IoArch 52 Feb_Mar 2014

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COSTRUZIONI E IMPIANTI

Anno 7 - n 52 - febbraio/marzo 2014 - euro 4,50

GROWIN’ CITIES RICONCILIAZIONI URBANE

VERSO NUOVI EQUILIBRI

Profili piuarch architetto italiano / Nuove architetture frosinone milano bologna / Lab prefab su misura / strumenti per il progetto / Design ricomincio dal fuoco / Artefacts spielobjekte

Font srl - via Siusi 20/a 20132 Milano - Sped. in abb. postale 45% D.L. 353/2003 (conv. in. 27.02.2004 n. 46) Art. 1 Comma 1 DCB Milano


CONTROPARETE FONOASSORBENTE

PAVIMENTO VINILICO DECORATIVO www.evolutionpanel.com www.evolution-virag.com


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SETTORI IN CRESCITA? LA CULTURA L’ultimo rapporto di Symbola rivela dati sorprendenti: le industrie creative italiane sono in crescita (+3,3%), occupano un milione e mezzo di persone (+0,5%) e generano 80 miliardi di valore aggiunto. Ma soprattutto, ogni euro dell’industria culturale ne produce 1,7 nel commercio, nei trasporti, in edilizia e finanche in agricoltura, portando il valore totale della produzione culturale, diretta e indotta, a 214,2 miliardi. Il 15,3% dell’economia nazionale. Dentro naturalmente c’è di tutto, da Sorrentino ai personaggi narrati dal suo film, che imbolsiti da clientele e sovvenzioni cultura hanno smesso di produrne da un pezzo. La scommessa che fa della grande bellezza italiana il vero motore della nostra crescita si gioca tra il cinismo di chi tiene lo sguardo rivolto al passato e l’entusiasmo anche ingenuo di chi vuole ri-progettare il futuro. Una differenza sottile e decisiva: sono i sentimenti a muovere l’economia.

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13 6 LA CITTADELLA SACRA

IOARCH Costruzioni e Impianti n. 52

Direttore responsabile Sonia Politi

29 ARCHITETTO ITALIANO 2013

Profili: Piuarch

13 PRODUZIONE SARTORIALE

48 GARAGE MANIN

19 RICONCILIAZIONI URBANE Monte Grappa 16 di Westway Architects

24 FORGIATURA 2.0

60 RIPARTIRE DAL FUOCO

In copertina, Westway Architects Monte Grappa 16 a Milano. Foto di Moreno Maggi

Danilo Lisi: complesso parrocchiale a Frosinone

Le residenze Zaha Hadid a Milano CityLife

Riqualificazione di un’ex area industriale a Milano

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Recupero e riuso a Verona

52 TRA COMUNITÀ E IMPRESA

Comitato di direzione Myriam De Cesco Carlo Ezechieli Antonio Morlacchi

Contributi Atto Belloli Ardessi Ginevra Bria, Roberto Bosi, Chiara Brusini, Alessandro Ezechieli, Moreno Maggi, Marco Penati, Silvia Zotti

Editore Font srl, via Siusi 20/a 20132 Milano Tel. 02 2847274 Fax 02 45474060 redazione@ioarch.it www.ioarch.it

Grafica e impaginazione Cristina Amodeo, Roberta Basaglia, Alice Ceccherini

Fotolito e stampa Pinelli Printing Milano

Abbonamenti Tel. 02 2847274 - Fax 02 45474060 abbonamenti@ioarch.it

Studio Labics a Bologna

Il design di Francesco Faccin

Prezzo di copertina euro 4,50 arretrati euro 9,00. Abbonamento (6 numeri) euro 27,00; estero euro 54,00. Pagamento online su www.ioarch.it o bonifico a Font Srl - Unicredit Banca IBAN IT 68H02 008 01642 00000 4685386 Reg. Tribunale di Milano n. 822 del 23/12/2004. Sped. in abb. postale 45% D.L. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004 n.46) art. 1, comma 1 DCB Milano

© Diritti di riproduzione riservati. La responsabilità degli articoli firmati è degli autori. Materiali inviati alla redazione salvo diversi accordi, non verranno restituiti.


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› IOARCH_VIAGGI

ARCHITECTOUR

itinerari di architettura in Italia PARTE A MAGGIO IL PRIMO CICLO DI VIAGGI ORGANIZZATO DAL NOSTRO GIORNALE. PERCORSI DI ARCHITETTURA E DI SCOPERTA DEL TERRITORIO: INCONTRI CON COLLEGHI E VISITE AI LUOGHI DELLA CULTURA MATERIALE, ARTE E ENOGASTRONOMIA, PROFESSIONE E CONVIVIALITÀ SEMPRE CON LA GUIDA DI UN ARCHITETTO CHE CONOSCE LA REALTÀ LOCALE

Dal 1996 ProViaggiArchitettura, nata come associazione culturale all’interno dell’Università di Venezia, organizza itinerari di viaggio in Europa e nel mondo, portando architetti e studenti alla scoperta del moderno e del contemporaneo. Esplorazioni ragionate, guidate da un architetto, che anche sulla scorta delle nostre esplorazioni regionali oggi si estendono all’Italia, con un primo ciclo di viaggi di cui diamo qui accanto una breve sintesi e che sono illustrati nel dettaglio su www.proviaggiarchitettura.com e su www.ioarch.it. Con un format standard di approccio alla realtà regionale, gli itinerari presentano occasioni di incontro e approfondimento sul territorio con gli attori del processo progettuale: studi di architettura, amministratori locali, aziende e imprese, che accompagneranno di volta in volta la visita di opere contemporanee oggetto del percorso. Il programma è arricchito da visite a musei della zona e da esplorazioni gastronomiche delle tipicità locali, dal momento che il cibo e il vino sono un altro frutto della cultura e espressione viva della bellezza del territorio. L’obbligo della formazione continua, recentemente entrato in vigore, diventa quindi per i professionisti una piacevole occasione di aggiornamento e crescita professionale in un approccio multisensoriale alla cultura con percorsi itineranti di architettura, arte e cultura enogastronomica

SICILIA ORIENTALE 16 - 18 MAGGIO 2014 Catania, Siracusa e il Val di Noto tra arte, natura, paesaggio e nuove architetture. Alla scoperta delle bellezze, dei sapori e dei profumi del territorio. Dedicato ai professionisti, consente di accumulare crediti formativi. Durata: 3 giorni Costo: euro 390,00 con partenza da Catania Prenotazione: entro il 30 aprile (Quota indicativa con 25 partecipanti)

Emanuele Fidone, centro civico polivalente, Modica

Vincenzo Latina, ingresso all'Artemision, Siracusa

TRENTINO E ALTO ADIGE 14 - 15 GIUGNO 2014 Un'architettura che nasce dall'incontro tra rigore mitteleuropeo e creatività mediterranea. Trento, Bolzano, Merano, Rovereto per cogliere i segni dell'incontro di culture generato da secoli di scambi. Durata: 2 giorni Costo: euro 280,00 con partenza da Verona Prenotazione entro il 30 aprile (Quota indicativa con 25 partecipanti)

Roberto Bosi (Faenza, 1975) si laurea in Architettura allo IUAV di Venezia nel 2003. Svolge attività di ricerca presso il DIDA - Dipartimento di Architettura di Firenze. Dal 2003 è Direttore di PVA ProViaggiArchitettura, specializzata nella progettazione di viaggi di architettura, calibrati su misura e a servizio delle principali Facoltà di Architettura ed Ingegneria italiane e i diversi Ordini Professionali di varie provincie italiane. ISCRIZIONI 0546 655195 | info@proviaggiarchitettura.com INFO www.proviaggiarchitettura.com www.ioarch.it/viaggi

RPBW, il Muse a Trento

Werner Tscholl, cantine di Termeno

MILANO

SICILIA OCCIDENTALE

Una città in trasformazione con il nuovo quartiere di Porta Nuova, Citylife e i cantieri di Expo 2015. Durata: 2 giorni Prenotazione entro il 1 settembre Costo: euro 200,00 con partenza da Milano (Quota indicativa con 25 partecipanti)

Le tracce della storia e le nuove architetture nella centralità del Mediterraneo. Durata: 3 giorni Prenotazione entro il 15 settembre Costo: euro 390,00 con partenza da Palermo (Quota indicativa con 25 partecipanti)

27 - 28 SETTEMBRE 2014

24 - 26 OTTOBRE 2014

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‹ UFFICI MODERNI

COMPLESSO PARROCCHIALE A FROSINONE

LA CITTADELLA SACRA Geometrie pure come segni del divino. Conciliando ricerca del nuovo e rimandi alla città ideale rinascimentale e alla tradizione metafisica italiana, Danilo Lisi definisce un sistema di vuoti e pieni in cui ogni elemento rimanda a una visione simbolica d’insieme

Sopra il titolo, contrasti geometrici e cromatici tra il cubo giallo dell’auditorium, l’alto tamburo bianco della chiesa e il profilo svettante del campanile in corten. Sulla copertura dell’edificio ecclesiastico si intravedono, in sequenza, le punte dei tre lucernari piramidali a pianta ottagonale. Accanto, visione generale del complesso: in primo piano, il parallelepipedo che ospita le residenze sacerdotali, gli uffici amministrativi e altri ambienti pastorali (foto ©Moreno Maggi).

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Simile a un’agorà, il complesso parrocchiale di San Paolo Apostolo si erge sullo sfondo del colle di Frosinone, ai margini dell’area urbana. L’impianto definito dall’architetto Danilo Lisi, dedito ormai da anni ad approfondire il tema dell’architettura cultuale, si colloca nel solco della continuità storica stabilendo allo stesso tempo una propria identità contemporanea. Il complesso parrocchiale si presenta come una cittadella fortificata definita da forme geometriche intese come espressione

dell’assoluto e da un impianto di tipo urbanistico con piazza porticata che si riallaccia idealmente al borgo medievale e alla tradizione dei grandi monasteri. Attraverso un approccio teorico fondato sul rigore geometrico, l’architetto opera una raffigurazione del sacro attraverso volumi puri: cilindro, cubo, parallelepipedo, dove il primo rappresenta l’evoluzione del cerchio, simbolo della perfezione e dell’infinito, mentre il cubo diventa metafora del mondo terreno.

Fin dai disegni preparatori è possibile cogliere l’intento progettuale di creare un impianto articolato che sfugge a una centralità univoca dal punto di vista visivo e funzionale per generare invece una fruizione complessa e attiva. Questo approccio guarda alla pittura di architettura del Rinascimento, in particolar modo alla città ideale di Urbino, fino a Giorgio De Chirico e alle sue piazze metafisiche. La composizione planimetrica è giocata sull’intersezione di aree quadrate e circolari


› ARCHITETTURA DI CULTO aula liturgica 1 auditorium 2 locali di ministero pastorale 3 casa del prete 4 parcheggio 5 campanile 6

Danilo Lisi Architetto Nato a Frosinone nel 1953 e laureato presso l’Università La Sapienza di Roma, l’architetto Danilo Lisi negli ultimi anni si dedica principalmente al tema dell’architettura cultuale ed è stato invitato dalla CEI al concorso progetto pilota 2009 per una chiesa a Racalmuto (AG). Titolare della cattedra di Elementi di Architettura e Urbanistica e dell’insegnamento di Analisi del Territorio e Progettazione del Paesaggio presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, attualmente Lisi è impegnato nella realizzazione dei complessi parrocchiali San Giovanni Bosco a Terni e San Paolo Apostolo a Manila. www.danilolisiarchitetto.com

Sotto, il soffitto della sala concliare è realizzato con travatura di legno lamellare. A sinistra, dettaglio del campanile in corten collegato alla struttura in c.a. della chiesa per mezzo di telai reticolari orizzontali in tubolari (foto ©Moreno Maggi).

che rielabora un sistema ortogonale definito da forme geometriche: il quadrato dell’auditorium reso sghembo esternamente da una hall vetrata, il parallelepipedo a "L" che ospita le residenze dei sacerdoti, gli uffici amministrativi e altri ambienti di carattere pastorale, il volume cilindrico della chiesa e dell’annesso battistero sormontato dal campanile che chiude la composizione e definisce una corte triangolare che funge da sagrato pubblico. Questo sistema ortogonale risulta diagonalizzato, prospetticamente parlando, per far confluire lo sguardo innanzitutto verso la chiesa, poi verso l’auditorium e infine, verso le due quinte angolari degli edifici parrocchiali, generando la specularità dei due sistemi chiesacampanile e auditorium-hall.

Marmi Faedo Dalla cava alla luce Da oltre 50 anni Marmi Faedo opera nel settore lapideo applicato all’architettura e all’edilizia coniugando esperienza professionale e innovazione tecnologica. Punta di diamante tra le numerose tipologie di marmo offerte è il Marmo Grolla, estratto nella cava di Cornedo Vicentino e particolarmente resistente alla salsedine e agli agenti atmosferici, che si distingue per le sue qualità tecnico-meccaniche certificate e caratteristiche estetiche di pregio. Per il pavimento della Chiesa di San Paolo Apostolo è stato utilizzato il Grolla Venato Lucido.

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‹ ARCHITETTURA DI CULTO La città ideale Nato come opera monumentale in pietra e mattoni, l’impostazione originaria del complesso è stata in seguito semplificata anche dal punto di vista materico per generare una composizione più ritmata di tre diverse geometrie caratterizzate da un diverso trattamento cromatico: il bianco del cilindro-chiesa, il giallo del cubo-auditorium e l’azzurro degli spazi parrocchiali prismatici. Il fulcro visivo e concettuale del complesso è rappresentato dal volume della chiesa, cuore della celebrazione che per la quota maggiore svetta rispetto agli altri edifici. Il rapporto fra i vari volumi è sempre giocato in maniera sottilmente equilibrata: ad esempio, il cilindro della chiesa sembra eccedere rispetto alla corte ma il suo centro è in linea con il limite esterno del quadrilatero idealmente costituito dai diversi corpi di fabbrica. Gli stessi insiemi volumetrici sono definiti per opposizione: la chiesa, che richiama gli antichi mausolei romani o i torrioni medievali, si affianca a un campanile simile nella forma agli obelischi e nella sua matericità ai tralicci metallici e alle ciminiere industriali. La medesima logica oppositiva vale per il rivestimento delle mura esterne, con un fascione a parato lapideo che per un terzo dell’altezza complessiva connette la struttura al terreno per elevarsi verso la leggerezza del cielo grazie al restante rivestimento a intonaco bianco ritmato da quattro ordini di piccole aperture quadrate. Il cilindro è affiancato da quello minore del battistero, definito da uno zoccolo marmoreo percorso da finestrelle (che richiamano quelle dell’aula principale) sul quale poggia il supporto in acciaio a sezione triangolare per le campane, sospese a un graticcio esterno. Anche il congiungimento tra campanile e battistero assume un valore simbolico, in quanto entrambi rappresentano la voce di Dio. Luce ed equilibrio Gli interni della chiesa e del battistero sintetizzano strutturalmente e cromaticamente il congiungimento tra cielo e terra. Lo spazio

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Sopra, il foyer vetrato dell’auditorium fronteggia l’ingresso della chiesa ed è leggermente sghembo rispetto al corpo della sala per evitare una composizione eccessivamente rigida dei volumi (foto ©Moreno Maggi). Qui sotto, schizzi preparatori.


› ARCHITETTURA DI CULTO

F.I.MEC. Fonderia Meccanica Industriale Inizialmente costituita dalla fonderia meccanica Iafrate, fondata negli anni Trenta del secolo scorso, la fonderia industriale Fimec opera da oltre 50 anni nel settore delle costruzioni meccaniche industriali offrendo una vasta tipologia di servizi nei settori della meccanica, della carpenteria e della fonderia. Per il complesso parrocchiale di San Paolo Apostolo ha realizzato il campanile triangolare dai profili stondati in acciaio corten che, con la sua altezza di 25 metri, supera il volume della chiesa esprimendo il desiderio di elevazione spirituale.

La struttura è stata realizzata con profili tubolari in lamiera pressopiegata di 5 mm di spessore e collegata alla struttura in c.a. della chiesa per mezzo di telai reticolari orizzontali in tubolari (diametro 60,3x4 mm). L’acciaio autopatinabile presenta una superficie ruvida e brunita che simboleggia la corruttibilità della materia.

F.I.MEC. Via Monte Lepini Km 6.200 n.11 03023 Ceccano FR Tel. 0775 641321 – Fax 0775 641462 gruppoiafrate@libero.it | www.gruppoiafrate.it

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In alto, vista della chiesa dalla hall vetrata e a doppia altezza dell’auditorium, con la scala in acciaio che conduce alla galleria (foto ©Moreno Maggi). Sotto, prospetto est del complesso.

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liturgico in forma di aula circolare colonnata rilegge il tempio classico e l’accesso al battistero, esterno e in quota ribassata, avviene attraverso tre simbolici gradini, simbolo di immersione e di rinascita. Il portale d’ingresso della chiesa è sovrastato da una grande vetrata definita da una croce principale e da due croci secondarie ed è caratterizzato da un varco strombato internamente che non altera la forma circolare esterna. Sulla parete opposta al portale, un rosone con doppia cornice in materiale lapideo e laterizio sovrasta una larga apertura a lunetta. L’impianto liturgico è di tipo post-conciliare, con l’assemblea disposta intorno alla zona sopraelevata dell’altare delimitata da due semicolonne non concluse e senza capitello. Le pareti interne sono rivestite da tamponature laterizie e da fasce di intonaco azzurro che riprendono il reticolo quadrangolare delle piccole finestre. Il soffitto è scandito da travature di legno lamellare interrotte dai tre lucernari

piramidali a base ottagonale allineati con il percorso altare-portale d’ingresso. Notevole significato concettuale e spaziale è attribuito alla luce, che penetra abbondantemente dalle grandi finestre d’entrata, dalle aperture quadrate e dai tre lucernari in copertura. Oltre al rigore geometrico e all’impiego concettuale di volumi e materia, Lisi opera anche piccole rivoluzioni formali, collocando ad esempio il rosone nella zona absidale anziché come solitamente avviene nella facciata principale, e orientando la strombatura dell’ingresso verso l’interno e non in forma di nartece esterno. L’altare, la sede e l’ambone scultoreo sono tutti disegnati dal progettista in collaborazione con l’artista Fernando Rea e realizzati in marmo travertino romano classico bianco paglierino. Auditorium - Tra cielo e terra Con il completamento dell’Auditorium, si realizza il sogno della Cittadella Santuariale

pensata alla fine del secolo scorso da mons. Angelo Cella e portata a compimento da mons. Ambrogio Spreafico, vescovi della Diocesi di Frosinone-Veroli-Ferentino. Sul sagrato, pensato come un’agorà, s’affacciano finalmente tutti gli edifici pubblici, sia di incontro sia di preghiera, così da riunire la socializzazione orizzontale con quella verticale. Con un rimando alla tradizione delle città di provincia e della pittura metafisica, il fronte porticato dell’edificio parrocchiale fa da contrappunto all’atrio vetrato dell’auditorium, che si innesta con una rotazione di pochi gradi sul corpo della sala per evitare un eccessivo allineamento con le restanti geometrie. In questo modo Lisi ha inteso creare un contrasto visivo e concettuale tra le alte mura chiuse della chiesa e la trasparenza del foyer vetrato, tra il luogo in cui avviene l’incontro degli uomini col divino e quello destinato alla collettività terrena. La finitura esterna a intonaco dorato che ca-


ratterizza il volume cubico dell’auditorium si connette alle cromie calde della sala interna rivestita da pannelli e controsoffitti acustici in legno. Da un punto di vista simbolico la forma circolare indica l’unità celeste, mentre la forma quadrilatera indica la molteplicità contingente. All’auditorium si accede tramite due scalinate e una rampa; da qui nell’ampio e luminoso foyer a doppia altezza, caratterizzato da una scala in acciaio che permette di accedere alla galleria. La platea in pendenza ha una capacità di 230 posti a sedere; altri 70 sono disponibili in galleria. Particolare cura è stata data alla verifica del comfort acustico, con particolare riferimento ai valori ottimali per l’intellegibilità del parlato. Già la regolarità della forma cubica esclude focalizzazioni del suono e fenomeni di eco, tanto più perchè non vi sono superfici cave, ma anche l’attento studio sulla disposizione dei posti degli spettatori ha contribuito

a migliorare la resa acustica. A questo si è aggiunta un’oculata scelta dei materiali di finitura delle pareti e dei controsoffitti: pannelli fonoassorbenti con fresature differenziate dal basso verso l’alto, in sequenza 28/4, 13/3, 9/2 per le pareti e pannelli fonoassorbenti 600 x 600 x 14 mm di spessore per il controsoffitto; il tutto dotato di materassino in fibra di poliestere 40mm e densità 40kg/mc. La scelta di un pavimento riflettente in legno duro e delle poltroncine imbottite ha contribuito a garantire alla sala tempi di riverbero alquanto contenuti, tali da essere adeguati anche in condizioni di non completa occupazione della stessa. Il risultato, di ottimo comfort acustico, è stato verificato nelle più diverse occasioni in cui la sala è stata ad oggi utilizzata: convegni, spettacoli musicali e teatrali

SCHEDA Località Frosinone Anno di realizzazione 2004 (completamento Auditorium 2013)

Committente Diocesi di Frosinone-Veroli-Ferentino Progetto architettonico e direzione lavori arch. Danilo Lisi

Progetto strutture ing. A. Trento, ing. G. D’Angelo ing. M. Spaziani, ing. M. Valente

Sopra, l’interno dell’auditorium. L’ottima acustica della sala è assicurata dall’uso di pannelli e controsoffitti fonoassorbenti, pavimento riflettente in legno duro e poltroncine imbottite (foto ©Moreno Maggi).

Responsabile della sicurezza arch. Giansandro Di Iorio

Arredi liturgici arch. Danilo Lisi, prof. Fernando Rea con Eliana Caminiti

Vetrate artistiche prof. Fernando Rea Campanile in acciaio e opere connesse Fi.Mec. Rivestimenti interni I.T.P. Ceilings Marmi Marmi Faedo Impresa edile Tosa

Silvia Zotti

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› TEORIA E PRATICA

INTEGRARE L'ENERGIA Una raccolta di esperienze pratiche dell’autrice nell’integrazione di impianti fotovoltaici e solari termici all’involucro edilizio soprattutto nel caso di costruzioni esistenti. Manuale pratico del fotovoltaico Autore Roberta Distinto Editore Wolters Kluwer Italia 256 pp – euro 35,00 ISBN 978-88-6750-147-2

foto ©Scott Liddell

COMPLICATE SEMPLIFICAZIONI FINO A QUALCHE ANNO FA AVEVAMO UNA CERTEZZA: SE NON ERA PERMESSO DI COSTRUIRE, ERA DENUNCIA DI INIZIO DI ATTIVITÀ (DIA). TERTIUM NON DATUR. OGGI, DOPO LE SEMPLIFICAZIONI, I TITOLO EDILIZI SONO DIVENTATI CINQUE

Alessandro Ezechieli*

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Il permesso di costruire resta, fondamentalmente, il titolo edilizio delle nuove costruzioni. Diversamente dal passato però può ora ottenersi per silenzio-assenso. Introdotta dall’art. 5 del D.L. 70/2011, la novità ha tuttavia escluso l’applicazione del silenzioassenso in caso di vincoli ambientali, paesaggistici o culturali. La DIA ha subito modifiche ben più significative. Oggi è ammessa soltanto per quegli interventi che, in base alle norme statali e regionali, sono realizzabili con DIA alternativa o sostitutiva del permesso di costruire. Per semplificare, anche a costo di essere imprecisi, la c.d. SuperDIA del passato è diventata la DIA di oggi che, dunque, resta titolo edilizio ammesso per: - le ristrutturazioni edilizie cosiddette “pesanti” - ossia quelle con demolizione e ricostruzione, definite al comma 1 lettera d dell’art. 3 del Testo Unico dell’Edilizia; - gli interventi di nuova costruzione o di ristrutturazione urbanistica disciplinati da un piano attuativo con precise disposizioni plano-volumetriche, tipologiche formali e costruttive; - gli interventi di nuova costruzione in diretta esecuzione di strumenti urbanistici generali recanti precise disposizioni plano-volumetriche. A seconda delle Regioni inoltre, la DIA potrà eventualmente trovare ulteriori ipotesi applicative. In Lombardia, per esempio, non è destinata a un ruolo marginale in quanto la L.R. n. 12/2005, pur facendo salvi gli interventi soggetti a Segnalazione di Inizio attivi-

tà (SCIA) e quelli su aree agricole, stabilisce pur sempre che «chi ha titolo per presentare istanza di permesso di costruire ha facoltà, alternativamente e per gli stessi interventi di trasformazione urbanistica ed edilizia, di inoltrare al Comune denuncia di inizio attività» (art. 41, comma 1). I titoli edilizi apparsi sulla scena dopo il 2010 sono invece la Comunicazione di Inizio Lavori (CIL), la Comunicazione di Inizio Lavori Asseverata (CILA) e appunto la SCIA. Quest’ultima, disciplinata dal vigente art. 19 della legge n. 241/1990, è il titolo edilizio per realizzare gli «interventi edilizi precedentemente compiuti con la denuncia di inizio di attività» (comma 1, lett. b) dell’art.5 del D.L. n. 70/2011) salvi naturalmente i casi di cui si è detto. Diversamente dalla DIA che per l’inizio dei lavori impone di attendere 30 giorni dall’avvenuto deposito, la SCIA consente di procedere alla realizzazione non appena inoltrata al comune. La CIL è invece il titolo edilizio necessario, tra l’altro, per la realizzazione delle opere di pavimentazione e di finitura degli spazi esterni, per le opere temporanee da rimuovere entro 90 giorni, per gli interventi di installazione di pannelli solari e di realizzazione di impianti fotovoltaici a servizio degli edifici purché fuori dalle c.d. zone A. Con la CILA possono essere eseguiti anche le modifiche di destinazione d’uso dei locali adibiti a esercizio di impresa e gli interventi di manutenzione straordinaria. Infine le manutenzioni ordinarie non necessitano titolo edilizio. Con tutte queste “semplificazioni”, la vita del progettista si fa sempre più complessa

*Avvocato, fa parte dello Studio Legale Belvedere. Dal 1975 lo Studio collabora alla stesura di numerosi piani regolatori generali e strumenti urbanistici attuativi, nonché all'attuazione edilizia degli stessi, acquisendo una specifi ca esperienza nella gestione diretta dei rapporti con le pubbliche amministrazioni. Altri campi di specializzazione sono la contrattualistica legata agli sviluppi immobiliari e le problematiche giuridiche connesse alla gestione e alla tutela dell’ambiente e del patrimonio storico-artistico e paesaggistico.


MILANO CITYLIFE_RESIDENZE ZAHA HADID

PRODUZIONE SARTORIALE Il volto di Milano cambia e assume il profilo sinuoso delle nuove residenze progettate dallo studio Zaha Hadid per CityLife. Soluzioni tecnologiche innovative, aree verdi e prestazioni di classe A. Assieme al lotto firmato da Daniel Libeskind e a una parte di verde pubblico, le residenze di via Senofonte sono i primi edifici consegnati. Nel frattempo procede la costruzione delle torri del centro direzionale. Dev’essere stato emozionante per Zaha Hadid assumere l’incarico dello sviluppo residenziale appena completato nei lotti che occupano la porzione sud-est dell’ex quartiere fieristico milanese. Si trattava di confrontarsi con le architetture di maestri studiati a scuola, da Piero Bottoni a Gio Ponti, da Angelo Mozzoni a Luigi Caccia Dominioni, da Ignazio Gardella a Angelo Mangiarotti, i cui condomini signorili, esempi di stile, caratterizzano la Milano che conosciamo. Altri tempi, altri committenti, altre scale, certo. Qui si tratta di un’area di 300mila mq con un mix di funzioni affidata a tre architetti stranieri. La “liberazione” dello sviluppo verticale della città pone da sola questioni mai affrontate in passato, prima tra tutte quella della “quinta” facciata, la copertura, perché i nuovi edifici saranno visti anche dall’alto

delle nascenti torri per uffici. E quella della cosiddetta “sostenibilità”. Forse dunque non c’è confronto ma solo naturale evoluzione dell’organismo urbano milanese che per lunghi decenni non dava segni di vita. E che anche per questo oggi stupisce di più. Con ingressi da via Senofonte, i sette edifici in linea disegnati dallo studio Zaha Hadid si sviluppano ad altezze differenti, dai 5 piani dell’edificio prossimo a Piazza Giulio Cesare ai 13 piani dell’edificio C6, caratterizzati da un andamento sinuoso sia in pianta sia in facciata. Il loro orientamento è stato concepito in modo che tutti gli appartamenti presentino un affaccio sul parco e sulla città e che gran parte di essi abbiano un’esposizione sud/ovest. Il dispiegarsi delle volumetrie determina una tipologia a corte che stabilisce una doppia re-

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‹ MILANO CHE CAMBIA

Zaha Hadid Architects Fondato nel 1979, lo studio Zaha Hadid Architects traduce nella pratica di realizzazioni visionarie l’interesse e l’attenzione dell’architetto Iraniano e del senior partner Patrik Schumacher verso una nuova forma di architettura in grado di integrare paesaggio, morfologia del terreno e sistemi creati dall’uomo attraverso la tecnologia e una costante interazione con le aziende che guidano l’innovazione. Fluidità e complessità degli spazi caratterizzano la produzione dello studio. Tra i lavori completati nel solo 2013 ricordiamo l’Heydar Aliyev Centre a Baku, la Serpentine Sackler Gallery a Londra, la Library & Learning Centre a Vienna, Galaxy-Soho a Pechino. Lo studio ha al suo attivo 950 progetti sviluppati in 44 Paesi e conta oggi 400 collaboratori provenienti da 55 diverse nazioni. Project Architect del complesso residenziale Citylife è l’architetto Maurizio Meossi (nella foto), che collabora con Zaha Hadid Architects dal 2002, quando ha seguito i lavori esecutivi per la realizzazione del MAXXI di Roma. www.zaha-hadid.com

lazione tra le residenze e il tessuto urbano circostante: i fronti esterni sono caratterizzati da grandi aperture e ampi balconi collegati alla zona giorno e orientati verso la città e il futuro parco pubblico, mentre i prospetti di camere e servizi danno sulla corte interna con aspetto più raccolto e rivestimenti in legno. Gli aspetti che connotano formalmente l’intero complesso sono l’orizzonte urbano e i profili dinamici delle coperture, con gli attici degli ultimi piani aperti su ampie terrazze panoramiche. Le lobby di ingresso sono caratterizzate da ampie aperture a doppia altezza che, attraversando trasversalmente le volumetrie, le rendono leggere, permeabili e trasparenti. Le facciate, progettate a rilievo e definite da elementi curvilinei in alluminio verniciato,

Nelle immagini, dettagli delle facciate e viste d'insieme delle residenze Hadid a CityLife. Nella pagina di destra, il giardino privato interno su cui si affacciano i sette edifici e, al centro, la vista da una lobby (foto ©Alberto Fanelli).

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› MILANO CHE CAMBIA

doghe di legno di cedro al naturale e vetro che seguono l’andamento sinuoso delle coperture e delle aree verdi del parco, conferiscono agli edifici un caratteristico aspetto dinamico. Il complesso sistema, frutto di progettazione condivisa tra lo studio londinese e il prefabbricatore, presenta uno schema modulare con diverse combinazioni di migliaia di pannelli, trasparenti e opachi, diversi tra loro e installati in opera mediante telai ancorati alla struttura principale in calcestruzzo armato. Una pelle tecnologica che riveste come un abito su misura il corpo degli edifici incorporando finanche le chiusure dei vani di servizio a piano terra e, all’interno di ogni pannello vetrato del tamponamento, le schermature solari (gestite da

A destra, planimetria. Le residenze occupano due lotti dell'intera area di sviluppo, separati da un percorso pedonale che conduce a un parco pubblico. A sinistra, la sezione di tre dei sette edifi ci, che si sviluppano su diverse altezze. La corte interna a giardino copre i due piani interrati di garage e parcheggi.

sistemi domotici presenti in ogni unità abitativa), che così non interferiscono in alcun modo con il disegno e l’alternanza di materiali prevista dal concept iniziale. I materiali con cui è stata realizzata la facciata assicurano un elevato grado di isolamento termico e consentono di abbattere fino all’80% i consumi energetici. Tale soluzione costruttiva, unita alle scelte impiantistiche, ha permesso alle residenze di ottenere la certificazione in classe A: gli edifici sono dotati di pannelli fotovoltaici, l’acqua calda sanitaria è servita da un sistema di teleriscaldamento proveniente da un termovalorizzatore distante alcuni chilometri e l’acqua di falda alimenta scambiatori e pompe di pressione per la climatizzazione delle residenze


‹ MILANO CHE CAMBIA

DAL PROGETTO ALLA PREFABBRICAZIONE 45.000 mq di rivestimenti e parapetti in alluminio, doghe di cedro e vetro; 2.876.353 pezzi singoli assemblati in opera. Sono alcuni dati delle facciate curvilinee che caratterizzano le residenze. La prefabbricazione altamente personalizzata (l'88% delle 25.000 diverse tipologie di pannelli è stato prodotto in meno di 10 esemplari) è stata eseguita da Permasteelisa in stretta collaborazione con lo studio di Zaha Hadid, con una doppia supervisione (e gli inevitabili aggiustamenti) in fase di posa in opera. La struttura primaria delle facciate è composta da un reticolo rettilineo e curvo in profili di alluminio estruso (acciaio zincato per i parapetti). Le connessioni a solaio sono diverse fra nodo superiore e inferiore, con una staffa puntuale per ogni singolo montante a intradosso solaio, mentre a estradosso una rotaia (bancalino) permette di disegnare il perimetro esterno della facciata a ogni piano. Le specchiature cieche sono costituite da pannelli sandwich sagomati in lamiera di acciaio e lana minerale, le specchiature visive da vetrocamera e serramenti apribili a battente o scorrevoli. Il rivestimento ventilato esterno è formato da pannelli in alluminio pressopiegati e verniciati e da pannelli in doghe di legno di cedro. Il vano tecnico fra vetro e pannello esterno ospita il sistema oscurante avvolgibile (la "terza pelle") in doghe di alluminio estruso. I vetrocamera montati hanno una trasmittanza termica pari a Ug = 1,1 W/m2K, la trasmittanza termica media dei serramenti apribili è circa Uw = 1,5 W/m2K, mentre il valore della stessa per il pannello sandwich opaco supera di poco il valore di 0,3 W/m2K.

I disegni illustrano la prima parte del percorso che ha portato dal progetto architettonico all'industrializzazione della facciata: condivisi con lo studio Zaha Hadid, i disegni esecutivi sono stati trasformati nei disegni di fabbricazione 3D e trasferiti nei disegni di officina, per ritornare all'esecutivo della costruzione per il montaggio in opera.

Uno dei disegni esecutivi di facciata opaca e vetrata sviluppati per procedere alla prefabbricazione degli elementi componenti l'involucro.

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› MILANO CHE CAMBIA SCHEDA Località Milano Anno di realizzazione 2009-2013 Committente CityLife Srl Anno di progetto 2007-2009, esecutivo 2009-2010 Progetto architettonico Zaha Hadid Architects (ZHA)

Design: Zaha Hadid, Patrik Schumacher Project Architect: Maurizio Meossi Project Director: Gianluca Racana Site supervision team: Cristina Capanna, Veronica Erspamer, Stefano Iacopini, Florindo Ricciuti, Giulia Scaglietta

Progetto strutturale MSC Associati Progetto impianti Hilson Moran Italia Progetto esecutivo facciate ZHA / Permasteelisa Spa Consulenti involucro Permasteelisa Spa + CNS Consulenza acustica ing. Daniele Montuori; Hilson Moran Italia

Realizzazione facciate Permasteelisa Spa Impresa di costruzioni Tre Torri Contractors Scarl

(general contractor) / City Contractor Srl da gennaio 2011

Realizzazione struttura Fercarbo / FP Costruzioni Srl Impianti meccanici Panzeri Impianti elettrici INPES Superficie lorda di progetto 37.780 mq Superficie coperta 53.000 mq Superficie costruita 65.500 mq Superficie piani interrati 46.034 mq Superficie balconi e terrazze 12.500 mq Superfici facciate 65.000 mq Numero appartamenti 230

UNA CRESCITA URBANA_MILANO CITYLIFE Con il trasferimento di gran parte della Fiera nel nuovo polo di Rho-Pero, l’area un tempo occupata dai padiglioni espositivi - equivalente a una superficie di ca. 255.000 mq - è stata oggetto di un bando per la sua riqualificazione indetto nel 2003 da Fondazione Fiera Milano. La gara internazionale è stata vinta dalla società CityLife - oggi controllata da Gruppo Generali e partecipata da Gruppo Allianz - con un ambizioso progetto firmato dagli architetti Zaha Hadid, Arata Isozaki e Daniel Libeskind. Il piano prevede la creazione di una grande area centrale attorno alla quale si sviluppa un impianto articolato che fonde funzioni pubbliche e aree private, con residenze, uffici, negozi e servizi, un grande parco pubblico e spazi ricreativi. L’area direzionale si concentra attorno alla grande piazza centrale con spazi commerciali ai piedi di tre grattacieli e la realizzazione interrata di parcheggi e viabilità configura l’intero quartiere come un’unica area pedonale. CityLife è stato concepito come un quartiere a zero emissioni che impiega prevalentemente fonti di energia rinnovabili, le residenze sono certificate in classe A e le due torri uffici che vi stanno sorgendo hanno già ottenuto la pre-certificazione Leed Gold. Nel fotoinserimento, lo sviluppo CityLife sull'area dove sorgeva la fiera di Milano. In primo piano le residenze Libeskind. Delle tre torri al centro è attualmente in costruzione la torre Isozaki, sulla destra, quasi completata, e la torre Libeskind.

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‹ VERDE URBANO

Valerio Cozzi Architetto e progettista del paesaggio, Valerio Cozzi (Legnano, 1970) si laurea al Politecnico di Milano nel 1998. È docente nel Master di Progettazione e Conservazione del Giardino e del Paesaggio del Politecnico di Milano presso la Fondazione Minoprio, presso la Scuola Agraria del Parco di Monza e l’Istituto Agrario San Michele All’Adige – Fondazione Edmund Mach. Svolge attività professionale di consulenza e progettazione del paesaggio e del verde in Italia e all’estero. Membro del comitato di redazione di Acer, socio dell’Associazione Italiana Architettura del Paesaggio (AIAPP) e di GBC Italia sezione Lombardia, dal 2012 Valerio Cozzi fa parte anche della Commissione Paesaggio della Provincia di Milano. www.valeriocozzi.it

“Se un tempo era la foresta ad accogliere l’uomo, oggi le parti si sono invertite ed è l’ambiente costruito dall’uomo a dover accogliere le piante” Darko Pandakovic

PIANTARE ALBERI IN CITTÀ Alberi e città: una convivenza forzata da progettare con attenzione per ottenere i benefici ambientali attesi Per progettare le alberature urbane è indispensabile disporre del piano dei sottoservizi, che possono essere molto complessi. Alla rete fognaria si possono aggiungere, a diverse profondità, reti di telecomunicazioni (Tel), distribuzione di energia elettrica in bassa (BT) media (MT) e alta tensione (AT), illuminazione pubblica (Ill), distribuzione di gas metano a bassa (gas) e media pressione (gas mp), distribuzione dell’acqua (H 2O), teleriscaldamento (T).

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La città ha bisogno degli alberi, ma le alberature urbane devono essere progettate con cura. Visti sempre e solo dal punto di vista dell’uomo e delle necessità urbane in termini di spazi costruiti, infrastrutture e servizi, non sembra che gli alberi, dall’invenzione ottocentesca del boulevard ad oggi, abbiano fatto grandi passi avanti dal punto di vista della progettazione come parti integranti del tessuto urbano, perlomeno in Italia. In nostro soccorso giunge ora il volume Piantare alberi in città, curato dal paesaggista Valerio Cozzi e edito da Fondazione Minoprio con il sostegno del Fondo Europeo Agricolo, che basandosi su decenni di ricerche svolte perlopiù all’estero passa in rassegna tutti gli aspetti che concorrono alla qualità del verde urbano alberato. Indagato per una volta anche dal punto di vista dell’albero nel tentativo di conciliarne le necessità naturali con le esigenze pratiche, edilizie, infrastrutturali e di servizi dell’uomo e della città. Solo combinando competenze agronomiche e l’esperienza degli arboricoltori con la progettazione architettonica e ingegneristica

urbana è possibile massimizzare i benefici ambientali della presenza diffusa di alberi in città. Che influiscono sul benessere delle persone ma che, trascurando aspetti fondamentali come la qualità, quantità e permeabilità del terreno di messa a dimora possono trasformarsi in danni a infrastrutture, cose e persone oltreché influire negativamente sulla vita dell'albero stesso vanificando così i vantaggi attesi in termini di ombreggiamento, mitigazione dell’isola di calore e purificazione dell’aria. I contributi di tipo tecnico da parte di vivaisti e aziende specializzate per garantire una convivenza in qualche modo forzata tra alberi e città esistono, anche se in Italia, a livello di pianificazione e di regolamenti comunali, siamo quasi all’anno zero: tra i 20 Comuni capoluogo di Regione poco più della metà dispone di un censimento degli alberi, pochi sono quelli dotati di regolamento del verde urbano e solo Milano ha realizzato un piano urbano di gestione dei servizi del sottosuolo (PUGGS), pur obbligatorio per legge

Piantare alberi in città A cura di Valerio Cozzi Testi di Tiziano Bianchi, Ambrogio Cantù, Valerio Cozzi, Piero Frangi, Lucia Papponi, Marcello Parisini, Virgilio Piatti, Marco Pusterla, Manuela Strada, Massimo Valagussa e di Hartmut Balder, Ian Shears e Jenny Rayment. Editore Fondazione Minoprio 148 pp 3 tavole di informazioni botaniche, tipologie d’uso e criteri base per l’adattabilità alle condizioni urbane di oltre 200 specie arboree. Per richiedere il volume: mirtserv@fondazioneminoprio.it


RIQUALIFICAZIONE, MONTE GRAPPA 16 A MILANO

RICONCILIAZIONI URBANE Vetro, pietra, legno. Integrazioni materiche e soluzioni tecnologiche avanzate per la casa di ringhiera contemporanea ad alte prestazioni energetiche. Un interessante intervento di riqualificazione proprio nel cuore di Milano, tra le torri di Porta Nuova e Porta Garibaldi. Foto di Moreno Maggi

La facciata principale suddivisa in tre fasce distinte per trattamento materico (cemento bugnato muratura a intonaco e vetrate a doppia pelle) riprende la scansione delle aperture originarie e le altezze degli edifici attigui allineandosi ai rispettivi cornicioni.

L’intervento di riqualificazione del numero sedici di viale Monte Grappa firmata dallo studio romano Westway Architects è un caso esemplare delle numerose trasformazioni in atto nel tessuto urbanistico di Milano. L’edificio infatti è inserito in un contesto di impianto ottocentesco ma eterogeneo dal punto di vista costruttivo e il suo impianto rivela una doppia anima, rispettosa dei vincoli urbanistici per quanto riguarda la composizione ma al contempo ricca di soluzioni costruttive e impiantistiche volte a migliorarne le performance energetiche e ridurne l’impatto ambientale. L’intervento ha previsto innanzitutto la demolizione del fabbricato originario, un edificio popolare realizzato nel 1882 ormai in gravi condizioni di degrado, riprendendo in fase di ricostruzione alcuni parametri compositivi originari: la tipologia a corte con residenze a ballatoio reinterpretata sui fronti interni, l’or-

ganizzazione della facciata principale su tre piani e la contiguità dei muri con gli edifici su viale Monte Grappa, le dimensioni della corte interna. Il fronte principale è definito da fasce orizzontali distinte per trattamento materico:

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‹ RICONCILIAZIONI URBANE

La corte interna è definita da corpi di diversa altezza e facciate caratterizzate da elementi aggettanti e da un rivestimento in legno fino al terzo piano e in pietra di Bedonia dal quarto al sesto. Sotto, sezione e prospetto interno.

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bugnato cementizio, muratura a intonaco e un coronamento vetrato a doppia pelle inserito in una cornice in pietra, elemento che rompe il rigore della facciata ottocentesca originaria e rivela il carattere contemporaneo dell’intervento. L’edificio si sviluppa su due piani interrati adibiti a garage, un piano terra a destinazione commerciale e corpi di fabbrica da quattro a sei piani con venticinque appartamenti di diversa dimensione e tipologia (simplex, duplex e triplex), tutti dotati di balcone o terrazzo con affaccio sulla corte interna. La struttura portante è stata realizzata in setti, pilastri e solette in ca, la fondazione è costituita da una platea in ca perimetrata da micropali d’acciaio e dal secondo livello fuori terra parte una struttura di pilastri in acciaio e solai pieni in ca. Il tamponamento esterno è costituito da una muratura a cassa vuota con doppia parete in mattoni forati e interposto isolante termico in polistirene espanso estruso con camera


Studio Westway Architects Fondato dagli architetti Luca Aureggi (foto a destra) e Maurizio Condoluci, entrambi laureati presso l’Università La Sapienza di Roma, lo studio Westway Architects si occupa di progettazione architettonica realizzando interventi a diversa scala nei settori residenziale, produttivo, commerciale e direzionale. Attraverso un approccio che denota sensibilità costruttiva e attenzione al dettaglio, lo studio segue tutte le fasi e gli aspetti del progetto, dal concept al dettaglio, dalla pianificazione economica al cantiere. Tra i lavori più rappresentativi si segnalano il progetto per l’edificio Elettronici dello stabilimento Ferrari a Maranello, lo studio legale Pedersoli e Associati, il restyling della sede della Cantina Santa Margherita a Fossalta di Portogruaro, gli uffici legali della Cementir Holding, la sala conferenze per il Gruppo Caltagirone. www.westway.it

d’aria. Nelle solette dei vari piani, nelle pareti esterne e in quelle di confine fra gli appartamenti è stato inserito un pacchetto isolante con elevate caratteristiche termoacustiche per un migliore comfort ambientale interno. Fulcro distributivo degli spazi commerciali al piano inferiore e dei collegamenti verticali, la corte rappresenta un luogo di ritrovo comune caratterizzato dalla presenza di due grandi alberi che sbucano da due aperture ellittiche ricavate dal piano di copertura (quota +4 m). I ballatoi disposti attorno alla corte sono stati ripresi dallo schema ottocentesco ma convertiti in spazi privati esterni con porta d’accesso. Le altezze differenti dei corpi di fabbrica e le aperture terrazzate contribuiscono ad amplificare la percezione degli spazi rompendo la chiusura dello schema originario. Allo stesso modo, i materiali di rivestimento sono stati scelti secondo una logica antitetica che contrappone la leggerezza del legno per i prospetti

SCHEDA Località Milano Anno di realizzazione 2011- luglio 2013 Committente Monte Grappa s.r.l. Progetto architettonico e direzione artistica Westway Architects, arch. Luca Aureggi, arch. Maurizio Condoluci

Direzione lavori e progetto strutturale Progetti & Strutture, Milano

Progetto impiantistico Ai Group, Torino Certificazione energetica e controllo qualità Conteco, Milano

Impresa esecutrice Italiana Costruzioni S.p.A., Roma

Facciata a doppia pelle 210 mq Superficie scavo 900 mq

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‹ RICONCILIAZIONI URBANE

Accanto, pianta del primo piano. Nelle foto, alcune immagini degli interni che si caratterizzano per una grande luminosità e per le finiture di pregio come i pavimenti a listoni di rovere e i rivestimenti in grés porcellanato.

interni fino al terzo piano alla densità della pietra di Benonia grigio-scura dal quarto al sesto livello. Le aree comuni dell’edificio e le scale di collegamento ai piani sono rivestite in pietra naturale abbinata a boiserie in legno. I serramenti di tutti i prospetti sono in legno a taglio termico con vetrocamera in doppie lastre stratificate con interposta camera d’aria e scuri in legno ad anta. Al loro interno, gli appartamenti sono caratterizzati da finiture di pregio, con pavimenti in parquet prefinito a listoni di rovere e soluzioni funzionali come pannelli in vetro e oscuranti scorrevoli. L’integrazione fra le componenti costruttive - strutture, serramenti a elevato taglio termico e impianti ad alta efficienza energetica – è stata studiata per garantire il miglior comfort termo-igrometrico interno e l’abbattimento dell’impatto ambientale e dei costi energetici (in classe A Cened, l'edificio ha un fabbisogno energetico di 21,18 kWh/ m²). I sistemi centralizzati di riscaldamento, condizionamento e produzione di acqua calda sanitaria utilizzano pompe di calore condensate con l’acqua di sonde geotermiche. Alla copertura rivestita in zinco-titanio è integrato un impianto fotovoltaico che fornisce l’energia elettrica necessaria al funzionamento degli impianti. La climatizzazione di ogni appartamento avviene tramite pannelli radianti a soffitto modulari in cartongesso, ricambio d’aria attivato con recuperatore di calore e centraline di contabilizzazione. Tutti gli appartamenti inoltre sono dotati di un sistema di domotica per gestire e controllare illuminazione, carichi elettrici, dispositivi antintrusione, climatizzazione, e di satelliti d’utenza per la contabilizzazione dell’energia termica, frigorifera e dei consumi idrici

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› RICONCILIAZIONI URBANE Lualdi porte di design La tradizione artigianale di Lualdi risale al 1880 con una produzione interamente italiana di altissima qualità che va dalle porte ai sistemi di arredo su misura. La porta utilizzata in questo intervento è il modello Down Town, design David Rockwell, nella versione a battente e scorrevole a scomparsa che si contraddistingue per il design moderno ed essenziale. L’anta bianca è laccata lucida al poliestere ed è incorniciata da uno stipite metallico in finitura acciaio spazzolato.

Sopra, partizioni scorrevoli separano gli ambienti di servizio dal living.

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B2k, eleganza nell'ambiente bagno

Bedonia Grey Stone per le facciate

L’essenzialità è il punto di forza di questo programma componibile: l’abbassamento e la speciale lavorazione a 45° del frontale permette l’eliminazione delle maniglie rendendo i volumi puliti ed eleganti. Un’ampia gamma di moduli e di finiture crea una proposta capace di adattarsi a spazi e dimensioni diverse dando vita a soluzioni creative ma razionali.

Ai primi posti nell’ingegnerizzazione, produzione e posa di facciate ventilate in marmo, pietra e granito, dal 1933 la CFF Filiberti opera nel settore dell'estrazione e lavorazione di prodotti lapidei. Sin dall'inizio della sua storia estrae e trasforma la pietra di Carniglia, anche conosciuta come Bedonia Grey Stone, da cave nel nord Italia.
L'uso di materiali di prima scelta, l’attenzione alle richieste della committenza, il continuo sviluppo tecnologico e il supporto di esperti consentono alla CFF Filiberti di sviluppare progetti a livello internazionale come il nuovo parlamento di Malta progettato da Renzo Piano Building Workshop.

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‹ MILANO CHE CAMBIA

RIQUALIFICAZIONE DI UN'EX AREA INDUSTRIALE A MILANO

FORGIATURA 2.0

Nuove morfologie e spazi verdi naturali/artificiali rileggono le preesistenze industriali per realizzare un business park polifunzionale

Sopra il titolo, l’ingresso all’edificio Raimondi, di nuova costruzione, avviene attraverso una collina artificiale realizzata alla sua base. La struttura autoportante rivestita a verde contiene la reception, sale congressi e spazi polifunzionali illuminati dalla luce naturale che filtra attraverso aperture vetrate poste in copertura. (foto ©Andrea Puggiotto).

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Situata nell’area nord-ovest di Milano, la Forgiatura di via Varesine ha ospitato fino alla fine del secolo scorso un importante polo metallurgico dedito alla produzione di componenti in acciaio per l’industria. Decaduto in seguito alla crisi siderurgica, parzialmente riutilizzato come deposito e infine abbandonato, il sito ha conservato però un grande potenziale grazie alla posizione strategica sull’asse che idealmente collega il cantiere di Porta Nuova al polo fieristico di Rho. Potenziale colto da una società di sviluppo immobiliare specializzata nella rigenerazione di aree industriali, che ha assegnato il progetto di riqualificazione all’architetto Giuseppe Tortato. L’approccio progettuale ha cercato innanzitutto di stabilire un nuovo dialogo con il tessuto urbano circostante ed è stato sviluppato secondo criteri di sostenibilità ambientale, riservando particolare attenzione alle prestazio-

ni energetiche, termiche, illuminotecniche e acustiche e mirando al raggiungimento di alti livelli di comfort ambientale e all’abbattimento dei consumi. Ogni fabbricato storico è stato rigenerato mantenendo le strutture esistenti e rinnovandone allo stesso tempo la fisionomia originaria. L’intervento ha consentito di riqualificare oltre 14mila mq di costruzioni preesistenti a cui si sono aggiunti altri 10mila mq di nuova edificazione, per un totale di sette edifici a vocazione direzionale e showroom concepiti su un’impostazione di base flessibile e rimodulabile. Le preesistenze e le nuove realizzazioni sono state unite in maniera fluida da uno sviluppo tridimensionale del verde: grazie a movimenti di terra e in alcuni casi vere e proprie colline artificiali alte fino a otto metri, è possibile infatti accedere agli edifici da vari livelli e in alcuni casi anche dalle coperture.


› MILANO CHE CAMBIA

Sopra, la struttura originaria dei padiglioni della Meccanica è stata trasformata da un profondo taglio centrale, all’interno del quale è stata realizzata una collina artificiale che sale verso l’edificio Raimondi (sullo sfondo). I fronti dei padiglioni rivolti alla nuova corte verde sono rivestiti in acciaio corten (foto ©Andrea Puggiotto).

A sinistra, studi preliminari della collina artificiale posta alla base dell’edificio Raimondi. Concepita come una cupola autoportante, presenta un rivestimento verde intervallato da aperture vetrate.

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‹ MILANO CHE CAMBIA

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1 Pianta del complesso: 1 Edificio di ingresso 2 Palazzina Uffici 3 Palazzina Raimondi 4 Collina artificiale 5 Edificio Botte 6 Ex padiglione Meccanica 7 Ex padiglione Tempra 8 Ex padiglione Forgia 9 Ex padiglione Tecnica In alto, la corte ricavata all’interno dei padiglioni della Tempra. Le strutture originali in ferro sono state riqualificate e valorizzate dall’inserimento di ampie superfici vetrate (foto ©Stefano Topuntoli).

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Sottolineando il legame con il proprio passato produttivo, gli edifici riprendono i nomi delle lavorazioni e delle destinazioni d’uso del secolo precedente: Meccanica, Uffici, Ingresso, Tempra, Forgia e Tecnica. Unico fabbricato ex-novo del complesso, la Palazzina Raimondi si sviluppa su otto piani fuori terra, due dei quali inseriti all’interno della sottostante “collina” artificiale e sei “appesi” a una travatura reticolare che corre lungo il perimetro degli ultimi due livelli: una soluzione che ha consentito di ottenere livelli open space di circa 1.300 mq senza colonne e divisioni interne. La maglia strutturale è avvolta da una facciata vetrata continua riparata da schermature lamellari in alluminio che modulano l’apporto di luce e la trasparenza della superfice esterna; a ogni piano inoltre, le lamelle in alluminio nascondono un camminamento di ispezione che permette la manutenzione esterna della facciata. La collina artificiale su cui poggia l’edificio è costituita da un unico volume autoportante, una grande cupola a maglia diamantata composta da travi metalliche incernierate. Lo spazio sottostante, privo dell’ingombro di pilastri, gode di luce zenitale da aperture vetrate che interrompono il verde in copertura. Ex padiglione industriale in carpenteria metallica, l’edificio Meccanica è stato “aperto” da un profondo taglio centrale in corrispondenza del quale è stato realizzato un rilievo verde che sale con percorso a zig-zag verso l’edificio Raimondi. Nella parte terminale, la collina artificiale presenta una struttura a cupola sfaccettata con rivestimento in vetro per illuminare gli spazi produttivi sottostanti. Nei corpi affacciati sulla nuova corte sono stati ricavati sei patii intervallati da facciate rivestite in cor-

ten, mentre i fronti continui esterni sono rivestiti da una trama di assi lignee che riprende i caratteristici profili a capanna. Le strutture storiche sono state lasciate a vista e il volume interno è caratterizzato da aree soppalcate e spazi a doppia altezza (fino a 10 metri). Integrato tra l’edificio Raimondi e il corpo della Meccanica, l’edificio Botte deve il nome alla struttura in c.a. con copertura tonda a unica campata e spazi a doppia altezza (fino a più di 6 metri) con soppalchi collegati alla collina piantumata che separa in due parti la Meccanica. Posta alla destra dell’ingresso, la struttura a quattro piani della Palazzina Uffici è stata protetta da un rivestimento in sintonia con gli altri fabbricati, ovvero una facciata continua suddivisa secondo fasce orizzontali intervallate da lesene in legno lamellare. Oltre a un’ampia terrazza piantumata, in copertura è stato realizzato un volume aggiuntivo chiamato Astronave, sollevato e asimmetrico rispetto al corpo preesistente. La nuova realizzazione si presenta come un prisma sfaccettato caratterizzato da diverse altezze e finiture, con il fronte rivolto al complesso completamente vetrato e i lati esterni rivestiti da lastre metalliche. Di dimensioni contenute (500 mq), l’edificio Ingresso si caratterizza esternamente per la facciata continua a montanti e traversi schermata da un pergolato in metallo leggero. Proseguendo sulla sinistra si raggiunge l’ex padiglione Tempra che, insieme al fabbricato “gemello” della Forgia, rappresenta uno degli edifici più caratteristici del complesso per le sue strutture storiche in ferro, che sono state valorizzate con l’inserimento di ampie superfici trasparenti. L’involucro è delimitato da setti in cemento lisciato intervallati da serramenti a tutta altezza e al suo interno è stato realizzato un ampio


› MILANO CHE CAMBIA

Giuseppe Tortato Nato a Venezia nel 1967, Tortato si laurea al Politecnico di Milano per poi trasferirsi ad Amherst, in Massachusetts, dove partecipa alla realizzazione di edifici pubblici e privati secondo i principi dell’architettura bioclimatica. Rientrato a Milano, collabora per un paio d’anni con l’architetto Dante Benini e in seguito diventa socio e poi co-titolare dello studio Milano Layout creando una propria divisione Real Estate dedicata alla progettazione di nuovi complessi edilizi e alla rigenerazione urbana. Suo il progetto dell’Hotel Metropole di Parigi per GVA Redilco, vincitore dell’Hospitality Award 2010. Tra gli interventi più rilevanti attualmente in costruzione, le sedi delle società Ab Medica e Temporary e lo sviluppo residenziale Parco Mare a Trieste. www.giuseppetortato.it

patio con piante verdi circondato da volumi a doppia altezza in parte soppalcati. Simile per caratteristiche architettoniche ma più imponente per dimensioni, altezza e superficie (3.600 mq), l’edificio della Forgia presenta spazi a doppia altezza di oltre 6 metri di altezza con soppalchi e una porzione di interpiano sovrastato dalle capriate storiche in ferro. Gli ambienti si affacciano su un patio interno con piccola collina verde e deck in legno. Destinato a ospitare le attività di servizio comuni tra cui un ristorante e un asilo nido, l’edificio Tecnica conserva infine il suo aspetto originale con facciate in muratura e ampie finestre incorniciate da lesene in c.a. Al suo interno è stato realizzato un piano aggiuntivo illuminato da grandi lucernari e una terrazza posta sul vano scala che conduce al parcheggio interrato. Tutti gli edifici sono certificati in classe energetica B e serviti da un sistema centralizzato di gestione della climatizzazione - Building Management System - che consente di ottimizzare richieste diverse nello stesso momento. L’impianto sfrutta l’acqua di falda per la climatizzazione degli ambienti mediante pompe di calore ad alto rendimento

SCHEDA Località Milano Anno di realizzazione 2012 Committente Realstep Property Management Progetto architettonico Giuseppe Tortato, Milano Layout

Superfice riqualificata 14.000 mq Superfice di nuova costruzione 10.000 mq

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ACOUSTIC ABSORBING SYSTEM Evolution Panel di Virag, alta tecnologia al servizio della libertà compositiva Ideale per cinema, teatri, bar e ristoranti, sale conferenze, ambienti di lavoro e ovunque si richieda un’elevata capacità di assorbimento acustico, Evolution Panel è il nuovo sistema di contropareti e controsoffitti che coniuga estetica, fonoassorbenza e velocità di applicazione anche su impianti esistenti, ottimizzando i costi di installazione. È composto da doghe MDF rivestite in laminato, in legno o in eco-pelle da 19 x 360 cm, fresate in superficie e forate all’interno così da formare un insieme di cavità entro le quali il suono viene assorbito e disperso. In parete i valori di fonoassorbenza sono notevoli nelle medie frequenze (400-1250 hz) ed eccellenti nelle alte (1600-5000 hz). A soffitto è particolarmente performante sulle medie e alte frequenze con un pannello di lana minerale. In entrambi i casi le prestazioni aumentano inserendo tra il Panel e la parete un pannello di lana L’ampia gamma di colori e textures (laminato, legno ed eco-pelle) lascia una grande libertà di composizione ed espressione spaziale per la progettazione di ambienti di forte impatto estetico quali lounge, bar, ristoranti, alberghi, showroom, spazi espositivi.

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DA CORDUSIO ALLA BICOCCA

Guida all’architettura di Milano 1954-2014 A cura di Marco Biraghi, Gabriella Lo Ricco, Silvia Micheli

IL PANORAMA CRONOLOGICO DELL'ARCHITETTURA MILANESE DEL XX SECOLO CON PIÙ DI 700 IMMAGINI DEGLI EDIFICI PIÙ SIGNIFICATIVI

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60 ANNI DI ARCHITETTURA A MILANO Dal boom economico a Expo 2015, questa pratica guida in versione tascabile ripercorre la via milanese alla modernità architettonica attraverso schede critiche illustrate delle 160 realizzazioni più significative degli ultimi sessant’anni, dalla Torre Velasca al grattacielo Pirelli fino ai grandi progetti di riqualificazione di ex-aree produttive. In appendice, un apparato cartografico permette al lettore di orientarsi e tracciare i propri itinerari di visita. [ 28 ]

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due tipi di doga: la Tecnick, fresata ma priva delle forature e la Wall, priva sia di fresature sia di forature. Il sistema integrato permette la realizzazione di nicchie, librerie, contenitori, porte a battente e scorrevoli in un tutto monomaterico rigoroso ed essenziale.

Milano. Un secolo di architettura milanese nuova edizione aggiornata Autori Giuliana Gramigna, Sergio Mazza Editore Hoepli 590 pp - euro 44,90 ISBN 978-88-203-5890-7

Giuliana Gramigna e Sergio Mazza (fondatori tra l'altro, nel 1966, di Ottagono) ripercorrono con questa raccolta fotografica il panorama architettonico milanese dal 1900 al 1999: oltre 700 immagini, in gran parte realizzate appositamente dagli autori e corredate da brevi schede descrittive e mappe, per raccontare le trasformazioni sociali, economiche e culturali della città dall’inizio del XX secolo alla ricostruzione postbellica, dagli anni del boom economico al passaggio da un destino industriale a quello dei servizi.


PROFILI

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ARCHITETTO ITALIANO 2013 NELLE MOTIVAZIONI DELLA GIURIA PRESIEDUTA DA CINO ZUCCHI CHE LO SCORSO DICEMBRE HA ASSEGNATO A PIUARCH IL PREMIO ARCHITETTO ITALIANO 2013, LO STUDIO “È L’ESEMPIO FELICE DI COME SI POSSA PERSEGUIRE UNA GRANDE QUALITÀ ARCHITETTONICA E URBANA A PARTIRE DALLA COMPLESSITÀ DELLE FORZE CHE OGGI AGISCONO SULLA TRASFORMAZIONE DELL’AMBIENTE”. FONDATO NEL 1996 DA FRANCESCO FRESA, GERMÁN FUENMAYOR, GINO GARBELLINI E MONICA TRICARIO, PIUARCH VANTA OGGI 10 OPERE REALIZZATE, 3 IN CORSO DI REALIZZAZIONE, 60 NEGOZI IN TUTTO IL MONDO E UN FATTURATO ANNUO DI CIRCA 2 MILIONI DI EURO. AI QUATTRO SOCI SI SONO AGGIUNTI 11 ASSOCIATI PER UN TOTALE DI 35 PERSONE SCELTE DA PERCORSI PROFESSIONALI ETEROGENEI PER GARANTIRE UNA RICCHEZZA ESPRESSIVA E UN APPROCCIO AL PROGETTO NON CONVENZIONALE.

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PROFILI

I soci di piuarch. Da sinistra: Gino Garbellini, Francesco Fresa, Germán Fuenmayor e Monica Tricario (foto ©Enrico Basili).

Roma, Milano, Caracas e Berlino: provenienti da percorsi formativi diversi, i quattro soci di piuarch hanno condiviso alcuni anni di lavoro presso lo studio Gregotti Associati prima di affrontare il primo incarico, uno studio sull’area Falck di Sesto San Giovanni, la città che stava già affrontando un forte processo di riconversione quando piuarch ha realizzato la prima opera, il complesso di edilizia residenziale convenzionata Fola Housing (1996-2000), dimostrando che la qualità può essere perseguita anche a costi contenuti. Dopo il concorso per la città delle culture sull’area ex-Ansaldo, vinto in team con David Chipperfield (1999), l’incontro con gli stilisti Domenico Dolce e Stefano Gabbana per la realizzazione della prima sede e showroom della maison in Via Goldoni a Milano (2000/2002), che segna l’inizio di una collaborazione tuttora in corso: linee-guida dei negozi D&G in Italia e nel mondo (oltre 40 dei quali realizzati direttamente), i progetti per le sedi, lo stabilimento di Incisa Val d’Arno e gli spazi polifunzionali, di cui piuarch progetta ogni minimo dettaglio. I ritmi di lavoro serrati, dati dalla necessità di tener dietro alla crescita impetuosa del gruppo della moda dei primi anni, sono una scuola pratica di disciplina che informa l’organizzazione dello studio; i frequenti viaggi all’estero diventano occasione di esplorazione delle potenzialità locali, perseguite attraverso numerose partecipazioni a concorsi internazionali che generano nuovi incarichi, in particolare in Russia e in Ucraina. Attualmente lo studio è impegnato sull’ampliamento del Collegio di Milano, edificio degli anni Settanta progettato da Marco Zanuso, e sugli spazi della ex fabbrica Caproni in via Mecenate a Milano per la holding francese del lusso guidata da François Pinault. Nello studio milanese di via Palermo, un ex-ambiente industriale distribuito su due piani e organizzato in open-space tranne la sala riunioni e il locale dedicato alla realizzazione di modelli e maquette, soci e collaboratori lavorano fianco a fianco gestendo internamente tutti gli aspetti del progetto, dalle pratiche burocratiche al design delle componenti interne, dalle porte ai corpi illuminanti, dagli idrosanitari agli accessori. www.piuarch.it

Alcune immagini di progetti realizzati dallo studio. Dall’alto: maquette degli spazi ex-Ansaldo a Milano per il concorso “città delle culture” (1999), vinto in coppia con David Chipperfield; la facciata della prima sede con showroom realizzata per Dolce & Gabbana in via Goldoni a Milano (2002, foto di Andrea Martiradonna); complesso di edilizia residenziale convenzionata Fola Housing a Sesto San Giovanni (1996/2000, foto di Andrea Martiradonna) e la boutique Dolce & Gabbana di Hong Kong.

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L’ONDA BIANCA La sinuosa volumetria disegnata da piuarch conferisce carattere a piazza Gae Aulenti e si pone come diaframma tra le residenze storiche del quartiere Garibaldi e le torri specchianti del nuovo Centro Direzionale di Milano Presentato ufficialmente nel 2007, il programma di rigenerazione urbana di Milano Porta Nuova, promosso da Hines, è oggi in dirittura d’arrivo con il prossimo

Sopra il titolo, la facciata su piazza Gae Aulenti e, accanto, visto dall’alto verso ovest l’edificio inserito nel contesto del nuovo sviluppo di Porta Nuova (foto ©Andrea Martiradonna).

completamento delle residenze alte. Ultimata a fine 2012 e già diventata nuovo punto di incontro per milanesi e turisti, piazza Gae Aulenti è il fulcro centrale

dell’intero masterplan: un podio che mette in diretta connessione tra loro i quartieri Garibaldi e Isola, in passato separati dai fasci ferroviari e in seguito, per più di quarant’anni, dal nulla urbano. Destinato a ospitare showroom e uffici, il nuovo volume progettato da piuarch affaccia su questa piazza e sulle torri vetrate firmate dall’architetto César Pelli. Il volume si estende per circa 140 metri e distribuisce 22.500 mq su piano terra a destinazione commerciale e cinque livelli di uffici. L’altezza complessiva di 26 metri, in netta contrapposizione con il piano generale che prevede volumi molto più alti, è determinata sia dal rispetto delle altezze degli edifici residenziali circostanti che dalla volontà di qualificare la nuova realizzazione con un segno forte e riconoscibile all’interno dell’area d’intervento. Caratterizzato dalla forma allungata e sinuosa e dal bianco luminoso dell’invo-

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PROFILI

In alto, le schermature che ritmano il fronte sud creano effetti di luce particolari negli interni. Accanto, un’altra immagine dell’onda bianca ripresa dalla piazza e, a sinistra, vista notturna del fronte sud e un dettaglio della grande cornice a sbalzo che protegge le vetrine dei negozi aperti sul fronte principale (foto ©Andrea Martiradonna).

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lucro, l’edificio articola e raccoglie le due diverse volumetrie previste dal progetto in un unico elemento segnato da un profondo taglio centrale ed è “scavato” al suo interno da un sistema di corti definite da pareti colorate. Una copertura aggettante nella parte sud corre lungo tutto il perimetro dell’edificio fino a chiuderlo alla base del primo piano, a formare una sorta di contenitore aperto sui due lati più lunghi. La sua compiuta composizione formale, articolata da tagli che corrispondono a patii e corti interne che scavano il corpo principale portando luce in profondità negli spazi interni (che in questo modo diventano più flessibili), la rende una “quinta” facciata, piacevole da osservare affacciandosi dai piani alti degli edifici circostanti. Le due facciate curve sono trattate in maniera differente: il fronte rivolto a nord verso la piazza del Centro Direzionale è ritmato da grandi vetrate che fanno da sfondo all’area pedonale e al parco di Porta Nuova, mentre la facciata a sud è protetta da un sistema di schermature solari verticali che ne ritmano l’andamento. Il piano terra è caratterizzato da un grande portico commerciale che si apre direttamente su Piazza Gae Aulenti protetto dalla fascia inferiore della cornice aggettante che lo separa dai cinque piani sovrastanti


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SCHEDA Località Milano Anno di costruzione 2010-2013 Committente Hines Italia SGR S.p.a. Direzione lavori ing. G. Ceruti Progetto esecutivo Tekne Spa Progetto strutturale MSC Associati S.r.l. Progetto impiantistico Ariatta Ingegneria dei Sistemi Srl

Progetto del verde Land Srl Impresa Colombo Costo di costruzione 34.000.000 euro Team di progetto Gianni Mollo Yusuke Aizawa,

Yuji Kobayashi, Andres Mahdjoubian, Hirotaka Oishi, Antonio Pisanò, Claudia Savastano

Superficie costruita 22.500 mq Superficie lotto 2.500 mq

Sopra: più alto per superare il dislivello tra viabilità urbana e podio pedonale della piazza, il fronte sud è risolto con andamento più ondulato e caratterizzato per tutta la lunghezza dei livelli superiori da grandi lame frangisole.

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PROFILI

CORTI CON VISTA Superfici a specchio e giochi di colore animano le corti interne del complesso per uffici con ristorante panoramico realizzato a San Pietroburgo

In alto, due delle corti che caratterizzano il complesso (nel concept a destra). Conservato, il fronte strada mantiene le caratteristiche storiche urbane e l’intervento appare visibile solo dall’alto. A destra, dettaglio delle facciate continue, realizzate da Stahlbau Pichler (foto ©Andrea Martiradonna).

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Risultato vincitore di un concorso internazionale, il progetto per il Business Centre Quattro Corti a San Pietroburgo comprendeva la realizzazione di un nuovo edificio e la riqualificazione, con la conservazione delle facciate su strada, di due edifici storici. In pieno centro cittadino, a poca distanza dalla Prospettiva Nevsky e da Piazza Sant’Isacco, il complesso polifunzionale, adibito prevalentemente a uffici, si sviluppa su una superficie complessiva di 23.500 mq distribuita fino a sei piani fuori terra, un piano seminterrato e due piani interrati dove è stato realizzato un parcheggio meccanizzato.

Le condizioni dei lotti sui quali è stato realizzato l’intervento sono tipiche di questa zona della città: profondi circa 60 metri, con un unico lato affacciato sulla strada e gli altri tre circondati da alti muri di confine. Il progetto ha previsto la realizzazione di un edificio contemporaneo con una copertura in metallo che, con inclinazioni diverse, riconnette in una forma continua le diverse pendenze dei tetti e che per la sua configurazione geometrica e materica si integra in modo naturale nello skyline della città. All’interno del volume così definito sono state ricavate le quattro corti che danno il nome al complesso e che, oltre ad

assicurare l’apporto di luce naturale agli spazi interni, assolvono alla funzione di luoghi all’aperto per installazioni artistiche, mostre e altre attività pubbliche. Le facciate interne del complesso, realizzate da Stahlbau Pichler, sono formate da pannelli di vetro specchiante montanti su telai in al-


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PROFILI

luminio con profili esterni in acciaio inox. Il diverso angolo assegnato a ogni pannello rispetto al filo facciata crea il duplice effetto di spezzare il fronte specchiato e di creare un caleidoscopio di riflessi che rende le corti più luminose. Le diverse colorazioni dei vetri – oro, verde, azzurro, bianco – caratterizzano ogni corte e richiamano la ricchezza cromatica delle architetture storiche della città. Sede di Gazprom Neft, il complesso ospita anche un hotel e il ristorante panoramico La Mansarda, che occupa l’ultimo piano ed è dotato di una terrazza panoramica dalla quale si godono ampie viste sul centro storico e sulle corti vetrate interne. Particolarmente spettacolare la vista sul prospetto e sulla cupola dorata di Sant’Isacco, distante pochi metri

SCHEDA Località San Pietroburgo, Russia Anno di realizzazione 2006-2010 Committente Galaxy LLC Superficie del lotto 4.200 mq Superficie costruita 23.500 mq Progetto strutturale Tekne S.p.a. / Zao Tavr Progetto impiantistico Tekne S.p.a. / Zao Almenda, Sosnilo Mikhail

Progetto illuminotecnico Rossi Bianchi Lighting Design Sistema di facciata Stahlbau Pichler Costo di costruzione euro 35.000.000 Piuarch team Miguel Pallares, Yusuke Aizawa, Momoko Asano, Ilan Balouka, Filippo Carcano, Cristina Castelli, Erica Cazzaniga, Maiko Chiriki, Giuseppe Crocco, Tania Giorgi, Enzo Greco, Olga Labetskaya, Alessandro Laner, Alessandro Mauri, Luca Mazzeo, Elena Migliorati, Hirotaka Oishi, Andrea Palaia, Nicola Pelucchi, Elena Petko, Laura Ines Quatela, Daniele Reimondo, Daniela Scarpa, Marta Sesana, Roberto Songini, Olga Strikha, Sarah Trianni, Enrico Venturini

In collaborazione con Andrea Fabbri

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In alto, dal ristorante all’ultimo piano si gode una vista spettacolare della cupola della cattedrale di Sant’Isacco. A sinistra, pianta del piano terra e la corte trattata a giardino (foto ©Andrea Martiradonna).


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LA FINESTRA SUL LAGO Un’architettura che funge da ponte tra il centro urbano e il lago, ispirata nelle forme e nei materiali agli elementi del paesaggio circostante In alto, il fotoinserimento illustra la posizione e lo sviluppo del complesso polifunzionale di Riva del Garda (il corpo rettangolare con copertura grigia a onda è l’attuale Centro Congressi). Nei render, il vuoto architettonico della nuova piazza e il complesso visto dal lago.

Vincitore di un concorso internazionale, il progetto per la riqualificazione e l’ampliamento del polo congressuale di Riva del Garda e la costruzione di un nuovo teatro comunale si inserisce in un ambito strategico più ampio per la promozione e la valorizzazione della città e del territorio circostante. Per le funzioni che il nuovo complesso è chiamato a svolgere e perchè il progetto si connette formalmente agli elementi del si-

stema paesaggistico nel quale è inserito: il lungolago, che contribuisce a riqualificare migliorandone la fruizione pubblica, e la città, dando senso compiuto allo sbocco del viale alberato che sul lungolago si conclude. Il nuovo complesso si sviluppa lungo un percorso ideale individuato da due elementi architettonici fortemente riconoscibili: la torre scenica del nuovo teatro e la grande facciata completamente vetrata del volume a sbalzo verso il lago. La copertura dell’edificio è determinata dal taglio di piani inclinati, che fanno variare l’altezza dei fronti, assegnando all’edificio una forma tridimensionale più fluida e rende possibile la creazione di una platea sopra al teatro che diventa arena per rappresentazioni all’aperto. L’alta torre scenica, posta sul limite verso la strada, diventa in questo modo fondale per le proiezioni ed elemento segnaletico del nuovo edificio e della città, riconoscibile anche a distanza. Il rivestimento esterno è in pietra a eccezione della facciata vetrata che si sviluppa attorno alla piazza e su tutta l’altezza della torre scenica. Il progetto prevede anche la realizzazione di una grande area circondata da un parco esistente a pochi metri dal lago e di una fascia alberata a maglia regolare ai piedi della torre scenica. Generata come vuoto architettonico tra i

diversi corpi del centro polifunzionale, la piazza interna diventa un luogo di ritrovo urbano e punto distributivo per le diverse funzioni del complesso, accogliendo e smistando i percorsi provenienti dal centro storico e il sistema di scale e ascensori di collegamento al parcheggio interrato filtrandoli verso il lungolago. Il corpo a sbalzo proteso verso sud che conclude lo sviluppo architettonico è destinato a ospitare uno spazio relax e ambiente espositivo che attraverso la grande vetrata offre un affaccio privilegiato sul lago

SCHEDA Località Riva del Garda (TN) Anno di realizzazione 2007 - in progress Committente Patrimonio del Trentino S.p.A. Superficie costruita 25.600 mq Progetto strutturale FV Progetti S.n.c. MC-Engineering S.r.l.

Progetto impiantistico Flu.project Studio Associato

Progetto illuminotecnico Rossi Bianchi Lighting Design

Piuarch team Marco Dragoni Yusuke Aizawa,

Momoko Asano, Ilan Balouka, Cristina Castelli, Filippo Carcano, Maiko Chiriki, Alessandro Laner, Nicolò Genesio,Gianni Mollo, Hirotaka Oishi, Sabrina Pesendorfer, Salvatore Seggio, Santiago Trujillo, Beatrice Valle, Enrico Venturini

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PROFILI

CONTRASTI IRIDESCENTI Classico e contemporaneo per la sede uffici e showroom Dolce e Gabbana a Milano. Alla facciata storica di un edificio anni Venti segue un volume trasparente scandito dalla verticalità e dal ritmo serrato di pannelli in vetro opalino L’edificio inserito nel contesto urbano e, sotto, vista della terrazza (foto ©Alberto Piovano).

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La sede per uffici di Dolce & Gabbana a Milano occupa una superficie di 5.000 mq e rappresenta il risultato di un attento processo di consolidamento e recupero di due

edifici adiacenti e collegati tra loro, uno dei quali risalente agli anni Venti e l’altro agli anni Sessanta. Il contrasto fra i volumi su cui gioca il progetto è di grande efficacia, e le due anime, classica e contemporanea, dialogano tra loro e con il contesto urbano circostante in perfetta armonia. La facciata dell’edificio più recente è stata completamente rifatta e realizzata in vetro, segnata dal ritmo serrato degli elementi frangisole verticali in vetro opalino. Il volume si sviluppa lungo tre strade a formare un unico blocco vetrato dalla forma semplice e di grande effetto per i giochi di ombre e luci che si creano sia nelle ore diurne che in quelle notturne. La trasparenza e la semplicità dei segni utilizzati determinano un volume schermato dagli elementi verticali ma aperto alla luce e allo sguardo dei passanti che possono am-

mirare gli abiti nelle appenderie che corrono lungo tutto il perimetro della facciata. Sviluppato su cinque piani e due interrati, il complesso ospita nella parte storica gli uffici e gli spazi di rappresentanza, mentre nell’edificio vetrato gli showroom si sviluppano a open space per tre piani, per chiudere all’ultimo con delle piccole terrazze ricavate dall’articolazione dei volumi del ristorante. Il piano terra si affaccia sulla corte interna composta di ciottoli bianchi e aree verdi dalle forme sinuose. Sulla stessa corte si affaccia il nuovo volume di collegamento dei due edifici, che, completamente vetrato, è segnato dalla lamiera decappata delle rampe di scale che ospita al suo interno. Per gli arredi interni sono stati scelti materiali metallici: l’acciaio lucido per gli elementi portanti e la lamiera per i piani


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d’appoggio. La scelta di utilizzare materiali naturali, come la pietra Namibia, e materiali trasparenti e riflettenti, come il vetro e la lamiera d’acciaio lucida, permette all’intero edificio di giocare con gli effetti della luce, cambiando aspetto a seconda del momento della giornata

SCHEDA Località via Broggi, Milano Anno di realizzazione 2005-2006 Committente Dolce&Gabbana S.r.l. Superficie costruita 5.000 mq Progetto strutturale FV Progetti S.n.c. Progetto impiantistico GTEC S.a.s. - Andrea Zanotti

Progetto arredi reception Ron Arad Piuarch team Luca Lazzerotti, Fortuna Parente, Miguel Pallarès e Magali Roig Liverato

Ingegnerizzazione, costruzione e posa dell’involucro Sicef spa Progettazione statica, termica e acustica della facciata Pmc srl Sistema di facciata Schüco

Sopra, la facciata trasparente trasforma lo showroom in una vetrina multipiano (foto ©Ruy Teixeira); a destra, il nuovo volume di collegamento dei due edifici affaciato sulla corte interna in ciottoli e prato (foto ©Alberto Piovano).

A sinistra, pianta del quarto piano e il concept dell’intervento.

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L’ingresso principale della nuova sede Dolce e Gabbana

(foto ©Andrea Martiradonna).

QUARTIER GENERALE La nuova sede di Dolce&Gabbana a Milano si sviluppa in profondità, con una facciata che dialoga con l’adiacente Metropol e cela la complessa distribuzione dei corpi interni La prima presenza di Dolce&Gabbana in Viale Piave, a poca distanza dal centro di Milano, risale al 2005, con la trasformazione, sempre su progetto di piuarch, del cinema Metropol in spazio polifunzionale utilizzato per eventi e shooting. Ad esso si affianca ora la nuova sede del gruppo della moda, ricavata dalla trasformazione di un edificio esistente. La conformazione lunga e stretta del lotto e la volumetria dell’edificio preesistente hanno portato a una soluzione compositiva sviluppata in tre corpi di fabbrica tra [ 40 ]

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loro paralleli affacciati su una profonda corte interna. Il volume prospiciente il viale e un secondo più arretrato presentano uno sviluppo di sette piani fuori terra, mentre un corpo centrale di tre piani è collegato al resto della costruzione da un sistema di scale e passerelle e risulta sospeso su un altro fabbricato di quattro piani, ortogonale rispetto alla strada e che funge da collegamento tra i tre edifici. Il progetto ha previsto inoltre la realizzazione di tre piani interrati di cui due destinati a parcheggio. La struttura articolata

del complesso rispecchia le molteplici funzioni d’uso degli spazi, con uffici, sale di rappresentanza e aree di coordinamento collocati sui vari piani e, al piano terra, le sale riunioni e le aree comuni aperte verso la corte interna. Il prospetto su viale Piave è scandito da un sistema di brise soleil in acciaio inox composti in moduli quadrati (3.60x3.60 mt) sovrapposti in maniera sfalsata. Nelle ore notturne, l’illuminazione degli spazi interni anima il prospetto e mette in risalto il pattern cromatico delle vetrate che alternano superfici


PIUARCH Assonometria dell’intervento di Viale Piave a Milano.

trasparenti a pannelli di diverse tonalità di grigio in corrispondenza dei telai fissi e apribili. I sette piani vetrati poggiano su uno zoccolo che riprende per dimensioni e materiali le superfici lamellari dell’adiacente Spazio Metropol, stabilendo con esso una forte continuità visiva. Il linguaggio utilizzato per il fronte su strada, che rimanda a trasparenza e leggerezza grazie all’impiego del vetro e del metallo, si contrappone all’aspetto più austero dei fronti affacciati sulla corte interna. Qui il tema della scacchiera modulare adottato nel prospetto principale è stato ripreso nelle medesime forme e dimensioni, utilizzando però pannelli di GRC (Glass Reinforced Concrete) all’interno dei quali sono collocati i serramenti vetrati. Un layout semplice e funzionale caratterizza gli interni open space degli uffici e degli spazi di collegamento. I soffitti in cemento faccia a vista casserato con doghe di legno presentano travi attrezzate con impianti di condizionamento e illuminazione. Materiali diversi si alternano sulle superfici pavimentali: gres negli uffici, doghe di rovere negli

spazi di coordinamento e vecchi legni di recupero nelle aree di rappresentanza. Negli interni a piano terra e nella corte è posata invece la basaltina, pietra scura di origine vulcanica scelta dallo studio anche in altri progetti per Dolce&Gabbana in quanto trasmette una precisa idea di mediterraneità tipica della Maison

SCHEDA Località Milano Anno di realizzazione 2009 - 2012 Committente Dolce&Gabbana S.r.l. Progetto strutturale FV Progetti S.n.c. Progetto impiantistico GTEC S.a.s. – Andrea Zanotti

Progetto illuminotecnico

Rossi Bianchi Lighting Design

Progetto arredi Studio Laviani Piuarch team Luca Lazzerotti, Micaela Bonomessi, Silvia Calzetti, Laura Cassani, Gabriele Coi, Marco Dragoni, Davide Fascione, Suewoo Kim, Magali Roig Liverato, Michele Megna, Elena Migliorati, Gianni Mollo, Andrea Palaia, Salvatore Seggio

Superficie costruita 10.000 mq

In alto, il corpo centrale e le scale esterne di collegamento visti dalla corte interna in direzione di Viale Piave (foto qui sopra, con il fronte esterno adiacente allo spazio polivalente Metropol, progettato alcuni anni fa sempre da piuarch) (foto ©Andrea Martiradonna).

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PROFILI

GEOMETRIE LUMINOSE Un edificio per uffici si inserisce a sbalzo nel paesaggio agricolo filtrato da grandi schermature che ne sottolineano, spezzandola, la linearità

Sopra, il fronte sul lato della strada conferisce un carattere distintivo e unico all’edificio ed è realizzato sovrapponendo alla vetrata continua degli uffici una struttura a griglia modulare di filtri solari orientati. A destra, uno sbalzo conferisce leggerezza all’edificio e protegge l’ingresso carraio

(foto ©Andrea Martiradonna).

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La sede amministrativa e operativa del Gruppo Bentini, società di costruzioni e engineering in Italia e all’estero, si trova a Faenza, in un contesto a bassa densità abitativa il cui paesaggio è fortemente caratterizzato dalla presenza della campagna agricola. L’edificio destinato agli uffici è costituito da un volume unitario e lineare arretrato rispetto al fronte stradale ed è stato progettato con standard qualitativi elevati, che uniscono alla grande flessibilità degli spazi interni un disegno di pianta semplice e ben organizzato sui vari livelli. L’ultimo piano è stato pensato come uno spazio utilizzabile per eventi e convegni anche dalla popolazione residente, dando l’occasione di vivere lo spazio dell’azienda che si apre alla città che la ospita. Il fronte sul lato della strada conferisce un carattere distintivo e unico all’edificio ed è realizzato sovrapponendo alla vetrata continua degli uffici una struttura a griglia modulare di filtri solari orientati, che ripartisce la fac-

ciata in vani rettangolari di varie dimensioni. Questa soluzione compositiva rende la percezione dell’edificio un’esperienza continua di mutamento a seconda della posizione rispetto alla facciata e alla luce che durante il giorno la illumina, modellando con le ombre i volumi, e allo stesso tempo regala una sequenza di visuali dinamiche e cangianti della vita lavorativa interna. Il lato posteriore dell’edificio è progettato per mantenere una continuità visuale forte con la campagna circostante attraverso una facciata totalmente vetrata. Le due facciate sono diverse tra loro ma caratterizzate entrambe dalla volontà di apertura all’esterno attraverso la trasparenza, schermata sul lato verso la strada e aperta al paesaggio della campagna sul lato opposto. Separato dal corpo principale da una piazza ombreggiata e celato alla vista degli uffici da un piano verde inclinato, un capannone industriale accoglie infine i servizi, l’archivio e il magazzino


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SCHEDA Località Faenza RA Anno di realizzazione 2009-2011 Committente Bentini Spa Progetto strutturale e impiantistico Euro Engineering Srl

Progetto impiantistico Euro Engineering Srl Progetto illuminotecnico Rossi Bianchi Lighting Design

Progetto del verde MMASS Studio Associato

Specifiche tecniche e computi Studio Tre Architetti Associati

Superficie costruita 6.500 mq

Dettaglio della facciata, sezione. Più a destra, due viste dei luminosi spazi interni (foto ©Andrea Martiradonna).

Piuarch team Salvatore Seggio, Yusuke Aizawa, Momoko Asano, Ilan Balouka, Filippo Carcano, Erica Cazzaniga, Viola Corbari, Marco Dragoni, Davide Fascione, Niccolò Genesio, Luca Mazzeo, Michele Megna, Elena Migliorati, Nicola Pelucchi, Jenny Spagnolatti, Giorgio Terraneo Importo lavori 7.000.000 euro

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L’ARCHITETTURA E LA PIAZZA A Champigny-sur-Marne, il progetto per un edificio amministrativo diventa occasione per ridefinire lo spazio urbano

Sopra, render del nuovo edificio di IDF Habitat con cui piuarch ha vinto il concorso di progettazione indetto dal Comune di Champigny-sur-Marne. Sotto, pianta e sezioni delle due ali dell’edificio.

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Vincitore di un concorso di progettazione internazionale, il progetto fa parte del piano attuativo che avvia la trasformazione di una vasta area nel cuore della città di Champigny-sur-Marne, a 12 km da Parigi, lo ZAC (Zone d’Aménagement Concerté) des Bords de Marne. Un’area in riva al fiume oggi separata dalla città da un imponente edificio per uffici dell’Air Liquide e da un terrapieno ferroviario. L’ambizioso piano urbanistico prevede che il nuovo sviluppo urbano non si colleghi in maniera passiva al resto della città ma ne costituisca un nuovo motore sociale, culturale e produttivo, con un programma che comprende la realizzazione di un Museo della Resistenza, un centro intercomunale

di documentazione pedagogica, un laboratorio di arti plastiche, una residenza alberghiera di 6.500 mq e 15mila mq di uffici, a cui si aggiunge la nuova sede di IDF Habitat, oggetto del progetto di piuarch. Lineare ed efficiente, con il prospetto rivolto verso la piazza articolato come una loggia su vari piani accessibile dall’interno degli uffici per un affaccio sullo spazio urbano, nel progetto l’edificio, grazie alla sua articolazione in pianta, diventa per lo studio un’occasione per definire il perimetro e il ruolo della piazza antistante come spazio pubblico. Ancora una volta, l’architettura che contribuisce a definire i vuoti trasformandoli in spazi di socialità

SCHEDA Località Champigny-sur-Marne, Île-de-France Anno di progetto 2013 Committente IDF Habitat Superficie costruita 2.700 mq Progetto architettonico

Piuarch con Stefano Sbarbati



‹ STRUMENTI PER IL PROGETTO

TEATRO LIRICO DI MILANO

LA NUVOLA DEL RESTAURO UN PROGETTO INTERAMENTE PUBBLICO RIPORTA IN VITA UNO DEI SIMBOLI DELLA MILANO CIVILE E CULTURALE. CON L’AUSILIO DI TECNOLOGIE DI RILIEVO 3D DI LEICA GEOSYSTEMS, SOFTWARE BIM DI AUTODESK E LA CONSULENZA DI POLITECNICO DI MILANO. GRATUITE

Sopra, spaccato assonometrico longitudinale dell'edificio e, qui sotto, render dello stato di fatto e di progetto della vista dalla platea.

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Dopo 14 anni di abbandono, il restauro del Teatro Lirico (dal 2003 intitolato a Giorgio Gaber) diventa realtà. Il progetto, elaborato in 18 mesi dall’ufficio tecnico dell’Assessorato ai lavori Pubblici del Comune di Milano, riguarda una superficie complessiva di 9.550 mq e mira alla conservazione dell’impianto architettonico originale, con il ripristino degli ingressi principali su via Larga. Il progetto prevede il recupero o il rifacimento, sulla base dei materiali e delle finiture originali, delle de-

corazioni in gesso, dei rivestimenti lapidei e dei pavimenti in legno della sala, dei 400 mq di palco scenico, dei palchi e della galleria. L’intervento prevede inoltre un nuovo impianto di riscaldamento e di illuminazione, il rifacimento della copertura, la realizzazione di 1.500 posti, la realizzazione, al secondo piano, di un nuovo ristorante e la costruzione di 120 mq di sale prova laterali. L’importo dei lavori, la cui durata prevista è di 600 giorni circa, è di 16.500.000 euro. Per una corretta progettazione e per indire il bando pubblico per l’intervento di riqualificazione era necessario documentare lo stato di fatto dell’edificio, difficilmente ricostruibile a partire dai soli documenti d’archivio. Da qui l’intervento di Leica Geosystems e di Autodesk, che hanno fornito gli strumenti di rilievo e i software di modellazione parametrica 3D utili sia ai progettisti sia all’impresa che si aggiudicherà l’appalto. Il Politecnico di Milano ha fornito la propria consulenza specialistica per la parte acustica. Nello specifico, i rilievi sono stati svolti da un team tecnico di Leica Geosystems che in 4 giorni con l’ausilio di un laser scanner ha rilevato 550 nuvole di punti, per un totale di circa 10 miliardi di punti (contro i circa 1.500 che si sarebbero potuti raccogliere con un metodo di rilevamento tradizionale). Resi interpretabili dal software proprietario Leica, i dati sono stati poi trasferiti nei software parametrici Recap e Revit della Building Design Suite di Autodesk per creare accurate rappresentazioni digitali in 3D del teatro. Il modello matematico in 3D è stato in seguito utilizzato come supporto per le fasi di analisi, progettazione e visualizzazione dell’aspetto finale dell’edificio da parte del team tecnico

dell'Assessorato, lavoro che sarà trasferito poi all’impresa di costruzioni che si aggiudicherà il bando di gara pubblico. L’operazione ha permesso di operare una stima precisa dei costi di intervento con un notevole vantaggio sia economico che di tempo rispetto alle metodologie tradizionali. Inoltre, i dati acquisiti rimarranno a disposizione del Comune per interventi futuri di manutenzione ed eventuali ampliamenti. Segnata da alterne fortune, la storia del Lirico inizia nel 1717, quando viene eretto il teatro regio ducale, distrutto da un incendio sessant'anni dopo. Fu allora che l’arciduca Ferdinando d’Asburgo-Este propose di dotare la città di due teatri affidandone la progettazione al regio architetto Giuseppe Piermarini. Il teatro nobile principale, l’attuale Teatro alla Scala, fu costruito nei pressi della corte mentre il teatro secondario sorse sull’area delle scuole fondate da Paolo da Cannobio. Inaugurato nel 1779, il nuovo teatro detto la Cannobiana fu restaurato e rinominato Teatro Lirico Internazionale a fine Ottocento su iniziativa dell’editore Edoardo Sonzogno, che lo risollevò dal declino. Di nuovo proprietà comunale dal 1926, il Lirico fu ricostruito su progetto dell’architetto Cassi Ramelli dopo il grave incendio che lo danneggiò nel 1938, e nel 1943 ospitò la stagione del Teatro alla Scala distrutto dai bombardamenti. Concesso dal Comune al Piccolo Teatro Strehler come “sala grande” nel 1960, il teatro Lirico ospitò opere di Brecht, balletti, manifestazioni politiche e concerti, in particolare di Giorgio Gaber, che tutti i milanesi ricordano, fino agli anni Novanta, quando una crisi finanziaria ne provocò la chiusura definitiva.


› OCCHIELLO

In alto, una vista della sala così come appare nel render creato in tempo reale dalla tecnologia di rilievo digitale di Leica Geosystems e, sopra, uno dei render realizzati in sede di progetto con l'utilizzo dei software parametrici di Autodesk. Sotto, render dello stato di fatto e di progetto degli ingressi. L'intervento di restauro mira in primo luogo al ripristino delle caratteristiche proprie del Lirico come definite negli interventi del 1938 di Antonio Cassi Ramelli.

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‹ RECUPERO E RIUSO

GARAGE MANIN

Era la sede della prima concessionaria automobilistica di Verona. Riportata in vita da un progetto di riqualificazione che adotta soluzioni innovative grazie all’impianto strutturale d’avanguardia per l’epoca

Sopra il titolo, disegno del fronte principale su Via Manin e, nella pagina di destra, la facciata finestrata, compresa tra due corpi minori a copertura piana che contenevano gli uffici. A centro pagina, il confronto tra la sezione originaria e quella ottenuta dal progetto di Felice e Lisciandra. Le immagini di cantiere a fondo pagina descrivono il processo seguito per realizzare gli scavi sostenendo al contempo i pilastri portanti in CA.

Nel 1919, quando venne inaugurato, il canale dell’Adigetto scorreva ancora, da tempi medievali, lungo un fianco dell’edificio, monumentale quasi come la facciata con ingresso su via Manin: quando l’architetto Ettore Fagiuoli aveva avviato il progetto vigeva ancora il Regolamento asburgico che imponeva agli opifici edificati in aree urbane un aspetto magnificente, che contribuisse al decoro della via e dell’intorno. L’alveo del canale creava un dislivello rispetto al piano di città in parte risolto con la costruzione di un piano seminterrato, reso possibile dall’uso del calcestruzzo, e in parte con un terrapieno su cui poggiare i pilastri perimetrali di fondazione del corpo di fabbrica. Lo stesso terrapieno che nel 2010, su progetto degli architetti Mauro Felice e Gaetano Lisciandra e grazie ai calcoli strutturali dell’ingegner Giuseppe Casagrande, è stato invece rimosso

per ricavare, distribuite su due livelli sotterranei, le metrature previste dal programma di recupero per adattare l’edificio a esigenze contemporanee. La riconfigurazione degli spazi, ben leggibile dal confronto delle sezioni, e la nuova destinazione d’uso (un supermercato con parcheggio al livello interrato) ha altresì comportato la progettazione ex-novo del sistema distributivo, con nuove rampe mobili e la ricollocazione delle scale, conservandone le componenti in pietra. Pulito e ripristinato nel suo stato originario, l’involucro esterno racchiude ora quattro livelli, due dei quali sotterranei e uno su soppalco sospeso (con portata di 300 Kg/mq) retto da una struttura ad archi binati in acciaio ancorati – mediante doppi tiranti da 12 cm ciascuno - a portali realizzati ex-novo all’interno delle pareti perimetrali.

BEN SCAVATO, VECCHIA TALPA Per la costruzione di due nuovi livelli interrati l’edificio è stato interamente svuotato, procedendo progressivamente, pilastro dopo pilastro, alla realizzazione di una nuova palificazione di sostegno: strutture provvisionali inglobate, nel corso della ricostruzione, nei nuovi pilastri in calcestruzzo armato che contano così, oltre ai normali rinforzi metallici, su un’anima in acciaio profondamente conficcata nel terreno. [ 48 ]

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› RECUPERO E RIUSO

Mauro Felice

Gaetano Lisciandra

Laureato in architettura allo IUAV nel 1993, dopo un’esperienza decennale presso il Comune di Verona Mauro Felice (Verona, 1958) apre il proprio studio professionale nel 1997, oggi coadiuvato da 5 collaboratori. Si occupa generalmente di progettazione urbana ed edilizia, direzione lavori e attività di consulenza tecnica. È stato progettista di un Piano Particolareggiato a Biella (area ex Lanificio Rivetti) attuando le linee-guida urbanistiche redatte dagli architetti Gae Aulenti e Gaetano Lisciandra. Tra i lavori più recenti, oltre al Garage Manin, la nuova sede Iveco e il nuovo Centro Sportivo dell’A.C. Chievoverona, entrambi nell’hinterland di Verona, e un insediamento turistico sull’isola di Pag (Croazia).

Laureato in architettura allo IUAV nel 1972, Gaetano Lisciandra opera da più di 40 anni nella pianificazione urbanistica (ha predisposto Piani Urbanistici Generali e Particolareggiati e Piani di Intervento per numerosi Comuni, da Laveno a Maratea) e nella progettazione architettonica. Collabora con numerose Università con incarichi a contratto e seminari. Socio effettivo di INU sezione Lombardia, di cui è stato anche presidente; Presidente in carica della sezione Lombardia di IN/Arch, dal 2012 Lisciandra è Presidente della Commissione Paesaggio della Provincia di Milano, dove ha contribuito alla stesura delle linee guida del PTCP. Conduce studi e ricerche sulla città e l’ambiente, come quella commissionata nel 2001 dalla presidenza del consiglio comunale milanese sui beni di archeologia industriale di Milano, che ha dato vita all’unica catalogazione sistematica degli edifici e dei manufatti di archeologia industriale in 240 schede dettagliate poi raccolte in una pubblicazione multimediale. Tra i progetti di architettura più recenti o in corso: la Torre Antonini, 9.500 mq mixed-use su 16 piani, un edificio per uffici in via Sbodio e un nuovo insediamento residenziale nell’area di Porta Volta, tutti a Milano.

www.maurofelice.com

www.gaetanolisciandra.it

La vista assonometrica mostra l’edificio dal retro di Via dei Mutilati. A pochi passi a est si trova Piazza Brà e l’Arena; a nord ovest Castelvecchio.

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‹ RECUPERO E RIUSO

La soluzione della “coppia”, che sul piano strutturale distribuisce al meglio le forze in gioco riducendo al contempo impiego e dimensonamento di materiale, si è poi trasformata in motivo architettonico ricorrente in tutte le soluzioni interne, fin nelle maniglie della porta a vetri di ingresso, a segnalare l’innesto del contemporaneo in un corpo che all’esterno conserva appieno i segni neogotici del suo concepimento: dal portale in ferro, di cui è stata conservata, proteggendola con vernice protettiva, anche l’ossidazione (un cor-ten creato dal tempo), alla pensilina in ferro, ai serramenti, ricostruiti in metallo con il medesimo disegno dei precedenti in legno, alla copertura (anch’essa solo sostituita con lamiera zincata di moderna fabbricazione). Le strutture metalliche: capriate, archi e tiranti di sostegno del piano soppalco, al pari delle canalizzazioni impiantistiche, sono lasciate a vista, a sottolineare la complessità degli interventi e forse del mondo, che nel

L'ECLETTICA MODERNITÀ DI FAGIUOLI Il progetto originario del Garage Fiat rivela e nasconde insieme le esperienze maturate dall’architetto veronese Ettore Fagiuoli nel corso della sua collaborazione presso lo studio milanese dell’ingegner Broggi e dell’architetto Nava, che sul tema degli edifici industriali e pubblici avevano messo a punto, tra i primi in Italia, strutture in cemento armato, ferro e vetro. Nuove tecnologie che qui permettevano di costruire un piano seminterrato e ricavare un ampio spazio a tutt’altezza adeguatamente illuminato dai lucernai verticali e dall’ampia finestratura [ 50 ]

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verticale, dissimulate dal fronte esterno principale, che conserva le tradizionali partizioni dell’architettura rinascimentale veronese tra piano terra ad arcate e primo piano con finestre, nobilitate dall’ampio portale di ingresso ove ritornano mensoloni e modiglioni, nonché due clipei a motivi geometrici ornamentali. Un’attenzione alla decorazione in parte obbligata e in parte caratterizzante l’intera produzione di Fagiuoli, che fu anche acquafortista e soprattutto, dal 1913 al 1939, scenografo degli spettacoli all’aperto dell’Arena di Verona. Facciata sul canale Adigetto in un disegno originale di Ettore Fagiuoli (da CSAC di Parma)


› OCCHIELLO

Da sinistra in senso orario: l’ingresso di Via Manin; le rampe mobili; il soppalco sospeso con le strutture metalliche e le capriate a vista; la soluzione che riporta in asse il corpo scala; il motivo “binato” ricorre anche sulle maniglie della porta d’ingresso.

corso di un secolo si è fatto più complicato nelle domande e di conseguenza anche nelle risposte che oggi un architetto dev’essere in grado di fornire al committente e alla comunità. Risposte che nell’intervento del Garage Manin sono state apprezzate dal mondo del retail con il Retail Award assegnato nel 2013 al negozio Eurospar ospitato ai piani seminterrato e terreno

SCHEDA Località Verona, via Manin Anno di progetto/realizzazione 2010/2011 Committente Boxes Center Car Srl Progettazione architettonica e DL Arch Mauro Felice, Arch. Gaetano Lisciandra

Strutture Ing. Giuseppe Casagrande, MPS Srl Impianti Caffini Engineering Srl Impresa di costruzioni Impresa Edile Lonardi SpA Direttore Tecnico Ing. Nicola Martinelli

Palificazioni e strutture provvisionali Intergeo Strutture metalliche MBM SpA Costruzioni in Acciaio Superficie del lotto 1.200 mq Superficie commerciale 3.650 mq Superficie garage interrati e servizi 2.186 mq

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STUDIO LABICS A BOLOGNA

TRA COMUNITÀ E IMPRESA RISTORANTE, PALESTRA, NIDO D’INFANZIA, CENTRO ESPOSITIVO, AUDITORIUM E INCUBATORE DI IDEE. INAUGURATO DA POCHI MESI, UN POLO MULTIFUNZIONALE A MISURA DI IMPRESA E APERTO ALLA CITTÀ Atto Belloli Ardessi

In apertura, la scultura di Mark di Suvero Old Grey Beam accoglie i visitatori nel parco davanti alle rampe dell'ingresso principale; a destra, vista del fronte opposto, aperto sul complesso industriale del gruppo (foto ©Christian Richters).

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L’acronimo MAST sta per Manifattura di Arte, Sperimentazione e Tecnologia. Dove le molteplici funzioni, distribuite su 3 piani per 25mila mq, sono raccolte in un edificio articolato e aperto su più fronti per dare accesso sia ai collaboratori della vicina GD, parte del Gruppo Coesia, promotore attraverso la Fondazione Seràgnoli del concorso e poi della realizzazione dell’opera, sia ai cittadini. Agli abitanti del quartiere in primo luogo, e al più vasto pubblico richiamato dal programma di mostre d’arte e fotografia. Il programma di concorso, che prevedeva la progettazione di più edifici all'interno del campus aziendale per accogliere attività in parte ad uso esclusivo dei dipendenti dell'azienda (asilo nido, ristorante e circolo

aziendale, palestra) e in parte aperte al pubblico (scuola di formazione, auditorium, museo aziendale) con l'obiettivo di migliorare sia i servizi interni all'azienda sia la sua immagine pubblica, è stato affrontato e risolto dallo Studio Labics accorpando le diverse funzioni in un unico edificio; un organismo complesso e allo stesso tempo unitario, morfologicamente disarticolato ma sintetico nell'immagine, che agisce anche come elemento di mediazione tra la scala maggiore degli edifici industriali esistenti, quella minore del vicino tessuto residenziale urbano e il vuoto del parco. Il progetto insiste su due fronti: uno privato, continuo, lineare che fronteggia gli edifici del Gruppo Coesia e conclude la sequenza dei volumi che insistono nel cam-

pus industriale e un secondo aperto, da un lato verso la città e dall’altro verso il parco del fiume Reno, che idealmente accoglie il vuoto del verde antistante e con esso il pubblico, invitando ad entrare attraverso le lunghe rampe che conducono direttamente nel centro nevralgico del complesso verso l'atrio del museo al primo piano. Il progetto è stato concepito dunque come un edificio-percorso; organismo strutturato a partire dal movimento fisico delle persone che attraversano lo spazio, in grado di trasformare l'immobile in un complesso vivo, dinamico; non un semplice contenitore di attività ma un generatore di movimento, capace di stimolare nuove relazioni. Ne abbiamo parlato con Maria Claudia Clemente e Francesco Isidori di Labics.


› CITY IN THE CITY

Labics Maria Claudia Clemente (1967) e Francesco Isidori (1971), laureati in Architettura alla “Sapienza” di Roma, fondano Labics nel 2002. Lo studio, che oggi conta 20 collaboratori, si caratterizza per un’architettura strutturata, relazionale, aperta e territoriale. Tra i lavori realizzati numerose residenze, piani particolareggiati residenziali e mixed use a Roma, Tirana e Wuhu (Cina), i percorsi pedonali dei Mercati di Traiano (con Nemesi), una piazza a Rozzano, i locali Obikò in tutta Italia. Menzione d’onore alla Medaglia d’oro all’architettura italiana 2006, Labics ha vinto numerosi premi, tra cui un Gold European e un Silver Global Holcim Award. www.labics.it Sotto, nella zona dell'asilo nido il vetro dell'involucro esterno è sostituito da lastre in ceramica multicolore (foto ©Christian Richters). A destra, disegno di dettaglio della facciata continua a doppia pelle.

Qual è stato, secondo voi, il fattore principale che ha permesso al vostro concept di vincere il concorso indetto dal Gruppo Coesia? Il fatto che il nostro progetto sia riuscito a individuare e interpretare al meglio alcune istanze non esplicite contenute nel bando. La prima è sicuramente l’idea di un edificio pensato come un ponte tra la città e l’azienda. Un edificio aperto al pubblico che, attraverso le grandi rampe, si protende verso la città in un gesto di accoglienza verso il visitatore. Mentre la seconda consiste nel concetto di un edificio unitario e molteplice; un organismo complesso in grado di rappresentare la molteplicità delle funzioni che contiene e al tempo stesso dotato di un’immagine forte e sintetica.

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‹ CITY IN THE CITY

A quali stilemi o ideali architettonici vi siete ispirati, data la versatilità funzionale richiesta? Quello del MAST è un edificio assolutamente originale sia nelle forme che nel programma. Una delle più grandi qualità dell’edificio sta proprio nell’invenzione tipologica: si tratta di una micro-città, dove le diverse attività sono organizzate e connesse da una rete di strade e percorsi pubblici interni ed esterni.

In alto, l'atrio a doppia altezza accoglie i visitatori al primo piano con un'opera di Olafur Eliasson (foto © Christian Richters); accanto, la pianta del piano terra, con funzioni prevalentemente riservate ai collaboratori del Gruppo Coesia. Nei disegni, diagramma dei flussi: privati dal compound industriale e pubblici dall'ingresso di Via Speranza, aperto sul parco, e natura e distribuzione delle funzioni tra i diversi piani. Nella pagina di destra, due immagini del nido d'infanzia e, sotto, il club aziendale (foto © Christian Richters)

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A quali principi si ispira invece il progetto in merito al benessere energetico e a quello, più in generale, fruitivo degli spazi? Abbiamo cercato di favorire il più possibile l’apporto della luce naturale per dare il massimo comfort e benessere ambientale. Nell’asilo ad esempio la luce penetra da tutte le direzioni: dall’alto attraverso i grandi lucernari tondi o rettangolari, dalle pareti verticali, attraverso le superfici vetrate filtrate dalle bacchette ceramiche colorate; dall’interno dell’edificio

attraverso i giardini d'inverno vetrati. Il risultato è quello di uno spazio naturale a metà strada tra interno ed esterno. Come sono stati scelti i materiali? I materiali con cui è costruito il MAST sono pochi, principalmente vetro, acciaio e cemento armato. Sono materiali semplici, essenziali, che esprimono leggerezza, innovazione e tecnologia. Sono gli stessi valori su cui si fonda la filosofia del Gruppo Coesia. A quale tipologia di spazi espositivi si ispira il MAST e quali linee avete seguito per disegnarli? Quello del MAST è uno spazio dinamico, articolato, inusuale. Non si tratta del tipico spazio espositivo costituito da una sequenza di ambienti dal carattere neutro per poter ospitare oggetti o opere d’arte. É uno spazio pensato per dar forma e corpo all’idea di movimento ed evoluzione tipico del mondo dove si fa innovazione. Per questo motivo la parte


› CITY IN THE CITY

principale dello spazio espositivo è localizzata su un lungo piano inclinato organizzato su più livelli tramite una serie di terrazze connesse da un percorso continuo. Come immaginate che sarà questo complesso tra vent’anni? Il MAST è nato come un scommessa ambiziosa di un imprenditore illuminato: essere centro di riferimento per l’arte, la tecnologia e l’innovazione in una città “pigra” come Bologna e per di più una zona lontana dal centro storico. Tra vent’anni lo immaginiamo più vivo che mai, una sorta di centro ricerca informale e aperto alle contaminazioni culturali. Un centro che darà spazio a chiunque abbia idee innovative aiutandolo a svilupparle, e al contempo lo immaginiamo un luogo della comunità dove, diventati adolescenti, gli utenti del nido si ritroveranno nel giardino trasformando la Old Grey Beam di Mark di Suvero nel luogo di appuntamento più popolare di Borgo Panigale

SCHEDA Località Bologna Committente Coesia Group Concorso 2006 Realizzazione 2009/2013 Progetto Labics - Maria Claudia Clemente,

Progetto impianti meccanici ed elettrici

Team di concorso Hélène Bouchain, Leonardo

Superficie totale 25.000 mq Superficie fuori terra 12.000 mq Costo 40.000.000 di euro General contractor Cesi (2009/2012), Dottor Group (2013) Facciate Focchi Group Impianti meccanici ed elettrici Cefla Impianti per la sicurezza Metrovox

Francesco Isidori

Consolazione, Andrea Ottaviani, Giorgio Pasqualini

Team di progetto Chiara Capriulo e Carolina

Bajetti (project architect), Leonardo Consolazione, Francesca Delicato, Giuditta Milano, Andrea Ottaviani, Luigi Panetta, Dominique Réthans, Maria Adele Savioli, Elisa Villani

Progetto strutture

Proges Engineering - Ing. Andrea Imbrenda

Hilson Moran Italia

Progetto illuminotecnico Baldieri Progettazione acustica Dr. Higini Arau; Progetto del paesaggio arch. Paolo Pejrone

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INTERVISTA A ISABELLA SERÀGNOLI

MADAME MAST Ginevra Bria Un'imprenditrice, Isabella Seràgnoli, investe circa 40 milioni nella Fondazione Mast, sita nella prima cerchia periferica di Bologna. L'edificio polifunzionale, inaugurato a ottobre 2013, sta diventando un nuovo centro per lo sviluppo delle arti e tecnologie legate all'industria, incarnando l’operato della committenza: il Gruppo Coesia, azienda leader nel settore della meccanica di precisione. Isabella Seràgnoli, presidente del gruppo industriale, si è data come obiettivo quello

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di stabilire una connessione tra impresa e territorio, tra produzione e città, offrendo al pubblico un ampliamento dei servizi offerti ai propri interlocutori. Gli spazi del MAST sono sorti come veri e propri elementi di aggregazione, di dialogo tra dimensioni, per loro natura, differenti. Il progetto del duo progettuale Labics, vincitore di un concorso nel 2006, si sviluppa su 25.000 mq. Lo svolgimento dell’interconnesione tra il ruolo pubblico e l’estensione privata dell’edificio si manifesta fin dall’aggetto principale attraverso la presenza di due lunghe rampe, segno di collegamento e, assieme, di presa di distanza dal contesto. L’architetto Francesco Isidori di Labics ritiene inoltre che sia prevista la conversione dell’attuale parcheggio di via Speranza in corridoio verde di unione coreografica tra l’entrata principale del MAST e il Parco del Reno. In questo passaggio è stata sottolineata la doppia identità dell'edificio: da un lato un involucro modulato attraverso giochi volumetrici di aggetti e rientranze, dall’altro un fronte continuo con un unico taglio obliquo vetrato, una finestra metaforica sugli stabilimenti del gruppo. Uno spazio che, tra arte e sfera quotidiana, cerca di spezzare, senza interrompere, il rapporto tra industria e produttività.

Cos’è oggi e cosa diventerà domani il MAST? MAST è stato concepito come luogo di congiunzione tra la cultura d’impresa e la collettività, quindi non destinato a essere solo un laboratorio multifunzionale in cui sperimentare nuovi modelli di welfare aziendale. MAST si propone come centro di produzione di cultura e di innovazione creato per le persone che operano nel Gruppo Coesia ma aperto alla città, nell’ottica di una responsabilità imprenditoriale che parte dall’impresa, ma che va oltre ad essa. Quali gli obiettivi istituzionali del MAST? MAST è una Fondazione non profit nata nel 2013 per promuovere progetti di innovazione sociale e offrire servizi di welfare aziendale che possono assumere connotazioni di complementarietà a disposizione della comunità e del territorio attraverso un processo di osmosi tra l’impresa e la città. La sua sede è una nuova cittadella, che nasce da un intervento di trasformazione di un’area industriale dismessa, in un complesso di spazi progettati dallo studio romano Labics, per stimolare nuove relazioni attraverso un percorso in cui i vari servizi vengano fruiti con dinamicità, innovatività, sperimentazione. Attraverso questo ponte tra impresa e comunità la Fondazione Mast intende favorire un processo culturale volto al cambiamento, rivolgendosi anche alle nuove generazioni in una prospettiva di motivazione verso l’innovazione e l’imprenditorialità. Quali sono, architettonicamente e strutturalmente, le dimensioni funzionali condivi-


› ARTE, INDUSTRIA E SOCIETÀ

Alcune fotografie dell'esposizione (in corso fino al 30 marzo) Mondi Industriali 014. Sopra da sinistra, foto di René-Jacques Creuset (1950); Henrik Spohler (2008); Bill Brandt (1937); ancora Spohler. Qui sotto, Polonia, Eblag, 1994, di Guido Guidi. A sinistra, dalla serie Instrumentals di Shannon Ebner, Inventory Number 5841.

se richieste dal concorso? L'articolato programma di concorso prevedeva la progettazione di più aree destinate ad ospitare attività diverse. Labics lo ha interpretato accorpando in un unico complesso le differenti funzioni, in modo da conferire maggior forza e identità all'intervento, e interpretare al meglio il ruolo di un'interfaccia tra pubblico e privato. I servizi offerti includono uno spazio espositivo, un’auditorium, un’accademia per l’innovazione e l’imprenditorialità, un nido per l’infanzia, un wellness center, un ristorante aziendale e una caffetteria. Sotto quota zero infine, tre piani di parcheggi. A livello internazionale a quale genere di istituzioni museali o polifunzionali si ispira il Mast?

Mast non è stato sviluppato a seguito di un piano di ricerca sulle attività di welfare sociale e d’impresa e culturali nel mondo. La sfera della sussidiairietà su cui opera da anni la nostra Fondazione in ambito sociosanitario e culturale interagendo in modo organico con le istituzioni e la società civile, unitamente allo sviluppo di nuovi progetti di welfare aziendale condivisi con l’impresa, hanno stimolato la concezione di una struttura del tutto innovativa. Tra spazi interni ed esterni dell’edificio, quale ruolo ricopre l’arte e quale tipo di pubblico vuole maggiormente coinvolgere? Mast intende coinvolgere le nuove generazioni nella Gallery con la rappresentazione di un’astrazione della tecnologia per narrare le peculiarità virtuose dell'industria meccanica, peculiarità del territorio, con installazioni multimediali, exhibits hands-on, con strumenti manipolabili dove, diversamente dai luoghi museali, non è vietato toccare. Il percorso espositivo continua nell'area di fotografia industriale, in cui le immagini offrono un osservatorio sul lavoro, l’evoluzione della produzione, delle architetture, dei lavoratori stessi, con il nuovo obiettivo di apprendere e divenire anche consapevoli del modo di lavorare, del fare impresa o fare servizi. Progetti di formazione mutuati dalla competenza tecnologica dell’impresa infine possono essere sviluppati con le istituzioni scolastiche all’interno dell’Academy. La vocazione di Mast per le arti, la sperimentazione, la tecnologia viene rappresentata anche da opere di scultura che non hanno funzione museale ma decorativa, come la

Collective Movement Sphere di Olafur Eliasson nell'atrio, la Sfera di Arnaldo Pomodoro nell'Academy, il Coffee table di Donald Judd e la Shine di Anish Kapoor nel foyer e la monumentale scultura rosso fuoco Old Grey Beam di Mark di Suvero nel giardino. Attualmente secondo quale tipologia di opere si attesta la collezione del MAST? La collezione è esclusivamente di fotografia industriale. Attualmente consta di oltre 1.000 fotografie dal Novecento ad oggi ed è curata da Urs Stahel, già direttore del Fotomuseum di Winterthur, con la chiara volontà di sostenere l’attività di ricerca sull’industria e sul valore che essa induce nella società e nel territorio, e quindi il ruolo del lavoro umano nello sviluppo economico e produttivo. Ci può anticipare quali saranno i programmi espositivi del 2014? Attualmente e fino al 30 marzo è in corso Mondi Industriali 014, la seconda esposizione di fotografia industriale che prosegue la scrittura sull'evoluzione dell’industria negli ultimi 150 anni. Nata da una nuova selezione di opere della collezione della Fondazione, la mostra presenta 243 opere di 46 fotografi internazionali di grande notorietà come Margaret Bourke-White, Robert Doisneau, Walker Evans, Harry Gruyaert, Naoya Hatakeyama, Lewis Wickes Hine, William Eugene Smith, Walter Vogel. Successivamente verranno proposte esposizioni di artisti nazionali e internazionali, monografiche o collettive, tratte dalla collezione privata della Fondazione o provenienti da istituzioni o da altre raccolte private

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‹ DESIGN CAFÈ

IL DESIGN DELLA TRIPLA A LA SETTIMA EDIZIONE DEL TDM FOCALIZZA L’ATTENZIONE SULL’AUTOSUFFICIENZA PRODUTTIVA NELL’ESPOSIZIONE IL DESIGN ITALIANO OLTRE LE CRISI. AUTARCHIA, AUSTERITÀ, AUTOPRODUZIONE

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Oltre alla consapevolezza che storia e memoria aiutino a leggere presente e futuro, l’idea alla base della settima edizione del Triennale Design Museum è che le cicliche fasi di crisi economica rappresentino una condizione particolarmente stimolante per la creatività produttiva. Il tema dell'autosufficienza produttiva è quindi declinato e affrontato in un percorso espositivo attraverso tre periodi storici cruciali: il cosiddetto periodo autarchico degli anni Trenta, l’austerity degli anni Settanta, gli anni 2000 e le sperimentali forme di autoproduzione e produzione dal basso. In mostra, tra gli altri, lavori di Enzo Mari, Gio Ponti, Maurizio Cattelan, Fortunato Depero, Bruno Munari, Alessandro Mendini, Vittoriano Viganò, Paolo Ulian, Michele De Lucchi, Patricia Urquiola, Ettore Sottsass, Giulio Iacchetti, Antonio Citterio. Cura scientifica di Beppe Finessi, progetto di allestimento di Philippe Nigro, progetto grafico di Italo Lupi. Il design italiano oltre le crisi Autarchia, austerità, autoproduzione Triennale Design Museum - VII edizione 4 aprile 2014_22 febbraio 2015 www.triennale.org

LA CULTURA DEL FARE La casa comunica ancora! Portiamo sulle facciate le tende, i vasi da fiori, le poltrone, le abat-jour, le sedie, i tavoli e le credenze, le bottiglie… Ugo La Pietra

Con la mostra Interno/ Esterno, curata da Marco Meneguzzo, Ugo La Pietra ripercorre il passaggio dagli anni Settanta agli Ottanta attraverso il recupero della concettualità dei primi e gli aspetti ironici e spettacolari del neoeclettismo e del ritorno alla cultura del fare del decennio successivo. Dai disegni e le tele dell’autore alle ceramiche di Fusella e Sandro Da Boit, le casette Interno/ Esterno indicano il recupero dell’artigianato e della decorazione come possibile percorso per dare nuovo valore all’architettura e rompere idealmente le barriere tra spazio privato e spazio pubblico. Ugo La Pietra, Interno/ Esterno 11 marzo_5 aprile 2014 Antonia Jannone Disegni di Architettura C.so Garibaldi 125, Milano - www.antoniajannone.it

UNO STUDIO ARCIPELAGO PRESENTATO UFFICIALMENTE IN TRIENNALE IL 28 FEBBRAIO NASCE THE LAB, LABORATORIO DI PROGETTAZIONE INTEGRATA A GEOMETRIA VARIABILE CHE AFFRONTA CON UN APPROCCIO NUOVO LE SFIDE DELLA PROFESSIONE L’approccio è quello della jam session, dove l’armonia complessiva viene prodotta da tante voci soliste, ognuna delle quali può emergere al momento giusto, quando e quanto l’ensemble sente come necessario in una combinazione orizzontale di elementi ben diversa da quella dell’orchestra tradizionale. Non a caso l’architetto Maurizio De Caro, (pro)motore del gruppo, è appassionato di jazz. Le persone e le professionalità che ruotano attorno a The Lab sono unite da anni di comune conoscenza ed esperienze di lavoro ed esprimono tutte le competenze necessarie al progetto contemporaneo: gli architetti Guido Matta, che con il suo studio Matta & Partners ha maturato una vasta esperienza nel retail design, e Emmanuele Villani, partner [ 58 ]

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dello studio internazionale TFO con sedi a Los Angeles, Houston e Milano; il designer inglese John Bennett, in Italia dal 1983 (Tecno, Frezza, Castaldi, Atelier Bellini, Zagato); l’ingegner Fabio Torta, socio di

TRT Trasporti e Territorio, la società di pianificazione strategica e consulenza sulla mobilità guidata da Marco Ponti e Silvia Maffil; Gordan Rancic, il lighting designer che tra i primi ha colto le potenzialità dei LED fondando Lux Italia. Infine il project management, con la capacità di individuare le potenzialità del mercato – e un occhio attento su Expo2015 – di Massimo Cella (Massimo Cella & Partners) per molti anni dirigente del Comune di Milano, mentre del visual design del gruppo si occuperà lo studio Puffins. Se Maurizio De Caro è il regista di questa nuova pellicola, il produttore è Blue Milano (presidente l'architetto Bruno Pedroni), la società di progettazione contract con sede in via Santa Sofia a Milano.

Nella foto, Maurizio De Caro, amministratore delegato del nuovo gruppo di progettazione integrata The Lab.


RITORNO AL FUTURO Alessandro e Leonardo Matassoni indagano le nuove forme dell’abitare contemporaneo nella mostra Tornare al futuro_Abitare con la natura, allestita a Roma presso Interno 14 lo spazio dell'Associazione Italiana di Architettura e Critica AIAC Curata da Luigi Prestinenza Puglisi e Roberta Melasecca, la mostra allestita a Roma presso lo spazio Interno 14 è frutto di una ricerca approfondita sul tema dell’abitazione e sull’evoluzione della lezione modernista condotta dagli architetti Alessandro e Leonardo Matassoni. Attraverso modelli in scala, pannelli di grande formato con disegni di studio, una stratigrafia tridimensionale architettonica e una serie di fotografie dei modelli stessi in particolari condizioni di luce, l’esposizione introduce il visitatore alla scoperta di un’ipotesi di rifugio contemporaneo che,

riallacciandosi direttamente all’immagine ancestrale di riparo rispetto all’ambiente esterno, tenta di definire uno spazio più vicino alla spiritualità. Gli elementi principali si possono individuare nella fluidità degli spazi, nella mancanza di rigide destinazioni funzionali, nelle complesse relazioni spaziali caratterizzate da variazioni altimetriche e geometriche imprevedibili e, infine, una frammentazione dell’involucro come strategia per ricondurre l’insieme a un rapporto equilibrato con la scala umana. La casa del futuro si configura quindi come un’architettura aperta definita da spazi-filtro

flessibili che si propagano liberamente e in maniera autonoma rispetto alla disposizione delle separazioni trasparenti che distinguono materialmente il dentro dal fuori. I riferimenti alla lezione dei grandi maestri Mies van der Rohe e Frank Lloyd Wright sono qui portati alle estreme conseguenze per giungere a un approccio di tipo oggettuale che avvicina l’architettura a una vera e propria dimensione scultorea

Architettura Matassoni

In alto, plastico del rifugio fotografato in particolari condizioni di luce (foto ©Moreno Maggi). A destra, pianta e sezione del progetto.

Entrambi laureati presso la facoltà di architettura di Firenze, i fratelli Alessandro (1967) e Leonardo Matassoni (1969) svolgono la propria attività presso lo studio di architettura di Montevarchi fondato negli anni Sessanta da Aldo Matassoni. Lo studio si occupa principalmente di progettazione architettonica per committenti privati, realizzando nuove costruzioni e ristrutturazioni soprattutto nel settore residenziale e spaziando nel campo dell’architettura d’interni, dell’arte dei giardini, del disegno industriale e del complemento d’arredo. Pur avvalendosi di ogni forma di ausilio informatico, il loro approccio all’architettura potrebbe definirsi artigianale, in particolar modo nelle fasi iniziali dello studio del progetto, messo a punto attraverso l’utilizzo di modelli in scala. www.facebook.com/architetturamatassoni

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Francesco Faccin Milanese, classe 1977, dopo aver frequentato l’Istituto Europeo di Design nel 2003 lavora nello studio di Enzo Mari e inizia la propria attività di designer indipendente collaborando con aziende italiane e straniere. Dal 2004 sviluppa progetti autoproducibili in piccola serie e collabora con il modellista e liutaio Francesco Rivolta. Attento a controllare personalmente tutte le fasi di sviluppo del prodotto, lavora in stretta collaborazione con gli artigiani approfondendo in particolar modo il tema del legno. Nel 2009 incontra Michele De Lucchi con cui inizia una collaborazione tuttora in corso e nel 2010 vince con Alvaro Catalan de Ocòn il Design Report Award al SaloneSatellite. È docente presso la NABA di Milano con un corso di Product Design intitolato Progetti non Oggetti. www.francescofaccin.it

(foto ©Delfino Sisto Legnani)

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Il fuoco non è un’invenzione, ma saper accendere il fuoco ha cambiato il corso della storia e definito l’identità stessa del genere umano. È partendo da questa, a prima vista, semplice constatazione che il designer milanese Francesco Faccin ha ideato Re-fire, un kit per l’accensione manuale del fuoco che prende spunto dai sistemi impiegati dagli uomini primitivi ma è realizzato utilizzando strumenti e processi produttivi contemporanei, sofisticati ma ormai alla portata di tutti. Re-Fire consiste in un metodo di accensione per frizione tra due bacchette di legno di essenze diverse (uno duro, l’altro tenero) che permette in pochi secondi di creare una cenere incandescente utile a innescare la combustione di un’esca costituita da un materiale secco altamente infiammabile. La scelta di ogni componente e delle varie essenze di legno, corrispondenti a una precisa caratteristica tecnica, è fondamentale per la buona riuscita dell’operazione, come spiega lo stesso Faccin quando descrive la sua avventura come «un progetto emozionante, fisico, passato attraverso mille prove e frustranti tentativi alla ricerca dell’equilibrio perfetto delle varie parti che lo compongono e alla fine quando sono riuscito a produrre il fuoco con le mie mani, ho avuto per un attimo un’intensa sensazione di autosufficienza: in fondo che altro serve?». Il progetto Re-fire si riallaccia inoltre al passato arcaico non solo per la sua funzione – creare il fuoco manualmente – ma anche per la lavorazione delle diverse parti del kit. Una ripetizione di antichi gesti tramandati

da secoli accompagnata allo stesso tempo dall’utilizzo strumenti sofisticati come macchine da taglio laser e frese CNC, ormai alla portata di tutti e parte integrante della creatività contemporanea. Il progetto ReFire è stato commissionato e presentato da Tempo Italiano, il primo festival dedicato alla creatività tricolore organizzato presso l’Istituto Italiano di Cultura a Stoccolma dal 4 al 7 febbraio in concomitanza con la Stockholm Design Week 2014. Nata come piattaforma sinergica per rappresentare in Scandinavia una selezione del migliore design contemporaneo Made in Italy, il progetto invita tutti i partecipanti a riflettere sul concetto di tempo e sul significato del “fare” creativo oggi alla luce delle sfide produttive, delle esigenze e delle variabili in termini funzionali e materici e di una nuova sensibilità sostenibile. Novello Prometeo, Faccin risponde all’appello con un progetto dalla poetica unica, che condensa e allo stesso tempo supera la nozione di funzione. Un inno alla creatività primigenia, alla scintil-

la dell’identità umana, che si propone come stimolo per guardare al futuro. «Con questo progetto - spiega Francesco Faccin - è possibile creare il fuoco con le proprie mani, in modalità primitiva. Ricominciamo dal fuoco, l’elemento simbolico che ha tolto l’uomo primitivo dalla dimensione animalesca e proiettandolo verso il futuro di strabilianti innovazioni. Il fuoco è stato inventato e non scoperto perché esiste già in natura ma occorre saperlo ‘produrre’. Ecco che qui inizia il progetto, l’affinamento delle abilità, la capacità di visione, il superamento delle difficoltà. Ricominciamo quindi dall’inizio dell’inizio, quando si lottava per sopravvivere ma tutto era chiaro e limpido, senza superfetazioni ed equivoci semantici riguardo le ‘cose’. Ricominciamo con questo approccio rimettendoci in contatto con quella parte di noi che ha bisogno di cose semplici, ben costruite perché necessarie per sopravvivere, che ci legano profondamente alla natura ma sfruttando l’immenso patrimonio scientifico e tecnico che l’uomo ha prodotto in questi millenni»

RIPARTIRE DAL Dalla preistoria alla tecnologia, dal concetto al gesto. Re-Fire è il kit per l’accensione manuale del fuoco ideato da Francesco Faccin che ri-connette l’uomo ai suoi istinti ancestrali. Per portare l’azione concreta al centro della progettualità contemporanea


L FUOCO

“UN PROGETTO EMOZIONANTE, FISICO, PASSATO ATTRAVERSO MILLE PROVE E FRUSTRANTI TENTATIVI ALLA RICERCA DELL’EQUILIBRIO PERFETTO DELLE VARIE PARTI CHE LO COMPONGONO E ALLA FINE QUANDO SONO RIUSCITO A PRODURRE IL FUOCO CON LE MIE MANI, HO AVUTO PER UN ATTIMO UN’INTENSA SENSAZIONE DI AUTOSUFFICIENZA: IN FONDO CHE ALTRO SERVE?”


‹ OCCHIELLO

DESIGN FOR ALL IN PROGRAMMA DALL’8 AL 13 APRILE PRESSO FIERA MILANO A RHO LA 53ESIMA EDIZIONE DEL SALONE INTERNAZIONALE DEL MOBILE, L’EVENTO CHE CONFERMA MILANO CAPITALE MONDIALE DEL DESIGN E DELL’ARREDO

Suddivisa in tre tipologie di stili – classico, moderno e di design – l’edizione 2014 dei Saloni e il Salone Internazionale del Complemento d’Arredo, che si presenta quest'anno con gli appuntamenti biennali del Salone Internazionale del Bagno e EuroCucina, affiancata dall’evento collaterale FTK-Technology For the Kitchen, oltre al SaloneSatellite dedicato ai giovani creativi che ripropone per il quinto anno il SaloneSatellite Award per favorire i contatti tra gli under 35 e le aziende espositrici. Come da tradizione, all’offerta commerciale del salone si affianca un evento collaterale che diventa elemento di richiamo dell'intera manifestazione. Quest'anno, per la cura di Francesca Molteni, il tema è Dove

vivono gli architetti, spunto per una riflessione trasversale sulle tendenze dell’abitare contemporaneo. Si consolida il rapporto tra la manifestazione e la città di Milano: il Salone del mobile è sponsor della mostra Bernardino Luini e i suoi figli, curata da Giovanni Agosti e Jacopo Stoppa in collaborazione con l’architetto Piero Lissoni, aperta al pubblico a Palazzo Reale dal 9 aprile al 13 luglio 2014 e, in concomitanza con la settimana del design, i musei civici di Milano saranno visitabili gratuitamente. Inoltre, in collaborazione con l’Assessorato alla Moda e Design e con IED, Domus Academy, Naba e Politecnico, i Saloni organizzeranno un articolato progetto di accoglienza con postazioni informative presidiate dagli

studenti e collocate in punti nevralgici della città (metro, stazioni, aeroporti). Restando in tema di mobilità, per il secondo anno i visitatori potranno usufruire di un biglietto integrato valido sia per il trasporto urbano sia per l’ingresso in Fiera e, grazie all’intesa con Trenitalia, saranno disponibili circa 230 treni a prezzi scontati per raggiungere Milano, con collegamenti diretti alla stazione di Rho Fiera adiacente ai padiglioni espositivi. I Saloni consolidano inoltre la propria presenza sui social network e in rete attraverso blog.isaloni.it e, per agevolare la visita in fiera, da metà marzo si potrà anche scaricare gratuitamente la app aggiornata Salone del Mobile.Milano 2014. www.cosmit.it

DOVE VIVONO GLI ARCHITETTI La mostra evento Dove vivono gli architetti racconta in esclusiva le residenze private di otto tra i più autorevoli esponenti del mondo dell’architettura internazionale: Shigeru Ban, Mario Bellini, David Chipperfield, Massimiliano e Doriana Fuksas, Zaha Hadid, Marcio Kogan, Daniel Libeskind e Bijoy Jain di Studio Mumbai. Attraverso video, immagini e interviste raccolte dalla curatrice Francesca Molteni e ricostruzioni dal vivo dell’architetto e scenografo Davide Pizzigoni, lo spazio espositivo interattivo affronta il tema della casa da un punto di vista privilegiato e propone allo stesso tempo una riflessione trasversale sulle esperienze e le nuove tendenze dell’abitare contemporaneo. La mostra-installazione sarà ospitata al padiglione 9 di Fiera Milano dall’8 al 13 aprile.

WALKING DESIGN Il Quarto Stato di Pellizza da Volpedo, che da un paio d’anni ha trovato posto all’ingresso del Museo del Novecento, è diventato un’icona della città di Milano. Ma i tempi cambiano, e oggi a marciare è il mondo del design.

In alto Francesca Molteni, curatrice dell'evento e, in senso orario, Doriana e Massimiliano Fuksas (foto ©Maurizio Marcato), David Libeskind (foto ©Michael Klinkhamer), Bijoy Jain, Mario Bellini (foto ©Davide Pizzigoni).

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Walking Design è un’istallazione collettiva itinerante ideata da Ghigos Ideas con la partecipazione della città di Lissone che toccherà i luoghi simbolo del design milanese. L’evento coinvolgerà studenti e artigiani che, vestiti di un “abito del progettista” ideato per l'occasione, daranno vita a una nuvola colorata itinerante che si concluderà con la realizzazione in tempo reale di sistemi di arredo “sotto soglia” da donare alla città. Rappresentazione simbolica del saper fare che da sempre contraddistingue il sistema produttivo della Brianza, Walking Design è il preludio a un progetto più ampio che vedrà la trasformazione di Lissone in un museo dell'immateriale a cielo aperto ed è promossa dal Comune e da Duc, Distretto Urbano del Commercio di Lissone. www.ghigos.com


› SALONI 2014

URBAN STORIES

IL CALORE SU MISURA

Il format inaugurato lo scorso anno da Mosca Partners prosegue nella selezione di progettisti internazionali invitati a raccontare le loro Urban Stories in luoghi inediti della città. Il luogo scelto quest’anno, gli ex Forni della Caserma XXIV Maggio di Via Vincenzo Monti è un gioiello di architettura industriale edificato nel 1898 in stile neoromanico a Milano. Dismessi dopo aver garantito per più di un secolo la produzione di pane per tutte le caserme della Lombardia e il sostentamento di Milano durante la seconda guerra mondiale, gli ex Forni riaprono per la prima volta durante il Fuorisalone per ospitare l’allestimento di Daniel Libeskind realizzato con vetri di AGC lavorati da Fiam Italia e l’opera di pietra e vetro di Emmanuel Babled per Babled Edition, affiancate dai progetti di giovani talenti come Alvin Huang per Volvo e della coppia italo-danese GamFratesi per Casamania, Fontana Arte, Fredericia, Gubi, Kvadrat, Lightyears, Ligne Roset e Swedese.

Evoluzione di Serie T, il radiatore sartoriale disegnato da Matteo Thun e Antonio Rodriguez, citato nell’ADI Design Index 2012 e premiato con il Good Design Award 2013, TT nasce dall’impiego del profilato di alluminio estruso della serie precedente, che prende il nome dalla particolare forma della sezione, accostato secondo un disegno essenziale e continuo. Oltre a possedere un’elevata resistenza alla corrosione, il profilato di alluminio offre un’eccellente resa termica con un ridotto contenuto d’acqua. TT è un radiatore dalle grandi prestazioni termiche anche con funzionamento a basse temperature e rappresenta così un eccellente compromesso tra stile, design, efficienza energetica e risparmio (case passive o in classe A e B). Disponibile in funzione delle specifiche richieste dimensionali e termiche, è ideale anche in caso di sostituzione o di ristrutturazione.

ANTRAX SERIE TT design Matteo Thun & Antonio Rodriguez www.antrax.it

COMFORT E COLORE Considerata ormai un classico contemporaneo, la famiglia di sedute Flow disegnate da Jean Marie Massaud si rinnova e amplia la gamma di basamenti e di finiture per rispondere a situazioni d’uso differenti in spazi domestici, pubblici e lavorativi. Declinata nella variante sedia e poltroncina, la seduta Flow è disponibile con scocca in policarbonato bianco o nero con finitura esterna lucida e interna microgoffrata, oppure in versione imbottita in tessuto o pelle sfoderabile, con controscocca termoformata rivestita con materassino trapuntato di poliuretano. La nuova variante Imbottita XL, disponibile unicamente per la serie Slim, si estende fino a celare parzialmente schienale e braccioli, mentre la gamma di basamenti presenta quattro inedite tipologie e nuove finiture per la classica base a 4 gambe di rovere. Inoltre, Flow Chair e Flow Slim possono essere completate da un comodo pad in poliuretano trapuntato e termosaldato al tessuto, un accento di colore che contribuisce a rendere la seduta ancora più confortevole.

MDF ITALIA FLOW CHAIR – FLOW SLIM design Jean Marie Massaud www.mdfitalia.it

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PATRICK NORGUET

INTRECCI DI DESIGN ELEVATA QUALITÀ COSTRUTTIVA E DEI MATERIALI NELLA NUOVA COLLEZIONE OUTDOOR E INDOOR DI ETHIMO

Dalla nuova collezione di arredi outdoor Knit che Ethimo presenta ai Saloni 2014, frutto della nuova collaborazione avviata con il designer francese Patrick Norguet, emerge l’equilibrio tra il senso estetico del designer e il 'saper fare' dall’azienda di Vitorchiano. La scelta di avvalersi della creatività di Norguet è stata influenzata dalla sua capacità di abbinare alla profonda conoscenza dei materiali e dei processi una ricerca di intuizioni ed emozioni che rendono unico ogni suo progetto: al di là del semplice tratto formale e dell'eleganza plastica, Patrick Norguet ama cimentarsi con i laboratori e gli artigiani, decifra le tecniche e i processi, sempre guidato da una profonda passione per l'innovazione.

MARCELLO ZILIANI

L'ESSENZIALE Bando all’effimero. Nelle creazioni dell’architetto e designer Marcello Ziliani la ricerca della qualità progettuale si basa sui contenuti funzionali e prestazionali di prodotti che sfidano le mode per esprimere un valore intrinseco reale e non omologato.

Marcello Ziliani

INFINITI

POLTRONCINA HUG Una scocca realizzata con due elementi speculari in compensato di rovere curvato collegati tra loro da eleganti distanziali e basi girevoli in legno o alluminio. Anche il cuscino imbottito è costituito da due elementi speculari.

Marcello Ziliani (Brescia, 1963), si laurea in architettura al Politecnico di Milano nel 1988, relatore Achille Castiglioni. È titolare dello Studio Zetass che offre consulenza a gruppi multinazionali nel campo del product design e della corporate identity in tutte le sue declinazioni. Dal 1993 al 1997 Presidente di ABC-incontri sul progetto, Ziliani è stato art director di Salviati e di ZagoTech Chairs. Più volte selezionato per il Compasso d’oro, dal 2011 insegna design di prodotto all’Università di San Marino / IUAV. www.marcelloziliani.com

NATEVO

LIBRERIA ILLUMINANTE TWIST&LIGHT DOMITALIA

TAVOLO TREE Massima libertà di movimento per chi siede intorno al tavolo Tree grazie alla scultorea struttura ramificata con tronco centrale in legno massiccio da cui si dipartono gli appoggi a terra e i sostegni per il piano (in vetro o in tamburato impiallacciato).

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Un contenitore verticale composto da cinque scatole metalliche che ruotano liberamente intorno a una piantana centrale a Led a basso consumo, capace di illuminare anche grandi ambienti. Una doppia funzione che favorisce la sostenibilità complessiva di un elemento di arredo con l’alta qualità del marchio Flou, di cui il progetto Natevo fa parte.


› I SALONI 2014

Patrick Norguet

I tavoli e le strutture delle sedie Knit sono in teak, eleganti e al contempo robuste, mentre la seduta è in corda intrecciata accogliente e confortevole. Materiali naturali, colori minerali, tavoli e sedute perfetti per terrazze, giardini e ambienti indoor.

Un disegno preliminare di Patrick Norguet (nella foto a destra) per la poltroncina della nuova collezione Knit di Ethimo, adatta per terrazzi e ambienti indoor.

Laureato alla scuola di disegno industriale IESD di Parigi, Patrick Norguet (1969) apre lo studio di Parigi nel 2000. A un’intensa attività nel product design (tra gli altri Artemide, Cassina, Kristalia, Alias, Flaminia, Glas Italia, Tolix) si aggiungono progetti di interior per l’ospitalità e il retail. Attento ai processi produttivi e alla ricerca sui materiali, Norguet privilegia la purezza delle forme e la precisione del dettaglio senza cedere alle mode e all’autocelebrazione gratuita perseguita a scapito della funzionalità www.patricknorguet.com

LUIS ALBERTO ARRIVILLAGA

FUNZIONALE E NATURALE Il design diventa semplicemente elegante nelle creazioni del giovane designer Luis Alberto Arrivillaga. Classe 1980, nato in Guatemala e milanese d’adozione, Arrivillaga vanta un percorso formativo e professionale poliedrico con esperienze internazionali nel campo dell’interior e dell’industrial design. La sua ricerca formale coniuga funzionalità e rigore lineare - eredità della formazione universitaria di ingegnere meccanico - a una particolare sensibilità nell’uso del colore e dei materiali naturali. PROTOTIPO

APPENDIABITI TRES

MADE A MANO

SGABELLO CHIUMMO Stile essenziale e giocoso per lo sgabello “a dondolo” in legno massello con base semisferica in pietra lavica che permette alla seduta di oscillare senza mai cadere. I materiali che lo compongono sono volutamente utilizzati al naturale per mostrare le loro intrinseche caratteristiche estetiche e strutturali. Realizzato nel 2013 per Made a mano.

Luis Alberto Arrivillaga (Guatemala, 1980) Si laurea nel 2005 in Ingegneria Meccanica presso l’Università Rafael Landivar di Guatemala per poi trasferirsi a Milano, dove conclude gli studi presso il Politecnico con i due master in Interior Design e Industrial Design e collabora con il Centro Stile Alfa Romeo. Seguono varie esperienze lavorative per Flowserve, presso lo studio di architettura Lai, per atelier Biagetti e presso lo studio Nikid design di Londra. Nel 2011 vince il concorso MDF Italia + Cristalplant e fonda a Milano Luis Arrivillaga Studio. www.luisarrivillaga.com

MDF ITALIA

TAVOLO BEAM L’appendiabiti Tres traduce la propria funzione in una forma essenziale che impiega poco spazio ed è facilmente assemblabile in quanto composta esclusivamente da tre assi, tre viti e un supporto a parete in grado di sostenere il peso di molti indumenti. Realizzato come prototipo, viene presentato ai Saloni 2014.

Il tavolo rettangolare ideato nel 2012 per MDF Italia si caratterizza per il raccordo angolare del piano, realizzato in Cristalplant bianco con finitura opaca, con la gamba trapezoidale raggiata e rastremata di legno massello disponibile nelle essenze teak trattato olio, rovere e rovere tinto wengè.

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ARTEFACTS

‹ OCCHIELLO

PERFORMING OBJECTS Sul finire degli anni Sessanta gli oggetti partecipativi dell'arte cinetica e costruttiva, oggi raccolti in mostra a Basilea, proponevano l'interazione tra il pensiero dell'artista e del fruitore dell'opera Atto Belloli Ardessi e Ginevra Bria In Svizzera, fino all’11 maggio 2014, al Museo Tinguely di Basilea, è aperta al pubblico Spielobjekte. Die Kunst der Möglichkeiten (Oggetti del gioco. L’arte delle possibilità). Il percorso espositivo comprende la selezione di un centinaio di opere che illustrano, in ordine cronologico, la storia della variabilità, componente progettuale di determinate composizioni e costanti diffuse a partire dai primi anni Cinquanta. Nella storia dell’arte, le variazioni dell’oggetto estetico e le possibilità derivate da una

SPIELOBJEKTE. DIE KUNST DER MÖGLICHKEITEN fino all'11 maggio 2014 Museum Tinguely Paul Sacher-Anlage 2, Basel infos@tinguely.ch | www.tinguely.ch

Alcune immagini dell'allestimento espositivo di Spielobjekte al museo Tinguely di Basilea. Le installazioni Obliteration Room di Yayoi Kusama e Intervention Impact di Jeppe Hein permettono ai visitatori di interagire con gli elementi previsti dall'artista, accumulando gli interventi o rinnovando costantemente la disposizione degli elementi.

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sua resa partecipativa al pubblico sono state appannaggio, originariamente, delle istanze Concrete, Costruttive e Cinetiche. Movimenti che hanno cercato di oggettivare la conformazione dell’opera d’arte restituendo a chiunque il potere di trasformarne i confini e dunque l’immagine, talvolta alterata, dell’identità compositiva. Al Museo Tinguely, Spielobjekte offre al visitatore la possibilità, attraverso un percorso molto denso, di fare esperienza diretta delle opere d’arte esposte che, grazie all’intervento di numerosi mock-up e di intendenti a

disposizione offrono un tour tattile, percettivo di alcuni lavori. Il focus della mostra di Basilea infatti giace tra gli anni Cinquanta e gli anni Settanta, periodo durante il quale gli artisti concreto-costruttivi si sono confrontati con lo spossessamento della progettualità formale dell’opera d’arte, utilizzando materiali che permettessero una durata e un "usufrutto" dell'opera differente dalla sua configurazione iniziale. In mostra, alle pareti si confrontano piccole sculture murarie di Agam e orologi senza tempo di Mary Vieira con collage intersecanti di Gestner. Segnali scomponibili di Brunner, invece, riecheggiano i primi Spielobjekte di von Graevenitz, lasciando che al centro delle prime due sale i Polyvolume di alluminio richiamino gli spazi elastici di Gianni Colombo (gruppo T) e confondano

le linee di uno dei trasparenti Dreh-Rasterbild di Dieter Roth. Tra gli Imparaticci di Grazia Varisco e le sculture filanti di Bruno Munari, gli spazi estendibili della Posenenke ammaliano, per gittata e rigore formale, lasciando poco spazio, nella memoria, ad un piccolo ma preziosissimo altorilievo di Cruz-Diez, una superficie bianca intervallata da volumi cilindrici di sei diversi colori, che emergono e che s’abbassano in alternanza. A seguito di tavole tattili di Glasmeier, pareti vibranti di Le Parc, macchine impazzite (vd. Rotozaza) di Jean Tinguely e le griglie riflesse sull’acqua di Morellet, il percorso propone anche, in ultimo, esempi contemporanei di installazioni interattive, terminando con l’intervento cubico di Jeppe Hein e con una nuova versione della obliteration room della Kusama



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