Vivere gennaio-febbraio 2012 (151)

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gennaio/febbraio 2012 n. 151

a tempo pieno Medicina

Influenza e attività fisica L’herpes labiale

Salute

La compliance: che cos’è ?

Varie Le terme:

non solo relax

ALIMENTAZIONE

Le diete per il post-Feste


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EDITORIALE — “Vivere a tempo pieno” is on Facebook!

Care lettrici, cari lettori, I media sociali permettono anche di fare degli affari. Tuttavia il loro successo poggia soprattutto sulla voglia di contatto, di mettersi in scena, di prossimità, di spontaneità, insomma la voglia di essere, in un modo o nell’altro, “scoperti”. Il Web lo permette: si stima che il 96% di tutti i giovani degli Stati evoluti partecipino, in una forma qualsiasi, alla vita dei media sociali. Anche le persone di mezz’età (e più) se ne servono in maniera crescente, pur se il loro atteggiamento verso questa forma di comunicazione è altalenante: o partecipano, o non partecipano ancora, oppure rigettano l’idea per il semplice fatto che fa perdere troppo tempo. Ma il fenomeno esiste ed ha un’enorme influenza politica. Il progresso, specie quello elettronico, ha una velocità di propagazione sempre più alta. Il tempo necessario per totalizzare 50 milioni di utilizzatori, nei vari media, è stato di 38 anni per la radio, 13 per la tele, 4 per Internet, 3 per l’iPod; in meno di 9 mesi, Facebook ha contabilizzato più di 100 milioni di iscritti! Ecco le principali piattaforme: Facebook — “la” rete sociale del pianeta Youtube — la principale comunità video al mondo Twitter — la rete d’informazione più diffusa Flickr — un enorme sito di stoccaggio di foto in linea LinkedIn — la rete sociale orientata ai contatti commerciali. All’interno di questi siti, la combinazione ideale di funzionalità e design cattura l’attenzione dell’utente e contribuisce alla riuscita commerciale. I media sociali sono perciò adatti agli affari anche se, in realtà, sono fatti soprattutto per il cuore. Con loro ci si sente apparentemente meno soli… Il fatto di fare conoscenza con nuove persone, di nutrire e intrattenere delle relazioni, di farsi conoscere ha preso oggi una nuova dimensione. Il mezzo utilizzato è il “social network”; le reti sono mondiali. Ovviamente non rimpiazza i contatti con la clientela e i rapporti personali ma sicuramente li favorisce, su scala mondiale ma anche e soprattutto su scala regionale.

Ennio Balmelli Portavoce OFCT

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n. 151 gennaio/febbraio 2012

SOMMARIO MEDICINA

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Influenza

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Herpes labiale

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Combatterla con l’attività fisica

Il fuoco sulle labbra!

Cheloidi

Quando la pelle cicatrizza male

SALUTE 16

16

Compliance

Così difficile rispettarla?

ALIMENTAZIONE 20

Diete per il dopo-Feste

Rimettersi in sesto dopo gli stravizi!

ODONTOIATRIA 22

Professioni

Le professioni odontoiatriche

VARIE 24

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Terme

Non solo benessere e relax

PASSATEMPO 26

Cruciverbone

Gioca e vinci un ducato d’oro!

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HIGHLIGHTS

Vivere

a tempo pieno

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In farmacia

La vetrina: gennaio-febbraio Find us on

Facebook www.rivista-vivere.ch

SIGLA EDITORIALE

COMITATO DI REDAZIONE

REDAZIONE

SOCIETÀ VIVA SA INDIRIZZO Casella postale 5539, CH — 6901 Lugano TELEFONO +41 (0)91 922 68 66 FAX +41 (0)91 923 39 09 E-MAIL vivere@bluewin.ch

Mario Tanzi Presidente OFCT Dott. Giorgio Antognini già Presidente PharmaSuisse Ennio Balmelli Portavoce OFCT

M. SC. COM. VALENTINA TANZI Responsabile CRISTINA GEROSA Segretaria

Gli articoli impegnano soltanto la responsabilità degli autori.

TIPOGRAFIA NEWPRINT SA


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MEDICINA — Influenza

INFLUENZA: COMBATTERLA CON L’ATTIVITÀ FISICA Su queste pagine ci siamo occupati di influenza in molte occasioni, trattandosi di uno dei mali più comuni e diffusi durante il periodo freddo dell’anno, tra l’autunno e la primavera. E naturalmente sono stati dati consigli e suggerimenti per affrontarla sia a livello preventivo che durante il decor‑ della malattia, coadiuvando l’azione dei farmaci specifici con il riposo, il giusto sonno, l’assunzione di liquidi in quantità e tutto quanto viene consigliato non solo dal nostro medico e dal farmacista di fiducia, ma anche, come tradizione, dalle nostre nonne e mamme con i loro rimedi naturali ed empi‑ ricamente efficaci. Michele Castiglioni e La redazione I vantaggi

ogliamo qui concentrarci su un aspetto preventivo molto importante e spesso sottovalutato per vari motivi: il grande sostegno che può derivare da un’attività fisica regolare nel prevenire i malanni stagiona‑ li. Naturalmente non stiamo parlando di frenetiche attività da sportivi d’élite, le qua‑ li, oltre ad essere un impegno difficilmente affrontabile da chiunque non abbia 20 anni e una decisa propensione a fare dello sport la propria professione, si rivelano anche essere più dannose che utili. Stiamo invece parlando di un’attività fisica regolare a bassa/media intensità che può essere intrapresa da persone di qualsiasi fascia d’età: l’importante è trovare il giusto modo di praticarla.

Il plus: rafforzare il sistema immunitario

Ed eccoci al nostro focus: può un’attività fisica regolare aiutarci a contrastare l’in‑ sorgere dell’influenza? Può coadiuvare il nostro corpo nella sua cura, a fianco di una normale terapia antinfluenzale? La risposta ad entrambe le domande è sì e sono davvero numerose ormai le conferme mediche in questo senso. Ad e‑ sempio, una ricerca pubblicata sul British Journal of Sports Medicine da un grup‑ po di ricercatori dell’Università del North Carolina, condotta nell’autunno-inverno del 2008 su 1’002 adulti del Wisconsin fra i 18 e gli 85 anni, ha messo in eviden‑ za che tra coloro che dichiararono di essere fisicamente attivi almeno 5 giorni al‑ la settimana i sintomi del raffreddore furono accusati il 43-46 % di meno rispetto

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Ovviamente tutti noi sappiamo che il movimento ha varie ripercussioni positive sulla salute: • protezione cardiovascolare, • mantenimento del peso corporeo ideale, • rinforzo delle articolazioni, • controllo ormonale, • ritardo dell’invecchiamento, • azione psicologica. Ognuno di questi aspetti sarebbe sufficiente per valutare la possibilità — o ne‑ cessità — di un impegno “sportivo” in qualsiasi momento della nostra vita. Alcu‑ ni degli effetti elencati, come la protezione cardiovascolare, sono particolarmen‑ te preziosi per le persone oltre i 40-50 anni, suffragando ulteriormente la tesi se‑ condo la quale l’attività fisica è un toccasana per chiunque ad ogni età. Inoltre, le raccomandazioni di Promozione Salute Svizzera indicano che “svolgendo 3 volte alla settimana un’attività fisica — si intende un’attività che faccia sudare — si ottengono benefici supplementari per la salute. L’attività fisica è in effetti tra i te‑ mi prioritari delle principali istituzioni per la promozione della salute in Svizzera.”



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MEDICINA — Influenza

GLI SVIZZERI E L’ATTIVITÀ FISICA* • La percentuale delle persone fisicamente inattive ha raggiunto l’apice nel 1997 (39 %) per poi scendere di nuovo al 32 % nel 2007. • La percentuale delle persone fisicamente attive è aumentata tra il 1992 (26 %) e il 2007 (32 %). • La quota di ragazzi (11-15 anni) inattivi o solo moderatamente attivi è diminuita tra il 1994 e il 2006, passando dal 36 al 30 %, ma è tuttavia ancora molto elevata. • I chilometri percorsi annualmente a piedi sono raddoppiati dal 1984 al 2005 (365 contro 754 km/anno). • La durata dei tragitti giornalieri percorsi a piedi e/o in bicicletta è aumentata dal 2002 al 2007, passando dal 49 al 57 %. • La percentuale di ragazzi (11-15 anni) attivi, vale a dire che praticano un’attività sportiva al di fuori dell’orario scolastico per un totale di 4 o più ore settimanali, non ha subito variazioni tra il 1994 e il 2006 (37 %). • Tra il 2004 e il 2007, l’attività fisica praticata durante la vita quotidiana e l’orario di lavoro è praticamente restata invariata (25 % delle persone in‑ tervistate). • Il numero di giovani (10-20 anni) che partecipano alle offerte promosse da Gioventù+Sport è rimasto relativamente costante negli ultimi 5 anni (700’000 partecipazioni ogni anno). • Il numero di adesioni, in qualità di membri attivi, alle 81 associazioni di Swiss Olympic si è stabilizzato nel 2004 (2,04 milioni), dopo essere dimi‑ nuito tra il 1995 e il 2000, passando da 2,39 a 2,06 milioni. • Dopo un aumento registrato tra il 1998 (292 km/anno) e il 2000 (355 km/anno), nel 2005 (285 km/anno) è stata rilevata una diminuzione nel nu‑ mero di chilometri percorsi annualmente in bicicletta dalla popolazione di età superiore ai 10 anni. * Dati dell’Ufficio federale della sanità pubblica (2010). a chi faceva del moto solo 1 volta ogni 7 giorni. Dai risultati è emerso che una buo‑ na forma fisica riduce tra il 31 e il 41% anche la probabilità di accusare sintomi peggiori rispetto ai sedentari.

Come fare movimento

Come detto all’inizio, stiamo parlando di attività fisica moderata, senza ovviamente gli eccessi di quella agonistica o di una amatoriale molto intensa, anche perché questi casi possono diventare controproducenti, sottraendo e‑ nergie alla resistenza naturale dell’organismo. Durante un’attività fisica im‑ pegnativa si verifica: • il calo del tasso di produzione delle immunoglobuline; • la diminuzione della capacità delle cellule NK (Natural Killer) di uccide‑ re i virus; • la riduzione del numero dei linfociti immessi nel sangue. Esattamente il contrario di quanto avviene quando si pratica un’attività fisica mo‑ derata. In pratica, il rischio di ammalarsi in base all’intensità del movimento prati‑

cato è: • sedentari = medio-alto; • soggetti che praticano una regolare e moderata attività sportiva = basso; • atleti (professionisti) o dilettanti sottoposti a sforzi eccessivi = alto. Sempre secondo Promozione Salute Svizzera, “la pratica quotidiana di 30 mi‑ nuti di un’attività fisica (leggero affanno) può aumentare in modo considere‑ vole lo stato di salute di uomini e donne di tutte le età”. Si tratta quindi di tro‑ vare nel quotidiano — oppure un giorno sì e uno no — una piccola parentesi per muoversi. Che sia una passeggiata, una nuotata o semplicemente portare fuori il cane mattina e sera, l’importante è acquisirne l’abitudine: l’influenza sarà meno pesante e se ne andrà prima! Perché l’attività sia efficace deve quindi essere sufficientemente continua e intensa. Molti pensano che possa facilitare le patologie da raffreddamento so‑ prattutto in quei casi in cui viene svolta in condizioni disagevoli, climaticamente parlando. In realtà ciò è vero quando l’individuo non è allenato o è sottoallenato


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INFLUENZA O RAFFREDDORE? Non è semplice capire, durante i periodi più freddi, se si è entrati in contatto con un banale raffreddore da virus (R) op‑ pure con l’influenza stagionale (I). Mentre il raffreddore non porta, in genere, a complicazioni, l’influenza è una patologia più seria, che in alcuni casi può avere gravi conseguenze. L’influenza richiede cure mediche. Inoltre si consiglia di pre‑ venirla ricorrendo alla vaccinazione, la quale non protegge, comunque, dai raffreddori.

STATI INFLUENZALI?

Insorgenza dei sintomi I — Fulminea R — Graduale Febbre I — Frequente: da 37,7°C fino a 40,0°C R — Rara: solitamente 0,5°C più del normale Dolori muscolari I — Forti, frequenti

R — Rari

Tosse (secca) I — Forte, frequente R — Da leggera a moderata Dolori articolari I — Forti, frequenti

R — Rari

Mancanza di appetito I — Frequente

R — Rara

Mal di testa I — Forte, frequente

R — Leggero, raro

Malessere I — Forte

R — Leggero

Senso di debolezza I — Intenso, per 2/3 settimane R — Leggero, di breve durata Dolori al petto I — Forti, frequenti R — Da leggeri a moderati

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Naso chiuso I — Occasionale

R — Frequente

Starnuti I — Occasionali

R — Frequenti

Mal di gola I — Occasionale

R — Frequente

(come succede a chi pratica ciclismo solo alla domenica). Se l’individuo è alle‑ nato, può tranquillamente superare le avversità del clima senza temere per la sua salute perché il corpo si abitua a convivere con situazioni sfavorevoli. Non cercate di difendervi dal clima considerandolo un nemico, ma praticate sport fondendovi con ciò che vi circonda. L’errore fondamentale di chi pratica sport all’aperto è spesso quello di coprirsi in maniera eccessiva o di rinunciare quan‑ do cade una goccia di pioggia o tira un alito di vento. Questo atteggiamento mentale in realtà è la prova più evidente che si considera il proprio fisico troppo debole, impedendogli di allenarsi ad affrontare ogni avversità atmosferica. E senza allenamento non c’è miglioramento.

Le regole da seguire

• Evitare per quanto possibile i mezzi di trasporto — 10-20 minuti a pie‑ di (o in bicicletta) sono un toccasana. • Porsi dei piccoli obiettivi settimana per settimana — Alla lunga diventa

Vivere gennaio/febbraio 2012

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CONSIGLI UTILI Cosa fare e cosa evitare per valorizzare l’attività fisica nel prevenire i malanni di sta‑ gione: • È la qualità degli indumenti che crea l’“effetto caldo” — Indossare quindi tessuti che permettono di trattenere il calore del corpo. A contatto con la pelle vanno bene il cotone e la seta e, sopra, la lana. • Evitare indumenti attillati o comprimenti, perché in inverno il sangue circola meno in superficie e maggiormente in profondità — Poiché ciò è alla base della sensa‑ zione di freddo, con indumenti larghi il sangue circola meglio a livello cutaneo. • Quando si esce, meglio vestirsi “a strati”, per liberarsi eventualmente di una par‑ te degli abiti entrando in un luogo riscaldato. • Proteggersi, soprattutto in giornate fredde e ventose, con sciarpe di lana o anche di seta. Soprattutto chi vive nelle grandi città dovrebbe avere l’accortezza di copri‑ re anche la bocca. • D’inverno, preferire un bagno caldo piuttosto che una doccia, perché riscalda e ri‑ lassa di più — Inoltre, nell’acqua si possono sciogliere essenze di piante balsami‑ che utili sia all’apparato respiratorio che alla pelle, come pino, lavanda, timo ed eu‑ calipto. Per un’azione antinfiammatoria si può aggiungere un estratto di artiglio del diavolo, ottimo nei confronti dei dolori di tipo artrosico.

Frequente bruciore di stomaco?

• Il cosiddetto “colpo d’aria” potrebbe mietere meno vittime se trovasse organismi allenati a convivere con il freddo — Per questo motivo è opportuno mantenere nell’abitazione una temperatura di 20°C, anche aprendo ogni tanto le finestre.

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• Umidificare gli ambienti, magari migliorandola con essenze di timo, verbena o eu‑ calipto. • Per contrastare l’insorgere del raffreddore si può bere succo di cipolla. È diureti‑ co, antireumatico e svolge anche una funzione antisettica per le vie respiratorie.

Agisce giorno e notte

• Durante l’influenza occorre seguire una dieta ricca di liquidi come spremute, suc‑ chi di frutta e verdura.

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• Quando si accusa un dolore retrosternale, le vecchie “polentine” di farina di semi di lino sul petto, tanto care alle nostre nonne, sono ancora miracolose. • Per prevenire e curare il mal di gola è consigliabile assumere quotidianamente del‑ la tintura madre di propoli — Quando la gola brucia troppo, questo rimedio è pre‑ parato con l’aggiunta di glicerina, per evitare di irritarla ulteriormente con la pic‑ cola quantità di alcol presente in genere nelle tinture madri. Per un effetto antidolorifico ed antinfiammatorio si può anche ricorrere a gargari‑ smi quotidiani a base di decotto di equiseto, fiori d’arnica e fieno greco.

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un’abitudine. • Non strafare — Il cuore deve essere moderatamente sollecitato. • Essere costanti — Non serve muoversi per una settimana e poi star fermi per un mese. • Se si ha la possibilità, trovare un’attività che vi stimoli veramente — La noia è nemica della costan‑ za. • Attenzione, se l’influenza è in corso, non fare attività fisica — Se poi, nonostante le precauzioni e il buono stato di forma, si è comunque colpiti dalla febbre, non illudersi nella convinzione che sudare fac‑ cia bene. Infatti in questo modo si peggiora solo la situazione. • Evitare l’attività fisica fino ad una settimana dopo l’influenza, soprattutto se si è poco allenati — I virus dell’influenza colpiscono, oltre alle vie respiratorie, anche le cellule muscolari. Inoltre, non rispet‑ tando una corretta convalescenza, strappi e stiramenti sono dietro l’angolo.

MORE INFOS

Leggere il foglietto illustrativo. Mepha Pharma SA Quelli con l’arcobaleno

WWW.uniticontrolinfluenza.ch/it Sito internet della campagna di prevenzione dell’Ufficio federale della sanità pubblica

Vivere gennaio/febbraio 2012


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MEDICINA — Herpes labiale

HERPES LABIALE: IL FUOCO SULLE LABBRA! La “febbre” è una malattia virale molto contagiosa, sgradevole ed inestetica. Colpisce quasi il 90 % della popolazione svizzera e si manifesta con crisi più o meno ravvicinate. La redazione

Come si manifesta

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hi è soggetto alla comparsa di herpes sul‑ le labbra sa bene quanto questa infezione sia fastidiosa, dolorosa oltre che antieste‑ tica! Inoltre, si manifesta sempre nei mo‑ menti meno opportuni: prima di un appuntamento importante, di una cerimonia o di una gara.

Che cos’è?

L’herpes labiale è una malattia infettiva causata da un virus — l’Herpes simplex di tipo I (HSV1), appartenente alla famiglia Herpesviridae — che si manifesta sulle labbra con una fastidiosa eru‑ zione vescicolare su base eritematosa. Le comu‑ ni “febbri”sono tipicamente raggruppate a grappo‑ lo e precedute da bruciore e prurito.

LE Statistiche

L’herpes labiale è una delle malattie infettive più

Generalmente i sintomi premonitori si manifesta‑ no 6-12 ore prima della comparsa dell’eritema, cioè nella fase di arrossamento che è parte integran‑ te del processo infiammatorio, il quale precede la for‑ mazione delle lesioni labiali. I primi sintomi sono: • prurito fastidioso, pizzicore, formicolio; • senso di tensione alle labbra. Alcuni sentono anche dolori o bruciori nella parte interessata. La virulenza del virus ha una durata complessiva di 36-72 ore. Le antiestetiche lesioni guariscono com‑ pletamente, anche se non curate, solo dopo 8-10 giorni. Le vescicole compaiono nei primi 3 giorni, con l’e‑ missione di un liquido chiaro e trasparente conte‑ nente i virus. Accompagnate tutt’intorno da rosso‑ re, diventano poi rapidamente opache. Le singole vescicole possono ingrandirsi fino a for‑ mare un’unica piaga estesa che poi scoppia e origi‑ na la tipica crosticina giallastra, la quale, seccan‑ dosi, normalmente non lascerà una cicatrice. Le vescicole si manifestano soprattutto sulle labbra, talvolta anche su guance, mucosa nasale (narici) o oro-faringea, palato, lobi delle orecchie o negli occhi; raramente sulle natiche.

Il dolore a livello delle vescicole è spesso pungente (formicolio), brucia e dà molto prurito, fastidi che possono durare per più giorni (7-10). Talvolta assieme all’herpes possono comparire anche affa‑ ticamento, mal di testa e febbre. Una volta che l’herpes è guarito, i virus responsabili non scompaiono ma, in uno stato latente, rimangono posizionati nei gangli nervosi (nervo trigemino) alla base del collo. Sono sempre pronti ad “apparire” in qualsiasi momento di stato di “debolezza” del loro inconsapevole portatore, migrando attraverso i nervi e colpendo spesso la stessa parte lesa. L’herpes è nella maggior parte dei casi una malattia benigna. Tuttavia, il virus può propagarsi ad altre parti del viso o del corpo e in alcuni casi, come ad e‑ sempio se interessa gli occhi, richiede assolutamen‑ te il parere di un medico. Inoltre alcune categorie di persone, come quelle immunodepresse (AIDS, …), possono presentare complicazioni più gravi.

IL RESPONSABILE

Il virus Herpes simplex di tipo I (HSV1) può essere molto contagioso e si trasmette per contatto di‑ retto (lesioni o gioccoline di saliva) tra 2 persone. L’HSV1 è un virus parassita che vive solo se ospita‑ to all’interno di una cellula umana: lontano da questo “habitat” necessario alla sua sopravvivenza è desti‑ nato a soccombere rapidamente. Infine, non confe‑ risce immunità: perciò esiste una recidiva delle lesio‑ ni. Pure il virus di tipo II (HSV2) può talvolta essere la causa dell’herpes labiale, anche se normalmente è all’origine di quello genitale. Di solito il primo contagio avviene in giovane età e spesso è asintomatico: tuttavia, chi è stato contagia‑ to dal virus lo “porta” nell’organismo per tutta la vita.

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frequenti al mondo: circa il 70-90% degli adulti sono portatori del virus, tuttavia senza che necessariamente si manifesti la patologia. Quindi la stragrande maggioranza ha avuto almeno un contat‑ to nel corso della sua vita. In circa metà dei portatori il virus diventa attivo, pro‑ vocando la formazione di vescicole sulle labbra 1-2 volte all’anno. Sfortunatamente il 5-10% dei portatori subisce più di 6 recidive all’anno (fino a 10-12).


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Lo scorso ottobre alcuni ricercatori statunitensi della Utah School of Medicine di Salt Lake City e della Uni‑ versity of Massachusetts Medical School di Worce‑ ster hanno dimostrato che il motivo per cui solo una parte della popolazione sviluppa l’herpes labiale è probabilmente riconducibile a fattori ge‑ netici. In effetti, i loro studi hanno evidenziato che il gene C21orf91 del cromosoma 21 presenterebbe diverse varianti e queste differenze spiegherebbe‑ ro perché alcune persone manifestano la malattia, mentre altre non presentano alcun sintomo pur es‑ sendo a loro volta portatrici del virus.

LE CAUSE E LA Prevenzione

Le eruzioni di herpes labiale sono generalmente il risultato di stress fisico o psicologico. Come visto in precedenza, una volta che è stato con‑ tratto il virus, ci sono alcuni fattori che possono fa‑ vorirne la comparsa come, ad esempio: • i raggi del sole, in particolare gli UVB, ma an‑ che gli UV sintetici (solarium) — Il sole è re‑ sponsabile del 15-25% delle recidive. Se l’eruzione delle vescicole erpetiche si ripete dopo un’esposizione prolungata o in caso di forte irraggiamento (ad esempio in montagna o al ma‑ re), sarà necessario difendere le labbra con un prodotto solare ad alto grado di protezione (per esempio indice 50+). Oltre a proteggerle, le i‑ drata e previene le recidive. Ricordarsi che biso‑ gna fare diverse applicazioni nell’arco della gior‑ nata. • Le malattie infettive come influenza, sindro‑

me influenzale, raffreddore o più in generale la febbre. • Le infezioni batteriche. • I problemi psichici o nervosi, come stress psicofisico (troppo lavoro, …), uno shock emo‑ zionale o traumi. • Il freddo. • L’indebolimento del sistema immunitario — In caso di forte affaticamento, anche dopo un cambiamento di orari o in caso di jet-lag, debo‑ lezza fisica, malattie che coinvolgono il sistema immunitario (AIDS, …) o trattamenti farmacolo‑ gici che lo debilitano. • Il ciclo mestruale, la gravidanza e le variazio‑ ni ormonali. • I disturbi digestivi, gli squilibri alimentari o l’aver mangiato particolari cibi (alcuni insac‑ cati o formaggi). Quindi, se possibile, questi fattori vanno evitati per prevenire la comparsa dell’herpes labiale. È anche importante rafforzare il sistema immunitario, se‑ guendo un’alimentazione equilibrata, praticando un’attività fisica, riposando e dormendo a suf‑ ficienza. Anche curare le labbra, mantenendole morbide e idratate, aiuta comunque a prevenire l’herpes. La diagnosi dell’herpes labiale consiste in una serie di domande mirate, soprattutto in merito alla possi‑ bile trasmissione, e generalmente non ricorre a de‑ gli esami del sangue o ad ulteriori analisi. Per le persone soggette a recidiva (più di 6 attac‑ chi all’anno), il medico può prescrivere degli antivi‑

rali a titolo preventivo da assumere quotidianamen‑ te. Ciò può essere utile per evitare a tutti i costi di avere l’herpes in un giorno particolare (matrimonio, colloquio di lavoro, presentazione importante,...).

Terapia

La regola più importante è conoscere il proprio ne‑ mico. Per organizzare una difesa precoce ed efficace è fondamentale agire sin dai primi sintomi, soprattutto per coloro che soffrono di recidiva. Per curare i sintomi dell’herpes labiale leggero e lo‑ calmente limitato, oggi si usano soprattutto delle creme, alcune disponibili anche senza prescrizione medica. Purtroppo i trattamenti contro l’herpes labiale a disposizione attualmente curano i sintomi e non la causa: non sono in grado di curare definitiva‑ mente la patologia ed è quindi necessario ripetere i trattamenti con la ricomparsa dei primi pizzi‑ cori. Bambini, donne in gravidanza e pazienti con herpes nella regione oculare o con un decorso grave della malattia dovrebbero assolutamente con‑ sultare un medico. Ciononostante, generalmente l’herpes labiale non è una malattia pericolosa, tutta‑ via i sintomi possono essere sgradevoli e avere an‑ che delle ripercussioni psicologiche.

I farmaci

Alla comparsa dei primi sintomi bisogna, come det‑ to, intervenire tempestivamente con un tratta‑ mento topico specifico a base di principi attivi

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MEDICINA — Herpes labiale

CONSIGLI UTILI • Non toccare le vescicole perché la malattia potrebbe trasmettersi anche ad altre parti del corpo (dita, viso, occhi e genitali). • Non grattare, né pungere mai le vescicole perché potrebbero penetrarvi dei batteri che si moltiplicano nella piaga, pregiudi‑ cando la guarigione oltre a favorire la formazione di cicatrici. • Ogni volta che si toccano le vescicole lavare bene le mani, anche prima e dopo aver applicato la crema contro l’herpes. • Rispettare le regole igieniche — Non condividere bicchieri, posate, utensili da cucina, asciugamani, spazzolini da denti, creme per le labbra, burro di cacao, rossetto, fazzolet‑ ti, … • Cambiare tutti gli asciugamani, gli spazzolini da denti e le lenzuola a guarigione avve‑ nuta. • Fare attenzione con le lenti a contatto — Non umidificarle con la saliva, per evitare il rischio di contaminare l’occhio. • Per evitare irritazioni, non ricoprire la superficie delle piaghe con cosmetici o del truc‑ co. • A causa dell’elevato pericolo di contagio durante l’eruzione, non baciare nessuno, soprattutto nei momenti di picco (fase acuta). Evitare il contatto intimo con il/la par‑ tner. • Prestare molta attenzione ai contatti con i neonati, perché l’herpes labiale potrebbe essere pericoloso per loro e i bambini con eczemi, dato che hanno ancora un sistema immunitario immaturo. • Le puerpere affette dovrebbero assolutamente portare una mascherina protettiva, oltre a lavarsi bene le mani prima di allattare o entrare in contatto con il proprio bambino, come, ad esempio, cambiando il pan‑ nolino. antivirali: il più conosciuto e tra i più efficaci è l’aciclovir. Grazie al loro meccanismo d’azione inibisco‑ no la moltiplicazione del virus erpetico, permetten‑ do di contenere l’esplosione della formazione di ve‑ scicole. Applicare una quantità di crema pari a una capocchia di spillo e ripetere l’applicazione ogni 4 ore (cioè 6 volte al giorno), con una pausa durante la notte. La durata del trattamento abituale è di 5 gior‑ ni. Esistono anche altre molecole affini all’aciclovir, che hanno anch’esse un effetto positivo, come il penciclovir. Altri farmaci (valaciclovir e famciclo‑ vir) sono sotto forma di compresse ed è consiglia‑ bile assumerli solamente in caso di attacchi gravi e frequenti (più di 6 all’anno) e sotto prescrizione me‑

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dica. Parlate con il vostro medico per farvi prescri‑ vere il prodotto più adatto al vostro caso. Se la fase iniziale della patologia non viene trattata in tempo, si assiste alla formazione delle dolorose vescicole. A questo punto è importante ridurre l’in‑ fiammazione e aiutare la guarigione e la cicatrizza‑ zione delle parti lese, trattando l’herpes fino alla guarigione. È possibile continuare con l’applicazione di una crema a base di aciclovir o di un al‑ tro antivirale (penciclovir, …). Si possono usare anche creme a base di solfato di zinco liberamente in vendita in farmacia: servono per disinfettare e seccare le vescicole e vanno ge‑ neralmente applicate con la comparsa dell’herpes. Il solfato di zinco e l’eparina sono 2 principi attivi che danno ottimi risultati, soprattutto in associazione. È importante continuare comunque una delle te‑ rapie per 3 giorni dopo la scomparsa dei sintomi. Si possono anche usare dei patch invisibili, da ap‑ plicare sull’herpes, a base di idrocolloide. Efficaci per favorire la formazione di croste, aiutano la cicatriz‑ zazione, limitano la sensazione di bruciore o di do‑ lore, impedendo di contagiare altre persone. Quando le crosticine scompaiono è consigliabile applicare una crema disinfettante o una crema a base di lisozima più volte al giorno.

La fitoterapia

Sono varie le piante che possono alleviare i sintomi e accelerare il processo di guarigione dell’herpes. Il limone, frutto medicinale per eccellenza, trova ap‑ plicazione anche nella cura di afte e nella pulizia dei denti: il limonene, presente negli oli essenziali dei frutti del genere Citrus, grazie alle sue partico‑ lari capacità antivirali è molto utile anche nella cura dell’herpes. Bisogna però evitare l’esposizione al sole dopo il trattamento. Altro rimedio è la melaleuca o tea tree, detto anche albero del tè: l’olio essenziale estratto dalle sue foglie ha proprietà antivirali, antinfettive — germi‑ cida, battericida e fungicida — ed è anche un buon analgesico. Anch’essa trova impiego in svariate pa‑ tologie del cavo orale: la sua azione risulta molto ef‑ ficace se tempestiva. Tamponature della parte inte‑ ressata al primo stadio di formazione dell’herpes at‑ tenuano il dolore e limitano lo sfogo, facilitandone la guarigione. Gli oli essenziali di melissa, applicati in pomata sul‑ la vescicola, esercitano un effetto antivirale e alle‑ viano efficacemente l’herpes labiale. Esistono anche preparati a base di altri oli essenzia‑ li come timo, ginepro, maggiorana o ravensara. Ancora più efficace è forse una miscela di oli, preparata con 20 ml di olio d’iperico, 5 ml di olio es‑ senziale di melaleuca e 5 ml di olio essenziale di lavanda: la si può spalmare delicatamente sulla zo‑ na interessata dalle lesioni, 3-4 volte al giorno. Per applicazioni locali si possono utilizzare anche la calendula, l’Hypericum e i propoli al 20%: questi rimedi vanno applicati localmente dopo essere stati diluiti in un’uguale quantità d’acqua. Sempre per ridurre i sintomi, si possono eseguire delle toccature — con un po’ di cotone avvolto su un bastoncino —, 2-4 volte al giorno, a base di tin‑ tura madre di echinacea o propoli. Vanno alternate con delle toccature di succo di limone o essenza di melissa. Durante la notte si può applicare un legge‑

ro strato di propoli in pomata. Se si soffre frequentemente di herpes labiale, la fitoterapia consiglia di assumere: • rosa canina — Tintura madre, 30 gocce, 1-2 vol‑ te al giorno; • echinacea — Tintura madre, 30 gocce, 1-2 vol‑ te al giorno; • propoli — 30 gocce di tintura madre in 1 cuc‑ chiaio di miele.

L’omeopatia

Esistono anche diversi rimedi omeopatici, ad esem‑ pio: • Vaccinotoxinum 30 CH o 9 CH — Da prendere già ai primi sintomi, 2-3 volte al giorno. • Rhus toxicodendron 9 CH o 7 CH — General‑ mente in granuli. Il trattamento di base consiste in 3 granuli alla volta, da ripetere durante la gior‑ nata (per esempio 3-6 volte al dì), lontano dai pa‑ sti, riducendo l’assunzione secondo il migliora‑ mento ottenuto. Si usa quando la lesione compare con piccole vescicole piene di liquido chiaro, estremamente pruriginose, che appoggiano su pelle arrossata. Inoltre, il prurito non passa grattando e migliora col calore. • Ranunculus bulbosus 5 CH — Stesso dosag‑ gio di Rhus, quando le vescicole sono piene inve‑ ce di un liquido più scuro, bluastro o addirittura sanguigno. • Mezereum 9 o 5 CH — Stesso dosaggio di Rhus, quando il contenuto delle vescicole è denso, gial‑ lastro, talora addirittura purulento e il prurito/ bruciore locale è sempre molto intenso. Prendere i granuli fino alla comparsa delle cro‑ ste. • Cantharis 5 CH — Stesso dosaggio di Rhus, quando le vescicole contengono del liquido chia‑ ro e si sollevano da pelle in apparenza assoluta‑ mente sana, come nel caso delle scottature. • Kalmia 9 CH — Se le vescicole appaiono anche sul volto. Assumere 4 granuli fino alla comparsa delle crosticine. Nel caso in cui le caratteristiche delle lesioni sono molto ben definite si può arrivare all’assunzione dei rimedi Rhus, Ranunculus, Mezereum e Cantharis in dose unica 200 CH o a dosi ancora più alte. L’utilizzo del rimedio Sulphur, anche ad alte dilui‑ zioni, viene prescritto dal medico omeopatico ai sog‑ getti che presentano spesso un’alternanza tra ma‑ lattie interne e patologie cutanee come l’herpes. Capita spesso che l’herpes scoppi in luoghi dove è impensabile trovare una farmacia omeopatica. In questi casi si può adottare una tecnica di trattamen‑ to isopatico, che si dimostra sempre efficacissimo: • prendere una minima quantità della propria uri‑ na, fatta dopo la comparsa dei primi sintomi. • Metterne 1 cucchiaino da caffè in 1 bottiglia di vetro, come quelle dell’acqua minerale. • Riempirla per metà con acqua di rubinetto. • Tapparla e scuoterla verticalmente, per almeno 50 volte. • Rovesciare il contenuto nel lavandino. La quantità di questa prima “diluizione di urina” ri‑ masta “attaccata” alle pareti della bottiglia è suf‑ ficiente per preparare una seconda diluizione, se‑ guendo il medesimo procedimento. Il tutto va attuato


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4 volte, dopodiché si ottiene circa mezza bottiglia di rimedio. Si noti che è più facile eseguire i vari pas‑ saggi che spiegare l’intero procedimento: infatti ba‑ stano solo 3 minuti per ottenere “la medicina”. Mettere direttamente sotto la lingua una decina di gocce 3-4 volte al giorno: ci si accorgerà che il gon‑ fiore, il rossore e anche il dolore diminuiranno subi‑ to di intensità. Poiché la preparazione isopatica è prodotta a parti‑ re da secrezioni di un singolo individuo, la soluzione ottenuta deve essere utilizzata solo ed esclusivamen‑ te dalla persona a cui apparteneva l’urina.

Gli oligoelementi

In persone che spesso soffrono di herpes va impo‑ stato un trattamento preventivo assumendo una do‑ se quotidiana di una miscela di oxiprolinati. In fase acuta, è sempre indicato anche Rame-Oro-Argen‑ to, di cui prendere 3 o 4 misurini al giorno fino alla scomparsa dei sintomi.

L’alimentazione

“Fa che il cibo sia la tua medicina”: questa massima dalle origini antiche, figlia di Ippocrate, può trovare conferme anche nella lotta contro l’herpes. Più che di cura, comunque, è meglio parlare di prevenzio‑ ne, dal momento che questa patologia non può es‑ sere sconfitta in maniera definitiva ma tuttalpiù resa inoffensiva. Parimenti, la dieta contro l’herpes non ha alcuna valenza curativa quando la malattia si trova nella fase acuta. È quindi irrealistico sperare che le fastidiose bollicine regrediscano per merito di

LISINA E ARGININA Uno dei consigli più diffusi, quando si parla di dieta contro l’herpes, è di aumentare l’apporto ali‑ mentare di lisina riducendo quello di arginina; quest’ultimo amminoacido, infatti, sembra promuovere la replicazione dei virus dell’herpes, che sintetizzano proteine molto più ricche di argi‑ nina rispetto a quelle umane. Alla lisina è ascritta la capacità di antagonizzare l’arginina dal punto di vista metabolico, compe‑ tendo con essa in varie reazioni biologiche. Questo consiglio si traduce, in termini pratici, nel ri‑ dotto consumo di alimenti come arachidi, noci, nocciole, zuccheri raffinati, frutta secca in genere e cioccolato, preferendo cibi in cui il rapporto arginina/lisina è inferiore, come proteine animali (carne e pesce), latticini e legumi. Inoltre, andrebbe posta particolare attenzione ai metodi di cot‑ tura in grado di preservare o rendere meno biodisponibile la lisina; secondo alcuni studi, la quan‑ tità di lisina biodisponibile è ridotta da temperature di cottura troppo elevate, o dall’associazione ad uno zucchero riducente (ad esempio fruttosio, glucosio o lattosio), saccarosio o lievito durante la cottura. La presenza di umidità, invece, sembra preservare la lisina biodisponibile; per quanto detto la cottura al vapore e la bollitura sono in tal senso metodi preferibili alla frittura e alla cottu‑ alla griglia. Per quanto riguarda eventuali integrazioni alimentari, si suggerisce l’assunzione di 500/1000 mg di lisina 2-3 volte al giorno, mentre va evitata la specifica supplementazione di arginina tanto cara ad alcuni sportivi. In caso di manifestazione erpetica attiva, l’integrazione di lisina andrebbe spo‑ stata verso la dose massima del range consigliato. alimenti miracolosi, anche se l’integrazione di spe‑ cifici nutrienti ad alte dosi ha dimostrato risultati incoraggianti. Quando si vogliono migliorare delle difese immuni‑ tarie un po’ carenti è infatti importante assumere le giuste dosi di vitamine e minerali. In particolare l’ali‑ mentazione deve assolutamente soddisfare il fabbi‑

sogno di vitamina A, C, E, magnesio e ferro. Alimenti particolarmente indicati per migliorare l’ef‑ ficienza del sistema immunitario sono gli agrumi, le alghe, l’echinacea, i prodotti dell’alveare (miele, pappa reale e propoli) e quelli ricchi di lisina. Per contro, evitare alcolici, carboidrati raffinati e zuc‑ cheri e i cibi ricchi di arginina.

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MEDICINA — Cheloidi

CHELOIDI: QUANDO LA PELLE CICATRIZZA MALE Una caduta dalle scale, un incidente d’auto o un intervento chirurgico: molte situazioni della vita la‑ sciano il segno sotto forma di cicatrici più o meno estese. La redazione

coppia.

I FATTORI CHE INFLUISCONO

La qualità di una cicatrice dipende in larga parte dal modo in cui la cute di un soggetto tende a guarire e, in misura minore, dal tipo di evento che l’ha originata e dalle precauzioni adottate durante la fase di guarigione. Le variabili che influiscono sulla formazione di una cicatrice sono: • carnagione — Chi l’ha chiara ha una maggiore probabilità di presentare cicatrici di buona qua‑ lità rispetto a chi l’ha scura (mediterranea). • Regioni del corpo — le cicatrici tendono per co‑ stituzione a risultare più evidenti, ad esempio, nella regione toracica, dietro le orecchie e sulle spalle. Esistono tuttavia delle situazioni in cui le probabilità di formazione di una brutta cicatrice sono indipendenti dalle caratteristiche del soggetto, come nel caso di ustioni di II grado profondo o di III grado o in seguito a traumi complessi.

COS’È un cheloide?

Di questa patologia vi sono ampie descrizioni già nei papiri egiziani, ma il termine “cheloide” — dal gre‑ co, “simile alle chele del granchio” — fu coniato nel 1806 dal dermatologo francese Jean Louis Ali‑ bert, proprio per indicare la sua crescita interna, ol‑ tre a quella esterna.

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È POSSIBILE ELIMINARLI?

A differenza di quanto comunemente si pensi, le ci‑

catrici sono dei segni permanenti che non posso‑ no essere eliminati con nessuna tecnica chirurgi‑ ca o trattamento medico, ma soltanto in parte migliorati nell’aspetto (riduzione del volume, appiat‑ timento, schiarimento e, raramente, pure la scom‑ parsa della placca). In ogni caso, prima di ricorrere ad un intervento di re‑ visione, è necessario attendere circa un anno dall’e‑ vento che l’ha determinata: infatti, la lesione va in‑ contro a numerose trasformazioni che la rendono molto evidente soprattutto nei primi 3 mesi, fino a maturare e arrivare ad una conformazione definitiva.

Crioterapia con azoto liquido

È una metodica dermatologica indicata per il tratta‑ mento non invasivo di alcuni cheloidi. L’azoto liquido non è altro che “aria” raffreddata a -196 °C. Il freddo così erogato congela il tessuto ber‑ saglio, formando dei cristalli di ghiaccio intracellu‑ lari che provocano la lisi meccanica e shock termico della cellula. Le metodiche più utilizzate sono quella spray e quella a contatto.

Altre soluzioni

Le infiltrazioni intralesionali di triamcinolone, praticate dal dermatologo con la tecnica della micro‑ tunnelizzazione, possono talora ridurre le dimensioni del cheloide, soprattutto se precedute da crioterapia. La luce pulsata a 560 nm può avere un’azione so‑ lo sulla componente vascolare, ottenendo quindi un parziale schiarimento della placca. Il dermatologo al momento della visita può sugge‑ rire, a seconda dei casi, l’applicazione di prodotti specifici come lamine autoadesive di poliuretano, creme a base di allantoina, cerotti medicati al corti‑ sone, spray, medicazioni e gel di silicone. L’impiego di farmaci topici come tacrolimus, pi‑ mecrolimus, ginpent e imiquimod è ancora in fase sperimentale. È possibile ricorrere anche a terapie alternative co‑ me infiltrazioni di cortisonici o metodi di compressio‑ ne. Le preparazioni a base di aloe vera possono risultare utili in chiave preventiva: gli estratti di questa pianta grassa si sono infatti rivelati di una certa utilità nel contrastare gli esiti cicatriziali esuberanti.

La chirurgia

L’asportazione con buona probabilità indurrebbe un nuovo trauma, innescando un nuovo ed abnorme processo cicatriziale, con formazione di un cheloide più grande di prima.

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U

na cicatrice più o meno evidente non co‑ stituisce un rischio vitale, ma può causare problemi di insicurezza, difficoltà a rela‑ zionarsi e ad avere una serena vita di

Inizialmente si presenta come una normale cicatri‑ ce, ma in seguito si rileva e si estende, superando i limiti della lesione iniziale. È una normale prolifera‑ zione di fibroblasti, localizzata nel derma profon‑ do e caratterizzata da: • produzione di grandi quantità di collagene, che gli conferiscono una consistenza dura; • sopraelevazione; • superficie liscia, traslucida e priva di peli; • estensione in senso laterale nei tessuti circo‑ stanti; • crescita continuata ad andamento intermit‑ tente; • assenza di regressione significativa; • profonda tendenza a recidivare dopo l’abla‑ zione. Nel periodo iniziale o durante quelli di vivace accre‑ scimento la lesione tende ad essere rossastra, vio‑ lacea e tesa, con intensa vascolarizzazione e piccoli vasi, visibili sotto la superficie epiteliale. In fasi più tardive o di quiescenza il cheloide è meno denso e vascolarizzato, ma resta sopraelevato e più fisso del tessuto normale. Il fattore scatenante di un cheloide è per lo più u‑ na lesione traumatica, di qualsiasi natura: • interventi chirurgici (tiroide, mammella, parto cesareo, ecc.), indipendentemente dal medico o dalla qualità del suo operato; • ustioni; • vaccinazioni; • piercing; • escoriazioni e peeling; • sequele di lesioni acneiche; • punture e morsi d’insetto; • follicoliti. È da notare che alcune persone hanno una naturale predisposizione a formare cheloidi. Il cheloide ha una spiccata predilezione per la metà superiore del corpo (capo, collo, petto, spalle e braccia). La distribuzione è centripeta, cioè la mag‑ gior densità delle lesioni si ha sulla linea mediana “capo, collo e petto”. Inoltre, i cheloidi tendono a crescere lungo, piuttosto che attraverso, le linee cu‑ tanee, qualunque sia l’iniziale orientamento della le‑ sione. Il prurito e il dolore sono presenti contemporanea‑ mente nella maggior parte dei casi, mentre l’ulcera‑ zione è più rara. Sono alquanto più comuni piccole aree di infezione con tramiti fistolosi drenanti, ponti cutanei e tasche.


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SALUTE — Compliance

COMPLIANCE: COSÌ DIFFICILE RISPETTARLA? Diabete, ipertensione, reumatismi... molte patologie costringono i pazienti ad assumere più di un farmaco al giorno. Bisogna tuttavia riconoscere che non sempre risulta facile seguire scrupolo‑ samente la terapia. Il rischio di dimenticare qualche compressa aumenta quando gli orari di assunzione sono diversi, i foglietti illustrativi complessi o gli spostamenti frequenti. La redazione elemento chiave nel successo della terapia. Al contrario, si parla di inosservanza quando il pa‑ ziente non la segue, una condizione questa che può far fallire la terapia e perfino mettere in peri‑ colo la sua salute. La compliance è ridotta nelle persone non collabo‑ ranti e spesso negli anziani, nei quali è più difficile, per motivi fisici e psicologici, ottenere un beneficio completo da qualsiasi tipo di intervento medico. La scarsa compliance è un importante problema di salute pubblica. Consapevole del problema, l’in‑ dustria farmaceutica è alla ricerca di soluzioni per ridurre la frequenza delle assunzioni, grazie a forme galeniche innovative, quali cerotti, vaccini o com‑ presse combinate.

L

a compliance è un termine inglese per a‑ derenza, acquiescenza, condiscendenza o conformità, che consiste nel rispetto, da parte del paziente, di: • prescrizioni mediche; • istruzioni inerenti alla dieta, allo stile di vita e agli esami periodici di monitoraggio; • posologie dei farmaci.

In senso generale, la compliance è intesa come la di‑ sponibilità, sia consapevole che inconsapevole, del paziente ad accettare un presidio medico e a trarne il maggior giovamento possibile: in altre parole, è la corrispondenza tra il comportamento di una persona e le raccomandazioni fatte dai professionisti sanitari, concernenti un trattamento preventivo o curativo. Di conseguenza, l’osservanza della compliance è un

Prendere farmaci in modo non corretto è più comune di quanto non si pensi. I pazienti possono commettere vari tipi di errore in relazione all’assun‑ zione di uno schema terapeutico. Quelli più frequenti riguardano: • dosaggio — Il sovradosaggio, il sottodosaggio o un dosaggio errato possono provocare degli ef‑ fetti eccessivi, indesiderati o non avere l’efficacia prevista. Le compresse resistenti ai succhi ga‑ strici possono, per esempio, danneggiare la mu‑ cosa dello stomaco se vengono spezzate. • Ora — Gli effetti dei medicamenti possono varia‑ re anche in funzione dell’ora della giornata in cui si assumono. Per esempio il cortisone deve es‑ sere preso al mattino, rispettando l’orologio bio‑

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logico dell’organismo. I betabloccanti agiscono meglio contro l’ipertensione arteriosa durante la giornata, mentre l’acido acetilsalicilico, a meno di effetti indesiderati sulla mucosa dello stoma‑ co, è meglio assumerlo alla sera invece che al mattino. • Frequenza — Diversi studi hanno mostrato che i pazienti a cui è stata prescritta una dose 2 volte al giorno sbagliano più frequentemente di quelli a cui è stata data un’unica dose quotidiana. Inol‑ tre, le dimenticanze sono maggiori alla sera. • Intervalli — L’assunzione dei medicamenti a in‑ tervalli regolari, ad esempio ogni 8 ore, è estre‑ mamente importante per gli antibiotici, allo sco‑ po di evitare la comparsa di qualche forma di re‑ sistenza. • Durata — Un’interruzione precoce della terapia o un suo prolungamento contro la raccomanda‑ zione del medico sono spesso accompagnati dal‑ la perdita di efficacia, nel primo caso, e da effetti indesirati nel secondo. • Sospensione del farmaco per 3 o più giorni almeno una volta al mese — Anche in caso di assunzione corretta, se il paziente interrompe il trattamento, ad esempio per un breve periodo, magari durante le vacanze, può determinarsi una riattivazione del dolore (effetto “rimbalzo”) e fa‑ vorire una forma di resistenza. Ciò vale anche per i pazienti con difficoltà economiche che tentano di “far durare” più a lungo la confezione del me‑ dicinale. • Abbandono puro e semplice del trattamento.

• Farmaci non prescritti (automedicazione) o sbagliati — Anche nel caso in cui la posologia sia perfettamente rispettata, l’assunzione di un medicamento sbagliato comporta degli effetti i‑ nattesi o non ha l’efficacia prevista. • Scopo, ossia l’assunzione di farmaci per mo‑ tivi errati. • Sequenza • Effetto “camice bianco” — Un po’ come quan‑ do ci si pulisce più spesso i denti prima dell’ap‑ puntamento col dentista, i pazienti cominciano generalmente a seguire le raccomandazioni del medico un po’ prima di una visita. Per questo mo‑ tivo, può capitare che il professionista non si ac‑ corga che il soggetto non ha seguito la terapia in maniera ottimale per tutta la durata indicata. Ciò può causare dei possibili postumi o complicazio‑ ni a lungo termine che erano facilmente evitabili.

EPIDEMIOLOGIA

Secondo alcuni studi comportamentali, soltanto circa la metà dei pazienti che escono da uno studio medico con una prescrizione assume il farmaco secondo le direttive indicate: • il 58% dei pazienti modifica la disposizione; • il 21% le dosi terapeutiche prescritte; • il 36% la durata della terapia. Come accennato in precedenza, i pazienti comune‑ mente migliorano il proprio comportamento nei 5 giorni precedenti e successivi alla visita medica, in confronto a quello rilevato 30 giorni dopo, secondo il fenomeno dell’“effetto camice bianco”.

Uno dei dossier più completi sui problemi legati alla compliance è quello redatto dall’OMS nel 2003 che dimostra come l’inosservanza tocca generalmen‑ te le patologie croniche (circa 50% nei Paesi sviluppati), soprattutto quando la terapia si prolunga al di là dei primi 6 mesi di cura. I bambini sono meno portati degli adulti a seguire un piano terapeutico. In uno studio condotto su bambini con infezioni streptococciche per le quali e‑ ra stato prescritto un ciclo di terapia penicillinica di 10 giorni, il 56% di essi ha interrotto l’assunzione en‑ tro il 3° giorno, il 71% entro il 6° e l’82% entro il 9°. Come per gli adulti, la compliance è peggiore nel ca‑ so di malattie croniche che richiedono trattamenti complessi e prolungati come il diabete giovanile o l’asma. È possibile che i genitori non comprendano chiara‑ mente le istruzioni contenute nella prescrizione e, sempre secondo diverse ricerche, sembra che già dopo 15 minuti dalla visita dimenticano circa la me‑ tà delle informazioni fornite. Inoltre i bambini possono non assumere il farmaco a causa del gusto sgradevole. Infine, spesso le persone più anziane possono assumere diversi farmaci contemporaneamente: il regime terapeutico può essere complesso e difficile sia da ricordare sia da seguire, aumentando quindi la probabilità di un’interazione farmacologica inde‑ siderata.

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SALUTE — Compliance

strettamente alle prescrizioni mediche sono varie e possono dipendere sia dal paziente stesso che dalla terapia/farmaco:

Ragioni legate al paziente

I comuni limiti della compliance sono sotto il control‑ lo del paziente. Per questo è necessario richiamare la sua attenzione per poterla migliorare: • Incomprensione delle istruzioni della prescri‑ zione. • Dimenticanza o, più appropriatamente, definita come rifiuto della malattia — La necessi‑ tà di assumere un farmaco è infatti un costante richiamo al fatto di essere malati. • Negazione della malattia o del suo significato. • Disturbi di memoria, psicologici (in particolare la depressione), cognitivi (handicap mentali), malattie psichiatriche o comportamenti indotti da dipendenza da alcool, droghe e an‑ tidepressivi. • Apatia e disinteresse verso il proprio stato di salute. • Handicap fisici. • Difficoltà materiali (a deglutire compresse o capsule, ad aprire flaconi, a seguire in ogni punto la prescrizione, …). • Mancanza di fiducia e convinzione verso i be‑ benefici e l’efficacia del trattamento. • Mancata comprensione dell’importanza del farmaco, dello scopo per il quale esso viene somministrato o della modalità di sommini‑ strazione. • Riduzione, variabilità o scomparsa della sintomatologia prima del completamento del ci‑ clo terapeutico prescritto o, al contrario, ritardo della comparsa degli effetti attesi. • Timori sull’assunzione dei farmaci (effetti in‑ desiderati o dipendenza). • Preoccupazioni e fattori di natura economica. • Eventuale pagamento o copagamento del medicamento. • Problemi sociali, famigliari o professionali. • Trattamento di malattie asintomatiche. • Mancanza di conoscenze sulla malattia. • Scarsa relazione o difficoltà relazionali con il medico/personale curante. • Presenza di barriere per il trattamento (distanza dalle strutture ospedaliere o mancan‑ za di inquadramento medico). • Appuntamenti mancati. • Inadeguato controllo a distanza o inadeguata pianificazione del trattamento (intervalli fra le visite).

Ragioni legate al farmaco

• Effetti indesiderati (reali o supposti). • Complessità del protocollo terapeutico (som‑ ministrazioni frequenti, molti farmaci diversi, …).

• Farmaci con aspetto simile. • Odore o sapore sgradevole. • Precauzioni poco gradite o troppo restrittive (eliminazione dell’alcool, dei formaggi, …). Gli indicatori sono un’utile risorsa per il medico allo scopo di aiutarlo ad identificare i soggetti che hanno necessità di un intervento in merito. D’altra parte i medici stessi contribuiscono talvolta alla scarsa aderenza: • prescrizione di regimi complessi; • spiegazione non adeguata dei benefici e degli effetti collaterali del medicamento; • scarsa relazione e confidenza con il paziente e la sua famiglia; • mancata considerazione dello stile di vita del paziente e della sua famiglia.

Le conseguenze

Una terapia mal seguita può mettere a repenta‑ glio la salute e provocare spiacevoli conseguen‑ ze come ricadute, peggioramenti, intossicazioni, ma‑ lesseri ecc. Ad esempio, quando si assumono degli antibiotici, la cattiva compliance può provocare la resistenza ai batteri patogeni. In altri casi, l’ipotetica minor efficacia di un farmaco prescritto può indurre erroneamente il medico ad aumentare il dosaggio del principio attivo e causare delle complicazioni. Come abbiamo visto, il peggioramento dello stato di salute del paziente compromette l’efficacia della terapia, causando: • visite mediche più frequenti (in media il tri‑ plo); • prescrizioni di medicinali supplementari; • ulteriori esami ed analisi; • ricoveri imprevisti; • modifiche della terapia; • intervento/i medico/i d’urgenza; • diminuzione dell’efficacia del trattamento; • sviluppo di meccanismi di resistenza; • comparsa di altri sintomi o malattie; • progressione della malattia o ricadute; • in casi estremi, persino il decesso. Tali conseguenze hanno costi economici rilevanti, che contribuiscono ad aumentare ogni anno il defi‑ cit del sistema sanitario. Oltre ad essere un compor‑ tamento benefico dal punto di vista individuale, la compliance è anche un atto “civico”. Secondo una stima effettuata dall’Office of the U.S. Inspector General, la mancanza di compliance è re‑ sponsabile di 125’000 decessi per malattia cardio‑ vascolare ogni anno. Se i pazienti assumessero i loro farmaci secondo le prescrizioni, potrebbero essere evitati: • fino al 23% dei ricoveri nelle RSA (Residenze Sa‑ nitarie Assistenziali); • il 10% dei ricoveri ospedalieri; • molte visite mediche, indagini di laboratorio e un gran numero di trattamenti non necessari.

LE REGOLE DELLA COMPLIANCE

La compliance svolge un ruolo fondamentale nel‑ la lotta contro la malattia, mettendo il paziente al centro della terapia, responsabilizzandolo. Rac‑ comandata dall’Organizzazione Mondiale della Sa‑ nità, implica il rispetto di: • ora dell’assunzione — Al mattino, a mezzo‑ giorno, alla sera o durante la notte. Molti antibiotici, ad esempio, devono essere as‑ sunti ad intervalli di non oltre 8 ore. • Momento della giornata — Prima, durante o dopo aver mangiato, lontano dai pasti o prima di coricarsi. Alcuni principi attivi possono provocare sonno‑ lenza, altri essere resi innocui dai succhi gastri‑ ci. • Intervallo tra le assunzioni — Una o più volte al giorno, tutti i giorni o no, per un periodo conti‑ nuato o per più periodi separati. • Precauzioni, in particolare in merito alla compatibilità con altri farmaci — Alcuni principi attivi possono avere un’azione agonistica su di un altro, potenziandone gli effetti, o invece anta‑ gonistica, cioè riduttiva. • Dosi prescritte. • Modalità e vie della somministrazione (assunzione per via orale/rettale, iniezione, applicazione sulla pelle, ecc.). • Durata della terapia.

Metodi per migliorarla I professionisti sanitari

È più probabile che i pazienti si attengano alle prescrizioni se hanno un buon rapporto con il loro medico, che li coinvolga nelle decisioni da prendere e mostri interesse riguardo al fatto che seguano le indicazioni. La capacità comunicativa tra medico e paziente risulta quindi inversamente correlata alla frequenza di errori nella compliance. Innanzitutto, il paziente deve aver compreso la natu‑ ra e la prognosi della propria patologia. La chiarezza della prescrizione e le spiegazioni sui motivi per cui il trattamento è necessario e cosa ci si possa attende‑ re — per esempio, un ritardo nella comparsa del be‑ neficio clinico o l’insorgenza di effetti collaterali si‑ stemici — aiutano anch’esse ad assicurare la com‑ pliance. Di conseguenza, la fiducia nel medico è di importanza fondamentale. Egli deve: • fornire istruzioni semplici e chiare, semplificando il regime per quanto è possibile; • ascoltare il paziente; • adattare il regime alle necessità del pazien‑ te; • sottolineare il valore del regime e gli effetti della compliance; • ricordare il comportamento e i risultati desi‑ derabili, quando sia necessario; utilizzare medicamenti “forgiving” — L’effi‑ cacia di questi farmaci non ne risente se le dosi


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sono prese in ritardo o addirittura saltate. Appar‑ tengono a questa categoria i farmaci con un’e‑ mivita lunga, quelli “deposito” o a lento assorbi‑ mento e quelli transdermici. • Incoraggiare i pazienti a porre domande e ad esprimere le loro preoccupazioni — Li si aiuta così ad adattarsi alla gravità della loro malattia e a soppesare in modo consapevole i vantaggi e gli svantaggi di un regime terapeutico. Sviscerare il meccanismo inconscio del rifiuto della malattia e come esso conduca a “dimen‑ ticare” o a non assumere il farmaco secondo le prescrizioni può aiutare i pazienti ad evitare que‑ sta insidia. Devono anche essere esortati a rife‑ rire qualunque effetto indesiderato o inaspettato prima di modificare o interrompere il trattamen‑ to da soli. I pazienti spesso hanno delle buone ragioni per non seguire un regime terapeutico e il loro medico può mettere in atto le correzioni più opportune solo dopo aver affrontato con fran‑ chezza il problema. Anche il farmacista può individuare e aiutare a ri‑ solvere i problemi di compliance. Ad esempio, può notare se il paziente non si procura i farmaci neces‑ sari per proseguire la terapia o se una prescrizione è illogica o scorretta. Riguardando le istruzioni conte‑ nute nella prescrizione, il farmacista, assieme al pa‑ ziente, può accorgersi di un errore di comprensione o di qualche suo timore, aiutandolo così a superarli. I gruppi di sostegno per i pazienti affetti da deter‑ minate patologie possono spesso coadiuvare i pro‑ grammi terapeutici e fornire suggerimenti per af‑

frontare i problemi. In conclusione, è quindi importante che fra tutti gli operatori sanitari coinvolti nella cura di un paziente ci sia un processo di comunicazione con‑ tinuo.

Il paziente

Tutti possono avere difficoltà di compliance, ma l’im‑ portante è: • non isolarsi — Parlare delle difficoltà con pa‑ renti, amici e il proprio medico. • Non modificare il dosaggio di propria iniziati‑ va. • Non assumere altri medicinali, o interrompe‑ re la terapia, senza chiedere il parere del me‑ dico. In caso di effetti secondari gravi, il paziente non deve aspettare la prossima visita per informare il suo medico, che potrà aiutarlo a risolvere queste diffi‑ coltà, ad esempio con una prescrizione adeguata al trattamento oppure modificando il dosaggio in base alla situazione.

I famigliari e gli amici

La compliance è un “lavoro di squadra” soprattutto se il paziente è una persona anziana o un bambino: • interessarsi su come procede il trattamento; • al momento dell’assunzione, controllare che il dosaggio sia quello indicato; • ricordare al paziente di assumere il tratta‑ mento quando “si dimentica”; • se mostra svogliatezza nei confronti del trat‑

tamento, affrontare con lui l’argomento; • incoraggiarlo a riprendere il controllo della situazione; • accompagnarlo alle visite per aiutarlo a parlare del problema.

Pilloliere

Quando il pericolo di dimenticanze è in agguato o in caso di molteplicità di assunzioni, è meglio investire in un pilloliere per semplificarsi la vita: • si può preparare i farmaci per tutta la settimana, o farli preparare da una persona di fi‑ ducia, in un’unica operazione. • È possibile controllare, in qualsiasi momento della giornata, la corretta assunzione dei far‑ maci. Oggigiorno esiste sul mercato un’ampia scelta di pil‑ lolieri, giornalieri (box mattino, mezzogiorno, sera, notte), settimanali, da viaggio o per l’uso domesti‑ co. Ognuno può trovare un modello perfettamente ri‑ spondente alle sue esigenze. Alcuni pillolieri sono addirittura in grado di ricordare l’orario di assunzione con un segnale o di ridurre in polvere le compresse. Per la loro varietà, alcune per‑ sone li utilizzano anche per l’assunzione di integrato‑ ri alimentari o per portare con sé piccole quantità di farmaci in vacanza.

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ALIMENTAZIONE — Diete

DIETE PER IL DOPO-FESTE: RIMETTERSI IN SESTO DOPO GLI STRAVIZI! Dopo le Feste, eccoci come al solito a fare i conti con la bilancia e con quei 2-3 chili messi su in po‑ chi giorni: le gonne tirano sui fianchi, il bottone dei pantaloni stringe un po’ troppo. Dopo settimane di pasticci, è tempo di depurarsi e perdere peso: 2 obiettivi facili da raggiungere, se si impara a sfruttare le virtù di finocchi, patate, pesce e zucca. La redazione

dieta per il “dopo abbuffate”

Una dieta mirata, che aiuta a cancellare gli effetti di un periodo un po’ troppo goloso e interrompere il

Vivere gennaio/febbraio 2012

Colazione

1 tè verde con 1 cucchiaino di zucchero [20 cal] 2 fette biscottate con 1 cucchiaino di miele [149 cal]

Spuntini

• Mattutino — 2 mandarini (150 g) [51 cal] • Pomeridiano — 1 spremuta di pompelmo (150 ml) [39 cal]

Giorno 1

• Pranzo ––Risotto (50 g) con zucca (200 g), cipolla (50 g) e prezzemolo [215 cal] ––Fettine di manzo (120 g) alla pizzaiola con po‑ modori (50 g) [160 cal] ––Finocchi (250 g) in umido con pomodorini (100 g) [35 cal] • Cena ––Minestrone di verdure miste (200 g) [100 cal] ––Sogliola (120 g) aromatizzata con 1 cucchiaio di pangrattato, aglio e prezzemolo [167 cal] ––Insalata verde (200 g) con finocchi (100 g) [39 cal]

Giorno 2

• Pranzo ––Penne con patate e rucola (288 cal) ––Bresaola (70 g) con finocchi (20 g) [105 cal] ––Insalata di carote (200 g) e finocchi (200 g) [88 cal] • Cena ––Purea di zucca (200 g), cipolla (100 g) e patate (50 g) [95 cal] ––Insalata di polpo (150 g) e finocchi (100 g) [95 cal] ––Insalata verde mista (200 g) [35 cal]

Giorno 3

• Pranzo ––Gnocchi di patate (150 g) con pomodorini (50 g) [220 cal] ––Frittata (1 uovo) con i finocchi (60 g) [140 cal] ––Zucca (200 g) impanata, 1 cucchiaio di pan‑ grattato e spezie a piacimento [69 cal] • Cena ––Passato di verdura (200 g) [80 cal] ––Lenticchie (100 g) con carote (100 g) e zucca (200 g) [183 cal] ––Insalata di finocchi (200 g) [18 cal]

Giorno 4

• Pranzo ––Penne (50 g) con tonno (50 g) e pomodoro (50 g) [282 cal] ––Finocchi (150 g) gratinati con parmigiano (20 g) [20 cal] ––Insalata verde mista (200 g) [35 cal] • Cena ––Gnocchi di zucca (250 g), pangrattato e farina

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I

nutile fingere: generalmente dopo le abbuffate delle feste si prende una taglia. Ci si sente gonfi, appesantiti e anche la pelle ne porta i segni: ha perso tono, luminosità e ha qualche brufoletto. Tutta colpa dell’acqua “intrappolata” nei tessuti. Perché mai mettersi a dieta proprio adesso, in inverno, quando fa freddo e le giornate sono sem‑ pre più corte? La mancanza di luce stimola infat‑ ti la pigrizia, la voglia di restare al calduccio sotto le coperte, il cattivo umore e spinge a consolarsi con qualcosa di buono, come un cioccolatino o u‑ na fettina di torta. Tutti peccati di gola che poi però si pagano alla prova della bilancia che, a sua volta, ci demoralizza ulteriormente, facendoci entrare in un ciclo vizioso. Questo paio di chili superflui, che tanto impensieri‑ sce, generalmente è dovuto a una maggiore riten‑ zione di liquidi nei tessuti: infatti gli zuccheri e il sale, di cui si è abusato tra pranzi e cenoni a base di zampone, cotechino, panettone e torrone, hanno la proprietà di trattenere molta acqua. Quindi, più se ne assimila — contando anche quelli nascosti —, più liquidi appesantiranno la nostra silhouette. Per iniziare, bisogna innanzitutto ritornare ai più fru‑ gali e abituali menu, per evitare che a questi 2-3 chili “di liquidi” se ne sommino degli altri a base di grasso e, di conseguenza, più difficili da smaltire.

trend negativo della linea, per tornare a mangiare quantità normali. Per il corpo e la mente, se si ripete un’azione per la terza volta, normalmente si trasforma in abi‑ tudine: infatti, dopo la terza ripetizione, la mente si aspetta la quarta. Di conseguenza, per tornare ad abituarsi a mangiare meno e ad assaporare piat‑ ti meno conditi, è fondamentale tenere duro per 3 giorni. Alcune sostanze saziano subito anche se consuma‑ te in piccole dosi. Un esempio ne è l’amido contenu‑ to in pasta, patate e zucca: inoltre questi 3 cibi, du‑ rante la digestione, si “gonfiano” di liquidi, riem‑ piendo lo stomaco. Ma, oltre a questa grande qualità “antifame”, hanno pure uno svantaggio: in partico‑ lare, la zucca e la patata assorbono anche i condi‑ menti. Dunque non bisogna esagerare con l’olio, ri‑ cordandosi che quotidianamente non si deve supe‑ rare i 4 cucchiaini. Protagonista di questa dieta è anche il finocchio, che appartiene a quella categoria di alimenti costi‑ tuiti in gran parte di acqua e che, di conseguenza, riempiono velocemente. Oltre ad essere molto sa‑ ziante, il finocchio è anche ricco di fibre insolubili, dalle proprietà disintossicanti, che “catturano” le sostanze di scarto e le eliminano. Inoltre, le sue bar‑ bette non vanno buttate: sono molto gustose e si possono tritare e usare per insaporire. Sono anche ricche di vitamina E, un antiossidante indispensabile per la lotta ai radicali liberi. Per lo stesso motivo, la dieta indica di mangiare agrumi tutti i giorni: sono la soluzione migliore per questa battaglia, così come il selenio della zucca. Il potassio di finocchi, zucca e patate aiuta a sgonfiare e ad eliminare la pelle a buccia d’arancia, dopo un periodo in cui l’organismo avrà fatto di sicu‑ ro il pieno di sodio con salumi e formaggi stagionati. Infine, gli Omega 3 del pesce proteggono il sistema cardiovascolare e ci aiutano a smaltire le tossine, mentre lo iodio accelera il metabolismo, facendo consumare più calorie e bruciare i grassi.


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[238 cal] ––Fagioli di Spagna (50 g) con 1 finocchio, seda‑ no (50 g) e 10 olive verdi [116 cal] ––Insalata di lattuga (200 g) [28 cal]

Giorno 5

• Pranzo ––Rigatoni (50 g) con zucca (200 g), sedano (50 g) e pomodori (30 g) [207 cal] ––Ricotta (100 g) con erba cipollina [146 cal] ––Insalata verde mista (150 g) con finocchi (100 g) [35 cal] • Cena ––Crema di patate (50 g), scarola (100 g) e cipol‑ la (50 g) [78 cal] ––Orata (200 g) al cartoccio con finocchi (100 g) [210 cal] ––Insalata verde mista (200 g) [35 cal]

Giorno 6

• Pranzo ––Spaghetti (50 g) con le vongole (100 g) [235 cal] ––Verdure alla pizzaiola con patate (100 g), ca‑ volfiore (100 g) e pomodorini (80 g) [140 cal] ––Insalata verde mista (200 g) con finocchi (100 g) [39 cal] • Cena ––Minestrone con zucca e finocchi (200 g) [100 cal] ––Petto di pollo (120 g) in padella con spezie a piacere [120 cal] ––Insalata di carote (200 g) [70 cal]

Giorno 7

• Pranzo ––Spaghetti (50 g) al pomodoro (30 g) e origano [168 cal] ––2 calamari medi ripieni al forno con 2 cucchiai di pangrattato e aglio [162 cal] ––Insalata di finocchi (200 g) [18 cal] • Cena ––Crema di zucca (200 g), cipolla (100 g) e pata‑ te (100 g) [142 cal] ––Spiedini di pesce con pesce spada (60 g), 4 gamberetti, 10 olive nere e 1 falda di peperone [191 cal] ––Insalata di lattuga (200 g) [28 cal]

DIETA PER TORNARE IN FORMA E DISINTOSSICARSI

Dieta da seguire per 3 giorni, non di più, a base di frutta, verdura e tanti liquidi: almeno 1 litro e 1/2 al giorno di acqua oligominerale — che è quella più diuretica —, centrifugati, tè, tisane e caffè d’orzo.

Giorno 1: fare il pieno di vitamina C

La si trova in agrumi, fragole e kiwi. La vitamina C: • favorisce la formazione del collagene — fon‑ damentale per l’elasticità della pelle; • migliora la circolazione; • ossigena i tessuti; • combatte i radicali liberi — agevolando il nu‑ trimento e l’integrità delle cellule. I kiwi, grazie ai loro semini neri, sono utili anche per migliorare il funzionamento dell’intestino, stimolan‑ done le contrazioni.

I legumi apportano proteine vegetali, ma soprattutto dei carboidrati “a lento assorbimento”, che fornisco‑ no energia in modo graduale impedendone l’accu‑ mulo sotto forma di grassi. A cena preferire le patate al posto del pane: come i legumi, sono ricche di potassio, un minerale im‑ portantissimo per il corretto funzionamento cellula‑ re. Il pesce di mare non è solo ricco di acidi grassi in‑ saturi che contrastano i danni dei radicali liberi, ma contiene anche lo iodio, il quale stimola il metaboli‑ smo e lo aiuta a “bruciare” di più. Infine ridurre drasticamente il sale. • Colazione ––1 spremuta di pompelmo (250 ml) [65 cal] ––1/2 panino integrale (25 g) [60,5 cal] • Pranzo ––Finocchi in insalata (200 g) [18 cal] ––Minestra di legumi in scatola a piacere (100 g) conditi con 1 cucchiaino di extravergine d’oli‑ va [255 cal] ––1/2 mozzarella di latte di mucca (60 g) [152 cal] ––1 centrifugato di kiwi (200 ml) [88 cal] • Spuntino pomeridiano ––1 tazza di caffè d’orzo senza zucchero (200 ml) [0 cal] ––Macedonia di frutta ricca di vitamina C, cioè con kiwi, arance e fragole (200 g) [90 cal] • Cena ––Passato di sedano e porri (200 g) [100 cal] ––Merluzzo (150 g) ai ferri insaporito a piacere con erbe aromatiche [111 cal] ––Patate (200 g) in insalata con 1 cucchiaino d’extravergine e prezzemolo [187 cal] ––1 kiwi (100 g) [44 cal]

Giorno 2: aiutare i reni per depurarsi

Dopo aver ridotto le proteine animali e i grassi, biso‑ gna combattere anche la ritenzione idrica, dando così un’altra limatina ai rotolini di ciccia e stimolan‑ do il lavoro dei reni. L’ananas è un frutto ricco di sali minerali e vitami‑ ne. In più contiene molte fibre, acqua e un enzima, la bromelina, che favorisce la digestione delle proteine. Ha inoltre proprietà antinfiammatorie e diuretiche, che ne fanno l’alimento più adatto per rimettersi in linea dopo la grande abbuffata natalizia. Il tè verde è un tè non fermentato, che non contiene teina né caffeina. Aiuta perciò a disintossicare l’or‑ ganismo e a ridurre la ritenzione idrica nei tessuti senza eccitare il sistema nervoso. La stessa azione diuretica e depurativa è svolta an‑ che dal caffè d’orzo che, a differenza del normale e‑ spresso, è privo di caffeina. Se non piace, può esse‑ re sostituito con un’altra tazza di tè verde o con una di caffè rigorosamente decaffeinato. I carboidrati della pasta e le proteine del pollo (una delle carni più magre) e del parmigiano (fon‑ te di minerali) apportano all’organismo l’energia ne‑ cessaria per affrontare la giornata e mantengono i muscoli tonici. • Colazione ––1 tazza di caffè d’orzo senza zucchero (200 ml) [0 cal] ––2 fette biscottate (meglio se integrali) (20 g) [75,8 cal]

• Pranzo ––Insalata mista con lattuga (50 g), pomodori (50 g) e peperoni (50 g) [33 cal] ––Pasta (50 g a crudo) alle verdure con 75 g di zucchine e pomodori o altre verdure, condite con 1 cucchiaino d’olio [260 cal] ––1 pezzetto di parmigiano o di grana (50 g) [190 cal] ––1 fetta di ananas fresco (200 g) [80 cal] • Spuntino pomeridiano ––1 tazza di tè verde senza zucchero (200 ml) [0 cal] ––1 coppetta di ananas fresco a cubetti (200 g) [80 cal] • Cena ––Minestra di verdura (con legumi) (200 g) [100 cal] ––Coscia di pollo (150 g circa) arrosto senza pel‑ le [121 cal] ––Carote in insalata (150 g) [52 cal] ––1 panino integrale piccolo (50 g) [121 cal]

Giorno 3: portare in tavola l’allegria

L’obiettivo è vicino: non bisogna rinunciare proprio adesso, ma tener duro! Sebbene non si debba la‑ sciarsi andare, si può cominciare a rendere un po’ più appetibile e colorata la dieta. Le fibre contenute nel pane integrale, nelle verdure e nella frutta cotta regolarizzano l’intestino e fa‑ cilitano l’eliminazione di scorie e tossine. I vegetali riforniscono l’organismo di sali minerali e di vitamine preziose. I fermenti lattici dello yogurt, in particolare il lacto‑ bacillus casei, il lactobacillus acidophilus e il bifido‑ bacterium, permettono di ristabilire il giusto equili‑ brio della flora batterica intestinale. L’uovo è una vera miniera di proteine ad alto valore biologico, di acidi grassi insaturi, utili per l’integrità delle membrane cellulari, di vitamina A e di quelle del gruppo B, che favoriscono il metabolismo degli zuc‑ cheri (vengono bruciati meglio, per cui non vanno ad appesantire la linea). Inoltre, contrariamente a quan‑ to si crede, l’uovo non fa male al fegato. Anzi, stimola la contrazione della bile e aiuta perciò la digestione dei grassi. Da evitare solo se si hanno i calcoli alla cistifellea: potrebbe infatti causare una colica. • Colazione ––1 yogurt bianco magro (125 g) [45 cal] ––1 ciotolina di cereali (4 cucchiaini pari a 30 g) [108 cal] • Pranzo ––Insalata verde mista con barbabietole (150 g in tutto) condita con 1 cucchiaino d’olio [80 cal] ––Frittata (1 uovo) al forno con 1 pomodoro e po‑ chi spinaci [200 cal] ––1 panino integrale piccolo (50 g) [121 cal] ––1 mela verde (100 g) [38 cal] • Spuntino pomeridiano ––1 tazza di tè senza zucchero (200 ml) [0 cal] ––2 biscotti secchi (20 g) [83 cal] • Cena ––Riso (50 g) e prezzemolo in brodo vegetale con 1 cucchiaino di olio extravergine aggiunto a crudo [235 cal] ––Insalata di fiocchi di latte (110 g) e sedano (100 g) [135 cal] ––1/2 panino integrale (25 g) [60,5 cal] ––Mele e pere cotte (150 g) [52 cal]

Vivere gennaio/febbraio 2012


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ODONTOIATRIA — Professioni

I nostri dentisti. Da 125 anni.

LE PROFESSIONI

ODONTOIATRICHE Per la serie di articoli commemorativi per i 125 anni della Società Svizzera Odontoiatri (SSO) ci occupere‑ mo questa volta delle varie professioni odontoiatriche e del ruolo della SSO nella formazione dei professio‑ nisti del ramo: i medici dentisti, le igieniste, le assistenti dentali, gli odontotecnici e le assistenti di profi‑ lassi.

D

alla fine dell’800 i mestieri di tutti i rami della medicina — quindi an‑ che di quella dentaria — vengono professionalizzati: sono regolamen‑ tati dalla politica in stretta collaborazione con le varie società del set‑ tore costituitesi poco prima. L’obiettivo è quello di migliorare la qualità dei servizi definendo bene i curriculum dei vari professionisti. Da questo momen‑ to in poi non saranno più i barbieri a fare gli “estirpatori di denti”…

1: Il medico NEWPRINT PUBB 4dentista COL 190x45

23-08-2005

8:28

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Nel 1961 la SSO fece una proposta al Dipartimento degli Interni, responsabile del‑

la formazione degli studenti di medicina generale e dentaria, che prevedeva un curriculum di studio per i futuri medici dentisti di 5 anni, di cui i primi 2 — il cosid‑ detto propedeutico — erano identici a quello dei medici generici. L’obiettivo era chiaro: si voleva ottenere che i medici dentisti fossero capaci anche di guardare oltre i denti e di capire il funzionamento del corpo umano in generale, così da ri‑ uscire ad adeguare le cure alle varie problematiche di salute, soprattutto quelle che colpiscono le persone anziane. La proposta comprendeva quindi una forma‑ zione di base in anatomia, patologia e farmacologia. Purtroppo il Dipartimento degli Interni, allora sotto la guida del consigliere federa‑

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Dr. med. dent. Valentin Huwiler, membro SSO Ticino — STMD* Per la Commissione di Informazione della Svizzera Italiana (CISI)


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le socialista Hans-Peter Tschudi, non ne volle sapere e la SSO dovette insistere per ben 7 anni affinché il Dipartimento accettasse la medicina dentaria come par‑ te della sanità pubblica e riformasse di conseguenza il regolamento degli esami. È inutile dire che se si ha mal di denti non ci vogliono 7 anni per giungere a quella conclusione… L’attuale regolamento della formazione dei medici dentisti prevede il biennio pro‑ pedeutico medico (basi in chimica, fisica, biologia, fisiologia ed anatomia macroe microscopica) al quale si aggiunge un anno di patologia, farmacologia e basi dentarie teoriche con esercizi sui modelli. I 2 anni conclusivi si dedicano soprat‑ tutto al lavoro pratico coi pazienti. Tecnicamente, i neopromossi giovani medici dentisti devono essere da subito capaci e pronti ad affrontare le realtà del loro mestiere. I medici dentisti con diplomi esteri dovevano in passato sottoporsi ed essere promossi anche agli esami di stato svizzeri per poter mettersi in proprio, ma ora, con gli attuali accordi bilaterali, i colleghi dell’UE sono esonerati da que‑ sto dovere: è sufficiente che richiedano un riconoscimento del loro diploma da parte dell’Ufficio di sanità, cosa molto facile da ottenere. Visti gli sviluppi generali della medicina ci si rese conto che ci volevano ulteriori specializzazioni anche nel ramo della dentaria. Vennero così create le specialità di: • ortodonzia — Si occupa principalmente del giusto posizionamento dei den‑ ti. • Parodontologia — Cura le problematiche della gengiva e dell’attaccatura dei denti all’osso. • Chirurgia orale — Interventi chirurgici nel cavo orale e odontoiatria rico‑ struttiva (riabilitazioni protesiche complesse). Nel frattempo sono anche stati introdotti degli attestati di formazione postgrado in pedodonzia (interventi su bambini), endodonzia (cure radicolari) e generalista ed altri come l’implantologia (viti inserite nell’osso che fungono come radici sintetiche) sono in preparazione. È certo che, visto il rapido sviluppo tecnico, in futuro se ne aggiungeranno altri (laser, odontoiatria computerizzata, creazione di tessuti sintetici ecc.).

cora oggi si nota una mancanza di questo tipo di collaboratrici e questo malgrado gli ottimi stipendi offerti. Attualmente la formazione comprende 3 anni (teoria e pratica). L’assistente di profilassi (AP) ha l’identico compito dell’igienista con un’ impor‑ tante differenza: l’AP non è autorizzata ad eseguire delle cure sotto gengiva. Que‑ sto tipo di specializzazione (dal 1990) permette alle assistenti dentali, dopo la necessaria formazione, di assumere nuovi compiti. In sintesi si può dire che, con la cresciuta complessità degli interventi, delle tec‑ nologie e dei materiali nella medicina dentaria, cresce la varietà di specializza‑ zioni che vengono offerte e seguite dalla SSO nell’interesse dei pazienti. * Libera traduzione dal testo di Thierry Delessert e Vincent Barras

2: L’odontotecnico

L’odontotecnico potrebbe essere definito un artigiano di alta precisione specia‑ lizzato nei manufatti protesici dentari, eseguiti su dei modelli in gesso o resina previa impronta e indicazioni del medico dentista (protesi totali o parziali, corone e ponti, ferule ed apparecchi ortodontici). La sua formazione (un apprendistato) è regolamentata dal Dipartimento degli Interni. Secondo la legislazione attuale, l’o‑ dontotecnico non è autorizzato a eseguire lavori nella bocca del paziente (per e‑ sempio impronte o qualsiasi ritocco dei denti o dei tessuti molli). Negli anni ’60, in alcuni cantoni della Svizzera tedesca, praticavano alcuni “protesisti”, che erano degli odontotecnici senza formazione universitaria con un’autorizzazione canto‑ nale a eseguire certi lavori in bocca: le autorità cantonali affrontavano in questo modo le mancanze regionali di medici dentisti di quei tempi. Dal 1970 la forma‑ zione del protesista non esiste più.

Freschezza delle erbe

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3: Collaboratrici negli studi medici dentistici

Ancora oggi i collaboratori uomini negli studi medici dentistici sono una rarità, mentre al contrario si nota già una maggioranza femminile tra gli studenti di o‑ dontoiatria. Il mestiere dell’assistente dentale (3 anni di apprendistato) richiede molto di più che aspirare saliva e pulire le sale di trattamento: la meticolosa steri‑ lizzazione degli strumenti, la preparazione di materiali e strumenti per interventi, l’esecuzione e lo sviluppo di radiografie, l’organizzazione dell’agenda e dei lavo‑ ri, la fatturazione, la corrispondenza scritta, le chiamate telefoniche, ecc. sono solo alcuni esempi dell’attività quotidiana di un’assistente dentale. La sua gentilezza inoltre può infondere fiducia e aiutare il paziente a rilassarsi in vista degli interventi. Le apprendiste assistenti dentali vengono istruite a scuola da medici dentisti e altri insegnanti a seconda delle materie e seguendo un curricu‑ lum elaborato e pagato interamente dalla SSO. La maggior parte dei medici dentisti delega la pulizia dei denti e l’istruzione per u‑ na corretta igiene orale domiciliare a delle collaboratrici specializzate: igieniste dentali e assistenti di profilassi. Si tratta di un lavoro importantissimo, perché serve a prevenire le malattie del cavo orale come la carie, la parodontite (cono‑ sciuta anche come “piorrea”) e le lesioni dei tessuti molli e come tutti ben sap‑ piamo “prevenire è meglio che curare”! Dal 1973 ad oggi, per affrontare la co‑ stante richiesta, sono state fondate in Svizzera 4 scuole per igieniste (scuole uni‑ versitarie professionali): 2 a Zurigo, 1 a Berna e 1 a Ginevra. Nonostante ciò an‑

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previene infiammazioni gengive sane contro l’alito cattivo sapore fresco contro la raucedine da 100 anni contro le afte altamente efficace ricaricabile Prodotto di qualità; nelle farmacie e drogherie


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VARIE — Terme

TERME: NON SOLO BENESSERE E RELAX La frenesia che caratterizza la nostra vita quotidiana, il desiderio di un ritorno alla natura anche nei rimedi per piccoli e grandi disturbi fisici fanno sì che sempre più persone si rivolgano a centri ter‑ mali per la cura di malattie o semplicemente per un periodo di relax. Giorgio Bene strofiche. • Urinarie — Calcolosi delle vie urinarie e sue recidive. • Gastroenteriche — Dispepsia di origine gastroenterica e biliare; sindrome dell’intestino irritabile nella varietà con stipsi. • Reumatiche — Osteoartrosi ed altre forme degenerative; reumatismi extra‑ -articolari. • Dermatologiche — Psoriasi; dermatite seborroica ricorrente.

La fonte della longevità

LA MEDICINA TERMALE

È quella branca medica che utilizza a scopo terapeutico e riabilitativo i mezzi di cura termali: per questo motivo è considerata una medicina naturale, dato che la sua validità terapeutica specifica è stata dimostrata con metodi scientifici. Sono considerati mezzi di cura termali: • le acque minerali, • i fanghi (naturali), • le grotte.

I BENEFICI

Indicazioni classiche della terapia termale sono le patologie croniche, croni‑ co-degenerative e/o recidivanti a carico di vari apparati, come: • patologie otorinolaringoiatriche e delle vie respiratorie — Rinopatia va‑ somotoria; bronchite cronica semplice accompagnata a componente ostrut‑ tiva. • Cardiovascolari — Postumi di flebopatie di tipo cronico. • Ginecologiche — Sclerosi dolorosa del connettivo pelvico di natura cicatri‑ ziale e involutiva; leucorrea persistente da vaginiti croniche aspecifiche e di‑

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Terapie e metodiche di somministrazione

Le acque termali possono essere utilizzate in molti modi ed esistono terapie spe‑ cifiche per le diverse patologie. La terapia con mezzi termali si definisce creno‑ terapia, dal greco crené (sorgente), e si distinguono essenzialmente 2 tipi: • crenoterapia interna — Idropinoterapia; irrigazioni; inalazioni; insufflazioni e politzer crenoterapico solfureo. • Crenoterapia esterna — Balneoterapia; antroterapia; peloidoterapia. Esiste anche la talassoterapia, che sfrutta l’azione sinergica di fattori ambien‑ tali e climatici, clima marino, elioterapia e fattori crenoterapici, come psamma‑ toterapia (sabbiature) e balneoterapia con acqua di mare. Ripristina il funziona‑ mento delle cellule, combatte lo stress e la cellulite ed è inoltre sfruttata nelle terapie anti-fumo. Le applicazioni crenoterapiche andrebbero sempre effettuate sul posto per‑ ché lo stoccaggio, il trasporto e l’imbottigliamento delle acque determinano la

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L’

impiego delle acque termali per idroterapia era conosciuto fin dai tempi antichi. Già i Greci praticavano i bagni terapeutici e riteneva‑ no che le acque calde e i vapori che sgorgavano dalla terra avesse‑ ro un significato sovrannaturale. Non è un caso che presso le loca‑ lità termali sorgessero importanti templi: infatti, agli occhi delle popolazioni anti‑ che, la presenza di divinità giustificava i poteri terapeutici e le proprietà caratteri‑ stiche delle acque. Lo stesso Ippocrate incoraggiava il ricorso alle terme, decan‑ tando le virtù delle acque minerali e delle sorgenti calde. Se, dunque, i Greci furono tra i primi popoli a conoscere ed apprezzare le acque termali, i Romani esaltarono questo strumento di cura e di relax con la realizza‑ zione delle monumentali Thermae pubbliche, usate da tutta la popolazione co‑ me centro di riposo, socializzazione e benessere e, in seguito, esportate in tutte le zone da loro colonizzate.

La nostra società sta vivendo una vera e propria “rivoluzione demografica” con uno spostamento sostanziale della popolazione verso la terza età: nel 2000 si re‑ gistravano nel mondo 600 milioni di persone over 60 e le stime sono pari a 1,2 miliardi nel 2025 e 2 miliardi nel 2050. In parallelo all’aumento dell’età media si sta assistendo ad un incremento di tutte le patologie croniche degenerative correlate all’età (cardiopatie, i‑ pertensione, diabete, Alzheimer e obesità). L’invecchiamento è un processo biologico e fisiologico che riguarda buona parte degli esseri viventi e che corrisponde, a livello cellulare, dei tessuti e dell’or‑ ganismo, ad una progressiva perdita di funzione e di capacità d’adattamento. La longevità di un organismo dipende sia dal suo patrimonio genetico (35%) sia dall’ambiente in cui esso si esprime (65%). Intervenendo sulle variabili ambientali è possibile ottenere il massimo dell’espressione del patrimonio gene‑ tico, vale a dire l’apice della longevità che le nostre caratteristiche ci consentono, sia in termini di durata della vita (lifespan) che in termini di mantenimento delle funzioni. Unitamente ad una corretta alimentazione e una regolare attività fisica, la terapia termale dà un forte contributo al raggiungimento di quest’obiettivo. Infatti il calore termale viene utilizzato come stimolo stressante positivo in grado di attivare ai massimi livelli i meccanismi di difesa e riparazione cellulare. Le proprietà terapeutiche termali aiutano il corpo a: • riequilibrare il sistema immuno-neuro-endocrino; • potenziare i sistemi di difesa e di riparazione cellulari e organici — Si riduce così il rischio di incorrere in patologie cronico-degenerative, aprendo la strada ad un invecchiamento sano e fisiologico. Fermo restando il giovamento apportato dall’uso delle acque termali per numerose patologie croniche e degenerative, esse permettono in primo luogo di prevenirle e di mantenere il più a lungo possibile uno stato di salute.


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modificazione delle caratteristiche fisico-chimiche. Inoltre, grande contributo al‑ la cura termale viene fornito dal fattore ambientale: in altre parole, dall’essere al‑ le terme.

Idropinoterapia

Consiste nel bere determinate quantità di acqua minerale, soprattutto oligomine‑ rale o bicarbonata, ad una data temperatura, orario di assunzione, tempo e ritmo giornaliero di bevuta (intervallo di tempo da rispettare tra una bevuta e l’altra). È indicata per numerose disfunzioni organiche, tra cui le affezioni del fegato, dell’intestino e dell’apparato digerente.

Irrigazioni, docce interne

Consentono di far pervenire l’acqua minerale, a diversa pressione e temperatura, ed i gas termali a diretto contatto delle superfici mucose di alcuni organi ed ap‑ parati, sfruttando il sinergismo d’azione terapeutico ottenuto dalle proprietà fisi‑ che dell’acqua impiegata associate alle sue proprietà farmacologiche. Questo trattamento è svolto a livello vaginale, nasale e rinofaringeo, orofaringeo o intestinale.

Terapia inalatoria

Consiste nel mettere in contatto le sostanze contenute nelle acque termali con le vie respiratorie del paziente, introducendo nell’apparato sia acqua termale pol‑ verizzata che i gas in essa contenuti. Irrigazioni nasali, inalazioni caldo-umide, aerosol classico, termico, ad ultrasuoni, sonico (o vibrato) o ionico, nebulizzazio‑ ni, humage, docce nasali e polverizzazioni sono adatti per le affezioni croniche, come riniti, sinusiti, laringiti, faringiti, bronchiti e per curare gli esiti delle bronco‑ patie.

Insufflazioni e politzer crenoterapico solfureo

Le insufflazioni pertubariche endotimpaniche (cateterismo tubarico terapeutico) costituiscono una metodica impiegata per effettuare un intervento mirato a livel‑ lo della tuba di Eustachio, della cassa del timpano e dei componenti dell’appara‑ to di trasmissione dell’orecchio medio. L’impiego di questa tecnica trova indicazione elettiva nella prevenzione e terapia dell’ipoacusia rinogena, conseguente prevalentemente a processi flogistici a ca‑ rico delle prime vie respiratorie e che può dare esito a sordità. Il cateterismo tubarico consiste nell’introdurre direttamente nella tuba di Eusta‑ chio, e quindi nell’orecchio medio, idrogeno solforato ottenuto dalle acque solfu‑ ree. Accanto al cateterismo tubarico, la terapia delle ipoacusie rinogene utilizza an‑ che la metodica del Politzer crenoterapico solfureo. Politzer perché si ispira ai principi fisici e fisiologici della manovra di Politzer: deglutizioni a narici chiuse con conseguente aumento della pressione dell’aria nel rinofaringe. Crenoterapico solfureo perché viene realizzato utilizzando appunto dell’acqua solfurea.

Balneoterapia

Utilizzando acque minerali terapeuticamente attive, associa alle proprietà fisiche (aspecifiche) gli effetti biologici e terapeutici esercitati dai mineralizzatori, che rendono ogni acqua minerale una soluzione a composizione chimico-fisica pecu‑ liare. La tecnica del bagno segue dei principi generali, anche se sono possibili varia‑ zioni nelle modalità di applicazione (durata, temperatura, pressione, componenti chimico-fisiche, …), a seconda dell’acqua minerale utilizzata e della patologia da trattare. Sicuramente il trattamento più utilizzato nelle stazioni termali è la balneoterapia generale, con acqua minerale calda o riscaldata, effettuata in ap‑ posite vasche singole o in piscina. L’immersione può essere parziale (ad esempio nel caso della ginnastica vascola‑ re idrica) o completa (bagni, idromassaggio, docce normali o filiformi). In genera‑ le, la balneoterapia è particolarmente indicata per le patologie vascolari e reuma‑ tiche.

Antroterapia

Prevede la permanenza del paziente in un ambiente (grotte) caratterizzato da un particolare microclima ad azione terapeutica. Le grotte naturali possono essere suddivise, secondo la temperatura, in calde o fredde: di queste, solo le prime ven‑ gono utilizzate in terapia. Gli elementi che condizionano il clima delle grotte sono principalmente la tempe‑

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TANTE ACQUE Le acque termali vengono classificate in base ad alcuni criteri: • caratteri generali — Colore, odore, sapore, limpidità, colloidi. • Analisi chimico-fisiche — Temperatura, densità, indice di rifrazione, abbassamento crioscopico, pressione osmotica, pH, conducibilità e‑ lettrica, radioattività. • Analisi chimiche — Residuo fisso a 100 °C e a 180 °C, al rosso scuro, ammoniaca, nitriti, nitrati, ossigeno, idrogeno solforato e grado solfidrometrico, durezza, alcalinità, arsenico, ozono, azione catalitica, re‑ azione al cloridrato di benzidina, gas disciolti. Le acque minerali possono essere classificate in maniera diversa a se‑ conda del parametro considerato (proprietà terapeutiche, caratteristiche chimiche, fisiche, chimico-fisiche). Con riferimento alla concentrazione salina, in base al residuo fisso a 180 °C, vengono distinte in: • oligominerali — residuo < 200 mg/l; • mediominerali — tra 200 mg/l e 1 g/l; • acque minerali (in senso stretto) — > 1 g/l. ratura, l’umidità, la radioattività e la presenza di gas e ioni termali. In base ad essi, le grotte calde possono essere umide (grotte propriamente dette) o secche (stu‑ fe). Il trattamento interessa l’intero organismo, testa compresa, ed in particolare ri‑ sulta benefico per le patologie delle vie respiratorie e dell’apparato osteoartro‑ muscolare.

Peloidoterapia

Tutti i materiali utilizzati a scopo terapeutico sotto forma di impacchi e che sono costituiti da una mescolanza, naturale od artificiale, di un’acqua minerale con materie organiche e/o inorganiche sono denominati peloidi. L’International So‑ ciety of Medical Hydrology li classifica secondo la loro componente solida di ori‑ gine, l’acqua minerale e le condizioni di maturazione. Quelli naturali vengono uti‑ lizzati in terapia direttamente come si trovano in natura, mentre le 2 componenti di quelli artificiali (o preparati), cioè la fase solida e quella liquida, devono essere mantenute a contatto prima dell’utilizzo. L’impacco può essere “spalmato” su tutto il corpo, su una parte in particolare o solamente sulla zona addominale. Gli effetti biologici e terapeutici sono: antiinfiammatorio, analgesico, miorilassan‑ te, eutrofico, aumentata resistenza verso le noxae patogene esogene ed endo‑ gene, azione di stimolo su numerosi processi metabolici ed effetti sulla cenestesi generale. I fanghi sono di particolare giovamento per il trattamento delle affezioni dermato‑ logiche, delle patologie artro-reumatiche (osteoartrosi), della locomozione ed an‑ che in ginecologia. Da non dimenticare gli effetti benefici per la salute e la bellez‑ za delle gambe.

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