenti favoriscono il rilascio delle endorfine, che migliorano l’umore e permettono di “ricaricare le batterie”. • Perfezionamento di ben nove stili di danza — Le coreografie seguono le musiche di reggaeton, merengue, salsa, cumbia, hip-hop, mambo, rum‑ ba, flamenco e calypso.
I
l benessere, inteso come filosofia che abbrac‑ cia tutti gli aspetti dell’essere, è al centro dell’esclusiva manifestazione Rimini Wellness, divenuta oramai evento di riferimento per tutti gli appassionati di sport e fitness, ma anche per tut‑ ti coloro che apprezzano la cultura del vivere sano. Zumba e Strollercize sono solo due dei numerosi trend 2011 che sono stati presentati durante la ker‑ messe romagnola.
LA ZUMBA
È la nuova frontiera del fitness di gruppo adatto a tutte le età, che combina sapientemente musica latina e internazionale con divertimento ed effi‑ cacia. Creata dal ballerino e coreografo Beto Perez a Mia‑ mi nel 2001, la Zumba si è diffusa in un lampo, rag‑ giungendo più di 90’000 location in oltre 110 Paesi con 10 milioni di partecipanti, diventando il movi‑ mento più influente nell’industria del fitness. La Zumba utilizza, come detto, i ritmi e i movimenti della coinvolgente musica afro-caraibica, mixati con quelli tradizionali dell’aerobica, rendendo l’allenamento divertente e coinvolgente come una grande festa. Per questo motivo, una sua lezione è chiamata Zumba Fitness Party: in sintesi,
Vivere settembre/ottobre 2011
questa disciplina fa sentire bene i partecipanti, li a‑ iuta a metterli in forma, li scarica e li fa staccare dal‑ lo stress quotidiano attraverso la danza.
I benefici
• Capacità aerobica (resistenza) e perdita di peso — Offre i vantaggi di una sessione di alle‑ namento tipica dell’Interval Training facendo ap‑ punto uso di sequenze alternate a bassa e ad al‑ ta intensità. L’allenamento aerobico ad intervalli si traduce quindi in un alto dispendio energetico (450-600 cal/h) e nel relativo consumo di grassi, tonificando il corpo ed aumentando l’opportunità di perdere peso. • Corpo scolpito — Le coreografie sono create appositamente per fornire al partecipante un la‑ voro ad alta intensità cardiovascolare, fornendo un allenamento ed un rimodellamento totale del corpo. Braccia, addominali, dorsali e gambe sono ras‑ sodati e tonificati. Aumentano anche la flessibi‑ lità, l’agilità, l’equilibrio e la mobilità articolare. • Miglioramento della postura. • Abbassamento della pressione arteriosa. • Anima e mente — I passi di danza sono presen‑ tati in modo semplice da seguire, stimolante e
Esistono 4 versioni, oltre alle 2 tradizionali di ba‑ se: • Zumba Toning — Ideato per tutti coloro che cer‑ cano un allenamento divertente, al tempo stesso intenso e facile da seguire. Il corpo viene scolpi‑ to e tonificato utilizzando le coreografie più coin‑ volgenti, grazie all’introduzione di piccoli attrez‑ zi come, ad esempio, i manubri Zumba Toning Sticks. • Zumba Gold — Il numero degli americani over 65 dovrebbe raggiungere i 70 milioni entro il 2040. Questa fascia di popolazione, i famosi ba‑ by boomer, è cresciuta ballando e ha iniziato a creare l’industria del fitness come la conoscia‑ mo oggi. È una generazione che ha ancora pas‑ sione, energia e bisogno di divertirsi. Per questo motivo, questa tipologia di corsi è stata pensa‑ ta specificamente per adattare i movimenti del programma originale alle persone più mature, sia attive che alle prime armi, tenendo conto del‑ le loro esigenze fisiologiche ed anatomiche ma anche dei loro gusti. • Zumbatomic — Riservati ai bambini fra i 4 e i 12 anni, questi corsi sono importanti per preve‑ nire l’obesità infantile e combattere la sedenta‑ rietà. Sono dedicati ai giovani che amano balla‑ re, muoversi e cantare ascoltando la loro musica preferita. • Acqua Zumba — Bruciare le calorie e perdere peso velocemente in piscina. Indicato per coloro che hanno difficoltà a spostare il proprio corpo o a stare in piedi, Acqua Zumba incorpora tutto il divertimento della versione classica e i suoi tipici movimenti di danza ad alta intensità, con il sup‑ porto delicato dell’acqua. Questo corso non è quindi solo per persone di u‑ na certa età, ma anche per coloro che sono timi‑ di e si vergognano di ballare di fronte agli altri.
© DNY59 / iStockphoto
Le varianti
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Lo strollercize
Se in un parco cittadino vi capita di vedere alcune giovani signore che fanno ginnastica, lo sguardo e‑ statico e il passeggino — con pupo annesso — che si muove ritmicamente con loro, avete intercettato l’ultima novità nel campo fitness per neo-mamme. Lo Strollercize, o ginnastica con il passeggino, nasce negli Stati Uniti, più precisamente nel Cen‑ tral Park a New York, con l’intento di offrire alle neo-mamme di bebè da 0 a 3 anni la possibilità di rimettersi in forma nel delicato periodo del post-parto, portandosi dietro il proprio piccolo, senza doverlo lasciare a nonne o baby-sitter. Quando il clima lo permette, le lezioni si svolgono al parco anziché in palestra. Se fa freddo oppure pio‑ ve ci si allena al coperto, con la sola differenza che, invece che nella carrozzina/passeggino, il bimbo è tenuto in un marsupio. Lo Strollercize si basa su esercizi di allungamento e tonificazione muscolare con l’ausilio di carroz‑ zina, passeggino o marsupio, che permettono, allo stesso tempo, di bruciare calorie e favorire il benessere psicofisico. Particolare attenzione è de‑ dicata al pavimento pelvico e alla schiena, per un recupero progressivo della muscolatura addomina‑ le. Eseguire movimenti sbagliati dopo la gravidanza può essere controproducente. Per esempio, i classici esercizi per gli addominali non sono indica‑ ti se fosse presente la diastasi del retto — la “se‑ parazione” che si può creare fra le fasce muscolari verticali dell’addome a causa del pancione —, che potrebbe peggiorare. Anche la corsa è sconsigliata, perché potrebbe peggiorare le condizioni del pavi‑ mento pelvico. I corsi prevedono tre lezioni alla settimana, una fre‑ quenza che permette di perdere gradualmente i chi‑ li dl troppo e di tonificare il fisico.
STROLLERCIZE: I FONDAMENTALI • STRETCHING — Con una mano tenere il passeggino, inclinare il tronco in avanti, separare le gambe, ruotare la punta del piede dello stesso lato verso l’esterno e sollevarla a martello. Man‑ tenere la posizione per circa 10 secondi e poi eseguire lo stesso movimento cambiando lato, per almeno 3 serie. • AFFONDI (passeggino o marsupio) — Con entrambe le mani al passeggino, avvicinare un ginocchio al terreno, sostenendosi sull’altra gamba piegata, dirigendosi verso il basso. Se si utilizza il passeggino, allungare le braccia in avanti, spingendolo con dolcezza. Rimettersi in piedi e ripe‑ tere alternando la posizione delle gambe. Effettuare 1-3 serie di 8-12 ripetizioni. • SQUAT — Con entrambe le mani al passeggino e in posizione eretta, portare i glutei indietro e verso il basso come per sedersi. Nell’abbassarsi, allungare le braccia spingendo il passeggino in avanti. Durante l’esercizio, le ginocchia non devono superare la punta dei piedi. Tornare in posizione eretta, riportando il passeggino verso sé stessi. Ripetere 8-15 volte, sempre cullan‑ do il proprio bambino.
I benefici
Lo Strollercize, come ogni attività fisica, presenta numerosi benefici per il corpo e la mente: • Tonificazione e forticazione dei muscoli di tut‑ to il corpo — Non prevede però degli esercizi che possono fare ingrossare la massa muscola‑ re. Tutte le neo-mamme vogliono allenare gli addo‑ minali; per soddisfare questa necessità e far loro recuperare il tono muscolare “andato perduto” a causa della gravidanza e del parto, lo Strol‑ lercize si concentra sul pavimento pelvico, prima causa del distacco della parete addominale. • Le articolazioni diventano più elastiche e fles‑ sibili, consentendo movimenti più ampi. • Gli esercizi per i pettorali e per i dorsali aiuta‑ A chi è destinato? no a migliorare la postura. Se la madre è in buone condizioni di salute, già • Controllo del peso — Oltre alle calorie che si dopo sei settimane dal parto può iniziare a prati‑ bruciano eseguendo gli esercizi, questa ginna‑ care lo Strollercize: prima, può tentare qualche stica serve anche per perdere peso quando non piccolo esercizio respiratorio come, ad esempio, ci si allena, dato che una muscolatura tonica de‑ espirare spingendo l’ombelico verso la colonna ver‑ termina un consumo di calorie superiore rispetto tebrale, per cominciare a risvegliare gli addominali. a una rilassata durante lo svolgimento delle nor‑ La ginnastica col passeggino non ha alcuna conmali attività quotidiane. troindicazione e si può praticare fino a quando il • Miglioramento della circolazione sanguigna. bambino è disposto a rimanere nel passeggino: in‑ • Aumento della coscienza corporea. fatti, anche se non sono più neonati, i bambini a‑ • Diminuzione dello stress — Aiuta a combat‑ mano stare all’aria aperta con la mamma insieme terlo e a sciogliere le tensioni. Infatti, trovando ad altri bimbi. Per tenerli buoni, si possono portare una valvola di sfogo e uno spazio tutto per sé, la dei giochini e un biberon. mamma torna a casa più rilassata e serena. Non ci sono problemi nemmeno nel caso in cui • Le neo-mamme pensano finalmente, almeno la neo-mamma debba allattare: basta fermarsi il un momento, a loro stesse. tempo necessario e riprendere poi con l’esercizio • Possibilità di socializzazione e aggregazio‑ NEWPRINT PUBB 4 COL 190x45 23-08-2005 8:28 Pagina 1 che si stava svolgendo in quel momento. ne — Si conoscono altre mamme con gli stessi
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problemi, ci si confronta e ci si sente meno sole. • Produzione di endorfine — Per la neo-mamma sarà più facile evitare i momenti di malinconia o la depressione post-partum. • Un modo giocoso e divertente per insegnare ai piccoli l’amore per il movimento e lo sport. • Per il bebé/bambino, ogni esercizio è una pia‑ cevole coccola.
LA LEZIONE TIPO
Una lezione dura circa un’ora ed è articolata e‑ sattamente come un normale corso fitness, con l’unica differenza che gli esercizi sono apposita‑ mente studiati per le neo-mamme. • Riscaldamento (5-8 minuti) — Movimenti di braccia e gambe e un po’ di stretching per porta‑ re il corpo alla giusta temperatura e permetter‑ gli di sciogliersi. • Tonificazione (~ 45’) — Diversi esercizi che al‑ lenano tutti i muscoli del corpo, da quelli delle braccia e del tronco fino a quelli dei glutei e delle gambe. Per i pettorali, i dorsali e i muscoli delle braccia spesso si utilizzano appositi elastici, mentre al‑ tri esercizi, come ad esempio gli affondi per le gambe, si effettuano muovendosi per il parco e cullando così il bambino nel passeggino. In seguito, ci si sdraia a terra su un tappetino per lavorare su addominali, glutei, pavimento pelvi‑ co e, ancora, gambe. In questi momenti, il bimbo può rimanere nel passeggino o, se l’età lo con‑ sente, stare accanto alla mamma sul tappetino. Defaticamento (5-10 min) — Stretching foca‑ lizzato sulla schiena, spesso dolorante.
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PASSATEMPO — Cruciverbone
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CRUCIVERBONE: §
Nuotatrice
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§ 2
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Tesse tele
LE HANNO GLI UCCELLI
§
Lord
Tira il carro
§
UN’INCOGNITA
§
§
8 Jean, attore
Intacca i denti
§
DIVINITÀ MITOLOGICA GRECA
SERPENTELLO
C’è quel del vero
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UNITÀ DI MASSA
Incapaci
8
8
8
Quasi bella
Un mese
1
8
Lodi
INCANTESIMO
8
Isola greca
8
Astro
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GIOCA E VINCI UN DUCATO D’ORO!
Lo usa il gommista
§
Una perla del Ceresio
§
§
Congiunti
8
Stato asiatico
Allegri
La patria di Neruda
§
§
Porto dELLE BahamaS
Fughe in massa
§
Una “Parade”
§
§
Appesa ad asciugare
§
Un combustibile
Compreso
8
§
8
3
4 Il noto Steiger
8
8
“Uno” a NEW YORK L’onda allo stadio
8
SAZIA
§
AZIENDE
Gnomi nordici
8
§
AZZARDARE PERIRE
§
Dispari in “spinta”
§
Cortile greco
8
ConsONANTI in latte
8
CANICOLA
LA NOTA MARTINETTI
§ Chiariti, decifrati
§
§
“Andati” in poesia
Simili alle cetre
§
§
§
§
STOP! GIAGGIOLO
§
Il nome di Fleming
§
Il noto Laurel
Passeraceo
FITTO
§
7 Prep. semplice
La rivale del Milan
§
§
6
8
Fra Con due fattori il “rouge”
8
Un Profeta
§
§
By Daniela Schrämmli
§
Un San Bernardo
8
8
Châssis
8
Andatura equestre
5
§
ORIENTE
§
§
In vendita in tante farmacie e drogherie.
Colto senza limiti
9 LA NAZIONE PIÙ POPOLOSA
PAROLA CHIAVE
Montagna italo-svizzera (10 lettere)
CONDIZIONI DI PARTECIPAZIONE
§
Appoggiato
§
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SOLUZIONE N. 148
a) Cartolina postale da spedire a: 'VIVERE a tempo pieno', C.P. 5539, 6901 Lugano. b) E-mail da inviare a: vivere@bluewin.ch. Se non specificato, si autorizza VIVA SA ad utilizzare l’indirizzo e-mail per le proprie attività di marketing. Fra tutti coloro che avranno indovinato la soluzione, verrà sorteggiato il fortunato lettore. Sono esclusi dall’estrazione tutti i collaboratori di VIVA SA. Non verrà tenuta alcuna corrispondenza. Nessun pagamento in contanti. Si escludono le vie legali. Il vincitore sarà avvisato personalmente. Il termine di spedizione è il 16 NOVEMBRE 2011.
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