Vivere a tempo pieno 189 (Maggio-Giugno 2018)

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maggio/giugno 2018 n. 189

MEDICINA Xerostomia

SALUTE

Zanzare

DIETA

Aquafaba

MOVIMENTO

Plogging


n. 189 maggio/giugno 2018

SOMMARIO

Care lettrici, cari lettori,

Valentina Tanzi

Responsabile della redazione di Vivere.

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Il potere del sale

5 Abbronzatura Macchie solari

6 Xerostomia

Quando la bocca è secca

SALUTE 8 Zanzare

I repellenti naturali

15 Malattie reumatiche

10

Partire in vacanza

DIETA 10 Aquafaba

L'alternativa agli albumi

19 Roveja

Il legume dimenticato

ODONTOIATRIA 12 Laser I suoi molteplici utilizzi

16

MOVIMENTO 16 Plogging

Il jogging ecologico

PASSATEMPO 20 Cruciverbone

Gioca e vinci un pesos d’oro!

© Alena Ozerova / Shutterstock.com (Copertina) archideaphoto — Nagy-Bagoly Arpad Anatoly / Shutterstock.com (Indice)

Nella seduta del 2 marzo, il Consiglio federale ha deciso di avviare una procedura di consultazione concernente la revisione della legge sugli agenti terapeutici (nuova legislazione sui dispositivi medici). Questo progetto di legge riprende le prescrizioni europee con l'obiettivo di migliorare la qualità e la sicurezza dei dispositivi medici e quindi la sicurezza dei pazienti. Infatti, in seguito a numerosi incidenti e scandali in cui erano implicati, in particolare protesi mammarie in silicone non sigillate o di anche difettose, in Europa sono sorti dubbi sul sistema del loro controllo. In Svizzera e nell'UE in questo ambito vigono prescrizioni equivalenti e l'accesso al mercato di questi prodotti è facilitato tramite l'accordo sugli ostacoli tecnici agli scambi. La revisione della legge prevede di rafforzare le esigenze regolamentari per tutti gli attori interessati, al fine di migliorare il livello di sicurezza per i pazienti. I fabbricanti, per esempio, sulla base di studi clinici dovranno provare in modo più rigoroso di oggi l'utilità e l'adeguatezza dei prodotti ad alto rischio. Saranno rafforzati i criteri di approvazione e di sorveglianza delle sperimentazioni cliniche e dei test di efficacia. Peraltro, mediante un'identificazione chiara di tutti i prodotti dovrà essere assicurata la completa tracciabilità. Inoltre, i dati pertinenti per il pubblico dovranno essere resi accessibili in modo comprensibile, tramite una base di dati europei centralizzata sui dispositivi medici. Infine, le autorità competenti e gli organismi di valutazione della conformità di diritto privato dovranno soddisfare esigenze più severe e assumere maggiori responsabilità. Sarà tra l'altro rafforzata la vigilanza sul mercato da parte di Swissmedic. Al Consiglio federale dovrà inoltre essere data la possibilità di prevedere a tempo debito la riscossione di una tassa di vigilanza. I dispositivi medici costituiscono un elemento economico importante per la Svizzera. Infatti, le quasi 1'350 aziende del ramo contano circa 54'500 posti di lavoro, esportando il 75% del loro volume d'affari, di cui quasi la metà nell'Unione europea. D'altra parte, circa 500'000 dispositivi medici e 40'000 dispositivi medico-diagnostici in vitro sono accessibili sul mercato europeo. La revisione fa parte del piano direttore del Consiglio federale del 2013 che mira a rafforzare la ricerca e la tecnologia in biomedicina. La procedura di consultazione si concluderà l'11 giugno, i dibattiti parlamentari sono previsti per l'anno prossimo e la revisione della legge potrebbe entrare in vigore nel 2020.

MEDICINA 4 Aloterapia

Vivere

HIGHLIGHTS 22 In farmacia

La vetrina: maggio-giugno

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a tempo pieno

SIGLA EDITORIALE

COMITATO DI REDAZIONE

REDAZIONE

SOCIETÀ VIVA SA INDIRIZZO Casella postale 5539, CH — 6901 Lugano

MARIO TANZI Presidente OFCT

M. SC. COM. VALENTINA TANZI Responsabile

DOTT. GIORGIO ANTOGNINI già Presidente PharmaSuisse

CRISTINA GEROSA Segretaria

ENNIO BALMELLI Portavoce OFCT

TIPOGRAFIA NEWPRINT SA

TELEFONO +41 (0)91 922 68 66 FAX +41 (0)91 923 39 09 E-MAIL vivere@bluewin.ch

Gli articoli impegnano soltanto la responsabilità degli autori.


MEDICINA — Medicina alternativa

Abbronzatura

ALOTERAPIA: IL POTERE DEL SALE

La terapia col sale è un trattamento alternativo che consiste nell'esposizione e nel conseguente assorbimento di particelle di cloruro di sodio, allo scopo di ottenere un beneficio per la salute.

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consiste fondamentalmente nell'inalazione di un aerosol costituito da cloruro di sodio micronizzato. In sostanza le grotte di sale, oggi molto apprezzate dalla medicina alternativa, riproducono quanto può fare della sana aria di mare. Sono realizzate ovviamente non con il sale da cucina ma con il salgemma o quello rosa dell'Himalaya. Al fine di rendere l'atmosfera satura di cloruro di sodio vengono utilizzati particolari dispositivi medici (alogeneratori o micronizzatori di sale) che riducono a secco il sale di grado farmaceutico in

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MACCHIE SOLARI: LA PREVENZIONE

I rimedi per trattare e curare le macchie solari sul viso e sulla pelle partono dalla prevenzione, che significa proteggere sempre la pelle quando ci si espone al sole. La redazione

La redazione 'aloterapia

— MEDICINA

particelle di dimensioni micrometriche, le quali sono successivamente ionizzate. L'alogeneratore è programmato per sincronizzare granulometria, concentrazione, temperatura (18-24°) ed umidità (40-60%). La grotta di sale artificiale, infatti, deve generare un microclima controllato affinché la terapia sia efficace.

I BENEFICI

I vantaggi che offre la permanenza nelle grotte di sale sono: • migliorare il benessere delle vie respiratorie;

• fluidificare il muco e sciogliere il catarro; • migliorare la sinusite; • trattare l'asma; • curare la psoriasi, le dermatiti, gli eczemi ecc.; • migliorare i problemi di circolazione e ipertensione; • aiutare nelle malattie reumatiche; • migliorare le allergie; • alleviare lo stress. In rari casi, durante il trattamento possono insorgere fenomeni temporanei come prurito, irritazione a livello di pelle, gola ed occhi.

S

e la pelle è liscia e omogenea, preserviamola con l'uso di creme solari e filtri ad alto fattore protettivo, dai 40 a 50, e sfatiamo il mito che con una crema a fattore così alto non ci si abbronza: la tintarella è sempre garantita, ma la pelle non subirà danni irreparabili e non invecchierà precocemente. Se si ha già qualche macchia scura che va dal marrone al grigio-blu, allora la prevenzione parte sempre dalla protezione con fattore altissimo e addirittura totale sulle macchie, in modo tale che il colore cambi e diventi ancora

cora più scuro e marcato. Se si assume la pillola, farmaci fotosensibili o si aspetta un bambino, allora è meglio un fattore 50 o più e non esporsi durante le ore più calde, o farlo con le dovute precauzioni dotandosi di occhiali, un grande cappello e vestiti chiari in cotone o lino. Per molti dermatologi una crema solare ad altissima protezione non basterebbe a bloccare i raggi UVB, i diretti responsabili della stimolazione in profondità dei melanociti. Ciò creerebbe la falsa illusione di essere protette al 100% e di poter esporsi per tutto il

tempo che si vuole, anche nelle ore più calde quando la concentrazione dei raggi UV è molto alta. Non mettere profumo, deodorante o trucco, perché la maggior parte contiene sostanze chimiche che possono attivarsi con il calore o i raggi: oltre a lasciare delle macchie, possono risultare dannose. Se poi non ce la si fa a non usare un deodorante, almeno sceglierne uno bio, senza parabeni, sali di alluminio e sostanze antitraspiranti. Per il trucco invece prodotti senza piombo, i nuovi smalti "big 5 free" (formaldeide e le sue resine, canfora, toluene e Dbp).

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MEDICINA — Bocca

7 Fumo, attività fisica e stupefacenti

XEROSTOMIA: QUANDO LA BOCCA È SECCA

Il tabacco (fumato o masticato), l'esercizio fisico e il parlare o il cantare troppo a lungo possono aggravare la sensazione di bocca secca. In altri casi, l'inaridimento può essere determinato dall'abuso di stupefacenti, come marijuana, cocaina, efedrina e amfetamine, o di alcol, che ha un effetto disidratante sull'organismo.

Per descrivere quello che il paziente riferisce con l'espressione "bocca secca", i medici preferiscono ricorrere ai termini xerostomia o secchezza delle fauci.

Malattie e disturbi

Un'ostruzione nasale (deviazioni del setto, riniti allergiche, poliposi nasale ecc.), che costringa il paziente a respirare con la bocca può renderla riarsa al pari delle condizioni sopraelencate. Tra le malattie responsabili di secchezza delle fauci spicca la sindrome di Sjögren, seguita dal diabete comune e da quello insipido, dagli orecchioni (parotite), dalla fibrosi cistica e da disturbi psicologici (depressione e ansietà); la sensazione di bocca secca può essere percepita anche da pazienti affetti dal morbo di Parkinson o che hanno subìto un infarto. Quando la bocca secca si accompagna a sudorazione eccessiva e spiccata magrezza può essere spia di una malattia della tiroide chiamata ipertiroidismo. La bocca secca può essere causata anche da una lesione delle ghiandole salivari, ad esempio per un trauma alla testa, per un intervento chirurgico o per radioterapia localizzata al collo e al capo (in tal caso la lesione può essere irreversibile).

La redazione Il trattamento della xerostomia deve necessariamente essere diretto a restituire rapidamente sollievo e benessere, ma soprattutto al recupero di condizioni ottimali di idratazione, lubrificazione e protezione della cavità orale. La xerostomia può inoltre rendere difficoltosa la deglutizione, mentre i processi digestivi non subiscono particolari conseguenze negative (il mancato intervento dell'amilasi salivare è ampiamente compensato da quella pancreatica). Oltre alla secchezza delle mucose orali, il paziente può lamentare mal di gola, labbra screpolate, sete continua, difficoltà a parlare, alitosi, malattie gengivali ed infezioni fungine della bocca (vedi candidosi orale o mughetto).

SINTOMI

Qualsiasi evento porti alla riduzione del flusso salivare comporta automaticamente il "crollo" dei potenziali di difesa e, di conseguenza, lo sviluppo di una flora patogena responsabile di: • gengiviti, • stomatiti, • parodontiti, • periodontiti, • afte, • carie, • sanguinamento gengivale, • candidosi, • mucositi, ecc. Tale deficit può anche alterare la percezione del normale sapore dei cibi e rendere difficile la fonazione. La riduzione del flusso salivare è caratterizzata da un disturbo definito xerostomia (dal greco antico xeros = secco e stoma = bocca) e significa letteralmente "bocca secca". Esso definisce, dunque, un sintomo, un disturbo direttamente collegato ad una condizione di obiettiva riduzione della secrezione salivare. La sua percezione è comunque fortemente influenzata dalla "personalità" del soggetto interessato. Vivere maggio/giugno 2018

DIAGNOSI

Il medico o il dentista esaminano con cura la storia clinica del paziente ed i sintomi che lamenta; un'attenta ispezione della cavità orale e la palpazione del collo e delle guance – eventualmente associata ad esami ematici o a tecniche di imaging (diagnostica per immagini) – potranno eventualmente aiutarlo ad identificare le origini del problema. A livello casalingo la bocca secca può essere "diagnosticata" ingerendo dei cracker o del riso secco: se si hanno difficoltà a masticare o a deglutire, il test viene considerato "positivo".

Avere la bocca secca di tanto in tanto è un fenomeno del tutto normale, spesso frutto di una leggera disidratazione causata: • dal troppo sudore, • dallo scarso apporto di liquidi, • dall'eccessiva ingestione di alcolici o alimenti salati. Ricordiamo che in condizioni normali le ghiandole salivari producono e secercono quotidianamente circa 1-1,5 l di saliva. Oltre a quelle alimentari, può avere origini iatrogene, legate cioè all'assunzione di determinati medicinali. La lista dei farmaci incriminati è piuttosto lunga e include in particolare i prodotti utilizzati per il trattamento: • della depressione, • dell'ansia, • del morbo di Parkinson, • dell'obesità (sibutramina, fendimetrazina e derivati amfetaminici), • dell'incontinenza urinaria, • del cancro (chemioterapia), ma anche: • narcotici, • antistaminici decongestionanti, • antipertensivi (diuretici), • antidiarroici, • miorilassanti.

In caso di gola irritata e secchezza delle fauci.

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TRATTAMENTO

Farmaci

© Volodymyr Tverdokhlib / Shutterstock.com

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a saliva è il principale "strumento" di difesa della cavità orale; essa, infatti, con i suoi fattori enzimatici ed immunitari, governa l'equilibrio dell'ecosistema orale, impedendo la proliferazione di batteri, virus e funghi.

CAUSE Dieta

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Viene personalizzato in relazione alle cause: per esempio, il medico può decidere di sospendere determinati medicinali e sostituirli con altri. Risciacqui orali con appositi collutori, applicazione di umettanti artificiali in spray (Xerotin, Secriva), capaci di mimare l'effetto della saliva (utili soprattutto prima dei pasti) e l'adozione di altre misure palliative ritenute secretivo-stimolanti (chewingum o confetti, rigorosamente senza zucchero) rappresentano una strategia di intervento generalizzata. Il paziente, dal canto suo, deve mantenere un'adeguata igiene orale e correggere eventuali abitudini, abolendo il fumo, cercando di respirare con il naso anziché con la bocca, aumentando l'apporto di liquidi e umidificando gli ambienti in cui soggiorna. Quando le ghiandole salivari sono sane, il trattamento della bocca secca può avvalersi di appositi farmaci scialagoghi, come l'anetoltritione (Sulfarlem) e la pilocarpina (Salagen), che aumentano il flusso della saliva. Vivere maggio/giugno 2018

Allergia ai pollini. Quando le allergie (ad esempio raffreddore da fieno) si ripercuotono sulla faringe, provocano spesso il caratteristico prurito alla gola. Lo spray riduce l’insediamento di allergeni e dunque il conseguente fastidioso prurito alla gola. Secchezza delle fauci. Inumidisce in maniera diretta ed efficace in caso di secchezza delle fauci. Adatto per bambini con età superiore ai 2 anni.

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SALUTE — Insetti

9 L'olio essenziale di geranio, proprio come quelli che abbiamo illustrato precedentemente, può essere applicato in poche gocce sulla pelle o utilizzato in un diffusore per ambiente.

ZANZARE: I REPELLENTI NATURALI

Catalpa

È la pianta anti-zanzare per antonomasia, coltivata sia a terra che in vaso, e ben si adatta a diverse esposizioni. Il suo odore è impercettibile all'olfatto umano, ma non per le zanzare che lo detestano, grazie a una sostanza, il catalpolo. Per essere efficace in giardino bisogna sistemare una pianta ogni 3 metri, sul balcone ogni 2, in casa una per stanza, dal momento che il catalpolo è una molecola volatile presente solo nelle foglie, con un raggio d'azione doppio dell'ampiezza delle fronde.

È possibile proteggersi dalle zanzare in maniera naturale, in particolare nel caso in cui si desideri proteggere i bambini dalle loro punture? La redazione

COME FANNO GLI INSETTI AD IDENTIFICARCI?

L'insetto è attratto da molti fattori, principalmente ambientali ed umani. Tra i primi ricordiamo la temperatura e l'umidità. Utilizzano un sistema elaborato per trovarci: • l'odore, • gli ormoni sessuali, Vivere maggio/giugno 2018

LE PROBLEMATICHE DEI REPELLENTI

Esistono molte problematiche legate all'insettorepellente, come: • l'evaporazione della molecola — Se usato a temperature elevate il prodotto potrebbe risultare inefficace, proprio perché le molecole attive contro gli insetti tenderebbero ad evaporare. • L'assorbimento del prodotto — L'insettorepellente non dovrebbe essere assorbito dalla cute, anche se non è detto che sia tossico per l'uomo. • La presenza di vento — Favorisce l'allontanamento del prodotto dalla cute.

I REPELLENTI NATURALI

Esistono infatti numerose possibilità per realizzare ed utilizzare dei repellenti anti-zanzare che risultino completamente naturali ed innocui per la pelle e le vie respiratorie.

Olio essenziale di eucalipto

Il suo profumo non è per niente amato dalle zanzare. È possibile utilizzarlo applicandolo e massaggiandolo in poche gocce sulla pelle, diluito in olio di mandorle dolci o altri oli vegetali, oppure attraverso l'impiego di un diffusore di essenze a candela, in modo da proteggere dalle zanzare le stanze della casa.

Aglio

È un repellente naturale contro gli insetti, tanto che piantare dell'aglio nell'orto accanto alle verdure permette di scongiurare il pericolo che esse vengano attaccate dai parassiti. Funziona anche come repellente anti-zanzare, in particolar modo se assunto sotto forma di

Erba gatta

È particolarmente amata dagli animali domestici ma non è per niente apprezzata da parte delle zanzare. Studi recenti condotti presso la Iowa State University hanno infatti dimostrato come sia un repellente 10 volte più efficace del prodotti in commercio a base di DEET (dietiltoluamide). Quest'ultimo principio attivo è in assoluto il più utilizzato; infatti, a concentrazioni molto variabili lo si ritrova in quasi tutte le formulazioni.

Loto

Secondo una ricerca pubblicata dall'Asian Pacific Journal of Tropical Medicine, il loto ("Nelumbo nucifera") funziona da repellente e previene la diffusione delle zanzare. Trattandosi di un fiore acquatico, è dunque utilizzabile come repellente all'interno degli stagni presenti nei giardini di luoghi pubblici e abitazioni.

Lavanda

Ecco un altro rimedio naturale portentoso. Può aiutare già solo tenendo una piantina sul davanzale: inoltre, mettere dei rametti o i suoi fiori nei punti della casa che potrebbero essere interessati dalla presenza delle zanzare. Anche con la lavanda può essere utile il suo olio essenziale, anche come "dopo-puntura", per alleviarne il prurito.

Olio di soia biologica

Secondo una recente ricerca, citata da parte del New England Journal of

Medicine, i repellenti anti-zanzare ricavati dall'olio di soia si sono rivelati tanto efficaci quanto i prodotti contenenti DEET. L'olio di soia biologico ad uso cosmetico può essere applicato sulla pelle e avrà anche un potere idratante, oltre che repellente.

Olio di neem

Secondo uno studio condotto dall'US National Research Council, è maggiormente efficace dei prodotti anti-zanzare comunemente in commercio. L'olio di neem viene ricavato da una pianta originaria dell'India è può essere applicato localmente come anti-zanzare. Le sue proprietà benefiche, tradizionalmente note alle popolazioni locali, hanno ora trovato numerose conferme da parte del mondo scientifico.

Pepe nero

Secondo una recente ricerca, un estratto alcolico a base di pepe nero rappresenta un importante repellente. La dottoressa Michelle Schoffro Cook, esperta di medicina naturale, suggerisce che l'olio essenziale di pepe nero potrebbe sortire il medesimo effetto.

aiuta rapidamente in caso di punture d’insetti

Citronella

È consigliabile acquistare l'olio essenziale puro da applicare sulla pelle – sempre diluito in un altro olio vegetale – o da diffondere nell'ambiente. Esistono inoltre dei prodotti repellenti naturali proprio a base di citronella. Un vasetto di citronella sul davanzale o sul balcone aiuterà a tenere lontane le zanzare.

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Gerani

Rappresentano un'ulteriore pianta portentosa per contribuire ad allontanare le zanzare in modo naturale. Anche in questo caso è consigliabile arricchire balconi e davanzali con le loro piantine, soprattutto nei luoghi in cui le finestre vengano lasciate spesso aperte.

© Refluo / Shutterstock.com

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'estate è sicuramente la stagione più amata. Purtroppo, però, ogni anno, il ritorno di innumerevoli squadroni di insetti arriva a rovinare il nostro buon umore: i loro pungiglioni ci regalano pruriti ed eritemi. Di solito, quando ci si accorge che un insetto ci ha punti è troppo tardi. Noteremo questo solo quando la pelle sarà arrossata, gonfia e pruriginosa proprio lì dove il colpevole ci ha "pugnalati". Naturalmente i luoghi esterni sono i più infestati, ma anche in casa e specialmente di notte in camera da letto il nostro sonno è minato da questi minuscoli e fastidiosissimi animali.

• il sudore (acido lattico), • il calore, • e l'umidità della pelle svolgono un ruolo fondamentale. Sappiamo che sono particolarmente attratti da certi parametri come: • la genetica, • il metabolismo, • la temperatura corporea, • i batteri, che determinano appunto l'odore della nostra pelle. Accade così che circa il 20% della popolazione è un reale magnete per le zanzare: per esempio, una temperatura corporea leggermente superiore alla media e una maggiore concentrazione di acido lattico e ammoniaca nella sudorazione attirano magicamente zanzare e altri parassiti.

alimento e posizionandone alcuni spicchi nei punti della casa o del giardino più interessati dalla loro presenza.

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DIETA — Ceci

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AQUAFABA: L'ALTERNATIVA AGLI ALBUMI L'acqua di cottura dei ceci è un ingrediente molto sottovalutato, considerato spesso uno scarto alimentare e dunque nella maggior parte dei casi gettato via. Sapete invece che l'aquafaba si può montare realizzando ad esempio delle gustose meringhe? La redazione

© Jozef Sowa / Shutterstock.com

derivati animali, adatto anche a chi è allergico. È perfetta quindi come variante vegetale in tutte le ricette che prevedono le uova, soprattutto quei dolci che alla fine devono risultare ben lievitati e morbidi. In realtà gli albumi non aggiungono alcun gusto alle preparazioni, sono utilizzati solo per la loro consistenza. La sostituzione uova-aquafaba dipende molto dalla preparazione che dovete realizzare. In genere 3 cucchiai di composto montato equivalgono ad un uovo.

COME SI PREPARA

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'acqua di cottura dei ceci non andrebbe mai sprecata: si tratta infatti di un ingrediente che può tornare utile nella preparazione di ricette dolci e salate. È perfetta ad esempio per i vegani che sono soliti realizzare piatti privi di derivati animali o per gli intolleranti alle uova: l'aquafaba è infatti un degno sostituto vegetale di questo ingrediente spesso presente nelle comuni ricette. Una tendenza anche social, se calcolate che su Instagram l'hashtag #aquafaba cattura quasi 40'000 post.

CHE COS'È?

Aquafaba è un termine che deriva dal latino e significa "acqua fagiolo", rispettivamente da aqua (Acqua) e faba (Fagiolo). Come già detto, è semplicemente l'acqua di cottura dei ceci o l'acqua di governo, ovvero quella in

cui troviamo immersi i legumi quando li acquistiamo già pronti in scatola, in vetro o brick. È un vero e proprio caso culinario la cui scoperta si deve allo chef francese Joel Roessel, amante della cucina vegan, che ha avuto la pazzesca intuizione nel 2014 di montare a neve questo liquido con lo zucchero scoprendo le sue proprietà notevoli. Il liquido dei legumi è, in pratica, una sorta di lievitante, un emulsionante e un agente schiumogeno. Pare che sia la lisina, l'aminoacido contenuto nei legumi, a far montare il liquido. Solitamente si utilizza l'acqua dei ceci, ma si può provare anche con quella di fagioli (bianchi, rossi o neri) o lenticchie. L'aquafaba è un ingrediente più leggero rispetto alle uova che si può aggiungere con tranquillità alle ricette che richiedono la presenza di questi

Innanzitutto è bene specificare che è consigliabile utilizzare l'acqua di governo dei ceci già pronti – meglio scegliere le varianti in vetro o in brick di quella in lattina di metallo –, senza conservanti: molto ricca di saponine e proteine, difficilmente infatti la giusta concentrazione di queste sostanze si riesce a riprodurre in casa cuocendo da soli i legumi e diventa molto alto dunque il rischio di non riuscire poi nell'intento di montarla. L'acqua dei legumi va montata con l'aiuto di fruste elettriche o manuali, proprio come si farebbe con i più tradizionali albumi, fino a che non si ottiene una consistenza spumosa: generalmente occorrono circa 10 minuti. Meglio evitare il mixer ad immersione perché le lame girano troppo rapidamente per farla montare a neve. Per ottenere risultati migliori è bene utilizzare acqua dei legumi e ciotola freddi (si possono mettere preventivamente in frigorifero). A seconda della consistenza che si vuole ottenere e dell’uso che se ne deve fare, si può montare l'aquafaba in 3 modi: • leggera — Si deve montare prima a mano per 10 secondi e poi per cir-

ca 4 minuti con le fruste elettriche ad una velocità medio-bassa. In questo modo la consistenza risulterà appunto più leggera. • Media — Si monta a velocità medio-alta per circa 10 minuti. La consistenza alla fine risulta più corposa e soffice. • Ferma — Si monta per almeno 15 minuti, ma anche più a lungo, a velocità medio-alta aggiungendo 2 cucchiai di zucchero. Si ottiene in questo modo un composto ancora più denso. Per ottenere il risultato migliore è importante però che questa sia montata poco prima di aggiungerla all’impasto. I fagioli e i ceci sono abbastanza neutri come sapore, anche se bisogna intervenire con qualche aroma, tipo qualche goccia di succo di limone, per eliminare qualsiasi traccia di retrogusto che alcuni potrebbero sentire nei dolci. Se ve ne è avanzata, potete sempre congelarla ad esempio in stampi per ghiaccioli (60 ml in ogni stampo) e, quando si saranno solidificati, metterli tutti dentro un unico sacchetto per freezer.

cialmente noci e mandorle, che sappiamo avere molte ottime qualità. In realtà si è osservato che questo "furto" di microelementi di cui i fitati sono responsabili si riduce in effetti solo a quelli contenuti nell'alimento stesso. Se ad esempio mangiamo un piatto di riso integrale con delle verdure, saranno solo i minerali contenuti nel riso che non saremo in grado di assimilare. Quindi non si può parlare di sostanze dannosea. Inoltre i fitati sono dei potenti antiossidanti. In conclusione potremmo dire che un uso moderato di questi alimenti non nuoce alla salute: i benefici apportati sono maggiori rispetto alle eventuali controindicazioni. Un cucchiaio di aquafaba contiene 3-5 calorie, quindi non c'è pericolo per la silhouette. 100 g di aquafaba corrispondono a: • 2,9 g di carboidrati, • 0,1 g di grassi (e quindi quasi tutto), • 1 g di proteine, • 3,2 g di sodio, • 1,3 g di zucchero, • 7,3 g di calcio.

MA È SANA?

Essendo una scoperta piuttosto recente, si stanno sperimentando molte nuove applicazioni dell'aquafaba. Ogni giorno si trovano nuove ricette in cui può sostituire egregiamente l'albume montato a neve: • meringhe, • creme, mousse e dolci al cucchiaio, • gelati, • torrone e marzapane, • macarons, • marshmallow, waffle e muffin, • torte, pan di spagna e dolci a base di albume d'uovo. L'aquafaba ben si presta alla realizzazione di diverse ricette anche salate: • maionese e altre salse, • quiche, frittate e omelette.

Qualcuno si è chiesto se non fosse il caso di evitarla per la presenza dei fitati, elementi presenti in tutti i legumi e i cereali – specialmente in quelli integrali, visto che sono nella parte esterna –, nonché nella frutta secca e nei semi. L'essere umano non li può digerire e vengono definiti "antinutrienti", in quanto non permettono all'organismo di assimilare alcuni importanti minerali. L'ammollo preventivo dei legumi fa sì che buona parte di questi fitati vada persa, riducendo così notevolmente il loro effetto negativo. La cottura ne riduce ulteriormente la presenza nei legumi e nei cereali, però essi rimangono nell'acqua. Ecco quindi che, per essere sicuri che questi fitati non siano presenti nel nostro piatto, dovremmo procedere a una prima cottura, eliminare l'acqua utilizzata e concludere la cottura rinnovando l'acqua. Parrebbe quindi poco consigliabile usare proprio l'acqua di cottura. Ma sono davvero così dannosi i fitati? Non dimentichiamoci che sono presenti anche nella frutta secca, spe-

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LE APPLICAZIONI

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LASER: I SUOI MOLTEPLICI UTILIZZI

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EMOFORM collimare l'onda elettromagnetica grazie a specchi semiriflettenti. Le caratteristiche del laser comportano la possibilità di raggiungere una densità di potenza elevatissima rispetto alle sorgenti luminose tradizionali. Queste proprietà sono alla base di varie applicazioni quotidiane: il trasporto di informazioni nelle fibre ottiche nell'informatica, la misurazione di distanze o velocità (geomatica, polizia stradale), l'incisione e la saldatura di metalli nell'industria, la lettura dei codici alla cassa dei supermercati o anche la riproduzione di CD e DVD nel "home cinema". Per non parlare del famoso puntatore laser, attrezzo indispensabile per docenti e relatori...

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I laser hanno anche degli effetti sui tessuti vitali, che dipendono da diversi fattori come le proprietà del tessuto trattato e le caratteristiche della lunghezza d'onda del laser. A dipendenza dell'intervento bisogna anche definire diverse variabili come la pulsazione, la frequenza, la grandezza del fuoco e la potenza del laser. I "tessuti bersaglio" del corpo che vengono trattati con il laser possono assorbire, riflettere, rifrangere o trasmettere le onde laser. Gli effetti generati sui tessuti si spiegano in prima linea con l’assorbimento dei fotoni. Si parla di effetti fotochimici, termici e di vaporizzazione. Le estetiste utilizzano il laser per la depilazione, mentre in medicina i laser servono per la diagnostica e la terapia di varie malattie. Per esempio in oftalmologia le correzioni della diottria sono possibili mediante i laser, in dermatologia vengono usati per le biopsie, in otorinolaringologia per la tonsillectomia, in urologia per disintegrare i calcoli renali ed in angiologia per il trattamento delle vene varicose o per le coagulazioni. Anche in odontoiatria possono essere utilizzati dei laser per diversi scopi, a condizione che le varie misure di precauzione vengano adottate scrupolosamente onde evitare degli effetti indesiderati. È obbligatorio che tutte le persone presenti nella sala di trattamento portino degli occhiali di protezione contro i raggi laser. Nella diagnostica in medicina dentaria l'ausilio di un diodo laser può facilitare l'individuazione di carie nelle fissure ed altre nicchie dei denti, aggiungendo ulteriori informazioni all'ispezione e all'esame radiologico usuale. Trattamenti non invasivi con i cosiddetti softlaser (intensità bassa)

— ODONTOIATRIA

possono stimolare le funzioni delle singole cellule. Studi recenti dimostrano che in certi casi (non troppo frequenti) possono avere una buona influenza sulla guarigione di tessuti lesionati o infetti. Trattamenti invasivi possono essere eseguiti grazie all'ausilio dei cosiddetti hardlaser. Come lo suggerisce il loro nome, trasportano un'energia maggiore nei tessuti e servono per l'ablazione, la coagulazione e la distruzione di tessuti molli e duri. Il laser più diffuso negli studi dentistici è il laser ad anidride carbonica (CO2), che ha una grande affinità con l'acqua. Questa caratteristica lo rende idoneo per tagliare, coagulare e disinfettare le mucose (tramite vaporizzazione) composte al 90% di acqua. Per evitare di inalare l'odore ed i prodotti di scarto di cellule bruciate si raccomanda di utilizzare una potente aspirazione come quella presente su tutti i riuniti negli studi odontoiatrici. L'utilizzo del laser CO2 può quindi per certi versi essere visto come alternativa a un classico bisturi o alle misure locali di trattamento delle mucose. Può essere utilizzato principalmente in: • chirurgia, per i tagli; • parodontologia, per la disinfezione di tasche parodontali; • endodonzia, per la disinfezione durante le cure della radice. •  Il Laser Er:YAG (Erbium Yttrium Aluminium Granat) – un altro tipo di "hardlaser" – viene commercializzato come alternativa al classico "trapano" per trattare le lesioni cariose dei denti grazie alla sua affinità per i tessuti duri dentali (ed ossei). Effettivamente l'ablazione di sostanza dentale avviene senza problemi, ma la stessa cosa non vale per esempio per materiali di restauro in metallo o in composito già presenti nel dente. Quindi con il laser non si riesce a trattare i denti con la stessa rapidità e facilità come con i classici strumenti rotanti utilizzati in tutte le discipline dell'odontoiatria moderna. Per questo motivo sarebbe fuorviante considerare il Laser Er:YAG come vera alternativa al classico trapano. Inoltre secondo il tariffario in vigore l'utilizzo del laser va conteggiato come supplemento alla cura prestata per far fronte ai consistenti costi per acquistare dei dispositivi laser. Inoltre non esiste un "laser universale" capace di trattare sia tessuti molli sia tessuti duri. Per questi motivi il laser fatica a diffondersi rapidamente negli studi medici dentistici. Riassumendo, si può giungere alla conclusione che l'utilizzo dei dispositivi laser presenta un'interessante, ma assolutamente non indispensabile, opzione di trattamento nella medicina dentaria.

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MOVIMENTO — Running

PLOGGING: IL JOGGING ECOLOGICO

Energia per il corpo e per la mente.

Fa bene al corpo, alla mente e all'ambiente. Una nuova tendenza che sta facendo letteralmente impazzire gli svedesi: in pratica, mentre si corre si raccolgono i rifiuti che si incontrano lungo la strada. La redazione

Da non sottovalutare anche i benefici psicologici, come la riduzione dello stress, facilitando il sonno notturno, e la produzione di serotonina, conosciuta come l'ormone del buonumore. Oltre a darci un senso generale di benessere, le maggiori quantità di serotonina e la crescente forza muscolare che si acquisisce sembrerebbero apportare benefici anche alle funzioni cognitive. Adesso in Svezia, popolo che da sempre manifesta una spiccata anima green, si sono inventati quel qualcosa in più, il plogging appunto, una parola che deriva dal verbo svedese "plocka upp", ovvero raccogliere, e jogging e che unisce lo sport all'amore per l'ambiente. Oltre a correre quindi si raccolgono cartacce, bottiglie di plastica e ancora lattine che spesso vengono tristemente abbandonate per strada. Così facendo il corpo è spinto a fare an-

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IL PRECEDENTE

Va detto che l'idea del plogging non è nuovissima. Al di là delle abitudini virtuose di ogni jogger non-svedese – qualunque sportivo da strada avrà raccolto immondizia altrui almeno una volta nella vita –, il primato per aver formalizzato la buona abitudine va a John e Martin Mueller, padre e figlio appassionati di running, che a Louisville nel Kentucky si fecero venire l'idea delle cosiddette "trash run" nel 2014. Stessa esecuzione, stessa preoccupazione per l'ambiente. In realtà i due hanno capito il potenziale dell'iniziativa e hanno cercato di trasformarlo in un lavoro, fondando un'azienda che propone in vendita zainetti, guan-

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Aumenta le ridotte capacità fisiche e mentali. Agisce contro la stanchezza, la mancanza di concentrazione e la tensione nervosa. Sostiene l’organismo durante e dopo una malattia. Privo di lattosio, alcol e glutine. Senza zuccheri cariogeni, adatto ai diabetici. Nessun componente di origine animale, adatto ad una alimentazione vegana. In libera vendita in farmacia e drogheria. Adesso è anche disponibile una confezione grande per un trattamento di 30 giorni.

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cologia e fitness, due parole che ci piacciono tanto. Non ci stancheremo mai di dirlo, l'attività fisica è una componente fondamentale e non va per niente sottovalutata. Correre, ad esempio, fa bene al cervello perché sviluppa una sostanza che contribuisce a ripararlo e che in futuro potrebbe addirittura aiutare nella lotta contro la sclerosi multipla. Ci sono poi tanti benefici per tutto l'organismo, per esempio a livello cardiovascolare, consentendo un buon ritorno venoso del sangue verso il cuore e aiutando la regolarizzazione della pressione sanguigna. Il miglioramento circolatorio consente anche una maggiore ossigenazione dei tessuti, che riescono a contrastare in modo più efficace eventuali stati infiammatori. Trattandosi di un'attività aerobica, la corsa aiuta pure a perdere peso e a restare o tornare in forma.

che altri movimenti, come ad esempio i piegamenti sulle gambe. Sappiamo che bastano 30 minuti al giorno per tonificare il fisico e uno studio danese assicura anche la perdita di peso. Insomma la corsa nel parco o in collina può essere un vero toccasana, che fa bene non solo al corpo e alla mente, ma anche all'ambiente: infatti sono grandi la soddisfazione e l'orgoglio verso sé stessi per aver contribuito in prima persona a rendere il mondo un posto più pulito. La corsa in città o nei parchi a raccogliere i rifiuti sta diventando una tendenza, tanto che su Instagram impazza l'hashtag #plogging e cresce il numero dei nuovi appassionati del genere: armati di scarpe comode, di un sacchetto e senza sprecare fiato, in tanti mostrano "il bottino" raccolto dopo una salutare corsetta. Considerando le condizioni di degrado in cui versano tanti splendidi luoghi, è facile immaginare che ai plogger non mancherà il lavoro.

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MOVIMENTO — Running

ti, marsupi e abbigliamento progettati per i corridori-raccoglitori. Nato inizialmente come passatempo, il plogging ha preso talmente piede, da essere considerato una forma innovativa di lifestyle. In Svezia è diventato una disciplina strutturata nel 2016, con una propria pagina Facebook di riferimento (www.facebook.com/plogga/) e alla fine dello scorso anno ha cominciato a diffondersi anche in altri Paesi, a cominciare dalla Germania, fino ad arrivare negli Stati Uniti. Un ruolo importante è svolto dai social network che hanno contribuito a rendere virale questa lodevole attività.

COME FUNZIONA

Diversamente da questi antesignani americani, al plogger svedese non interessa il guardaroba quanto il risultato. Se piace correre con uno zainetto attaccato alla schiena, ben venga. Se si preferisce portare con sé una busta di plastica ripiegata, liberi tutti. Intanto, chi fosse interessato a sperimentare la pratica, il plogging è molto più faticoso di quanto non sembri e coinvolge tutta la muscolatura. Infatti

Legumi

Sono circuiti di esercizi a ritmo sostenuto, con movimenti e sequenze ad alto tasso di fatica alternati a minuti di decompressione e recupero, come ad esempio il Crossfit, i "bootcamp" o i protocolli di ispirazione militare, ma anche la boxe o il muay thai. Questi cambi repentini di intensità allenano il sistema cardiovascolare e accelerano il metabolismo. Il corpo, così facendo, brucia una maggiore quantità di grassi. L'interval training offre un allenamento "total body" completo che richiede tempi piuttosto ridotti (30-60 minuti). Alcune ricerche pare abbiano dimostrato che, con le dovute precauzioni e con un'istruttore certificato, può essere un modo sicuro, efficace e molto divertente.

COSA SERVE?

Scarpe da running, abbigliamento co-

Un legume di cui pochi sanno l'esistenza. Le nostre nonne, quelle delle Marche e dell'Umbria soprattutto, erano lì a sbaccellare roveja e a cucinare odorose zuppe calde. che si tratti di un progenitore del pisello comune ("Pisum sativum"). Altri, invece, sono del parere che sia una vera e propria specie diversa ("Pisum arvense"): sta di fatto che la classificazione botanica non è ancora stata definita.

modo, guanti e naturalmente un sacchetto! Per i più pretenziosi e precisi, sono già disponibili comunque on line dei siti che forniscono dell'equipaggiamento professionale con la scritta "Plogtastic" e delle app con le quali si può tracciare il proprio percorso alla ricerca di compagnia, come "Run Eco Team", creata nel 2016 da alcuni sviluppatori francesi con il motto "Corri per un mondo più pulito". Sul web impazzano già anche alcuni tutorial di raccolta, per lo stimolo di braccia, spalle e glutei durante l'esercizio.

PERCHÉ È STATA DIMENTICATA?

I

l tempo l'ha messa in un cassetto, per motivi soprattutto legati a ritorni economici e alle faticose modalità di coltivazione. Ma cos’è nello specifico la roveja, o roveglia, roveggia, rubiglio, pisello dei campi, corbello? E perché vale la pena di rispolverarne qualche ricetta?

COM'È

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Simile al pisello ma con un baccello che, dapprima di colore verde, con la maturazione prende i toni del viola scuro. Il legume fresco è verde, con tonalità di grigio, e si raccoglie tra la fine di luglio e l’inizio di agosto. Diventa poi marrone quando è essiccato. Dal 2006 la roveja è presidio Slow Food, che si propone di diffondere la conoscenza di questo legume e "coinvolgere altri coltivatori che al momento producono solo per autoconsumo".

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ROVEJA: IL LEGUME DIMENTICATO

GLI INTERVAL TRAINING

si eseguono squat e piegamenti (a patto di farli correttamente, piegando le gambe e non la schiena), e si trasportano pesi, anche se non eccessivi, continuando a correre. In questo senso è molto più vicino di quanto non si creda all'HIIT, l'High Intensity Interval Training. Un trend nel trend insomma e con 30 minuti di plogging si consumano anche 440 calorie, ovvero il valore energetico di un plumcake o di un etto di Parmigiano Reggiano.

— DIETA

LA STORIA

La roveja è un antichissimo legume, noto anche come pisello dei campi o rubiglio. È originaria del Medio Oriente, resistente alle basse temperature e non ha bisogno di molta acqua. Cresce anche spontaneamente e per questo alcuni ricercatori sostengono

Se nei secoli scorsi la roveja è stata la protagonista dell'alimentazione di pastori e contadini in zuppe fatte con altri legumi poveri come lenticchie, cicerchie e fave, oggi il suo consumo è praticamente desueto e passato in second’ordine. Eppure è tanto buona e versatile! A decretarne il declino è stata soprattutto la sua modalità di coltivazione faticosa e poco redditizia. In realtà, già alcuni trattati del 1'300 declasserebbero la roveja a pianta piuttosto adatta al foraggio per agnelli e volatili che per gli uomini. Ma è nel Dopoguerra che questo legume viene completamente abbandonato in vista di coltivazioni più remunerative, complice anche lo spopolamento progressivo delle aree montane. Nonostante la spontaneità con cui cresce, la coltivazione della roveja è molto impegnativa. Come per la produzione di lenticchie a quote elevate, anche nel caso della roveja la raccolta è molto ardua. Il motivo? I suoi steli superano di molto il metro di altezza, per cui possono "allettarsi" facilmente, rendendo impossibile il passaggio della mietitrebbia meccanica. I mezzi moderni sono utili per gli steli più bassi e non riescono a lavorare gli steli lunghi delle antiche varietà. Per questo deve essere falciata a mano, il che si traduce in un lavoro a schiena in giù, chinati per ore. In Italia, ad esempio, a resistere sono soprattutto solo alcuni agricoltori nella val Nerina, a Cascia (Umbria). Qui la

roveja viene seminata a marzo a un'altitudine compresa tra i 600 e i 1'200 metri. La battitura è simile a quella della lenticchia: quando la metà delle foglie è ingiallita e i semi sono diventati cerosi, si sfalciano gli steli e si lasciano sul prato ad essiccare. Quando l'essiccamento è completato, si trebbiano.

LE PROPRIETÀ

È molto proteica e, come tutti i legumi, vanta un alto contenuto di carboidrati, fosforo, potassio e pochissimi grassi. Fresca contiene il 7% di proteine e fornisce circa 75 calorie ogni 100 grammi. Mentre, da secca, arriva al 21% di proteine e a 300 calorie ogni 100 grammi, valori abbinati anche a un elevato contenuto di carboidrati che arrivano al 50%. Infine, è ricca anche di fibre e vitamina B1.

IN CUCINA

Zuppe, minestre, secondi piatti e una particolare farina. Un sapore rustico e intenso caratterizza la roveja in cucina, dove ci si può sbizzarrire e assaporare quei gusti antichi di cose buone e genuine. In ogni caso, ricordatevi che la roveja va tenuta in ammollo per circa 12 ore, poi la si deve lessare per circa 30/40 minuti (o in pentola a pressione per 8/10 minuti). Nelle zuppe, in genere, è buonissima da sola, ma spesso viene mescolata al farro o ad altri legumi, come fave e cicerchie. In più, la roveja si abbina benissimo alle nostre erbe spontanee come borragine e tarassaco.

La farecchiata

Chiamata anche "pesata", la farecchiata è una specie di polenta di roveja. Viene macinata a pietra e, con il suo retrogusto leggermente amarognolo, condita con un battuto di acciughe, aglio e olio extravergine d’oliva. Vivere maggio/giugno 2018


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Noto stilista

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Spinti, incitati

§ Appoggiato

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CONDIZIONI DI PARTECIPAZIONE

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Centro città

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Valle delle Alpi Giulie

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Carmi lirici

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