ivere V
settembre/ottobre 2012 n. 155 gratis
a tempo pieno Medicina
Diabete: le complicazioni Capelli: quando cadono
Salute
Bambini: ciuccio, pannolino & Co.
Varie Curves: che cos’è?
ALIMENTAZIONE
Diete per l’autunno
Amplifon e Phonak cercano partecipanti per uno studio nazionale sull’udito!
Meno soli – grazie a un udito migliore? allo studio indosseranno gratuitamente per quattro settimane un sistema acustico di ultima generazione. Successivamente, saranno interrogati sulle esperienze che hanno avuto con l‘apparecchio in ogni circostanza quotidiana. Amplifon, il consulente acustico leader in Svizzera, in via preliminare, verificherà professionalmente la perdita dell’udito delle persone disposte al test e adatterà per loro degli apparecchi acustici. Questi mini-apparecchi con tecnologia modernissima saranno messi a disposizione gratuitamente dal produttore di sistemi acustici Phonak. Cosa succede quando le persone all’improvviso riescono di nuovo a sentire e a comprendere meglio? Oppure, volendo porre la domanda in modo diverso: la qualità della vita di una persona con un indebolimento dell’udito cambia in senso positivo grazie all’uso di un apparecchio acustico? A queste domande, i due specialisti di audioprotesi Phonak e Amplifon cercano risposte svolgendo uno studio nazionale sull’udito. A questo scopo, il gruppo di studio cerca delle persone che abbiano il sospetto di essere affette da una limitazione dell’udito. È possibile informarsi e registrarsi fino al 30 novembre 2012 sul sito www.studio-udito-nazionale.ch, al numero gratuito 0800 468 468 oppure presso uno dei 79 centri specializzati del partner dello studio Amplifon. L’udito rappresenta il più importante dei nostri cinque sensi per metterci in contatto con l’ambiente che ci circonda. La nostra società è indirizzata all’ascolto, alla comprensione e alla percezione. La limitazione di tutto ciò diventa tanto più grave allorquando l’udito peggiora progressivamente. Gli specialisti sono convinti che la qualità della vita delle persone affette da un indebolimento dell’udito possa cambiare in senso positivo con l’impiego di un apparecchio acustico. Le due aziende svizzere maggiori nel campo dell’acustica – il consulente acustico Amplifon e il produttore di protesi acustiche Phonak – desiderano verificare questa tesi con uno studio a livello nazionale.
È garantita l’analisi professionale Lo studio sarà condotto in conformità agli standard scientifici. Naturalmente tutti i dati saranno trattati e analizzati confidenzialmente. Ne è responsabile il rinomato istituto di ricerche di mercato Anovum, con la sua esperienza internazionale nel campo degli studi sull’udito. I risultati saranno successivamente messi a disposizione delle cliniche e degli specialisti otoiatri.
«Cosa succede quando le persone all’improvviso riescono di nuovo a sentire e a comprendere meglio? Quali effetti comporta questa situazione sul benessere, sul comportamento sociale nella vita di tutti i giorni e sulla qualità della vita? Con questo studio nazionale desideriamo trovare le risposte a queste domande fondamentali – grazie anche alla vostra collaborazione!» Christian Rutishauser, Direttore Amplifon Svizzera SA
sto studio nazionale i due esperti dell’acustica, Amplifon e Phonak, desiderano esaminare gli effetti di un sistema acustico sulla qualità della vita, sul benessere e sul comportamento sociale. Per lo studio, il più vasto di questo Più qualità della vita grazie a un udito genere finora svolto in Svizzera, si cercano circa 1’000 partecipanti che abbiano il sospetto migliore? Cosa succede quando le persone all’improvviso di essere affetti da una limitazione dell’udito. riescono di nuovo a sentire e a comprendere meglio? Per esempio, ne viene influenzato il rap- Esperienze di vita quotidiana personale porto con gli amici e con il partner, la prontez- Al fine di poter constatare un eventuale miglioza mentale o l’autostima? In concreto: in que- ramento della qualità della vita, i partecipanti Registrarsi adesso per lo studio nazionale sull’udito • Online sul sito www.studio-udito-nazionale.ch • Telefonicamente al numero gratuito 0800 468 468 • Personalmente presso uno dei 79 centri specializzati Amplifon
Vale la pena partecipare Oltre all’opportunità di avere informazioni sulla propria capacità uditiva, e di poter provare gratuitamente per quattro settimane un mini-sistema uditivo di modernissima tecnologia, tutti i partecipanti riceveranno come ringraziamento CHF 50.– in contanti. Registratevi rapidamente – la partecipazione è possibile soltanto fino al 30 novembre 2012.
Partner dello studio
La consulenza di polimedicazione — EDITORIALE
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Care lettrici, cari lettori, La rossa o la bianca? Nonna Rita non sa più quale delle due pillole deve prendere prima della colazione. Ci sono altre tre confezioni di farmaci sul tavolo. Non osa chiedere al suo medico perché il trattamento è in corso già da tre mesi. Nonna Rita soffre di pressione alta e di osteoporosi (decalcificazione delle ossa). Dopo qualche esitazione, decide di prendere la compressa rossa e di lasciare da parte la bianca. Così facendo, non rispetta il trattamento prescritto e ne compromette la riuscita. Nonna Rita, 78 anni, avrebbe fatto meglio a chiedere una “Consulenza di polimedicazione” proposta in farmacia da qualche mese. Questa prestazione include un colloquio di spiegazioni e consigli di circa 20 minuti con un farmacista ed è destinata ai pazienti che — come nonna Rita — devono prendere almeno 4 medicamenti per più di 3 mesi. Parecchi studi mostrano infatti che circa la metà dei trattamenti di lunga durata non sono seguiti correttamente: un’irregolarità che può dimostrarsi pericolosa per la salute dei pazienti. È il caso, ad esempio, del trattamento della pressione alta (ipertensione), la cui interruzione può causare danni irreversibili o crisi cardiache. La consulenza di polimedicazione permette a nonna Rita di ottimizzare il suo piano di trattamento. Il farmacista le consacra il tempo necessario per trovare le soluzioni ai problemi che possono sorgere quando prende le sue medicine. Sul protocollo di consulenza — che lei firma — sono annotati gli obiettivi da raggiungere: il farmacista è stato convincente e quindi lei è fermamente intenzionata a rispettare il trattamento. Il colloquio costa 48,60 franchi e la cassa malati lo rimborsa al massimo 2 volte all’anno. Spesso è molto difficile prendere correttamente più farmaci suddivisi in diversi momenti della giornata, soprattutto per le persone più anziane. Anche in questo caso, i consigli del farmacista possono risultare molto preziosi.
Ennio Balmelli Portavoce OFCT
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n. 155 settembre/ottobre 2012
SOMMARIO MEDICINA
12
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12
Diabete
Prevenire le complicazioni
Capelli
Quando cadono
SALUTE 16
Ciuccio, pannolino & Co. Come sceglierli?
ALIMENTAZIONE
18
18
Diete per l’autunno
Per salutare l’estate e i suoi vizi
ODONTOIATRIA 22
Alitosi
Ta spüzza ul fiaa?
VARIE 24
24
Curves
Il fitness al femminile
PASSATEMPO
© Yuri Arcurs / shutterstock (Copertina) Yuri Arcurs / shutterstock Elena Elisseeva / shutterstock — Aaron Amat / shutterstock
26
Vivere
a tempo pieno
Cruciverbone
Gioca e vinci un ducato d’oro!
HIGHLIGHTS 27
In farmacia
La vetrina: settembre-ottobre Find us on
Facebook www.rivista-vivere.ch
SIGLA EDITORIALE
COMITATO DI REDAZIONE
REDAZIONE
SOCIETÀ VIVA SA INDIRIZZO Casella postale 5539, CH — 6901 Lugano TELEFONO +41 (0)91 922 68 66 FAX +41 (0)91 923 39 09 E-MAIL vivere@bluewin.ch
Mario Tanzi Presidente OFCT Dott. Giorgio Antognini già Presidente PharmaSuisse Ennio Balmelli Portavoce OFCT
M. SC. COM. VALENTINA TANZI Responsabile CRISTINA GEROSA Segretaria
Gli articoli impegnano soltanto la responsabilità degli autori.
TIPOGRAFIA NEWPRINT SA
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La GIORN
ATA MO
MEDICINA — Diabete
NDIA www.worl ddiabetes LE (14.11.2012 Ha come day.org (E ) scopo di /ES/F) fa malattia — la sua r conoscere meg lio nel mo venirla. Is diffusion n dall’OMS, tituita dalla Federae ma anche i mez do questa la zi o g n io e rn M ata è orga ondiale d zi per prenascita d el n i cruciale n F. Banting che, insiizzata per l’anniver Diabete e ella scoper sa em ta dell’insu e a C. Best, ebbe rio della un ruolo lina nel 1 922..
DIABETE: PREVENIRE LE COMPLICAZIONI
Il rischio peggiore per i diabetici è la possibilità che la patologia possa degenerare nelle complicazioni, spesso legate alla durata e allo scompenso metabolico. Complessivamente, il rischio di morte in questi pazienti — se non debitamente curati — è almeno 2 volte maggiore rispetto alle per‑ sone sane. La redazione
I
n seguito all’evoluzione demografica, all’età media della popolazione sem‑ pre più elevata, alle attuali abitudini di vita e alla mancanza di attività fisi‑ ca, il numero di malati di diabete è in continuo aumento e, di conse‑ guenza, il rischio di complicazioni legate a questa patologia.
LE STATISTICHE (OMS e Associaz. svizzera per il diabete — 2011)
• A livello mondiale si contano più di 346 milioni di diabetici, più dell’8% della popolazione mondiale — Si è in presenza di un’epidemia emergente a livello mondiale, imputabile al rapido aumento registrato nella frequenza del sovrappeso, dell’obesità e della sedentarietà. • Si stima che in Svizzera ci siano circa 350’000 diabetici. • La maggior parte delle persone colpite ha dai 40 ai 59 anni. • Circa la metà dei diabetici non sa di esserlo. • A livello mondiale, ogni 10 secondi sono diagnosticati 3 nuovi casi.
LE CONSEGUENZE DEL DIABETE
Al fine di contrastare o ritardare il loro insorgere, è fondamentale: • il controllo dei valori della glicemia — Per evitare i picchi d’ipo‑/ipergli‑ glicemia. • Il continuo monitoraggio del compenso metabolico, attraverso la valutazione dei valori dell’emoglobina glicosilata — Fornisce un’indicazione retrospettiva dell’andamento della glicemia nelle precedenti 6-8 settimane.
© Ivonne Wierink / shutterstock
• Potrebbe diventare la 7a causa di morte nel mondo entro il 2030 — Se‑ condo le proiezioni, il numero totale di decessi legati alla malattia dovrebbe aumentare di oltre il 50% nei prossimi 10 anni. • Il tipo 2 è molto più comune del tipo 1 — Il tipo 2 rappresenta quasi il 90% dei casi. Inoltre, diversi studi mostrano come stiano diventando sempre più numerosi i casi nei bambini, un tempo rari. Addirittura, in alcuni Paesi questa tipologia rappresenta quasi la metà dei nuovi casi diagnosticati in bambini e adolescenti. • Le malattie cardiovascolari sono la causa del 50-80% dei decessi tra i diabetici — Il diabete è diventato una delle cause principali di morte prema‑ tura nella maggior parte dei Paesi, principalmente a causa, appunto, dell’ac‑ cresciuto rischio di contrarre una patologia cardiovascolare. • Secondo alcune stime statistiche, nel 2005 si sono contati 3,4 milioni di morti. • L’80% dei decessi si verificano in Nazioni a basso e medio reddito — Nei Paesi sviluppati la maggior parte dei diabetici ha oltrepassato l’età della pensione, mentre in quelli in via di sviluppo ha fra i 35 e i 64 anni. • È una delle principali cause di cecità, amputazioni e insufficienza rena‑ le — La mancanza d’informazione sulla malattia, unita ad un inadeguato accesso ai servizi sanitari e ai medicinali essenziali, può causare le compli‑ cazioni menzionate. • Il diabete e le relative complicazioni hanno importanti ripercussioni economiche sul singolo, sulle famiglie, sui sistemi sanitari e le stesse Nazioni — Ad esempio si stima che, tra il 2006 e il 2015, la Cina perderà 558 miliardi di dollari di reddito nazionale solo a causa di ictus, malattie car‑ diache e diabete.
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IL TEST
Caduta dei capelli … Capelli deboli … Unghie fragili …
Testate il vostro rischio di sviluppare un diabete tipo 2 con il questionario dell’Associazione svizzera per il diabete. Domanda 1 — Quanti anni ha? Meno di 45 anni (0 punti) 45-54 (2), 55-64 (3) Più di 65 (4) DOMANDA 2 — Qual è il valore del suo Body Mass Index (BMI = Peso corporeo in kg : (altezza in metri)2)? Meno di 25 (0) 25-30 (1) Più di 30 (3)
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DOMANDA 3 — Qual è il suo girovita, misurato in piedi all’altezza dell’ombelico? Uomini: meno di 94 cm (0), 94-102 cm (3), più di 102 cm (4) Donne: meno di 80 cm (0), 80-88 cm (3), più di 88 cm (4)
... possono essere provocati dalla carenza di biotina.
DOMANDA 4 — Fa almeno 30 minuti di attività fisica al giorno (a casa, nel tempo libero, al lavoro)? Sì (0) No (2)
aiuta ad eliminare questo stato di carenza.
DOMANDA 5 — Mangia frequentemente frutta e verdura? Ogni giorno (0) Non ogni giorno (1) DOMANDA 6 — Ha già preso medicine contro l’ipertensio‑ ne? No (0) Sì (2) DOMANDA 7 — Dalle analisi del sangue è già risultato un tasso glicemico troppo alto? (p.es. in occasione di visite mediche, durante una malattia o la gravidanza) No (0) Sì (5)
Lo sviluppo di capelli e unghie sani Cellule specializzate (cellule epidermiche) nella matrice dei capelli , rispettivamente delle unghie si riproducono per scissione cellulare e si spingono lentamente verso gli strati cutanei superiori . Maturando, formano la proteina filamentosa cheratina, elemento costitutivo principale di capelli e unghie. La cheratina conferisce a capelli e unghie resistenza. Così agisce la biotina La biotina agisce sulla moltiplicazione delle cellule matrici di capelli e unghie , favorisce la formazione di cheratina e ne migliora la struttura.
RISULTATI Meno di 7 punti
Rischio basso
7-10 punti
Leggero rischio
11-15 punti
Rischio medio Controllare la glicemia nei pros‑ simi 6 mesi
16-20 punti
Rischio alto Contattare il medico il più presto possibile
Più di 20 punti
Rischio molto alto Contattare il medico il più presto possibile
• L’autocontrollo domiciliare della glicemia — Permette d’individuare con precisione l’intensità e i momenti in cui si verificano gli scompensi me‑ tabolici, permettendo così di ottimizzare la terapia. Il rischio di complicazioni può essere fortemente ridotto, oltre che tenendo sotto stretto controllo la glicemia, anche grazie alla costante verifica della pressione arteriosa e con una gestione aggressiva dei fattori di rischio cardiovascolari. Entrambi i tipi di diabete possono dare origine a malattie secondarie: que‑ ste complicazioni croniche sono difficilmente reversibili o irreversibili e si manifestano con una frequenza fino all’80% nei diabetici mal controllati. Il
Vivere settembre/ottobre 2012
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DOMANDA 8 — Qualcuno dei suoi parenti (stretti) soffre di diabete? No (0), Sì (nonni, zii, cugini) (3) Sì (padre, madre, fratelli o sorelle, figli) (5)
Prevenire 8 MEDICINAle—complicanze Diabete
Entrambi i tipi di diabete possono dare origine a malattie secondarie. Queste complicanze croniche sono difficilmente reversibili o irreversibili e si manifestano con una frequenza Entrambi i tipi di diabete possono dare origine a malattie loro sviluppo e gravità dipendono anche da altri fattori di rischio, alcuni non fluttuazioni e picchi iperglicemici. fino all’80% dei diabetici mal controllati. La loro gravità secondarie. Queste complicanze croniche sono difficilmente modificabili, come quelli genetici, etnici o la durata della malattia, altri modi‑ Una particolare categoria di complicazioni sono quelle causate dal diabete dipende anche dao altri fattori edisirischio individuali, reversibili irreversibili manifestano con unaquali frequenza ficabili come fumo, ipertensione, ipercolesterolemia e obesità. l’ipertensione arteriosa, i valorimal elevati dei grassi nel gravità sangue, gestazionale che possono influire negativamente sul corretto sviluppo del feto, fino all’80% dei diabetici controllati. La loro Le alterazioni dovute al diabete possono manifestarsi a carico di vari organi, causando: dipende anche da altri fattori di rischio individuali, quali il fumo e l’eccesso ponderale. • malformazioni congenite, in particolare: l’ipertensione i valoridiverse elevati dei grassi sangue, • elevato peso alla nascita, • occhi — Rischio arteriosa, elevato di sviluppare patologie, fra cui nel retinopatia,
il cataratta fumo e el’eccesso ponderale. Uno studio condotto a livello europeo glaucoma. Tutte possono portare(CODE-2 alla cecità. «Cost of Dia- • alto rischio di mortalità perinatale. — Insufficienza renale e nefropatie. betes in• Reni Europe» per il diabete di tipo 2, dati del 1998) evistudio condotto a livellogravi europeo of DiaLE - complicaZIONI croniche • Sistema nervoso. denzia Uno l’entità delle complicanze nei (CODE-2 pazienti «Cost con diabetes in Europe» per il diabete di tipo 2, dati del 1998) evi- Le più diffuse sono quelle vascolari ed oculari: più frequenti nel diabete di • Sistema cardiocircolatorio. bete di tipo 2. Lo studio CODE-2 of complicanze Diabetes in Europe” (diabete di tipo 2, dati denzia l’entità“Cost delle gravi nei pazienti condel dia- tipo 2, si manifestano solitamente dopo 10-15 anni dalla comparsa della 1998) betehadievidenziato tipo 2. l’entità delle complicazioni, come illustrato nel grafico. malattia. 6000 cecità,
La retinopatia diabetica
Il disturbo oculare più frequente è la retinopatia emorragico-essudativa, mentre quello più importante è la retinopatia proliferativa, responsabile 8300 nuovi trattamenti di dialisi, una cecità ogni 90 minuti della perdita o di una grave riduzione della vista, che richiede, data la sua la necessità di untrattamenti nuovo trattamento 8300 nuovi di dialisi, gravità, interventi tempestivi. la necessità di un nuovo trattamento di dialisi ogni 60 minuti Gran parte dei diabetici presenta segni di retinopatia, specialmente nelle perso‑ dialisi ogni 60 minuti 27’000diinfarti, ne che soffrono di questa patologia da molti anni: secondo l’OMS, dopo 15 an 27’000 infarti, ni dall’insorgenza del diabete quasi il 2% dei pazienti diventano ciechi e il un infarto ogni 19 minuti un infarto ogni 19 minuti 10% circa sviluppa una grave compromissione della funzionalità visiva. 27’900 amputazioni, La retinopatia emorragico-essudativa è causata da una lesione dei vasi san‑ 27’900 amputazioni, un’amputazione ogni 19 minuti guigni della retina, i quali, in alcuni casi, possono gonfiarsi e produrre fluido. un’amputazione ogni 19 minuti 44’400 colpi apoplettici (o ictus), Mentre queste aree guariscono, possono verificarsi altre lesioni e svilupparsi 44’400 colpi apoplettici (o ictus), un colpo apoplettico ogni 12 minuti vasi sanguigni anomali sulla superficie della retina, causando problemi di vista un colpo apoplettico ogni 12 minuti o cecità. Questo disturbo è noto come retinopatia proliferativa ed ha conse‑ Può sembrare un paradosso, ma le complicazioni sono meno temibili nelle guenze ancora più gravi. forme più conclamate diabete, perché consentono una diagnosi e un Frequentemente le lesioni richiedono il trattamento con raggi laser, o even‑ Le alterazioni dovute aldidiabete possono manifestarsi a cariLe alterazioni dovute al diabete possono manifestarsi cari- tualmente un intervento chirurgico sul corpo vitreo. trattamento tempestivo, mentre nelle forme a lungo silenti rimangonoamico di vari organi. In particolare, ne vengono colpiti gli gli occhi, co di varieorgani. In particolare, ne bersaglio. vengono occhi,Fra i fattori di rischio vi è l’elevata glicemia, che danneggia le pareti inter‑ sconosciute minano indisturbate gli organi Dacolpiti qui l’imperativo i reni, categorico ili reni, sistema nervoso, il mantenga sistema ildisistema nervoso, il sistema cardiocircolatorio. una terapia che lacardiocircolatorio. glicemia nella normalità, evitando ne dei vasi sanguigni, ma anche l’ipertensione. In conclusione, ecco ciò che si può fare per prevenire questa complicazione: La malattia dei grossi vasi, la macroangiopatia, è tipica La malattia dei grossi vasi, la macroangiopatia, è tipica perper il il • fare attenzione a mantenere il controllo della glicemia e della pressio‑ 2. presenta Essa presenta un decorso paragona- ne arteriosa ai migliori livelli possibili. diabetediabete mellitomellito di tipodi2.tipo Essa un decorso paragonabile a quello di un’arteriosclerosi grave a comparsa precoce. • Conoscere i propri valori di emoblogina glicosilata (HbA1c) e pressiobile a quello di un’arteriosclerosi grave a comparsa precoce. ne arteriosa (ridurre l’ipertensione). L’ostruzione di un vaso può condurre a un infarto miocardico L’ostruzione di un vaso può condurre a un infarto miocardico • Al momento della diagnosi di diabete, sottoporsi ad una consulenza o‑ o a un ictus cerebrale, ma anche a dolori nelle gambe e infine o a un ictus cerebrale, ma anche a dolori nelle gambe e infine culistica — Spesso non si avvertono sintomi o dolore fino ad uno stadio a‑ rendere necessaria un’amputazione. vanzato della malattia. Solo una visita specialistica può rilevare la retinopa‑ rendere necessaria un’amputazione. tia prima che raggiunga un livello preoccupante. La malattia dei piccoli vasi, la microangiopatia, danneggia L’esame a pupilla dilatata permette di esaminare i vasi sanguigni in fondo La malattia dei piccoli vasi, microangiopatia, soprattutto gli occhi e ilareni. Essa è tipica del danneggia diabete di tipo 1. all’occhio. soprattutto gli occhi e i reni. Essa è tipica del diabete di tipo 1. • Programmare periodiche visite oculistiche. • In caso di disturbi della vista, o prima d’intraprendere una gravidanza programmata, consultare l’oculista. una cecità 90 minuti 6000ogni cecità,
Tensioni?
La nefropatia diabetica
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Il diabete figura fra le principali cause d’insufficenza renale, che porta alla morte del 10-20% di questi malati. La forma più lieve interessa una buona percentuale di diabetici, ma purtroppo una quota degenera in insufficienza renale, fino a rendere necessaria la dialisi oppure il trapianto. Quando il diabete è mal controllato, i reni perdono la loro funzione di filtro e la‑ sciano passare le scorie prodotte dal metabolismo, in particolare le proteine. Tut‑ tavia, la nefropatia diabetica può essere evitata: • ottimizzando la pressione arteriosa (< 130/80 mmHg); • mantenendo un buon controllo della glicemia; • non fumando; • facendo eseguire un esame annuale dell’urina per verificare l’eventua‑ le presenza di proteine (microalbuminuria) — In presenza di proteine nell’urina è importante individuare una cura adeguata, a base di farmaci o mediante una dieta ipoproteica.
Attenua dolori e tensioni cervicali e scapolari.
Le malattie cardiocircolatorie
Viene assorbito velocemente. Non unge e ha un odore piacevole.
I diabetici vengono colpiti da queste patologie con una frequenza 2-3 volte maggiore delle persone non diabetiche. Un numero sempre maggiore di diabetici con ipertensione arteriosa va incon‑
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NERVOSISMO E DIABETE Il diabete è una condizione molto sensibile all’emotività e agli stati d’animo poiché esiste una stretta connessione funzionale tra il sistema endocrino e quello limbico, paleoencefalo o “cervello affettivo”. La calma interiore e il benessere emotivo, ad esempio, stabilizzano la glicemia e facilitano il controllo della patologia. Viceversa, l’apprensione, l’inquietudine o l’ansia sono generalmente accompagnate dalla liberazione di ormoni, come adrenalina o cortisolo, che ostacolano l’ormone insulina, il quale, non potendo agire liberamente nel far passare lo zucchero dal sangue alle cellule, determina una condizione di iperglicemia. A questo proposito, è risaputo che uno dei rischi nei quali può incorrere la persona affetta da diabete è la crisi ipoglicemica che, essendo una condizione molto sgradevole, comporta un istintivo timore da parte dei malati che, a torto, la considerano una situazione imprevedibile. In questo caso, l’educazione sanitaria e la formazione psicologica possono aiutare a superare questa paura, prima che si inneschi un circolo vizioso a danno dell’equilibrio metabolico e somatico. Come abbiamo detto, infatti, la paura e l’emotività causano un aumento della glicemia, la quale a sua volta richiede un aumento del dosaggio insulinico, con la possibilità di una crisi ipoglicemica tale da ricondurre alla paura e all’angoscia. È quindi molto importante porre attenzione agli eventi stressanti, agli stati d’animo e alla propria emotività per un migliore autocontrollo del diabete, magari attraverso l’uso di un “diario comportamentale”, che consenta l’osservazione di come la propria personalità interagisce con la condizione della persona diabetica. Questo diario, in definitiva, può diventare una preziosa occasione per conoscersi meglio. tro a: • vasculopatie cerebrali (ictus, forma cronica di angina pectoris, …), • infarto acuto del miocardio, • insufficienza cardiaca, • coronaropatie, • arteriopatia obliterante periferica (AOP). Queste complicazioni, che causano la morte del 50% dei diabetici, posso‑ no essere notevolmente ridotte: • mantenere un buon controllo della glicemia; • mirare a un controllo ottimale della pressione arteriosa (inferiore ai valori normali di 130/80 mmHg); • misurarsi regolarmente la pressione arteriosa;
• sorvegliare i grassi nel sangue (colesterolo < 5,0 mmol/l, tipo LDL < 2,6 mmol/l e trigliceridi < 1,7mmol/l) — Controllare colesterolo e tri‑ gliceridi seguendo anche una corretta alimentazione. • Non fumare; • fare esercizio fisico tutti i giorni; • perdere peso, se si è in sovrappeso; • limitare il consumo di alcolici; • rivolgersi al proprio medico per capire se la terapia a base di Aspiri‑ na può essere indicata al proprio caso.
La neuropatia diabetica
È una patologia del sistema nervoso e colpisce fino al 50% dei diabetici.
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CORSI2012/13 Entra nel mondo dei valori e del benessere
Sebbene siano numerosi e i differenti problemi che possono comparire, i sin‑ tomi più comuni sono: • intorpidimento, formicolio e debolezza agli arti, con dolori ai polpacci simili a un crampo, specialmente notturni; • diminuita sensibilità e comparsa di ulcerazioni alla pianta dei piedi — Poiché le piccole ferite possono facilmente passare inosservate, questo di‑ sturbo può degenerare nel piede diabetico. Per quanto riguarda invece i disturbi a carico del sistema nervoso autonomo (neurovegetativo) si possono manifestare praticamente in tutto l’organismo: • apparato cardiocircolatorio — Alterazioni della regolazione del battito cardiaco e della pressione arteriosa. • Digerente — “Paralisi gastrica”, diarrea, stipsi, nausea, vomito, sensazio‑ ne di pienezza non appena si inizia a mangiare. • Urinario — Disturbi vescicali e incontinenza urinaria. • Riproduttivo — Disfunzione erettile (impotenza), secchezza vaginale. Conseguenze particolarmente gravi sono il piede diabetico e l’infarto “in‑ dolore”, che può condurre alla morte cardiaca. Ciò che si può fare a titolo preventivo: • evitare fattori nocivi per i nervi (alcool, fumo, …); • mantenere un buon controllo della glicemia; • stare attenti a scoprire eventuali ipoglicemie; • ispezionare giornalmente braccia e gambe (ferite, intorpidimento, for‑ micolio); • auto-osservazione per verificare l’adattamento degli occhi al buio e al‑ la luce; • scoprire eventuali disturbi dello svuotamento della vescica, infezioni ricorrenti delle vie urinarie, sensazione di pienezza gastrica o vertigini nell’alzarsi.
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MEDICINA — Diabete
Il piede diabetico
È caratterizzato dalla facilità di ulcerazione delle escoriazioni sulle estremità degli arti inferiori. Le cause principali sono: • danni ai nervi (neuropatia) — Possono portare a una riduzione della sen‑ sibilità dolorifica, con conseguente insufficiente percezione di eventuali ferite, compressioni e deformazioni del piede. • Lesioni alle arterie (arteriopatia obliterante delle membra inferiori o AOMI) — Possono causare disturbi circolatori e quindi peggiorare la gua‑ rigione delle ferite, favorendo l’insorgenza di infezioni. La Infectious Diseases Society of America ha pubblicato le più recenti linee guida rivolte ai medici per la gestione del piede diabetico e delle sue compli‑ canze. Un esame del piede è il primo passo per la prevenzione di ulcere: si stima che 1 diabetico su 4 ne avrà almeno una nel corso della vita. Una banale escoriazione superficiale come, per esempio, la compressione causata da scarpe troppo strette o ferite contratte nel corso di una pedicure, può trasformarsi, nei diabetici, appunto in un’ulcera. Anzitutto è necessaria una valutazione della gravità della lesione: gli esperti suggeriscono un esame accurato, per stabilire se l’area interessata è infetta e, nel caso, rimuovere il tessuto in fase di necrosi per arrestare l’infezione. La casistica mette in luce che solo il 50% delle ferite sottoposte all’attenzione del medico sono realmente infette e, unicamente in questi casi, l’approccio di chirurgia mininvasiva è efficace. In genere il processo del piede diabetico decorre come segue: • comparsa del diabete; • malattia di base associata al diabete (malattia dei nervi, arteriopatia obliterante periferica, ecc.); • evento scatenante (ferita da compressione del piede); • lesione cutanea (alterazioni della pelle e delle unghie, pelle asciutta con fessure, arrossamenti, vesciche, calli e duroni, ferite, compressioni), dolori alla deambulazione e/o durante il riposo notturno; • infezione; • distruzione dei tessuti, della circolazione, della capacità di guarigio‑ ne delle ferite; • amputazione — Molte potrebbero essere evitate se i diabetici, oppure i loro parenti, ispezionassero quotidianamente i piedi, inclusi le piante e gli spazi interdigitali. Nella cura quotidiana dei piedi bisogna osservare queste regole:
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• fare il bagno ai piedi per non più di 3-5 minuti, usando solo acqua tie‑ pida. • Asciugarli accuratamente, anche negli spazi interdigitali. • Rinunciare all’uso di bouillottes d’acqua calda o cuscini elettrici. • Portare calze non troppo strette. • In caso di problemi, o di semplici vesciche o calli, affidarsi sempre per la cura dei piedi e delle unghie a medici o podologi diplomati. • Controllare regolarmente le scarpe — Possono contenere corpi estranei, per esempio sassolini o asperità (cuciture o pieghe), che possono cau‑ sare vesciche o ferite. • Rinunciare a camminare a piedi nudi — Indossare sempre scarpe co‑ mode (né strette, né larghe). • Far controllare regolarmente le scarpe ortopediche.
Le complicaZIONI acute
Più frequenti nel diabete di tipo 1, sono determinate dalla carenza/assenza d’insulina nell’organismo.
La chetoacidosi
È causata dalla carenza/assenza d’insulina che non permette alle cellule di utilizzare il glucosio per produrre energia. In questa situazione, l’organismo è costretto ad utilizzare i lipidi, operazione che produce sì energia, ma anche corpi chetonici, che vengono eliminati mediante le urine: se sono presenti in concen‑ trazioni troppo elevate, provocano appunto la chetoacidosi diabetica. I primi sin‑ tomi sono: • anoressia, • nausea, • vomito, • dolori addominali. Se non curata adeguatamente, progredisce fino al coma chetoacidosico.
Il coma iperosmolare non chetosico
Si verifica normalmente nei pazienti anziani, nei quali la capacità di assumere liquidi è notevolmente minore rispetto ai giovani. Da questa situazio‑ ne deriva la quasi impossibilità di compensare le perdite idriche dovute alla diu‑ resi, al punto da causare la disidratazione delle cellule. Il primo sintomo consiste in uno stato confusionale o, in alcuni casi, in convul‑ sioni o deficit motori, a cui segue abbastanza rapidamente il coma.
La Balanopostite: un’altra PROBLEMATICA del diabete
• obesità, come fattore favorente.
La prevenzione
• Utilizzare i profilattici nei rapporti occasionali. • Igiene quotidiana con saponi che rispettino il pH del pene — Sia per la normale igiene intima sia per la necessità di una toelette supplementare do‑ po i rapporti sessuali non protetti. Il pH del pene varia a seconda dell’età (18-60 anni = pH 7,0-7,5, cioè neutro o leggermente alcalino; 60-90 anni = 6,0-6,9, lievemente minore) e quindi bisogna utilizzare prodotti che ne tengano conto, in modo da non alterare le mucose e dunque favorire l’insorgenza di infezioni e infiammazioni anche non infettive. • Quando si urina, retrarre completamente il prepuzio — Così facendo, non rimangono residui di urina intrappolati, cosa che facilita anch’essa infezioni e infiammazioni.
La terapia
Recarsi dal medico appena si presentano i primi sintomi. Se viene richiesto un esame microbiologico, cioè un tampone del prepuzio per sapere esattamente che tipo di agente infettante è stato contratto, occorrono alcuni giorni prima di avere i risultati. In questo intervallo di tempo è fondamentale l’utilizzo di saponi specifici, creme, pomate o impacchi antinfiammatori con pH adeguato, altrimenti l’effetto terapeutico viene diminuito dall’impatto della sostanza con pH differente.
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Nel diabete è molto frequente: addirittura, in alcuni casi, la diagnosi della patologia stessa viene fatta proprio nell’ambito dello studio dell’insorgenza di questa infezione. Inoltre, notoriamente, le difese immunitarie dei diabeti‑ ci sono inferiori, per cui per loro è più facile contrarre infezioni, quelle che inte‑ ressano i genitali esterni.
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È un’infiammazione della mucosa del glande (balanite) e di quella del prepuzio (postite), che raramente si presentano separate: da qui il termine bala‑ nopostite. È caratterizzata da: • arrossamento delle zone interessate, • prurito, • a volte secrezione o dolore. Colpisce praticamente a tutte le età, ma sopratutto dopo la pubertà. Non sem‑ pre provocata da un contagio sessuale, può essere dovuta anche ad altre cause: • allergie a farmaci o detergenti; • malattie del metabolismo come il diabete; • patologie del sistema immunitario; • disabilità; • età; • scarsa igiene personale; • presenza di una fimosi (= impossibilità di retrarre il prepuzio, cioè la pelle del pene, fino a scoprire completamente ed agevolmente il glan‑ de); • problemi urinari (incontinenza);
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MEDICINA — Capelli
CAPELLI: QUANDO CADONO Che cosa succede nell’organismo quando si cominciano a perdere i capelli? Quali fenomeni si mettono in moto? Quali sono i rimedi per prevenire e contrastare la caduta? La redazione
Il ciclo di vita
L
a caduta dei capelli è un problema che in‑ teressa un po’ tutti, ma riguarda special‑ mente gli uomini: infatti, a 50 anni, cir‑ ca la metà di loro soffre di calvizie incipiente o già avanzata, che comunque compare nell’80% dei soggetti di età inferiore ai 70 anni.
Il capello La struttura
In un capello normalmente sviluppato si distinguo‑ no 2 parti: • stelo o fusto — La parte visibile che cresce all’esterno dell’epidermide, comunemente chia‑ mata “capello”. • Follicolo pilifero (o radice del capello) — La sezione tra l’ostio del follicolo e l’attacco inferio‑ re del muscolo erettore del pelo, “immersa” per‑ tanto nella cute e quindi generalmente non visi‑ bile. È il punto di formazione dello stelo e lo si può im‑ maginare come un’introflessione conica dell’e‑ pidermide, nella cui parte inferiore (il bulbo pilifero) si verifica la divisione delle cellule che, so‑ spinte verso l’alto, si corneificano e formano lo stelo. Il bulbo pilifero avvolge un fascio di vasi sanguigni, circondato da uno speciale tessuto connettivo (la papilla). Nella parte superiore del follicolo sbocca la ghiandola sebacea che produce un secreto con‑ tenente sostanze grasse (il sebo).
Il numero
Le persone con i capelli neri o castani hanno circa 100’000 follicoli, la densità massima si ha nei bion‑
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Ogni giorno sulla nostra testa crescono nuovi capelli ed altri ne cadono. Nell’essere umano il ricambio dei capelli, che può variare da un individuo all’al‑ tro, avviene “a mosaico”, cioè ogni follicolo produce il suo capello, indipendentemente da quelli vicini; in questo modo non si alternano, come inve‑ ce avviene per molti animali, periodi in cui si hanno i capelli a periodi in cui questi non ci sono (muta). Un’“accelerazione” del ricambio è tuttavia presente nella maggioranza degli individui in primavera e au‑ tunno (effluvium stagionale fisiologico). Il ciclo di vita di un capello è composto di 3 fasi: • crescita (ànagen) — Avviene mediante una marcata divisione delle cellule della radice. Gran parte dei capelli (circa l’80%) si trova contem‑ poraneamente in questa fase. È lo stadio più lungo e dura, in media, 2-4 anni nell’uomo e 3-7 anni nella donna. Dato che il ca‑ pello si allunga circa di 1 cm al mese ma può, nella donna, arrivare a 1,5, si comprende come le lunghezze massime raggiungibili possano es‑ sere assai differenti nei due sessi. In questa fase, il capello risulta ben ancorato con le sue guaine e può essere asportato solo eser‑ citando una forte trazione, il cui conseguente trauma sarà accompagnato da dolore. • Transizione o fase distrofica, di progressivo arresto delle varie funzioni vitali (càtagen) — È la più breve e dura solo 14 giorni. Si assiste al processo di divisione delle cellule della radice, il follicolo pilifero si accorcia e va a fissarsi imme‑ diatamente sotto lo sbocco della ghiandola se‑ bacea, a contatto con la superficie dell’epidermi‑ de. Il capello, che ha raggiunto la sua lunghezza massima nella fase di crescita, assume gradual‑ mente la forma di “clava” (pelo clava). • Riposo funzionale (tèlogen) — È il periodo ter‑ minale, durante il quale il capello si trova ancora nel follicolo pilifero ma le attività vitali sono com‑
pletamente cessate. Il pelo clava viene espulso dal nuovo capello in fase di crescita, un processo che si protrae per circa 3 mesi e segna l’inizio di un nuovo ciclo. I capelli in tèlogen vengono via, senza dolore, se si esercita una trazione, anche modesta. Il bulbo, ormai atrofico, cheratinizzato, di aspetto translu‑ cido, si presenta come una capocchia di spillo alla base del capello, facendo preoccupare spes‑ so chi crede, a torto, di aver perduto la parte vi‑ vente del capello, cioè quella germinativa, che in realtà è rimasta alloggiata in profondità nel cuoio capelluto.
LA CADUTA
Mediamente ne cadono 100 al giorno, sebbene, tuttavia, questo numero possa oscillare in alcune persone tra 20 e 200. Un metodo semplice per sa‑ pere quanti se ne perdono è di contarli: per esempio, alla mattina dopo la doccia ed essersi pettinati, sul pavimento, sugli abiti e nel letto (consiglio: sceglie‑ re delle lenzuola bianche per distinguerli meglio). Se si perdessero 500 capelli al giorno e non ci fosse alcuna ricrescita si diverrebbe calvi nel giro di 200 giorni. Il numero dei capelli caduti in genere spaventa le persone, ma in realtà ciò non è necessariamente la causa di calvizie: alcuni possono avere livelli bassi di caduta, ma tuttavia essere comunque affetti da questa patologia, in quanto quelli persi non vengono sostituiti. Al contrario, al‑ tri hanno livelli di caduta molto elevati senza essere affetti da calvizie, poiché i capelli caduti vengono ra‑ pidamente sostituiti. Diverse ragioni possono spiegare un’eccessiva caduta dei capelli: • origine genetica e/o ormonale — Concerne‑ rebbe più della metà degli uomini (circa il 75%). Si tratta quindi della causa principale di calvizie per gli uomini. Per quanto concerne invece le donne, si assiste ad oscillazioni nella caduta a causa degli effetti del loro ciclo ormonale. • “Pelliccia invernale” — La caduta aumenta alla fine dell’estate e nei mesi autunnali e dimi‑ nuisce con l’arrivo della bella stagione. • Lavaggio — La perdita è pure maggiore nei giorni in cui ci si lava i capelli, ma cala subito il giorno dopo. La manipolazione fisica che ha luo‑ go durante il lavaggio fa sì che i capelli giunti in fase tèlogen vengano via più facilmente cosic‑ ché, il giorno successivo, ci saranno molti meno capelli che cadranno. • Stress — Seguito da una reazione a catena che termina col blocco della crescita, ciò che ne pro‑
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di, la minima nei rossi (la cifra oscilla tra gli 80’000 ed i 150’000). Il numero dei follicoli presenti alla nascita nel cuoio capelluto è determinato geneticamente: i‑ noltre i capelli, sotto forma di lanugine, si formano già a partire dal 5° mese di vita fetale. La foltezza varia a seconda delle zone del cuoio capelluto ed è mediamente di 200 per cm2. La velocità di crescita è di 0,37 mm al giorno, più di 1 cm al mese: è maggiore nella donna, ma in ogni caso tende a diminuire con l’età.
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MEDICINA — Capelli
voca una perdita, dato che quelli caduti non sono rinnovati. • Intossicazione. • Cattiva alimentazione — Mancanza di minera‑ li, vitamine od oligoelementi. In questo caso pri‑ vilegiare i trattamenti naturali (grano germinato, tè verde, …). • Allergia. • Effetti collaterali di certi farmaci — Ad esem‑ pio, gli antitumorali durante la chemioterapia. Dato che il tasso di caduta è così variabile e sog‑ getto a tanti fattori, giungere a definire un tasso anormale di caduta risulta difficile.
LA CALVIZIE (O alopecia)
Vi sono numerosissime forme di calvizie, le cui cause possono essere le più svariate, come pure ca‑ si in cui alcune di esse si mescolano e contribui‑ scono in percentuali diverse al diradamento o alla perdita di capelli.
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L’alopecia ANDROGENETICA
È la forma più conosciuta delle alopecie “non cicatriziali” — quelle forme temporanee con transitoria inibizione funzionale della papilla del pe‑ lo — tanto da prendere il nome di calvizie comune. È anche chiamata, con termini riduttivi, seborroi‑ ca, precoce o maschile. Il termine “alopecia andro‑ genetica” è popolare nel mondo medico e scientifi‑ co e indica la natura ormonale della calvizie, ma non ne determina il genere specifico (maschile o femmi‑ nile). La parola “androgenetica” è composta da 2 termini che identificano la doppia natura “an‑ drogena” (legata all’azione di specifici ormoni androgeni) e “genetica” (cioè di carattere eredi‑ tario e legato ad alcuni geni presenti nel DNA). È caratterizzata da iniziale perdita dei capelli del vertice e successivo coinvolgimento alopecico di tutta la parte alta del cuoio capelluto, con tipi‑ co risparmio della nuca e delle tempie, fino alla calvizie “a corona”. È spesso, ma non costante‑ mente, accompagnata da seborrea e desquamazio‑ ne furfuracea. Uno studioso di nome Hamilton fu uno dei primi ad occuparsi di questo fenomeno e classificò diversi stadi che portano alla calvizie. Norwood completò la sua ricerca, arrivando a determinarne ben 12 dif‑ ferenti stadi. La forma più aggressiva di questo tipo di calvizie si manifesta intorno ai 18 anni: inizia una massic‑ cia caduta di capelli che ad ogni ciclo vengono sosti‑ tuiti da altri sempre più sottili e meno colorati, dovu‑ ti all’atrofizzazione del follicolo che, pian piano, non riesce più ad esprimere un capello sano e robusto come all’inizio. Sembra che circa l’88% della popolazione maschile sia colpita durante la propria vita da que‑ sto tipo di calvizie. In questi soggetti, determinate a‑ ree dello scalpo (è sempre esclusa la temporo-oc‑ cipitale) possiedono follicoli “sensibili” agli ormoni maschili (androgeni).
Le cause
La patogenesi è in gran parte sconosciuta: l’ipotesi più probabile è che si tratti di un messaggio gene‑ tico (ereditario) che per realizzarsi ha bisogno di ormoni steroidi maschili (androgeni). Il genotipo
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CONSIGLI UTILI La prevenzione e una buona igiene sono i principali alleati di un capello sano: • Dieta equilibrata e ricca di frutta e verdu‑ ra — Apporta vitamine, aminoacidi, minerali e certi oligoelementi necessari per fortificare e migliorare la qualità dei capelli e ostacolarne la caduta. • Evitare un consumo eccessivo di frutta sec‑ ca o “grassa” in caso di capelli grassi. • Diminuire/limitare lo stress — Infatti esso accelera in gran parte la caduta. • Utilizzare sempre shampoo neutri o adeguati al proprio tipo di capelli, in particola‑ re quando raccomandati da uno specialista — Ritardano la caduta e migliorano la qualità dei capelli. • Sciacquarli bene dopo l’applicazione dello shampoo. • Adoperare creme e lozioni di qualità — Pro‑ teggono e rafforzano i capelli, soprattutto in caso di tinture o permanenti. • Massaggio leggero e regolare del cuoio capelluto — Favorisce l’irrigazione sangui‑ gna e mantiene i capelli in buona salute. Chiedete, per esempio, al vostro parrucchiere di effettuare questo massaggio. • Evitare di seccarli con il phon — Preferibi‑ le, se possibile, lasciarli asciugare da soli. • Non fissarli fortemente durante il giorno o la notte. • Non tirarli ossessivamente per controllare se cadono o meno. • Portare berretti/cappelli — Non favoriscono la caduta, al contrario, li proteggono dall’effetto nefasto del sole. (“calvo”) diventa cioè fenotipo (la calvizie si manife‑ sta clinicamente) solo in presenza di questi ormoni. Gli ormoni principali dell’uomo — testosterone (T), diidrotestosterone (DHT), deidroepiandroste‑ rone (DHEA) e androstenedione (ASD) —, portati nell’organismo dal sangue, sono prodotti dal siste‑ ma endocrino. Una volta che il testosterone entra nella cellula del follicolo, incontra un enzima (5-alfa reduttasi), che trasforma il testosterone in DHT, le‑ gandosi all’idrogeno. Nella donna, ove la calvizie an‑ drogenetica si manifesta intorno ai 35 anni, sembra che l’ormone imputato sia invece il DHEA. Questi ormoni, reagendo con particolari strutture proteiche, i recettori (AR), penetrano nel nucleo in‑ terferendo con il DNA della cellula e inibendo il folli‑ colo, portandolo al rimpicciolimento e all’incapa‑ cità di esprimere un capello sano, sostituito da uno sempre più piccolo, debole e colorato, sino alla completa atrofizzazione e morte. L’impressione è che il numero dei capelli sia di‑ minuito, ma in realtà ciò che cambia è la loro qualità. Il capello in questa fase è detto capello vel‑ lus ed è molto simile a quello del neonato: sottile,
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corto, depigmentato. L’organismo, come se si tro‑ vasse di fronte ad un corpo estraneo, mette in atto delle reazioni autoimmunitarie (prurito, rossore, infiammazioni) per cercare di eliminarlo, situazioni spesso associate alla caduta di capelli.
La terapia
La migliore terapia è sempre quella mista, cioè che prende in considerazione prodotti e principi at‑ tivi che agiscono in modo differente sulle cause, per cercare di colpire la calvizie o la caduta di capelli da tutte le diverse angolazioni, aumentando di molto le possibilità di successo. I principi attivi, le sostanze e i relativi prodotti utili al trattamento sono moltissimi, riconducibili pe‑ rò a determinati obiettivi: • inibire la 5-alfa reduttasi ––Tipo steroideo — Finasteride, dutasteride, fi‑ tosteroli (Saw palmetto), Bohemeria nipononi‑ vea, estrogeni (sotto forma di estrogeni coniu‑ gati, estrone solfato o 17-alfa-estradiolo), pro‑ gesterone. ––Tipo non steroideo — Zinco, tè verde. • Inibire il legame tra il DHT e i recettori (anta‑ gonisti recettoriali) — Spironolattone, flutami‑ de, ciproterone acetato, fitosteroli (Saw palmet‑ to), canreonato di potassio. • Prolungare la fase ànagen — Minoxidil, rame‑ -peptidi, xantine, estrogeni (sotto forma di estro‑ geni coniugati, estrone solfato o 17-alfa‑estra‑ diolo). • Prevenire e ridurre l’infiammazione (antin‑
fiammatori e/o antimicotici) — Rame-peptidi, idrocortisone, ketoconazolo, aloe Vera gel, SOD (superossidodismutasi). • Prevenire la fibrosi — Minoxidil, aminexil, glu‑ tatione. • Ottimizzare la fase càtagen — Idrocortisone, estrogeni (sotto forma di estrogeni coniugati, e‑ strone solfato o 17-alfa-estradiolo). Si può notare se la terapia farmacologica funziona già dopo 3-4 mesi: verso la fine del primo anno si può trarre un bilancio e valutare se continuare al‑ lo stesso modo od effettuare alcune variazioni. Non ci si deve spaventare se intorno alle 3 settima‑ ne si nota un’intensa perdita di capelli (caduta indotta), che si ferma dopo circa 1 mese: apparente‑ mente può sembrare appunto un brutto segno, ma è invece il primo segnale ad indicare che la cura sta avendo effetto! Infatti, i capelli “dormienti” in fase tèlogen vengono “risvegliati” dal trattamento, che ne accelera la fase di caduta. Ad ogni ciclo, se tutto procede regolarmente, questi capelli saranno poi sostituiti da altri più spessi e forti. In altri periodi si possono verificare fasi di caduta simile a questa, poiché si assiste ad una “sincronizzazione” delle fasi del ciclo vitale del capello, simile alla muta negli animali. Se alla caduta intensa sono associati sintomi per‑ sistenti come rossore della cute, irritazioni o prurito, significa che il trattamento è troppo aggres‑ sivo per il cuoio capelluto. Solitamente ciò si ma‑ nifesta quando si usa troppo minoxidil o altri topici: sovradosaggio non significa maggiore velocità nel
raggiungimento dei risultati! Bisogna quindi dimi‑ nuire o sospendere temporaneamente il trattamen‑ to, sino al ritorno alla normalità, per poi ricomincia‑ re nel modo corretto. In definitiva, come scegliere la terapia adatta? Come visto in precedenza, le possibilità sono nume‑ rosissime: sarebbe ovviamente impossibile ed im‑ praticabile programmare una terapia che preveda la rotazione di tutte queste sostanze, con molteplici applicazioni topiche giornaliere e assunzione di nu‑ merose pillole e integratori. Inoltre, tutto questo po‑ trebbe addirittura essere controproducente. Quindi, quando si è arrivati ad avere un’idea il più precisa possibile su cosa possa essere utile al proprio trattamento — guidati anche dalla diagnosi preventiva dello specialista e dalle sue indicazioni terapeutiche — si individuano quei 3-4 prodotti complementari tra di loro che siano sostenibili sia sotto il profilo “economico” che “psicologi‑ co”. Per fattore “economico” si intende che la terapia deve essere scelta in base alle possibilità econo‑ miche e le risorse finanziarie che si desidera — e si può — dedicarvi. È meglio individuarne una con un costo mensile che si sa di poter prolungare per almeno 6-12 mesi, piuttosto che buttarsi a capofit‑ to in una costosissima per poi accorgersi, dopo 1-2 mesi, che non si è più in grado di sostenerla econo‑ micamente. Lo stesso vale per il profilo psicologico: infatti, la costanza e la determinazione sono fattori fonda‑ mentali nella riuscita della terapia stessa.
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Contro la caduta dei capelli nella donna e nell’uomo
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SALUTE — Bambini
CIUCCIO, PANNOLINO & CO.: COME SCEGLIERLI? Mini guida per aiutare a barcamenarsi fra alcune tipiche problematiche legate ai neonati e ai bambini piccoli. La redazione sti. • Ricettacolo di microbi — Cade spesso, passa di mano in mano… è un vero e proprio incubato‑ re di microbi! Per di più, l’eccesso di saliva cau‑ sato dalla suzione aumenta il rischio di carie. • Incomunicabilità — Rispondere sistematica‑ mente alle grida del bambino mettendogli in boc‑ ca il ciuccio non risolve tutti i problemi, anzi, que‑ sto atteggiamento lo spinge a isolarsi e a non co‑ municare. Per evitare che si chiuda in sé stesso, si consiglia di sostituire il ciuccio con un orsac‑ chiotto a partire dai 6 mesi. • Dipendenza — Il bambino può diventarne “di‑ pendente” e non riuscire più ad abbandonarlo.
Consigli per sceglierlo
Il CIUCCIO
Pollice, ciuccio, biberon… il riflesso di suzione è pri‑ mordiale per i neonati e anche in seguito la maggior parte dei bambini continua ad usare regolarmente il ciuccio.
I pro
• La suzione, un bisogno vitale — Provoca la se‑ crezione di endorfine, gli ormoni del benessere, che procurano al neonato una piacevole sensa‑ zione di calma e tranquillità. Il ciuccio, quindi, è un ottimo metodo per calmare un bambino agi‑ tato, esattamente come la poppata o il pollice in bocca. • Un effetto calmante — Nei primi mesi i bambi‑ ni piangono molto, e a volte i genitori non riesco‑ no più a sopportare le grida e le urla del loro pic‑ colo. Calmando il pianto, il succhiotto contribuirà anche a calmare i nervi di mamma e papà, mi‑ gliorando in questo modo il rapporto tra genitori e figlio. • La qualità del sonno — Il succhiotto aiuta il
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bambino ad adottare un ritmo sonno-veglia re‑ golare e a calmarsi da solo, senza ricorrere alla presenza dei genitori. I bambini che usano il ciuccio sono spesso i primi a distanziare i pasti notturni e a riaddormentarsi da soli se si sve‑ gliano durante la notte. Per di più, sembra che di notte il succhiotto riduca il rischio di rigurgiti e favorisca la ventilazione, dato che per tenerlo il bambino ha la bocca aperta, diminuendo così il rischio di morte in culla.
I contro
• Compromette l’allattamento — Il ciuccio e il biberon possono pregiudicare l’allattamento al seno. Un neonato così abituato avrà delle diffi‑ coltà ad attaccarsi al seno e, di conseguenza, il corpo della madre non potrà avviare corretta‑ mente la produzione di latte. • Deforma i denti — La pressione che esercita sulla mascella può provocare una deformazione del palato e delle cavità nasali, aprendo così le porte a otiti e ostruzioni nasali. 2/3 delle malfor‑ mazioni ai denti sono provocate dalla suzione del pollice o di un succhiotto classico (studio re‑ alizzato nel 1984 da R. Schlömer su 2’479 bam‑ bini di scuola materna). Di conseguenza, quelli che usano regolarmente il ciuccio o si succhiano spesso il pollice fanno più ricorso agli ortodonti‑
L’ORSACCHIOTTO
È l’oggetto preferito, quello da cui il bambino non si separa mai: oggetto di transizione, è sinonimo di sicurezza e stabilità. Più l’orsacchiotto è sporco e rovinato, più il bambi‑ no vi pare affezionato? È normale: i suoi criteri sono molto diversi da quelli degli adulti!
Cosa rappresenta?
Nei primi mesi di vita, il neonato crede di essere un tutt’uno con la propria mamma. Verso gli 8 mesi, co‑ mincia a rendersi conto che sono invece 2 persone distinte e che tra di loro esiste una distanza: l’orsac‑ chiotto diventa quindi un oggetto di transizione nella costruzione della sua identità. Questo con‑ cetto è stato elaborato dal pediatra e psicoanalista
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l tuo bimbo ha numerosi bisogni che mutano velocemente, dato che cresce in fretta: ecco, ad esempio, come accompagnarlo, giorno dopo giorno, col giusto ciuccio, orsacchiotto e pan‑ nolino.
Esistono diversi tipi, in silicone, a goccia, anatomi‑ ci… • La tettarella (= parte che entra in bocca) — Se il bambino ha solo qualche giorno, scegliere un ciuccio con la tettarella rotonda, affinché ricordi la forma del capezzolo. Una volta cresciuto, cer‑ care di trovare la forma che si adatta di più al suo palato. • Il cerchio (= parte che si trova in contatto con le labbra e la bocca) — Sceglierlo perforato, per evitare le irritazioni dovute alla saliva. • L’anello — Permette di maneggiare il ciuccio senza toccare la tettarella o il cerchio, così da non deporvi dei microbi. • La catenina — Molto pratica per fissare il ciuc‑ cio ai vestiti del bambino, evitando che cada con‑ tinuamente per terra. • Il porta-ciuccio — Si tratta di una scatoletta che consente di mettere il succhiotto in borsa senza sporcarlo.
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Donald Winnicott, secondo cui l’oggetto transi‑ zionale non è indispensabile, ma è spesso scelto come palliativo all’assenza della madre. Anche se l’orsacchiotto è brutto e informe, è un og‑ getto rassicurante che crea un legame tra i luoghi (casa, asilo, scuola…) e le persone (genitori, fra‑ telli, babysitter…) che lo circondano.
ciarvi, solo per quella notte? Parlargli come ad un adulto e restare calmi: deve sentirsi capito e inco‑ raggiato. Se la rinuncia è davvero troppo dolorosa, propor‑ gli un oggetto sostitutivo come, ad esempio, un foulard o una maglietta su cui si è spruzzato un po’ del proprio profumo.
Come viene scelto?
A che età rinunciarvi?
Il letto del bambino crolla sotto il peso di decine di peluche nuovissimi, e lui si ostina a portarsi dietro un bambolotto ormai informe? Non c’è da stupirsi! Il bambino non dà alcuna importanza all’aspetto dell’orsacchiotto, ciò che conta per lui sono le sensazioni: attraverso quell’oggetto ritrova un odo‑ re o una consistenza che gli ricordano il profumo o la pelle della mamma. L’oggetto transizionale non deve essere per forza un peluche, può trattarsi anche di uno straccio o di una maglietta. Non bisogna cercare di guidare la sua scelta, il bambino sceglierà da solo il suo og‑ getto preferito in funzione della sensazione di sicu‑ rezza che gli procura.
Orsacchiotto perso o dimenticato? Come evitare il dramma
Si sta per portare fuori o mettere a letto il bambino e l’orsacchiotto è sparito, ancora peggio, forse è stato dimenticato al parco o all’asilo… A seconda della sua età, cercare sempre di calmarlo, spiegando‑ gli le cose. Se ha già 5-6 anni perché non proporgli di rinun‑
L’opinione del pediatra Aldo Naouri, secondo cui “l’orsacchiotto dovrebbe essere tolto dopo i 2 anni”, ha fatto molto scalpore. Spesso, infatti, l’orsacchiotto è un oggetto indispensabile almeno fino ai 6 anni. In seguito, è il bambino stesso a separar‑ sene a poco a poco, restando comunque sempre un conforto in caso di bisogno, ma perdendo le funzioni fondamentali che aveva durante l’infanzia. In gene‑ rale l’orsacchiotto viene conservato nella stanza da letto ma non segue più il bambino ovunque: gli è ancora affezionato, ma ormai riesce a rinunciarvi. Attenzione, deve essere lui a decidere quando farlo! Certo, lo si può incoraggiare, ma non deve es‑ sere l’adulto a prendere l’iniziativa, buttandolo via. Se, invece, il bambino ha più di 8 anni ma non rie‑ sce ancora a separarsi dal suo doudou, è meglio ricorrere ad un pedopsichiatra che potrà dire se si tratta di una situazione preoccupante oppure no.
i pannolini
Dato che bisogna cambiare il bambino in media 6-7 volte al giorno, e che comincerà ad imparare le regole dell’igiene personale verso i 2 anni, è meglio
riflettere bene sul problema dei pannolini: meglio quelli monouso o quelli lavabili? I primi hanno facili‑ tato la vita delle mamme già da alcuni decenni, so‑ stituendo le fasce. Ma occorre sceglierli bene: • i monouso — Affinché il pannolino sia adatto al bambino, va scelto in base al suo peso, in modo che non possa perderlo durante la giornata. Per la comodità assoluta, optare piuttosto per i pro‑ dotti ipoallergenici e quelli più sottili e aderenti. Sono biodegradabili in 500 anni e dunque fonte importante d’inquinamento, in particolare a cau‑ sa dei prodotti chimici utilizzati per aumentarne la capacità d’assorbimento. • I lavabili — Si compongono generalmente di mutandine di cotone (meglio se biologico) per mantenere lo strato assorbente e una salviettina di carta, con chiusura a velcro, per conformarsi all’anatomia del bambino. Quando il bambino va cambiato, si getta la salviettina di carta. Prevedere comunque delle “lavatrici” ogni 2-3 giorni e che un pannolino raggiunge il suo massi‑ mo potere d’assorbimento solo dopo 2-3 lavaggi. Il vantaggio di utilizzare materiali naturali e quin‑ di biodegradabili richiede tuttavia l’utilizzo della lavatrice e finisce, quindi, per comportare un consumo consistente d’energia. Un compromes‑ so interessante sono i pannolini monouso biode‑ gradabili, che però sono più costosi. • I più economici — Vincono quelli lavabili, an‑ che se l’investimento di partenza è più oneroso. Su un periodo di 3 anni, costano circa il 60% in meno rispetto ai monouso.
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ALIMENTAZIONE — Diete
DIETE PER L’AUTUNNO: PER SALUTARE L’ESTATE E I SUOI VIZI Dopo le vacanze estive, è tempo di riprendere la propria vita quotidiana. Le diete proposte permettono di dimagrire e affrontare al meglio il cambio di stagione, anche emotivamente. La redazione
L’
estate e le vacanze sono ormai alle spalle, ma non i loro “sgradevoli ricor‑ dini” nei punti critici (pancia e glutei). Vi consigliamo un paio di diete ideali per questo periodo (cambio di stagione), che può già es‑ sere critico a livello di morale.
DIETA DELL’OROLOGIO BIOLOGICO
L’organismo è regolato da un “orologio interno”, le cui lancette seguono ritmi biologici ben precisi. Per questo motivo alla sera si ha sonno e a mezzogior‑ no si comincia a sentire un certo languorino. Nell’arco delle 24 ore, le funzioni di tutte le cellu‑ le del corpo hanno un momento di massima atti‑ vità e uno di completo riposo. Di conseguenza, si brucia di più in alcuni momenti della giornata e molto meno in altri. Ma come sfruttare al meglio questo ritmo altalenante, in modo che il cibo non si
L’OROLOGIO E L’ALIMENTAZIONE mattino
Dopo circa 8 ore di digiuno, l’organismo ha termina‑ to le riserve di zuccheri, accumulati sotto forma di glicogeno nel fegato e nei muscoli. Ha quindi bisogno dell’energia necessaria per affrontare la giornata. Sì, quindi, a latte o yogurt accompagnati da una taz‑
za di cereali, ma anche a pane e marmellata o a qualche biscotto secco. Ciò che si mangia al matti‑ no viene consumato rapidamente nella prima parte della giornata, quindi non incide sul peso. Attenzio‑ ne, però: non inserire nella propria colazione burro, Nutella o brioche farcite, perché è inevitabile che i grassi, di cui sono ricchi questi cibi, si depositino su fianchi e cosce. Allo stesso modo, evitare anche di ridurre il pasto ad un misero caffè, altrimenti non si riuscirà a tirare fino all’ora di pranzo, cedendo alla tentazione di un sostanzioso snack a metà mattina. Ultimo consiglio: cercare di far colazione in tutta tranquillità, permettendo all’organismo di assimila‑ re e digerire meglio ciò che si mangia.
Pranzo
Sbagliato puntare su un pasto frettoloso ma anche sedersi a tavola e straviziarsi, rischiando di costrin‑ gere l’organismo ad una lunga ed impegnativa dige‑ stione che vi abbioccherà fino almeno alle 16. Come comportarsi? 20 minuti prima di mettersi a tavola, mangiare un frutto o bere un succo. Ci si sentirà su‑ bito meglio perché il tasso di glucosio nel sangue aumenterà immediatamente e attiverà i centri ner‑ vosi che inibiscono l’appetito. In questo modo a pranzo si riesce ad accontentarsi di un piatto di pa‑ sta o riso e verdura.
Merenda
Verso le 16-17 si verifica di solito una lieve ipogli‑ cemia che può essere compensata mangiando un frutto o un paio di cracker. Così si può rendere al meglio anche nella seconda metà del pomeriggio, senza arrivare alla sera affamati.
Cena
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converta subito in ciccia? Certo, occorre sempre li‑ mitare le quantità, ma, soprattutto, è essenziale ripartire correttamente la quota calorica nei mo‑ menti giusti. La produzione d’insulina — l’ormo‑ ne fondamentale nel metabolismo degli zuccheri — raggiunge il suo picco intorno alle 14 ed è proprio entro quest’ora che andrebbero consumati circa i 2/3 delle calorie totali giornaliere. Nelle prime o‑ re della giornata si ha una maggiore produzione di enzimi digestivi. Il cibo, a parità di quantità, viene quindi consumato meglio al mattino e nel primo pomeriggio piuttosto che alla sera, quando le fun‑ zioni dell’organismo rallentano. La dieta proposta, da circa 1’200 calorie, può a‑ vere un duplice effetto: • messo su un paio di chili di troppo — Aiuta a smaltirli. • Più in forma e pieni di energie — Dal momento che il menù giornaliero asseconda l’orologio bio‑ logico e quindi il naturale funzionamento dell’or‑ ganismo, non solo si perderà peso, ma ci si sen‑ tirà meglio. Lo schema alimentare può essere seguito addirittura per un mese, proprio perché copre tutte le esi‑ genze nutrizionali e non costringe a tagli drastici. I‑ noltre, insegna anche a ripartire al meglio nell’arco della giornata la quota calorica che si ha a disposi‑ zione, sfruttando al massimo le potenzialità del pro‑ prio metabolismo.
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• Pranzo ––Pizza margherita, napoletana o ortolana (200 g) ––Insalata verde o di carote, condita con un filo d’olio extravergine di oliva • Spuntino pomeridiano ––1 macedonia o 1 bicchiere di latte magro • Cena ––Verdure alla griglia (zucchine, peperoni, me‑ lanzane), condite con un filo d’olio di oliva ––Pesce, tipo dentice, al cartoccio
la giornata, le funzioni digestive rallentano e dimi‑ nuisce anche la produzione di succhi gastrici e bilia‑ ri che servono a trasformare i grassi: per questo mo‑ tivo, se la cena è composta da piatti elaborati e con‑ diti, si deposita direttamente su cosce e fianchi. Oc‑ chio, però: mai saltare del tutto il pasto serale per‑ ché l’organismo ha bisogno di compensare l’energia spesa durante la giornata.
IL MENÙ Colazione
––1 bicchiere di latte scremato o 1 yogurt ––1 tazza di corn flakes (30 g)
Giorno 3
• Spuntino mattutino ––1 grappolino d’uva o 1 mela • Pranzo ––Minestrone di verdure con 2 cucchiai di riso, condito con un filo d’olio di oliva a crudo ––1 piattino di bresaola (80 g), condita con un fi‑ lo d’olio di oliva e succo di limone • Spuntino pomeridiano ––2 cracker integrali o 2 fette biscottate • Cena ––Melanzane trifolate, condite con un filo d’olio di oliva e prezzemolo tritato ––Frittata (2 uova) cotta al forno, senza l’aggiun‑ ta di condimento
Giorno 1
• Spuntino mattutino ––1 grappolino d’uva o 1 mela • Pranzo ––1 piatto di risotto con le seppie ––Insalata verde oppure di pomodori, condita con un filo d’olio extravergine di oliva • Spuntino pomeridiano ––1 yogurt magro o 1 frullato con latte magro • Cena ––Insalata di pomodori, condita con un filo d’olio extravergine di oliva ––Petto di pollo (120 g) ai ferri, condito con un fi‑ lo d’olio di oliva e limone a fettine
Giorno 4
Giorno 2
• Spuntino mattutino ––1 pera oppure 1 mela
• Spuntino mattutino ––2 biscotti tipo savoiardi o 2 fette biscottate • Pranzo ––Pasta con sugo di tonno
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IL FITNESS La prima dieta è più efficace se si fa un po’ di movimento fisico. Anche lo sport, però, non dà gli stessi benefici e risultati in tutte le ore del giorno. Il mo‑ mento ideale? Tra le 14 e le 18: in questo arco di tempo l’efficienza muscola‑ re, la capacità respiratoria, i riflessi e la coordinazione dei movimenti sono al loro massimo livello. Ciò significa che il corpo ha una maggiore capacità di reazione e riesce a bruciare di più, an‑ che senza sforzarsi troppo. Se si lavora e non si può dedicarsi all’attività fisica nel pomeriggio, andrà bene anche approfittare della pausa pranzo. In alternativa, meglio esercitarsi al mattino piuttosto che dopo cena, quando le attività fisiologiche van‑ no progressivamente a riposo. E se proprio non si hanno altri momenti liberi se non alla sera, dare la preferenza ad attività rilassanti e poco impegnative, come lo stretching, il nuoto e la corsa lenta. ––Peperoni gialli e rossi arrosto, conditi con un filo d’olio di oliva e succo di limone
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ALIMENTAZIONE — Diete
• Spuntino pomeridiano ––1 bicchiere di latte scremato o 1 yogurt • Cena ––Spinaci all’agro, ovvero lessati e conditi con un filo d’olio di oliva e succo di limone ––Formaggio (80 g) tipo mozzarella, scamorza fresca o caprino
Giorno 5
• Spuntino mattutino ––1 yogurt o 1 pera • Pranzo ––Spaghetti con le vongole ––Verdure alla griglia (peperoni, zucchine, me‑ lanzane), condite con un filo d’olio di oliva • Spuntino pomeridiano ––1 macedonia oppure 1 mela • Cena ––Insalata verde mista, condita con un filo d’o‑ lio di oliva e succo di limone ––Polpo in insalata, condito con un filo d’olio di oliva, aglio e prezzemolo tritato
Giorno 6
• Spuntino mattutino ––1 grappolino d’uva o 1 mela • Pranzo ––Caprese di mozzarella (80 g) e pomodoro, con‑ dita con un filo d’olio di oliva e basilico ––1 panino integrale, 1 michetta o 1 francesino • Spuntino pomeridiano ––1 yogurt magro o 1 frullato con latte magro • Cena ––Riso (70 g) allo zafferano con un cucchiaio di parmigiano ––Fagiolini all’agro lessati e conditi con un filo d’olio di oliva e aceto
Giorno 7
• Spuntino mattutino ––1 pera oppure 1 mela • Pranzo ––Pasta (70 g), condita con ricotta magra (50 g) e una spolverata di pepe ––Insalata verde, condita con un filo d’olio di o‑ liva e succo di limone • Spuntino pomeridiano ––2 biscotti tipo savoiardi o fette biscottate • Cena ––1 piattino di prosciutto crudo (70 g) sgrassato, di prosciutto cotto o speck magri ––Insalata di pomodori, conditi con un filo d’olio di oliva e foglie di basilico fresco
senza mortificare il palato e lo spirito. E in più re‑ gala una preziosa carica di vitalità. Chi è in continua lotta con la bilancia sa bene che è difficile iniziare una dieta, ma ancor di più proseguirla. Di fronte a insalatine scondite o petti di pollo incolori come le giornate autunnali i buoni pro‑ positi del lunedì vanno puntualmente in fumo. Meglio allora affidarsi a quella che gli americani chiamano psicodieta: l’insieme degli alimenti che, come tanti antidepressivi naturali, riescono a migliorare il tono dell’umore. Infatti, le sostanze e i principi attivi ingeriti attraverso i cibi provocano nell’organismo reazioni biochimiche ben precise, che riescono a influenzare il sistema nervoso e, di riflesso, il sonno, la memoria e l’irrinunciabile capa‑ cità di ridere e sorridere. Con un occhio alla bilancia e un altro all’umore, il menu settimanale, con un apporto giornaliero di circa 1’300 calorie, consentirà di perdere fino a 3 chili in 15 giorni. Lungi dall’essere noioso o puniti‑ vo, consente di mangiare un po’ di tutto, compreso pure il re delle tentazioni: il cioccolato. Prota‑ gonisti della dieta sono gli alimenti che danno ener‑ gia e insieme favoriscono, a livello cerebrale, la sin‑ tesi di quei neurotrasmettitori che infondono benes‑ sere e serenità. Bisogna comunque evitare gli squi‑ libri nutrizionali che possono essere alla base di stress, tristezza, nervosismo e sbalzi di umore.
Colazione
––Latte intero (100 g) con cornflakes (40 g) ––1 caffè con 1 cucchiaino di zucchero ––1 cucchiaino di pappa reale (10 g)
Spuntino
• Mattutino — 1 yogurt magro alla frutta (125 g) 2 tazze di tè verde, che aiuta a drenare i liquidi in eccesso.
Condimenti
Ogni giorno si può contare anche su 2 g di sale per ogni piatto da insaporire, 10 g di parmigiano grat‑ tugiato (per condire i “primi”). Attenzione però a ri‑ spettare la versione integrale degli alimenti (pane, riso e pasta).
Giorno 1
• Pranzo ––Riso integrale (80 g) al pomodoro e basilico ––Fesa di tacchino arrosto (100 g) ––Melanzane alla griglia (150 g) condite con olio di girasole (10 g) e timo • Cena ––Tonno sott’olio (80 g) con carotine e cavolfio‑ LA DIETA DELLA SERENITÀ re all’agro (200 g) Che sapore ha una giornata uggiosa? Provate a se‑ – – integrale (40 g) NEWPRINT PUBB 4 COL 190x45 23-08-2005 8:281 panino Pagina 1 guire questa dieta in allegria: aiuta a dimagrire ––1 quadratino di cioccolato fondente (5 g)
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GLI ANTISTRESS Se si è a corto di energia, si può ricorrere a‑ gli integratori naturali: vanno presi per cicli di 2 mesi, soprattutto ai cambi di stagione. • Ginseng ed eleuterococco — La medicina ufficiale le ha riconosciute come “piante a‑ dattogene”, per la capacità di aiutare l’organismo a sopportare meglio i cambiamenti di vita e di luogo e i periodi di stress. Contengono un cocktail di ormoni vegetali, polifenoli, vitamine e altre sostanze eubiotiche (“eu” = bene, “bios” = vita). Il ginseng puro coreano, in estratto fluido, va preso alla dose di 5 mg per chilo di peso corporeo, mentre l’eleuterococco si può as‑ sumere come tintura madre (20 gocce, 2 volte al giorno). • Pappa reale e polline — Una vera miniera di vitamine (A, E, B1, B2, B6, PP, H e C), di sali minerali (potassio, ferro, calcio e fosforo), di sostanze antibiotiche (proteggono dalle infezioni), di enzimi (accelerano le reazioni metaboliche), di ormoni vegetali (manten‑ gono giovani) nonché di aminoacidi essen‑ ziali (migliorano la resistenza alla fatica, come la metionina, l’arginina e la creatina). Un aiuto indispensabile se si va in palestra e ci si sente “fuori allenamento”. La pappa reale fresca in gelatina si assu‑ me con l’apposita spatolina da 10 grammi. Il polline si trova in granuli: se ne possono sciogliere 2 cucchiaini al giorno nella mine‑ stra o nello yogurt.
Giorno 2
• Pranzo ––1 fetta di carne di manzo alla griglia (100 g) ––Patate novelle (100 g) al burro (10 g) con noce moscata • Cena ––Pizza margherita (200 g) ––Insalata di sedano e lattuga (250 g) con noci (10 g) e 1 foglia di menta ––1 pompelmo (150 g) ––1 quadratino di cioccolato fondente (5 g)
Giorno 3
• Pranzo ––Fiocchi di latte (100 g) con gamberetti (100 g) ––Insalata di pomodori e sedano (250 g) condita con olio di girasole (10 g) ––1 panino integrale (50 g)
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• Cena ––Rigatoni (80 g) al pomodoro e basilico ––1 uovo alla coque con insalata di sedano, so‑ ia, lattuga (100 g) e 1 foglia di menta ––1 quadratino di cioccolato fondente (5 g)
Giorno 4
• Pranzo ––Pollo (200 g) al forno con mandorle ––Broccoli (300 g) conditi con olio di girasole (10 g) ––1 panino integrale (40 g) • Cena ––Sgombro (100 g) in umido con radicchio (50 g) ––1 pompelmo (150 g) ––1 quadratino di cioccolato fondente (5 g)
Giorno 5
• Pranzo ––Coniglio (250 g) al forno con cipolline (30 g) ––Insalata di carote e sedano (200 g) condita con olio di girasole (5 g) ––1 panino integrale (40 g) • Cena ––2 uova sode su letto di rucola e parmigiano ––1 panino integrale (40 g) ––1 quadratino di cioccolato fondente (5 g)
Giorno 6
• Pranzo ––1 fettina di groviera (100 g) ––Insalata di spinaci crudi e germogli di soia (100 g) conditi con olio di girasole (10 g)
I “MUST ” PER LA FELICITÀ Anzitutto gli alimenti integrali, che sono più energetici, ma non più calorici, di quel‑ li raffinati. Mai rinunciare ai carboidrati se si vuole tenere alto il morale! Non solo sono buoni da gustare e da vedere (pensate al tricolore della pizza margherita o dei rigatoni al pomodoro e basilico), ma apportano degli aminoacidi essenziali, come il triptofano, che contribuiscono alla sintesi di serotonina, il neurotrasmettitore cerebrale che regola il barometro dell’umore. Inoltre salvaguardano tutte le vitamine del gruppo B, fon‑ damentali per la salute del sistema nervoso. Importante è anche assumere legumi e alimenti proteici ricchi di ferro, la cui man‑ canza provoca debolezza e di conseguenza malumore. Altro pezzo forte di questa dieta è la scelta di cibi ricchi di magnesio (gamberi, gam‑ beretti, noci e cioccolato), un minerale che serve a riequilibrare il sistema nervoso. Per rendere ancora più consistente l’apporto di questo prezioso minerale usare, come condimento, l’olio di semi di girasole invece dell’extravergine di oliva, che contiene comunque molte vitamine e principi antiossidanti. Inoltre, insaporire le pie‑ tanze con spezie ed erbe aromatiche che pure tonificano il sistema nervoso. ––1 panino integrale (40 g) • Cena ––Gamberoni (200 g) al curry e timo ––Insalata di sedano e lattuga (250 g) con noci (10 g) e 1 foglia di menta ––1 quadratino di cioccolato fondente (5 g)
Giorno 7
––Fiocchi di latte (60 g) ––Insalata di stagione (100 g) condita con olio di girasole (10 g) • Cena ––1 fetta di carne di manzo (100 g) alla griglia ––Verdure crude (150 g) in pinzimonio condite con olio di girasole (10 g) ––1 quadratino di cioccolato fondente (5 g)
• Pranzo ––Riso integrale (80 g) con lenticchie (40 g)
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ODONTOIATRIA — Alitosi
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L’alito cattivo, un problema che interessa quasi la metà della popolazione mondiale, è un argomento tabù e non si osa affrontarlo apertamente con gli interessati.
© Copyright 2010 Comunità d’interessi Salute orale in Svizzera
Dr. med. dent. Giancarlo Bernasconi, membro SSO Ticino — STMD Per la Commissione di Informazione della Svizzera Italiana (CISI) rimedio all’alitosi, in Italia si giurava sulle doti del prezzemolo ed in Iraq sui chio‑ di di garofano, per arrivare al 18° secolo con medici saccenti che preconizzava‑ no risciacqui orali a base di urina! L’alitosi è l’odore sgradevole dell’alito con origini metaboliche legate al tratto respiratorio ed a quello gastrointestinale, nonché conseguenza dell’abuso di be‑ vande alcooliche, da appurare con una visita di un medico internista: presente pure a bocca chiusa, permane anche dopo che si son lavati i denti. È relativa‑ mente rara, perché interessa circa il 10% delle persone. Le cause al di fuori del cavo orale più comuni sono: processi patologici nelle cavità del cranio (seni ma‑ scellari, seni frontali) comunicanti con il cavo orale, come pure tonsilliti, sinusiti croniche e un flusso cronico (secrezione) dal naso alla faringe (generalmente o‑ gni infezione del tratto respiratorio con batteri può produrre odori), malattie ge‑ neriche che possono formare odori sgradevoli, malattie sistemiche come il dia‑ bete, la difterite e l’AIDS e i disturbi del metabolismo. Nelle donne a cui sono sta‑ ti misurati i composti volatili di zolfo nel cavo orale durante il ciclo mestruale si sono notati, nel giorno dell’ovulazione, dei valori 4 volte superiori. I medicamenti possono causare alitosi quando i prodotti decomposti dal metabolismo vengono espirati. Certi medicamenti, come psicofarmaci e preparati per anziani, riduco‑ no il flusso salivare e favoriscono la crescita dei batteri. L’alito cattivo (foetor ex ore) affligge quasi la metà della popolazione, adulti e bambini, e ha origine solitamente solo nel cavo orale: è provocato dai batteri pre‑ senti nella bocca che decompongono i resti di cibo, le cellule epiteliali morte che si desquamano dalle mucose orali ed i componenti organici della saliva produ‑ cendo dei solfuri volatili dal caratteristico odore disgustoso. Se si conserva della saliva fresca per più ore, a 37 gradi, si constata la formazione di una serie di com‑ posti volatili, specialmente composti dello zolfo (acido solfidrico). Lo spettro dei germi si sposta a favore di microorganismi che vivono senza ossigeno. Cambia il valore del pH: la formazione di cattivi odori sembra favorita in un ambiente alca‑ lino, mentre diminuisce in un ambiente acido. Le cause scatenanti più comuni sono la gengivite, la parodontite, il tartaro, la ca‑ rie e soprattutto la patina sul dorso della lingua che rappresenta i due terzi dei microorganismi presenti in bocca; talora le cause sono da ricercare nella super‑ www.boccasana.ch ti aiuta. ficie frastagliata delle tonsille. Queste patologie sono facilmente eliminabili con un’igiene orale puntuale ed un’accurata pulizia meccanica eseguita con spaz‑ zolini da denti utilizzati con dentifrici specifici fluorati ed aromatizzati. La pulizia regolare e quotidiana della lingua con lo spazzolino, con raschietti o con specia‑ niziamo con un po’ di cultura locale, che non nuoce mai. Nel nostro dialet‑ li spatole riduce in modo evidente la quantità di microorganismi che formano la to non esistono forme di linguaggio dirette per affrontare apertamente il placca dorsale. Nelle persone adulte migliora sensibilmente anche la capacità 24.06.10 11:06 problema dell’alitosi con chi ne soffre. Il detto citato nel titolo è una forma gustativa. Esperimenti su animali dimostrano che questa pulizia quotidiana non di uso comune e non ha attinenza specifica con l’alitosi stessa ma è solita‑ comporta alterazioni della mucosa della lingua. Per eliminare il dubbio sulla pre‑ mente utilizzato per accertarsi, in modo abbastanza aggressivo, se chi ci ascol‑ senza di altre malattie più rare e per avere una consulenza personalizzata è cal‑ ta sia del tutto presente dal punto di vista psichico (“Sei matto?” “Sragioni?” damente consigliato un controllo presso il proprio medico dentista SSO ed una “Sei tutto a posto?”). In tutto il cantone è diffuso il “fiaa cativ / gram / marsc” ed seduta presso l’igienista dentale. Concause che peggiorano la situazione sono il peggiorativo “fiadasc”, sempre però usato nel parlare di terze persone affette la secchezza della bocca che si riscontra sovente in persone in età avanzata, da alitosi (soggetti che a Grancia vengono detti “sepultüra” e a Poschiavo “spuz‑ l’uso di determinati medicamenti (maggiori informazioni si trovano nei foglietti zaflù”). “Ga puzza u fiod” in alcune località delle valli superiori indica cosa mol‑ illustrativi allegati ai prodotti oppure rivolgendosi al farmacista di fiducia), il di‑ to costosa, in altre sentirsi in colpa e anche averla combinata grossa. giuno, lo stress e l’abuso di alcool; non esiste per contro nessun rapporto diretto La storia insegna che l’alitosi non è un male dei nostri giorni, tanto che già Ippo‑ comprovato con il fumo. crate (medico greco del 400 a.C.) dava dettagliati consigli per tentar di risolve‑ re il problema, teorizzando giustamente che “quando la gengiva ridiventa sana Ho l’alito cattivo? Allora dimmelo, per favore! sparisce l’alito cattivo”; gli antichi egizi chiamavano la prima ora dopo il risve‑ L’alito cattivo è un argomento tabù, nessuno ne parla volentieri e chi ne soffre glio “l’ora dell’odore di bocca”, la Cina dei Kan vedeva nei gusci d’uovo il giusto non se ne rende conto! Non si riesce a controllare da soli la freschezza del pro‑
“AH, ALLORA è COSÌ SEMPLICE SBARAZZARSI dELL’ALITO CATTIVO?”
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Vivere settembre/ottobre 2012
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prio alito: l’espediente di alitare nella mano a conchiglia davanti al naso non dà risultati perché è impossibile soffiare ed annusare contemporaneamente. Un a‑ lito pesante può avere un forte impatto sociale tanto da ostacolare le relazioni sociali e rappresentare un handicap notevole sia nei rapporti interpersonali pri‑ vati (con un calo dell’autostima e conseguente aumento dello stress, portando talora pure ad una esclusione del soggetto dal gruppo e, in casi già problemati‑ ci, all’emarginazione), sia nei contatti professionali con influenze negative sulla carriera lavorativa. Interlocutore competente e discreto è il vostro medico denti‑ sta SSO o la sua igienista dentale, che possono rendervi attenti alla problemati‑ ca in occasione delle visite periodiche di controllo ed applicare le terapie attive e preventive volte alla soluzione del problema. Una terapia per l’alito cattivo ha senso se si possono stabilirne l’esistenza e la causa indipendentemente dalla descrizione del paziente. L’intensità dell’odore si può stabilire annusando la re‑ spirazione dalla bocca e dal naso e nell’atto del parlare, ad una distanza dal pa‑ ziente di circa 10 cm. Queste misurazioni organolettiche possono essere ese‑ guite da qualsiasi persona, ma non senza problemi. Per esempio, durante il ciclo mestruale si possono avere disturbi temporanei dell’olfatto, così come la posi‑ zione della testa nell’odorare può influenzare il giudizio. Sembra che le donne siano più adatte degli uomini a svolgere il compito di “annusatori”. I rilevamenti organolettici diretti, dovendo essere effettuati sul paziente, danno luogo a situazioni a volte penose. Quindi sono da preferire misurazioni con stru‑ menti adatti. Nel 1990 fu introdotto un apparecchio chiamato “alimetro”. Per mi‑ surare si soffia in una cannuccia di paglia: un indicatore registra la concentra‑ zione dei composti volatili di zolfo presenti nell’aria espirata. Benché le misura‑ zioni ottenute siano approssimative, l’apparecchio serve per testimoniare che e‑ siste effettivamente un problema. Può anche servire a convincere una persona affetta da alitofobia che è esente dal temuto difetto; ci sono persone che credono di soffrire di alito cattivo pur non avendolo: si tratta allora di disturbi di carattere psicologico. Generalmente questa fobia è legata ad altri disturbi psichici. Per una presa di coscienza serena e senza eccessivi disagi è importante il ruo‑ lo che devono svolgere sia la famiglia sia le persone vicine per amicizia al sog‑ getto: è chiaro a tutti che si tratta di un campo molto personale ed intimo e che parlarne crea naturale imbarazzo, ma un atteggiamento franco ed aperto con un approccio discreto ma chiaro (“Scusa, è un po’ imbarazzante, ma…”, “Qualcuno ti ha già detto che…”) serve a trovare per il problema soluzioni semplici e ra‑ pide: nella maggior parte dei casi basta un’igiene orale scrupolosa e quotidiana per eliminare durevolmente l’alito cattivo. Rias‑ sumendo, i mezzi adatti per una buona igiene “L’ALITO orale sono: CATTIVO • spazzolino da denti con setole sintetiche RIGuARdA di media durezza per eliminare la placca TuTTI.” dai denti; • dentifricio fluorato, eventualmente aroma‑ tizzato; COME FACCIO A SAPERE SE HO L’ALITO CATTIVO? L’interlocutore competente in materia di alitosi è il suo dentista o la sua igienista: in nove casi su dieci, questi specialisti possono individuare e risolvere il problema. Nello studio dentistico si può verificare in maniera professionale e affidabile
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• spazzolino o filo interdentale per pulire gli interstizi; • raschietto per la lingua per eliminare la patina batterica. I collutori, così come masticare semi aromatici quali finocchio, anice, cardamo‑ mo oppure le gocce di clorofilla, coprono solo il problema ed hanno efficacia bre‑ vissima. Nel sito www.boccasana.ch trovate tutti i dati della campagna informativa del 2010 “Salute orale in Svizzera” incentrata sull’argomento e promossa dalla SSO Società Svizzera Odontoiatria, dalla SDH Swiss Dental Hygienist e dalla elmex™ Forschung, come pure i volantini informativi illustrati scaricabili.
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VARIE — Fitness
CURVES: IL FITNESS AL FEMMINILE Un allenamento completo di tonificazione e cardiovascolare da svolgersi 2-3 volte alla settimana ma di durata molto breve: solo 30 minuti per dimagrire e rinforzare nello stesso tempo tutto il cor‑ po, bruciando fino a 500 calorie. La redazione
DONNE VERSUS UOMINI
Andando avanti con gli anni, le donne tendono ad accumulare grasso prevalentemente su fianchi, cosce e glutei, il cosiddetto fisico “a pera”. È naturale quindi che l’allenamento per contrastare questa tendenza fisica debba avvalersi di esercizi mirati, macchine specifiche e metodi apposita‑ mente studiati, diversi sicuramente da quelli usati per contrastare le tendenze maschili di accumulare grasso in tutto il corpo (fisico “a mela”). Oltre ad u‑ na conformazione fisica diversa, uomini e donne hanno sicuramente anche un sistema endocrino e ormonale distinti, come pure le produzioni di testosterone e progesterone. Per molti anni, l’allenamento femminile si è basato quasi esclusivamente sul lavoro cardiovascolare,
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CHE COS’È IL METODO CURVES?
Curves è un metodo di allenamento nato agli inizi degli anni Novanta ad opera di Gary e Diane Heavin: studiato appositamente ed esclusivamente per le donne, che hanno spesso l’esigenza di dimagrire cercando di rassodare nello stesso tempo tutte le zone critiche del corpo (fianchi, cosce e glutei). L’innovazione si fonda sulla messa a punto di esercizi di rafforzamento muscolare abbinati ad un’attività cardiovascolare ad alta intensità. Inoltre, le stazioni usate sono basate sul principio di resistenza idraulica che allena contemporanea‑ mente più gruppi muscolari, assicura un movimento dolce e fluido, in grado di mantenere lo sforzo mu‑ scolare costante, e permette di evitare l’utilizzo del pacco pesi, spesso complicato da gestire, soprat‑ tutto per le donne. Curves non ha limiti di età, è adatto a tutte le don‑ ne dai 12 ai 100 anni. È anche indicato sia nel ca‑ so in cui si vogliano perdere peso e centimetri, sia per acquistare tono muscolare ed energia. Test condotti su persone che seguono il metodo Cur‑ ves hanno dimostrato che 30 minuti consentono ad individui poco allenati di bruciare da 160 a 250 calorie, a quelli allenati oltre 500.
L’allenamento tipo, come appena detto, dura 30 minuti e si compone di: • pochi minuti di riscaldamento progressivo, • lavoro muscolare abbinato ad attività cardio, • raffreddamento e stretching finale. Ogni seduta viene seguita da personale altamente qualificato, rigorosamente femminile, che motiva e aiuta le utenti a raggiungere gli obiettivi prefissati nei dovuti tempi, senza costrizioni di sorta. Tutti gli allenamenti sono monitorati e si riceve mensilmente un resoconto per visualizzare i pro‑ gressi realizzati. Gli allenamenti saranno scanditi dal ritmo della musica, con programmi a BPM — acronimo di “beats per minute”, cioè il numero di battute al mi‑ nuto contenuto in un brano musicale — prossimo al ritmo cardiaco medio.
L’ALLENAMENTO A CIRCUITO
Il sistema di lavoro si basa sul principio dell’allenamento a circuito: le stazioni sono solitamente affiancate l’una all’altra e poste a formare un cer‑ chio. L’ordine di lavoro prevede l’alternanza di u‑ na postazione di tonificazione muscolare con un tappeto per il lavoro cardio. Il numero di esercizi, serie e ripetizioni da eseguire viene deciso dall’istruttrice che fa alternare sulle macchine le partecipanti, al massimo 20, che com‑ pongono la classe: ognuna inizierà la seduta su u‑ na stazione diversa e, terminate le serie previste su quella postazione, passerà alla successiva, fino a completare tutti gli esercizi previsti nel tempo mas‑ simo di 30 minuti. Il circuito di lavoro è organizzato in modo tale da al‑ ternare una macchina di spinta ad una di tirata — facendo allenare muscoli antagonisti (esempio trici‑ piti e bicipiti) e favorendo quindi il recupero funzio‑ nale di muscoli e legamenti —, una di sollevamen‑ to del peso ad una in cui si deve abbassarlo oppure attraverso il tappetino per il lavoro cardio: questo metodo concede ai muscoli e alle articolazioni il giusto riposo tra un movimento ed il successivo, minimizzando così il rischio di indolenzimento e infortunio, ma tonificandoli allo stesso tempo e mantenendo un ritmo cardiovascolare elevato durante l’intera seduta. Il circuito prevede che ogni 7 minuti e ½ venga con‑ trollato il battito cardiaco per almeno 10 secondi, per verificare che si stia mantenendo il giusto ritmo. Naturalmente, il ritmo cardiaco di lavoro sarà scel‑ to dall’istruttrice in base a diversi parametri, quali, ad esempio, l’età del soggetto, il tipo di obiettivo da
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ggi le donne che praticano in maniera co‑ stante una disciplina sportiva sono in nu‑ mero pari agli uomini, se non maggiore. Il gentil sesso però, forse più di quello maschile, ha maggiori difficoltà a ritagliarsi uno spazio settimanale da dedicare all’attività sportiva, specie per una donna che lavora e deve nel contempo mandare avanti una famiglia. Il problema non è solo scegliere uno sport da praticare, ma so‑ prattutto inserirlo all’interno del planning settima‑ nale, facendo quadrare tutti gli impegni, senza to‑ gliere troppo tempo a casa e figli. Inoltre l’attività scelta deve essere efficace, portare cioè benefici e risultati fattivi in tempi accettabili. In tale con‑ testo si inserisce il metodo Curves.
perché si pensava fosse più efficace per il dimagri‑ mento e congeniale alle caratteristiche fisiche delle donne. Col passare degli anni, si è invece compreso che il lavoro di rafforzamento muscolare è fondamentale per ottenere un corpo in piena forma estetica e funzionale. La massa magra è infatti in grado di bruciare più calorie rispetto al grasso: per questo, a parità di peso, un fisico più musco‑ loso ed allenato riesce a consumare più calorie ri‑ spetto ad uno meno allenato. Mettersi a dieta in maniera assoluta senza eseguire un adeguato allenamento fisico volto anche al rafforzamento muscolare può addirittura provocare più danni che benefici: quando si per‑ de peso è necessario che la percentuale maggiore (almeno l’80%) sia rappresentata dalla massa grassa. Costruire più massa muscolare è importante non solo perché aumenta il metabolismo a riposo e quindi permette di dimagrire e di calare di pe‑ so, ma anche perché rafforza le ossa. Una corret‑ ta attività di rafforzamento muscolare è in grado di di creare tensioni positive sulle strutture ossee che stimolano la produzione di collagene e quindi le for‑ tificano. Inoltre, avere dei muscoli più robusti scari‑ ca le ossa e la spina dorsale dal peso gravitazionale.
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raggiungere e le condizioni fisiche generali. Complessivamente, il metodo Curves richiede al massimo 90 minuti di allenamento settimanale.
IL piano alimentare
Curves, oltre ad offrire un metodo di allenamento, fornisce anche un piano nutritivo personalizzato in grado di riequilibrare i macronutrienti ingeriti (carboidrati, proteine, grassi, …), per attivare il dimagrimento e facilitare il rafforzamento muscolare. Non è una dieta restrittiva permanente: rappresenta più che altro una sorta di “istruzione”, in grado di creare le basi per una alimentazio‑ ne corretta (2’000-2’500 calorie giornaliere). Con il piano Curves si fanno 5 piccoli pasti, anziché 3 grandi: ciò evita di sentirsi affamati anche durante la fase di minor apporto calorico — che du‑ ra una settimana — e mantiene vivo il metabolismo. Raggiunto un obiettivo, grazie agli sforzi di riduzione del peso, si mangia di più, non di meno, per aumen‑ tare i giri al metabolismo. Curves offre 2 soluzioni dietetiche, una più ricca di proteine e una più di carboidrati. L’apporto proteico varia tra il 30% ed il 45% a seconda della soluzione scelta: è consigliato, in ogni caso, di limitare l’ap‑ porto di carboidrati raffinati e dolci, ma non esistono alimenti vietati, dato che si eliminerebbero anche i nutrienti in essi contenuti. Il piano non solo permette ma incoraggia il consumo di un’am‑ pia varietà di cibi tra le varie categorie alimentari e la dieta risulterà ricca di ciò di cui l’organismo neces‑ sita.
I BENEFICI PER ALCUNE PATOLOGIE
Test clinici condotti su soggetti che hanno speri‑ mentato il metodo hanno dimostrato che è in grado di raggiungere gli obiettivi pianificati, riducendo in maniera sostanziale diversi tipi di disturbi fisi‑ ci legati a determinate patologie: • combatte il sovrappeso — Agisce direttamen‑ te sull’innalzamento del metabolismo basale dell’organismo. • Riduce i disturbi cardiovascolari, scongiurando il rischio d’ipertensione e infarto. • Previene e cura il diabete di tipo 2. • Previene e cura l’artrite — Una struttura mu‑ scolare più forte e robusta aiuta anche a scon‑ giurare il rischio di artrite perché stabilizza me‑ glio le giunture. • Previene e cura l’osteoporosi, molto frequen‑ te fra le donne.
Le malattie cardiovascolari
L’attività fisica è il modo migliore per tenere sotto controllo i fattori di rischio e ridurre le probabilità di contrarre queste patologie. L’American Heart Association (AHA) consiglia di aumentare l’attività fisica giornaliera ad almeno 30 minuti quasi tutti i giorni. Una possibilità ad esempio so‑ no i 3 allenamenti settimanali Curves, accompa‑ gnati da 2 belle camminate di mezz’ora. L’AHA rac‑ comanda inoltre: • attività fisica moderata, ossia qualsiasi esercizio che aumenti la temperatura corporea e il ritmo respiratorio (Curves segue questa raccomanda‑ zione, in seguito abbreviato con “C. ok”); • allenamento di resistenza con 8-10 diversi eser‑ cizi, 2-3 giorni alla settimana (C. completo ok); • includere l’allenamento sulla flessibilità e au‑ mentare il movimento nella vita quotidiana per completare il regime (C. completo ok).
Il diabete
Tutti dovrebbero svolgere attività fisica, ma per i diabetici ci sono ulteriori vantaggi per la salute perché aiuta a: • tenere sotto controllo il peso; • mantenere entro i limiti i livelli di glucosio nel sangue — Infatti, mezz’ora di attività fisica mo‑ derata, cioè qualsiasi esercizio in grado di au‑ mentare la temperatura corporea e il ritmo di respirazione, può ridurre i livelli di glucosio nel sangue per 24-72 ore. L’American Diabetes Association (ADA) consiglia alle persone affette da diabete di tipo 2 di svolgere attività fisica almeno 3 giorni alla settimana. L’ADA raccomanda inoltre: • almeno 150 minuti di attività fisica moderata settimanale (C. completo ok + 2 belle cammina‑ te di mezz’ora alla settimana) o 90 minuti alla settimana di attività fisica più spinta (C. comple‑ to intenso ok); • esercizi sulla resistenza come allenamenti con pesi 3 volte alla settimana (C. completo ok). Anche se l’attività fisica fa bene, i livelli di glucosio potrebbero scendere più del dovuto: è quindi molto importante verificarli prima e dopo le sedute di allenamento. Ovviamente, si consiglia an‑ che di consultare il proprio medico prima di ini‑ ziare un programma come il metodo Curves.
L’osteoartrite
L’attività fisica è uno dei migliori trattamenti per
questa patologia, in quanto: • migliora l’umore e l’autostima, • diminuisce il dolore, • aumenta la flessibilità, • rafforza il cuore, • migliora la circolazione sanguigna, • favorisce la forma fisica generale. La quantità e le modalità di esercizio giuste dipen‑ dono da quali articolazioni sono coinvolte, da quan‑ to siano stabili e se sono state sostituite chirurgi‑ camente o meno. Farsi quindi aiutare dal proprio medico/fisioterapista per stabilire un piano d’al‑ lenamento adatto alle proprie esigenze, così come in caso di problemi alle giunture o gonfiori. Infine, verificare inoltre se utilizzare antidolorifici o ghiaccio dopo l’allenamento. I centri per la prevenzione e il controllo consigliano almeno 30 minuti di moderata attività fisica almeno 3 volte alla settimana (C. ok). Le rac‑ comandazioni generali prevedono: • svolgere 30 minuti di attività aerobica 2-3 volte alla settimana (C. completo ok); • effettuare esercizi di rafforzamento 1-2 volte al‑ la settimana (C. completo ok); • includere esercizi di flessibilità o stretching (C. completo ok); • evitare le attività ad alto impatto e quelle che ri‑ chiedono movimenti bruschi e forzati.
L’osteoporosi
L’attività fisica è importante anche per la salute delle ossa e non è mai troppo tardi per cominciare. L’americana National Osteoporosis Founda‑ tion (NOF) raccomanda una combinazione di allenamenti per il rafforzamento, attività aerobiche a carico naturale ed esercizi di flessibilità, il tutto ottenibile anche col metodo Curves. A causa dei vari gradi di osteoporosi e del rischio di fratture, al‑ cuni esercizi, tuttavia, potrebbero non essere adatti per alcuni soggetti. Se si è a rischio di problemi di osteoporosi consultare il medico/fisioterapista per scoprire quali sono gli esercizi adatti. Per concludere, ecco anche altri consigli generali: • svolgere 30 minuti di attività aerobica 2-3 volte alla settimana (C. completo ok); • svolgere allenamenti di rafforzamento 1-2 volte alla settimana (C. completo ok); • includere esercizi di flessibilità o stretching (C. completo ok); • evitare le attività ad alto impatto o che richiedo‑ no movimenti bruschi e forzati.
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