IoArch 53 Apr_Mag 2014

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COSTRUZIONI E IMPIANTI

Anno 8 - n 53 - aprile/maggio 2014 - euro 4,50

METAMORFOSI DALLA STORIA AL PRESENTE ATTRAVERSO LA MODERNITĂ€

Profili scau studio / Nuove architetture prato venezia / Ambiente costruito rovereto Eventi fundamentals innesti/grafting / Premi shigeru ban / Artefacts illusione della luce Font srl - via Siusi 20/a 20132 Milano - Sped. in abb. postale 45% D.L. 353/2003 (conv. in. 27.02.2004 n. 46) Art. 1 Comma 1 DCB Milano



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NUOVI MODELLI Non sarà stato facile per Cino Zucchi selezionare esempi di “innesti” in un Paese dove da sempre l’architettura si confronta con gli strati della storia, dei processi e delle vite precedenti, e ha ragione il curatore del Padiglione Italia a sottolineare il fatto che sia proprio la metamorfosi delle strutture esistenti il contributo originale della cultura progettuale italiana nell’ultimo secolo. Ma anche gli innesti del Moderno sono già passato, perché traducevano in architettura programmi superati: intere categorie professionali sono scomparse e se di conseguenza si moltiplicano gli esempi di riconversioni, invariate rimangono le strutture e i flussi urbani o le soluzioni abitative funzionali all’estinto mondo della produzione del Novecento. Nella precarietà dell’oggi contano l’adattabilità (c’è chi la chiama resilienza) e le relazioni. Che si traducono in architetture leggere e spesso temporanee, mentre per le città il percorso è ancora tutto da scrivere.

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63 4 DIETRO IL SIPARIO

25 IL PAESAGGIO COSTRUITO

10 EXPO ARRIVA IN CITTÀ

46 COLTIVARE L'INNOVAZIONE

12 NON C'È DUE SENZA TRE Tadao Ando: il Teatrino di Palazzo Grassi

52 ENGADINA LUXURY

17 FUNDAMENTALS

63 ARCHITETTURA RESILIENTE

In copertina, intervento contemporaneo su un edificio storico, SCAU Studio, Acireale (foto ©Moreno Maggi)

IOARCH Costruzioni e Impianti n. 53

Direttore responsabile Sonia Politi

MDU per la Camera di Commercio di Prato

Scandurra Studio a Milano

La XIV Biennale d’architettura di Venezia

Comitato di direzione Myriam De Cesco Carlo Ezechieli Antonio Morlacchi

Contributi Atto Belloli Ardessi, Roberto Bosi, Ginevra Bria, Chiara Brusini, Moreno Maggi, Mariagrazia Leonardi, Margherita Toffolon, Silvia Zotti

Editore Font srl, via Siusi 20/a 20132 Milano Tel. 02 2847274 Fax 02 45474060 redazione@ioarch.it www.ioarch.it

Grafica e impaginazione Cristina Amodeo, Roberta Basaglia, Alice Ceccherini

Fotolito e stampa Pinelli Printing Milano

Abbonamenti Tel. 02 2847274 - Fax 02 45474060 abbonamenti@ioarch.it

Profili: SCAU Studio

Il polo della meccatronica di Rovereto

Rebosio-Spagnulo a Sankt Moritz Shigeru Ban premio Pritzker 2014

Prezzo di copertina euro 4,50 arretrati euro 9,00. Abbonamento (10 numeri) euro 30,00; estero euro 60,00. Pagamento online su www.ioarch.it o bonifico a Font Srl - Unicredit Banca IBAN IT 68H02 008 01642 00000 4685386 Reg. Tribunale di Milano n. 822 del 23/12/2004. Sped. in abb. postale 45% D.L. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004 n.46) art. 1, comma 1 DCB Milano

© Diritti di riproduzione riservati. La responsabilità degli articoli firmati è degli autori. Materiali inviati alla redazione salvo diversi accordi, non verranno restituiti.


‹ RECUPERO E RIUSO

NUOVA SEDE DELLA CAMERA DI COMMERCIO DI PRATO

DIETRO IL SIPARIO L’identità del distretto tessile pratese viene interpretata dal manto metallico che avvolge l’edificio. Una riqualificazione in classe A che raffronta scala urbana e architettonica, memoria produttiva e dimensione pubblica

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› RECUPERO E RIUSO

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rimo progetto pubblico su vasta scala realizzato dallo studio MDU Architetti, in collaborazione con Favero & Milan e Seti Ingegneria, la nuova sede della Camera di Commercio di Prato nasce dal recupero di una ex-fabbrica di tessuti che, grazie ad alcune originali soluzioni spaziali e materiche, stabilisce nuove relazioni tra gli spazi architettonici, la città e la comunità residente. Come stabilito dal bando di concorso indetto nel 2004, il progetto mirava a riconsiderare, dal punto di vista funzionale ed energetico, un’importante testimonianza della vocazione produttiva pratese e dare nuova dinamicità al distretto tessile attraverso la creazione di spazi pubblici interni ed esterni alla struttura destinati a mostre, eventi e attività culturali. Per comprendere la natura dell’intervento è fondamentale inquadrare la realtà in cui esso si colloca. L’edificio sorge infatti su un’area sviluppatasi nella seconda metà del XX secolo a sud delle mura trecentesche della città. Area che ancora oggi mostra l’aspetto tipico della “città fabbrica” o paesaggio della mixité del centro toscano, dove si alternano senza soluzione di continuità capannoni industriali e strutture residenziali. Con un volume di oltre 35mila mc, l’edificio in questione rappresenta a Prato uno dei più imponenti esempi di edilizia industriale del

secondo dopoguerra, vero e proprio lotto urbano a pianta trapezoidale con corte interna. L’intervento mantiene intatto l’impianto del complesso e allo stesso tempo ne reinterpreta la volumetria grazie a un rivestimento in lamiera stirata anodizzata color bronzo che lascia intravedere l’architettura preesistente, in particolare la sequenza serrata delle finestre con gli infissi metallici a griglia. Un vero e proprio manto metallico che, con rimandi alle operazioni di land-art di Christo, che

Il progetto nasce dal recupero di un edificio industriale risalente agli anni ‘50 e ‘60 del secolo scorso (foto b&n ©Carlo Gianni), inalterato nelle sue caratteristiche architettoniche ma celato esternamente da un rivestimento metallico color bronzo semi-trasparente. In alto e in apertura, la corte interna diventa uno spazio pubblico verde aperto alla città attraverso grandi tagli realizzati nella struttura (foto ©Pietro Savorelli).

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‹ RECUPERO E RIUSO

MDU architetti Lo studio associato viene fondato a Prato nel 2001 da Valerio Barberis (1971), Alessandro Corradini (1964) e Marcello Marchesini (1970), ai quali si è aggiunto Cristiano Cosi (1974). Il loro approccio progettuale si basa sulla continua messa in discussione delle certezze e della quotidianità alla ricerca di nuovi e più incisivi punti di vista sulle realtà del paesaggio costruito contemporaneo. Tra le loro opere realizzate, la Poolhouse Fioravanti a Prato, lo showroom RRS & Feng Lin a Shanghai, la Contemporary Art Gallery di Firenze dedicata a Giuliano Vangi, la trasformazione in loft di complessi industriali a Prato, la biblioteca comunale di Greve in Chianti (FI), il teatro di Montalto di Castro (VT). Tra le opere in costruzione, il teatro comunale e mediateca di Acri (CS), un complesso commerciale-residenziale a Livorno e l’Italian Trade Centre a Quanjiao, in Cina. www.mduarchitetti.it

impacchettava interi edifici e porzioni di paesaggio – segna un tributo all’identità dell’ex fabbrica di tessuti. L’aspetto monolitico dell’edificio è interrotto da squarci verticali che collegano fisicamente la città alla corte interna, restaurata filologicamente e attraversata da un ponte aereo in vetro U-Glass che collega le ali più lunghe del complesso. Alla piazza-giardino si accede dall’ingresso di via del Romito, riqualificato da un portale in lamiera metallica ossidata e da nuove aperture su via Pelagatti e via Baldanzi. Originariamente di proprietà privata, i 5mila mq che circondano l’edificio sono stati trasformati in aree verdi pubbliche attraversate da vie pedonali e ciclabili. Oltre ai tagli d’ingresso, l’architettura è interrotta da una grande apertura su via Baldanzi che connette la sala del consiglio al centro urbano in direzione del Duomo, della cupola di Santa Maria delle Carceri e della ciminiera dell’antica Cimatoria Campolmi, da oltre un secolo landmark urbano e simbolo del distretto produttivo. Il layout degli interni è concepito per assicurare funzionalità ai luoghi di lavoro e per

Nella corte interna, l’identità della fabbrica restaurata filologicamente si confronta con forme e materiali nuovi, come il vetro U-Glass utilizzato per la realizzazione del ponte aereo che collega le ali più lunghe dell’edificio (foto ©Pietro Savorelli).

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accentuare alcune peculiarità dell’edificio industriale, come l’altezza e l’apertura degli spazi, l’intelaiatura in ca, le volte con catene metalliche, le finestrature a nastro. Gli uffici si presentano come semplici volumi chiusi che riservano la giusta privacy e allo stesso tempo non stravolgono le qualità spaziali dell’involucro industriale. Il loro susseguirsi genera uno spazio di relazione connesso alle grandi aree aperte al pubblico, spazi fluidi definiti da grandi pareti di vetro opalino. La sala consiliare è separata dall’area di attesa tramite una vetrata trasparente, mentre il foyer raggiunge un’altezza di oltre 11 metri ed è attraversato da un’imponente scala elicoidale con struttura in ca faccia vista. Certificata in classe energetica A+, la sede camerale è stata realizzata con materiali innovativi e soluzioni impiantistiche per ridurre al minimo il consumo di energia: dalla copertura ventilata realizzata con materiale di recupero al sistema di isolamento a cappotto in lana rigenerata, dall’acciaio del rivestimento completamente riciclabile all’asfalto rigenerato e, infine, all’impiego di fotovoltaico, solare termico e geotermia

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‹ RECUPERO E RIUSO SCHEDA Località Prato Anno di progetto 2008-2009 Anno di realizzazione 2010-2013 Committente Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Prato

Progetto MDU architetti Collaboratori Michele Fiesoli, Elena Fustini,

Davide Franchina, Eugenio Salvetti, David Bigiarini, Lorenzo Boddi

Strutture, sicurezza, direzione lavori generale

F & M Ingegneria Spa, ing. Alessandro Bonaventura

Progetto costruttivo strutture

Studio Mangoni, ing. Enrico Mangoni

Concept energetico, impianti meccanici ed elettrici SETI ingegneria Srl, ing. Alessio Gatteschi Ingegneria acustica ing. Gianluca Zoppi / CESAL Srl Studi geologici e idrogeologici G & T Srl, geologo G. Galli

General contractor effegi Italia Spa Superficie lorda del progetto 6.500 mq Superficie coperta 3.380 mq Volume 35.600 mc Superficie aree esterne 10.900 mq Costo di costruzione 15.829.483 euro

Accanto, la grande scala elicoidale in cemento armato faccia a vista situata nel foyer (foto ©Pietro Savorelli).

Il comfort outdoor Da oltre trent’anni presente nel mercato italiano dell’arredo urbano, Calzolari è anche specializzata nella esecuzione di prodotti “custom” seguendo il committente in tutte le fasi dello sviluppo di un nuovo prodotto. Nelle immagini due esempi di altrettanti prodotti “tailor made”: le sedute componibili per la CCIAA di Prato e le sedute per le aree esterne della nuova stazione alta velocità “Mediopadana” di Reggio Emilia su progetto di Santiago Calatrava. Calzolari è presente anche nel

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La tecnica nel dettaglio settore della “mobilità sostenibile” con ricoveri per biciclette (bike parking) e la fornitura e gestione di “e-bike”.

Tenda veneziana interamente metallica Metalunic®, un sistema multifunzione di protezione da sole e intemperie. Permette diverse posizioni di inclinazione; l’orientamento delle lamelle garantisce luminosità o oscuramento ottimali; la struttura è autoportante, stabile, di facile pulizia e manutenzione,

CALZOLARI SRL

priva di collegamenti verticali. Il meccanismo di sollevamento e inclinazione nonché la protezione del prodotto sono integrati nel profilo di guida laterale. Le catene

Via Cadellora, 4/6 46023 Gonzaga (MN) Tel. 0376 58274 - Fax 0376 588119 info@calzolarisrl.it www.calzolariarredourbano.it

di sollevamento e di azionamento garantiscono un sicuro movimento di salita/discesa e la regolazione delle lamelle. Con lame inclinate la tenda può essere sollevata fino a 20°.

GRIESSER SRL Via Cavalier Brunetto, 31 10077 San Maurizio C.se TO Tel. 011 9279442 - Fax 01109275789 info@griesser.it | www.griesser.it


STAHLBAU PICHLER progetta, produce e costruisce in tutta Europa strutture in acciaio e facciate continue. La capacità di dar vita alle architetture più evolute unendo la creatività italiana con la precisione tedesca è la caratteristica peculiare dell’azienda. L‘Expo Gate dell‘arch. Scandurra ne rappresenta la sintesi. www.stahlbaupichler.com


‹ EXPOGATE

TIPOLOGIA VETRO 2

giunto di collegamento tubolare in acciaio

connessioni a testa svasata fazzoletto di collegamento in acciaio tra struttura portante ed elementi di facciata

struttura portante in tubolari Ø88.9 in acciaio verniciato

asola per scorrimento montanti di facciata

profilo orizzontale a mensola porta lastra vetro

traverso di facciata in profilo in acciaio tipo S355 composto a piatti (150/100)(15/50)

sigillatura in silicone a basso modulo monocomponente

profilo in lamiera d’acciaio piegata porta-guarnizione guarnizione in Dutral canalina interna in alluminio, sigillatura con silicone strutturale vetro/vetro bicomponente compatibile con gas argon

pendino in tondino di acciaio S355 Ø12

Dettaglio degli elementi di facciata e, sotto, la planimetria della nuova piazza. A sinistra, lavori in corso in uno dei due padiglioni (foto ©Filippo Romano).

Alessandro Scandurra Inizia la propria carriera curando la progettazione di diversi allestimenti teatrali, tra cui, per la Deutsche Staatsoper, la scenografia del Fidelio rappresentato a Berlino, Parigi, Venezia e Gerusalemme. Docente al Politecnico dal 2004 al 2007 e all’Università SUPSI di Lugano dal 2005, nel 2012 Alessandro Scandurra viene nominato direttore scientifico della Fondazione Portaluppi. Nel 2001 fonda Scandurra Studio, che oggi conta 15 collaboratori. Tra i suoi lavori recenti: il bookshop del Teatro alla Scala di Milano, la nuova sede Zurich a Milano (nominata per il Premio Mies Van Der Rohe 2011 e finalista alla Medaglia d’Oro all’Architettura Italiana 2012) e il Palladium Museum di Vicenza. www.scandurrastudio.com

SCHEDA Committente

Triennale Servizi srl per conto di Expo Spa

Progettazione architettonica e esecutiva Scandurra Studio

Progettazione esecutiva opere metalliche

ing. M. Giuliani, ing. F. Capsoni, Redesco Progetti Srl

Vincitore appalto

ATI IGC Srl, Stahlbau Pichler Srl, Fantin Spa, IMG Spa

Realizzazione strutture metalliche e involucro Stahlbau Pichler Srl

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› OCCHIELLO

INFOPOINT DI MILANO EXPO 2015

EXPO ARRIVA IN CITTÀ Costruiti in meno di tre mesi, i padiglioni in acciaio e vetro della Porta dell’Expo sono stati consegnati il 10 maggio, lo stesso giorno della pedonalizzazione dell’area di Piazza Castello a Milano

L’asse di via Dante inquadrato dalla nuova porta dell’Expo. A destra, l’interno di uno dei padiglioni (foto ©Filippo Romano).

Da Piazza del Duomo, nel centro di Milano, l’asse virtuale del Sempione raggiunge, 150 chilometri più a nord, l’omonimo traforo ferroviario. Tale fu l’entusiasmo, nel 1905, per la sua inaugurazione e per le aspettative di un futuro di prosperità, che l’anno seguente il tema dell’esposizione universale di Milano fu proprio il trasporto. Oggi, a poca distanza dall’area di quell’esposizione (che si svolse dove oggi è il Parco Sempione, alle spalle del Castello Sforzesco) la nuova piazza e i padiglioni gemelli progettati da Alessandro Scandurra confermano la centralità di quest’asse immaginario, lungo il quale peraltro, pochi chilometri a nord-ovest della città, sta sorgendo Expo 2015. Un’esposizione consapevole che le magnifiche sorti e progressive celebrate nel passato devono fare i conti con la finitezza del pianeta e delle sue risorse, e che per questo sarà diversa da quelle che l’hanno preceduta. Denominata Expogate, questa porta per uscire dal presente entrando nella prefigurazione di un futuro compatibile con l’ambiente e con le esigenze fondamentali dell’umanità è ricca di suggestioni: la leggerezza; la complessità che nasce dall’assemblaggio di elementi semplici;

il profilo che ricorda il Duomo; la piazza che si prolunga fino al Castello e da lì al parco e al Palazzo della Triennale. Piazza (in realtà l’ampia e breve via Beltrame) contenuta ai lati dai due padiglioni di forma piramidale, alti 19 metri su una base di 41 x 15 metri, costituiti da una struttura portante reticolare in profili tubolari in acciaio su cui sono installati gli elementi vetrati di facciata, avvolta al livello superiore da una struttura leggera e trasparente, progettata per ospitare diversi tipi di mezzi di comunica-

zione. Le opere metalliche e i pannelli di facciata prefabbricati in stabilimento, sono state realizzate da Stahlbau Pichler. In forma di chiacchera o di critica il dibattito è acceso, e meraviglierebbe il contrario, ma certo la nuova porta milanese, temporanea e reversibile, è scenografia e installazione che assume la scala dell’edificio, per definizione dinamica, al contrario degli edifici più o meno pertinenti fin qui costruiti per restare. Il suo programma è l’ottimismo

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TEATRINO DI PALAZZO GRASSI, VENEZIA

NON C’È DUE SENZA TRE La terza opera di Tadao Ando a Venezia. Dimensioni ridotte, spettacolari effetti plastici e grandi tagli di luce nell'intervento dell'architetto giapponese Margherita Toffolon La storia del teatrino veneziano compreso tra le calli delle Carrozze e Grassi è legata a quella dell’adiacente e più famoso Palazzo Grassi, acquistato nel 1949 dalla Società Immobiliare Veneta e diventato nel 1951, per volontà di Franco Marinotti patron della SNIA Viscosa, sede del Centro Internazionale delle Arti e del Costume. È di quegli anni la costruzione, sull’area di un ottocentesco giardino romantico, di un piccolo teatro per 600 spettatori, su progetto di Giovanni Sicher. Altri passaggi di proprietà animano la storia di Palazzo Grassi: acquistato nel 1978 dall’omonimo Centro, passa al Gruppo Fiat nel 1984 per essere infine acquistato nel 2005 dalla François Pinault Foundation, che affida a Tadao Ando l’attuale configurazione. Dell’architetto giapponese è ora anche il progetto di recupero e riqualificazione funzionale del Teatrino, impostato sulla realizzazione di una doppia scatola: all’interno dell’involucro murario esistente, preventi[ 12 ]

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vamente risanato, Ando inserisce il volume teatrale vero e proprio, sagomando lo spazio in forme plastiche con continui cambi di prospettiva e improvvisi inserimenti di luce naturale. Il nuovo volume definisce i due ambiti principali del progetto funzionale e architettonico: quello dell’auditorium con il palco, il retrostante backstage con area tecnica e la gradonata con duecento posti a sedere; e il grande foyer adiacente all’ingresso principale, caratterizzato dalle grandi aperture a taglio triangolare nel lucernario e a parete, dove definiscono lo spazio rendendo permeabile il passaggio tra i diversi ambienti. Il foyer è anche l’ambiente destinato a ospitare rappresentazioni culturali non convenzionali. L’inserimento della “scatola scenica” ha consentito di ottenere, al suo contorno, tutti gli ambiti di servizio necessari alla funzionalità dell’edificio stesso, il corridoio laterale di accesso ai bagni e un secondo ampio foyer che si affaccia su calle Grassi, collegato alla

Teatrino di Palazzo Grassi: pianta del piano terra


entrance hall e quindi indipendente dalle restanti parti dell’edificio. A livello intermedio, accessibile dalla scala laterale posta in un cortiletto, è collocata la sala regia con annessi magazzini. Il volume esterno si presenta invece come un parallelepipedo uniforme sagomato solo su porzioni della facciata principale e di quelle retrostanti per preservare e mantenere il perimetro originario, di cui sono stati sostituiti gli intonaci cementizi (marmorino e intonaco a base di calce). Un ulteriore intervento

Sopra due immagini del foyer, caratterizzato dalle grandi aperture a taglio triangolare e dal liscio cemento a vista. Sotto, l'ingresso principale (foto ŠPalazzo Grassi, ORCH orsenigo_chemollo).

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ha uniformato la copertura trasformandola in un’unica pendenza con rivestimento in lamine continue di zinco titanio, secondo la tipologia dei tetti storici veneziani realizzati in lamine di piombo. Il progetto strutturale Le importanti fondazioni esistenti sono state mantenute e integrate con pali trivellati di piccolo diametro a sostegno dei nuovi carichi previsti dal progetto come prescritto dalla normativa vigente. Il mantenimento della quota esistente delle fondazioni ha permesso di eseguire la vasca di protezione dalle acque alte, fino a una quota di 2.00 m sul livello del medio mare (60 cm al di sopra del livello di calpestio), cui si sono aggiunti i soli scavi necessari per gli impianti. La vasca si “appoggia” alla platea esistente ed è costituita da un telo continuo bentonitico contrastato da una zavorra in c.a. che termina con una finitura in cemento armato lisciato a pavimento. Le nuove strutture verticali in acciaio sono state realizzate a integrazione dei pilastri perimetrali, esistenti e restaurati, e a sostegno delle pareti “twist” disegnate nel progetto architettonico, dei carichi verticali derivanti dalla copertura e delle particolari pareti in fibra di gesso e cartongesso a cinque lastre studiate appositamente per garantire la perfetta insonorizzazione dell’auditorium. Per la copertura e il solaio intermedio nella sala regia sono realizzate strutture in acciaio rispettivamente a travi reticolari e ad anima piena

Sopra, una prospettiva dell'auditorium

(foto ©Palazzo Grassi, ORCH orsenigo_chemollo) e un momento dell'inaugurazione (foto ©Matteo De Fina).

Accanto, le 4 sezioni del progetto.

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› OCCHIELLO

Ing. Luigi Cocco

SCHEDA Località Venezia Committente Palazzo Grassi Spa Anno di realizzazione 2012 – maggio 2013 Progetto architettonico arch. Tadao Ando Tadao Ando Architect & Associates

Coordinamento generale ing. Eugenio Tranquilli Equilibri Srl.

Progetto strutturale e costruttivo architettonico, Direzione Lavori Ing. Gian Domenico Cocco, Ing. Luigi Cocco – Tecnobrevetti Srl

Progetto impianti meccanici ed elettrici In alto la scenografica scatola in c.a a vista che divide il foyer dall'auditorium (foto ©Palazzo Grassi, ORCH orsenigo_chemollo).

Sopra, pianta della struttura di copertura

Arch. Adriano Lagrecacolonna, P.I. Sergio Rigato Studio Lagrecacolonna

Progetto impianto illuminotecnico

Arch. Cinzia Ferrara, Ing. Pietro Palladino Ferrara Palladino e Associati

Superficie complessiva 1.000 mq Superficie foyer 115 mq + 90 mq Posti a sedere 225

(Venezia, 1961) Dopo la laurea in ingegneria civile, nel 1991 entra a far parte dell'Istituto Italiano di Ingegneria Civile e fino al 2013 coopera con la società Tecnobrevetti come responsabile della progettazione strutturale specializzato nel calcolo strutturale con il metodo degli elementi finiti. Tra i progetti strutturali realizzati in collaborazione con l’ingegner Gian Domenico Cocco figurano l’ampliamento del magazzino logistico automatizzato di Benetton Group a Ponzano (TV), il restauro e ampliamento delle Gallerie dell'Accademia di Venezia (arch. Tobia Scarpa), la ristrutturazione di Palazzo Grassi e dell’annesso “teatrino” e il restauro di Punta della Dogana, sempre a Venezia (arch. Tadao Ando); la ristrutturazione del Palazzo dell’Ex Unione Militare a Roma (arch. Massimiliano e Doriana Fuksas). Nel 2013 fonda a Treviso lo studio di ingegneria Tecnobrevetti Design. Attualmente è impegnato nella progettazione strutturale di Villa di Jano (arch. Tadao Ando) e della Torre Annex (Map Studio) a Bologna e del Fondaco dei Tedeschi a Venezia (arch. Rem Koolhaas). Per lo showroom Duvetica a Milano si è occupato della direzione progettuale e di cantiere per conto dell’architetto Tadao Ando.

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‹ LIBRI E NEWS

TECNICA E IMMAGINAZIONE FINO AL 31 AGOSTO, NEGLI SPAZI DELLA TRIENNALE DI MILANO, LA GRANDE MOSTRA DEDICATA ALL’ARCHITETTO PAULO MENDES DA ROCHA, PREMIO PRITZKER NEL 2006

PAULO MENDES DA ROCHA TECNICA E IMMAGINAZIONE A CURA DI DANIELE PISANI Triennale di Milano

06 maggio_31 agosto 2014

Tecnica e immaginazione è un’eccellente sintesi dell´opera di Paulo Mendes da Rocha, autore che da sessant´anni insiste sul carattere in prima istanza tecnico dell´architettura come elemento di stimolo per l’immaginazione. Dalla mole di disegni, fotografie, documenti, volumi e plastici, alcuni realizzati appositamente per la mostra e quasi tutti provenienti dallo studio dell´architetto, selezionati con attenzione dal curatore Daniele Pisani, emerge con forza la convinzione di Mendes da Rocha che fare architettura non significhi realizzare edifici da aggiungere al territorio ma pensare a un ridisegno complessivo dell´ambiente costruito, contribuendo a quella "città per tutti" che si manifesta soprattutto

nei suoi lavori per il pubblico - musei prima di tutto ma anche grandi segni urbani come Praça do Patriarca a Sao Paulo. I lavori e i temi che emergono dalla mostra ben illustrano il significato del premio Pritzker attribuitogli nel 2006 e il ruolo fondamentale che Mendes da Rocha ha esercitato e esercita per l´architettura latinoamericana, oggi una delle più vivaci nel panorama internazionale. Il progetto d´allestimento, sviluppato dallo studio PioveneFabi, da solo merita la visita: per il rispetto e l´attenzione filologica con cui tratta il materiale espositivo e per i supporti in cemento di ridotto spessore realizzati con Italcementi, che per l´occasione ha utilizzato il nuovo brevetto i-active biodynamic.

Sopra il titolo due opere di Mendes da Rocha: lo stadio municipale Serra Dourada a Goiânia, 1973, e casa Francisco Malta Cardoso a Sao Paulo, 1963 (foto ©Leonardo Finotti)

La mano che pensa L'OPERA DELL’ARCHITETTO E FILOSOFO FINLANDESE JUHANI PALLASMAA CHE RIFLETTE SUL VALORE DELL’ESPERIENZA E DELLE EMOZIONI E SULLA NECESSITÀ DI SPERIMENTARE LA REALTÀ ATTRAVERSO TUTTI I SENSI

La mano che pensa Autore Juhani Pallasmaa Editore Safarà Editore 160 pp – euro 18,50 ISBN 9788897561132

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Presentato presso lo spazio Valcucine Milano Brera, il saggio di Juhani Pallasmaa inaugura la collana di architettura omonima a cura di Stefano Tessadori e Matteo Zambelli dedicata ai cinque sensi, alla percezione, alle esigenze abitative primordiali, alle atmosfere, ai dati materici e all'invecchiamento buono dell'architettura. La mano che pensa esorta il lettore a una nuova consapevolezza dello spazio in cui si vive e a sperimentare la percezione dei luoghi e degli oggetti attraverso un approccio multisensoriale che vada oltre l’attuale supremazia della vista. Una narrazione che si rivolge a un pubblico ampio e che, muovendosi tra l’antropologia, la storia e la filosofia

sempre in stretta relazione con il fare inteso come gesto, può indicare la strada

La mente tende a essere concettuale, intellettuale e a esprimere idee geometrizzate, mentre le mani, di solito, comunicano spontaneità, sensualità e tattilità. Le mani registrano e misurano il battito della realtà vissuta. Juhani Pallasmaa

verso l’estetica di una nuova architettura in maggiore sintonia con la natura. Juhani Pallasmaa Figura di riferimento internazionale nei campi dell’architettura e del design, dell’arte e della cultura, dal 2008 è membro della giuria del Pritzker Prize. È stato direttore e docente della Helsinki University of Technology, rettore alla Helsinki University of Applied Arts, professore alla Haile Selassie I University in Etiopia, visiting professor presso molte altre istituzioni accademiche. Si è occupato di progettazione architettonica, grafica, design ed è autore di numerose pubblicazioni tradotte in trenta lingue. Dagli anni Settanta agli Ottanta ha diretto il Museo Finnico di Architettura promuovendo gli artisti e architetti finlandesi in tutto il mondo.


› BIENNALE DI ARCHITETTURA

XIV MOSTRA INTERNAZIONALE DI ARCHITETTURA

DALLA MODERNITÀ AL FUTURO Fino al 23 novembre a Venezia, alla Biennale di Koolhaas sarà protagonista l’architettura, non gli architetti In alto, Monditalia, Map, Corderie dell’Arsenale (courtesy la Biennale di Venezia, ©Rem Koolhaas).

Sotto, Elements of Architecture, Stair – Models at the Friedrich Mielke Institute of Scalology, Padiglione Centrale, Giardini

(courtesy la Biennale di Venezia, ©Rem Koolhaas).

“Fundamentals accoglie tre manifestazioni complementari che gettano luce sul passato, il presente e il futuro della nostra disciplina. Dopo diverse Biennali dedicate alla celebrazione del contemporaneo, Fundamentals si concentrerà sulla storia, con l’intento di indagare lo stato attuale dell’architettura e di immaginare il suo futuro”. Così Rem Koolhaas descrive la sua Biennale, articolata in tre manifestazioni comple-

mentari. La prima, Absorbing Modernity 1914_2014, è un invito rivolto a commissari e curatori dei diversi padiglioni nazionali a raccontare, ciascuno a proprio modo, il processo forzato di annullamento delle caratteristiche nazionali a favore dell’adozione di un singolo linguaggio moderno e di un singolo repertorio di tipologie. Anche se, si ammette, l’universalità trascende l’annullamento e l’omologazione e può essere perseguita solo attraverso un complesso processo di “incontro tra culture, invenzioni tecniche e impercettibili modalità di restare nazionali”. I Giardini diventano così luogo di narrazione collettiva – i Paesi partecipanti quest’anno sono 65, un record - in grado di offrire una panoramica globale dell’evoluzione dell’architettura verso un’unica estetica moderna, svelando al contempo la sopravvivenza di caratteristiche nazionali uniche. Sempre ai Giardini, al Padiglione Centrale verrà allestita Elements of Architecture: gli elementi architettonici apparentemente più comuni che, sottoposti ad analisi microsco-

pica, appaiono da un lato come una combinazione instabile in cui confluiscono orientamenti culturali, simbolismi dimenticati e modelli importati e che dall’altro risultano permanenti e invarianti, malgrado i linguaggi tecnologicamente avanzati in cui vengono sempre più spesso tradotti. Tra i partecipanti, oltre a Rem Koolhaas e AMO, la Harvard School of Design, lo IUAV, il Senseable Cities Lab del MIT, Arup, Stephan Trueby e Manfredo di Robilant. Monditalia, alle Corderie dell’Arsenale, smonterà invece pezzo a pezzo la cartolina del Bel Paese, sezionato mediante esposizioni, rappresentazioni, video et al, anche con la complicità delle altre sezioni della Biennale, nelle sue mille sfaccettature: architettura, religione, politica. 58, tra permanenti e week-end specials, le partecipazioni. Fondamentali in Monditalia sono le peculiarità del nostro Paese, dove creatività, competenza e potenzialità convivono, dalla Tabula Peuntingeriana del V secolo ad oggi, con una perenne turbolenza politica

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PADIGLIONE ITALIA

IL PASSATO È MATERIA Con Innesti Cino Zucchi propone una rilettura della nostra migliore architettura osservandone la carica trasformativa al confronto con le strutture urbane preesistenti

Sopra, da sinistra: San Michele in Borgo, Massimo Carmassi a Pisa; Palazzo Montecatini, Gio Ponti a Milano; MoDus Architects, casa d'artista a Castelrotto; al centro, schema generale dell'allestimento; a destra il Portale del padiglione Italia disegnato da Cino Zucchi. Qui sotto Milano Moderna_ un laboratorio urbano

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innèsto s. m. [der. di innestare]. – 
Operazione con cui si fa concrescere sopra una pianta una parte di un altro vegetale della stessa specie o di specie differenti, al fine di formare un nuovo individuo più pregiato o più produttivo o più giovane (Treccani). Secondo il curatore del Padiglione Italia “il pensiero contemporaneo persegue nuovi fini e valori attraverso una metamorfosi delle strutture esistenti” e soprattutto in questo consiste l’anomala modernità della cultura progettuale italiana: la sua “capacità di innovare e al contempo di interpretare gli strati precedenti. Non adattamenti formali a posteriori del nuovo rispetto all’esistente, ma piuttosto innesti capaci di agire con efficacia e sensibilità in contesti urbani stratificati”, dove il nuovo intervento è solo un nuovo strato che si aggiunge ai precedenti. Se il contestualismo interpreta l’esistente come

un limite cui cerca di adattarsi, l’architettura italiana – in particolare quella dell’ultimo secolo - considera il luogo e i suoi caratteri come un materiale vivo da trasformare. Il moderno funzionale diventa così, come illustrano gli esempi in mostra, una gemma innestata negli interstizi dell’ambiente costruito. “L’Italia di quest’ultimo secolo – conclude Zucchi – ha perseguito momenti di grande innovazione tecnica e formale, affrontandoli spesso con la coscienza della responsabilità che ne derivava. Il passato non è quindi solo un valore da conservare, ma anche un elemento vivo che costituisce lo sfondo della nostra vita quotidiana insieme ai nuovi ambienti che ogni giorno costruiamo e trasformiamo per rispondere a nuovi bisogni”. Accolti dall’arcuato portale di ingresso in metallo che Cino Zucchi stesso ha disegnato per “innestarlo” sulla facciata delle Tese delle Vergini e oltrepassata una sezione introduttiva che con testi e immagini ricostruisce la storica attitudine dell’architettura italiana al confronto/dialogo con la complessità preesistente, i visitatori possono approfondire diversi episodi che in cent’anni hanno fatto di Milano, più di altre città, il “laboratorio del moderno”, una città cresciuta più per occasioni che per una pianificazione di lungo termine. Ai progetti contemporanei, integrati in contesti diversi e presentati come collage prismatici di immagini e retropro-

iezioni, a rappresentare la diversità e la frammentazione delle condizioni urbane e del paesaggio nel nostro Paese, è dedicata la seconda sala. Qui trova spazio e rappresentazione anche la riflessione, l’ironia e la provocazione che rinnovano, fecondandolo di nuove idee, il dibattito sulla professione, sui mezzi e sul rapporto tra passato e contemporaneità. Sempre nella seconda sala Studio Azzurro compone il grande mosaico di Paesaggi Abitati: i brevi video del contributo collettivo con cui gli italiani hanno risposto all’open call lanciato al momento della pre-


› BIENNALE DI ARCHITETTURA

Cino Zucchi

"per me non esiste il passato perché considero che tutto è simultaneo nella nostra culura e nemmeno esistono, nel giudicare architettura, fratture tra l’architettura antica e la moderna" (Gio Ponti, Amate l’architettura, 1957)

sentazione del programma della manifestazione documentando la vita quotidiana negli spazi pubblici materia dell’architettura. Come la “modernità italiana” sia letta da importanti architetti stranieri che hanno avuto modo di conoscere il nostro Paese ce lo diranno le brevi riflessioni di Cartoline dal mondo, all’uscita verso il Giardino delle Vergini, dove una grande panca di metallo disegnata da Cino Zucchi si snoda tra gli alberi delimitando spazi di sosta e di dibattito. Infine, poiché Milano è Expo 2015, nel Padiglione saranno esposti il masterplan e i pro-

getti dei cluster tematici, ma soprattutto EXPOST 2040, dove una serie di giovani studi di architettura immagina differenti scenari urbani per il dopo Expo, prefigurandone la metamorfosi

Nato a Milano nel 1955, Cino Zucchi ha conseguito un Bachelor of Science presso l’MIT prima di laurearsi al Politecnico di Milano, dove attualmente è Professore Ordinario di Composizione Architettonica e Urbana e docente al Dottorato di Progettazione Architettonica e Urbana. Docente in numerosi seminari di architettura a Firenze, Zurigo e Madrid, nel 2013 è stato Visiting Professor in housing and urbanization ad Harvard. Ha esposto alla 6°, 8°, 12° e 13° Biennale di Architettura di Venezia, dove l’installazione Copycat. Empathy and Envy as Form-makers ha ricevuto la menzione speciale della giuria. È membro del comitato scientifico della XXI Triennale (2016). Ha pubblicato saggi e recensioni sulle maggiori riviste internazionali ed è membro del forum della rivista “Lotus international” dal 1996. E’ autore dei libri L’architettura dei cortili milanesi 1535-1706 (Electa 1989), Asnago e Vender. Architetture e progetti 1925-1970 (Skira 1999), Copycat (Marsilio 2012) e Cino Zucchi. Inspiration and Process in Architecture (Moleskine 2012). Con lo studio CZA ha progettato e realizzato numerosi edifici pubblici, residenziali e commerciali e sviluppato progetti di spazi pubblici, aree agricole, industriali e storiche partecipando a numerosi concorsi nazionali e internazionali. Tra i lavori più noti la riforma dell’area ex Junghans a Venezia, il masterplan per l’area di Keski Pasila a Helsinki, gli edifici residenziali e per uffici nell’area dell’ex Alfa Romeo a Milano, l’edificio per uffici ad Assago (Milano), la sede Salewa a Bolzano e l’ampliamento del Museo dell’Automobile a Torino. www.zucchiarchitetti.com

INNESTI/GRAFTING Curatore Padiglione Italia Cino Zucchi Coordinamento scientifico Nina Bassoli Progetto di allestimento CZA Cino Zucchi

Architetti, Cino Zucchi, Omar de Ciuceis, Stefano Goffi, Diego Martinelli

Progetto grafico Studio FM Milano Installazioni video Studio Azzurro Consulenza illuminotecnica Carlotta de Bevilacqua

Contributi scientifici Politecnico di Milano, Università IUAV di Venezia

• Sezione “Milano Moderna: un laboratorio urbano” Consulenza scientifica Federico Bucci con Elisa Boeri, Paola Nicolin, Francesco Rephisti

Ricerca e progettazione modelli della sala “La città che sale” Onsite studio, Giancarlo Floridi, Angelo Lunati

Fotografi Vincenzo Castella, Filippo Poli, Filippo Romano, Maurizio Montagna

• Sezione “EXPO 2015. Laboratorio del futuro” Progetto di allestimento MoDus Architects,

Matteo Scagnol, Sandy Attia

Consulenza scientifica workshop EXPOST. Tracciare futuri possibili” Paolo Galuzzi Proposte progettuali per EXPOST di

Barozzi Veiga, Ma0, Openfabric, StudioErrante Architetture, Yellow Office

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TIME SPACE EXISTENCE

LA QUARTA DIMENSIONE A Palazzo Bembo e Palazzo Mora, l'evento collaterale Time Space Existence presenta i lavori di 96 studi di achitettura da tutto il mondo Il lavoro dell’architetto ha spesso un impatto notevole non solo sulla nostra esistenza quotidiana, ma anche sulla realtà del mondo in cui viviamo. Un’influenza di cui a volte non si ha piena nozione, né

Accanto, villa disegnata da Studio MK27 di Marcio Kogan

(foto ©Fernando Guerra).

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in qualità di attori né di spettatori, e che è in grado di sopravvivere alle esistenze terrene. Prendendo spunto dalle nozioni filosofiche di spazio, tempo, esistenza, la mostra Time Space Existence documenta

gli attuali sviluppi dell’architettura attraverso una serie di istallazioni, visioni, progetti presentati da ben 96 architetti e studi di progettazione selezionati in tutto il mondo. L’allestimento è stato concepito sulla base delle caratteristiche architettoniche delle due sedi dell’evento. Le trentadue stanze di Palazzo Bembo ospitano le singole presentazioni di architetti e studi associati, da Ricardo Bofill, Allford Hall Monaghan Morris, GMP, White Arkitekter, o progetti di ricerca come quello dell’Università di Houston. I grandi ambienti di Palazzo Mora diventano invece la cornice ideale per grandi installazioni collettive, come nel caso delle architetturesculture di Eduardo Souto de Moura. Nel presentare i diversi approcci progettuali, la mostra si propone di ampliare la consapevolezza delle nostre esistenze personali all’interno di una specifica condizione spazio-temporale. Time Space Existence è curata da Rene Rietmeyer e da The Global Art Affairs Foundation, organizzazione no-profit olandese che si propone di promuovere una maggiore consapevolezza intorno ai temi filosofici dell’arte contemporanea – in particolare i concetti di tempo, spazio ed esistenza – rendendoli accessibili a un vasto pubblico internazionale attraverso mostre, convegni e pubblicazioni


› BIENNALE DI ARCHITETTURA

Da sinistra, un’installazione di Eduardo Souto de Moura; l'aeroporto Tegel di Berlino di GMP Architekten, 19701975, e The Battleship Building, Londra, 2001, progettato da Allford Hall Monaghan Morris (foto ©Timothy Soar).

PROGETTI DI RESURREZIONE Tra le istallazioni ospitate a Palazzo Bembo, lo studio Ricardo Bofill Taller de Architectura presenta una narrazione architettonica incentrata sul caso de La Fabrica, l'ex-cementificio di Barcellona trasformato nello studio dell’architetto catalano. Attraverso un vestibolo che riproduce un tipico ambiente veneziano, i visitatori saranno introdotti in uno spazio circolare multisensoriale dove immagini, mappe tridimensionali e suoni raccontano il percorso di trasformazione della Fabrica da rovina

industriale a centro d’innovazione immerso tra lussureggianti giardini di eucalipti, palme, ulivi e cipressi. Una transizione “dalla morte alla vita”, nella definizione dell’architetto catalano, che dimostra la possibilità di immaginare il futuro sulla base del passato e del presente di una realtà contingente. Trasportato nel contesto veneziano, l’esempio narrativo della Fabrica si propone quindi come punto di partenza di un processo cognitivo individuale e collettivo che trascende i limiti fisici e mentali

Un’immagine di La Fabrica, ex cementificio di Barcellona trasformato nella sede dello studio di Ricardo Bofill (foto © Lluis Carbonell). e, a sinistra, render dell’installazione dedicata al progetto per la mostra Time Space Existence, courtesy Ricardo Bofill Taller de Architectura.

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‹ BIENNALE DI ARCHITETTURA

Sauerbruch Hutton Matthias Sauerbruch (Costanza, 1956), laureato all’Architectural Association di Londra, fino al 1988 ha lavorato per Rem Koolhaas in OMA. Dal 2008 è docente incaricato alla Graduate School of Design di Harvard. Louisa Hutton (Norwich, 1957) si laurea nel 1985 all’Architectural Association di Londra, dove insegna fino al 2001, e dal 2008 è docente incaricata a Harvard. Fondato nel 1989, lo studio Sauerbruch Hutton di Berlino conta 75 collaboratori. Tra i lavori più noti, la sede generale della GSW di Berlino (1999); l’istituto di ricerca farmacologica a Biberach (2002); la Federal Environmental Agency a Dessau (2005), il museo Brandhorst a Monaco (2008), il complesso Mac a Milano (2010). www.sauerbruchhutton.de

LA STORIA E IL LUOGO Il progetto del Museo del ‘900 di Mestre viene presentato come paradigma architettonico di rigenerazione urbana nella mostra M9/Transforming the city

Nelle immagini, due render di Sauerbruch Hutton e una foto del plastico del nuovo museo di Mestre.

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In concomitanza con la Biennale di Architettura, la Fondazione di Venezia presenta una mostra dedicata al progetto esecutivo di M9, il Museo del ’900 di Mestre progettato da Matthias Sauerbruch e Louisa Hutton, vincitori del concorso indetto quattro anni fa. Si tratta di un programma di rigenerazione urbana che si sviluppa su un’area di oltre 9.200 mq nel centro di Mestre e che si confronta con la complessità del tessuto cittadino proponendosi come nuovo centro di aggregazione sociale e culturale. Avviato quest’anno, l’intervento architettonico interessa un gruppo eterogeneo di edifici e, oltre alla realizzazione del museo, affiancato da un corpo minore per i servizi di back-office, prevede il restauro di un convento benedettino seicentesco e il rinnovo di un edificio

amministrativo risalente agli anni Sessanta. Tra i due corpi del museo si aprirà una nuova piazza, punto di raccordo per i visitatori, connessa al chiostro dell’ex-convento destinato a ospitare ristoranti e attività commerciali. L’inserimento del progetto nel contesto urbano è favorito dal trattamento materico delle nuove volumetrie, che al cemento abbina un rivestimento a mosaico in tasselli di ceramica policroma, testimonianza del gusto per il colore e il segno grafico che contraddistingue i lavori dello studio. Connesso alla piazza da grandi aperture al piano terra, l’edificio principale del museo ospiterà su tre piani l’esposizione permanente dedicata alla Storia del Novecento, uno spazio per mostre temporanee, un auditorium, aule didattiche e una mediateca. Gli

M9. TRANSFORMING THE CITY Fondazione di Venezia Rio Novo 3488/U Dorsoduro | Venezia

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elevati standard di comfort e ecosostenibilità previsti dal progetto M9 consentiranno di realizzare uno dei primi musei italiani certificato LEED Gold. Curata da Fabio Achilli, Guido Guerzoni, Louisa Hutton e Matthias Sauerbruch, la mostra M9/Transforming the city sarà ospitata nella sede del Rio Novo, edificio razionalista progettato nel 1952 da Angelo Scattolin. Verranno presentati il plastico dell’area d’intervento, disegni tecnici e rendering del concept urbanistico, i principi architettonici, strutturali e impiantistici, le misure adottate per garantire l’efficienza energetica, i contenuti e il progetto d’allestimento del museo. nonchè una selezione dei progetti più interessanti realizzati di recente dallo studio Sauerbruch Hutton


› PREMI Le eccellenze di cantiere

TROFEO GYPROC SAINT-GOBAIN La seconda edizione del concorso ha premiato i sei cantieri italiani che si sono distinti per la qualità e l’eccellenza nell’uso delle soluzioni costruttive a base gesso Gyproc Saint-Gobain. Realizzati e completati tra gennaio 2012 e dicembre 2013, i progetti sono stati selezionati da un comitato tecnico e votati online sul sito www.gyproclive.com. I vincitori avranno ora l’opportunità di rappresentare l’Italia all’International Trophy, l’appuntamento biennale che si concluderà il prossimo 6 giugno con una cerimonia di premiazione a Berlino.

INTERVENTI DI SETTORE

HOTEL ESPERIA PALACE A ZAFFERANA ETNEA Volumi puri per una struttura ricettiva che segue l’andamento del terreno in forte pendenza. Con scenografica sala polifunzionale disposta sotto la corte panoramica e sovrastata da una grande vasca d’acqua con fondo trasparente che lascia filtrare la luce naturale (vedi servizio a pag. 32).

COMPLESSI POLIFUNZIONALI

ARCHIVIO DI STATO, VERONA Committenza Fondazione Cassa di Risparmio di Verona Vicenza Belluno e Ancona Progetto e direzione lavori arch. Giorgio Mattioli, Mattioli Associati – Architettura Applicatore sistemi a secco Gyproc Iso-Sistem Tecnologie Srl, Castel d’Azzano (VR) Soluzioni Gyproc utilizzate Gyproc Fireline, Gyproc Glasroc, Gyproc Flex

Il nuovo polo archivistico di Verona, frutto della riqualificazione e riconversione di alcune architetture industriali situate nell’area degli ex magazzini generali e dell’ex mercato ortofrutticolo, a meno di un chilometro dalle mura del centro storico.

Committenza Luanen Srl Progetto e direzione lavori SCAU Studio Applicatore sistemi a secco Gyproc Gilletti Costruzioni sas, Acireale (CT) Soluzioni Gyproc utilizzate Aquaroc

RESIDENZIALE

CENNI DI CAMBIAMENTO A MILANO Un progetto di housing sociale che promuove una nuova cultura dell’abitare e dei rapporti collettivi attraverso l’utilizzo di tecnologie costruttive all’avanguardia e alti standard energetici. Il più grande intervento residenziale realizzato in Europa con un sistema di strutture portanti in legno. Committenza Fondo Immobiliare di Lombardia Progetto e direzione artistica Rossiprodi Associati srl Applicatore sistemi a secco Gyproc E.T.CAM srl, Pian Camuno (BS) Soluzioni Gyproc utilizzate Gyproc Fireline, Rigidur, Gyproc Duragyp

INTONACI

TEATRO MERCADANTE AD ALTAMURA

Dopo anni di abbandono, questo gioiello architettonico di fine Ottocento torna a nuova vita grazie a un progetto di restauro filologico e di adeguamento funzionale che ha comportato la costruzione di nuovi e moderni spazi per uffici, camerini, sale prove e locali tecnici.

INNOVAZIONE

CANTINA ANTINORI A BARGINO Committenza Marchesi Antinori srl Progetto e direzione artistica Archea Associati, Firenze Applicatore intonaci e sistemi a secco Gyproc Catena Services srl, Osimo (AN) Soluzioni Gyproc utilizzate Igniver, Aquaroc

Una vera e propria cattedrale del vino celata nel cuore del Chianti. L’innovativa copertura curvilinea definisce un nuovo piano di campagna coltivato a vigneto e segnato lungo le curve di livello da due tagli orizzontali che inquadrano il paesaggio e apportano luce.

SISTEMI A SECCO

TEATRINO DI PALAZZO GRASSI A VENEZIA Committenza Palazzo Grassi, Venezia Progetto e direzione artistica Tadao Ando Architect & Associates Applicatore sistemi a secco Gyproc Palladio Servizi srl, Villorba (TV) Soluzioni Gyproc utilizzate Habito activ’air, Rigidur Gyproc Fireline, Aquaroc, Gyptone Big Line 6

Dopo il restauro di Palazzo Grassi nel 2006 e di Punta della Dogana, inaugurata nel 2009, il recupero del Teatrino (vedi servizio a pag. 12) segna la terza tappa del grande programma di riqualificazione avviato a Venezia da François Pinault. Destinato a conferenze, proiezioni e concerti, il nuovo spazio è firmato dall’architetto Tadao Ando.

Committenza Teatro Mercadante srl Progetto SMN Studio di Architettura, G.L. Sylos Labini & Partners Applicatore intonaci Gyproc ing. Antonio Resta e C. srl, Bari Soluzioni Gyproc utilizzate Unicovic, Sigmatic Ignifugo M120, Rasocote 5 plus

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‹ LIBRI E NEWS

IL RINNOVO ENERGETICO Un'utile guida alla corretta riqualificazione dell’involucro in termini di efficienza e comfort energetico. Tre le sezioni: nella prima, con schede operative, una metodologia di approccio al tema della riqualificazione; nella seconda una raccolta di schede relative alle prestazioni termoigrometriche di alcuni elementi costruttivi; nella terza, soluzioni d’intervento in corrispondenza dei nodi costruttivi critici. dell’involucro. Corredata da numerosi grafici, tabelle, rendering 3D e con un’appendice sulle procedure di calcolo. Risanare l’esistente Soluzioni per il comfort e l’efficienza energetica A cura di Cristina Benedetti Edizioni Bozen-Bolzano University Press 376 pp –euro 58,00 ISBN 9788860460424

NON SOLO CAMINI Analisi dettagliata e approfondita sul riscaldamento a legna. Dai tradizionali caminetti e stufe in maiolica o ghisa ai sistemi più innovativi. Particolare spazio è riservato ai sistemi ad accumulo inerziale di calore, pressoché ignorati in Italia malgrado i numerosi vantaggi che questa tecnica è in grado di offrire. Il testo inoltre approfondisce le caratteristiche della cosiddetta stufa tirolese, poco conosciuta ma in grado di offrire straordinarie performance in termini di efficienza energetica e comfort termico. Il riscaldamento a legna in bioedilizia Autori Andrea Piero Merlo, Martin Stoppel, Paolo Scacco Editore: Dario Flaccovio 246 pp – euro 38,00 ISBN 978-88-579-0253-1

LA VOCE DEL CEMENTO DESIGN, MATERIA E SUONO SI UNISCONO NEL CEMENTOFONO, IL DIFFUSORE ACUSTICO REALIZZATO CON L’INNOVATIVO MATERIALE I.DESIGN EFFIX DI ITALCEMENTI Sviluppato presso il centro ricerca e innovazione i.lab di Italcementi su progetto della product designer Francesca Rho e del sound designer Painé Cuadrelli, il cementofono è un diffusore acustico per esterni che, tramite l’interazione attiva per mezzo della voce o passiva con un dispositivo tecnologico, permette di ottenere un’amplificazione delle onde sonore dagli effetti suggestivi. Un oggetto di design dalla forma a corno che richiama quella degli antichi strumenti a fiato o dei grammofoni d’epoca, forma riletta in chiave contemporanea sfruttando le proprietà acustiche di i.design EFFIX, l’innovativa formulazione di malta che unisce la durabilità del cemento alla lavorabilità di un materiale plastico. L’opera è stata presentata in anteprima al MAXXI di Roma nella mostra do ut do 2014 - Design per Hospice, organizzata per raccogliere fondi a favore della Fondazione Hospice Seràgnoli Onlus di Bologna. L’installazione, composta da due cementofoni, è completata da un paesaggio sonoro appositamente sviluppato per l’evento da Painé Cuadrelli.

UN TETTO PER TUTTI Fino al 22 giugno 2014 Wierer offre la possibilità di vincere il tetto della propria casa a tutti coloro che si registrano su vogliorifareiltetto.it, il nuovo portale creato dall'azienda per fornire informazioni, idee e suggerimenti di carattere tecnico e normativo sulle coperture e guidare gli utenti nella scelta del prodotto più adatto alle proprie esigenze e alle caratteristiche della propria abitazione. Inoltre, tutti gli utenti che si registrano hanno diritto a un buono omaggio di 20 mq di tegole per l'acquisto di un tetto Wierer.

Per il secondo anno consecutivo Performance in Lighting ha illuminato Chiostro in Fiera, mostra-mercato di alto artigianato organizzata dal 23 al 25 maggio per raccogliere fondi destinati a finanziare e sviluppare progetti culturali e didattici del Museo Diocesano di Milano. Nello storico chiostro in corso di Porta Ticinese sono stati installati cinque dispositivi 4Seasons, sistema di illuminazione a marchio Prisma Architectural che permette di modulare l’emissione luminosa grazie a maschere dalle forme geometriche e motivi decorativi. Ogni maschera può essere usata liberamente per creare luci e ombre che interagiscono con la superficie dell’elemento illuminato. www.performanceinlighting.com

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ALL’ARCHITETTO CANADESE PHYLLIS LAMBERT IL LEONE D’ORO ALLA CARRIERA DELLA XIV MOSTRA INTERNAZIONALE DI ARCHITETTURA FUNDAMENTALS Il riconoscimento sarà consegnato nel corso della cerimonia di premiazione e inaugurazione della 14. Mostra Internazionale di Architettura che si terrà sabato 7 giugno ai Giardini della Biennale. Architetto, studiosa e autrice, curatore e critico di architettura e urbanistica, Phyllis Lambert ha fondato nel 1979 il Canadian Centre for Architecture (CCA) a Montreal, di cui oggi è direttore emerito. Negli anni ‘50 ebbe un ruolo chiave nel segnare il trionfo dell’architettura modernista nordamericana contribuendo alla realizzazione a New York del Seagram Building firmato da Mies van der Rohe. Il suo costante contributo al progresso dell’architettura contemporanea e la sua attenzione agli aspetti sociali connessi al progetto di conservazione urbana e al ruolo dell’architettura nella sfera pubblica le hanno assicurato ampi riconoscimenti a livello internazionale.

www.vogliorifareiltetto.it

LA LUCE DELLA CULTURA

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LA LEONESSA DI VENEZIA

REGIA DI MARCO PIVA L’installazione realizzata da Marco Piva a MADE Expo 2012 per sperimentare nuove modalità abitative in condizioni di emergenza, precarietà e disagio ambientale diventa ora un volume che racconta l'evoluzione del progetto, dalla nascita dell’idea fino alla sua realizzazione, riservando ampio spazio alle strategie di contenimento energetico e all’ottica green dell’istallazione. Marco Piva. Space for life A cura di Elena Franzoia Editore Editrice Compositori 144 pp – euro 18,00 ISBN 978-88-779-4801-4


PROFILI

SCAU STUDIO

IL PAESAGGIO COSTRUITO PERCHÉ UN’IDEA DI ARCHITETTURA DIVENTI UN OGGETTO COSTRUITO, UNA PIANTA SI POSSA PROIETTARE NELLO SPAZIO UN TERRITORIO SI TRASFORMI È NECESSARIA UNA PROFONDA CONOSCENZA DELLE TECNICHE DI PROGETTAZIONE, DEI MATERIALI E DEL CANTIERE, DOVE ANGELO VECCHIO HA INIZIATO A SPERIMENTARE FIN DA PRIMA DELLA LAUREA. L’ARCHITETTURA È PRIMA DI TUTTO UNA QUESTIONE DI METODO: UN METODO CHE RENDE RICONOSCIBILI I LAVORI DI SCAU STUDIO, PUR DIVERSI TRA LORO PER SCALA, TIPOLOGIA E FUNZIONE, SENZA INFLIGGERE UNO STILE E UNA FIRMA AL TERRITORIO.

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PROFILI

Angelo Vecchio - terzo da sinistra - con il team di SCAU nella sede dello studio ad Acireale (foto ©Giusy Pelleriti).

Dalla statale, scendendo verso Acireale, il segno di riconoscimento dello studio è un pergolato in legno ricoperto di glicine che poggia su setti rossi in muratura. Nella sede c’è tutta la filosofia di progettazione di SCAU Studio: la fusione tra architettura e paesaggio, la fluidità dei percorsi, la scelta dei materiali, la mediazione tra elementi costruiti e elementi naturali, tra interno e esterno, l’uso del colore, il dialogo tra storia e presente – era un vecchio casolare all’interno di un agrumeto. È lo stesso approccio, codificato nel “decalogo” con cui tutti i collaboratori sono invitati a confrontarsi, che caratterizza le centinaia di progetti sviluppati dallo studio fondato nel 1980 da Angelo Vecchio, architetto e ingegnere, e Angelo Di Mauro, ingegnere, cui dal 2001 si sono aggiunti come associati l’architetto Koncita Santo e il geometra Alfio Cavallaro. Progetti che attraversano tutte le scale, dalla residenza di campagna al centro commerciale, e dove spesso, come lo stesso Angelo Vecchio ammette, la parte fondamentale dell’intervento non è la costruzione ma il giardino (ragion per cui nei lavori si incontrano spesso sistemi a corte, che favoriscono l’affaccio su spazi esterni). Ad essi si aggiungono studi di urbanistica sfociati nella sistemazione di parchi, piazze, spazi collettivi, edifici pubblici e storici. Quello del confronto con il costruito è un altro tema fondamentale dello studio, che alla ricostruzione “com’era e dov’era” o alla giustapposizione di un nuovo immodificabile privilegia la sovrapposizione, proseguendo nel presente la pratica antica che ha reso così peculiare nel mondo l’ambiente costruito italiano. C’è poi il cantiere e le possibilità di sperimentazione che offre, e i materiali, che se usati in modo naturale suggeriscono spontaneamente la forma in grado di esprimerne le potenzialità espressive. Ma niente sarebbe diventato concreta architettura e paesaggio senza la cultura, la curiosità e la passione dei soci di SCAU per un lavoro artigianale che possa contribuire a rendere il mondo un posto migliore dove vivere. www.scau.it

Nelle immagini, alcuni progetti recenti realizzati dallo studio. Dall’alto: Palazzo Corvaja, Giarre, 2001-2009 (foto ©Giovanni Chiaramonte); restauro e ampliamento del Municipio di Zafferana Etnea, 1986-2009 (foto ©Giovanni Chiaramonte); Rocca delle Tre Contrade (già palazzo Seminara), Acireale, 2007-2012 (foto ©Moreno Maggi); il recupero paesaggistico di Porta dei Nebrodi a Santa Domenica Vittoria (ME) (foto ©SCAU Studio); casa LRG a Giarre, 2008-2012 (foto ©Moreno Maggi). Si ringraziano Maria Grazia Leonardi per le relazioni progettuali e Rosa Strano per il coordinamento.

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SCAU STUDIO

LUCE E MATERIA Quasi galleggiante sul tappeto erboso, un lungo prospetto ritmato da frangisole al cui interno penetra la vegetazione

L’edificio degli uffici si presenta come un volume puro a base rettangolare definito da grandi vetrate schermate da elementi frangisole in legno. A destra, il percorso d’ingresso a gradoni di pietra delimitato da una vasca digradante su tre livelli e una delle rientranze poste sui lati est e ovest dell’edificio uffici (foto ©Giovanni Chiaramonte). Sotto, pianta del primo piano.

Il progetto per la sede dell’impresa di costruzioni Repin prevedeva la realizzazione di due distinte strutture all’interno di un lotto rettangolare. L’edificio principale è costituito da un lungo parallelepipedo destinato a uffici accostato da un corpo cilindrico a base ellittica che ospita la sala d’attesa. L’edificio produttivo, avente anch’esso pianta rettangolare allungata, è affiancato da un piccolo volume destinato ai servizi rivestito con intonaco turchese. Schermato da un muro in pietra lavica e segnalato da un cancello in acciaio e legno, l’ingresso conduce attraverso un percorso a gradoni in pietra bianca di Modica delimitato da una vasca d’acqua digradante su tre livelli. Tale percorso conduce a uno spazio prismatico scavato da una strombatura che segna l’accesso alla hall a doppia altezza con-

tenente i collegamenti verticali agli uffici. Il volume della hall è connesso alla sala d’attesa a pianta ellittica ricavata in un volume bianco più basso sospeso sull’acqua della vasca a gradoni. Definito architettonicamente come un vuoto all’interno di una cornice in ca sostenuta da pilastri circolari e chiusa da grandi vetrate schermate da frangisole in legno, l’edificio amministrativo è percorso su entrambi i livelli da un corridoio centrale sul quale affacciano gli uffici tecnici e commerciali al piano terra e direzionali al primo piano. Apparentemente sospeso sul terreno, il volume puro è interrotto sui fronti est e ovest da due rientranze a pianta trapezoidale che inquadrano scorci sul paesaggio con alberi protesi in corrispondenza di due fori circolari disegnati nella copertura piana

SCHEDA Località Aci Catena (CT) Anno di realizzazione 2007-2009 Committente Repin Srl Progettazione e direzione lavori Angelo Vecchio Koncita Santo

Collaboratori Maria Cappello Strutture Carmelo Lanzafame Progettazione impianti Salvatore Gregalli Orazio De Gregorio

Superficie del lotto 9.130 mq Superficie coperta 585 mq Volume 3.892 mc

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PROFILI

LIRISMO MINIMALE La spiritualità del complesso parrocchiale dei Santi Cosma e Damiano di Acireale è esaltata dal rigore delle sue geometrie e da suggestivi apporti di luce naturale

Sopra il titolo, i volumi essenziali del salone parrocchiale, in primo piano, del campanile e della chiesa (foto ©Moreno Maggi). Sotto, prospetto nord dell’intero complesso.

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Frutto di un concorso, il complesso è posto in un’area urbana periferica di Acireale, di cui si pone come nuovo polo di attrazione, ed è orientato secondo una duplice direzione di allineamento: est-ovest la prima, assegnata dalla naturale conformazione del lotto, la seconda, e segue una logica compositiva che trova il proprio riferimento nel dualismo piuttosto che nell’unità. La matrice geometrica dell’impianto converge e prende corpo nell’edificio della chiesa, la cui pianta nasce dall’intersezione di due elementi a base quadrata ruotati tra loro da cui si dipartono le due direttrici compositive principali sulle quali sorge il campanile, punto di riferimento visivo e spirituale della comunità. La chiesa è pensata come uno spazio unitario e di raccoglimento sia per la forma in pianta che per le suggestioni ottenute da un impiego strategico della luce naturale, dei materiali e delle aperture trasparenti. Il volume princi-

pale è concluso da una doppia copertura inclinata a unica falda che ne riprende la pianta e si innalza verso l’altare. L’asse longitudinale dell’aula è disposto secondo il tradizionale orientamento est-ovest e attorno ad esso si dispongono a ventaglio i diversi riferimenti liturgici: a sud-est il battistero, luogo di rinascita, a nord-ovest la cappella delle confessioni, luogo di conciliazione. Attraverso il sagrato si accede all’ingresso principale posto sul versante ovest, mentre gli ingressi secondari sono collocati a nord e a sud in maniera diametralmente opposta tra loro. L’assemblea dei fedeli è disposta intorno ai due fuochi liturgici centrali: l’altare e l’ambone. Situata sul lato nord-est, la cappella dell’Adorazione occupa uno spazio raccolto separato dall’aula liturgica da due pareti, una inclinata trattata a intonaco e una rivestita in pietra lavica, sfalsate tra loro a formare delle quinte dalle quali prosegue il deambulatorio fino ad abbracciare l’area del presbiterio. Particolare attenzione è stata attribuita alla diffusione della luce: dalla grande finestra verticale a tutta altezza del presbiterio, che si apre sul prospetto est ed è nascosta alla vista dei fedeli da una quinta muraria, la luce entra e si insinua tra le discontinuità delle pareti cosicché la grande croce posta sullo fondo si manifesta tra velati fasci di luce.

L’altare, punto focale dell’assemblea, è illuminato dall’alto da un lucernario incastonato nella copertura, così come il volume cilindrico sede del fonte battesimale che, oltre a incanalare la luce dall’alto, è affiancato da alte finestre con vetri colorati. L’interno della chiesa è illuminato anche da tagli posti in corrispondenza dei punti di intersezione generati dalla rotazione dei due quadrati di base. La sistemazione esterna è concepita per permettere un percorso processionale continuo che si snoda dalla chiesa all’altare esterno fino a ritornare sul sagrato attraverso il passaggio coperto che divide le aule dalla sagrestia. Il complesso parrocchiale si articola intorno alla piazza-sagrato, luogo di riflessione e di accoglienza racchiuso fra i corpi di fabbrica del salone parrocchiale a sud, delle aule per la catechesi a nord-ovest e della chiesa a est, collegati tra loro dal portico ma distinti nelle loro specifiche funzioni. Il salone parrocchiale è caratterizzato da un palco “bifronte” che permette, mediante l’apertura di un grande infisso mobile, di sfruttare lo spazio del sagrato per manifestazioni estive. La casa canonica si trova in una posizione più defilata a nord del complesso ed è collegata alla sacrestia da un percorso esterno che ne sottolinea il carattere privato


SCAU STUDIO

A sinistra, dettaglio dell’acqua che separa il sagrato dal portico antistante le aule per la catechesi

(foto ©Moreno Maggi).

SCHEDA Località Acireale (CT) Progetto 2003-2006 Anno di realizzazione 2006 – 2014 Committente Curia di Acireale Progettazione e D.L. Angelo Vecchio

Angelo Di Mauro, Koncita Santo Alfio Cavallaro

Collaboratori Perla Maria Fiamingo, Caterina Piro Koncita Santo, Antonella Virzì

La pianta evidenzia lo sviluppo a C del complesso parrocchiale, dove il sagrato diventa corte in cui convivono pietra, acqua e vegetazione. Accanto, un’altra della chiesa con il corpo cilindrico che racchiude il fonte battesimale (foto ©Moreno Maggi).

Strutture Carmelo Lanzafame Progettazione impianti Orazio De Gregorio Superficie del lotto 8.863 mq Superficie coperta 1.918 mq Volume 10.880 mc Direttore di cantiere Alessandro Faro Simone Guercio

Impresa Beton et brique Vetrate artistiche Jan Jedlicka

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PROFILI

RIGORE MEDITERRANEO Contrasti volumetrici e cromatici animano l’impianto regolare di una villa di campagna alle pendici dell’Etna La finitura rossa dell’unico corpo a doppia elevazione della casa si contrappone all’intonaco bianco dei restanti volumi e alla pietra lavica che riveste il garage e i muretti di recinzione (foto ©Moreno Maggi).

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Circondata da un vasto limoneto, la villa si articola in un insieme di corpi edilizi con copertura piana alternati a blocchi chiusi da tetti a una sola falda, secondo una disposizione a incastro che genera uno spazio all’aperto adibito a corte d’ingresso. Gli intonaci bianchi delle volumetrie contrastano con il grigio della pietra lavica che riveste il corpo del garage e le mura esterne del giardino. Una nota d’eccezione è rappresentata dall’unico corpo a doppia elevazione della casa, che si distingue anche per la scelta dell’intonaco in una viva-

ce tonalità di rosso carminio. Ogni ambito della villa si apre al verde di pertinenza e gli spazi interni terminano con profonde aperture che incorniciano scorci panoramici del paesaggio etneo. La distribuzione interna del volume principale a L si traduce in una zona notte con tre camere e doppi servizi e in un grande soggiorno centrale con un camino che ne scherma l’ingresso. L’ambiente living è riscaldato visivamente dalla pavimentazione in parquet di rovere e dalla copertura lignea lasciata a vista. Ampie vetrate a

tutta altezza proiettano gli spazi del soggiorno sul giardino, così come la camera da letto padronale che dialoga con il verde esterno attraverso lo svuotamento di uno spigolo del volume che occupa. La cucina è situata in uno corpo intermedio posto fra il garage e il volume principale della casa e attraverso grandi aperture comunica con due spazi esterni - l’area soggiorno all’aperto e, dall’altra parte, una cucina esterna con barbecue. Gli interni presentano una pavimentazione uniforme in parquet, con la sola eccezione


SCAU STUDIO

dell’ingresso rivestito da lastre di pietra di Trani. L’arredamento è quasi interamente disegnato dallo studio, tranne che per alcuni elementi di design di produzione italiana scelti nel rispetto dello stile minimalista del progetto architettonico. Il giardino è caratterizzato dalla presenza di piante autoctone come ulivi o querce da sughero cui sono stati accostati alcuni esemplari di palme ed è segnato da percorsi e delimitazioni realizzati in pietra lavica, in coerenza con la peculiarità del paesaggio locale

Ogni ambito della casa dialoga con il giardino punteggiato da essenze appositamente selezionate, come evidenziato in pianta: 1. Washingtonia robusta 2. Dracaena draco 3. Quercus suber 4. Ceratonia siliqua 5. Camellia 6. Kentia 7. Chamaerops humilis 8. Olea europaea 9. Erythrina crista-galli 10. Cycas

SCHEDA Località Acireale (CT)

Progetto giardino Angelo Vecchio, Franco Livoti

Committente privato

Strutture Carmelo Lanzafame

Progetto 2005

Superficie del lotto 34.070 mq

Realizzazione 2007-2012

Superficie coperta 180 mq

Progettazione e D.L. Angelo Vecchio

Volume 510 mc

Progetto impianti Alfredo Cavallaro

Impresa G.I.A.S. Costruzioni di Cavallaro Giovanni & C. Serramenti Cardillo Serramenti Srl

Collaboratori Angelo Patanè, Rosa Strano

Realizzazione giardino Vivai Faro

Angelo Di Mauro, Koncita Santo Alfio Cavallaro

Antonella Virzì

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PROFILI

NATURA E PROGETTO L’impianto a terrazze di pietra lavica dell’Esperia Palace segue la morfologia del terreno per offrire agli ospiti vedute panoramiche del mare e dell’Etna Nelle foto, l’impianto dell’albergo si basa sull’accostamento di volumi puri caratterizzati per contrasto cromatico e materico. Ampie superfici a intonaco bianco e particolari in giallo intenso si contrappongono al grigio-nero della pietra lavica (foto ©Moreno Maggi).

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Il progetto dell’hotel Esperia Palace conclude idealmente un ciclo di interventi iniziati quasi trent’anni fa da SCAU sul territorio di Zafferana Etnea con la riqualificazione del paesaggio agrario e la ristrutturazione di alcune architetture rurali. Interventi che denotano l’evoluzione di un linguaggio architettonico di matrice minimalista e la definizione di un ambiente-giardino che reinterpreta le peculiarità del paesaggio etneo.

La struttura ricettiva è stata realizzata su un terrazzamento a forte pendenza orientato a sud-est verso il mare e l’Etna. La composizione architettonica è stata profondamente influenzata dal paesaggio circostante e dalla morfologia del luogo e si basa sull’accostamento di figure geometriche elementari. L’impianto progettuale ha previsto un insieme di volumi minimali a due piani distribuiti su quote diverse attorno a una corte centrale quadrangolare che funge da piazza panoramica. Le scelte formali e materiche adottate rappresentano una fusione di genius loci e nuovo linguaggio contemporaneo. La soluzione di attacco a terra, ad esempio, è intimamente legata alla natura del contesto ambientale e gli imponenti basamenti murari di pietra lavica evocano la tradizione costruttiva locale, mentre le volumetrie sottolineano la propria natura artificiale distaccandosi in parte dal suolo tramite alti pilotis e logge aggettanti. Il sistema delle logge, che generano vaste aree ombreggiate, contrasta con le volumetrie piene delle restanti porzioni architetto-

Nelle foto di destra, la copertura vetrata della sala conferenze posta sotto la grande piazza-corte e l’area spa con doppia vasca interna-esterna (foto ©Moreno Maggi). Accanto, pianta del primo piano e prospetto nord. Evidenti i salti di quota risolti dai volumi architettonici.

niche, contrassegnate nella loro orizzontalità da tagli minimali. Il rigore geometrico dei volumi è scandito da un differente trattamento materico e cromatico delle superfici rivestite da intonaco bianco e pietra lavica, in netto contrasto con alcuni dettagli di colore giallo acceso, come le cornici delle logge e delle aperture aggettanti. L’orientamento dei prospetti è stato studiato con cura sia in termini climatici che di visuale assicurando a tutte le camere un affaccio con vista sul mare attraverso le grandi logge continue. L’ingresso principale è contraddistinto da una pensilina a sbalzo che ne segnala la presenza e proietta verso l’esterno lo spazio di accoglienza della reception.


SCAU STUDIO

Soluzioni inattese assicurano un costante dialogo tra spazi interni ed esterni, come nel caso dell’ampia sala conferenze ricavata all’interno di un vuoto a doppia altezza situato sotto la corte panoramica, chiusa in copertura da una vasca d’acqua con fondo trasparente che lascia filtrare la luce naturale e mitiga l’effetto serra. O come nel caso dell’ampia sala spa dell’albergo chiamata “giardino delle Esperidi”, caratterizzata da grandi pareti vetrate e da una piscina interna che si prolunga sulla corte esterna. La fusione tra paesaggio e ambiente costruito è ribadita dalla sistemazione dei terrazzamenti in pietra lavica e dei percorsi che attraversano il parco-giardino

SCHEDA Località Zafferana Etnea (CT) Anno di realizzazione 2008-2011 Committente Luanen Srl Progettazione e D.L. Angelo Vecchio

Angelo Di Mauro, Koncita Santo, Alfio Cavallaro

Collaboratori Luca D’urso, Angelo Patanè Rosa Strano, Antonella Virzì, Carmelo Faro

Strutture Carmelo Lanzafame Superficie del lotto 13.722 mq Superficie coperta 6.869 mq Volume 22.059 mc Progettazione Impianti Sicula Impianti Srl Impresa Cavallaro Costruzioni Srl Sistemi a secco Gyproc Saint Gobain Gilletti Costruzioni Srl

Realizzazione giardino Leone Gardening

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PROFILI

LA CASA AL CUBO La natura entra a far parte fisicamente e visivamente di una residenza compatta e perfettamente regolare, versione contemporanea delle cube bizantine presenti in Sicilia

La villa si trova in posizione panoramica tra le colline e il maestoso profilo dell’Etna. A destra, gli spigoli della costruzione presentano dei tagli rivestiti da griglie che fungono da supporto per piante rampicanti (foto ©Moreno Maggi).

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L’edificio è collocato tra le colline in posizione panoramica sul mare, con viste su Taormina a est e sull’Etna a ovest. La composizione architettonica del progetto nasce dall’idea di realizzare un corpo di fabbrica molto compatto ed energeticamente efficiente caratterizzato in planimetria dalla sovrapposizione di due quadrati. Il corpo principale della villa è infatti sormontato da un volume di dimensioni ridotte che sviluppa in altezza il blocco prismatico dell’abitazione. La composizione dei pieni e dei vuoti delle facciate è gestita su canoni simmetrici e gli angoli risultano svuotati per ospitare le aperture vetrate. Il paesaggio instaura un costante dialogo con l’abitazione e la natura diventa parte integrante dell’edificio attraverso la realizzazione di una griglia che protegge la sottostante vetrata e al contempo fa da supporto per essenze rampicanti. Un muro in pietra lavica delimita uno spazio intimo adibito a giardino che integra una parte del paesaggio agricolo in cui è immersa la costruzione. La casa si sviluppa su più

livelli, con garage e servizi tecnici al piano interrato, la zona giorno con un grande soggiorno e la cucina al piano terra e la zona notte con quattro camere da letto al secondo livello. Fulcro della composizione in pianta, una scala dal design minimale in acciaio e legno pone i differenti piani in comunicazione verticale. Gli interni sono invasi da luce naturale ma nel contempo protetti dall’irraggiamento diretto del sole. L’organizzazione degli spazi è stata sviluppata sull’assialità visiva in corrispondenza del mare e dell’Etna alla ricerca di un costante rapporto con il paesaggio. Le vedute panoramiche trovano la massima espressione nello studio ospitato all’interno del volume secondario collocato in posizione centrale sulla copertura piana della villa. Lo studio, circondato da un terrazzo, uno spazio intimo e allo stesso tempo completamente aperto sul paesaggio, è caratterizzato da un tetto a falde con struttura in legno a vista e da ampie aperture vetrate a tutta altezza


SCAU STUDIO

Sopra, l’ambiente living presenta ampie finestrature orientate verso il mare. A sinistra, la scala in acciaio e legno dal disegno minimale che conduce verso lo studio, un grande ambiente con copertura a falde rivestita in legno ricavato nel volume secondario posto sulla copertura piana della casa (foto ©Moreno Maggi).

SCHEDA Località Giarre (CT) Committente Privato Progetto 2006 Realizzazione 2012 Progettazione e D.L. Angelo Vecchio Collaboratori Antonella Virzì Strutture Carmelo Lanzafame Superficie del lotto 52.000 mq Superficie coperta 180 mq Volume 900 mc Impresa D’Aquino, CO.GI.F Coop.a.r.l. Serramenti Cardillo Serramenti Srl Progettazione giardino Giulio Crespi Angelo Vecchio

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PROFILI

Sopra, la linearità della parete ventilata in pietra lavica si contrappone alla monumentalità barocca della Collegiata di San Sebastiano (foto ©Moreno Maggi). Sotto, l’ingresso e il prospetto su via Ruggero Settimo.

STORICO CONTEMPORANEO Nel centro storico di Acireale un antico edificio a corte torna a nuova vita pubblica grazie a un recupero attento delle preesistenze e nuove integrazioni formali e materiche Immersa nella monumentalità barocca della Collegiata di San Sebastiano e fronteggiata dallo stile neoclassico di palazzo Floristella e dalle espressioni liberty di piazza Leonardo Vigo, l’attuale sede della Fondazione del Carnevale Acese vanta una lunga storia sedimentata nel tempo. Nato come Collegio dei Gesuiti e divenuto poi liceo, l’edificio ha poi ospitato l’Accademia Dafnica e la Biblioteca Zelantea per assumere infine una connotazione diversa come sede della Polizia municipale. L’intervento di riuso e nuova destinazione ha permesso di migliorarne la fruibilità e l’accessibilità nel rispetto dell’assetto tipologico originario. La scelta di demolire le superfetazioni ha

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restituito al complesso architettonico la sua immagine storica. Al recupero degli archi del portico originario e della pavimentazione in pietra lavica della corte sono seguiti alcuni interventi contemporanei chiaramente riconoscibili che ne riconfigurano la spazialità. La composizione architettonica si arricchisce così di un nuovo elemento, una pensilina ritmata da frangisole in legno posta a protezione del ballatoio del primo piano, un volume puro volutamente autonomo nel suo linguaggio rispetto alle preesistenze storiche. Un ulteriore segno contemporaneo è rappresentato da una parete ventilata in pietra lavica che, insieme al disegno delle aperture,


SCAU STUDIO

La spazialità della corte interna è arricchita da una nuova pensilina costruita a protezione del ballatoio preesistente al primo piano e ritmata da elementi frangisole in legno (foto ©Moreno Maggi). A destra la pianta del primo piano.

offre una diversa connotazione architettonica al complesso e dialoga con le preesistenze attraverso rimandi cromatici e materici. La riorganizzazione degli spazi interni ha previsto la creazione di un ampio spazio adibito a sala polivalente accessibile dalla corte al piano terra. L’eliminazione delle superfetazioni del primo piano ha permesso infine di riconfigurare gli ambienti storici enfatizzandone le volte e di creare moderni uffici open space in parte suddivisi da elementi in vetro nel rispetto delle visuali prospettiche originarie

SCHEDA Località Acireale (CT) Anno di progetto 2011 Anno di realizzazione 2013 Committente Comune di Acireale Progettazione e Direzione dei lavori

Angelo Vecchio. Angelo Di Mauro con Cooprogetti Soc. Coop.

Collaboratori Koncita Santo, Rosa Strano Alfio Cavallaro

Strutture Carmelo Lanzafame Superficie del lotto 900 mq Superficie coperta 700 mq Impresa Fenice srl

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PROFILI

VEDUTE DIFFERENTI Linee curve e variazioni di texture animano l’impianto razionale di una villa integrata nel paesaggio rurale di Giarre, tra l’Etna e il mar Ionio

All’ingresso principale della villa (nella foto a destra, un particolare dei gradini in marmo) si accede tramite un percorso pedonale in pietra lavica che si raccorda cromaticamente alle pareti curve rivestite in materiale lapideo (foto ©Moreno Maggi, Ram Ginger).

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L’intervento consiste nel recupero e nell’ampliamento di un edificio a doppia elevazione distribuito su un livello rialzato e su un piano seminterrato in parte destinato a un nuovo alloggio del custode. Nel conferire un nuovo taglio architettonico agli spazi preesistenti, l’impianto progettuale riflette la volontà di conferire una maggiore flessibilità agli ambienti della casa aprendone gli interni al paesaggio. L’edificio si configura come un insieme compatto di volumi puri che dialogano con il paesaggio smaterializzandosi attraverso grandi vetrate a tutta altezza aperte su specifici punti panoramici. Al candore e al rigore minimalista dell’impianto volumetrico si contrappone il diverso trattamento cromatico e materico di alcuni setti curvi rivestiti con lastre di materiale lapideo dalla texture lineare. Da un ingresso pedonale rivestito in pietra lavica, costante riferimento materico al paesaggio circostante, attraverso un percorso lievemente in pendenza si giunge all’ingresso principale della villa, che si apre su un’ampia zona living con una grande apertura vetrata che incornicia la vista sul mare. Il fulcro architettonico è qui rappresentato da un volume cilindrico che scherma il corpo scala e consente

il collegamento verticale tra il piano rialzato e il livello seminterrato. Il soggiorno è collegato alla cucina da una grande porta scorrevole che, una volta aperta, crea un’estesa area living open space proiettata visivamente sul mare attraverso un ampio balcone. Le zone di servizio e la sala pranzo di rappresentanza sono disposte sul lato ovest della casa, mentre proseguendo verso il lato nord si trova la zona notte disposta su un livello leggermente rialzato. Strettamente integrato con il giardino, il piano

seminterrato ospita sul versante ovest gli ambienti di servizio e sul lato est un unico ampio spazio destinato a cucina, pranzo e soggiorno. L’accesso alla quota del piano cantinato, adibito a garage e ripostiglio, avviene attraverso una rampa di nuova costruzione che si sviluppa sul lato est del confine del lotto. Gli spazi esterni del giardino, distribuiti su vari livelli collegati da una scala in pietra lavica, sono trattati a prato verde punteggiato da piante autoctone associate in piccola parte a essenze esotiche


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SCHEDA Località Giarre (CT) Anno di progetto 2010 Realizzazione 2013 Committente privato Progettazione e direzione dei lavori Angelo Vecchio

Collaboratori Antonella Virzì Strutture Carmelo Lanzafame Superficie del lotto 1700 mq Superficie coperta 280 mq Volume 1700 mc Impresa D’Aquino, CO.GI.F - Coop.a.r.l. Serramenti Cardillo Serramenti srl ASA Società Cooperativa

Progettazione giardino Angelo Vecchio Realizzazione giardino Leone Gardening

A destra, pianta del piano terra. Sopra, le grandi aperture vetrate e i balconi determinano una stretta correlazione tra gli ambienti interni e gli spazi esterni del giardino realizzato su diversi livelli connessi da percorsi in pietra lavica (foto ©Moreno Maggi, Ram Ginger).

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PROFILI

NUOVA VITA AL CENTRO Pietra lavica e colore segnano l’intervento di riqualificazione delle strutture e delle aree antistanti il palazzo municipale della cittadina di Milo L’intervento di Scau Studio è consistito nella riorganizzazione di una importante area urbana della cittadina etnea di Milo, definita dal Municipio, dalla Chiesa Madre e dalla storica piazza Belvedere, per migliorare la fruibilità e l’organizzazione degli spazi. Nel definire una diversa immagine dei luoghi d’incontro della vita cittadina, i progettisti hanno concepito uno spazio flessibile in grado di ospitare anche fiere ed eventi

temporanei e di rendere più omogenea dal punto di vista architettonico e visivo l’intera area, disgregata dal sovrapporsi di interventi precedenti. Il piano ha previsto inoltre la progettazione di una nuova sala polifunzionale destinata a ospitare eventi culturali con l’intento di rivitalizzare, per estensione, l’uso degli spazi aperti antistanti. Disposti su quote differenti, i tre diversi ambiti urbani risultano ora connessi da elementi

di raccordo verticale e da percorsi pedonali che vanno dallo spazio antistante il municipio fino alla sottostante area di pertinenza della nuova sala polifunzionale, e nel mezzo un parcheggio a servizio di entrambi. Il prospetto della piazza è ora definito da un nuovo elemento, un portico che evidenzia l’accesso alla sala polivalente e che rielabora in chiave contemporanea la tradizione costruttiva e i materiali del paesaggio etneo, con la pietra lavica che ne riveste le pareti e disegna la pavimentazione con una sequenza di fasce levigate di altezza costante, in contrasto con il forte segno cromatico dei pilastri che ritmano il portico

SCHEDA

La scala che collega l’area antistante il municipio al sottostante spazio di pertinenza della nuova sala polifunzionale. Il disegno degli elementi di raccordo e di risalita verticale evidenzia i punti di transizione altimetrica e detta le linee dei percorsi pedonali.

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Località Milo (CT) Anno di progetto/realizzazione 2009-2011 Committente Comune di Milo Progettazione e D.L. Angelo Vecchio Angelo Di Mauro

Collaboratori Rosa Strano, Alfio Cavallaro Strutture Carmelo Lanzafame Superficie del lotto 2.000 mq Superficie coperta 350 mq Volume 1.500 mc Impresa TST Project Srl


SCAU STUDIO

INCASTRI GEOMETRICI Percorsi funzionali tra volumetrie pure a tratti sospese sull’acqua scandiscono la regolarità ortogonale del caseificio La Cava Sopra, render dell’edificio d’ingresso sormontato ortogonalmente da un secondo volume che si sviluppa a sbalzo sul percorso esterno fino a raggiungere la vasca d’acqua. Sotto, pianta della copertura del complesso.

L’impianto progettuale del complesso produttivo è definito dall’accostamento di tre volumi diversi per forma e destinazione d’uso. Disposto sul lato sud-est, il primo edificio ha pianta pressoché quadrata, si sviluppa su un unico livello con un altezza pari a 8,50 m e accoglie tutti gli ambienti destinati alla produzione. Sul versante opposto a nordovest è collocato un corpo di forma allungata e rettangolare, anch’esso alto 8,50 m e

destinato alle celle frigorifere e agli spazi di carico. Entrambi gli edifici sono collegati strutturalmente a un corpo centrale a L con struttura intelaiata in c.a. e alto 3,90 m, destinato a ospitare gli ambienti d’ingresso e di relazione col pubblico, gli spazi di servizio per il personale, deposito materiali, ambiente forni e centrale termica. Questo volume costituisce l’elemento caratterizzante dell’intero

progetto in quanto ospita gli ingressi principali allo stabilimento ed è per questo strettamente connesso agli spazi esterni, protetti tra gli edifici quasi a creare una corte aperta con un’ampia vasca d’acqua, aree verdi e un percorso pavimentato che dai parcheggi indirizza i visitatori verso lo stabilimento. In corrispondenza della hall d’ingresso, il volume centrale è sormontato ortogonalmente da un corpo a sbalzo contenente gli uffici e sostenuto da tre pilastri sottili in acciaio che emergono inclinati dalla vasca sottostante. Dal punto di vista costruttivo, i due volumi esterni saranno realizzati con struttura prefabbricata, sistema di copertura pseudopiana con lucernari zenitali e tamponamenti a pannelli orizzontali per il corpo produttivo, verticali per il corpo rettangolare delle celle. Il volume centrale d’ingresso e servizi avrà una copertura piana in laterocemento parzialmente ricoperta in parte da pannelli solari, come l’intera copertura del volume rettangolare

SCHEDA Località Randazzo (CT) Committente La Cava Srl Anno di realizzazione in corso Superficie lotto 37.876,82 mq

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PROFILI

“Diversamente da molti protagonisti dell’architettura contemporanea, Angelo Vecchio, il fondatore di SCAU insieme al socio e amico Angelo Di Mauro, non cerca l’originalità a tutti i costi ma rivisita con grande freschezza i linguaggi più classici del Moderno, investendo di leggerezza, armonia ritmica e slanci cromatici quel codice di geometrie variate e libere che è l’eredità del razionalismo. Ma un razionalismo vissuto non come regola cogente e fredda, bensì come controllo e dosaggio di una calda immaginazione”

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Maurizio Calvesi


Costruire in pietra lavica

dall'Etna all'Architettura In origine roccia fusa e incandescente, la Pietra Lavica dell’Etna da secoli è impiegata per la realizzazione di opere d’arte e d’architettura. Dalla cava di Camporotondo Etneo della Fratelli Lizzio, dove la materia prima viene estratta in grossi blocchi, viene poi lavorata negli stabilimenti di Giarre e destinata ai vari campi applicativi. Presenta un colore tipico grigio fumo dal disegno omogeneo e appena venato, o in alcuni casi vagamente nuvolato; le caratteristiche estetiche e fisicomeccaniche si prestano alla realizzazione di finiture superficiali per qualsiasi tipo di ambiente interno o esterno. La materia prima è lavorata in lastre, filagne, marmette o manufatti, con dimensioni minime di 100x50x0,7 e massime di 400x200x2 cm. Il trattamento delle superfici comprende la lucidatura, la levigatura, la bocciardatura e vari processi di patinatura che permettono

di ottenere un effetto antico pur mantenendo le caratteristiche antiscivolo. Di fondamentale importanza è anche la scoperta e l’estrazione del Basalto Rosso Fuoco, una pietra molto dura dalla caratteristica conformazione rocciosa a tratti bucata che ricorda il travertino e che la rende simile al materiale etneo anticamente denominato Occhio di Pernice, estratto in esclusiva dalla Fratelli Lizzio. Proprio per questa discontinuità della struttura rocciosa, il Basalto Rosso Fuoco può essere lavorato in formati di dimensioni molto contenute per rivestimenti e pavimentazioni. Le speciali doti di resistenza fisica e meccanica del basalto si sono rivelate ottimali anche per essere applicate nel campo della ceramica, sia per il settore alimentare sia per l’industria del riscaldamento.

TRADIZIONE E TECNOLOGIA La Fratelli Lizzio è una realtà professionale consolidata non solo sul territorio siciliano, ma anche in ambito nazionale e internazionale, in grado di sviluppare progetti di altissima qualità impiegando al meglio la pietra lavica dell’Etna. Estratta dalla cava situata a Camporotondo Etneo nella massima sicurezza e nel pieno rispetto dell’ambiente, la pietra viene lavorata e impiegata in svariate tipologie di realizzazioni: pavimentazioni, piazze e arredo urbano, strade e marciapiedi, arredo nautico per porti commerciali e turistici, arredo yachting, pavimenti sopraelevati, banche, aeroporti, costruzioni, rivestimenti, facciate ventilate, outdoor e interior design, arredo bagni, creazioni in pietra lavica ceramizzata, smaltata e decorata.

In alto, l'hotel Esperia di Studio Scau, dove la pietra lavica è stata ampiamente utilizzata in esterno, in interno e nelle pavimentazioni. Qui accanto, la facciata esterna dell'Excelsior Hotel Gallia di Milano, progettata dall'arch. Marco Piva e realizzata in pietra lavica dell'Etna dalla F.lli Lizzio nel 2013. A destra, il basalto rosso fuoco, l'Occhio di Pernice, il basalto dell'Etna.

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POLO DELLA MECCATRONICA DI ROVERETO

COLTIVARE L’INNOVAZIONE Quasi 20mila metri quadrati di superficie complessiva, tre piani di cui uno costruito in legno, giardini in copertura, certificazioni Leed e Arca. Ad appena 13 mesi dalla posa della prima pietra l’edificio produttivo della Meccatronica, primo tassello del costruendo Polo, è una realtà.

La sopraelevazione in legno dell'edificio è certificata ARCA (www.arcacert.com).

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Ha richiesto poco più di un anno di lavoro la consegna del primo degli edifici previsti dal masterplan voluto dalla Provincia di Trento e sviluppato dallo studio Barozzi Veiga per la completa riqualificazione del

polo tecnologico di Rovereto e la sua trasformazione in Polo della Meccatronica, settore industriale in forte sviluppo che conta già significative presenze in città. L’idea, coordinata nella sua fase progettuale e operativa da Trentino Sviluppo, è quella di far confluire nella medesima area – 10 ettari alle spalle della stazione ferroviaria – imprese che già operano sul territorio, iniziative imprenditoriali di nuova formazione attualmente ospitate dal BIC (Business Innovation Centre, del 1988, uno dei più longevi d’Italia) e due centri di formazione, l’istituto tecnico “Marconi” e il centro di formazione professionale “Veronesi”, che già occupa una parte del sito con una sua succursale. Il progetto urbanistico e architettonico che accompagna questa strategia prevede anche interventi infrastrutturali e la progressiva costruzione, demolizione e ricostruzione di nuovi edifici fino al completamento, previsto entro il 2018, dell’intero Polo della Meccatronica. Inaugurato lo scorso dicembre, il nuovo edificio produttivo di 19.700 mq ospita già

la Bonfiglioli Mechatronic Research e in futuro accoglierà la Carl Zeiss e il Centro Ricerche Ducati. L’opera - il cui progetto definitivo è il risultato del lavoro di un gruppo misto di progettazione costituito da due tecnici di Trentino Sviluppo (ing. Michele Ferrari e ing. Michele Pellegrini) e tre tecnici esterni a supporto (arch. Massimo Scartezzini per la parte architettonica, ing. Luca Oss Emer per la parte statica e ing. Vanni Pedergnana per la parte impiantistica) - si compone di due corpi disposti su due livelli adibiti a spazi produttivi e di un livello superiore con cinque edifici in legno adibiti a ufficio, separati e collegati tra loro da 2.500 mq di tetto verde con giardini e terrazzi aperti sui vigneti antistanti. Sviluppato su una maglia strutturale di 6 x 12 metri, con altezze di 6 metri al livello seminterrato e di 5 metri al primo livello e con le solette del primo piano in grado di sostenere fino a 3.000 Kg/mq, l’edificio offre una vasta flessibilità di utilizzo, in grado di ospitare macchinari pesanti al se


› TERRITORIO E SVILUPPO

Il team di progettazione

Nelle immagini, i corpi uffici, separati tra loro da tetti verdi trattati a giardino, sono realizzati interamente in legno al terzo livello dell’edificio. Ai vari piani passerelle di collegamento separano i flussi di persone e merci. In basso a sinistra una vista generale del complesso (foto ©Alessandro Gadotti).

Il progetto e la direzione lavori dell’edificio sono stati curati da un team multisciplinare che ha seguito tutte le fasi, dall’idea iniziale alla gestione del cantiere. Michele Ferrari (1965) ha coordinato l’attività del gruppo di lavoro, firmando il progetto e assumendo l’incarico di direttore dei lavori. Laureato in Ingegneria civile edile all’Università degli studi di Trento e con esperienza ventennale come direttore tecnico di varie imprese di costruzioni, Ferrari è oggi direttore dell’area Immobili impianti e aree industriali di Trentino Sviluppo. Michele Pellegrini (1977) laureato in Ingegneria Civile all’Università degli Studi di Trento e dipendente di Trentino Sviluppo, ha cofirmato il progetto e ha svolto l’assistenza alla direzione dei lavori. L’architetto Massimo Scartezzini (1973, laurea al Politecnico di Milano), ha curato la progettazione architettonica e la direzione artistica. Libero professionista con studio in Trento, ha maturato numerose esperienze nel campo della progettazione architettonica, in particolare di edifici con struttura in legno. Luca Oss Emer (1974) laureato in Ingegneria Civile all’Università degli Studi di Trento, direttore tecnico e amministratore della New Engineering di Trento, società specializzata in progettazione integrata orientata al BIM Level 3 di opere complesse di ingegneria edili ed infrastrutturali, ha curato la progettazione strutturale e l’assistenza ai lavori di competenza oltre alla consulenza per la certificazione Arca. Infine, l’ingegner Vanni Pedergnana (1981) laureato in Ingegneria Civile all’Università degli Studi di Trento ha curato la progettazione e l’assistenza alla direzione lavori per quanto riguarda gli aspetti energetici ed impiantistici (fluidi, elettrici, elettronici ed impianti speciali). Nella foto, da sinistra: Luca Oss Emer, Michele Pellegrini, Michele Ferrari, Massimo Scartezzini e Vanni Pedergnana

RICERCA, FORMAZIONE E INDUSTRIA Il piano generale del Polo della Meccatronica prevede la riqualificazione dei 10 ettari dell’attuale polo tecnologico di Rovereto, comprendente gli exstabilimenti Pirelli, e la realizzazione di nuovi collegamenti con la stazione ferroviaria, a ridosso dell’area, e con la città. Nel masterplan: 1 - l’edificio presentato in questo servizio C – uffici e aule centro formativo CT – centrale termica e relativo ingresso (2) P – edificio produttivo A, B, 4 – nuovo polo formativo, che prenderà il posto degli exstabilimenti Pirelli H – uffici 3 – ingresso da Via Zeni

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minterrato (7.300 mq), produzioni “leggere” al primo piano (5.900 mq) e uffici al livello in legno in copertura (4.000 mq). Il progetto è stato sviluppato fin dall’inizio secondo i protocolli Leed e ARCA, che hanno riguardato anche l’organizzazione del cantiere e naturalmente le scelte in termini di isolamento, tecniche costruttive e materiali. L’involucro dei primi due livelli ad esempio è realizzato in sandwich prefabbricati Thermowand ® composti da una

SCHEDA Località Rovereto Anno di realizzazione 2013 Committente Trentino Sviluppo S.P.A. Progetto Definitivo Trentino Sviluppo S.P.A., Ing. Michele Ferrari e Ing. Michele Pellegrini

Collaboratori Esterni Arch. Massimo Scartezzini (architettonica); Ing. Luca Oss Emer (strutturale); Ing. Vanni Pedergnana (impiantistica)

Direzione Lavori Ing. Michele Ferrari Progetto Esecutivo Capogruppo I.C. Srl (mandante)

Trento, Ing. Roberto Boller; Via Ingegneria Srl, Roma, Ing. Matteo Di Girolamo e Arch. Felipe Lozano Lalinde; Dream Srl, Tione Di Trento, Ing. Luca Simoni

Realizzazione ATI tra Collini Lavori Spa (mandataria), Ccc Soc. Coop, Ediltione Spa, Consorzio Lavoro Ambiente Soc. Coop, Martinelli & Benoni Srl, B.T.D. Servizi Primiero, Cooperativa Lagorai

Strutture in legno Essepi, Cavedine (TN) Tetto verde Climagrün Srl, Bolzano (www.climagruen.it) Involucro in cemento prefabbricato Progress Spa, Brixen (www.progress.cc)

Superficie complessiva 19.700 mq Importo complessivo euro 20.390.000

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doppia lastra di cls che racchiude uno strato isolante di 12 cm. I cinque corpi del livello uffici, inframmezzati da terrazzi e tetti verdi realizzati da Climagrün che contribuiscono all’inerzia termica e all’isolamento delle coperture del primo livello, rappresentano la più ampia sopraelevazione in legno realizzata in Trentino, costruita interamente in pannelli prefabbricati X-Lam prodotti da un’azienda locale con assi di abete Fiemme certificato FSC.

Una curiosità: secondo un’elaborazione dei ricercatori di CNR-Invalsa, i 2.100 metri cubi di legname utilizzato complessivamente nella realizzazione (oltre ai pannelli X-Lam le travi, le finestre, i listoni, il tavolato) corrispondono alla quantità di legno che cresce nelle foreste trentine in 18 ore e 36 minuti. Meno di una giornata per produrre la quantità di legno necessaria per l’intera sopraelevazione del nuovo edificio

Altre immagini dell’edificio produttivo, i prospetti est (a sinistra) e ovest e, sotto, la pianta del primo piano.


Guscio duro, cuore caldo

Verde intensivo in copertura

L’elemento parete prefabbricato PROGRESS Thermowand® adottato per l’involucro dei primi due piani è formato da due lastre in calcestruzzo collegate tra loro da barre in fibra ottica, contenenti uno strato di isolamento termico e tralicci per l’armatura strutturale del nucleo gettato in opera. La lastra esterna protegge in maniera definitiva lo strato isolante e i collegamenti interni in fibra di vetro eliminano i ponti termici Una soluzione innovativa che ai vantaggi della prefabbricazione – economia, precisione, rapidità di esecuzione, customizzazione, just-in-time, sicurezza – unisce quelli del risparmio energetico, permettendo di costruire secondo gli standard CasaClima.

Ha l’aspetto di un parco, comprese alcune collinette artificiali, il sistema di inverdimento intensivo realizzato da Climagrün su 1.200 mq del livello uffici. Il prato cresce su un substrato intensivo Lecagreen di 20 cm di spessore (35 per gli arbusti di Lagerstroemia indica), posato su una stuoia filtrante Climagrün 105. L’acqua di irrigazione viene drenata da uno strato di Agrileca mentre i solai – su cui grava un carico tra 250 e 400 kg/m² - sono protetti da una stuoia impermeabile Climagrün PECT. Un secondo intervento ha poi riguardato 200 mq di copertura con inclinazione di 40°, realizzata con un sistema di trattenimento antierosione.

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‹ WINERY PROJECT

CANTINA IPOGEA A CASTIGLIONE DI SICILIA

FARE VINO SULL’ETNA Un’architettura in gran parte ipogea e in pietra lavica locale. Austera ed elegante, concede al lusso solo la disponibilità di ampi spazi vuoti. Perfettamente integrata nel paesaggio, ha un esteso tetto giardino, con funzioni estetiche e bioclimatiche, che ripristina la continuità del suolo

Sopra, render d’insieme della prospettiva Nord. Qui sotto, schizzo di progetto.

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La storia del vino sull’Etna è antichissima; risale al tempo dei Fenici, si sviluppa con l’arrivo dei Greci passando per i Romani, viene distrutta dall’arrivo degli Arabi per ripartire poi nei primi decenni dell’anno Mille con i Normanni. Una coltura e una cultura che cresce fino al 1880, quando la filossera e una politica fiscale sbagliata ne dimezzano le coltivazioni. Abbiamo dovuto attendere fino al 1970 - con la nascita del Mercato Unico Comunitario - per assistere al ritorno di questa nobile tradizione millenaria e alla nascita di tante realtà produttive di grande livello. La coltivazione della vite ha molto caratterizzato la struttura del paesaggio etneo con i ter-

razzamenti, i caratteristici muretti a secco in pietra lavica e i numerosi palmenti (le antiche cantine) che proprio a causa dell’orografia del suolo avevano un sistema produttivo a caduta. Da queste caratteristiche strutturali del paesaggio naturale e antropico l’architetto Giuseppe Scannella ha progettato questa nuova cantina nel territorio di Castiglione di Sicilia, con la consapevolezza che non esiste architettura contemporanea che non tenga conto del genius loci, materiale e immateriale. La composizione architettonica è nata proprio dai tipici muretti dei terrazzamenti, già insistenti sul sito, che con il loro andamento strutturano il suolo. L’edificio da essi nasce

e con essi si integra nel gioco dei volumi e nella loro immagine estetica contraddistinta dalla pietra lavica. Un edificio che si presenta quasi del tutto interrato/integrato secondo la direzione predominante e si caratterizza per l’andamento a caduta del ciclo produttivo. Non rinuncia però a lanciare alcuni segnali che ne fanno percepire la presenza discreta. Se la massa-dimensione si rapporta alla scala territoriale, insieme all’austero aspetto superficiale, le necessarie aperture della zona produttiva si caratterizzano per essere unificate, con chiaro segno grafico, da una schermatura in lamiera microforata con disegno frattale come frattale risulta la tessitura delle


› WINERY PROJECT

Giuseppe Scannella Architetto Giuseppe Scannella (Catania, 1953) consegue la laurea in architettura nel 1979 presso l’Università degli Studi di Palermo. La sua attenzione è rivolta alle diverse scale dell'architettura, dall’oggetto all’edificio al sistema urbano. Con il suo studio di Catania si dedica a progetti di restauro, di recupero, di nuove edificazioni e di urbanistica. All’intenso lavoro di studio e progettazione, l’architetto Scannella affianca altre attività di giornalismo, di formazione e la partecipazione a numerosi convegni e seminari. Si occupa inoltre attivamente di politiche per la professione ottenendo riconoscimenti istituzionali in campo territoriale e nazionale. Nella foto, da sinistra Alfio Ardita, Giuseppe Scannella, Marilena Lanzafame, Tiziana Longo, Anna Maria D’Imprima, Andrea Cosentino, Margherita Costa

www.scannella.it

pietre dei muretti. Oppure la massa si apre in grandi e chiari spazi vuoti vetrati in direzione delle viste principali sul paesaggio, per confrontarsi e appropriarsene. La costruzione si sviluppa su tre elevazioni, la più profonda delle quali - ipogea - è costituita dalla barricaia; sopra abbiamo la zona di vinificazione (tinaia) alla quale le uve arrivano per caduta da una serie di oblò a raso sul piano del sovrastante piazzale di conferimento. Allo stesso livello del locale di vinificazione saranno realizzati i locali di deposito e di servizio, sopra i quali un tetto giardino, con funzioni estetiche e bioclimatiche, ripristinerà la continuità del suolo. Emerge soltanto un puro volume in pietra destinato alla zona uffici e ricezione. Una scatola semplice, orientata sull’asse nord-sud, per ridurne il peso e l’impronta volumetrica nei confronti del cono dell’Etna. La stessa attenzione caratterizzerà l’interior design che avrà nella chiarezza materica il suo format: pavimenti in cemento industriale o pietra lavica, intonaci e legni naturali con l’innervazione impiantistica e illuminotecnica dalla presenza quasi impercettibile. Materiali dalla chiara espressione materica che si rapporta al sito e alla funzione. Costruttivamente un’opera moderna, dove la prefabbricazione si unisce al cemento armato e alle murature in pietra, con occhio attento alla sostenibilità economica, energetica e gestionale, per una capacità produttiva che si attesta intorno alle 130mila bottiglie all’anno. Sul piano della compatibilità ambientale si è partiti dal perseguimento di un’elevata inerzia termica (muri ad elevata massa e vetrate altamente efficienti) proseguendo per la scelta di materiali e componenti a chilometro quasi zero e a bassa o nulla emissività, per

arrivare ad un controllo e sfruttamento delle acque meteoriche in ragione dell’indice di piovosità media (1060 mm). Quest’attenzione, che poi è moderazione e consapevolezza, ha permesso di ridurre i consumi energetici, anche per l’illuminazione interamente prevista con sistemi Led, fino a far prevedere per l’edificio l’attribuzione della classe energetica A. Risultato che si raggiungerà anche grazie allo sfruttamento dell’energia solare termica e fotovoltaica (integrata alla costruzione) e all’uso di schermature solari passive. Stessa attenzione è stata riservata alla strutturazione del suolo non interessato dalla coltivazione, lasciato il più possibile permeabile e con le zone a parco realizzate con piante e superfici a bassa necessità di irrigazione e sviluppo spontaneo, arricchite da essenze tipiche della macchia mediterranea e del luogo fino a prevedere la conservazione e il riuso di ulivi, ogliastri, querce tutte autoctone

SCHEDA Località Castiglione di Sicilia Anno di progettazione 2014 Progetto e direzione lavori Arch. Giuseppe Scannella

Superficie dell’area mq 40.322,28 Superficie coperta mq 2.295,46 Sviluppo dei tetti-giardino mq 1.872,84 Volume complessivo mc 16.679,79

In alto, render della tinaia e dell’ingresso carrabile alla cantina. Pianta del primo piano. Sotto, la sala degustazione.

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‹ INTERIOR & CONTRACT

Rebosio+Spagnulo Entrambi laureati a Milano, Igor Rebosio (1973) e Federico Spagnulo (1969) si incontrano nel 1997 e nel 2001 danno vita allo studio R+S, che nelle due sedi di Milano e Mosca conta oggi una decina di collaboratori, inclusi i partner Alessandra Carbone e Andrea Spagnulo. Specializzato nella progettazione di interni per residenze e alberghi di lusso, il lavoro dello studio, attento al dettaglio, alla qualità e alla ricerca sui materiali e le capacità artigianali, si caratterizza per un eccellente equilibrio tra contemporaneità, comfort e tradizione con progetti sartoriali apprezzati da importanti committenti in Italia e all’estero, come la catena di alberghi e resort Baglioni per cui lo studio ha progettato la maggior parte degli interventi. Più di sessanta i progetti fin qui completati o in corso, tra cui un resort a Marrakech, ville, appartamenti e penthouse in Italia, Francia e Russia, alberghi in Europa e USA. www.rebosio-spagnulo.it

Dall’alto, immagine notturna degli edifici residenziali realizzati nel 2007 e fisicamente connessi all’Hotel Kempinsky, risalente al 1850; pianta di uno degli appartamenti; una camera da letto (foto ©Beppe Raso, courtesy R+S).

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KEMPINSKI RESIDENCES

ENGADINA LUXURY La grande attenzione nella scelta e nel trattamento dei materiali e un’attenta progettazione della luce creano un’atmosfera di caldo comfort in sintonia con le aspettative degli utenti (foto ©Beppe Raso, courtesy R+S).

Design contemporaneo, tradizione locale, dettagli su misura. Lo studio di architettura e design Rebosio+Spagnulo firma il progetto di interior e arredo per un residence a cinque stelle a Sankt Moritz Le Kempinski Residences sono parte integrante dell’omonimo complesso alberghiero situato nel pieno centro di Sankt Moritz, comprendente l’albergo costruito nel 1850 e un più recente sviluppo residenziale realiz-

zato nel 2007. Di dimensioni variabili - da 110 mq fino a 430 mq circa – i trenta appartamenti del residence, in parte affittati e in parte di proprietà, sono funzionalmente gestiti dalla struttura alberghiera. Gli interni

di 14 di questi appartamenti sono stati interamente riprogettati dallo studio milanese Rebosio+Spagnulo adottando un taglio decisamente contemporaneo che si confronta in maniera evidente con la cultura, i materiali e l’arte manifatturiera della tradizione dell’Engadina. Grande attenzione è stata riservata alle finiture e ai dettagli degli elementi d’arredo, realizzati su progetto da un team specializzato a guida italiana secondo un design innovativo che accosta linee essenziali e materiali pregiati, tessuti rigorosamente naturali dalle tonalità calde e accessori tipicamente montani. Come le boiserie in legno spazzolato realizzate secondo le originali tecniche costruttive dei mobili di montagna, oppure gli imbottiti, caratterizzati dalle cuciture a vista realizzate secondo la tecnica del “punto a cavallo”, così definita perché in passato era impiegata per realizzare i coprisella. Lo studio ha ridisegnato la maggior parte dei mobili integrando alcuni elementi esistenti per enfatizzare la continuità e la coerenza stilistica dell’intervento. I letti, ad esempio, sono stati riadattati attraverso l’inserimento materico di cuoio e panno e caratterizzati da

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‹ INTERIOR & CONTRACT

finiture in linea con il concept complessivo. Frutto di un intenso lavoro di ricerca, il progetto illuminotecnico ha previsto fonti di luce indiretta e strutture ad anello realizzate in legno spazzolato e bordato, isole sospese collocate principalmente sui soffitti delle zone pranzo e soggiorno che definiscono le diverse funzioni abitative senza interferire con l’idea unitaria degli spazi. Un altro tema decorativo degli interni è costituito da scenografiche gigantografie paesaggistiche disposte negli spazi di passaggio, attorno alle scale e nei corridoi. Stampate in grande formato, laminate e applicate su pannelli, le

In alto, sulle pareti lungo le scale, i corridoi e le zone di passaggio sono stati collocati grandi pannelli con immagini paesaggistiche di boschi e ghiacciai. A destra, il taglio contemporaneo degli interni si confronta con la cultura artigianale dei materiali, delle finiture, degli accessori tipicamente montani (foto ©Beppe Raso, courtesy R+S).

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fotografie in bianco e nero o seppia di boschi, ghiacciai, giardini e scorci di montagna aprono idealmente le pareti al paesaggio e rafforzano il contatto con la natura circostante. L’intervento è il risultato di un progetto allinclusive nel quale lo studio ha stabilito tempi, modalità, filosofia di realizzazione e budget. Come spiega l’architetto Federico Spagnulo: «la nostra filosofia è quella di realizzare interventi sartoriali, su misura e ogni volta differenti che tengano conto di alcuni aspetti fondamentali: la coerenza con la poetica del progetto, l’identità del luogo, le caratteristiche dell’architettura esistente. Non condi-

vidiamo un approccio stilistico orizzontale, che funzioni per tutti i luoghi e uniformi le esperienze. Il progetto è piuttosto come un viaggio, in cui scopri di volta in volta stimoli e storie differenti, con linguaggi che si articolano in maniera diversa a seconda del racconto che si è chiamati a sviluppare»

SCHEDA Località St. Moritz, Svizzera Anno di realizzazione 2013 Committente St. Moritz Bäder AG Superficie 2.800 mq


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VILLA CON PISCINA A LORETO

IMMERSI NEL PAESAGGIO Integrazioni contemporanee si confrontano con le preesistenze storiche di una costruzione rurale nel silenzioso contesto delle colline marchigiane Alle pendici di monte Reale, Poggio Pinea è un’antica corte rurale definita da tre fabbricati in linea: il corpo centrale un tempo adibito a stalla e fienile, l’abitazione del mezzadro e sul lato opposto la casa del fattore. Tutti gli edifici sono in muratura portante di mattoni con inserti di pietra arenaria. Il progetto di recupero dell’architetto Stefano

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Anconetani ha previsto il restauro integrale dell’esistente e alcuni ampliamenti in laterizi, ferro e vetro finalizzati a creare nuovi ambienti di impronta contemporanea. Il percorso abitativo, basato essenzialmente sulla contrapposizione dialettica tra il pieno murario della vecchia abitazione e dell’ex stalla-fienile e il vuoto che divide le due co-

struzioni, si caratterizza per leggerezza e trasparenza. La diafana stereometria della veranda, incassata a cerniera tra le volumetrie, funge da espediente architettonico per coordinare e integrare le due parti. Il nuovo involucro vetrato collega il corpo in cui sono ospitati gli ambienti di rappresentanza (la zona soggiorno, pranzo e al primo piano le


Nelle foto, la piscina, posta a distanza dalla corte e dall’abitazione principale, gode di un’invidiabile posizione panoramica. Sotto, le costruzioni ristrutturate sono collegate tra loro da una veranda.

camere) agli spazi più privati (cucina, cantina, lavanderia, sala tv) e scandisce la compenetrazione visiva tra spazi interni ed esterni diventando osservatorio privilegiato sul panorama circostante. La volontà di conservare i materiali e le linee originarie restituisce intatto il carattere della costruzione contadina senza impedire l’inserimento di nuovi ambienti (garage, cantina, lavanderia). La ricerca di un rapporto diretto con la natura e il paesaggio è completata dalla realizzazione di una piscina in posizione panoramica distante dalla corte, con annessa area wellness, servizi, spogliatoio e, interrati per non alterare l’equilibrio del complesso preesistente e del parco circostante, i locali tecnici

Piscina Privata

Uno specchio d’acqua nel verde Collocata nel giardino della villa, la piscina è stata progettata dall’architetto Stefano Anconetani ed è caratterizzata da una vasca interamente in cemento armato con canale di sfioro perimetrale realizzato in opera. Grazie a un semplice accorgimento architettonico, la vasca è stata sopraelevata di circa 40 cm rispetto al piano del marciapiede per creare un particolare effetto di sospensione percepibile quando si è immersi nell’acqua. Il canale di raccolta dell’acqua di sfioro è stato parzialmente rivestito con sassi bianchi, per conferire un aspetto naturale, mentre il marciapiede perimetrale è stato realizzato in pietra

bianca e legno. L’accesso alla piscina è assicurato da una scalinata in muratura di larghezza pari al lato corto della vasca, rivestita con speciali resine impermeabili di colore bianco e, nelle ore notturne, illuminata da sei fari Led a luce bianca. Adiacente alla piscina è stato ricavato un locale tecnico interrato, con annessa vasca di compenso, nel quale è stato disposto l’impianto di filtrazione dotato di due filtri da 25 m³/h ciascuno. Due aperture a bocca di lupo garantiscono una buona aerazione del locale e impediscono il formarsi di umidità che potrebbe danneggiare le apparecchiature dell’impianto di filtrazione.

SCHEDA TECNICA PISCINA

Stefano Anconetani Nato a Recanati nel 1952, Stefano Anconetani coniuga la propria professione di architetto all’attività di ricerca e formazione ed è stato presidente del Centro Professionale di Design di Ancona. Come progettista è impegnato in diversi settori, dall’architettura all’interior al design. Affascinato dalla luce, ha creato per diverse aziende oggetti luminosi sia prettamente tecnici che decorativi.

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Sicurezza integrata

Controllo e sorveglianza per le opere d’arte

Giulio Iucci, amministratore delegato di Metrovox

È in corso a Roma, a Castel Sant’Angelo, la mostra I Papi della Speranza, organizzata dal Centro Europeo del Turismo per onorare Papa Francesco nel primo anniversario del suo pontificato. La Fondazione Enzo Hruby, la prima in Italia e in Europa per la protezione del patrimonio storico-artistico del nostro Paese contro furti, sottrazioni e vandalismi, si è assunta l’onere della messa in sicurezza delle opere d’arte esposte, che sono state protette utilizzando le più avanzate tecnologie di sicurezza; a tale proposito, la Fondazione ha scelto, per il progetto di sicurezza e la relativa installazione, la Società Metrovox, che ha realizzato una perfetta integrazione del sistema di sicurezza

con la particolare architettura del complesso garantendo i livelli di security e minimizzando l’impatto estetico delle apparecchiature installate. Parte del Gruppo Sipro, che conta 2000 collaboratori, Metrovox opera nel settore della security, come spiega Giulio Iucci amministratore delegato dell’azienda. Parliamo dell' azienda e ripercorriamo le sue tappe fondamentali. Metrovox nasce nel 1972, con l’obiettivo di integrare le soluzioni di Security coerenti con le esigenze del cliente e le sue aspettative. Dopo 42 anni questa mission è ancora presente nelle nostre soluzioni e servizi, in linea con lo sviluppo del nostro

Gruppo, nato nel 1990 con l’obiettivo di rispondere all’intera catena della sicurezza con proprie strutture operative ed organizzative. Il nostro quartier generale è a Roma, con un’importante sede a Milano e la copertura su tutto il territorio nazionale. Con quale visione e progetti affrontate e programmate il vostro futuro? E’ fondamentale il mantenimento dei nostri standard qualitativi, coniugati con l’innovazione tecnologica, ciò ci consente di mantenere una leadership nel settore delle “Soluzioni di Security”. Le nostre tecnologie di ultima generazione, quali ad esempio: sistemi di Supervisione, PSIM e sistemi di Video Analisi su base Neurale, ci consentono di realizzare progetti base e complessi Building, con livelli d’integrazione a forte caratterizzazione tecnologica. In un settore sensibile come la sicurezza, con un mercato aggredito da soluzioni standard e spesso non professionali, la qualità, la professionalità e la ricerca sono ingredienti determinanti per essere scelti come partner di fiducia e, nel contempo, essere sostenibili e fare impresa.

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LA ROMA SANCTA DELLA SPERANZA

I PAPI DELLA SPERANZA ARTE E RELIGIOSITÀ NELLA ROMA DEL ‘600 Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo, Roma

16 maggio - 16 novembre 2014

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Organizzata in onore del primo anniversario del pontificato di Papa Francesco, la mostra I Papi della Speranza – Arte e religiosità nella Roma del ‘600 intende documentare il profondo mutamento spirituale e culturale che la Roma papalina visse negli anni successivi alla chiusura dei lavori del Concilio di Trento (1563). Curata da Maria Grazia Bernardini e Mario Lolli Ghetti, la mostra è organizzata in tre sezioni tematiche nelle sale di Clemente VII, di Clemente VIII e di Apollo e della Giustizia. La prima sezione introduttiva Roma Sancta: recupero del Cristianesimo delle origini illustra il nuovo clima di fermento culturale e spirituale attraverso dipinti, incisioni, testi e reperti archeologici. La seconda sezione I Giubilei è dedicata al grande interesse dei papi

per questi avvenimenti solenni. Prendendo in considerazione quelli del 1575, 1600, 1625 e 1650, l’esposizione testimonia l’impegno profuso per trasformare Roma nella Città Santa e accogliere i fedeli e ne ripercorre i grandiosi interventi urbanistici, le committenze artistiche, le celebrazioni e le processioni. La sezione Arte e Devozione è suddivisa infine in cinque aree dedicate al culto delle reliquie, alla canonizzazione dei santi, a San Filippo Neri e gli oratoriani, alle grandi figure dei Santi e agli apparati e cerimonie. Ritratti di santi, preziose pale d’altare, sculture, bozzetti, incisioni, oreficerie offrono una panoramica delle diverse forme artistiche a servizio della religione.Realizzata sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, la mostra è organizzata dal Centro Europeo per il Turismo


Premio Carlo Scarpa per il Giardino 2014

R(I)ESISTENZA SULL' ALTOPIANO LA 25ESIMA EDIZIONE DEL PREMIO INTERNAZIONALE È DEDICATA AI VILLAGGI DI OSMAČE E BREŽANI IN BOSNIA ERZEGOVINA, PICCOLE COMUNITÀ MULTIETNICHE DEVASTATE DALLA GUERRA CHE OGGI TORNANO A NUOVA VITA GRAZIE ANCHE A PROGETTI DI RECUPERO E SVILUPPO DELLE COLTURE AGRICOLE LOCALI

L’altopiano sopra Srebrenica. Parte del villaggio di Osmače, con i gruppi di case, la moschea, il memoriale, uno dei piccoli cimiteri, pascoli e campi coltivati. 12 marzo 2014. Fotografia di Zijah Gafić per Fondazione Benetton Studi Ricerche. Inizio della fioritura del grano saraceno a Osmače. Agosto 2013. Fotografia di Filippo Giannone-Agronomi e Forestali Senza Frontiere.

Osmače e Brežani sono due villaggi sull’altopiano sopra Srebrenica, territorio ondulato stretto tra i canaloni di un’ansa della Drina, fiume cruciale della storia europea, confine e insieme legame di civilizzazioni che si sono confrontate nella geografia balcanica. Un luogo di fronte al quale è inevitabile interrogarsi sulla contraddizione tra la bellezza della natura e i segni onnipresenti di una guerra ancora leggibile, uno dei tanti luoghi della Bosnia dai quali due decenni or sono è stata strappata la vita di una comunità, devastata la sua convivenza multiculturale di lunga durata, dispersi i sopravvissuti. Tra questi ultimi, e ciò ne fa un caso di testimonianza e di esperienza altamente significative, un piccolo nucleo di famiglie cerca da qualche anno di trovare la strada del ritorno, la trama della memoria, nuove relazioni tra persone, spazi da abitare, terre da curare, case da ricostruire, condizione umana da conquistare. Nel 1991 Osmače aveva 942 abitanti e Brežani 273. Nessuno vi ha abitato dal 1993 al 2002, l’anno dei primi rientri dopo la diaspora. Oggi solo un centinaio di persone vive nei due borghi, costituiti da un numero variabile di case unifamiliari, separate l’una dall’altra, in una condizione sen-

za centro che ci sorprende. Il microcosmo multiculturale si costituisce dentro misure e presenze comuni: edifici religiosi, piccoli cimiteri, tempietti con la lista dei caduti, il crocevia con la fontana, punto di incontro per le persone che passano e per gli animali che pascolano. E soprattutto, con il suo valore simbolico, la scuola che accoglieva più di 500 alunni e che oggi è in rovina. Nel 2005, anche grazie alla fattiva vicinanza di Irfanka Pašagić, psichiatra, e di Alexanger Langer, alcuni giovani di nazionalità e religione diverse costruiscono insieme il gruppo Adopt Srebrenica. Negli anni successivi una decina di famiglie ritorna nei villaggi per rimettere mano e curare la terra dei padri e delle madri. Nel 2010 si avvia a Osmače l’esperimento del grano saraceno, nato dallo scambio di conoscenze e di pratiche con tecnici e associazioni di vari paesi, in primis l’Italia. Il Premio Carlo Scarpa, consegnato a due dei protagonisti di questa storia di speranza, Muhamed Avdić e Velibor Rankić, cerca di individuare e comprendere le ragioni profonde che legano singoli individui o comunità al luogo abitato dalle loro memorie e dai loro propositi, ragioni e legami talmente forti da permettere di affrontare un abisso che appare invalicabi-

le. Osmače e Brežani pongono con forza il tema della costruzione dello spazio multiculturale come compresenza unitaria di diversi e il suo farsi paesaggio attraverso le pratiche della condivisione dei bisogni, delle capacità e dei saperi

XXV edizione del Premio Carlo Scarpa Treviso, Fondazione Benetton Studi Ricerche Spazi Bomben Fino al 29 giugno 2014

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ARTEFACTS

MUNARI TORNA ARTISTA Al Museo del Novecento di Milano una mostra ripercorre il poliedrico percorso creativo di un personaggio impossibile da incasellare in una definizione univoca Ginevra Bria Fino al 7 settembre il percorso di Munari politecnico e del focus fotografico Chi s’è visto s’è visto restituiscono autonomia estetica e formale ai lavori di Bruno Munari. Le decine di opere in mostra provengono in gran parte dalla collezione di Bruno Danese e Jacqueline Vodoz che nella molteplice veste di amici, collezionisti, editori e industriali, per decenni hanno sostenuto e incentivato Munari a sperimentare nuovi linguaggi. Il percorso della mostra mette in dialogo queste opere con quelle appartenenti al Comune di Milano, al Museo del Novecento e agli archivi di Isisuf - Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo, di cui Munari fu tra i fondatori assieme a Carlo Belloli, con l’obiettivo di rivelarne la propensione artistica aprendo la collezione a un dialogo con una generazione di artisti che con Munari ebbero un rapporto dialettico. Le prime quattro sezioni sono dedicate agli orientamenti artistici giovanili di Munari attraverso il disegno, il collage e una prassi visuale riferibile alle pratiche delle avanguardie storiche; al suo rapporto con la ricerca scientifica come elemento attivatore di funzioni creative; all’arte come matrice generativa di nuovi approdi disciplinari e alla produzione artistica durante il susseguirsi di diversi movimenti novecenteschi. Queste opere vivono di corrispondenze e influenze come quelle di Mary Vieira e Victor Vasarely; o come Enzo Mari, Max Bill, Franco Grignani e Max Huber che con [ 60 ]

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lui hanno esposto e condiviso ricerche; o infine di artisti che lo hanno frequentato come Getulio Alviani, Arturo Bonfanti, Paolo Scheggi e Marina Apollonio. Nonchè di coloro che con Munari hanno condiviso momenti originari, primi tra tutti Gillo Dorfles e Carlo Belloli, e successivamente il Gruppo T. Infine, questa stessa sezione include lavori di figure che con Munari hanno mantenuto un rapporto ideale in termini di capacità e ispirazione, come Giulio Paolini e Davide Mosconi. Accanto alla mostra principale un Focus fotografico, in parte inedito, realizzato da Ada Ardessi e Atto, che hanno lavorato a stretto contatto con Munari documentandone, in più di quarant’anni, le principali tappe del percorso creativo. Come ricorda Ada Ardessi: “ho conosciuto Bruno Munari alla fine degli anni Cinquanta. Fu una gioia incontrarlo, lo ricordo ancora, era divertente e così semplice che era impossibile non entrare in sintonia. Fin da subito si mostrò molto interessato al fatto che fossi una fotografa, sembra strano dirlo adesso ma era abbastanza raro incontrare chi realizzasse reportage d’arte. Allora c’era assoluta urgenza di documentare ed esistevano pochissimi mezzi per farlo. La fotografia era un medium unico, in tutti i sensi, e, purtroppo, non alla portata di tutti”. L’esposizione delle sue foto e di quelle del figlio Atto ha come titolo Chi s’è visto s’è visto, locuzione molto amata da Munari per sovvertire con familiarità il rapporto tra la

rappresentazione di sé, la dimensione visuale del ritratto e le sue apparenze riflesse. Le fotografie in mostra restituiscono l’inafferrabile complessità semantica di Munari scalfendo lo stereotipo didattico di cui è stato investito nel corso degli anni

MUNARI POLITECNICO CHI S’E’ VISTO S’E’ VISTO. BRUNO MUNARI, ADA ARDESSI E ATTO A cura di Marco Sammicheli Museo del Novecento. Via Marconi 1, Milano

Da sinistra Ada Ardessi, Bruno Munari, Biennale di Venezia, 1966 ©Isisuf. Istituto internazionale di studi sul Futurismo Atto, Bruno Munari nel suo studio, Milano, 1988 ©Isisuf. Istituto internazionale di studi sul Futurismo Sotto Ada Ardessi, Bruno Munari, Monte Olimpino, 1966 ©Isisuf. Istituto internazionale di studi sul Futurismo


‹ MOSTRE (immagine ©Gio Ponti Archives)

RITRATTI D’ARCHITETTURA

GIO PONTI SCRIVE L’AVVENTURA EDITORIALE DELL’ARCHITETTO MILANESE IN MOSTRA A MENDRISIO In occasione della presentazione del sito www.gioponti.org realizzato dall’Archivio Gio Ponti di Milano, la Biblioteca dell’Accademia di architettura di Mendrisio espone alcuni fascicoli della rivista Stile, che Ponti fondò nel 1941 e diresse fino al 1947. Una sorta di diario con cui l’architetto milanese ha raccontato l’Italia degli anni '40 attraverso la scrittura (con ben ventidue pseudonimi diversi), il disegno delle copertine, i suoi progetti e i contributi provenienti da ambiti diversi: architettura, pittura, scultura, poesia, disegno industriale, grafica e molto altro.

GIO PONTI SCRIVE Biblioteca dell’Accademia di architettura via Turconi, Mendrisio (Svizzera)

06 maggio_31 agosto 2014

ARCHITETTURE IN POSA - LE OPERE DI VICO MAGISTRETTI A MILANO È UNA MOSTRA DI FOTOGRAFIE D’AUTORE DEGLI EDIFICI PROGETTATI DALL’ARCHITETTO MILANESE NELLA SUA CITTÀ

Per la prima volta la Fondazione studio museo Vico Magistretti svela al pubblico alcuni documenti fotografici conservati nell’archivio del maestro che ne raccontano l’esperienza di progettista a Milano. Materiali editi e inediti di maestri della fotografia come Monticelli, Basilico, Sinigaglia, Casali, Pegoraro, restituiscono il valore urbano e la ricerca formale di architetture che hanno caratterizzato il volto della città: dalla Chiesa Santa Maria Nascente al QT8 (1947-55, con Mario Tedeschi) alla Torre al Parco Sempione in via Revere (1953-56, con Franco Longoni), dalla casa in via Leopardi (195861, con Guido Veneziani) alla casa in piazza San Marco (196673) e il dipartimento di Biologia dell’Università Statale (1978-81, con Franco Soro). Curata da Fulvio Irace e Manuela Leoni e allestita da Paolo Ulian, la mostra è completata da una rilettura cinematografica di Francesca Molteni.

In alto, Torre al Parco Sempione, 1953/56

(schizzo ©Archivio Studio Magistretti). A destra,

Edificio per uffici, corso Europa 22, 1955/57 (foto ©G. Basilico).

ARCHITETTURE IN POSA LE OPERE DI VICO MAGISTRETTI A MILANO Fondazione studio museo Vico Magistretti via Conservatorio 20, Milano

27 marzo_19 dicembre 2014

Costruzione massiccia con elementi prefabbricati in calcestruzzo [ 61 ]

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PROGRESS S.p.A. Via Julius Durst 100 - I-39042 Bressanone (BZ) IOARCH_53 Tel. + 39 0472 823 111 - Fax + 39 0472 834 333 - info@progress.cc - www.progress.cc

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ARTEFACTS

LA PERFEZIONE POSSIBILE Atlante urbano, in Triennale a Milano la personale di Marco Petrus il pittore che rilegge su tela le architetture metropolitane Atlas 6, 2014. Olio su tela, 100 x 200 cm. A destra, ritratto di Marco Petrus (foto ©Monica Castiglioni).

Da più di vent’anni la ricerca artistica di Marco Petrus si concentra esclusivamente sull’architettura e sulle sue forme urbane attraverso un’indagine pittorica metodica, dettagliata, a tratti oniricamente ripetitiva. Un’indagine che prosegue idealmente gli studi universitari al Politecnico di Milano intrapresi per un breve periodo per proseguire a pieno ritmo con la carriera di pittore, nel solco dell’esperienza del padre Vitale scomparso nel 1984. Iniziali approcci all’architettura, o meglio alla visione architettonica e all’analisi delle sue forme, avvengono anche attraverso il mezzo fotografico sulla scia dell’elegante bianco e nero di Gabriele Basilico. Il passo successivo è quasi obbligato: fondere la registrazione della realtà concreta con l’istinto creativo del disegno e della materia pittorica e, attraverso una continua ricerca, trovare infine un proprio stile. Inconfondibile e al tempo stesso ricco di nuovi spunti, che si aggiorna sia dal punto di vista visivo che tecnico nel passare dagli acquerelli sfumati alla ruvidità in bianco e nero del carboncino su cartone fino alle lucide superfici dei dipinti a olio, operando una progressiva riduzione degli elementi narrativi verso una sempre maggiore astrazione formale. Milano e l’architettura costituiscono dunque fin dalla giovinezza un punto di riferimento fondamentale nell’universo personale e arti-

ATLAS - MARCO PETRUS 30 aprile_2 giugno 2014 Triennale di Milano | Viale Alemagna 6 Ingresso libero

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stico di Marco Petrus. Ma non è solo Milano la protagonista del suo atlante metropolitano: se è vero che la sua ricerca ha avuto inizio proprio in quella che viene da tutti considerata la capitale italiana della sperimentazione architettonica, l’occhio e la fantasia dell’artista spaziano verso altre suggestioni urbane. La sua pittura scende nei dettagli, anzi è dal dettaglio stesso che a volte sembra generarsi per poi allargare lo sguardo secondo tagli prospettici arditi e punti di vista inusuali. È allora possibile riconoscere edifici più o meno celebri, nazionali e internazionali, come la stessa sede della Triennale, il Palazzo dell’Arte del 1933 progettato da Giovanni Muzio (Atlas 3, 2013), o il Palazzo delle Poste di Napoli (Napoli 2, 2010) o ancora le facciate ritmiche dell’Unité d’habitation di Le Corbusier stagliarsi contro l’azzurro cielo di Marsiglia (Altas 4, 2013). Una galassia di spazi costruiti dove l’elemento umano è assente, forse in quanto elemento incoerente in tale perfezione Silvia Zotti

Marco Petrus Nato a Rimini nel 1960, milanese d’adozione, frequenta per un breve periodo la facoltà di architettura del Politecnico per poi dedicarsi definitivamente alla pittura. Oltre che sul paesaggio urbano italiano, la sua ricerca si concentra sulle architetture di Londra, Marsiglia, New York, Shanghai e di altre grandi capitali europee ed extraeuropee. Dal 2000 ha esposto a New York, Mosca, Venezia, Londra, Santa Fe in gallerie e prestigiosi spazi pubblici, dal Complesso del Vittoriano a Roma al Taipei Fine Arts Museum, da Palazzo Reale a Milano allo Shanghai Art Museum.

STILE URBANO Il catalogo della mostra in Triennale raccoglie le opere più recenti della produzione di Marco Petrus che, partendo da Milano, compie un viaggio internazionale alla ricerca dei segni dell’architettura moderna e contemporanea nel tessuto urbano. Marco Petrus Atlas Testi di Michele Bonuomo, Federico Bucci Editore Johan & Levi 96 pp – euro 25,00 (italiano/inglese) ISBN 9788860101273


› PREMI

Shigeru Ban Nel 1985, un anno dopo la laurea alla Cooper Union di New York Shigeru Ban (Tokyo, 1957) apre lo studio di Tokyo. Realizza dapprima le installazioni di alcune mostre, tra cui una dedicata a Alvar Aalto dove sperimenta per la prima volta le sue strutture in tubi di cartone, e una serie di architetture ispirate alle case studies californiane. Diventa consulente delle Nazioni Unite nel 1995, quando fonda la ONG Voluntary Architects’ Network (VAN) con cui sviluppa il progetto di abitazioni temporanee per i rifugiati della guerra civile in Rwanda. Nel 2004, con Jean De Gastines (suo socio nello studio di Parigi) e Philip Gumuchdjian vince il concorso di progettazione del Centre Pompidou di Metz. Docente dell’Università di Arte e Design di Kyoto dal 2011, Shigeru Ban prosegue nel suo lavoro di ricerca sui sistemi strutturali leggeri e sui materiali oltre che sull’architettura. Il suo Art Museum di Aspen, in Colorado, sarà inaugurato il prossimo agosto.

PRITZKER PRIZE 2014

ARCHITETTURA RESILIENTE Sopra il titolo, il Centre Pompidou-Metz, 2010 (foto Didier Boy de la Tour); sotto, la Naked House a Saitama, 2000, e la WallLess House di Nagano, 1997 (foto Hiroyuki Hirai). A destra, montaggio della scuola temporanea a Chengdu, in Cina, nel 2008 (foto VAN). Tutte le immagini ©Shigeru Ban.

La poetica di Shigeru Ban, ispirata alle forme del Moderno e praticata grazie a una profonda conoscenza dei materiali e della tecnica strutturale, include la compassione verso l’umanità e il pianeta Affascinato dall’odore legno e dagli strumenti di lavoro, a cinque anni voleva fare il carpentiere. Da vent’anni, con i suoi studenti e ex-studenti del Voluntary Architects’ Network, Shigeru Ban costruisce abitazioni e rifugi temporanei per le vittime di guerre, terremoti e tsunami in tutto il mondo, con le

sue strutture leggere e fatte di materiali locali, economici, riciclabili, smontabili e trasportabili, come i tubi di cartone con cui ha iniziato a progettare sistemi strutturali nel 1986. Forse la leggerezza e la capacità di adattarsi alle condizioni del luogo appartengono in generale alla cultura architettonica orientale insieme alla provvisorietà, al contrario dell’architettura greca e latina, che costruisce per l’eternità. Ma la curiosità, la passione per gli aspetti pratici nata quando voleva fare il carpentiere e una naturale vocazione alla parsimonia, insieme a una rara sensibilità hanno permesso a Shigeru Ban di interpretare quella cultura con grande forza innovativa, progettando spazi che migliorano la

vita delle persone. Del resto e per definizione, le culture nascono e crescono nell’incontro delle diversità contribuendo ad abbattere barriere fondate su pregiudizi e localismi. Così la casa senza pareti (1997) o la naked house (2000) comunicano messaggi universali, e forse, sotto la grande copertura ondulata del Centre Pompidou di Metz, ci sentiamo tutti più leggeri e per questo meno fragili. Settimo architetto giapponese dei 37 fin qui premiati dal Pritzker, Shigeru Ban riceverà la medaglia di bronzo del Pritzker e il riconoscimento in denaro – 100mila dollari che destinerà al VAN – il 13 giugno, nel corso della cerimonia ufficiale che quest’anno si svolgerà presso il Rijksmuseum di Amsterdam

Il Premio e la giuria Creato nel 1979 da Jay e Cindy Pritzker, il Pritzker Architects Prize premia ogni anno un architetto vivente le cui opere dimostrino una combinazione di talento, visione e impegno tali da generare un significativo contributo all’umanità e alla qualità dell’ambiente costruito. La giuria, presieduta da Lord Palumbo, Presidente Emerito della Fondazione Serpentine Galleries, quest’anno comprendeva comprendeva gli architetti Alejandro Aravena (Elemental), Yung Ho Chan, Glenn Murcutt (premio Pritzker 2002) e Juhani Pallasmaa.

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ARTEFACTS

PERDERSI NELLA LUCE Venti artisti selezionati da Caroline Bourgeois raccolti a Palazzo Grassi a Venezia per dare unità alla luce attraverso installazioni, fotografie, sculture, dipinti e film in bianco e nero. Un cammino tra giorno e notte, realtà e illusione

Atto Belloli Ardessi

In alto, Doug Wheeler, D-N SF 12 PG VI 14, 2012 (foto di Fulvio

Orsenigo ©2014 Doug Wheeler, per concessione di David Zwirner, New York/ Londra).

A destra Robert Whitman, Untitled (Light Bulb) 1994-1995, per concessione dell’artista e Broadway 1602 (foto ©Palazzo Grassi, ORCH orsenigo_chemollo)

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Caroline Bourgeois a Palazzo Grassi si immedesima con la dimensione architettonica e la sfera urbanistica dell’edificio, operando scelte curatoriali mirate a creare un legame significativo tra categorie estetiche e materiche. In mostra sono presentate quaranta opere e venti artisti di diverse generazioni, dall’emergente Claire Tabouret (1981) all’argentino Julio Le Parc (1928), considerato tra i più importanti esponenti dell’arte optical e cinetica degli Anni Sessanta. Gli artisti selezionati per dare temperatura ad una ricerca biennale aprono corrispondenze perfette e danno corpo all’impalpabile, velatissima L’Illusione della luce. Da Eija-Liisa Ahtila a Troy Brauntuch, da Marcel Broodthaers a David Claerbout, da Bruce Conner a Latifa Echakhch (senza dimenticare i neon di Dan Flavin e le ricapitolazioni di Danh Vo) la mostra analizza

ambivalenti potenzialità linguistiche della luce, attraversando sfere oniriche e differenti gradi di conoscenza, per liberare l’occhio dalle visioni convenzionali e dare vita ad un percorso decifrabile come un moto di espansione nello spazio. I lavori tracciano un percorso fisico, una sorta di traccia luminosa e immaginaria al tempo stesso, una scia che cambia di continuo al variare della luminosità del giorno o della notte, a seconda del tempo di visita dello spettatore. La mostra è concepita per mettere in discussione l'attuale stasi dell’architettura attraverso giochi ottici di destabilizzazione tra miraggi, immagini preesistenti, vuoti/pieni e diversi fenomeni marcatamente percettivi. Lampi improvvisi, fulgori, scintille, gibigiane, riflessi e bagliori che possono provenire da fonti luminose o artificiali sottolineando l’imprevedibilità strutturale della luce (bianca, colorata o industriale che sia).


Sopra, dall'alto: Vidya Gastaldon, Escalator (Rainbow Rain), 2007, courtesy dell’artista e Art: Concept, Parigi; Philippe Parreno, Marquee, 2013, courtesy dell'artista e Esther Schipper, Berlino. A destra dall'alto: Latifa Echakhch, Fantôme (Jasmin), 2012 / A chaque stencil une révolution, 2007, courtesy dell’artista e galerie kamel mennour Parigi; Julio Le Parc, Continuel Lumière Cylindre,1962-2012, courtesy dell’artista e Bugada&Cargnel, Parigi; Dan Flavin, Monument for V. Tatlin, 1964, courtesy David Zwirner, New York/London (©2014 Stephen Flavin/ARS, New York, ©Dan Flavin By SIAE 2014). Tutte le foto ©Palazzo Grassi, ORCH orsenigo_chemollo.

Instabilità che utilizza le ombre come limite del passaggio tra realtà e illusione. La mostra invade il sistema ottico dello spettatore fin dall’ingresso, con D-N SF 12 PG VI di Doug Wheeler, pioniere, assieme a Robert Irwin e James Turrell, del movimento californiano Light and Space, che si sviluppa a Los Angeles a partire dagli anni Sessanta; periodo in cui la luce diventa materia, alterando radicalmente la percezione dello spazio, che sembra annullare e poi risucchiare lo spettatore in un ambiente asettico, latteo e disorientante. Provocando in chiunque la sensazione di un sollevamento fisico del corpo. Quest'opera genera disturbo visivo e accresce nello spettatore il senso della assoluta incapacità di determinare misure e distanze nello spazio. Uno straniamento che prosegue con Marquee, l’installazione accecante di Philippe Parreno, un piano luminoso sospeso simile

alle insegne intermittenti dei teatri vittoriani, edifici che qui abbandonano la loro epigonica ascesa per diventare una eco contemporanea. Anche l’opera realizzata ad hoc e ispirata all’arcobaleno del Mago di Oz di Vidya Gastaldon, dal titolo Escalator (Rainbow Rain), una cascata di fili di lana, stoffa e piccoli elementi in plastica, falsa le proporzioni del percorso producendo effetti percettivi influenzati dall’interazione con il museo stesso e assurgendo a monumento di una poetica dell’evanescenza.

L'ILLUSIONE DELLA LUCE A cura di Caroline Burgeois Palazzo Grassi, Venezia

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‹ IOARCH_VIAGGI

ARCHITECTOUR

itinerari di architettura in Italia RIPARTONO DOPO L’ESTATE I VIAGGI REGIONALI DI IOARCH. EPISODI SIGNIFICATIVI DEL MODERNO E DEL CONTEMPORANEO, VISITE A STUDI DI PROGETTAZIONE, ESPLORAZIONI NELL’ARTE E NELLA STORIA. IL PAESAGGIO E L’INCONTRO CON I PRODOTTI DELLA CULTURA MATERIALE DEL TERRITORIO. CIBO, VINO, NETWORKING E CONVIVIALITÀ

TRENTINO E ALTO ADIGE 27_28 SETTEMBRE 2014 Un'architettura che nasce dall'incontro tra rigore mitteleuropeo e creatività mediterranea. Trento, Bolzano, Merano, Rovereto per cogliere i segni dell'incontro di culture generato da secoli di scambi.

Durata: 2 giorni Prenotazione: entro il 15 agosto Costo: euro 270,00 con partenza da Verona (Quota indicativa con 25 partecipanti)

Matteo Thun, terme di Merano

MILANO

SICILIA ORIENTALE

SICILIA OCCIDENTALE

11_12 OTTOBRE 2014

24_26 OTTOBRE 2014

27_29 MARZO 2015

Una città in trasformazione: i nuovi quartieri di Porta Nuova Garibaldi e Citylife e i cantieri di Expo 2015.

Catania, Siracusa e il Val di Noto tra arte, natura, paesaggio e nuove architetture. Alla scoperta di bellezze, sapori e profumi del territorio.

Le tracce della storia e le nuove architetture nell'incrocio di culture al centro del Mediterraneo.

Durata: 2 giorni Prenotazione: entro il 15 settembre Costo: euro 180,00 con partenza da Milano (Quota indicativa con 25 partecipanti)

Durata: 3 giorni Prenotazione: entro il 30 settembre Costo: euro 360,00 con partenza da Milano (Quota indicativa con 25 partecipanti)

Durata: 3 giorni Prenotazione: entro il 15 febbraio 2015 Costo: euro 360,00 con partenza da Palermo (Quota indicativa con 25 partecipanti)

Milano, laboratorio del Moderno

Nunzio G. Sciveres, social housing a Marina di Ragusa

Carlo Scarpa, Palazzo Abatellis a Palermo

ARCHITECTOUR è un’iniziativa realizzata con ProViaggiArchitettura, dal 1996 organizzazione specializzata in viaggi di architettura. INFORMAZIONI E ISCRIZIONI 0546.655195 | info@proviaggiarchitettura.com | www.proviaggiarchitettura.com

Itinerari guidati da un architetto

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