COSTRUZIONI E IMPIANTI
Anno 7 - n 47 - Marzo /Aprile 2013 - euro 4,50
PROGETTARE PROFILI MC A ARCHITECTS
IL PRESENTE L’ARCHITETTURA DI MARIO CUCINELLA
Profili_imprese vitali / Focus dove abita la moda / Ambiente costruito la cultura della sosta / Lab l’eleganza della scienza
F o n t s r l - v i a S i u s i 2 0 /a 2 013 2 M i l a n o - S p e d . i n a b b. p o s t a l e 4 5% D. L . 3 5 3 / 2 0 0 3 (c o n v. i n . 27. 0 2. 2 0 0 4 n . 4 6 ) A r t. 1 C o m m a 1 D C B M i l a n o
La Rinascente, Milano / arch. Katie Hilton per Diane von Furstenberg
Frette, Napoli / arch. Paolo Brando
Casa privata / arch. Andrea Bella
Casa privata / arch. Andrea Bella
La Rinascente, Milano / arch. Claudio Silvestrin
VESTIRE L’AMBIENTE
CONTEMPORANEO Da oltre trent’anni Camagni Arredamenti fornisce soluzioni complete e realizza progetti d’interni per spazi commerciali e abitativi funzionali e innovativi. Grazie alle più valide competenze progettuali, esecutive e logistiche, Camagni Arredamenti punta sempre alla massima qualità dei dettagli e alla completa soddisfazione della committenza più esigente.
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46 UN METEORITE CHIAMATO DESIGN Nel sistema solare del sapere contemporaneo il design percorre orbite imprevedibii e intersecanti. Al rischio dello schianto, speriamo in mare aperto, si somma però il gusto della contaminazione e dell’interdisciplinarietà: l’indispensabile conoscenza tecnica si accompagna ad altri saperi e può confluire nell’estetica alla condizione - necessaria, altrimenti rimane esibizione - che abbia esplorato il campo dell’etica. Tornano i Saloni e con loro gli esercizi di stile, talvolta gratuiti ma, insieme, la voglia di fare delle imprese e la passione dei progettisti, giovani e affermati, che forma quell’irresistibile mix delle settimane milanesi. E poiché il design è progetto nel senso più completo del termine, etica e cultura sono gli elementi fondanti dell’architettura del presente, come sostiene Mario Cucinella che presentiamo in questo numero e come ormai sanno bene anche le imprese.
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13 7 13 25 In copertina, Mario Cucinella, SIEEB Sino-Italian Ecological and Energy Efficient Building, Pechino (foto ©Daniele Domenicali)
IOARCH Costruzioni e Impianti n. 47
Direttore responsabile Sonia Politi Comitato di direzione Myriam De Cesco, Carlo Ezechieli, Antonio Morlacchi Comitato Tecnico Sebastiano Abello, Michele Caterino, Eric Ezechieli, Walter Marabelli, Guido Pesaro
INTERIOR DESIRES
Carlo Donati per Officine Slowear
39 AVANGUARDIE COSTRUTTIVE Profili imprese: Vitali
LA CULTURA DELLA SOSTA
44 L’ELEGANZA DELLA SCIENZA
EMPATIA CREATIVA
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RITORNO AL DESIGN
IL VERDE RESTITUITO
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ZONE RIFLESSE
Ospitalità e benessere
Profili: MC A - Mario Cucinella Architects
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Una ristrutturazione a Bolzano
Contributi Francesca Emily Amato, Atto Belloli Ardessi, Ginevra Bria, Chiara Brusini, Mara Corradi, Alice Gramigna, Marco Penati, Silvia Zotti Grafica e impaginazione Roberta Basaglia, Cristina Amodeo Fotolito e stampa Pinelli Printing, Milano
Le idee del futuro di Tommaso Gecchelin
Anteprime Saloni 2013
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Le fotografie di Ada Ardessi
Prezzo di copertina euro 4,50 arretrati euro 9,00. Abbonamento (10 numeri) euro 30,00; estero euro 60,00. Pagamento online su www.ioarch.it o bonifico a Font Srl - Unicredit Banca IBAN IT 68H02 008 01642 00000 4685386 Reg. Tribunale di Milano n. 822 del 23/12/2004. Sped. in abb. postale 45% D.L. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004 n.46) art. 1, comma 1 DCB Milano
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S P EC I E
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DOVE ABITA LA MODA
MOBILI D’ANTIQUARIATO E ATMOSFERE DAL SAPORE DOMESTICO PER UNO SHOPPING LENTO, SENZA ALCUNA FRETTA. SONO QUESTI I DETTAGLI CHE RENDONO UNICI E RICONOSCIBILI IN TUTTO IL MONDO I NUOVI NEGOZI DI OFFICINA SLOWEAR, GRUPPO VENETO DEL SETTORE MODA CHE HA AFFIDATO ALL’ARCHITETTO CARLO DONATI L’INCARICO PER LA REALIZZAZIONE DI UN CONCEPT RETAIL UNICO CHE IDENTIFICHI OVUNQUE I PROPRI PUNTI VENDITA
Sopra il titolo, uno scorcio di Officina Slowear Milano. Le pareti con mattoni a vista creano un vivace contrasto cromatico e materico con la moquette rossa d’ispirazione anni ’70. A destra, showroom di Tokyo
Un approccio allo stile lento, lontano dal clamore e dalle spettacolarizzazioni così frequenti dell’ambito fashion. È questa la filosofia del marchio di abbigliamento Slowear che l’architetto Carlo Donati ha voluto condensare nel nuovo concept di interior design Officina Slowear. La decisione è stata presa dopo l’apertura di tre negozi realizzati da tre differenti studi di progettazione - lo studio Carlo Donati si è occupato dello store di Hong Kong - caratterizzati dunque da linguaggi architettonici, materiali e forme eterogenee. Distaccandosi dal design vistoso degli anni ’80 e dal freddo minimalismo degli anni ’90 ma anche della frequente scelta adottata da alcuni marchi di rendere i propri negozi totalmente identici nello stile indifferentemente dal punto del globo in cui si trovano, il nuovo concept
(foto©Andrea Olivo)
INTERIOR DESIRES
Arch. Carlo Donati
architettonico dei negozi Slowear vuole invece riflettere l’unicità e la personalità del luogo in ambienti accoglienti che permettano alla clientela di sentirsi a proprio agio e di prendersi il proprio tempo. La progettazione degli store prevede alcuni punti in comune: uno schema ripetibile che rappresenta il filo conduttore di tutte le nuove realizzazioni, moquette dall’intenso colore bordeaux, arredi disegnati su misura in rovere invecchiato, un tavolo centrale che funge sia da cassa che da bancone espositivo e una zona lounge più riservata con poltrone e tavolini di modernariato. A tali elementi si aggiungono dettagli unici come i mobili scandinavi anni ’40 e ’50, una passione condivisa dalla proprietà con l’architetto Donati che rivela molto dell’approccio ‘lento’ indicato fin dal nome dal marchio Slowear
(Zibello, Parma, 1965). Dopo aver conseguito la laurea in architettura nel 1992 presso il Politecnico di Milano, collabora con lo studio Belgiojoso al progetto di ristrutturazione dei chiostri di Sant’Eustorgio e di Palazzo Reale a Milano. Dal 1993 al 1995 lavora per lo studio Gregotti Associati alla realizzazione dei piani particolareggiati dei PRG di Torino e Livorno. In qualità di consulente responsabile per l’architettura del gruppo Versace, nel 1995 risiede a New York e si occupa dei lavori di ristrutturazione della townhouse di Gianni Versace. Nel 1996 fonda insieme a Adriano Donati e Massimo Avanzini la Farnese Contract, general contractor edile che collabora con affermati studi di progettazione. Vive e lavora a Milano, dove dal 1999 il suo studio si occupa della progettazione di residenze di prestigio, uffici, resort e negozi in Italia e all’estero, curando l’immagine dei saloni Aldo Coppola e degli showroom e negozi dei brand Liberty of London e Slowear. L’approccio minimale al progetto è sempre contaminato da suggestioni cromatiche e grafiche ispirate dal contesto e viene seguito in tutte le fasi di realizzazione, dagli aspetti costruttivi e impiantistici allo sviluppo dell’interior fino al disegno degli arredi. Come afferma l’architetto, la vera sfida consiste nel riuscire a cogliere le esigenze della committenza conciliandole con la propria personalità, per esprimere al meglio quelli che lui chiama gli interior desires: «La sensazione di riuscire a interpretare le aspettative di chi ti ha scelto, rinnovando la magia di dare una forma ai desideri, è impagabile, è il risultato di un’alchimia ogni volta unica». www.carlodonati.it
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Roma
TRA LE ANTICHE MURA Nello store Officine Slowear Roma, ricavato in un palazzo del ’600, il pavimento originale in marmo nero con striature bianche è intervallato da tappeti berberi di lana. (foto©Valentina Leoni)
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Il progetto per lo store di Roma ha previsto la realizzazione di uno spazio retail facilmente riconoscibile all’interno del nuovo concept Slowear ma vivacizzato da particolarità locali. L’intervento presentava alcune difficoltà progettuali dovute alla natura storica dell’edificio al cui interno è stato ricavato il nuovo store, un palazzo risalente al 1600 sottoposto a vincoli di tutela e ricco di tratti originali da preservare ed esaltare, come il pavimento a quadrotti di marmo neri a striature bianche conser-
vato e ripristinato. Diversi i riferimenti stilistici: le armadiature citano il design degli anni Quaranta di Jean Prouvé mentre le scaffalature richiamano i lavori di Charlotte Perriand. La caratterizzazione del lungo e stretto ambiente passa attraverso l’allestimento di uno spazio lounge più raccolto nella zona camerini, un ambiente reso confortevole e dal fascino quasi domestico grazie alla presenza di poltrone e tavolini di modernariato e a una selezione di pezzi d’arredo vintage
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› DOVE ABITA LA MODA
Milano
IL FASCINO DISCRETO DELLA BORGHESIA Aperto al pubblico in concomitanza con lo store di Treviso, il negozio di via Solferino a Milano ha inaugurato il nuovo corso di Officina Slowear impostando le linee-guida del concept generale. Lo schema progettuale ha previsto la distribuzione delle armadiature lungo le pareti perimetrali e un grande tavolo di legno in posizione centrale come fulcro visivo e funzionale del negozio. L’ambiente è scandito da pareti in mattoni e travi a vista che creano un piacevole contrasto cromatico e materico con le campiture color carta da zucchero e gli arredi su disegno in rovere. Le scaffalature richiamano i lavori di Charlotte Perriand mentre le armadiature citano il design di Jean Prouvé degli anni Quaranta con gamba metallica inclinata e tettoia e con misure, proporzioni e materiali ripensati per rispondere alla loro funzione espositiva. Gli armadi sono progettati per consentire la massima flessibilità sia da un punto di vista decorativo, grazie ai pannelli in wallpaper sostituibili, sia da un punto di vista compositivo: è infatti possibile attrezzarli indifferentemente con mensole, tubi per appendere gli abiti o con manichini e busti. Come vuole la caratterizzazione di ogni nuovo retail Officina Slowear, per l’allestimento del negozio sono stati selezionati
complementi d’arredo di modernariato e pezzi unici vintage. In particolare, per il negozio di Milano sono stati individuati alcuni arredi non più in produzione tra cui una vetrina atelier inglese dei primi del novecento, un tavolino in legno con gambe curve di Osvaldo Borsani, una cassettiera danese in palissandro Arne Vodder anni ’50. Per l’allestimento della zona lounge sono state scelte poltrone in teak e tessuto danesi Florence Knoll anni ’50 e tavolini d’appoggio in palissandro e ottone nello stile anch’esso anni ’50 di Cesare Lacca
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Sopra, planimetria del negozio in via Solferino a Milano, con il primo ambiente espositivo separato dalla più riservata zona lounge. (foto©Luca Nizzoli Toetti)
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Hong-Kong
MINIMALISMO A ORIENTE
Le ampie vetrate dello store di Hong Kong, progettato su due livelli. Gli interni riprendono le linee minimali in bianco e nero che caratterizzano i fronti esterni del palazzo, nella foto a destra. (foto©John Butlin)
Nel progetto per gli interni, completato nel 2009, lo store ripropone il binomio black&white che caratterizza fortemente le facciate dell’edificio che lo ospita, un palazzo situato nel cuore di Hong Kong Center e definito dal contrasto grafico di una maglia metallica bianca sovrapposta all’involucro in vetro nero. Il negozio si sviluppa su due livelli come spazio in progress lasciato volutamente allo stato “grezzo”, in cui canali e tubazioni sono lasciati a vista e trattati a smalto nero opaco in netto contrasto con il bianco caldo delle pareti. Tributo al tradizionale rosso lacca cinese, la moquette rossa crea un caldo contrappunto ai tavoli espositivi, delle appenderie e dei ripiani, tutti realizzati in ferro naturale. Le linee essenziali degli arredi sono state pensate per evocare l’atmosfera di una galleria espositiva - piccola curiosità: per la sua inaugurazione il negozio ha ospitato la
mostra del pittore Marco Petrus “Un punto di vista sull’architettura italiana”. L’immagine dello store come spazio espositivo viene ulteriormente sottolineata dalla trasparenza degli elementi top dei tavoli realizzati con teche in vetro ambra e dalle grandi vetrate dell’area relax affacciate sullo scorrere frenetico della città. Grandi corpi illuminanti circolari in tessuto bianco, anch’essi disegnati dallo studio Carlo Donati, si stagliano sul soffitto nero del primo piano rimandando alle lanterne cinesi e alle installazioni luminose di Achille Castiglioni alla X Triennale di Architettura del 1954. Tali accenni minimali, in linea con la filosofia Slowear, dialogano con alcune icone classiche del design scandinavo e italiano come le lampade da tavolo Nesso e Cobra poste nelle vetrine al piano terra o le due poltrone danesi in tessuto azzurro polvere e telaio in teak collocate al primo piano
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Dettagli su misura Gli arredi disegnati da Carlo Donati per i negozi Slowear sono realizzati da Camagni Arredamenti di Cantù. Nata nei primi anni Ottanta nel solco dell’alta tradizione briantea del mobile e forte di grandi esperienze in Italia e all’estero, Camagni Arredamenti realizza soluzioni complete per interni e allestimenti di punti vendita, showroom, abitazioni e alberghi, mostre e stand fieristici. Con una struttura flessibile che conta su diverse competenze, Camagni Arredamenti è attrezzata per soddisfare, con attenzione alla qualità e al dettaglio, ogni tipo di richiesta.
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› DOVE ABITA LA MODA
Londra
IL SARTO DI MAYFAIR viene riflessa nel disegno del controsoffitto. L’asse prospettico del negozio converge verso la parete di fondo retroilluminata che riprende in chiave moderna le linee della libreria di Albini, con i montanti che proseguono nel disegno del soffitto. La tavolozza di colori del negozio è giocata sulle tonalità dell’avorio, del grigio–azzurro polvere e del blu-nero accostati in modalità diverse nel soffitto, nella parete di fondo e nelle maniglie geometriche delle cassettiere, appositamente disegnate dallo studio e ispirate agli arredi di Ponti per l’hotel Parco dei Prin-
L’asse prospettico del negozio di Londra, sviluppato in profondità, è la parete-libreria di fondo retroilluminata con montanti che proseguono nel disegno del soffitto. (foto©Verena Stefanie Grotto)
cipi di Sorrento. I mobili guardaroba sono realizzati in ottone brunito e vetro fumé con carta da parati sixty sul fondo, mentre un grande bancone in stile art nouveau è posizionato al centro dello store. Protagonista della zona lounge, un divano “banana” italiano in tessuto verde degli anni ’40 la cui forma circolare è ripresa dal coffee table dello stesso periodo. Due poltrone e una lampada degli anni ’50 posizionate su un tappeto berbero rosso completano quest’ambiente scenografico dedicato all’accoglienza dei clienti
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Per il punto vendita della capitale inglese la ricetta cambia nuovamente rispetto alle precedenti realizzazioni: la moquette infatti è stata evitata in quanto, sia per l’architetto Donati che per il presidente del marchio Slowear Roberto Compagno, si sarebbe dimostrata una scelta troppo scontata per il contesto londinese. Il riferimento stilistico principale è andato invece al design storico italiano in una rilettura della scala cromatica e delle linee diagonali utilizzate da Gio Ponti. Il pavimento è dunque un parquet di rovere nero affumicato tagliato in diagonale, la cui forma irregolare
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› DOVE ABITA LA MODA
OSPITALITÀ E BENESSERE
LA CULTURA DELLA SOSTA DA MATERA A MILANO PASSANDO PER L’UMBRIA, DALL’OLANDA A ZANZIBAR: CINQUE ESEMPI DI OSPITALITÀ IN CUI IL PROGETTO SPOSA LA RESPONSABILITÀ VERSO IL TERRITORIO E LA SUA STORIA
Investimenti, redditività per ospite, camera o addetto: i numeri dicono che il futuro dell’ospitalità è nelle mani delle catene multinazionali. Che si battono come leoni per innovare, proporre agli ospiti esperienze nuove e sorprendenti, assumere identità precise, definire nuovi parametri di segmentazione dell’offerta, il sette stelle Armani al Burj Khalifa e l’hotel low-cost di Ikea. Tutto comprensibile in un mondo che va avanti e un mercato alle porte di un miliardo di nuovi turisti e viaggiatori. Ma chiedersi quale sia il valore aggiunto della progettazione appare quasi superfluo se a guidarla sono le logiche del marketing. I casi che presentiamo parlano invece di una cultura dell’accoglienza responsabile, che parte dai luoghi e dalla storia per proporre forme di ospitalità consapevole e condivisa con i territori dalla quale tutti, non solo gli azionisti, possono guadagnare qualcosa. I progetti di Sextantio per il recupero dei borghi abbandonati dà vita a un’offerta turisticoculturale, fatta di piccoli numeri, molto apprezzata. Un innesto contemporaneo nel rigore francescano dell’Umbria apre nuove strade verso la riscoperta e la cura del sé. La riqualificazione di un grande albergo per viaggiatori quando la novità non era Google Maps ma il treno diventa un nuovo capitolo di storia urbana per Milano. Come lo studio di una nuova destinazione d’uso di un’area ex carceraria in Olanda rigenera lo spazio con una mixité di ospitalità temporanea, social housing e appartamenti. Mentre al lusso ostentato dei resort dell’Oceano Indiano preferiamo, sui medesimi lidi, il sereno relax di un ambiente che tiene insieme stile italiano e tradizione locale.
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L’ALBERGO DIFFUSO
LE GROTTE DELLA CIVITA Erano la “vergogna dell’Italia”, dal 1993 sono patrimonio dell’Unesco. Oggi i Sassi di Matera richiamano turisti da tutto il mondo grazie a un progetto culturale di recupero del patrimonio storico minore L’albergo diffuso Le Grotte della Civita è stato realizzato nel Sasso Barisano, uno dei due antichi rioni del centro storico di Matera (l'altro è il Sasso Caveoso), in prossimità della chiesa di San Nicola dei Greci, e si articola in 19 stanze doppie, ricavate da ambienti ipogei e scavati, e un'antica chiesa rupestre che ospita la reception e un ambiente comune. Obiettivo del progetto di recupero e risanamento conservativo era la conservazione del patrimonio edilizio e del valore storico e antropologico del luogo,
Chiunque veda Matera non può non restarne colpito, tanto espressiva e toccante è la sua dolente bellezza (Carlo Levi) Nel disegno in apertura, gli ambienti dell’albergo diffuso Le Grotte della Civita: 19 abitazioni distribuite su 3 differenti livelli. Sopra il titolo, un’immagine del centro storico di Matera e, a sinistra, una delle terrazze dell’albergo (foto ©Sextantio)
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mantenendone intatta l'omogeneità spaziale, le volumetrie e le caratteristiche architettoniche e recuperando la percezione “ecologica” che questo insediamento unico al mondo conservò fino al Settecento. Consolidate le strutture, sono stati salvaguardati tutti gli elementi lapidei esistenti, come le mangiatoie. Per pavimenti e soglie sono stati utilizzati mattoni e pietre di recupero. Per i vani finestra a spigoli vivi si sono resi necessari nuovi infissi, realizzati risago-
mando legname e ferro ossidato di porte e finestre recuperate, con uno stile che ripropone la tipologia prevalente nei Sassi e con tecniche costruttive artigianali, utilizzando vecchi chiodi per il bloccaggio. Gli intonaci esterni sono ancora quelli medievali, non tinteggiati né raschiati, e conservano l'os-
› OSPITALITÀ E BENESSERE
Daniele Kihlgren
Milanese, 47 anni, Daniele Kihlgren scopre Santo Stefano di Sessanio nel 1999, nel corso di un vagabondaggio in moto sui monti dell’Abruzzo. È da lì che parte il progetto di Sextantio, società di sviluppo immobiliare e turistico che ha creato la formula dell’albergo diffuso, basata sul recupero filologico e la riqualificazione del patrimonio storico “minore”: una cultura del paesaggio per salvare le identità territoriali in tutte le loro declinazioni, dagli arredi locali fino alle culture materiali, artigianato e cibo. In Italia ci sono 2.000 borghi storici semiabbandonati. Sextantio ne ha già acquistati 9, ha ricevuto 600 proposte di intervento e in questo momento sta lavorando per l’ottenimento dal Demanio di una seconda concessione a Matera. www.sassidimatera.com
In questa pagina dall’alto, alcune immagini delle grotte dopo l’attenta operazione di recupero. Gli inserimenti contemporanei sono limitati all’essenziale, in uno stile minimalista (sopra, vasca di Philippe Starck) che, oltre al contesto architettonico, lascia intatta l’identità antropologica del luogo. Nell’ultima foto a destra, la chiesa rupestre dove sono state ricavate la reception e gli ambienti comuni per le colazioni e le degustazioni di cibi del territorio (foto ©Sextantio)
sidazione e i talli lichenici che ricoprono i blocchi di tufo, mentre pareti interne e volte sono state trattate nel modo meno invasivo possibile salvaguardando i segni delle antiche lavorazioni dei singoli conci, come i fori per le mensole in legno. Gli arredi sono stati ricostruiti con legni secolari di recupero e perfino la biancheria di lino è stata realizzata da antichi crolli nuziali di inizio Novecento. Anche se le grotte mantengono al loro interno una temperatura costante di 15/18 gradi, i livelli di umidità possono diventare insopportabili. Per questo ogni stanza è stata dotata di riscaldamento a pannelli radianti a pavimento e di un impianto di deumidificazione e raffrescamento. In grado di accogliere 40 ospiti in 19 camere, l’albergo diffuso Le Grotte della Civita si sviluppa su tre livelli, collegati da uno scalone e da un sistema di terrazze dalle quali si accede in modo indipendente alle singole stanze, alcune delle quali di più di 100 mq di superficie. Tutti gli ambienti esterni, tra cui l'ampia terrazza dell'ambiente comune, trattata a giardino e orto con essenze tipiche delle Murge, si affacciano a strapiombo sulla gola scavata dal fiume Gravina, al di là della quale si apre il drammatico scenario del Parco delle Murge con le sue chiese rupestri. Chi, trovandosi a Matera, non godrà dell'ospitalità dell'albergo diffuso potrà almeno, osservando dall'alto della città nuova le luci delle candele e dei fuochi accesi per gli ospiti, riprovare l'impressione del cronista Verricelli che nel Cinquecento osservava che a Matera il cielo e le stelle, anzichè per aria, si possono vedere sotto i piedi degli uomini
MATERA E I SASSI “Allontanatomi un poco dalla stazione, arrivai a una strada che da un solo lato era fiancheggiata da vecchie case e dall'altro costeggiava un precipizio. In quel precipizio è Matera. La forma di quel burrone era strana; come quella di due mezzi imbuti affiancati, separati da un piccolo sperone e riuniti in basso in un apice comune, dove si vedeva, di lassù, una chiesa bianca, Santa Maria de Idris, che pareva ficcata nella terra. Questi coni rovesciati, questi imbuti, si chiamano Sassi. Hanno la forma con cui, a scuola, immaginavamo l'inferno di Dante, in quello stretto spazio tra le facciate e il declivio passano le strade, e sono insieme pavimenti per chi esce dalle abitazioni di sopra e tetti per quelle di sotto. Alzando gli occhi vidi finalmente apparire, come un muro obliquo, tutta Matera” (Carlo Levi). Gli ultimi abitanti lasciarono i Sassi solo quarant'anni fa, concludendo un esodo avviato con la legge che nel 1955 diede avvio a un piano di risanamento epocale che coinvolse alcune tra le migliori menti dell'urbanistica, della sociologia e dell'architettura del tempo, da Carlo Aymonino a Ludovico Quaroni a Luigi Piccinato, autore del piano regolatore della città, uno dei primi d'Italia. Oggi i Sassi sono per intero proprietà del Demanio, che può rilasciare concessioni per lo sviluppo di attività economiche come quella avviata da Sextantio, che è ora alla ricerca di un partner per dare avvio ai lavori su una seconda concessione.
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SIMONE MICHELI / PARCO ACQUE AI CAPPUCCINI
NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE Forme organiche in un ambiente incantato. Nella nuova area wellness progettata da Simone Micheli per il Park Hotel ai Cappuccini di Gubbio, il relax è frutto di una sospensione spazio-temporale che ci riporta nel mondo del gioco e dell’infanzia
Sopra il titolo, la vasca olimpionica rivestita in pvc bianco e sulla destra la vasca nuoto controcorrente caratterizzata dal macroanello in eps con finitura in resina poliuretanica gialla. Design Simone Micheli. (foto©Jürgen Eheim)
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Il filo conduttore del progetto per la ristrutturazione del Parco Acque ai Cappuccini è giocato sulla meraviglia e sulla sospensione del tempo per permettere alle tecnologie moderne e al design onirico dell’architetto Simone Micheli di inserirsi con successo nella struttura di un ex-convento del XVII secolo. Un ambiente dedicato non solo al benessere del corpo, ma anche a quello dell’anima, che si riallaccia idealmente e inaspettatamente alla dimensione spirituale e alla memoria storica del territorio di Gubbio. L’ingresso del Parco Acque immette direttamente in una prima zona benessere con piscine, un vasto ambiente rettangolare definito da una grande parete vetrata scandita da profili bianchi e, alla parete opposta, da un esteso murale firmato da Arnaldo Pomodoro e perfettamente reintegrato nell’area relax a bordo vasca con lettini in tubolare metallico. Le due pareti di fondo e la pavimentazione a bordo piscina sono rivestite da pannelli di legno che creano un morbido contrasto cromatico con l’azzurro dominante dell’elemento acqua. Sono molti i dettagli
dal sapore ludico e interattivo che caratterizzano gli interni accesi della sala acquatica: una rete in lycra bianca sospesa sopra la vasca olimpionica che trattiene a mezz’aria un’enorme sfera gialla, riccioli/fontane per il ricambio dell’acqua, una passerella dalla linea stondata che separa l’area nuoto dalla prima zona idromassaggio. Simili ad atolli corallini, all’interno della grande piscina olimpionica rivestita in pvc bianco si stagliano una vasca per il nuoto controcorrente con un macro-anello giallo in eps e una seconda vasca dedicata ai bambini. In diretta connessione con l’area nuoto, un secondo ambiente più intimo e raccolto nelle dimensioni è dedicato alla valorizzazione del rapporto tra l’uomo e l’acqua. Gli spazi sono caratterizzati da specchi sagomati montati a soffitto con strip led perimetrale di colore blu e accolgono una vasca di galleggiamento con acqua salata per trattamenti rilassanti e defaticanti e sedute chaise longue anatomiche, una seconda vasca circolare per l’idromassaggio e, nell’angolo, una terza ai sali di magnesio. Ogni elemento, dalle morbide forme degli arredi alle luci soffuse, rimanda
› OSPITALITÀ E BENESSERE
Simone Micheli
(1964) Laureato alla Facoltà di Architettura di Firenze, dove incontra il suo relatore di tesi Giovanni Klaus Koenig, Giovanni Michelucci e Bruno Zevi, con cui collabora. Nel 1990 fonda l’omonimo Studio d’Architettura e nel 2003 la società di progettazione Simone Micheli Architectural Hero con sede a Firenze e Milano. Dal 2003 al 2009 insegna a Firenze e sempre dal 2003 è docente presso Polidesign e la Scuola Politecnica di Design di Milano. La sua attività spazia dalla progettazione all’interior e visual design passando per la comunicazione, con realizzazioni per pubbliche amministrazioni e privati. www.simonemicheli.com
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alla fluidità dell’acqua e della vita. Le ispirazioni organiche contaminano anche lo spazio dedicato ai bagni in cui domina un grande lavabo a forma di sasso nel quale l’acqua è erogata da una sorta di proboscide che pende dal soffitto. In futuro Simone Micheli si dedicherà anche alla definizione dell’area esterna, progettando l’arredo dei giardini e integrando il parco nell’area wellness dell’hotel
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Località Gubbio (PG) Anno di realizzazione 2012 Committente Park Hotel ai Cappuccini Superficie 3.000 mq Progettazione interni Simone Micheli Progetto illuminotecnico Simone Micheli
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8 Sopra, l'area idromassaggio presenta specchi sagomati montati a parete e a soffitto in metacrilato con strip led perimetrale di colore blu. Design Simone Micheli. (foto©Jürgen Eheim)
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SCHEDA
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Pianta: 1 vasca olimpionica 2 vasca nuoto controcorrente 3 vasca ludica 4 passerella 5 vasca idromassaggio 6 getto a ricciolo 7 lettini 8 vasca idromassaggio ai sali di magnesio 9 vasca idromassaggio 10 vasca di galleggiamento 11 lavabo 12 servizi
Legno tecnico a bordo vasca Il materiale impiegato per le due pareti di fondo e la pavimentazione a bordo piscina è Woodn Aeternus nella versione spazzolata. Creato dalla bellunese Woodn Industries, Woodn è il primo legno tecnico che riesce a riunire due componenti tra loro incompatibili: Pvc e fibra di legno, con una stabilità dimensionale superiore ad entrambi i materiali. In questo caso, la posa è stata eseguita magistralmente da Legno e Sole. Al tatto e alla vista Woodn conserva la naturalità del legno e, proprio come i materiali naturali, non dà alcuna impressione di serialità.
WOODN INDUSTRIES Via Ippolito Caffi 17, 32100 Belluno (BL) www.woodn.com
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STUDIO MARCO PIVA
BENVENUTI AL GALLIA
L’intervento di ampliamento e ristrutturazione dello storico Hotel Excelsior Gallia si inserisce nel più ampio processo di riqualificazione urbana di Piazza Duca D’Aosta, a due passi dalla Stazione Centrale di Milano
Nel render in alto, la vista da Piazza Duca D’Aosta illustra la qualità complessiva dell’intervento: la nuova ala, sulla sinistra nel render, dialoga con gli edifici moderni della città (nella foto a destra, sul fondo il grattacielo Pirelli) ponendosi nello stesso tempo in continuità con le linee della facciata storica. Gli aspetti formali perlatro designano con chiarezza le nuove funzioni attribuite agli spazi, parzialmente accessibili anche a ospiti non residenti nell’hotel.
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La sfida è considerevole: riportare una struttura ricettiva anni '30 e la sua estensione dei primi anni '60 allo splendore di un tempo creando un rapporto dinamico di forme, spazi e materiali che coniughi il nuovo con l’antico. Il progetto sviluppato dall'architetto Marco Piva configura dunque un complesso articolato in cui, alle forme monumentali in stile tarda Belle Époque dell’hotel Gallia, totalmente restaurato, sarà affiancata una costruzione di nuova concezione in acciaio e vetro affacciata su Piazza Duca D'Aosta, via Galvani e via Filzi. Su richiesta del committente e in accordo con le autorità comunali, la nuova struttura è stata concepita in netto contrasto con l’edificio storico per connettersi alle architetture moderne dell’intorno urbano: la sua facciata in vetro serigrafato con alternanze irregolari di chiari e scuri si propone come un elemento di raccordo tra le texture del grattacielo Pirelli e quelle più distanti della Torre Galfa e dei nuovi edifici di Porta Nuova. L’intervento di recupero ha previsto il restauro del ricco apparato decorativo delle facciate, realizzato tramite tecnica a stampo con una miscela di cemento e inerti, nonché il ripristino dei padiglioni in acciaio posizionati in copertura negli anni ’90 e destinati ad accogliere un ristorante, uno
spazio per eventi e una vasta suite con spa privata. L’edificio di nuova costruzione con assetto a corte sarà collegato a tutti i piani del palazzo storico e destinato ad accogliere nuove funzioni: un centro meeting, congressi e mostre al piano terra, una grande spa distribuita tra il 6° e il 7° piano dotata di piscina, palestra, saune, hammam e centro
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Marco Piva
Lavori in corso nei padiglioni in acciaio posti in copertura dell’edificio storico negli anni Novanta. Nelle altre foto, dettagli della facciata e degli apparati decorativi.
benessere e, sempre al 7° piano, un bar con terrazza panoramica. Tutti gli ambienti potranno essere raggiunti in ascensore anche da ospiti esterni all'hotel dalla nuova grande hall al piano terra. Un secondo ingresso lungo via Filzi dà accesso diretto a un gran-
Le forme del passato si legano alla città contemporanea grazie alla nuova ala dell'hotel rivestita con moduli di vetro serigrafato
A sinistra, appena trent’anni separano l’hotel Gallia dal grattacielo Pirelli, sullo sfondo. Lo storico hotel milanese fu inaugurato nel 1931, lo stesso anno dell’apertura della stazione Centrale di Milano.
de foyer coperto da un tetto a vetro posizionato tra mezzanino e primo piano. Questa “piazza interna” immette al sistema di grandi sale polifunzionali che costituiranno il nuovo motore funzionale e di relazione con la città, mentre un grande portale sarà interconnesso con le attività di servizio dell’hotel e con il nuovo sistema di impianti posizionato al livello seminterrato. Le facciate del nuovo intervento, fortemente caratterizzate da trasparenza e luminosità, saranno costituite da moduli larghi 142 cm e tripartiti in due parti cieche e una vetrata apribile - con un davanzale interno in vetro che veicola la luce e fa riferimento ai piccoli balconi quasi a filo-facciata presenti in numerosi palazzi storici milanesi. L’impatto del telaio è ridotto al minimo e i montanti sono nascosti per offrire continuità alla facciata. Il piano terra presenta vetrate a tutta altezza, mentre i due piani finali che contengono la spa, la piscina, lo spazio fitness e il ristorantebar panoramico sono inseriti in un volume
L’attività dello Studio Marco Piva, fondato nel 1990 da Marco Piva, spazia dal masterplanning all’architettura, dall’interior all’industrial design: progetti per piani di area, complessi residenziali e uffici, alberghi, villaggi turistici, centri congressi, sale meeting, gallerie espositive, mostre tematiche e scenografie urbane. Lo studio ha la sua sede principale in Milano con filiali a Dubai, San Paolo, San Pietroburgo e Mosca, Mumbai, Pechino e Doha in Qatar. Marco Piva, laureato al Politecnico di Milano, è stato membro fondatore nel 1977 di Studiodada Associati, uno degli studi di più noti del Radical Design. Dal 1987 al 1990 è stato membro del board di presidenza dell’ADI, Associazione per il Disegno Industriale. Fin dal 1999 insegna in università italiane e straniere tra cui il Politecnico di Milano, la Scuola Politecnica di Design e l’Istituto Europeo di Design di Milano www.studiomarcopiva.com
vetrato illuminato di notte da giochi di luce. Inquadrate in paramenti lapidei di basalto, le nuove facciate riprendono il ritmo verticale della parte storica, dettato dalla successione delle finestrature i cui infissi in legno saranno sostituiti con infissi in legno e alluminio color bronzo, per mantenere lo stesso cromatismo migliorando al contempo le prestazioni termiche e acustiche. Poiché l’edificio storico presenta differenze tra gli interpiani, la nuova costruzione prevede fasce di compensazione per poter modulare la facciata sugli allineamenti strutturali esistenti. Nel rispetto delle norme vigenti relative all’inquinamento luminoso, è stato effettuato uno studio illuminotecnico delle facciate per enfatizzare i dettagli decorativi e allegorici della parte storica grazie all’utilizzo di corpi illuminanti non visibili
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SCHEDA Località Milano Anno di costruzione 2012 – in corso Committente Katara Hospitality Progetto Studio Marco Piva - Architettura, Landscape, Lighting, Interior Design
Strutture e impianti Arup Area del sito 4.273 mq Area costruita 30.840 mq lordi Destinazione Hotel 5 stelle lusso, 235 stanze di cui 188 standard + 45 suites, 1 Presidential Suite, 1 Royal Suite
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HET ARRESTHUIS HOTEL
UN SOGGIORNO INSOLITO Rispetto delle preesistenze e citazioni ironiche nel progetto di riqualificazione che ha trasformato una ex prigione di massima sicurezza olandese in hotel di lusso e complesso residenziale Il complesso monumentale carcerario si estende per quasi un intero isolato del centro storico di Roermond, a sud di Amsterdam. Costruito intorno al 1850, nel corso della sua storia come struttura penitenziaria è stato sottoposto a vari interventi di rinnovamento e ampliamento fino alla fine del ventesimo secolo, e definitivamente chiuso nel 2007. Il progetto architettonico che definisce la nuova destinazione d’uso come hotel a cinque stelle ha dato l’opportunità di riqualificare l’intera area di questa parte della città, creando un’ampia corte interno e una serie di appartamenti. L’idea principale dell’intervento prevedeva la conservazione degli edifici datati attorno al 1850 e l’abbattimento delle successive aggiunte per far posto a nuove costruzioni. Il blocco carcerario con le sue 150 celle è stato quindi trasformato in un hotel di lusso completo di centro benessere, palestra e ristorante, le cui singole camere sono formate da tre celle unite tra loro mantenendo le dimensioni iniziali – una prima cella è ora la camera da letto, la seconda il salotto, la terza il bagno. Pur essendo arredato con [ 20 ]
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oggetti di design contemporaneo, l’atmosfera originaria del carcere è ancora evidente grazie al ripristino e all’integrazione formale delle porte delle celle, delle sbarre, delle scale e delle passerelle in ghisa. Il reticolato sistema di tubazioni e impianti che ricopriva le pareti dell’edificio è stato completamente rimosso e ricollocato sotto il pavimento, in modo da risultare invisibile. La galleria a due piani su cui si aprono le porte delle celle può ora ospitare eventi e feste per gruppi fino a 350 persone, mentre il cortile interno precedentemente destinato all’ora d’aria dei detenuti è stato trasformato in un caffè-giardino con divani e alberi di ulivo. Il progetto architettonico ha cercato inoltre di ridare una nuova funzionalità urbana all’intero lotto, preservando il tessuto sto-
In questa pagina, alcune immagini dell’hotel ricavato negli spoazi dell’ex carcere. La faccita storica su strada, una delle camere, ricavate dall’unione di tre celle penitenziarie, e la galleria centrale, che conserva le passerelle in ghisa, ora trasformata in lounge.
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arch. Maarten Engelman
Fondato nel 1980 a Limburg dall’architetto Martin Engelman (Arnhem, 1949), lo studio si avvale della collaborazione di architetti e giovani designer per ricercare soluzioni architettoniche diversificate e innovative. La progettazione viene intesa come atto comune che determina la qualità dello spazio pubblico, riflettendo l’identità urbana e dell’ambiente naturale. L’edificio è pensato per integrarsi nel contesto ed evolversi nel tempo grazie a un mix equilibrato di unicità e multifunzionalità che rispetta il passato affidandosi all'innovazione. Nel corso dell’attività lo studio ha ricevuto numerosi riconoscimenti. In particolare, Het Arresthuis Hotel è stato designato edificio dell’anno 2012 da BNA (l’Associazione degli Architetti Olandesi) e ha ricevuto una nomination per il il Premio Europeo di architettura Mies van der Rohe 2013 www.engelmanarchitecten.nl
Sopra, una foto della corte interna che unisce e separa i diversi blocchi di costruzioni che insistono sul lotto. In basso a destra, la conservazione di elementi caratteristici del carcere attribuisce nuovi significati al termine “ospitalità”.
rico della città. Due nuovi blocchi di appartamenti, una parte dei quali in housing sociale, occupano ora il sedime degli edifici demoliti conservando la semplicità di impianto dell’isolato. Il masterplan riflette il carattere “chiuso” della prima destinazione d’uso conservando le tradizionali e sobrie pareti in muratura, ma al contempo si “apre” alla città grazie ad un nuovo ingresso e alla creazione di una corte-giardino interna
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B4 Località Roermond, Olanda Committente Van der Valk Hotels Anno di realizzazione 2011 Progetto Engelman Architecten Superficie hotel 4.570 mq, appartamenti 3.696 mq, parcheggio 1.226 mq
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Il masterplan permette di leggere i diversi interventi svolti. Conservati i corpi 4, 5 e 7. che hanno assunto una nuova funzione, mentre i blocchi per appartamenti 6 e 8 sono di nuova costruzione.
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CINQUESTELLE SULL'OCEANO INDIANO
GOLD ZANZIBAR BEACH HOUSE E SPA Resort cinque stelle sull'estrema punta nord dell'isola di Zanzibar, progettato e costruito fondendo lo stile etnico locale e le rigorose esigenze di lusso e comfort dei moderni hotel internazionali Sopra, Vista d'insieme della spa. La posizione delle cabine massaggio e della palestra è radiale rispetto al gazebo centrale, luogo di accoglienza e riposo all'inizio e alla fine dei trattamenti. Elementi di sapore etnico, come le coperture in foglie di palma (makuti) e gli arredi in muratura, si accostano a materiali moderni e minimali, a destra, pianta e sezioni di una delle camere.
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Situato sulla punta nord occidendale, il Gold Zanzibar è posizionato davanti ad una delle spiagge più belle dell’isola. Il progetto ha mirato all’integrazione di elementi occidentali con le suggestioni di architettura locale. Le 66 camere (26 camere deluxe ocean view, 26 deluxe garden, 2 suite con vista mare, 12 suite sulla spiaggia) e le tre ville sono state progettate in accordo con gli standard di comfort e qualità occidentali (aria condizionata, sanitari e rubinetteria made in Italy, apparecchi di illuminazione in vetro di Murano, materiali di prima qualità) che si fondono con elementi di artigianato africano che richiamano l’atmosfera
› OSPITALITÀ E BENESSERE
Alice Gramigna e Simona Fabini
Simona Fabini Laureata in ingegneria presso il Politecnico di Milano (1996), si è specializzata in Interior Design all'IEO di Milano (2000) collaborando per alcuni anni con lo studio A.A. Snc alla progettazione di interni per case civili e grandi edifici pubblici e svolgendo contemporaneamente attività di consulente illuminotecnico per alcune riviste del settore. Si interessa alle tematiche legate all'architettura bioecologica ed ecosostenibile, specializzandosi presso l'ANAB nel 2005. Dal 2003 svolge la libera professione a Milano. Alice Gramigna (1975) Dopo la laurea in architettura conseguita nel 2000 presso il Politecnico di Milano, collabora con lo studio CLS e con lo studio Albori per il concorso della biblioteca Beic. Dal 2000 al 2004 risiede ad Amsterdam lavorando per De Architekten Cie e presso lo studio di Van Berkel & Bos. Di ritorno in Italia, dopo brevi periodi presso alcuni studi milanesi tra cui Re-value e Studio Frediani, inizia nel 2005 l'attività autonoma e collabora con riviste di architettura e arredamento. Dal 2009 instaura una collaborazione continuativa con l'architetto Gianluca Cesana e insieme fondano lo studio a2. www.a2arch.it
In alto, lla piscina con il ristorante sullo sfondo. Il volume a L, che fa da quinta alla piscina e si pone come filtro tra la spiaggia e il resort, è caratterizzato da una doppia successione di archi moreschi; sotto, Il bar centrale, con pavimento in resina a onde. Lampade a sospensione marocchine creano un'atmosfera calda e accogliente.
delle architetture locali. Molti arredi sono stati disegnati e realizzati in muratura (letti e divani) come nelle semplici case zanzibarine e impreziositi da fini tessuti italiani. La vasca è il cuore di ogni stanza: rivestita di tessere di mosaico d’oro, ha una vista studiata sul mare in lontananza. La piscina, dalla forma geometrica e pulita, è stata pensata per soddisfare le diverse esigenze degli ospiti: un accesso graduale all’area centrale, una zona bambini dedicata con acqua bassa, una fascia protetta per chi desidera nuotare e un corner idromassaggio per 10 persone. Affacciato alla zona piscina, il corpo a L del ristorante à la carte e del bar si pone come quinta alla piscina. Una successione di archi
moreschi fa da filtro omogeneo alle diverse attività in esso contenute. Completano il resort un bar centrale, un ristorante per 150 coperti e una spa
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SCHEDA Località Kendwa, Zanzibar (Tanzania) Anno di realizzazione 2013 Committente La rosa dei venti spa Budget 10.000.000 euro Team di progetto ing. Simona Fabini e arch. Alice Gramigna con architetti Gianluca Cesana, Maria Cristina Volterri, Arianna Tomasina
Strutture Orpe Srl Ingegneria meccanica ed elettrica Orpe Srl
A fianco, nelle camere arredi in muratura come le case tipiche zanzibarine. Letto con ampio baldacchino sospeso. Dalla vasca, interamente rivestita di tessere di mosaico dorato, si gode la vista del mare. A destra, masterplan del resort.
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IL CALORE DI ANTRAX per la Borsa di Milano
Dante O. Benini e Luca Gonzo
La ristrutturazione di Palazzo Mezzanotte nel cuore della capitale della finanza italiana è stata affidata allo studio Dante O. Benini & Partners Architects, che ha apportato miglioramenti nell’uso degli spazi lavorativi conservando allo stesso tempo i tradizionali valori storici, culturali e istituzionali dell’edificio. Tra le diverse aziende che sono state coinvolte nell’iniziativa, Antrax IT ha contribuito al rinnovo mettendo a disposizione Teso, uno dei suoi più innovativi radiatori, per riscaldare vari spazi all’interno dell’edificio. Disegnato da Dante O. Benini e da Luca Gonzo, Teso è stato recentemente premiato con tre prestigiosi riconoscimenti: il Good Design Awards, il Red Dot Design Award e l’Interior Innovation Award. Teso, radiatore dal tratto contemporaneo e dalle forme semplici e pulite, garantisce un alto standard di qualità, innovazione e design grazie alla sua presenza discreta, ideale per arredare e riscaldare qualsiasi tipo di ambiente. Teso è realizzato con un profilato di alluminio e un sistema di assemblaggio, entrambi brevettati, pensati per ridurre il più possibile il contenuto d’acqua e massimizzarne l’efficienza termica. I RADIATORI TESO DISEGNATI DA DANTE O. BENDINI E LUCA GONZO HANNO CONTRIBUITO AL RINNOVAMENTO DELLA SEDE DELLA BORSA ITALIANA A MILANO
In alto a destra, uno schizzo del radiatore Teso, disegnato dagli architetti Benini e Gonzo e installato a Palazzo Mezzanotte (a destra). www.antrax.it
IL PAVIMENTO
prêt-à-porter per l'ospitalità ELEGANTE, PRATICO, DECLINATO IN 22 DIVERSE TONALITÀ, MATÈ DI VIRAG È IL NUOVO PAVIMENTO VINILICO CON TRAMA IN RILIEVO EFFETTO TESSUTO REALIZZATA IN FIBRA SINTETICA. UN MATERIALE VERSATILE E MOLTO RESISTENTE DI FACILE MANUTENZIONE CON ECCELLENTE RAPPORTO QUALITÀ-PREZZO.
Il nuovo pavimento vinilico di VIRAG ha una trama in rilievo realizzata con fibre di materiale sintetico. Al tatto, la superficie di Matè, con orditura di rafia vinilica realizzata tramite macchine, è del tutto simile a quella di un tappeto in fibra vegetale. Il tessuto sintetico viene accoppiato a caldo su supporto composto da una mescolanza omogenea di resine viniliche, plastificanti, stabilizzanti, additivi inorganici e cariche minerali inerti - la rafia dello strato d’usura è composta al 97% da cloruro di polivinile, al 2% da poliestere e all’1% da fibra di vetro. Resistente agli agenti chimici e con una proprietà di
assorbimento del rumore d’urto, la superficie del pavimento è calpestabile immediatamente dopo la posa e richiede una manutenzione periodica con normali detergenti per pavimenti vinilici e successiva ceratura. Matè si presta per la pavimentazione interna di uffici, sale riunioni, negozi, alberghi, showroom, aree comuni di case di riposo, musei, fiere e in esterno su verande e terrazze coperte. Ricco di giochi chiaroscurali, il pavimento tessuto è disponibile nelle due collezioni SILK, con una gamma di 13 tinte naturali e colorate, e SHINY, 9 soluzioni decorative con una leggera patina luminescente.
www.virag.com
Sopra Matè Silk Astrale, Matè Shiny grigio/nero e Matè Silk Marte. Qui accanto, un pavimento Matè Silk Argento.
PROFILI
MC A - MARIO CUCINELLA ARCHITECTS
EMPATIA CREATIVA BELLA, PULITA E GIUSTA. PARAFRASANDO CARLO PETRINI, L’ARCHITETTURA DI MARIO CUCINELLA SI PUÒ DEFINIRE COSÌ. LA FORMA COME RISULTATO DI UNA PROGETTAZIONE INTEGRATA VOLTA A MIGLIORARE L’EFFICIENZA MINIMIZZANDO L’IMPATTO AMBIENTALE E FACENDO DI PIÙ CON MENO, PER MIGLIORARE LE CONDIZIONI DI VITA DELLE PERSONE A COSTI CONTENUTI. UN’ARCHITETTURA GIUSTA, COME QUELLA DI BUILDING GREEN FUTURES, LA NON PROFIT FONDATA DA CUCINELLA PER PROMUOVERE LO SVILUPPO SOSTENIBILE
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PROFILI
Lo studio MC A a Bologna.
MC A
Lo studio Mario Cucinella Architects ha la sua sede a Bologna e si avvale di un team di architetti e ingegneri provenienti da vari Paesi con una solida esperienza nella progettazione architettonica, nel design industriale e nella ricerca tecnologica. L’attività dello studio dedica una particolare attenzione alle tematiche energetiche e ambientali e conta collaborazioni con Università e programmi di ricerca della Commissione Europea. Mario Cucinella (Palermo, 1960) si laurea nel 1987 a Genova con Giancarlo De Carlo e dal 1987 al 1992 lavora come responsabile di progetto nello studio di Renzo Piano prima a Genova e poi a Parigi, dove nel 1992 fonda lo studio Mario Cucinella Architects (MC A) che dal 1999 diventa Srl con sede a Bologna. Dal 1998 al 2006 Cucinella è professore a contratto del laboratorio di Tecnologia dell’Architettura della Facoltà di Architettura di Ferrara, e dal 2004 è Visiting Professor presso l’Università di Nottingham e da quest’anno anche presso la Technische Universität di Monaco di Baviera. Medaglia d’oro all’architettura italiana nel 2003, nel corso della sua carriera Mario Cucinella ha ricevuto numerosi altri premi e riconoscimenti internazionali, tra cui - unico architetto italiano - due Mipim Awards nel 2009 e nel 2011 nella categoria Green Building. Particolarmente interessato ai temi legati alla progettazione ambientale e alla sostenibilità in architettura, nel 2012 fonda con Ugo Bot l’associazione non profit Building Green Futures per promuovere lo sviluppo sostenibile in aree disagiate del mondo. Il suo progetto di una scuola per Gaza, condotto in collaborazione con l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, lo scorso anno ha ricevuto il Premio Pilosio Costruire la Pace. Tra le sue realizzazioni più significative: il Sino Italian Ecological Building (Sieeb) a Pechino, la nuova sede del Comune di Bologna, il Centre for Sustainable Energy Technologies (CSET) di Ningbo premiato con il MIPIM Award 2009 per la categoria Green Building, stesso riconoscimento conquistato per la seconda volta nel 2011 con il progetto per la sede della società 3M a Pioltello, presso Milano. www.mcarchitects.it
Alcune tra le più significative realizzazioni e progetti in corso di MC A. Dall’alto: Sede iGuzzini Illuminazione a Recanati, 1995/1997 (foto ©Jean de Calan, MC A archive) Nuova sede del Comune di Bologna, 2003/2008 (foto ©Daniele Domenicali) SIEEB (Sino-Italian Ecological and Energy Efficient Building, Tsinghua University, Pechino, 2003/2006, project leader Prof. Federico Butera, Dip. BEST del Politecnico di Milano (foto ©Daniele Domenicali) Sede di 3M Italia SpA a Pioltello, MI, 2008/2010 (foto ©Daniele Domenicali) CSET (Centre for Sustainable Energy Technologies), Ningbo 2006/2008 (foto ©Daniele Domenicali) Cervia d’Amare, Cervia Milano Marittima, RA, concept design, 2010/in corso (render MC A)
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FORMA E FUNZIONE Estetica e funzionalità si fondono in un edificio concepito per agire attivamente con il microclima locale con una copertura che favorisce la ventilazione naturale e caratterizza fortemente l’identità architettonica del complesso
In alto, la nuova sede dell’Arpa di Ferrara. I condotti di luce che ne formano la copertura sono caratterizzanti elementi di design che diichiarano nel contempo la vocazione bioclimatica dell’edificio. Formalmente significativo anche l’ingresso, con pilotis che “alzando” il complesso dal terreno gli conferiscono un’immagine di apertura e accoglienza (render Engram Studio). Nei disegni sotto, studio dei risparmi energetici conseguibili grazie alla ventilazione naturale e agli apporti bioclimatici.
Destinato ad ospitare gli uffici e ai laboratori di ricerca dell’ARPA di Ferrara, l’edificio risponde ai più alti standard di sostenibilità ambientale e qualità architettonica. Il nucleo del complesso è costituito da un cortile centrale e da un’alternanza di microambienti pieni e vuoti, costituiti dagli spazi di lavoro e da ambienti aperti, che movimentano e definiscono i volumi della struttura. L’elemento caratterizzante del progetto è la copertura, dal profilo inclinato e frammentato, formata da una serie di condotti di luce naturale che coniugano la valenza formale con importanti funzioni energetiche: l’ottimale orientamento, altezza e conformazione dei camini, studiato con l’ausilio di software specialistici, favorisce l’estrazione dell’aria calda e l’ombreggiamento delle corti interne in estate, mentre in inverno, captando i raggi solari, le superfici vetrate in sommità
diventano serre bioclimatiche per il riscaldamento passivo degli ambienti interni. Inoltre, alcuni camini alloggiano 200 mq di fotovoltaico, mentre 5 mq di solare termico sono installati sulla copertura del corpo scale. Per migliorare la compatibilità ambientale si è fatto ricorso a materiali naturali sia per la struttura portante, in legno lamellare, sia per le pareti e le coperture, collocando uno strato isolante in fibra di legno all’interno di una struttura a montanti e traversi. Collegato ai pannelli radianti posti sulla sommità di alcuni camini e all’UTA con recuperatore di calore, l’impianto a pompa di calore geotermica o ad acqua di falda garantisce elevati livelli di comfort in tutte le stagioni. Il recupero dell’acqua piovana e il riutilizzo dell’acqua usata negli impianti termici contribuiscono al fabbisogno idrosanitario e a quello per l’irrigazione
SCHEDA Località Ferrara Anno di realizzazione 2006 - in corso Committenza ARPA di Ferrara Design Team Mario Cucinella, Michele Olivieri,
Francesco Barone, Giuseppe Perrone, Caterina Maciocco, Antonella Maggiore, Giulio Pisciotti, Luca Stramigioli, Debora Venturi
Strutture e ingegneria elettrica Technopolis spa Studio bioclimatico TIFS Ingeneria Strutture del legno SWS Engineering Impresa Edilizia Montelaghi Superficie 5.000 mq Budget 4.000.000 euro
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PROFILI
A MILANO RINASCE L’IMPIANTO A COR Struttura sopraelevata a sviluppo orizzontale per il Parallelo, che adotta paradigmi contemporanei per ridefinire un pezzo di città in un mix di privato e collettivo: luogo di lavoro, di microattività e di incontro
Sopra il titolo, a destra e nella pagina a fronte, nelle foto di Daniele Domenicali scorci del Parallelo, ultima opera di Mario Cucinella a Milano.
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Il programma era commerciale: creare 14mila mq di uffici recuperando ad attività economiche aree di risulta e degradate in uno dei nuovi poli di attrazione e sviluppo della città. Un intervento di scala urbana risolto da un concept che privilegia lo sviluppo orizzontale, con tre piani distribuiti su due stecche convergenti che coprono quasi interamente il lotto ma si sviluppano su una piastra sopraelevata di 13 metri rispetto al livello stradale. La soluzione dà vita così a un impianto a corte, con una piazza interna che si apre tra i due blocchi, percorsi e passaggi coperti aperti ai cittadini e aree verdi (anche con alberi di medie dimensioni per proteggere la
corte dai venti invernali), con il duplice vantaggio di restituire l’area alla città e di migliorare l’ambiente in cui gli uffici sono collocati. L’orizzontalità ben si adatta alla moderna organizzazione del lavoro, che tende ad annullare le gerarchie formali, pur con una distribuzione dei servizi che consente alla proprietà ampia libertà di movimento prevedendo la possibilità di frazionare i livelli sia orizzontalmente sia verticalmente. Dal punto di vista materico, il Parallelo è concepito come un grande volume con un involucro esterno vetrato. Il sistema di facciata prevede una pelle singola sia su strada sia sulle corti interne; quelle su strada, lungo i lati sud e ovest, sono state realizzate
TE Sotto, studio delle strategie energetiche. Il progetto prevedeva, per la facciata su strada, una doppia pelle creata da una rete metallica esterna schermante. A sinistra, l’area dell’intervento.
con vetrature super-performanti schermate mediante l’inserimento, nell’intercapedine tra i due vetri, di veneziane regolabili, che abbattono l’incidenza termica e luminosa dell’irraggiamento solare nella stagione estiva; quelle sulla corte sono più opache e vi sono giustapposti elementi vetrati aggettanti che ne muovono la linearità. L’edificio è stato progettato per la certificazione energetica in Classe A; lo sviluppo orizzontale dell’insieme comporta ovviamente un’ampia superficie di copertura, in grado di ospitare 2.500 mq di pannelli fotovoltaici. Integrata a un sistema a pompa di calore geotermica per la climatizzazione, l’energia fornita dal PV e le strategie passive adottate hanno permesso di realizzare un edificio imponente a zero emissioni di CO2
SCHEDA Località Milano Anno di realizzazione 2008 - 2012 Committente Inpartner spa Superficie 12.000 mq Budget 25.000.000 euro Team di progetto Mario Cucinella, David Hirsch, Julissa Gutarra, Alessandro Gazzoni, Aldo Giachetto, Dora Giunco, Michele Roveri, Natalino Roveri
Strutture Starching e C P Engineering Srl Ingegneria meccanica ed elettrica Starching e Ariatta Ingegneria dei sistemi Srl
General Contractor Cesi Soc. Coop. Certificazione energetica Studio Nocera
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PROFILI
LA SENTINELLA DELLA CULTURA Volumi contemporanei e palazzine storiche per il nuovo polo universitario regionale di Aosta. Che dialoga con i profili delle montagne e con la città, da sempre luogo di incontro di culture diverse
Sopra il titolo, nel render di Engram Studio una vista a volo d’uccello della nuova piazza su cui affacciano gli edifici del polo universitario della Valle d’Aosta. Sul fondo, una delle palazzine recuperate della ex caserma, che ospita il rettorato e gli uffici.
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Studiato in collaborazione con Pession Studio Associato di Torino, il progetto prevede il recupero di alcuni fabbricati dell’ex-caserma Testafochi di Aosta. Due palazzine ospiteranno gli uffici, il rettorato, la biblioteca e il museo universitario, mentre altre due palazzine saranno demolite per lasciare posto a nuove costruzioni. A nord dell’area, orientato sull’asse Est-Ovest, sorgerà l’edificio del nuovo studentato. Per favorire l’accesso pedonale alla piazza interna, fulcro della vita studentesca e cerniera fra il campus e la città, il piano terra degli edifici della didattica è aperto in più punti verso l’esterno e ospita numerose funzioni aperte al pubblico, diventando il cuore degli eventi culturali della città. Nel progetto, alla ricerca dell’efficienza energetica si affianca una ricerca formale che genera soluzioni eleganti e originali, con numerosi vantaggi sotto il profilo architettonico e urbano. Aperto alla città, fulcro di congiunzione tra la Aosta romana e la città moderna, con un segno contem-
poraneo che sottolinea l’internazionalità del progetto culturale, il campus è destinato a diventare il nuovo landmark cittadino. Le simulazioni delle ombreggiature e l’esigenza di compensare le elevate escursioni termiche giornaliere e stagionali hanno portato a definire volumi compatti e in parte incassati nel terreno, con l’inserimento di alcune funzioni ai piani -1 e -2. Particolare attenzione è stata rivolta all’ottimizzazione dell’involucro, ricercando un mix ideale fra superfici trasparenti e opache (45% vetrato e 55% trasparente) con una pelle schermante per le vetrate a Est, Sud ed Ovest e l’inserimento di schermature orizzontali continue di grande valenza formale: sul lato delle aule sono stati inseriti lightshelf che favoriscono una penetrazione ottimale della luce naturale in ambiente, mentre una serie di lucernari zenitali in copertura illumina gli spazi di distribuzione, riducendo i consumi elettrici. Per ridurre l’impatto ambientale del complesso, oltre al recupero delle acque piovane sono stati scelti sistemi impiantistici ad
elevata efficienza, alimentati per la maggior parte da fonti rinnovabili: pompa di calore ad acqua di falda integrata con una caldaia a condensazione. L’adozione, per lo studentato, di un sistema di nuova concezione composto da accumuli termici interrati, alimentati da un impianto solare termico a tubi evacuati solari disposti in copertura, consente di azzerare le emissioni di CO2, mentre sulla copertura delle palazzine ristrutturate sono stati collocati circa 300 kWp di celle fotovoltaiche che coprono interamente la domanda energetica per la climatizzazione dell’intero complesso. Gli edifici di nuova costruzione rientrano in classe A secondo la metodologia di calcolo recentemente introdotta in Valle D’Aosta
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Sopra, I lightshield caratterizzano architettonicamente gli edifici e svolgono importanti funzioni di efficienza energetica passiva (render Engram). A sinistra, una sezione utilizzata per lo studio dei sistemi bioclimatici mette in evidenza anche il ricorso a spazi sotterranei per assolvere a funzioni (come convegni o assemblee) dove l’apporto di luce naturale non è un necessario fattore di comfort.
SCHEDA Località Aosta Anno di realizzazione 2011-in corso Committente NUV, Nuova Università Valdostana Progetto Mario Cucinella Architects con Pession Studio Associato Responsabili di progetto Julissa Gutarra David Hirsch Nada Balestri Strutture Sintecna Ingegneria elettrica e meccanica Golder Associates srl, Metec & Saggese, Energy Services
Superficie 30.320 mq fuori terra, 22.000 mq interrato Budget 98.000.000 euro 47
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PROFILI SCHEDA Località Campotenese, Morano Calabro (CS) Anno di realizzazione 2009-in corso Committenza Ente Parco Nazionale del Pollino Team di progetto Mario Cucinella, Nada Balestri, Pasqualino Tomassi
Ingegneria strutturale, elettrica e meccanica Politecnica Ingegneria e Architettura
Superficie 845 mq Budget 1.923.907 Euro
NATURA E SAPERI LOCALI Un intervento di architettura del paesaggio dall’alto valore simbolico che evoca, nelle forme e nei materiali, metafore legate al mondo della natura
La flora del Parco Nazionale del Pollino è ricca di specie arboree e comprende decine di endemismi di alto valore scientifico, tra cui il pino loricato, diventato ormai simbolo del parco, un vero fossile vivente che sopravvive alle più alte quote. Il progetto intende evocare, tramite l’uso di forme e materiali, metafore legate al mondo della natura, per realizzare un edificio che si integri con armonia nel paesaggio e che allo stesso tempo, data la sua valenza, ne costituisca un punto di riferimento. Evitando mimesi naturalistiche che finiscono, per forza di cose, per limitare le possibilità espressive. L’edificio diventa così un gesto di land art, simbolo e punto di riferimento per il Parco, che nasconde al suo interno la stessa intimità dei luoghi ameni e selvaggi di questo territorio e ne favorisce la lettura. L’involucro, completamente rivestito da tronchi di legno tra 15 a 50 cm di diametro, rappresenta una rilettura dei manufatti presenti sul luogo, le cataste di tronchi. Le relazioni con l’ambiente si completano con quelle con gli abitanti e il saper fare: il rivestimento in tronchi nascerà con il coinvolgimento di falegnamerie locali e capacità artigianali proprie. Dal punto di vista ambientale, l’uso di tronchi di scarto provenienti dal Parco stesso fa del nuovo centro polifunzionale di Campotenese un edificio a Km zero
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L’apparente semplicità formale del centro polifunzionale del Parco del Pollino (in alto, render Engram dell’interno) si integra con l’attento studio di soluzioni energetiche e ambientali coerenti.
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IL BAROCCO DEL FUTURO I principi della progettazione passiva e un’innovativa rilettura delle forme del passato sintetizzano l’armonia del creato nella Chiesa di Santa Maria Goretti a Mormanno La chiesa si presenta come un elemento dominante e originale rispetto al contesto urbano di Mormanno, nel cuore del Parco del Pollino in Calabria. La facciata principale, che si apre sulla nuova piazza della chiesa, è caratterizzata da pochi ma essenziali elementi che definiscono i principali segni di riconoscibilità della tradizione cristiana: il portale di ingresso e la croce. La pianta dalla forma organica è stata disegnata partendo da elementi curvilinei di alcune delle più belle chiese barocche di Roma e dell’Oratorio Ghisiglieri di San Carlo a Ferrara. Il risultato è un impianto dalla qualità monumentale e dinamica allo stesso tempo in cui lo spazio centrale si confronta e si rapporta in maniera differente con le cappelle laterali. Le opere d’arte sono state ideate tenendo conto del progetto architettonico e della destinazione per far convivere in modo armonico le due discipline senza tradirne l’autonomia. Realizzati con materiali legati alla tradizione come il marmo, il bronzo e il mosaico, tali elementi si confrontano e dialogano con le linee fluide degli interni, esaltati in maniera scenografica dalla luce naturale che “piove” dall’alto della copertura, progettata per permettere all’edificio di “respirare” limitando il ricorso agli impianti meccanici
Sopra il titolo, esterno e interno della chiesa per la nuova piazza di Mormanno nei render Engram. Qui sotto, lo studio energetico e bioclimatico.
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SCHEDA A destra, la particolare conformazione della pianta a croce della chiesa riprende diverse forme di chiese barocche. In questo modo ogni cappella assume una forma propria per la quale è stato studiato uno specifico allestimento artistico e iconografico.
Località Mormanno, Cosenza Anno di concorso 2012 Team di progetto Mario Cucinella, Luca Sandri, Alberto Casarotto, Alberto Bruno
Artista Giuseppe Maraniello Liturgista Don Amilcare Zuffi Strutture Favero & Milan Impianti tecnici Manens - TIFS Superficie 450 mq 47
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PROFILI
UN SEGNO NEL PAESAGGIO L’emergenza della ricostruzione in Emilia diventa occasione per ripensare stereotipi tipologici e modelli costruttivi. Innovazione in pianta, nell’architettura e di processo
Sopra, luce e paesaggio “entrano” nel nuovo polo scolastico di Mirabello, caratterizzato da volumi permeabili ma rigorosi. La costruzione è avvenuta in soli 45 giorni, facendo ampio ricorso alla prefabbricazione. Sotto, studi di ventilazione degli ambienti e, a destra, la pianta dell’edificio.
Gli elementi guida del progetto per il polo scolastico Mantovani e Gonelli nel Comune di Mirabello, che sostituisce gli edifici fortemente danneggiati dal sisma del 2012, sono stati la luce naturale e il concatenarsi di spazi aperti e chiusi, protetti, sicuri e al contempo permeabili. Su uno schema planimetrico semplice e rigoroso, l’architettura trasforma l’immagine convenzionale di scuola in una sequenza di piani senza confini definiti che dialogano con il verde della pianura ferrarese. Su una superficie di circa 1.000 mq, l’edificio è organizzato in tre stecche parallele di 6 metri di luce netta ciascuna, separate da
spazi di comunicazione di larghezza pari a 4 metri. Indipendenti tra loro, le due scuole, le cui aule occupano le maniche esterne con affacci verso il giardino e l’orizzonte, sono collegate tra loro da un piccolo patio interno, mentre la sezione centrale ospita i servizi comuni. La modularità dello schema progettuale è stata una scelta congeniale ai brevissimi tempi di ricostruzione richiesti dal bando di concorso vinto da MC A insieme a CMC Prefabbricati, che ha realizzato gli elementi portanti in cls prefabbricato. Il progetto prevede un consumo di 7,68 KWh/ mc/anno, che permette all’edificio di ottenere la certificazione in Classe A
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SCHEDA Località Mirabello, FE Anno di realizzazione 2012 Tempo di realizzazione 45 giorni Committente Regione Emilia Romagna Team di progetto Mario Cucinella, David Hirsch, Hyun Seok Kim, Marco Dell’Agli, Rigoberto Arambula, Giuseppe Perrone, Yuri Costantini
Impresa costruttrice C.M.C. Prefabbricati srl Progetto strutture Ing. Giorgio Maria Vismara, Ing. Massimiliano Vernaleone
Progetto impianto elettrico P.I. Giordano Fusaro Progetto impianto meccanico P.I. Gino Berganton Superficie 1.000 mq Importo lavori 1.100.000 euro Consumo annuo 7,68 KWh/mc
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Ogni luogo ha il diritto di mettersi in luce
Soprattutto l’esterno del palazzo della Regione Lombardia Scegliere Performance in Lighting significa privilegiare la luce in tutte le sue forme, al meglio delle sue prestazioni. Nella foto, alcuni particolari di quanto realizzato per Regione Lombardia: strade, marciapiedi, pista ciclo pedonale, terrazzo auditorium, percorsi e aree verdi; tutti illuminati e valorizzati attraverso i prodotti Performance in Lighting per dar vita ad una nuova, spettacolare “promenade” proprio nel cuore di Milano. Una struttura pensata e realizzata con la complicità della luce.
performanceinlighting.com
RISTRUTTURAZIONE A BOLZANO
IL VERDE RESTITUITO L’attento recupero di una antica struttura in pieno centro storico a Bolzano è tutta giocata su ampi spazi verdi, fino a concludersi con il panoramico tetto-giardino Sopra, sezione BB e inclinazione tetto.
Sotto, l’ingresso.
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L’edificio è in posizione defilata tra via Vintler e via Streiter nel centro storico di Bolzano ed è raggiungibile tramite un percorso interno da un edificio con ingresso da via Vintler, in posizione quindi riservata e silenziosa. Da un preesistente edificio senza particolari qualità nasce una nuova costruzione, che ne mantiene il perimetro ma si sviluppa con uno stile proprio. L’edificio, che assume così le caratteristiche di una moderna villa cittadina, si estende con una forma a L il cui lato più lungo è addossato, solamente al piano terra, alla galleria Vintler. La parte stretta si allunga nel cuore verde di un vasto giardino racchiuso tra edifici d’epoca con caratteri differenti; un insieme ambientale sorprendente e inaspettato per
chi accede al luogo attraverso il percorso porticato da via Vintler. L’architettura pulita esalta la complessità del luogo e si confronta con il complesso storico sacro del convento dei francescani di cui si gode l’incantevole maestosità dalle finestre a ovest, dalla terrazze ai piani e dallo straordinario tetto-giardino. La casa è formata da tre importanti unità abitative, ciascuna dotata di una peculiare identità. Il piano terra è dunque impreziosito dalla presenza di un giardino ad uso esclusivo; il piano primo da una ampia terrazza; l’attico dalla terrazza, dal panoramico tetto giardino e dalla cantina storica di proprietà
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SCHEDA Località: Bolzano Anno di realizzazione: 2008 Committente: Imobilia srl Impresa di costruzioni: Lageder Bau www.lagederbau.it
Progetto: Architetti Lia Nadalet e Rita Stenico Realizzazione verde: Climagrün
A destra, planimetria piano ultimo con tetto verde. Sotto, piano interrato e a destra pianta del primo piano.
Dettaglio strutturale della copertura verde nella zona sopra l’ascensore 01 02 03 04 05 06 07
Strato separatore stuoia in monofilamenti Cuneo Foamglas Tavolone in legno con distanziatori Copertina in lamiera Scossalina a sbalzo Sigillatura Profilo in acciaio
08 09 10 11 12 13 14
Saldatura Incollaggio Sigillatura elastica Striscia perimetrale autoadesiva in polietilene Nastro biadesivo racc.barriera vapore Isolante termico Tavolato
Tetto verde/approfondimenti tecnici La copertura verde è una soluzione intensiva quindi fruibile come un giardino tradizionale, eseguita con prato a rotoli, una siepe come barriera visiva viva e vegetazione mediterranea per creare una piccola oasi di relax nel centro della città di Bolzano. La soluzione richiede una manutenzione periodica ma non molto impegnativa. Un robot tosaerba facilita la cura del manto erboso e la piantumazione nelle fioriere è di facile mantenimento. La pavimentazione in larice è prevista per posizionare mobili outdoor.
Zona prato Stuoia protettiva PECT 500
Zona fioriere in acciao Corten
Elemento di drenaggio e accumulo idrico FKD 40
Materiale drenante lapillo 10/14
Stuoia filtrante 105
Substrato intensivo
Substrato intensivo
Altezza struttura 40 cm
Stuoia filtrante 105
Bordo in ghiaia tonda Rotoli di prato Altezza struttura 25 cm
www.climagruen.it
Rita Stenico & Lia Nadalet
www.nadalet-stenico.com Rita Stenico e Lia Nadalet si laureano presso lo IUAV di Venezia nel 1977 e fondano lo studio associato nel 1997, sviluppando interessi professionali in vari campi: dalla casa unifamiliare al complesso scolastico, dal piano di recupero allo studio delle piste ciclabili, dal restauro storico alla ristrutturazione. Tutti i progetti perseguono l’obiettivo del risparmio energetico e della compatibilità ambientale. Lo studio Nadalet & Stenico promuove l’attenzione alla progettazione sensoriale, mettendo al centro la percezione dello spazio utilizzando i cinque sensi quali misuratori delle forme, dei colori, dei movimenti, dei suoni e dei materiali. In antitesi all’abuso della geometria, intesa come modalità totalizzante della progettazione, lo spazio viene ripensato partendo dall’interno verso l’esterno secondo la pratica e l’esperienza spaziale delle donne, dell’abitare e del vivere tra il dentro e il fuori. L’utente diventa così il soggetto della progettazione.
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‹ LIBRI/NEWS
LA COSTRUZIONE DI UN’IDENTITÀ In occasione del trentesimo anniversario della morte di Pier Luigi Nervi, questa raccolta di saggi è il risultato di un programma triennale di ricerca sulla vicenda personale, professionale e culturale del celebre ingegnere italiano promossa dall’Università di Parma e da Parma Urban Center. Un lavoro sugli archivi che ha coinvolto studiosi da tutto il mondo orientati in tre direzioni – Storie, Geografie, Paralleli documentate da altrettante sezioni all’interno della pubblicazione. Cantiere Nervi A cura di Gloria Bianchino, Dario Costi Editore Skira 262 pp - euro 28,00
NUOVI ELEMENTI PER
ILLUMINARE LA CITTÀ LE CHIUSURE VERTICALI Nell’architettura tradizionale, le chiusure trasparenti costituivano il punto debole degli involucri edilizi. Oggi, grazie a una lunga serie di evoluzioni in termini di prestazioni, i serramenti e le vetrazioni rappresentano una risorsa determinante per il controllo ambientale degli edifici, sia in termini di isolamento termicoacustico che di illuminazione e ventilazione naturale. Per questo è ormai riduttivo considerare i serramenti come sistemi tecnici autonomi: la loro progettazione deve infatti prendere atto delle complesse interrelazioni con le forme architettoniche. Serramenti e vetrazioni A cura di Gian Luca Brunetti Editore Wolters Kluwer Italia 224 pp - euro 28,00
Prisma Architectural è il marchio di Performance in Lighting di soluzioni illuminotecniche per esterni ad elevato contenuto tecnico e di design. Tra queste Q-Light 600, nella foto, apparecchio su palo interamente in alluminio di forma essenziale e rigorosa, con diffusore antiabbagliante, conforme alle norme sull’inquinamento luminoso, in policarbonato resistente agli urti e stabilizzato ai raggi UV (la prolungata esposizione alla luce solare non ne altera colore e trasparenza), è un’eccellente soluzione per l’illuminazione di aree pedonali urbane e in contesti residenziali. Disponibile per sorgenti a scarica, fluorescenti o LED (in bianco caldo 3000 K o freddo da 6000 K), Q-Light è dotata di due pressacavi per il cablaggio passante di cavi da 5 a 10 mm. www.performanceinlighting.com
UNA GUIDA ALLA CREATIVITÀ DI BERLINO Pratico manuale per gli appassionati d’arte, architettura, moda e design, questa guida propone una serie di tour tra i luoghi più stimolanti di Berlino, dall’innovativo Buchstabenmuseum, dedicato al graphic design, al Mauerpark, striscia verde che ricalca il percorso del Muro, dalla mitica sala concerti SO36 al Gestalten Space. Gli itinerari sono integrati da interviste e ritratti di personalità locali che offrono un punto di vista privilegiato per scoprire una delle città più dinamiche nel panorama creativo globale. The Berlin Design Guide Autori Viviane Stappmanns, Kristina Leipold Editore Gestalten - 256 pp - euro 16,90 ISBN 978-3-89955-478-6 (testo in inglese)
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PROFILI_IMPRESE
VITALI
AVANGUARDIE COSTRUTTIVE PER UN’IMPRESA DI COSTRUZIONI, È OVVIO, LE FONDAMENTA SONO CRUCIALI. QUELLE SU CUI POGGIA IL GRUPPO VITALI SI CHIAMANO ECOSOSTENIBILITÀ, ALTA QUALITÀ COSTRUTTIVA E SOLUZIONI PERSONALIZZATE PER OGNI COMMITTENTE
Sopra il titolo, un’immagine del ponte sul Brembo a Lenna, infrastruttura realizzata dal Gruppo Vitali.
Tre pilastri che hanno messo il business della famiglia bergamasca al riparo dalla profondissima crisi dell’edilizia, uno dei settori più colpiti dalla prolungata congiuntura negativa degli ultimi anni. «Andiamo in controtendenza: quest’anno il fatturato crescerà rispetto ai 150 milioni di euro complessivi del 2012», conferma Cristian Vitali, architetto e ad del gruppo. «Per i prossimi tre anni, poi, abbiamo un portafoglio di progetti che vale 500 milioni». Risultati invidiabili in una fase di recessione e per un’azienda che, a dispetto dei numeri, rimane “a gestione famigliare”: accanto a Cristian i fratelli Massimo, Luca e Achille, che insieme gestiscono gli ambiti amministrativi e operativi dell’impresa. Ma i quattro, che hanno fondato la società nel 1989 raccogliendo l’eredità del padre Emilio e del nonno Beniamino, entrambi del settore, hanno sempre pensato in grande. Cogliendo
al volo le occasioni di crescita e di diversificazione, anche tramite acquisizioni. La prima già nel 1994, quando fu acquistato un ramo della Invernizzi SpA. «Così, negli anni, siamo arrivati a strutturarci in quattro divisioni che presidiano altrettante aree di business: sviluppo immobiliare, infrastrutture, demolizioni speciali e produzione di aggregati per l’edilizia», racconta l’ad, che grazie al background di studi ed esperienze internazionali coordina tutti i progetti corporate con occhio attento al design e alla funzionalità. A trainare i ricavi sono soprattutto le grandi infrastrutture lombarde, dalla tangenziale esterna alla Brebemi, oltre a quelle legate all’Expo. In più Vitali, incontrato nella bella sede milanese del gruppo (quella amministrativa è a Cisano Bergamasco), identifica un altro fattore di successo nella presenza in tutte le fasi della filiera: individuazione delle
MILESTONES • 1936 Beniamino Vitali, tornato in Italia dopo tre anni da emigrante negli Stati Uniti, fonda una piccola società edile • 1954 Emilio Vitali, figlio di Beniamino, amplia l’attività ed entra nel settore delle infrastrutture • 1989 Achille, Cristian, Luca e Massimo, terza generazione della famiglia, fondano la Vitali SpA • 1994 Acquisizione dello stabilimento Invernizzi a Cisano Bergamasco O pere recenti • 2006 Ponte sull’Adda Cesare Cantù • 2006 Palasport Olimpico di Torino su disegno di Arata Isozaki • 2008 Demolizione del quartiere Cité Capendeguy a Béziers (Francia) • 2011 Innovation Campus Milano O pere in corso • Porta dell’Expo (in associazione di impresa) • Progetto Bre.Be.Mi • Leonardo da Vinci Park di Roncello • Mediapark di Stezzano
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PROFILI_IMPRESE aree di sviluppo, progettazione, costruzione e gestione dell’immobile. Il fatto di occuparsi quasi esclusivamente di retail, industriale e terziario si è poi rivelato un punto di forza, visto il crollo delle compravendite nel residenziale. Questo, però, non basta: a fare la differenza, in tutte le aree di business, è il come. E qui torniamo ai tre pilastri evocati in apertura. Innanzitutto il rispetto per l’ambiente. Anche per ragioni molto pratiche: ridurre l’impatto di un edificio e renderlo efficiente dal punto di vista energetico equivale a contenere in maniera notevole i costi di gestione. «Il campus che abbiamo realizzato a Peschiera per Microsoft è un ottimo esempio: è il primo e l’unico in Italia, al momento, ad essere completamente certificato Leed Gold, lo standard sviluppato negli Usa che misura la sostenibilità ambientale degli edifici tenendo conto di sei categorie di indicatori». Perché un building riesca ad ottenere questa certificazione è fondamentale la qualità del cantiere, dei materiali e delle soluzioni tecnologiche scelte. «Certo, per questo tendiamo a utilizzare asfalti e calcestruzzi certificati prodotti nei nostri stabilimenti di Caponago, Ponte San Pietro e Cisano Bergamasco. Ma qualità significa anche confrontarsi con i progettisti e con i clienti per creare qualcosa di funzionale, senza ricami e orpelli inutili. Da architetto conosco bene la tentazione di mettere l’estetica al primo posto, ma credo che si debba sposarla con la praticità tenendo sempre a mente le esigenze di chi in quell’ambiente dovrà lavorare o vivere». Ecco perché occorre la collaborazione con tutti gli attori coinvolti nel progetto. Un’idea che Vitali porta avanti anche nel suo ruolo di vicepresidente del gruppo Giovani di Ance: «Il tempo del far da sé è superato: ora bisogna unire gli sforzi e cercare insieme le soluzioni migliori. E sono convinto che, in un momento di restrizione del credito, vadano coinvolti in collaborazioni sempre più strette anche i soggetti finanziatori». Chiara Brusini
LO SVILUPPO SOSTENIBILE La tutela dell’ambiente come parte integrante del business. Dalle parole di Cristian Vitali si capisce che oggi il costruire ecosostenibile è una strada obbligata. Per motivi etici, per mantenere buoni rapporti con le istituzioni locali e come fattore di vantaggio competitivo. Il gruppo di Cisano Bergamasco lo ha intuito prima di altri: non per niente quello di Peschiera Borromeo è stato il primo (e per ora l’unico) campus italiano a ottenere la certificazione Leed, che misura l’impatto ambientale con un sistema di punteggi applicato all’intero ciclo di vita dell’edificio, dal cantiere alla dismissione. A questo impegno Vitali unisce la stretta collaborazione con gli enti e le comunità locali. In parallelo alla costruzione della nuova sede Microsoft, per esempio, l’azienda ha riqualificato l’antico parco del fontanile Gambarone, piantumato alberi e costruito un asilo nido e una scuola materna aperti alla comunità. L’architetto Cristian Vitali, a.d. di Vitali SpA
IL GRUPPO VITALI NEL 2012 Vitali SpA ha realizzato ricavi per circa 75 milioni di euro, di cui metà dalle infrastrutture e altrettanto da produzione di aggregati per l’edilizia, demolizioni speciali e bonifiche ambientali. Per quest’anno, considerati gli ordini ricevuti, prevede una crescita dei ricavi e dei margini. I dipendenti sono 180, numero che con i collaboratori sale a 350. Quattro le divisioni: la Real estate development, specializzata nella realizzazione di edifici direzionali, commerciali, logistici e industriali, la Demolizioni speciali che si occupa dell’abbattimento di fabbricati con sistemi implosivi o con robot e della bonifica di aree industriali dismesse, la Divisione Infrastrutture che realizza strade, autostrade e ponti, la Vitali produzione di calcestruzzo, conglomerati bituminosi e inerti oltre a recuperare i materiali provenienti dalle demolizioni. L’organigramma del gruppo comprende altrettante direzioni, a cui si aggiunge quella (trasversale) dedicata all’Engineering, che gestisce la progettazione e l’ingegnerizzazione dei progetti. Presidente Massimo Vitali Vicepresidente Luca Vitali Amministratori delegati Achille e Cristian Vitali
Fatturato 2012 75 milioni di euro Addetti 350 www.vitalispa.it
80 70 60 50 40 30 20
Sotto, alcuni lavori di Vitali. Da sinistra: demolizione degli edifici del quartiere Cite Capendeguy, nel centro di Béziers (F); il Palahockey di Torino (2006), disegnato da Arata Isozaki; ponte sul fiume Brembo a Lenna, con schema ad arco superiore e impalcato sospeso, progetto di Studio Ariatta, Ing. Mauro Eugenio Giuliani.
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10
2008
2009
Evoluzione del fatturato
2010
2011
2012
Infrastrutture 50% Costruzioni 30% Immobiliare 10%
Produzione 5% Demolizioni 5%
La ripartizione % del volume d’affari tra le diverse divisioni
INNOVATION CAMPUS Un masterplan che si richiama ai complessi agricoli tradizionali della zona per spazi di lavoro contemporanei, integrati nella socialità del luogo
In alto, interno e esterno si fondono nelle vetrate basso-emissive della nuova sede di Microsoft Italia. Sotto, leggere passerelle che richiamano il paesaggio agricolo circostante definiscono gli accessi alla corte centrale del complesso; nel masterplan a destra, i tre blocchi a corte centrale del campus, a cui si affianca un’area dei servizi e le monumentali prese d’aria dei parcheggi interrati.
Nel 2006 Microsoft indice la gara per il suo nuovo headquarter. Il brief richiede massima efficienza energetica e basso impatto ambientale, flessibilità degli spazi e una serie di servizi (dall’asilo nido al fitness center) che favoriscano il cosiddetto work-life balance, cioè il bilanciamento tra lavoro e vita privata. Vitali individua un’area verde a sud-est di Milano (Peschiera Borromeo) con destinazione industriale e mette a punto un progetto con tutte le caratteristiche richieste. «Abbiamo ribaltato la procedura tradizionale, che ha come primo step il disegno dell’architetto. Siamo partiti dalle esigenze del cliente, immaginando una pianta di piano che potesse contenere open space, sale meeting e aree relax, facilitasse l’interazione tra colleghi e al tempo stesso garantisse bassa dispersione termica», ricorda Cristian Vitali. «La forma a corte, con spazi tecnici e servizi posti negli angoli interni, si è rivelata ideale. Ottenuta la variante urbanistica
(da industriale a terziario) e un aumento volumetrico che ci avrebbe consentito di realizzare altre tre corti unite da un blocco centrale, abbiamo contattato lo studio spagnolo di Eva Prats e Ricardo Flores: giovani architetti emergenti che lavorano molto in ambito paesaggistico». Microsoft apprezza, scegliendo, tra un centinaio di progetti in gara, proprio quello dello studio di Barcellona, caratterizzato da brise soleil che si allungano sul vialetto di ingresso trasformandosi in una pergola che richiama le costruzioni del vicino Parco agricolo sud. Il complesso, in cui la multinazionale ha trasferito la propria sede nel luglio 2011, comprende 50 mila mq di uffici, mille posti auto coperti, centro conferenze e auditorium, spazio mensa, ristorante, fitness center, asilo e scuola materna. Il tutto circondato da 60 mila mq di parco. Le facciate di vetro e acciaio a bassa dispersione termica permettono un’ottima distribuzione della luce
sui piani di lavoro. Ogni particolare è stato studiato per ottenere l’importante certificazione ambientale Leed Gold: dall’uso di materiali locali e quando possibile riciclati al recupero delle acque piovane per gli scarichi e di quella di falda per il raffrescamento estivo, dal sistema di teleriscaldamento ai pannelli fotovoltaici e solari termici sulle coperture, fino alla scelta, per gli spazi verdi, di specie arboree con basso fabbisogno idrico. Con il risultato che, rispetto a un edificio tradizionale delle stesse dimensioni, l’headquarter Microsoft consuma il 30% di energia e il 40% di acqua potabile in meno
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SCHEDA Località Peschiera Borromeo, MI Anno di realizzazione 2011 Committente Microsoft Italia Progetto architettonico Flores Prats Arquitectes Area del lotto 100.000 mq Slp 60.000 mq Superficie di piano 3.200 mq Certificazione Leed Gold del Green Building Council Area verde 62.000 mq Area parcheggio 28.500 mq Fornitori asfalto e calcestruzzo Vitali, superfici
vetrate Schüco, soluzioni di illuminazione Philips con sensori di rilevamento presenza e regolazione automatica del flusso lampada, pannelli fotovoltaici Renergies Italia, realizzazione impianto elettrico Agie srl
Valore del progetto 150 milioni di euro 47
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PROFILI_IMPRESE
LA PORTA DELL’EXPO È il progetto infrastrutturale più importante di Expo 2015. Insieme landmark del sito visibile da grande distanza, snodo essenziale del trasporto su gomma e elemento di salvaguardia ambientale per le prospicienti aree del nuovo sviluppo urbano La nuova porta di accesso di Expo 2015 collegherà l’area espositiva con le grandi arterie viarie e la viabilità secondaria e sarà il vero biglietto da visita dell’espozizione universale. L’intervento consiste in due viadotti (Expo Ovest ed Expo Est) da 200 metri che scavalcano la A4, un terzo (viadotto dei Laghi) da 190 metri che passa sulla A8 e un tratto di galleria (1 chilometro di lunghezza) sotto l’area di Cascina Merlata. Il percorso in quota avrà 38 appoggi invece di 82. «Abbiamo vinto la commessa un anno e mezzo fa dopo una gara molto agguerrita» ricorda Vitali «Ha premiato il design, concepito dallo studio Antonio Citterio Patricia Viel and partners, e il lavoro di progettazione ingegneristica realizzato con i partner». I lavori sono partiti ad agosto dello scorso anno
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SCHEDA Località Milano Anno di realizzazione In cantiere Committenza Infrastrutture Lombarde Progettista Antonio Citterio Patricia Viel & Partners, Nel render e nel modello di Antonio Citterio Patricia Viel and Partners due viste della nuova infrastruttura. A destra, un’immagine del cantiere in corso.
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Pro Iter (servizi di ingegneria integrata), Errevia, Politecnica
Esecutori Ati tra Eureca Consorzio Stabile, CCC Coop (Consorzio Cooperative Costruzioni), CIC (Compagnia Italiana Costruttori) e Vitali
Illuminotecnica Metis Lighting Valore del progetto 120 milioni di euro
UN PONTE SULL’ADDA La costruzione del nuovo ponte sul lago di Lecco che collega i comuni di Olginate e Calolziocorte riducendo i tempi di spostamento e il traffico, è stata una vera sfida ingegneristica. «Le fondazioni delle antenne necessitavano di opere di consolidamento particolari a causa della scarsa consistenza del terreno», spiega Vitali. Il ponte, inoltre, è interamente sospeso agli stralli: «per minimizzare l’impatto sul territorio e non ostacolare il naturale corso delle acque si è deciso di eliminare le pile in alveo in favore di una luce unica». Durante i lavori, tuttavia, è stato necessario incanalare l’Adda in sette condotte per poi creare sul letto del fiume un rilevato provvisorio costituito da blocchi di cemento
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Nelle immagini, una vista dell’area di intervento durante la costruzione delle opere provvisionali di sostegno e, a sinistra, gli stralli che sorreggono la campata centrale e l’impalcato in cemento armato precompresso in opera.
SCHEDA Località Olginate Anno di realizzazione 2009 Committente Provincia di Lecco Progettista Ing. Angelo Valsecchi Consulenza opere geotecniche SC Sembenelli Srl
Lunghezza 233 metri (campata centrale 110 metri) Larghezza 11,50 metri Distanza tra le antenne 110 metri Altezza antenne 38,4 metri Stralli 48 Pali di fondazione 110 Peso impalcato 5.331 t. Peso acciaio per stralli 59.000 kg Fornitori Casseforme Doka,
calcestruzzo Vitali con additivi Mapei
Valore del progetto 5,8 milioni di euro
IL PARCO LOGISTICO MILANO EST Lungo i principali canali di distribuzione europei delle merci, Vitali ha realizzato il campo logistico di Basiano, a poca distanza dalla A4 Torino/Trieste, dalla tangenziale Est Milano e dalla futura Bre.Be.Mi. Al suo interno, l’hub italiano di Decathlon, dove la catena di abbigliamento sportivo francese riceve e smista le merci vendute in tutti i punti vendita italiani. Un sistema meccanizzato preleva la merce ordinata dai negozi e la trasporta all’imballaggio per la spedizione. Caso rarissimo per un edificio di questo tipo, l’immobile è dotato di riscaldamento a pavimento per migliorare il comfort dei lavoratori. Gli speciali rivestimenti metallici di facciata, inoltre, permettono un risparmio del 30% sui costi di gestione. Tutti i magazzini sono provvisti di impianti antincendio tipo sprinkler, mentre le compartimentazioni sono realizzate con pareti REI120
SCHEDA Località Basiano Anno di realizzazione 2005 Committente Decathlon Area complessiva 100 mila mq Superficie coperta 60.000 mq Altezza sottotrave 12 metri Valore del progetto 20 milioni di euro
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DESIGN
L'ELEGANZA DELLA SCIENZA Se le moderne teorie della fisica sono nate dall’osservazione dei fenomeni naturali, dall’osservazione dei trend tecnologici nascono le idee per il futuro che Tommaso Gecchelin sviluppa nel suo lavoro di scienziato e designer. Un futuro più vicino di quanto si possa pensare
Nel progetto di mobilità next, veicoli autonomi possono raggiungere convogli collettivi che percorrono itinerari programmati via app (sopra il titolo) e collegarsi (nel disegno a destra) ruotando di 90°. I sedili slittano nel nuovo ambiente collettivo (nel disegno qui sotto).Un sistema giroscopico simile a quello che tiene in equilibrio Segway garantisce la stabilità dei veicoli.
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Il disegno industriale in Italia nasce dalle arti applicate all’artigianato e all’industria e segna un’epoca dello sviluppo economico del Paese. Nella sua inestricabile connessione con il mondo della produzione industriale prende avvio un processo di scambio di conoscenze e di invenzioni capaci di adattare le idee ai materiali e ai processi, e viceversa. Nella nuova economia della conoscenza, lo sviluppo di mercati che pochi anni prima non esistevano e il successo di brand come Apple stabilisce nuovi standard, nei quali giocano un ruolo preponderante la ricerca scientifica e la capacità di immaginare un futuro non più fatto di beni di consumo di massa ma di soluzioni immediate e efficienti, slegate dallo spazio/tempo come le risposte che ci stiamo abituando a
ricevere da un mondo sempre connesso (come l’home banking, l’acquisto di un e-book o la termoregolazione a distanza dell'abitazione). Tommaso Gecchelin è un designer che immagina il futuro. Che – ci spiega – osservando le tendenze in atto è molto più vicino di quanto si tenda a credere. Il futuro diventa presente quando ricerche condotte in campi diversi possono convergere verso nuove soluzioni. Come il progetto di mobilità collettiva Next, che si basa su un veicolo elettrico automatico con capacità “sociali”: da mezzo di trasporto individuale, Next può aggregarsi in convogli che condividono lo stesso percorso tra guidatori che hanno le medesime preferenze. Che lungo il percorso potranno ricevere “servizi” (per esempio la colazione evitando la sosta
› DESIGN In Label Light switch, sorgente e lampada diventano un elemento unico
APRI LA LUCE! Tommaso Gecchelin
Tommaso Gecchelin (Mirano,1985) si laurea in fisica all’Università di Padova nel 2009 e in disegno industriale presso lo IUAV a Treviso nel settembre 2012. Questo background interdisciplinare trova espressione nei suoi progetti di design dove confluiscono scienza, arte e tecnologia. Free lance, dopo un periodo di training a Bolzano presso lo studio MM Design di Alex Terzariol collabora ora con VdB Innovation Design a Miami in Florida. www.tommasogecchelin.com
all’autogrill). Next nasce sulla base del fatto che la ricerca sta facendo grandi passi verso l’efficienza delle celle fotovoltaiche; verso batterie sempre più capaci (è di ieri il lancio di Up!, la vettura elettrica di Volkswagen con una autonomia di 150 km); verso la guida automatica (Google ne prevede la commercializzazione entro 3/5 anni e gli Stati di California, Nevada e Florida ne hanno già autorizzato la circolazione). La sua timeline è meno visionaria di quella di Casaleggio, e Next è un progetto scalabile: i primi avranno semplicemente acquistato un veicolo elettrico; con la diffusione dei veicoli e l'integrazione con i social network potranno nascere i primi convogli aggregati; infine, quando diventerà mainstream, le industrie di servizi vi scorgerà opportunità di business tali da giustificare la realizzazione di servizi dedicati in mobilità sempre disponibili, ospitati dai veicoli Next. Nel suoi progetti, Gecchelin applica un approccio scientifico a qualsiasi oggetto o soluzione con cui si trovi a confrontarsi, dalle maniglie all'elettronica, che ci può aiutare a trovare una definizione oggettiva di quell’impercettibile valore aggiunto del design chiamato eleganza: ricercare sempre la soluzione più semplice, come predicava già nel XIV secolo il francescano Guglielmo di Occam, e, nel prodotto, eliminare tutto ciò che è inutile, come diceva Dieter Rahms nel XX: less is more
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Dimentichiamoci gli interruttori della luce. Sviluppata per Promote Design (www. promotedesign.it), Label Light reinventa il modo con cui le persone interagiscono con l’illuminazione. Aprendone uno dei “petali” la lampada si accende, con intensità proporzionale all’angolo di apertura. Numerosi e facilmente sostituibili i materiali con cui si potranno rivestire i lati esterni della nuova lampada, per adattarsi a un nuovo arredo dell’ambiente o per crearlo. Label Light si ispira all’estetica giapponese Wabi-Sabi: luci e ombre, oltre a sottolineare la transitorietà delle cose, ne smaterializzano la fisicità e accendere la luce diventa un gesto dell’anima. La versione RGB Chroma permette di modificare e mischiare i colori della luce bilanciando l’apertura dei singoli petali. Ormai rimane solo da eliminare il cavo dell'alimentazione elettrica.
In alto, un'immagine della lampada in verisone standalone (il progetto prevede anche la versione da parete) e, a sinistra, il concept di Label Light nella fase che precede i disegni tecnici.
Più che oggetto isolato, oggi un prodotto di design è la rete di relazioni che ne determina contesto e funzionalità
BE GREEN BE è un progetto con cui Gecchelin ha partecipato al Samsung Young Design Award nel 2010. Più che un ennesimo oggetto di elettronica, BE è il terminale di una rete sociale al cui centro c’è l’individuo e i suoi comportamenti, di cui può conoscere momento per momento l’impatto ambientale. BE riceve i dati di consumo degli apparecchi domestici rilevati dalle prese smart e da sensori del consumo di acqua e quelli dei dispositivi mobili via bluetooth. Un sensore GPS permette a BE di riconoscere i mezzi di trasporto utilizzati mentre, indossato dall’utente, un anello “smart” con sensore di conducibilità elettrica misura e trasmette via infrarossi a BE la quantità di acqua utilizzata per la doccia. In alluminio e vetro, materiali interamente riciclabili, BE è dotato di celle fotovoltaiche per la ricarica. Classifiche condivise tra gli utenti sulla propria impronta ambientale trasformeranno BE in un gioco, favorendo un approccio consapevole alle tematiche ambientali.
Due slide che illustrano le funzioni di BE.
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OLTRE IL MURO DI LIBESKIND “Beyond The Wall” è la spettacolare spirale policentrica disegnata da Daniel Libeskind per il Gruppo Cosentino e realizzata in Suede, l’innovativa finitura delle superfici in quarzo Silestone®. L’opera di design, che riflette il linguaggio unico e l’approccio ibrido all’architettura del progettista statunitense, sarà esposta nel cortile d’onore dell’Università Statale di Milano nell’ambito dell’evento “Interni Hybrid/Metissage Architecture & Design” in programma dall’8 al 20 aprile 2013.
www.gruppocosentino.com
RITORNO AL DESIGN
Milano, aprile 2013. L'appuntamento è con il Salone del Mobile e con le creazioni di nuovi talenti e grandi nomi del design
ALIK IN WONDERLAND
Un’installazione fantastica realizzata con I-Mesh In occasione del Salone del Mobile 2013, presso il Centro Artistico Alik Cavaliere a Milano sarà presentata l’installazione multimediale Alik in Wonderland, un percorso attraverso le opere dello scultore milanese ed ex direttore dell’Accademia di Belle Arti di Brera, realizzato grazie all’innovativo tessuto I-Mesh, materiale altamente tecnologico in forma di griglia multi-assiale. I-Mesh è una fibra multifunzionale, nata per proteggere le pareti vetrate dall’irraggiamento e dal calore e per l’isolamento acustico, che può avere diversi campi applicativi, dall’architettura al design alla moda da indossare. Una rete resistente ma morbida, che funge da decorazione modellabile a piacere e da filtro con diversi gradi di opacità. L’installazione sarà accompagnata da una lettura scenica e dalla presenza di studenti Naba che, vestiti con I-Mesh come i protagonisti della favola di Lewis Carroll, accompagneranno il visitatore in un percorso di luci, suoni, parole e immagini che ribaltano il senso comune. A cura di Francesca Molteni/Muse con Margherita Palli/ Naba, Alice Gramigna e Gianluca Cesana/A2arch, Centro Artistico Alik Cavaliere. Con il contributo di Sailmaker International, produttore di I-Mesh, e di Naba, Nuova Accademia di Belle Arti Milano. Progetto di illuminazione LED di Luca Bolla, Laluce. Costumi di Caterina Crepax e Cecilia Bringheli. Proiezioni di Muse con Studio Due Effe.
www.sailmakerint.com [ 46 ]
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Sopra e a sinistra, render e maquette del progetto. A destra, alcune realizzazioni con I-Mesh e al centro, seduta I-Mesh per Domodinamica.
LA POLTRONCINA “A COROLLA” DI ZAHA HADID La nuova collezione di sedute Array, che nasce dalla collaborazione fra Zaha Hadid e la divisone contract di Poltrona Frau, sarà presentata nella mostra Multiplicities curata dal celebre designer e architetto in occasione della settimana del design 2013. Il progetto Array, termine che nel linguaggio scientifico significa matrice, esce dagli schemi consueti della seduta da auditorium e da teatro. Con il suo design ad angoli dinamici, la poltroncina si presenta come una scultura compatta in cui schienale, braccioli e sedile sono uniti fra loro in un bocciolo pronto a schiudersi, con un effetto sorprendente che rompe la monotona continuità visiva delle tradizionali platee.
www.poltronafrau.com
LA SEDUTA DINAMICA PER L’UFFICIO MODERNO Physix è la sedia girevole da ufficio firmata da Alberto Meda per Vitra che si distingue per il design leggero e la qualità dei materiali. La sua struttura combina un sottile telaio in plastica flessibile con un rivestimento unico in maglia elastica ad alta resistenza e un meccanismo di sincronizzazione integrato. Il telaio e il tessuto di Physix seguono i movimenti e le inclinazioni del corpo in tutte le direzioni, persino in diagonale, conferendo leggerezza alla monoscocca declinabile in raffinate combinazioni di colore. Semplice da regolare, può essere utilizzata in diverse situazioni lavorative, sale riunioni e incontri, garantendo i più elevati standard ergonomici, estetici e di comfort.
Se conviene all‘ambiente conviene a tutti Climagrün è la sua impresa specializzata per tetti verdi, facciate vegetali, sistemi di anticaduta dall‘alto e impianti fotovoltaici integrati nel verde pensile.
www.vitra.com
Climagrün srl | Via della Vigna 43 | 39100 Bolzano (BZ) 47 IOARCH [ 47 ] Tel 0471 91 38 32 | Fax 0471 05 07 22
info@climagruen.it | www.climagruen.it
‹ RITORNO AL DESIGN DESIGN DI LUCE PER ESTERNI Studiato per l’illuminazione di spazi pubblici e privati, ideale per vialetti, giardini e camminamenti, Block di Platek Light è interamente realizzato in cemento, con fonte luminosa a LED che garantisce ottime prestazioni ed effetti cromatici. Disegnato da Gaspare Inglese, è disponibile nella versione segnapasso (altezza 120 mm) e paletto (altezza 500 mm e 700 mm).
UNA SEDUTA SOFT
PLATEK LIGHT BLOCK design Gaspare Inglese www.platek.eu
La collezione X si presenta nella nuova versione con scocca imbottita rivestita in tessuto e/o ecopelle o con cuscino integrato alla struttura. Le differenti andate a terra rendono questo sistema di sedute flessibile e adatto sia ad ambienti domestici che contract. ALMA DESIGN X-SOFT design Mario Mazzer www.alma-design.it
IL COMFORT LEGGERO Infinity è la serie di sedute da esterni realizzate in alluminio e la speciale fibra Lightwick sviluppata da Ethimo, contraddistinta da un intreccio irregolare che crea una trama dinamica ed elastica. La linea è composta da salotto modulare completo di puff e tavolini, moduli lounge, tavolo da pranzo, sedia, poltroncina e tavolo contract.
Qualità, innovazione, creatività. Sono queste le linee guida delle nuove tendenze dell'abitare
ETHIMO INFINITY design Ethimo www.ethimo.it
IL DESIGN LO SCEGLI TU
IL MODULO DELLA LUCE Stick è la collezione di piantane, lampade da tavolo e da sospensione ideata dalla designer francecse Matali Crasset con corpo modulare ispirato alla forma di una pinza: gli elementi in legno, piegati e tesi da un supporto centrale, diffondono una luce morbida e calda e la loro ripetizione modulare crea giochi grafici e ombre inattese.
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FABBIAN F23 STICK design Matali Crasset www..fabbian.com
La particolarità di Unica, il sistema modulare di sedute disegnato da Marcello Ziliani, è nella scocca realizzata in pressofusione di alluminio e personalizzabile con texture a intaglio: è possibile scegliere liberamente la propria versione del motivo, che verrà assegnato in totale esclusiva rendendo la propria sedia un pezzo di design unico e irripetibile. DONATI UNICA design Marcello Ziliani www.donati-unica.eu
ARTEFACTS
ZONE RIFLESSE IL CENTRO PER L'ARTE CONTEMPORANEA LUIGI PECCI DI PRATO DEDICA A PAOLO SCHEGGI (SETTIGNANO, FIRENZE 1940 - ROMA 1971) UN PERCORSO DI ACCOMPAGNAMENTO ALL'INTERCAMERA PLASTICA, AMBIENTE MONOCROMATICO PRATICABILE REALIZZATO NEL 1966-67 E RICOSTRUITO NEL 2007. LA VITA E LE OPERE DI PAOLO SCHEGGI NELLA FOTOGRAFIA DI ADA ARDESSI.
Questo progetto sperimentale, che entra per l'occasione nella collezione del Museo d'arte contemporanea della Toscana grazie alla disponibilità e generosità di Franca e Cosima Scheggi, approfondisce le ricerche di integrazione plastica e modulazione inter-spaziale iniziate da Scheggi nei primi anni Sessanta a Milano. Parte dell'esposizione ripercorre la collaborazione dell’artista con la "sarta intellettuale" di origine fiorentina Germana Marucelli (Settignano, Firenze 1905 - Milano 1983) presentando alcune sue creazioni del 1961 e 1962, abiti dipinti e fotografie di Ada Ardessi dell'atelier milanese progettato dallo stesso Scheggi che documentano l'integrazione plastica fra arte, architettura e moda. Allo sguardo parallelo, al talento fotografico di Ada Ardessi (1937, Sterna, Istria) sarà dedicata l'esposizione allestita in alcune sale del Centro Pecci intitolata Zone riflesse. La vita e le opere di Paolo Scheggi nella fotografia di Ada Ardessi. A partire dal titolo, la mostra pone l’uno di fronte all’altro la nudità del gesto compositivo, citando un ciclo di opere di Scheggi (Zone riflesse 1962-1963) come sinonimo di un rapporto artistico, personale e intimo tra le due figure. Sotto l'obiettivo di Ada Ardessi, anche le conosciute Intersuperfici acquistano volumi scultorei e nettezza
gravitazionale. Gli scatti in bianco e nero e di medio formato sono stati selezionati per diventare passaggi visivi che uniscono tra loro, per associazioni formali ed estetiche, attimi privati e occasioni di incontro. L'iter allestitivo si presenta deciso come un viaggio storico che ci permette di conoscere e riconoscere l'energia del mondo dell'arte milanese tra gli anni Sessanta e Settanta. Nessuno come Ada Ardessi ha saputo condensare parallelamente, lungo l'arco della propria vita, i brevi anni di intensa attività artistica di Scheggi e la sua ricerca strutturale, producendo l’osservazione puntuale, profonda e originale sul mondo intorno a loro. «Il bianco e nero mi permetteva di rendere forma e materia allo stato puro, quasi a priori» ricorda la fotografa. «Era come se bianchi e neri riuscissero a radiografare i dipinti in profondità, privi, per un attimo, della carica del colore. […] Credo, più di una volta, di aver provato a leggere, mentre fotografavo, non solo la limpidezza di quelle intuizioni, ma anche la semplicità di quel legame con Paolo, di un'amicizia che ci portava a voler vedere e voler comprendere senza chiedere nulla in cambio, senza aver nulla a pretendere»
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Da sinistra, alcune fotografie di Ada Ardessi: Ritratto di Paolo Scheggi, mostra Neon, Milano,1969; Ada Ardessi e Paolo Scheggi, Atelier Marucelli, 1969; Scenografia di Paolo Scheggi per “Materiale per sei personaggi”, Milano Teatro Durini, scrittura e scenografia di Roberto Lerici; Intersuperficie di Paolo Scheggi, studio di via Tadino, Milano,1964-1965; Intersuperficie di Paolo Scheggi, Atelier Marucelli, Corso Venezia 35, Milano, 1965; Intersuperficie di Paolo Scheggi, Sartoria Germana Marucelli, 1965; Ritratto di Paolo Scheggi, studio di via Tadino, Milano, 1964-1965 (tutte le foto ©Isisuf, Milano)
PAOLO SCHEGGI INTERCAMERA PLASTICA E ALTRE STORIE Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci dal 24 marzo al 30 giugno 2013 Viale della Repubblica, 277, 59100 Prato www.centropecci.it
Atto Belloli Ardessi e Ginevra Bria
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‹ LIBRI/NEWS
WOMEN AND ARCHITECTURE
IL VERDE SU PICCOLA SCALA Vasta opera in due volumi che affronta il tema della progettazione verde facendo riferimento al paesaggio italiano come caso esemplare di territorio modellato dall’uomo. Nel primo manuale, le testimonianze di alcuni progettisti, un excursus storico, una sezione tecnicopratica e un abaco delle specie vegetali. Nel secondo volume, una selezione di progetti su piccola scala realizzati in Italia.
ArcVision Prize – Women and Architecture, istituito da Italcementi Group, è il primo premio internazionale riservato ad architetti donna. E una giuria di sole donne, alla vigilia dell’8 marzo, ha proclamato vincitrice della prima edizione l’architetto brasiliano Carla Juaçaba. Il premio consiste in un workshop di ricerca presso i.lab, il Centro Ricerca e Innovazione di Italcementi Group a Bergamo, e in un riconoscimento di 50mila euro. Menzioni d’onore sono state attribuite a Izaskun Chinchilla (Spagna), a Anupama Kundoo (India) e a Siiri Vallner (Estonia). ArcVision Prize esamina nomi segnalati da advisor internazionali e premia l’attenzione alle questioni centrali della progettazione - tecnologia, sostenibilità, implicazioni sociali e culturali - privilegiando autrici che operano in condizioni di particolare complessità.
TOYO ITO
PREMIO PRITZKER 2013
Spazi verdi, giardini, terrazze A cura di Filippo Marsigli Editore Utet Scienze Tecniche, 256 pp (vol. 1), 216 pp (vol. 2), euro 75,00 cadauno
La giuria della prima edizione di Women and Architecture. Da sinistra, Odile Decq, Kazuyo Sejima, Martha Thorne, Benedetta Tagliabue, Vera Baboun, Victoire de Margerie, Shaikha Al Maskari, Samia Nkrumah, Yvonne Farrell.
LA CITTÀ SI RINNOVA Il crescente interesse per la produzione architettonica contemporanea e per l’espansione edilizia in rapporto al preesistente richiede un bilancio critico aggiornato che confronti teorie di pianificazione e prassi operativa. Evocando nel titolo la rubrica di Edoardo Persico su La Casa Bella, l’architetto e storico Elena Manzo apre nuove riflessioni sul processo di formazione della città del Novecento. La città che si rinnova A cura di Elena Marzo Editore Franco Angeli 384 pp – euro 38,50
PROGETTARE IN ACCIAIO
Progetta ispirandosi alla natura, all’acqua, all’aria e al vento e considera l’architettura un luogo d’incontro che possa dar vita a nuove relazioni sociali. Ha 71 anni, il suo studio è a Tokyo, è uno degli architetti più innovativi e influenti del mondo ma non appartiene allo star system. Toyo Ito, dopo il Leone d’Oro alla scorsa Biennale di Venezia, è ora il vincitore del Premio Pritzker organizzato dalla Hyatt Foundation che ogni anno assegna la considerevole cifra di 100mila dollari a un architetto vivente che con le sue opere sappia far convivere "talent, vision and commitment". La cerimonia di assegnazione si svolgerà al John F. Kennedy Presidential Library and Museum di Boston il prossimo 29 maggio.
Dopo quattro edizioni a Brescia, il quinto appuntamento con Made in Steel si tiene a Milano, a FieraMilanoCity, dal 3 al 5 aprile 2013. Organizzata come mostra espositiva e con un fitto programma di convegni, la manifestazione nasce per dare visibilità e spazio ai temi della progettazione e della costruzione in acciaio, proponendosi come l’unico evento, all’interno del panorama fieristico internazionale, dedicato all’intera filiera. www.madeinsteel.it
VESTIRE GLI SPAZI DELLA MODA
Progettare lo spazio vendita nel sistema moda Autori Arcabi Associates Editore Nardini 192 pp – euro 28,00
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Nello sviluppo dei negozi monomarca e del retail, nulla viene lasciato al caso: dalle luci ai colori, dall’arredamento alla disposizione delle vetrine, ogni elemento è studiato per creare un unicum armonico, uno spazio rappresentativo adatto a valorizzare le creazioni del fashion design. Progettare lo spazio vendita nel sistema moda è il racconto dettagliato delle realizzazioni più significative dello studio fiorentino Arcabi Associates, fondato nel 1998 dagli architetti Aldo Cappa Marchello, Elisabetta Grassi e Ilaria Sassoli e specializzato nella progettazione di spazi per il settore moda. Redatto in forma di manuale e ricco di fotografie, il volume introduce al processo di creazione di concept architettonici in cui qualità, bellezza e funzione si fondono per facilitare l’incontro tra le esigenze dei clienti e i creatori di moda.
Dall'alto, Toyo Ito (foto ©Yoshiaki Tautsui); il palazzetto di Odate, 1993-1997 (foto© Mikio Kamaya): Tod´s building a Tokyo, 2003-2004 (foto ©Nacasa and Partners).
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