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luglio/agosto 2013 n. 160
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a tempo pieno Bellezza Depilazione fai da te
Alimentazione Dieta del gelato
Varie Benzina alchilata
MEDICINA
Viaggiare: la cinetosi
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EDITORIALE — Il nuovo libretto di vaccinazione elettronico svizzero
Care lettrici, cari lettori, Il libretto di vaccinazione elettronico svizzero permette un accesso rapido ad importanti dati sanitari, dal momento che vi si possono iscrivere non solo le vaccinazioni effettuate ma anche, per esempio, informazioni su allergie o malattie croniche. Inoltre, chi lo desidera può ricevere un sms o una e-mail per ricordarsi di effettuare un richiamo, quando questo s’imponga conformemente allo stato più aggiornato del Piano svizzero delle vaccinazioni. Chiunque si registri su www.lemievaccinazioni.ch può creare gratuitamente e in un ambiente protetto un libretto di vaccinazione elettronico personale, nel quale è possibile registrare le vaccinazioni eseguite o le malattie contratte contro le quali esiste un vaccino. Inoltre, iscrivendovi informazioni importanti sul proprio stato di salute è possibile ricevere raccomandazioni personalizzate basate sulle stesse. Il libretto di vaccinazione elettronico presenta molti vantaggi. I medici curanti hanno la possibilità di accedere ai dati memorizzati se il paziente li autorizza a farlo. In una situazione di emergenza si può così evitare l’inutile ripetizione di una vaccinazione. Tutte queste ragioni hanno condotto allo sviluppo del libretto di vaccinazione elettronico svizzero, per permetterle di gestire lei stesso le sue vaccinazioni. Ciononostante i medici e i farmacisti restano naturalmente le persone di riferimento in grado di consigliarla al meglio! Non sarà più necessario cercare il proprio libretto cartaceo delle vaccinazioni, visto che i dati sono sempre accessibili attraverso il sito Internet o l’App myViavac. Il libretto di vaccinazione elettronico è parte integrante della strategia globale “Sanità 2020”, con la quale il Consiglio federale intende affrontare in modo ottimale le sfide future della sanità pubblica, contribuendo a garantire e ad elevare la qualità dell’assistenza medica.
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NOVITÀ
n. 160 luglio/agosto 2013
SOMMARIO MEDICINA
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Cinetosi
Il mal di viaggio
Traumi sportivi
Quando allenarsi può far male
Igiene intima
Le giuste abitudini
Pubblivivere IBSA
Ialuna® contro la secchezza vaginale
SALUTE 20
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Canicola
Cosa fare?
BELLEZZA 22
Depilazione fai da te
Quale metodo scegliere?
ALIMENTAZIONE 24
Dieta del gelato
Dimagrire col sorriso!
ODONTOIATRIA 26
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Bruxismo
Digrignare i denti
VARIE 28
Benzina alchilata
Per respirare meno sostanze nocive
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SIGLA EDITORIALE
COMITATO DI REDAZIONE
REDAZIONE
SOCIETÀ VIVA SA INDIRIZZO Casella postale 5539, CH — 6901 Lugano TELEFONO +41 (0)91 922 68 66 FAX +41 (0)91 923 39 09 E-MAIL vivere@bluewin.ch
Mario Tanzi Presidente OFCT Dott. Giorgio Antognini già Presidente PharmaSuisse Ennio Balmelli Portavoce OFCT
M. SC. COM. VALENTINA TANZI Responsabile CRISTINA GEROSA Segretaria
Gli articoli impegnano soltanto la responsabilità degli autori.
TIPOGRAFIA NEWPRINT SA
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MEDICINA — Viaggi
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P
er “malattia da movimento” o, più propriamente, cinetosi si intende quella serie di disturbi che sopravvengono a seguito di spostamenti o viaggi su mezzi di trasporto, quali navi, aerei, automobili e treno, anche se quest’ultimo sembra poco coinvolto nel fenomeno. Il disturbo è dovuto ad un’eccessiva stimolazione delle delicate strutture dell’equilibrio situate nell’orecchio interno (apparato vestibolare), quando il corpo è sottoposto a sollecitazioni rapide come quelle indotte dal movimento.
LE STATISTICHE
Il malessere da movimento, secondo un recente studio pubblicato dal British Medical Journal, è tutt’altro che raro: • il mal d’auto colpisce fino a 4 persone su 10, • il mal d’aria e il mal di mare dal 25 al 30% della popolazione. Un esercito dunque gli affetti da quella che si può anche definire nausea da movimento, per i quali un viaggio neppure troppo lungo si tramuta in un calvario insopportabile e penoso. E ora c’è pure il “cybermalessere da movimento”, come lo hanno chiamato i neurologi, psicologi e neuro-otologi dell’Imperial College di Londra: è provocato dall’immersione in una realtà virtuale in cui gli stimoli visivi, veicolati ad esempio da caschi od occhiali speciali, simulano il moto del soggetto.
I SINTOMI
I primi consistono in uno stato di malessere generale con: • pallore, • profusa sudorazione fredda, • ansietà, a cui seguono spesso:
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• nausea e vomito irrefrenabile e ripetuto, • mal di testa, • vertigini. In alcuni soggetti possono manifestarsi anche: • rallentamento della frequenza cardiaca, • abbassamento/aumento della pressione sanguigna, • diarrea, • abbondante eliminazione di urina e disidratazione.
LE CAUSE
Chiunque abbia provato almeno una volta la nausea durante un viaggio, breve o lungo, reale o virtuale, sa che il fastidio può mettere ko per un bel pezzo. Purtroppo i ricercatori ammettono che sulle cause si sa tuttora ben poco: la teoria più accreditata parla di una “discrepanza” fra le informazioni sensoriali in arrivo nel cervello, nello specifico fra gli stimoli visivi e quelli provenienti dal sistema vestibolare, la parte dell’orecchio interno che ci informa sulla nostra posizione nello spazio e presiede all’equilibrio, senza la quale non potremmo assumere la stazione eretta. “Se ad esempio la visibilità verso l’esterno è limi‑ tata mentre ci muoviamo, oppure al contrario siamo in un cinema dove viviamo visivamente la sensazione di muoverci mentre siamo seduti, la contraddizione fra i dati che arrivano al cervello può provocare il malessere”, spiega la neuro‑ loga Louisa Murdin. Il segnale di cambiamento di posizione viene continuamente inviato al cervello, che tende a confondersi e, nel cercare di stabilizzare i diversi segnali che gli giungono, finisce esso stesso per andare a sollecitare determinati nervi che agiscono sull’apparato gastrico, stimolandolo e provocando la nausea se non addirittura, come visto, il vomito stesso.
Chi è predisposto?
Certo è che la nausea da movimento ha una discreta componente ereditaria, vi‑ sto che dal 55 al 70% di chi ne soffre ha un parente stretto con lo stesso pro‑ blema.
IL MAL DI TERRA Può sembrare paradossale ma esiste anche il disturbo op‑ posto al malessere da viaggio, il cosiddetto “mal di terra”. Colpisce soprattutto chi è stato a lungo in mare, in crociera o su un traghetto: al momento dello sbarco ci si continua a sentire come fuori equilibrio, con una spiacevole sensazio‑ ne di rollio del mondo esterno anche se tutto è ben fermo. Qualche secondo di questa spiacevole impressione è del tutto normale ogni volta che si scende da una barca, perché il sistema vestibolare e quello visivo devono in qualche mo‑ do “riaccoppiare” le informazioni che raccolgono dall’ester‑ no; c’è però chi per giorni o perfino per settimane continua a sentirsi come se stesse camminando sul ponte di una na‑ ve che stia solcando acque poco tranquille. In questi casi, spiegano i ricercatori, ci si comporta come con i pazienti che soffrono di patologie vestibolari e si prescrivono esercizi per la riabilitazione. Chiunque provi ancora i sintomi del mal di terra un mese dopo il viaggio deve necessariamente rivol‑ gersi a un otorinolaringoiatra esperto in questi disturbi. Anche se i ricercatori britannici avvertono che chiunque, nelle “giuste” condi‑ zioni, può finire preda di mal d’auto e simili, alcuni sono più predisposti a star male: è il caso dei pazienti con emicrania, ipersensibili agli stimoli esterni co‑ me luce, rumori e anche ai segnali che provengono dal “sensore di movimen‑ to” vestibolare. “Il mal da viaggio però non è mai segno di una malattia più gra‑ ve: anche in caso di patologie vestibolari ci sono sempre altri sintomi associati, come vertigini e capogiri”, tranquillizza Murdin. Rassicurante, ma il fastidio non è da poco, per cui chi lotta con nausee e malesseri al solo pensiero di una stra‑
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MEDICINA — Viaggi
da un po’ tortuosa o un viaggio in traghetto si chiede come e se è possibile prevenirli. Infine, i bambini sono più esposti degli adulti perché il loro apparato vestibolare non è ancora del tutto sviluppato e dunque non si è ancora abituato allo stress vissuto, una condizione questa che di norma con l’età tende a normalizzarsi.
Lo stile di guida
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Se parliamo di mal d’auto la condizione viene aggravata anche dallo stile di guida del conducente, visto che mentre in aereo ed in mare è molto improba‑ bile convincere il pilota a procedere più prudentemente, in auto è invece pos‑ sibile chiedere al guidatore di assumere una guida più tranquilla e con meno strappi possibili. Infatti brusche frenate, accelerazioni brucianti, violente sterzate possono trasformare in un incubo anche un piccolo tragitto di qualche manciata di minuti addirittura effettuato in città; ma per chi soffre di cinetosi una strada ad esempio di montagna contrassegnata da una serie continua di curve, peggio ancora di tornanti, trasforma il viaggio in un vero dramma ed in questo caso non c’è pilota che tenga!
QUALI SONO I RISCHI?
Generalmente i disturbi da cinetosi cessano al termine del viaggio e non danno luogo a particolari conseguenze. Occorre tuttavia non sottovalutare il problema nei soggetti a rischio, come i cardiopatici, nei quali potrebbero in‑ sorgere complicazioni soprattutto per lo sforzo sul torace provocato dal vo‑ mito.
LA TERAPIA
Non esiste ovviamente una soluzione valida per tutti. Quando i provvedimenti dell’esperienza personale non sono sufficienti si deve ricorrere ai farmaci. I farmaci anticinetosici devono essere assunti per tempo prima di iniziare il viaggio cosicché possano esercitare il loro effetto preventivo.
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Il farmaco (la scopolamina), riservato agli adulti, viene liberato da uno specia‑ le dispositivo che va applicato dietro l’orecchio, in una zona priva di capelli, almeno 2 ore prima di iniziare il viaggio: l’efficacia massima la si ha dopo 68 ore dall’applicazione. Un cerotto resta efficace per 3 giorni. Non bisogna mai applicare più di un cerotto per volta, con la speranza, errata, che ciò serva a potenziare l’effetto, né tagliarlo a metà. Dopo l’applicazione del cerotto è importante lavare e asciugare accuratamente le mani, per evitare che tracce del farmaco possano inavvertitamente venire a contatto con gli occhi. La stessa precauzione va adottata quando si rimuove il cerotto. Se necessario, dopo 3 giorni si può riapplicare un nuovo cerotto dopo aver e‑ liminato quello ormai esaurito. Il cerotto non va applicato su pelle escoriata, tagli o ferite. Non dovrebbero utilizzare la scopolamina i pazienti che soffrono di glaucoma o ipertrofia della prostata. Può causare: secchezza della bocca, dilatazione della pupilla con conseguenti disturbi alla vista (più frequenti dopo le 24 ore di applicazione), sonnolenza (anche se in misura notevolmente inferiore rispetto agli antistaminici), disturbi che possono protrarsi anche dopo la rimozione del cerotto. Il farmaco può, anche se raramente, provocare confusione mentale, agitazione o disorientamento, soprattutto negli anziani. È importante inoltre e‑
RACCOMANDAZIONE IMPORTANTE Nella malaugurata ipotesi che a soffrire di cinetosi sia anche il conducente, fatto abbastanza raro, oppure che chi ne soffre si alterni poi alla guida dell’auto, non potrà far uso di nessun rimedio, eccezion fatta per i braccialetti: le sostanze chimiche che vengono rilasciate causano una pericolosissima sonnolenza per chi guida, mettendo a repentaglio la sicurezza stradale propria e altrui.
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vitare l’assunzione di bevande alcoliche, dato che aumentano la sonnolenza prodotta, e di altri farmaci che possono provocare sonnolenza.
CONSIGLI UTILI
I chewing gum
• Prima di mettersi in viaggio assumere un pasto leggero, possibilmente secco — Mangiare di tanto in tanto un grissino, un cracker o un biscotto, meglio senza bere, in particolare bevande ghiacciate, soprattutto se in presenza di elevate temperature ambientali. • Sistemarsi nel punto più stabile (zona centrale della nave, sedili an‑ teriori dell’auto, in testa al treno, in corrispondenza dell’ala dell’aereo) e nel senso di marcia — In particolare in auto, il fatto di scorgere la strada e ciò che accade in prossimità degli occhi riesce a fronteggiare la nausea, in quanto si tende a confondere meno il cervello. • Mantenere lo sguardo a circa 45° al di sopra dell’orizzonte o sugli oggetti distanti — Evitare di fissare le onde o i punti in movimento. • Qualsiasi forma di distrazione, soprattutto per i bambini, che non sia la lettura o guardare fisso all’interno dell’abitacolo, può aiutare — Per esempio parlare, giocare o ascoltare musica regolarmente fa tollerare un po’ più a lungo il movimento, resistendo in media senza nausea per il 10% del tempo in più. • Limitare i movimenti della testa e del corpo — La posizione supina o semisdraiata con la testa ferma è la migliore. • Non focalizzare i pensieri sulla paura di star male.
Il dimenidrinato è un farmaco antistaminico utilizzato sotto forma di compresse o supposte o di gomme da masticare. La sua efficacia è paragonabile a quella della scopolamina, ma la durata dell’effetto è limitata a 4-6 ore. Il farmaco va preso almeno 30 minuti prima della partenza, meglio ancora 1-2 ore prima. I medici consigliano gli antistaminici come il dimenidrinato ai bambini con più di 3 anni e soltanto se stanno molto male. I possibili disturbi sono quelli comuni a molti antistaminici, vale a dire sonnolenza, secchezza della bocca, disturbi alla vista, stitichezza, ritenzione urinaria, soprattutto in persone con disturbi alla prostata. È importante evitare l’assunzione contemporanea di altri farmaci con effetti se‑ dativi sul sistema nervoso, per esempio i prodotti per trattare i sintomi del raf‑ freddore o le pillole contro l’insonnia. Per la stessa ragione vanno evitate le be‑ vande alcoliche.
I braccialetti
Sono ideali soprattutto per i bambini, visto che non rilasciano sostanze farma‑ cologiche. Sfruttano il sistema della compressione sul modello praticato anche nell’agopuntura cinese: infatti, una parte del braccialetto comprime una zona precisa del polso e altrettanto farà l’altro braccialetto posto nell’altro braccio. I braccialetti vanno benissimo anche per gli adulti e per coloro cui si preferisce non somministrare ulteriori farmaci, magari perché trattasi di pazienti già abbastanza medicalizzati.
• Evitare, se possibile, fattori nocivi — Il fumo, l’aria viziata, l’affollamento e il caldo delle sale comuni. Assicurarsi un continuo ricambio d’aria.
Costipazione?
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MEDICINA — Sport
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TRAUMI SPORTIVI: QUANDO ALLENARSI PUÒ FAR MALE Le lesioni sportive sono da attribuire ad un improvviso prolasso durante un’allenamento o la competizione. Nella maggior parte dei casi, gli urti violenti provocano un’interruzione di u‑ na sequenza dinamica di movimenti; di conseguenza, l’origine della lesione è dunque in pre‑ valenza evidente. La redazione teggiamento. Il rischio di incappare in lesioni sportive aumenta non soltanto a causa di una preparazione carente e di valutazioni errate, bensì anche a causa del tipo e delle condizioni dell’equipaggiamento, delle infrastrutture e del materiale utilizzati: calzature da ginnastica sformate o troppo grandi, pavimenti di palestre bagnati, umidi e scivolosi oppure sporgenze alle pareti possono infatti essere all’origine degli incidenti.
Le parti più bersagliate
Secondo l’upi, le lesioni più frequenti riguardano le seguenti parti del corpo (uo‑ mini + donne): • arti inferiori (19%); • stinco e articolazione tibio-tarsale (16%); • polso, mano e dita (12%). I sintomi tipici di una lesione sportiva sono dolori e gonfiori improvvisi, che raggiungono i loro massimi livelli dopo diverse ore. In caso di infortunio è neces‑ sario arginare l’avanzata di disturbi dovuti a ripetuti microtraumi o a sollevamenti continui di carichi eccessivi o non adeguati.
LA COMMOZIONE CEREBRALE
Andarsela a cercare
In caso di svenimento, collocare la persona infortunata in posizione laterale di sicurezza e assisterla. Chiamare un medico. Soggiorno in ospedale per 24–48 ore. Rimanere a letto per 2 giorni. Si può ricominciare a lavorare da 1 a 3 settimane dopo l’infortunio. L’attività sportiva è consigliata una settimana dopo la ripresa del lavoro e soltanto se non si soffre più di alcun disturbo.
Una partita di squash fra amici di tanto in tanto; riesumare lo snowboard dalla cantina una volta all’anno in vista delle vacanze invernali. Due scenari tipici del‑ lo sport di massa che evidenziano molto bene come la gente non si alleni rego‑ larmente prima di praticare un’attività fisica: se non ci si prepara in modo siste‑ matico, non si è in grado di sviluppare una tecnica e una coordinazione neuro‑ muscolare adeguate. Sono numerosi gli sportivi occasionali che non conoscono i propri limiti, sopravvalutano le proprie23-08-2005 capacità, sottovalutando invece i rischi NEWPRINT PUBB 4 COL 190x45 8:28 Pagina 1 che comportano le varie attività: gli infortuni sono il frutto di questo tipo di at‑
È un trauma che si verifica alla testa, causato da un colpo o un impatto contro un oggetto, e va curato immediatamente.
Sintomi
• Stato confusionale di qualche minuto; • eventuale perdita di conoscenza di durata variabile (massimo ¼ d’ora); • vuoti di memoria; • vomito; • dolori alla testa.
Prime cure e terapia
Lesioni analoghe
Se il paziente continua a manifestare episodi di annebbiamento o vomito fre‑
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n un anno, in Svizzera, si registrano 300’000 infortuni sportivi. Dalle sta‑ tistiche dell’upi (Ufficio prevenzione infortuni) riguardanti gli infortuni secondo la disciplina sportiva praticata (2000–2009) emerge che il tasso più elevato di lesioni riguarda: • il calcio (media di 55’000 unità), • lo sci alpino (43’060), • lo snowboard (24’280), • il ciclismo (33’650). Dal punto di vista dei vari gruppi di discipline, gli sport invernali conducono la classifica con una percentuale del 31 %, seguiti dai giochi con la palla (30 %) e da quelli su ruote e rotelle (14%).
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quente vi è il rischio che soffra di lesione cerebrale. In questo caso chiamare al più presto un medico.
Colpo della strega
Diverse strutture della zona lombare della colonna vertebrale subiscono un trauma in seguito a movimenti bruschi e incontrollati. Senza un trattamento ap‑ propriato, il colpo della strega può provocare problemi a lungo termine.
Sintomi
• Dolori nella zona lombare della colonna vertebrale, senza irradiazioni; • dolori nei movimenti e a riposo; • forte tensione muscolare e postura asimmetrica.
Prime cure e terapia
Chiamare un medico o un fisioterapista. Rimanere a riposo durante la fase acuta, che dura 3-5 giorni. Assumere una posizione che non provoca dolore. Per alleggerire la schiena, e‑ levare le gambe in modo tale che ginocchia e fianchi formino un angolo di 90°. In seguito, iniziare a svolgere leggeri esercizi di stabilizzazione. Aumentare pro‑ gressivamente l’intensità degli esercizi basati sulla forza (muscolatura motoria globale). Dopo 1-3 settimane i sintomi dovrebbero scomparire.
Profilassi
Postura corretta durante il sollevamento di pesi ed evitare movimenti rotatori gravosi per la schiena. Allenare la muscolatura stabilizzante addominale e dor‑ sale.
LA DISTORSIONE DI UN ARTO
L’escursione normale del movimento di un’articolazione viene superata senza però arrivare ad una lussazione, cioè alla separazione delle superfici articolari. Di regola è interessata la capsula articolare, mentre i legamenti sono sottoposti ad eccessiva tensione, ma non si rompono.
IL SISTEMA DI PRONTO INTERVENTO • Pausa — Occorre interrompere immediatamente l’attività fisica e non muovere più la parte del corpo interessata dal trauma. • Ghiaccio — Raffreddare la parte lesa con impacchi freddi, non direttamente a contatto con la pelle, o con acqua fredda. • Comprimere — Con l’ausilio di un bendaggio compressivo cercare di limitare la zona in cui appariranno il gonfiore e l’ematoma. • Elevare l’arto — Sollevare l’arto per evitare emorragie, l’accumulo di liquidi e per migliorare il riflusso venoso. Dopo il trauma l’articolazione torna nella sua posizione normale.
Sintomi
• Gonfiore; • dolori alla palpazione; • limitazioni del movimento e della funzionalità dell’articolazione.
Prime cure e terapia
Seguire lo schema del sistema di pronto intervento, illustrato in alto. Dopo 3-5 giorni, una volta scomparso il gonfiore, il medico può stabilire quale struttura è stata lesa. La riabilitazione viene decisa in dipendenza delle strutture lese e dell’entità della lesione. Con l’ausilio di protezioni è possibile riprendere a fare sforzi con un certo anticipo. Si consigliano esercizi di mobilità, forza e stabilizzazione.
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MEDICINA — Sport
Rottura del menisco (ginocchio)
Si verifica in seguito a slanci di rotazione eseguiti con forza eccessiva e allun‑ gamenti/piegamenti eccessivi dell’articolazione e consiste nella rottura del di‑ sco intermedio cartilagineo del ginocchio.
Sintomi
• Dolori alla palpazione della fessura interna ed esterna dell’articolazione o eseguendo allungamenti/piegamenti eccessivi; • dolori durante la rotazione esterna (menisco interno)/rotazione interna (me‑ nisco esterno); • indebolimento o ipertrofia, cioè aumento dei diametri trasversali del muscolo, della muscolatura della coscia.
Prime cure e terapia
Proteggere la parte lesa e aspettare di sottoporsi ad un intervento chirurgico. Come accennato, l’intervento chirurgico è necessario: la parte lesa viene a‑ sportata o ricucita. Allenare la muscolatura anteriore e posteriore della coscia. Ripresa di una nor‑ male attività fisica quando l’articolazione del ginocchio riacquista forza e mo‑ bilità: • 2-6 settimane dopo l’asportazione della parte lesa; • 4-6 mesi in caso di menisco ricucito.
Profilassi
Equipaggiamento di protezione o di sostegno.
Tendinite
Infiammazione del tendine o della guaina mucosa tendinea, causata da un ca‑ rico sbagliato o eccessivo. All’origine vi possono essere: • una tecnica insufficiente, • sforzi eccessivi, • l’uso di materiale inadeguato.
Sintomi
Dolori alla palpazione e al movimento.
Terapia
Far riposare la zona dolorante, evitando movimenti che provocano dolore. Dopo la fase acuta, che dura 3-5 giorni, iniziare una terapia attiva di movimento con esercizi eccentrici (forza), aumentando lentamente i carichi. Riprendere l’attività sportiva solo quando non si avvertono più disturbi, altri‑ menti si potrebbero causare danni cronici.
Profilassi
• Carichi adatti durante l’allenamento e in gara; • tecnica corretta; • materiale adeguato alle caratteristiche dell’atleta.
Rottura del tendine
Sono diversi i fattori che possono causarla: • esercitare troppa forza con i muscoli tesi; • esercitare una grande forza durante movimenti di rotazione;
• dei colpi contro muscoli tesi. La rottura è molto dolorosa, spesso preceduta da processi degenerativi.
Sintomi
• Dolore acuto al momento della rottura, che in seguito si allevia; • sensibilità alla palpazione; • dapprima è percettibile un’ammaccatura nella zona in cui è avvenuta la rottura, in seguito intervengono gonfiore ed ematoma; • perdita della funzionalità del muscolo.
Prime cure e terapia
Seguire lo schema del sistema di pronto intervento (v. pagina precedente). Gli sportivi spesso sono sottoposti ad interventi chirurgici, durante i quali vengono cucite le estremità del tendine. Ripresa dell’attività sportiva raccomanda‑ ta dopo 3-4 mesi, in dipendenza della localizzazione della lesione.
Lesioni analoghe
La rottura parziale del tendine spesso viene confusa con una semplice solleci‑ tazione eccessiva o uno strappo, una negligenza che può portare a non curarla adeguatamente.
Profilassi
Riscaldamento attivo ed aumentare lentamente i carichi durante l’allenamento.
Rottura muscolare
È uno strappo trasversale dell’insieme delle fibre muscolari o di tutto il musco‑ lo. All’origine di questo infortunio vi è un urto esterno nel momento in cui il muscolo viene caricato oltre il limite della sua resistenza (rallentamento del lavoro muscolare durante l’allenamento della forza, salti in basso o arresti bruschi) oppure durante uno stretching la cui intensità supera la capacità di allungamento del muscolo.
Sintomi
• Dolori acuti e lancinanti durante il movimento; • dolori da fermo e alla palpazione; • forte gonfiore; • contrazione muscolare da limitata ad impossibile; • dal momento della rottura, nello spazio di qualche minuto il muscolo leso viene riempito di sangue (ematoma).
Prime cure e terapia
Seguire lo schema del sistema di pronto intervento (v. pagina precedente). Se la superficie della rottura si estende su meno di ¼ del muscolo la lesione va trattata in modo conservativo. Dopo una settimana si può iniziare, con le dovute cautele, ad intraprendere un trattamento a base di calore, dei massaggi leggeri e degli allungamenti prudenti. Dopo due, invece, la ferita è giudicata stabile e si può riprendere la pratica sportiva soltanto quando non si avvertono più dolori durante esercizi di allungamento. Se la rottura riguarda più del 25% del muscolo è necessario sottoporsi ad un’operazione chirurgica e rimanere a riposo. Per una guarigione completa bi‑ sogna calcolare 3-16 settimane, in dipendenza della localizzazione e della di‑ mensione dello strappo.
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IGIENE INTIMA: LE GIUSTE ABITUDINI L’abitudine ad una corretta igiene intima è una pratica molto salutare, che andrebbe inculcata sin dall’infanzia: non si tratta, infatti, di stabilire semplicemente le modalità di lavaggio e pu‑ lizia, ma anche e soprattutto di adottare una serie di comportamenti utili per prevenire distur‑ bi genitali di vario tipo (perdite, irritazioni, infiammazioni, cistiti…). La redazione
IN CASO DI INFEZIONE Non vi è nulla di difficile, basta un po’ di at‑ tenzione ai piccoli gesti quotidiani e la scelta di un prodotto per l’igiene intima serio e garantito. Le infezioni non diagnosticate e non curate correttamente possono comportare seri rischi per la salute sessuale riproduttiva. • Usare rigorosamente asciugamani perso‑ nali. • Usare il profilattico o astenersi dai rapporti fino alla risoluzione della malattia. • Regolare la funzione intestinale con l’introduzione nella dieta di alimenti contenenti fermenti lattici vivi, come ad esempio gli yogurt.
Vivere luglio/agosto 2013
personali.
LE SECREZIONI
La vagina è un’area del corpo capace di pulirsi da sé; per questo è sufficiente detergere i genitali e‑ sterni (grandi e piccole labbra, meato urinario, clito‑ ride e vestibolo della vagina) con acqua e un po’ di sapone specifico. In condizioni normali, le secrezioni cervicali ed il trasudato vaginale si caratterizzano per: • il colore chiaro, tendente al trasparente, • l’odore gradevole. Alterazioni del loro aspetto, specie se associate a sintomi come cattivo odore, pruriti, irritazioni, arrossamenti e dolore vulvo-vaginale, sono probabilmente correlate ad una malattia venerea. È ingenuo sperare che tali sintomi regrediscano con una mag‑ giore igiene intima o con i consigli dell’amica: è in‑ vece necessario sottoporli al più presto all’attenzio‑ ne del medico o del ginecologo.
LAVAGGIO E PULIZIA
Nelle operazioni di lavaggio e pulizia in genere, è sempre opportuno innanzitutto lavarsi prima le mani e curare l’igiene intima non solo dell’area genita‑
• Consultare immediatamente il ginecologo. • Se i sintomi ricompaiono alla fine della terapia prescritta, riconsultare il ginecologo per effettuare eventuali approfondimenti diagnostici. le, ma anche di quella anale, detergendo dal pube verso la zona rettale e non viceversa per evitare il passaggio di batteri intestinali a livello vaginale o delle vie urinarie. Dopo il lavaggio è consigliabile asciugare con cura la zona, ricorrendo eventualmente al phon per evitare l’eccessiva umidificazione dei genitali esterni. L’asciugamano dev’essere strettamente personale e va utilizzato tamponando la vulva piuttosto che sfre‑ gandola: dopo l’uso dev’essere steso ad asciugare, in quanto un ambiente umido favorisce lo sviluppo ed il proliferare dei germi.
Le situazioni critiche
Esistono situazioni in cui occorre osservare una scrupolosa igiene intima, perché le mucose sono particolarmente predisposte all’attacco di agenti patogeni:
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el passato la parola igiene era semplicemente sinonimo di pulizia. Oggi, con l’ampliamento delle nostre conoscenze scientifiche, il termine ha acquisito un significato più ampio e comprende tutto ciò che serve come prevenzione, facendo riferimento a tutte le pratiche utili a mantenere in un eccellente stato di salute gli organi genitali. Certamente, per la preven‑ zione, la donna non deve dimenticare, oltre ad un’adeguata cura personale, di eseguire esami specifici, come il Pap test e visite ginecologiche di controllo. Il sesso femminile, zona particolarmente sensibile, richiede un lavaggio specifico rispetto al resto del corpo, per evitare il proliferare dei germi. Inoltre, è regolato da un meccanismo che varia durante tutto l’arco della vita e segue diversi ritmi ormonali: • quelli piuttosto statici dell’adolescenza e della menopausa, • quelli variabili del periodo fecondo. L’importante è cercare di mantenerlo equilibrato, avendone cura e rispettando alcune norme igieniche: una corretta igiene intima aiuta infatti ad evita‑ re disturbi non gravi, ma che possono mettere a di‑ sagio e interferire negativamente nei rapporti inter‑
• Lavare accuratamente la biancheria utilizzando un apposito additivo disinfettante.
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• assunzione di antibiotici, • contraccezione (pillola, spirale, spermici‑ di), • ciclo mestruale, • gravidanza e puerperio, • menopausa.
La frequenza
Esagerare con l’igiene intima è negativo quanto non lavarsi affatto: utilizzando troppo sapone, ad esempio, la pelle si secca e perde la sua naturale elasti‑ cità. La stessa cosa succede se non si procede con un generoso risciacquo dopo l’applicazione del de‑ tergente intimo. Infine, non eccedere con le prati‑ che igieniche, anche se correttamente eseguite con detergenti adeguati, per evitare possibili irritazioni a carico dei tessuti. Per evitare la proliferazione dei microbi in questa parte del corpo conviene lavarsi una volta al giorno. Attenzione, si parla di un lavaggio esterno (vulva, labbra e clitoride) soltanto; l’interno della vagina è, come detto in precedenza, autopulente. Si possono fare fino a 2 lavaggi in caso di alte temperature e sudorazione eccessiva, ma non di più. I‑ dem durante le mestruazioni. Inoltre, un lavaggio e‑ sterno è da raccomandare dopo ogni rapporto sessuale. Per finire, asciugarsi bene con un asciugamano pulito, per eliminare l’umidità.
Scegliere il prodotto giusto
La vagina ospita un insieme di batteri, in prevalenza Lactobacillus, che costituiscono la flora batterica,
il cui equilibrio dev’essere rispettato. È quindi importante eliminare i prodotti irritanti, disinfettanti o troppo aggressivi. Durante l’età fertile il pH vaginale è leggermente acido (4-4,5) e dev’essere mantenuto quanto più possibile tale. Per questo motivo i detergenti utiliz‑ zati per l’igiene intima dovrebbero avere un pH in‑ torno a 3,5-5,5. Dal momento che molti saponi tra‑ dizionali sono leggermente alcalini (pH > 7), si con‑ siglia il ricorso a prodotti appositamente testati ed approvati per l’igiene intima. Non utilizzare quindi il solito docciaschiuma: meglio optare per un detergente intimo delicato senza sapone, senza profumo, a pH neutro, che rispetti l’acidità naturale della va‑ gina. Evitare l’uso delle saponette solide, poiché hanno un pH tendenzialmente alcalino che altera in maniera più o meno stabile le caratteristiche bio-fisiche dell’ambiente vaginale. Il ricorso a detergenti molto schiumosi può causare il danneggiamento della compagine cellulare delle mucose genitali. Gli spray ed altri prodotti deodoranti non specifici e se profumati ed alcolici nella regione intima sono controindicati, perché: • potrebbero determinare irritazioni o reazioni allergiche; • i cattivi odori, ammesso che siano tali, non devono essere nascosti ma trattati, dato che spesso sono causati da malattie sessualmente trasmesse. Inoltre, evitare di applicare prodotti cosmetici non
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Attenzione alle lavande vaginali
Praticata generalmente dopo un rapporto sessuale, la doccia vaginale ha lo scopo di diminuire le possi‑ bilità di rimanere incinta, eliminando gli spermato‑ zoi presenti nella vagina. Eppure, questo metodo è non soltanto inefficace come contraccettivo — non più di un 15-30% — ma, inoltre, favorisce lo svi‑ luppo di micosi e di infezioni come la vaginite. In‑ fatti, questo tipo di lavaggio sconvolge l’equilibrio della flora vaginale e favorisce lo sviluppo dei bat‑ teri. Attenzione alla troppa igiene, quindi: si può fare u‑ na lavanda vaginale a base d’acqua al mese, dopo il ciclo. Inoltre, introdurre la cannula con cautela per evitare possibili traumatismi.
LE giustE ABITUDINI
• Cambiare la biancheria ogni giorno. • Lavare la biancheria ad almeno 60°C — In caso di infiammazioni ricorrenti lavare la bian‑ cheria con acqua caldissima (90°C) e sapone di Marsiglia, sciacquandola molto accuratamente per allontanare i residui di detersivo. • Consultare regolarmente un ginecologo — Almeno una volta all’anno, per prevenire e individuare eventuali infezioni. • È importante anche l’igiene del partner.
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IN PISCINA Il pH vaginale è perturbato dall’acqua che è meno acida della vagina. Inoltre, l’umidità del costume diventa un otti‑ mo terreno di coltura e l’ambiente cir‑ costante non è sempre il più pulito. Dopo il bagno, fare una doccia e cam‑ biarsi il costume sono già 2 approc‑ ci per limitare il rischio. Infatti, tenere addosso il costume bagnato troppo a lungo favorisce la proliferazione dei batteri nella sua umidità.
L’abbigliamento
Evitare di indossare abitualmente pantaloni molto aderenti, collants o body che inguainano le parti in‑ time: l’essudazione di queste zone, unita al calore corporeo, crea un clima di serra che favorisce gli a‑ genti patogeni (batteri, Candida…). Preferire la biancheria intima di cotone al 100%, di‑ menticando i materiali sintetici come il nylon perché non consentono una normale traspirazione, fa‑ cilitando la macerazione della pelle e l’irritazione dei genitali esterni; attraverso un aumento della temperatura locale e del grado di umidità creano un ambiente ideale per la crescita di molti microrgani‑ smi. Ricordiamo anche i frequenti fenomeni di sen‑
sibilizzazione responsabili di sintomi irritativi facil‑ mente confondibili con quelli delle vulvo-vaginiti. Scegliere uno slip piuttosto che uno string, il quale favorisce lo sfregamento e quindi le micosi. Duran‑ te la notte è consigliabile non indossare gli slip. Attenzione ai jeans ed alla biancheria intima colorata, soprattutto in rosso e nero: la tintura è uno dei più comuni allergeni. Infine, come ricordato per l’asciugamano, è impor‑ tante evitare l’utilizzo promiscuo di biancheria intima o costumi da bagno.
La contraccezione
L’alimentazione
In gravidanza e dopo il parto
Particolare cura viene posta nel limitare i cibi ad alto indice glicemico e nel consumare adeguate quanti‑ tà di frutta e verdura per evitare la stipsi. In genera‑ le valgono le regole per una sana e corretta alimen‑ tazione.
Il ciclo mestruale
Anche durante il periodo mestruale l’igiene intima non dev’essere maniacale. L’acqua ed i detergenti delicati a pH acido (3,5-5,5) sono più che sufficienti e non vi è alcuna necessità di ricorrere alle irrigazioni. Piuttosto, è buona regola cambiare frequentemente, almeno 3 volte, il salvaslip, poiché la sua eccessiva permanenza aumenta il calore e l’umidità locale favorendo le infezioni ed il cattivo odore. Per la protezione intima si possono alternare i tam‑ poni interni (durante il giorno e cambiandolo ogni 4 ore) ad assorbenti esterni (la notte e preferibilmen‑ te in puro cotone).
Sono preferibili i metodi di barriera, come il tradizionale preservativo: infatti è la più efficace difesa dalle malattie sessualmente trasmissibili, contro le quali la pillola anticoncezionale è invece pressoché impotente. Il ripetuto contatto con lo sperma, inoltre, per via della sua intrinseca alcalinità, può favorire lo sviluppo di infezioni vaginali. Eventuali lubrificanti dovranno essere a base acquosa e non oleosa. Dal momento stesso del concepimento, gli ormoni femminili iniziano a comportarsi in maniera anomala provocando un grosso squilibrio a livello vaginale: il livello degli estrogeni aumenta e provoca una diminuzione del grado di acidità vaginale (3,84,2), come nel periodo antecedente al ciclo me‑ struale. Le secrezioni di muco diventano maggiori, biancastre, dense, intense e pruriginose ed aumenta anche il sudore nelle parti intime. Molte donne in gravidanza soffrono di stitichezza, un disturbo che può comportare un aumento di attività batterica a livello anale che può raggiungere anche gli organi sessuali. A ciò a volte si aggiunge il naturale aumento dello stress connesso ai cambiamenti fisici e psicologici che entrano in gioco in questo particolare periodo: così, con l’alterazione dell’equilibrio della flora batterica vaginale, aumenta il rischio di contrarre un’infezione. È molto importante quindi difendersi
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da tali aggressioni, perché è stato dimostrato che circa il 60% dei parti prematuri è dovuto a infezioni vaginali non curate. Esistono dei prodotti specifici per la gravidanza ed il post parto, ma in generale tutti i saponi intimi possono essere utilizzati tranquillamente se possiedono certe caratteristiche. Le sostanze più indicate in gravidanza sono: • camomilla, • aloe vera, • calendula, • malva, • tiglio, • acido lattico, • olio di cocco, • avena, • bisabololo, • amamelide, • fiori d’arancio. Dopo il parto la situazione si fa ancora più critica. Tutti gli ormoni in eccesso vengono smaltiti e la lubrificazione naturale si riduce drasticamente. A questo si aggiunge il disagio provocato dalle lochiazioni (perdite di sangue e residui organici della gra‑ vidanza), che richiedono l’utilizzo di assorbenti che però impediscono il ritorno alla normalità dell’am‑ biente intimo. Anche il taglio dovuto all’episiotomia, quando praticato per allargare il canale del parto, comporta un maggior rischio di infezioni se non vie‑ ne trattato a dovere. In ospedale vengono solitamente forniti degli assor‑ benti da indossare subito dopo il parto. La maggior
parte delle donne li trova, a ragione, troppo grandi e scomodi per poter essere utilizzati. Si possono usa‑ re gli assorbenti che si preferiscono, tenendo però ben presente che le perdite nei primi giorni sono molto abbondanti. In ogni caso, non bisognerebbe mai far ricorso a quelli interni. Esistono in commercio dei prodotti pensati proprio per il post parto, realizzati in fibre naturali per permettere alla pelle di respirare: sono particolarmente indicati per le don‑ ne che hanno subito l’episiotomia o quelle a cui sono stati applicati molti punti in seguito alle lacerazioni dovute all’uscita del bambino. Anche se si tratta di prodotti a base naturale, l’utilizzo di ovuli e candelette rinfrescanti o lenitivi deve essere prescritto dal ginecologo.
per mantenere buona la lubrificazione e basso il pH. Una crema al testosterone al 2% — la prepara il farmacista su ricetta medica — contrasta l’assotti‑ gliamento e favorisce l’elasticità cutanea. Per ridur‑ re la sensazione di secchezza si può anche usare un olio a base di vitamina E sui genitali esterni.
In menopausa
Con la menopausa, il calo degli estrogeni e la fine della fertilità le labbra grandi e quelle piccole si as‑ sottigliano, il monte di Venere si appiattisce, la lu‑ brificazione vaginale si riduce, le secrezioni cambiano composizione chimica e, quindi, anche colore e “profumo”. Il pH aumenta fino a 6-7 e la prote‑ zione contro molti batteri risulta meno efficace, a‑ prendo la porta a cistiti e vaginiti. In un certo senso, la vagina torna simile a quella di una bambina: per‑ tanto, per l’igiene occorre un detergente cremoso, non molto acido o addirittura neutro, meglio se ar‑ ricchito con fitoestrogeni (molecole naturali dall’a‑ zione simile a quella degli estrogeni). Su prescrizione del ginecologo, si può ricorrere a o‑ vuli vaginali che rilasciano estrogeni a livello locale,
IN VACANZA Secondo un sondaggio condotto da un’a‑ zienda specializzata in prodotti per l’igiene intima e dall’AOGOI (Associazione Ostetrici e Ginecologi Ospedalieri Italiani), tra i 6 milioni di donne che viaggiano le infezioni intime sono più spesso dietro l’angolo. Niente paura, però, perché basta seguire qualche semplice accorgimento per evitare brutte sorprese: • come in piscina, non tenere il costume bagnato per molto tempo — Una buona abitudine sarebbe indossarne uno asciutto subito dopo il bagno. • Non sedersi direttamente sulla sabbia — Si può favorire la crescita e la trasmissione di germi nocivi. • Dopo la nuotata al mare o in piscina lavarsi con acqua dolce per togliere i residui di sabbia/sale o cloro.
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A partire dai 40 anni, una donna su due/tre soffre di disturbi legati alla menopausa. La secchezza vaginale ne fa spesso parte. Essa si traduce in una sensazione di prurito o bruciore a livello della vagina, spesso accompagnata da dolori, a volte forti, durante i rapporti sessuali. La secchezza vaginale può anche comparire nella fase prepube‑ rale, dopo il parto o durante il periodo in cui si assume la pillola contraccettiva. Oggigiorno i trattamenti per i disturbi della menopausa sono numerosi. Si continua a prescrivere gli estrogeni nei casi più gravi o ad alto rischio di osteoporosi. La terapia ormonale sostitutiva in menopausa serve a compensare al meglio possibile la mancanza di estrogeni e di progesterone: è efficace, ma comporta alcuni rischi.
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Applicati regolarmente, hanno lo stesso effetto dei sostituti ormonali per il trattamento dei sintomi quali prurito, irri‑ tazioni e dolori durante i rapporti sessuali. Questi preparati sono consigliati alle donne che non vogliono far ricorso alla terapia ormonale sostitutiva1. I trattamenti a base di acido ialuronico sono particolarmente adatti, perché questo acido è una molecola naturale presente in molti tessuti del nostro organismo e quindi non è allergico. Questo acido è un componente importante della matrice extracellulare, che dà forma a tessuti ed organi, ne assicura l’elasticità, fungendo anche da riserva d’acqua. Esso procura quindi un’idratazione particolarmente durevole, mantenendo un ambiente fisiologico vagi‑ nale ottimale, svolgendo pure un’azione antiflogistica e favorendo la cicatrizzazione.
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CANICOLA: COSA FARE? L’ondata di caldo che si è registrata in tutta Europa nell’estate 2003 ha sollevato la problema‑ tica delle conseguenze sull’uomo e sulla salute, toccando in primo piano la politica sanita‑ ria, soprattutto in considerazione del numero di anziani che sono stati ricoverati o deceduti. La redazione
CHI È A RISCHIO?
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a “canicola” si è fatta sentire pure da noi, ma fortunatamente nel nostro Cantone l’umidità dell’aria nei giorni più caldi è stata relativamente bassa, da non causa‑ re grandi problemi di salute alla popolazione. L’e‑ vento può tuttavia ripetersi: i cittadini più sensibili devono quindi tempestivamente e appropriatamente essere orientati su come comportarsi in situazioni di estrema calura. Una prolungata esposizione a caldo e ozono può infatti provocare seri problemi di salute.
IL CALDO
La sensazione di caldo non viene determinata e‑ sclusivamente dalla temperatura atmosferica indicata dal termometro. Il bilancio termico dell’uomo dipende da molti altri fattori importanti, quali: • velocità del vento, • irradiazione solare, • umidità dell’aria, • irraggiamento termico. Risulta così che la temperatura percepita aumenta molto più rapidamente nelle giornate di sole e di poco vento rispetto alla temperatura atmosferica. Si tratta dunque di un’informazione importante per va‑ lutare i possibili rischi legati al caldo. Il caldo è un pericolo se: • la temperatura esterna supera i 32-35 °C; • l’alta umidità impedisce la regolare sudo‑ razione; • la temperatura in casa è superiore a quella esterna — Locali poco ventilati, tetti e solai non
Vivere luglio/agosto 2013
Anche se tutte le persone possono soffrire per le conseguenze del caldo, particolare attenzione va posta alle persone a più alto rischio: • anziani (oltre 65 anni), • neonati e bambini piccoli, • gestanti, • persone affette da disturbi psichici o con ridotte capacità cognitive, • persone affette da malattie circolatorie, compresa l’ipertensione.
LE complicazioni
Le maggiori sorgono in seguito a un sistema di ter‑ moregolazione — microcircolazione sanguigna e sudorazione — compromesso, ad esempio dall’età: • colpo di sole — Malessere generale; mal di te‑ sta; nausea e sensazione di vertigine; perdita di conoscenza poiché la temperatura corporea au‑ menta rapidamente (in 10-15 minuti) fino anche a 40-41°C; diminuzione della pressione arteriosa; secchezza e arrossamento cutaneo perché cessa la sudorazione. • Colpo di calore e collasso di calore — Que‑ ste complicazioni non sono legate necessaria‑ mente all’esposizione al sole. Infatti, possono manifestarsi anche in un ambiente chiuso, laddove la temperatura è alta, vi è poca ventilazio‑ ne e molta umidità, che non consente all’orga‑ nismo un’adeguata dispersione del calore corporeo tramite la sudorazione. Oltre a queste serie patologie, sono legate alle alte temperature estive situazioni minori come: • senso di pesantezza e gonfiore agli arti in‑ feriori — Per esempio in caso di varici, dovu‑ to al rallentamento della microcircolazione cuta‑ nea. • Congestione (assunzione di bevande ghiac‑ ciate in organismo surriscaldato). • Crampi da calore.
• Stanchezza, insonnia, insofferenza.
LE RACCOMANDAZIONI SANITARIE
Dal 2004 il Gruppo operativo salute e ambiente (GOSA) del Cantone Ticino ha definito una strategia di prevenzione sanitaria al fine di ridurre al minimo le conseguenze negative per la salute in caso di on‑ date di caldo.
Durante il periodo di sorveglianza sanitaria (inizio giugno - inizio settembre) • Verificare il funzionamento di tapparelle, ventila‑ tori e climatizzatori, frigoriferi e congelatori, ter‑ mometro per la casa. • Informarsi sempre sulle previsioni meteo — Le previsioni costantemente aggiornate sui periodi di canicola si possono ottenere chiamando la In fo-line (091 814 30 40); nei bollettini diramati da Meteosvizzera consultabili al sito meteosviz‑ zera.ch; durante le previsioni meteo della RSI e di Teleticino; rivolgendosi ai servizi sociali comu‑ nali. • Identificare gli anziani soli, che possono aver bi‑ sogno in caso di ondate di caldo.
In caso di canicola
• Chiudere le finestre durante il giorno e arieggia‑ re la notte appena la temperatura esterna lo consente. • Bere più liquidi, in particolare acqua, non aspettando di avere sete. • Consumare pasti leggeri. • Portare vestiti ampi, chiari e leggeri e un cappel‑ lo. • Stare in casa o in zone fresche e, se possibile, in ambienti condizionati nelle ore di maggiore insolazione (12.00-16.00). • Evitare intense attività all’esterno nelle ore di maggiore insolazione — Per esempio rinviare le competizioni sportive o riorganizzare il lavoro.
Per le persone a rischio
• Fare docce e bagni extra. • Far bere molto e spesso i bambini e gli anziani. • Consultare il medico o il farmacista se si prendono medicinali, soprattutto se si assumono an ‑ ti-ipertensivi e/o psicofarmaci • Avvisare i vicini o i servizi sociali se si deve pas‑sare un periodo da soli. Maggiori informazioni sul sito www.ti.ch/gosa.
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ben isolati. L’indice di calore elaborato da Meteosvizzera Locar‑ no-Monti tiene conto della temperatura e dell’umidità relativa dell’aria. Il periodo di canicola viene annunciato quando è previsto un superamento per almeno 3 giorni consecutivi dell’indice di calore 90. Anche quando non è annunciato, temperatura e u‑ midità possono tuttavia risultare elevate per diversi giorni, provocando delle sensazioni di malessere, soprattutto nelle fasce di popolazione più sensibili.
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BELLEZZA — Peli superflui
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S/BELLEZ d e l n o s tr ZA o s it o s u ll a b e ll e z za.
DEPILAZIONE FAI DA TE: QUALE METODO SCEGLIERE? Liberarsi dai peli, a lungo e senza soffrire troppo, è il sogno di ogni donna e l’epilazione è una tappa importante nella cura del corpo di ognuna di noi! La redazione
LA RASATURA
la ceretta a caldo
Tecnica antica e provata, dolorosa ma efficace per ascelle, gambe e inguine. La cera calda è una sostanza fusa che imprigiona i peli, siano essi corti, fini, lunghi o ispidi, e li strappa a partire dalla radice. Sotto forma di palline da scio‑ gliere, va applicata sulla pelle grazie a una spatola o a un roll-on che ne distribuisce uno strato uniforme. Infine, una volta asciutta, utilizzando una striscia di cotone o carta, la si strappa con un colpo secco. È più efficace calda perché il calore apre i pori della pelle e i peli si staccano più facilmente.
In pratica
Va effettuata sulla pelle pulita e asciutta, meglio ancora se il giorno precedente si è effettuato un gommage. La cera va scaldata in un contenitore usa e getta o in un apparecchio specifico dotato di un termostato che la mantenga alla temperatura giusta. Per depilare le gambe, ad esempio, con un solo gesto applicare con una spatola delle strisce di cera larghe 5 cm e spesse 1 cm. Premerci sopra delicatamente la spatola e, quando non vi aderisce più, strappare la cera con un colpo secco mediante una striscia di cotone. Affinché il risultato sia perfetto, dopo aver lasciato raffreddare la pelle passare una seconda volta. Infine, togliere i residui di cera con delle salviette imbevute di oli essenziali idratanti.
Astuzia
Se si strappa la cera nel senso contrario alla crescita del pelo, per esempio dal‑ la caviglia verso il ginocchio, la ceretta è più efficace ma la crescita dei peli vie‑ ne contrastata, rischiando che si incarnino e formino dei brufolini rossi. È quindi meglio farsi la ceretta tirando nel senso del pelo, anche se questo vuol dire fa‑ re più applicazioni.
Vivere luglio/agosto 2013
Da sapere
• Non bruciarsi — Verificare sempre la temperatura della cera sul dorso della mano prima di applicarla. • Controindicata se si soffre di insufficienza venosa o di varici — Il calore dilata i vasi sanguigni e provoca spesso piccoli ematomi. • Aspettare che i peli raggiungano una lunghezza ideale di 5 mm sul‑ le gambe e 6 mm sull’inguine prima di depilarsi. • Preparare la depilazione dell’inguine tagliando con le forbici i peli più lunghi e applicare, qualche giorno prima, una lozione esfoliante che eviti che i peli si incarniscano. • Approfittare dello sviluppo dei metodi “pronti all’uso” — Vasetti da far scaldare al microonde accompagnati dalle loro strisce di tessuto o rollon a riscaldamento elettrico, muniti di termostato per mantenere la cera a temperatura costante. • Se si sceglie di farsi fare la ceretta dall’estetista — Verificare che la cera sia monouso, per evitare i rischi di infezione della pelle.
la cera orientale
È il metodo più diffuso nei Paesi arabi e sta prendendo sempre più piede anche in Occidente. È un metodo rapido e naturale e può essere usato su tutte le parti del corpo. A differenza da quella classica viene fatta con zucchero, acqua, miele e limo‑ ne. Non indebolisce i follicoli piliferi e non impedisce la ricrescita dei peli: in compenso, le gambe rimangono lisce per circa 3 settimane e la pelle, grazie al
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a maggior parte delle donne si depila in casa ed è alla costante ricer‑ ca di un metodo di depilazione fai da te che sia allo stesso tempo rapi‑ do, duraturo e poco doloroso. La cattiva notizia è che un metodo che combini tutte e 3 queste caratteristiche non esiste. La buona, invece, è che tra tutti i metodi a disposizione basta semplicemente scegliere la strategia più adatta a sé e al proprio stile di vita e avere una pelle liscia e senza peli superlfui non sarà più un problema.
È senza dubbio la soluzione più comoda, ma anche la meno duratura, dato che si limita a rimuovere la parte di pelo che emerge dalla cute, senza intaccarne la radice. Checché se ne dica, di per sé il passaggio della lametta non rende i peli più spessi o scuri, così come non ne accelera o rallenta la crescita. In ogni caso tende ad evidenziare il problema, perché la lama rende spigolosa ed affilata la punta del pelo, che diventa più ruvida al tatto. Inoltre, il pelo può apparire piuttosto evidente, scuro, come rinforzato, ma in realtà non lo è: si tratta soltanto di un’illusione legata al maggior spessore della base rispetto alla punta asportata dal rasoio. Dal punto di vista biologico, infatti, la crescita dei peli dipende dalla quantità di ormoni androgeni ed estrogeni circolanti (soprattutto dalla loro frazione libera), nonché dalla sensibilità dei follicoli piliferi alla loro azione (concentrazione dell’enzima 5-alfa-reduttasi). Se si escludono fattori patologici (come ad esempio le cause dell’irsutismo), quel‑ li appena citati sono elementi geneticamente determinati. Chi vuole mantenere la pelle liscia per settimane dovrebbe utilizzare le lamette solo nei casi di emergenza, orientandosi verso la scelta di altri metodi. Attualmente sono in commercio rasoi dotati di più lame e gel specifici per la rasatura: se combinati, risparmiano alla pelle tagli, graffi ed ir‑ ritazioni. Allo stesso modo, dopo aver passato il rasoio, è consigliata l’applicazione di una crema idratante.
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miele e allo zucchero, risulta morbida come la seta. Altro grande vantaggio è il fatto di non dover utilizzare strisce di cotone o carta: basta creare una palla di cera che si lavora direttamente con le mani.
In pratica
Far bollire per alcuni minuti 2 manciate di zucchero e ½ bicchiere d’acqua. Quando il caramello acquista un colore dorato, aggiungere alcune gocce di li‑ mone e 2 cucchiai di miele. Dopo aver mescolato bene, immergere il preparato nell’acqua fredda e, quando sarà tiepido, lavorarlo fino ad ottenere una palla. Applicare un filo di borotalco, onde evitare che il caramello si attacchi alla pel‑ le, quindi stendere la cera. Strappare con un gesto preciso e ricominciare l’o‑ perazione molto rapidamente, lungo la zona da depilare.
In pratica
Applicare la crema sulla pelle asciutta e aspettare qualche minuto, secondo quanto indicato dalle istruzioni, in modo che la crema agisca. Se la durata dell’applicazione in funzione della parte del corpo non è rispettata, si rischia di “bruciare” la pelle. Dopo l’applicazione risciacquare abbondantemente e non dimenticarsi di idra‑ tare la pelle e di ripararla con una buona crema, delicata e senza alcool.
Da sapere
• La crema depilatoria può essere aggressiva per la pelle — Spesso le creme sono state accusate di provocare delle reazioni allergiche, ma ormai le diverse marche propongono prodotti per tutti i tipi di pelli e peli. • L’odore è migliorato — Molte hanno un profumo gradevole.
Da sapere
• Consigliata a chi ha i capillari fragili — Grazie alla temperatura mode‑ rata della cera e per i movimenti di “massaggio” con la palla. • Difficoltà nell’ottenere la giusta consistenza — Dipende da come so‑ no stati scaldati gli ingredienti. • Come gli altri metodi con la cera è piuttosto doloroso. • La cera fatta in casa aderisce meno bene ai peli rispetto alla cera calda — Bisogna aspettare che i peli siano lunghi almeno 5 mm. • Esistono in commercio delle cere — Le si possono anche trovare in alcuni centri estetici.
La crema depilatoria
Questo metodo è totalmente indolore, rapido, semplice e poco costoso. L’effetto depilatorio è di circa 10 giorni, quindi più lungo di quello del rasoio, ma la ri‑ crescita è nettamente più rapida che con la ceretta. Contrariamente alla ceretta non strappa i peli alla radice, ma li dissolve in pochi minuti grazie a sali derivati dallo zolfo (sali dell’acido tioglicolico) che attaccano la cheratina, la sostanza che avvolge il pelo.
L’EPILATORE ELETTRICO Metodo molto efficace, che dura almeno 15 giorni circa. Si ottiene una depilazione molto simile a quella fatta con la ce‑ retta, perché il pelo viene estirpato dalla radice e non reci‑ so come nel caso del rasoio e della crema depilatoria. Nono‑ stante nelle pubblicità di tutti gli epilatori ci siano belle ragaz‑ ze sorridenti nell’atto di depilarsi, la realtà è che fa abbastan‑ za male. Il consiglio è di preparare la pelle prima di procedere alla depilazione. Fare uno scrub alle gambe o massaggiarsi con un guanto di crine facilita, infatti, l’eliminazione dei peli incarniti. Subito dopo la depilazione è bene sciacquare con acqua fredda e idratare abbondantemente bene la pelle.
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ALIMENTAZIONE — Dieta
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.CH/NEWS L a s e zi o /ALIMENT ne del no AZIONE s tr o s it o s u ll ’a li m e n ta zi o n e.
DIETA DEL GELATO: DIMAGRIRE COL SORRISO! Se si inserisce il gelato in un regime alimentare studiato con attenzione si può mettere d’ac‑ cordo linea e gola, eliminando i chili di troppo senza fatica e fornendo al tempo stesso all’or‑ ganismo tutti i nutrienti di cui ha bisogno. La redazione Da qualche anno si trova in tutte le gelaterie anche il gelato allo yogurt: per chiamarsi così deve garantirne un contenuto che può variare dal 20 al 40%. È una variante più digeribile di quello a base di latte e panna, perché il lattosio è stato “predigerito” dai fermenti lattici.
PIATTI SEMPLICI, GUSTOSI E SANI
Questa dieta fornisce, in media, 1’200-1’300 calorie al giorno e permette di mangiare il gelato dopo pranzo e come spuntino di metà pomeriggio. I piatti proposti sono semplici e garantiscono un menù leggero, ricco di verdura e frut‑ ta fresca e con la giusta dose di carboidrati. Nel weekend è previsto anche uno “strappo alla regola” con pizza e birra, da gustare senza sensi di colpa perché l’apporto calorico è ben bilanciato dagli altri alimenti previsti. Meglio privilegiare i gelati alla frutta perché contengono meno grassi, sono me‑ no calorici e più digeribili. Il gelato artigianale o mantecato è prodotto con una lenta incorporazione di aria durante la fase di gelatura delle miscele: caratteristica che lo rende cremoso ma insieme morbido. Il 15-30% del suo peso è quindi costituito da aria e fornisce, in media, dalle 120 calorie di un cono con 2 gusti alla frutta (pari a 80 g) alle 188 di una coppetta crema e cioccolato (sempre di 80 g). Il gelato industriale viene detto anche soffiato perché, durante la gelatura, vie‑ ne introdotto il 100-130% di aria, per cui la miscela è più soffice e leggera. Il risultato? Il gelato industriale può pesare di meno ed essere leggermente meno calorico. Controllare sempre che sulla confezione sia riportata una dettagliata etichetta nutrizionale: così ci si potrà regolare sulle quantità, senza alterare l’apporto calorico della giornata.
IL MENÙ Colazione
• 1 tazzina di caffè con 1 cucchiaino (cc) di zucchero [19 cal] • 1 tazza di latte (150 ml) con cereali integrali (30 g) [172 cal]
Spuntini
• Mattutino — 1 grappolo d’uva (50 g) [30 cal]
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ietologi e nutrizionisti sono d’accordo sul fatto che la classica coppetta di gelato alla crema non è uno strappo alla regola che ci si può concedere solo ogni tanto, ma un alimento che può completare un pasto leggero ed entrare a pieno titolo nei menù di una dieta e‑ quilibrata, dato che fornisce: • proteine (latte e uova) — Contengono aminoacidi essenziali, indispensabili per il nostro organismo. • Zuccheri semplici (lattosio e saccarosio) — Sono ad assorbimento ra‑ pido e forniscono energia pronta all’uso. • Grassi. • Una buona dose di fosforo e calcio — Un altro dei punti forti del gelato “classico”, cioè a base di latte, è l’apporto di calcio, che lo rende un ali‑ mento prezioso per le donne perché mantiene sane le ossa, prevenendo 2x65_sh l’osteoporosi. 17.5.2005 12:54 Pagina 1 Gli ingredienti base dei gelati alla crema sono, infatti, latte e zucchero, con l’e‑ ventuale aggiunta di panna e uova, tutti alimenti ricchi dal punto di vista nutri‑ zionale. I gusti alla frutta, invece, possono essere preparati anche senza l’aggiunta di latte, ma solo con fragole, limone, frutti di bosco, anguria, pesche e altri frutti miscelati con acqua e zucchero. In questo caso contengono soprattutto vitamine, fibre e fruttosio, lo zucchero della frutta.
IL GELATO: PREDILIGERE I GUSTI A BASE DI FRUTTA
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• Pomeridiano — 1 cono con 2 palline di gelato alla frutta (80 g) [120 cal]
Condimenti giornalieri
Si può contare su 4 cc di olio d’oliva (20 g, 180 cal) e 2 di parmigiano grattugiato (10 g, 39 cal). Se specificato, l’uso di olio o di parmigiano vanno sottratti dal totale.
Giorno 1
• Pranzo ––1 toast con una sottiletta e 40 g di prosciutto cotto [250 cal] ––Insalata di lattuga, peperoni e cetrioli [200 g] con 1 cc d’olio [85 cal] ––1 coppetta con 1 pallina di gelato allo yogurt (40 g) [70 cal] • Cena ––Penne (50 g) al tonno naturale (20 g) e pomodoro (2, 100 g circa), ½ cipolla, 2 cc d’olio [290 cal] ––1 panino integrale (50 g) [121 cal] ––Macedonia con pesca e banana (200 g), condita con succo di limone [110 cal]
Giorno 2
• Pranzo ––Prosciutto crudo magro (60 g) e melone (240 g) [167 cal] ––1 coppetta con 2 palline di gelato alla frutta (80 g) [120 cal] • Cena ––Spaghetti (70 g) al pomodoro e basilico con 1 cc d’olio e 1 di grana [270 cal] ––1 fetta di pesce spada (130 g) alla griglia [221 cal] ––2 cracker (20 g) [82 cal] ––2 pesche (200 g) [54 cal]
Giorno 3
• Pranzo ––Pomodori (150 g) e mozzarella (50 g) con un cc d’olio [185 cal] ––Frutti di bosco (200 g) con 1 pallina di gelato al limone [138 cal] • Cena ––Spaghetti (50 g) con verdure (30 g) con 2 cc d’olio [270 cal] ––2 fette d’arrosto di tacchino (150 g) [165 cal] ––2 cracker (20 g) [82 cal] ––Ananas (200 g) [80 cal]
Giorno 4
• Pranzo ––Insalata di mare con seppioline, vongole, calamaretti (100 g), 2 cc d’olio (10 g), alloro, ½ limone e prezzemolo [160 cal] ––2 cracker (20 g) [82 cal] ––1 coppetta con 2 palline di gelato alla frutta (80 g) [120 cal] • Cena ––Insalatona di petto di pollo (100 g) con emmental (30 g), sedano (1 gam‑ bo), pomodori (100 g), lattughino (100 g), ½ mela, 1 cc d’olio [312 cal] ––1 panino integrale (50 g) [121 cal] ––3 fichi (250 g) [118 cal]
Giorno 5
• Pranzo ––Carpaccio di bresaola (100 g) con grana e rucola [151 cal] ––Insalata verde e pomodori (200 g) con 1 cc d’olio [80 cal] ––1 coppetta di fior di latte e cioccolato [188 cal] • Cena ––Penne (70 g), rucola (1 manciata) e calamari (50 g) con 1 cipolla, alloro e 1 cc d’olio [334 cal] ––Fiocchi di latte (80 g) [90 cal] ––Macedonia con anguria, frutti di bosco e pompelmo (200 g) [70 cal]
Giorno 6
• Pranzo ––Prosciutto crudo magro (60 g) e melone (240 g) [167 cal] ––1 coppetta con 2 palline di gelato alla frutta (80 g) [120 cal]
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LE CREME: PIÙ GOLOSO E CALORICO • Pallina di gelato alla crema (60 g) = 72 cal • Coppetta con 2 gusti, cioccolato e fior di latte (80 g) = 188 cal • Cono con 3 gusti, cioccolato, crema e fragola (110 g) = 255 cal • Calorie gusti gelato: Limone (140 cal) Mirtillo (151 cal) Fragola (153 cal Melone (160 cal) Fior di latte (167 cal) Pistacchio (211 cal) Cioccolato (291 cal) Nocciola (326 cal) • Cena ––Pizza margherita [569 cal] ––1 bicchiere di birra (125 ml) [42 cal] ––1 fetta di ananas (100 g) [40 cal]
Giorno 7
• Pranzo ––Insalatona con mele verdi (150 g) e gamberetti (precotti, 50 g) con lattuga (100 g), grana (20 g) e 2 cc d’olio [210 cal] ––2 cracker (20 g) [82 cal] ––Affogato al caffè con 1 pallina di gelato alla crema (40 g) [72 cal] • Cena ––Spaghetti alle vongole [416 cal] ––Insalata di pomodori (200 g) [35 cal] ––5 prugne piccole (150 g) [60 cal]
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ODONTOIATRIA — Bruxismo WWW.RIV
BRUXISMO
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DIGRIGNARE I DENTI
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/ODONTO d e l n o s tr IATRIA o s it o s u ll ’o d o n to ia tr ia .
Leggiamo nelle enciclopedie: “Il bruxismo (dal greco brùko = digrignare i denti) consiste nel digrignamento dei denti dovuto alla contrazione della muscolatura masticatoria, soprattutto durante il sonno. Generalmente viene considerato come una parafunzione, ovvero un movi‑ mento non finalizzato ad uno scopo. Le cause scatenanti più comuni sono lo stress e la ten‑ sione emotiva”. Med. dent. Giancarlo Bernasconi, membro SSO Ticino — STMD Per la Commissione di Informazione della Svizzera Italiana (CISI)
U
n male legato alla frenesia dei tempi moderni, mi farete giustamente rimarcare, ma cosa mi dite allora del Vangelo di Matteo che narra del commensale buttato fuori dal banchetto del re perché scoperto come scroccone: “Legatelo e gettatelo fuori nelle tenebre. Là sarà il pianto e lo stridor di denti.” Stress e bruxismo da sempre a braccetto!
SINTOMI
Il bruxismo si manifesta soprattutto durante il sonno e riguarda il 9% della po‑ polazione, senza distinzione del sesso, con preferenza per le aree urbane. Si può distinguere in 3 forme: • digrignamento, rumoroso, che porta ad un’usura della dentatura; • serramento, silenzioso, che produce crepe e fratture nello smalto
dei denti (si raggiungono i 100 kg di pressione sulle articolazioni mandibolari); • misto, con proporzioni variabili. Le manifestazioni hanno cicli di 9-10 secondi, ripetuti più volte ad intervalli ir‑ regolari. Le origini fisiologiche sono da ricercare nella muscolatura masticatoria e nelle articolazioni temporo-mandibolari (ATM). Il soggetto non si accorge di digrignare e, se svegliato, è inconsapevole delle sue attività muscolari: per questa particolarità un’autodiagnosi è impossibile ed è indispensabile la collaborazione del partner, della famiglia o di terzi nel caso di camere in comune, capanne alpine, campeggi o situazioni simili.
FATTORI DI RISCHIO
• Malocclusione — Rilevabile solo in una minoranza dei casi. Rimuovere le eventuali interferenze di solito non migliora la situazione. Il bruxismo non è inducibile artificialmente creando delle discrepanze occlusali. Una muscolatura masticatoria ipertonica o ipertrofica può essere un fattore di rischio. • Disturbi del sonno — Russamento e respirazione orale legati solitamente al sovrappeso corporeo, causa di molti malesseri generalizzati. • Predisposizione famigliare o genetica. • Ansietà e/o depressione: tutta la vasta fenomenologia che deriva dallo stress esistenziale. Accresciuta aggressività. • Farmaci stimolanti. • Ipertensione e disturbi del ritmo cardiaco. • Cattive posizioni abituali — Cattiva seduta o testa troppo in avanti sul posto di lavoro (computer) o distribuzione ineguale dei pesi sulle gambe (macchinari con pedali di comando, catene di montaggio). • Cause centrali — Sono in corso ricerche universitarie sul ruolo dei neurotrasmettitori del cervello (sistema dopaminergico) del sistema extrapiramidale. È stata registrata con elettroencefalogrammi un’aumentata attivi‑ tà nelle zone preposte ai comandi della muscolatura masticatoria circa 7 minuti prima dell’inizio di fenomeni di bruxismo. La frequenza cardiaca au‑ menta sensibilmente 4 secondi prima dell’attività muscolare e si constata una costrizione dei vasi sanguigni sottocutanei.
CONSEGUENZe
• Danni ai denti — Abrasioni, usura con perdita della dimensione verticale, esposizione dentinale con ipersensibilità termica, fratture dello smalto, dan‑ neggiamento dei lavori odontoiatrici. • Danni a gengive ed osso — Retrazioni, aumento della mobilità e perdita del dente. • Muscoli masticatori — Spasmi, crampi, affaticamento e dolori spontanei. • Articolazioni temporo-mandibolari — Schiocchi in apertura o chiusura, blocchi totali, dolori locali, fischi nelle orecchie, senso di vertigini. • Cefalee ed emicranie.
TERAPIA
Vista la molteplicità e la varietà delle cause scatenanti non esiste purtroppo una
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terapia precisa che porti ad una sicura e rapida soluzione. Una collaborazione interdisciplinare tra medici dentisti ed altri specialisti è talora indispensabile. • il medico dentista identifica ed elimina le interferenze occlusali ed esegue una ferula occlusale (bite, paradenti) in resina, confenzionata su misura in base a impronte delle arcate dentali, da applicare nelle ore notturne. La scelta di una resina molle o dura e di un rialzo occlusale minimo o importan‑ te è basata sull’esperienza gnatologica (studio della fisiologia e cinematica della mandibola) del medico dentista. Risultati veloci si ottengono talvolta con forti rialzi occlusali, che comportano però situazioni di grande fastidio. • Massaggi della muscolatura masticante — Esterni ed interni alla bocca stringendo la guancia tra le dita. Massaggi rotatori con la punta delle dita sul collo e sulle tempie. • Stretching della muscolatura orale — Eseguire lentamente l’apertura massima della bocca, aiutandosi eventualmente con una leggera pressione delle dita, in cicli di 6-10 secondi. A bocca chiusa mettere la punta della lingua sul palato, il più possibile verso la gola, aprire lentamente la bocca tenendo la lingua in posizione. Si ottiene così il rilassamento massimo dei muscoli masticatori di chiusura. • Farmaci antidolorifici o miorilassanti sono da utilizzare solo in fase acuta e assolutamente solo su ricetta medica. • L’agopuntura nella zona auricolare è di aiuto nella riduzione dei fattori di stress. • L’approccio interdisciplinare con una valutazione ortopedica di uno speciali‑ sta serve a diagnosticare eventuali asimmetrie muscolari della zona collo‑schiena o della colonna vertebrale che portano a difetti di postura e tensio‑ ni.
CONCLUSIONe
Via lo stress, via il bruxismo! Facile, direte voi a ragione, lo sappiamo tutti: con i problemi quotidiani del lavoro in crisi, dei figli in crescita e della stramba so-
Verruche?
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Congela le verruche con una sola applicazione Leggere il foglietto illustrativo. Mepha Pharma SA
Quelli con l’arcobaleno
cietà moderna è una compagnia che non possiamo evitare facilmente. Cerchiamo almeno di lasciarla fuori dal letto con piccoli espedienti serali come una cena nutriente ma non grassa e pesante, mai seguita da ammazzacaffè o cic‑ chetti, due passi al fresco con o senza la scusa del cane, esercizi respiratori nell’ottica di un training autogeno semplice, una camera da letto non troppo calda e ben arieggiata, non rovinare il primo sonno con russate in poltrona davanti alla soporifera tivù, perché no una buona vecchia camomilla calda e allora — forse — il bruxismo avrà vita dura!
IL BRUXISMO INFANTILE È un automatismo motorio tipico dei bambini tra 1 anno ed i 3-4 anni, un fenomeno assolutamente normale, fisiologico che non necessita di interventi terapeutici. Il bambino non è in grado di elaborare mentalmente l’ansia e scarica la tensione emotiva interna attraverso il digrigna‑ mento dei denti come pure con dei borbottii, delle vocalizza‑ zioni o succhiando il pollice, le dita o qualsivoglia oggetto (la coperta di Linus). Valido aiuto alla riduzione del fenomeno è abbassare lo stress ambientale creando un clima di serenità famigliare caratterizzato da contatti vocali, fisici e coccole serali. Se l’attività notturna si prolunga oltre il 4° anno d’età o si ri‑ levano importanti disturbi del sonno, con conseguenti stan‑ chezze ed inefficienze durante il giorno, è opportuno discu‑ terne con il proprio pediatra.
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VARIE — Benzina alchilata
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TA-VIVER L a s e zi o n E.CH/NEW e del nos S/VARIE tr o s it o d e d ic a ta a ll e n o ti zi e p iù va ri e.
BENZINA ALCHILATA: PER RESPIRARE MENO SOSTANZE NOCIVE Raramente i motori a scoppio dei piccoli apparecchi sono dotati di catalizzatore. Per questo motivo, nei loro gas di scarico la quota dei più svariati inquinanti è nettamente superiore che nelle moderne automobili. La redazione
I MOTORI
Questi piccoli apparecchi hanno motori a 2 o a 4 tempi: i primi, in particolare, hanno una struttura semplice, sono relativamente insensibili e pesano meno. Per questi motivi, sono quindi spesso integra‑ ti negli apparecchi portabili come, ad esempio, su motoseghe e decespugliatori.
Gli svantaggi per la salute
Un grande svantaggio di questi apparecchi sono le perdite di circolazione dovute alla struttura: in altre parole, di norma fino al 30% del carburante è e‑ messo incombusto dal tubo di scappamento. Essendo normalmente sprovvisti di catalizzatore, questi motori emettono grandi quantità di inquinanti. Studi mostrano che un normale tosaerba, ad e‑ sempio, libera nell’aria gli stessi gas nocivi di 26 automobili, una motosega a 2 tempi inquina addirittura come 100. E nel mezzo delle esalazioni noci‑ ve: l’amante del giardinaggio e il selvicoltore. L’u‑
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LA BENZINA ALCHILATA
La benzina non è quindi tutta uguale. Chi lavora con piccoli apparecchi deve sapere che la benzina tradizionale non è l’ideale: per essi esi‑ ste la versione alchilata, detta anche benzina ecologica o verde, che contiene componenti prodotti tramite procedimenti di sintesi, in cui i gas di raffinazione vengono trasformati in un carburante e‑ stremamente pulito.
Utilizzi
La benzina alchilata si presta per tutti i piccoli ap‑ parecchi alimentati a benzina come, ad esempio: • tosaerba, • motoseghe, • soffiatori per foglie, • decespugliatori, • bordatori, • motori per barche, • aeromodellini.
I vantaggi
I vantaggi della benzina alchilata rispetto a quella normale sono: • protegge sia la salute che la natura; • è possibile ridurre del 90% le emissioni cancerogene (idrocarburi aromatici) — La combustione avviene praticamente senza emissione di odori e fuliggine. • Gas di scarico nettamente meno nocivi; • nessun deposito nel motore e nello scap‑ pamento; • maggior potenza e durata di vita degli apparecchi — La benzina tradizionale intacca tutte le “parti molli” dell’impianto di alimentazione del motore (membrane, guarnizioni, tubi di aspi‑ razione, …), talvolta già dopo 3 mesi, comportando elevati costi di manutenzione. • Nessun problema di rimessa in esercizio degli apparecchi dopo lunghe pause; • possibilità di conservarla per parecchio tempo senza problemi (3-5 anni); • disponibile come carburante per motori a 4 tempi e miscela pronta per l’uso per quel‑ li a 2 tempi.
CONTRO LO SMOG ESTIVO: ARCOBALENO AL 50% Per il 12° anno consecutivo a luglio e agosto è riproposta l’azione di successo “L’aria cambia. C’è Arcobaleno al 50%”. La campagna, contemplata dal Piano di risanamento dell’aria, permette di acquistare il titolo di trasporto della Comunità tariffale Ticino e Moesano col 50% di sconto. Inoltre oltre 100 Comuni, offrono un ulteriore sconto ai loro domiciliati. Si tratta dunque di un’eccellente occasione per contribuire alla riduzione dello smog estivo e scoprire i vantaggi di questo titolo di trasporto. Vedere la lista dei Comuni e la tabella prezzi accanto.
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e in giardino non potete utilizzare apparecchi per il giardinaggio manuali o e‑ lettrici, fate allora il pieno con della benzina alchilata: per amore di voi stessi e dell’ambiente. Infatti, a differenza del carburante tradizionale, è quasi priva di benzene, una sostanza cancerogena e, in generale, la combustione di questa particolare benzina emette meno inquinanti e meno odori sgradevoli.
tente è avvolto dalle esalazioni di monossido di car‑ bonio (CO), idrocarburi incombusti (n-esano, 1,3-butadiene, formaldeide) e composti aromatici fra cui il benzene, per il quale non esiste una so‑ glia di concentrazione dannosa: bisogna e‑ vitare ogni contatto, dato che è classificato come sostanza cancerogena e l’esposizione cronica può causare leucemia. La Commissione federale per la protezione dell’aria richiede pertanto che nel lungo termine non venga‑ no riversate nell’aria più di 100 tonnellate all’anno di benzene. Oggi il livello è di circa 1’000 tonnellate. Durante la combustione, la miscela benzina-olio dei motori a 2 tempi produce anche più inquinanti del tipo della fuliggine che la benzina normale. Il mix inquinante provoca: • danni agli organi respiratori, al sistema nervoso e al patrimonio genetico; • minor assorbimento di ossigeno nel san‑ gue; • sonnolenza e vertigini — Aumentano inoltre i rischi di gravi infortuni, ad esempio durante l’u‑ tilizzo della motosega. Per ridurre al minimo le inalazioni dei vapori di benzina è necessario eseguire i lavori sui motori a benzina all’aria aperta o in un garage aperto. I vapori possono uscire anche dalle taniche.
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