IoArch 62 Jan_Feb 2016

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Anno 10 - n 62 - Febbraio 2016 - euro 6,00

NUOVI ECOSISTEMI

SEGNI D’ACQUA da Milano al New Jersey dieci progetti tra architettura e ambiente

Andrea Maffei e Arata Isozaki

TORRE ALLIANZ A CITYLIFE Alalda Associati

LIBRERIA FELTRINELLI Lettere da molto lontano

ARCHITETTURA E COOPERAZIONE FONT Srl - Via Siusi 20/a 20132 Milano - Poste Italiane SpA Sped. in abb. postale 45% D.L. 353/2003 (conv. in. 27.02.2004 n. 46) Art. 1 Comma 1 DCB Milano


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SOFTARCHITECTURE Il radicale ripensamento delle relazioni tra l’ambiente e le attività dell’uomo passa anche attraverso modalità di progettazione dell’ambiente costruito capaci di tenere in conto il mantenimento, o il ripristino attraverso la ricostruzione, dei complessi ecosistemi che a scale diverse regolano la vita del e sul pianeta. La promessa tecnologica dell’età moderna, il dominio dell’uomo sulla natura, si è rivelata un boomerang, ma allo stesso tempo anche la tecnologia, con le straordinarie capacità di calcolo e di comunicazione, offre oggi l’opportunità per progettare e costruire secondo una nuova estetica che alle variabili della fisica aggiunga quelle dell’ambiente.

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30 34 5 TORRE ALLIANZ

34 IL PORTO DI MILANO

17 AAA ACQUA AMBIENTE ARCHITETTURA

42 UN’INFRASTRUTTURA VERDE

Milano City Life

La nuova Darsena. Rossi, Guazzoni, Rizzatto

Progettare con la natura

22 DE URBANISTEN Progetti resilienti per Rotterdam e il New Jersey

IOARCH Costruzioni e Impianti n. 62

In copertina il nuovo visitors’ centre del parco naturale di Biesbosch, nel Brabante settentrionale (foto ©Ronald Tilleman).

Direttore responsabile Sonia Politi Comitato di direzione Myriam De Cesco Carlo Ezechieli Antonio Morlacchi Grafica e impaginazione Cristina Amodeo, Alice Ceccherini Federica Monguzzi

28 IMMERSI NELLA NATURA Novo Nordisk nature park in Danimarca

30 NATURALE ARTIFICIALE

Biesbosch Museum, Marco Vermeulen

Contributi Atto Belloli Ardessi, Gianandrea Barreca, Moreno Maggi Elisa Elena Mosca Alessandro Speccher Pubblicità pubblicita@ioarch.it Fotolito e stampa Errestampa

Idrografia e urbanizzazione

52 UNIVERSI SENSORIALI

Villa Gallici, Aix-en-Provence

56 PRESIDIO CULTURALE Libreria Feltrinelli, Firenze 64 LETTERE DA MOLTO LONTANO ARCò: architettura e cooperazione

Editore Font srl, via Siusi 20/a 20132 Milano T. 02 2847274 redazione@ioarch.it www.ioarch.it

Abbonamenti (6 numeri) Italia euro 36,00 - Europa euro 84,00 resto del mondo euro 144,00

Prezzo di copertina euro 6,00 arretrati euro 12,00

T. 02 2847274 abbonamenti@ioarch.it

Pagamento online su www.ioarch.it o bonifico a Font Srl - Unicredit Banca IBAN IT 68H02 008 01642 00000 4685386

© Diritti di riproduzione riservati. La responsabilità degli articoli firmati è degli autori. Materiali inviati alla redazione salvo diversi accordi non verranno restituiti.

Reg. Tribunale di Milano n. 822 del 23/12/2004. Spedizione in abbonamento postale 45% D.L. 353/2003 (convertito in legge 27.02.2004 n.46) art. 1, comma 1 DCB Milano


‹ DESIGNCAFÈ COLLEGARE INDOOR E OUTDOOR

ARCHITETTURA E MODERNITÀ Un atlante che illustra gli sviluppi architettonici non solo occidentali del Novecento e del primo decennio del nuovo secolo attraverso i grandi movimenti, i protagonisti, le opere e le idee di quegli anni. Oltre ai gruppi e ai movimenti noti, questa storia prende in considerazione temi inediti come l’architettura dei totalitarismi, l’architettura tropicale, l’architettura del realismo sovietico, la blob architecture e l’architettura green, allargando l’orizzonte critico e conoscitivo alle ricerche più recenti ed evolute. Suddiviso in schede per ogni singolo movimento - nelle quali sono messi a confronto testi critici di studiosi specializzati affiancati da numerose immagini delle opere costruite e dei progetti più significativi - il volume è caratterizzato da un linguaggio analitico che consente a chiunque di avvicinarsi alla materia. Ogni capitolo è arricchito con una breve bibliografia tematica che fornisce ulteriori elementi di approfondimento. Architettura. Movimenti e tendenze dal XIX secolo a oggi A cura di Luca Molinari Editore Skira 320 pp – euro 34 | edizione Ita/Eng ISBN 978-88-572-2979-9 (Ita) – 0473-4 (Eng)

GLASS | WOOD: Erieta Attali on Kengo Kuma A cura di Alessio Assonitis, Erieta Attali, Ariel Genadt, Kengo Kuma, Susan Leaming Pollish, Joan Ockman, Ken Tadashi Oshima, Kenya Hara Editore Hatje Cantz Verlag 120 pp- euro 48,00 edizione inglese ISBN 978-3-7757-4086-9

Cioè che accomuna l’architetto giapponese Kengo Kuma e la fotografa israeliana Erieta Attali è l’attenzione posta da entrambi sull’integrazione tra architettura e paesaggio. Non è l’architettura in quanto tale a svolgere il ruolo fondamentale, ma il suo modo di comunicare con l’esterno e il mondo circostante. Per questo motivo le fotografie di Erieta Attali mettono in luce i dettagli della natura e il complesso collegamento tra gli interni e lo spazio esterno. La monografia illustra anche attraverso interviste e racconti la Glass|Wood House in New Canaan, il progetto che ha reso famoso Kengo Kuma in occidente, espressione della combinazione tra l’architettura tradizionale giapponese e quella moderna.

Comunità Italia. Architettura, città e paesaggio dal dopoguerra al Duemila A cura di Alberto Ferlenga e Marco Biraghi Silvana Editoriale 276 pp – euro 22 ISBN 978-88-3663-268-8

MEZZO SECOLO DI ARCHITETTURA E URBANISTICA Per accompagnare la mostra Comunità Italia. Architettura, città e paesaggio dal dopoguerra al Duemila, ospitata dalla Triennale di Milano fino al 6 marzo, è stato realizzato un volume-catalogo ricco di riflessioni che ripercorre un periodo particolarmente fertile del Paese, animato dalla ricostruzione, dal boom economico e da dibattiti e tensioni sociali che si riflettono nell’architettura e nell’urbanistica. Il volume illustra il grande lavoro di ricerca e raccolta svolto dai curatori Alberto Ferlenga e Marco Biraghi.

2°C. Innovazioni radicali per vincere la sfida del clima e trasformare l’economia A cura di Gianni Silvestrini Edizioni Ambiente 260 pp – euro 22 ISBN 978-88-6627-149-9

TRASFORMARE L’ECONOMIA 2°C illustra una serie di problemi, come i mutamenti climatici che, per essere risolti, richiedono la trasformazione radicale di alcuni comparti dell’attuale economia. Questo processo si sta già attuando in alcuni settori, grazie alle innovazioni tecnologiche e alle nuove modalità di fornitura di servizi e soddisfazione dei bisogni. L’autore sottolinea l’importanza dell’impegno nella sostenibilità ambientale e evidenzia possibili occasioni per i giovani di creare soluzioni per risolvere i problemi e porre fine alla crisi.

STOOLTABLE SEDUTA E PIANO D’APPOGGIO IN UN UNICO OGGETTO Frutto dell’incontro tra design e artigianato, Stooltable è un piccolo oggetto in ferro semplice e leggero, dalla forma tanto esile quanto resistente, progettato da Manuela Arcidiacono con la duplice funzione di seduta (stool) e punto di appoggio tavolino (table). Costruito con il sistema della gru, dove il peso si scarica uniformemente su tutti i punti di appoggio, Stooltable è un elemento grezzo e pratico, realizzato rigorosamente a mano nell’officina del fabbro che acquisisce nuova luce con la pulizia delle linee [4]

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e la brillantezza delle finiture. Studiato partendo dalle dimensioni ergonomiche della seduta, calibrate per l’uso come tavolino, comodino e appoggio, Stooltable ha una base quadrata di 21,5 cm di lato che lo rende, grazie alle dimensioni contenute, posizionabile in piccoli spazi. Lo stile industriale è mescolato armonicamente con tonalità brillanti, polverose, effetti luce grezzi e opachi: giallo, limone, blu cielo, turchese pastello, verde vintage, quasi bianco, quasi nero e tonalità fluo. Stooltable è in vendita su monoqui.it


› HIGH RISE

MILANO CITYLIFE

TORRE ALLIANZ È il grattacielo più alto d’Italia. Ma ciò che più stupisce è la leggerezza della torre disegnata da Arata Isozaki e Andrea Maffei e la tecnologia di una glass architecture che rende più luminosa anche la città riflessa dalle sue facciate

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‹ HIGH RISE

R

ecenti sviluppi urbani milanesi hanno finalmente risolto il rapporto conflittuale che è sempre esistito tra la città e gli edifici alti: un altalenante “vorrei ma non posso” tra richiamo della tradizione e spinta all’innovazione (la torre Velasca dei BBPR nel 1958 si arrestò a 106 metri, giusto due in meno della madonnina che svetta in cima al Duomo e nel 1961, in segno di umiltà, una copia della medesima venne posata in cima ai 127 metri del grattacielo Pirelli). Ma l’innovazione non è di tutti i giorni: per questo torre Allianz, primo dei tre edifici alti del business district di Citylife a essere stato completato, è così significativa. L’altezza, certo: con l’antenna – un ripetitore del segnale Rai della vicina sede di Corso Sempione torre Allianz raggiunge i 242 metri da terra. Ma, più importante, il progetto e la tecnica costruttiva con cui viene raggiunta: otto moduli di 6 piani ciascuno, intervallati da piani tecnici, sovrapposti uno all’altro in una composizione virtualmente infinita, come la Colonna senza fine con cui si cimentò per vent’anni lo scultore Constantin Brâncusi. Le aspirazioni ultraterrene, ammesso che ve ne siano, in torre Allianz assumono però la forma leggera di vele gonfiate dal vento con una facciata ventilata leggermente bombata in vetro e alluminio. Dovendo seguire lo stesso arco di cerchio, ogni cellula di ciascun modulo di facciata presenta una curvatura ottenuta, dopo analisi e stress test del vetro e degli elementi di sigillatura, mediante la (segue a pagina 11)

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Le bombature della facciata ventilata, realizzate con la curvatura a freddo dei vetrocamera in fase di assemblaggio, mettono in evidenza il concept “a moduli” adottato dai progettisti. La snellezza dell’insieme viene sottolineata dai puntoni smorzatori e dai prospetti corti lungo i quali corrono gli ascensori panoramici (foto ©Alessandra Chemollo).


› HIGH RISE

Disegno di dettaglio del progetto di facciata ventilata e alcune immagini scattate in fase di lavorazione. In vetro low-iron a doppia camera, le facciate sono state anche sottoposte a test specifici in galleria del vento (foto ŠAndrea Maffei Architects).

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‹ HIGH RISE PIANTA COPERTURA TORRE E PODIUM

PIANTA PIANO 28 - PIANO TIPO 4 - HIGH RISE

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› HIGH RISE

Architetto Luigi Colombo, a.d. di Colombo Costruzioni

COLOMBO COSTRUZIONI Il general contractor

Sopra, la torre in costruzione e la truss-belt in carpenteria metallica al suolo, pronta per essere posizionata a metà altezza dell’edificio (foto ©Alessandra Chemollo e ©Andrea Maffei Architects). Sotto, per limitare l’apporto termico interno le vetrate della facciata sud-est sono schermate con una serigrafia al 35% di grigio (foto ©Alessandra Chemollo).

Attiva nel mondo delle costruzioni dal 1905, anno di fondazione, Colombo Costruzioni fa parte di un gruppo industriale guidato dalla famiglia Colombo da ben cinque generazioni. Nell’arco di oltre un secolo di attività l’impresa si è affermata nella costruzione di edifici, sia pubblici che privati, nei settori terziario, ricettivo, produttivo, ha realizzato impegnativi restauri conservativi di immobili di interesse storico e affrontato opere di ingegneria nel campo infrastrutturale. Realizzazioni e impegni differenti, caratterizzati dalla stessa cura e passione per il lavoro. Qualità, sicurezza, innovazione, uomini e tecnologie: questi sono i punti cardine della filosofia aziendale e in cui Colombo Costruzioni ha da sempre investito. Operando nel mercato con la funzione di general contractor, la società è coinvolta dalla valutazione edificatoria dell’area, alla progettazione, alla costruzione, fino alla consegna chiavi in mano. Con l’adozione della formula del project financing, l’azienda si propone come partner di enti locali e istituzioni per la realizzazione di opere inserite

nel tessuto urbano e territoriale, occupandosi anche di gestione dei patrimoni immobiliari. Alcuni tra i più significativi interventi realizzati da Colombo Costruzioni sono stati firmati dai più famosi architetti contemporanei, come Renzo Piano per l’Auditorium Parco della Musica a Roma, la nuova sede della Banca Popolare di Lodi e la costruzione del complesso Le Albere e del Museo delle Scienze (Muse) a Trento; Cesar Pelli per la torre Unicredit e Stefano Boeri per Bosco Verticale nell’ambito della riqualificazione dell’area Porta Nuova-Garibaldi a Milano; e ancora Vittorio Gregotti, Arata Isozaki, Andrea Maffei, Antonio Citterio, Matteo Thun, Gianmaria Beretta, Paolo Bodega, Maurizio Varratta e Cino Zucchi con cui la società sta realizzando la nuova sede Lavazza a Torino.

COLOMBO COSTRUZIONI SPA Via Bixio 4 - 23900 Lecco T. 0341.363464 info@colombo-costruzioni.eu www.colombo-costruzioni.eu

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‹ HIGH RISE

CITYLIFE: UFFICI, RESIDENZE E ARTE

Ormai avviata anche la costruzione delle torri disegnate dallo studio di Zaha Hadid (torre Generali) e Daniel Libeskind (completate le fondazioni) prende forma il centro direzionale di Citylife, l’area di 366mila mq un tempo occupata dalla Fiera Campionaria milanese. Gli indici di edificabilità concessi si sono concretizzati in edifici alti anche per la componente residenziale, liberando una superficie di 173mila mq – più della metà dell’intera area – destinata a verde, in larga parte pubblico. Per estensione quello di Citylife sarà il terzo parco cittadino, un polmone verde con più di 15mila alberi tra i quali, con l’installazione delle prime otto sculture vincitrici del concorso ArtLine Milano, dal prossimo aprile nascerà anche il primo Parco d’Arte Contemporanea cittadino all’aperto. Il masterplan di Citylife e l’aspetto che assumerà il business district una volta completate anche le torri disegnate da Daniel Libeskind (al centro) e Zaha Hadid (immagini courtesy Citylife SpA).

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› HIGH RISE

Andrea Maffei

Arata Isozaki

Nato a Modena nel 1968, dopo la laurea in architettura a Firenze lavora con Massimo Carmassi e nel 1997 si trasferisce a Tokyo diventando partner e responsabile dei progetti italiani di Isozaki e svolgendo attività accademica alla Waseda University di Tokyo. Tornato in Italia fonda a Milano lo studio Andrea Maffei Architects col quale vince numerosi concorsi e sviluppa vari progetti, tra i quali la nuova stazione di Bologna Centrale, la nuova sede della Provincia di Bergamo e la biblioteca MABIC di Maranello (MO).

Nato nel 1931 a Oita e laureatosi in architettura all’università di Tokyo nel 1954, nel 1963 fonda Arata Isozaki&Associates. Dai primi lavori degli anni Sessanta fino a quelli del ventunesimo secolo, ha creato soluzioni architettoniche specifiche per i contesti politici, sociali e culturali in cui si è trovato a operare. Attraverso l’attività di critico e di membro di importanti giurie e commissioni per concorsi di architettura pubblici e privati ha contribuito in modo significativo alla diffusione delle idee degli architetti più radicali.

www.amarchitects.it

www.isozaki.co.jp

«Con Isozaki abbiamo pensato a un grattacielo senza fine, composto da moduli che potrebbero idealmente continuare fino all’infinito. Nel progetto abbiamo diviso il core in due parti situate alle estremità con ascensori panoramici e quattro contrafforti esterni. Si tratta di un omaggio al futurismo milanese mostrando l’idea di un edificio macchina con i suoi ingranaggi a vista in continuo movimento»

doppia altezza reso luminoso da lastre verticali in vetro lunghe 8 metri. Su un interpiano di metri 3,90, al netto di controsoffitti e pavimenti flottanti ciascuno dei 46 piani per uffici ha un’altezza di metri 2,80. Collocate a 6 metri di distanza l’una dall’altra in prossimità delle facciate vetrate, le colonne circolari con struttura mista acciaiocalcestruzzo (solo calcestruzzo e diametro ridotto ai livelli superiori) non ostacolano la vista panoramica che si gode dall’interno, verso l’arco alpino a nord-ovest e la città in direzione sud-est. Il panorama è assicurato anche in fase di salita grazie a sei ascensori panoramici, dei 14 che costituiscono l’intero sistema (automatizzato, con un gruppo high-rise che serve solo i piani dal 25esimo in su) di gestione dei flussi verticali. Il podio su cui sorge Torre Allianz è collegato alla piazza del nascente business district e alla stazione Tre Torri della linea 5 della metropolitana, già attiva dallo scorso novembre: un altro fattore che contribuisce al rating Gold della certificazione Leed che l’edificio ha già ottenuto. Allianz prevede la piena operatività dei nuovi uffici, con l’assegnazione del progetto di interni e l’allestimento degli spazi, entro fine 2016/inizio 2017

Andrea Maffei

curvatura a freddo, direttamente in fase di assemblaggio, dei vetrocamera doppi. Le vele proseguono poi, in vetro semplice fissato su travi a sbalzo e senza profili, oltre il corpo dell’edificio, accentuandone la leggerezza. I core in cemento armato degli ascensori, anziché al centro sono posizionati lungo i lati corti, parte vetrati e parte opachi, della torre. Solidali ai nuclei quattro travi-cintura, le prime due realizzate in carpenteria metallica e collocate a metà altezza dopo i primi 4 moduli, le seconde in calcestruzzo armato poste in sommità, concorrono alla rigidezza strutturale dell’edificio. Infine i puntoni dorati: con una luce di 40 metri sul lato sud-est e di 60 sul fronte nord-ovest, questi elementi metallici diagonali direttamente appoggiati alle facciate sono collegati alla base a otto dissipatori che smorzano le oscillazioni orizzontali dovute all’azione del vento, migliorando il comfort abitativo interno. Torre Allianz conta 3 piani interrati e 50 piani fuori terra, inclusi 3 piani tecnici e l’atrio a

La facciata sud-est di Torre Allianz, qui ripresa dalla città. Lungo le testate corrono gli ascensori, sei dei quali (tre per parte) panoramici (foto ©Alessandra Chemollo).

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‹ HIGH RISE

SCHEDA Località Milano

Cost control Aldo Bottini, Stefano Rocca - BMS Progetti

Destinazione uffici

Antincendio Silvestre Mistretta

Committente CityLife Spa (A.d. Armando Borghi;

Trasporti verticali Hans Jappsen - Jappsen Ingenieure

Tempi di realizzazione

Lighting design Lpa Light Planners Associates Tokyo

direttore progettazione Marco Beccati) Concorso 2004 Progettazione 2005-2011 Costruzione 2012-2015

Progetto Arata Isozaki e Andrea Maffei Design team Pietro Bertozzi, Takeshi Miura,

Alessandra De Stefani, Chiara Zandri, Vincenzo Carapellese, Roberto Balduzzi, Francesca Chezzi, Takatoshi Oki, Stefano Bergagna, Paolo Evolvi, Elisabetta Borgiotti, Hidenari Arai, Carlotta Maranesi, Higaki Seisuke, Takuichiro Yamamoto, Carlotta Maranesi, Atsuko Suzuki, Sofia Bedynski, Antonietta Bavaro, Mauro Mazzali, Sofia Cattinari, Taro Hayashi, Haruna Watanabe, Madoka Tomita, Ayako Fujisawa

Strutture Maurizio Teora, Luca Buzzoni, David Scott, Matteo Baffetti, Valeria Migliori, Francesco Petrella, Angelo Mussi - Arup, Milano e New York. Strutture piastra Holzner Bertagnolli, Cap Engineering

Francoforte

Certificazione Leed Fabio Viero, Giorgio Butturini Manens-Tifs Spa

Project management Giorgio Montagna, Valentina Guagenti, Francesca Milani, Valentina Grassi – J&A Milano; Alberto Ferrari, Pietro Baccarelli – Ramboll Londra

Impresa di costruzioni Colombo Costruzioni SpA Direzione lavori Claudio Guido - In.Pro Srl Coordinamento della sicurezza Donato Bertoncelli Gestione Progetti

Dimensioni Superficie lorda fuori terra 81.615 mq Superficie lorda interrata 44.485 mq Slp uffici 42.070 mq Altezza max fuori terra m 207 (compresa l’antenna m 242)

Facciate Progettazione architettonica Mikkel Kragh, Mauricio Cardenas, Matteo Orlandi, Maria Meizoso, Carlos Prada - Arup Milano e Madrid Progettazione costruttiva e realizzazione Focchi SpA

Impianti Gianfranco Ariatta, Roberto Menghini,

Riccardo Lucchese, Sylvia Zoppo Vigna, Andrea Ambrosi Ariatta Ingegneria dei sistemi Milano

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Scale mobili conducono dalla piazza e dalla stazione della metropolitana Tre Torri direttamente all’atrio di ingresso. In questa zona i soffitti sono realizzati in acciaio inox a specchio secondo uno schema detto “a Penrose” (dal nome del matematico britannico Sir Roger Penrose) accostando rombi di diverse angolature (foto ©Alessandra Chemollo).


› HIGH RISE

OTIS

CASALGRANDE PADANA

DURAVIT

Ai due lati opposti della torre Allianz corrono 14 ascensori di cui 6 panoramici, 3 per lato, completamente trasparenti caratterizzati da cabine vetrate e illuminati da spettacolari luci a led in colore e intensità variabile. Gli impianti high rise, con velocità di 7 metri al secondo, permettono di raggiungere l’ultimo piano in soli 28 secondi. Nella torre sono presenti anche 2 montacarichi con una portata di 4.100 kg e una velocità di 3,5 m/s e ulteriori 6 ascensori, 2 scale mobili e 2 piattaforme, di cui una installata alla sommità del grattacielo. Impianti eccezionali e all’avanguardia per un edifi cio unico!

Casalgrande Padana ha partecipato alla realizzazione del progetto della torre Allianz come unico fornitore di prodotti ceramici, attraverso la messa in opera di 14.000 metri quadrati di lastre in grès porcellanato di ultima generazione, della collezione Granitogres, colore Iperbianco Bright, caratterizzate da elevate prestazioni tecniche associate a notevoli qualità estetiche. Due le aree di intervento: le ampie superfi ci di sbarco e disimpegno ai piani dei 14 ascensori, e i blocchi collocati baricentricamente a ogni livello per contenere spazi di servizio e accessori.

Per Torre Allianz, Duravit, azienda produttrice di sanitari, vasche, piatti doccia e mobili per il bagno, ha fornito i vasi e i bidet in ceramica delle serie Starck 2 e Starck 3, disegnate da Philippe Starck. Vaso e bidet, sospesi e a pavimento, di Starck 2, la serie dal design elegante e dalle svariate applicazioni, sono installati con fi ssaggi nascosti e permettono ottimi risultati di sciacquo anche con cassette da 4,5 litri. Starck 3 è invece la serie con cui Duravit ha rivoluzionato il mondo dei sanitari introducendo il design anche in questo ambito, con una varietà tale da soddisfare tutti i gusti e le esigenze. Una vasta gamma di prodotti per differenti applicazioni e spazi architettonici.

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Interni fl essibili e di qualità N.I.L. Srl, azienda attiva dal 1995 nel settore terziario, realizza interni tecnici e tecnologici su progetti specifi ci e collabora alla loro ingegnerizzazione. Per la torre Allianz N.I.L. ha realizzato oltre 120.000 mq tra pareti e controsoffi tti degli uffi ci a tutti i livelli, le aree di disimpegno e gli spazi di servizio con i lavabi in Corian. Il particolare soffi tto a “penrose” in alluminio brillantato delle grandi hall ha rappresentato la nostra sfi da più grande che abbiamo affrontato con successo.

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FORUM EDILIZIA IN LEGNO

VENERDÌ 11 MARZO 2016 A VILLA QUARANTA A VERONA IL 5° FORUM INTERNAZIONALE DELL’EDILIZIA IN LEGNO

La manifestazione, organizzata da Holzbau-Forum per promuovere la tecnica delle costruzioni in legno e offrire una piattaforma di incontro e di scambio per tutti gli operatori del legno offre a costruttori, progettisti, ingegneri e architetti la possibilità di dar conto delle proprie esperienze e realizzazioni e di scambiarsi informazioni. La costruzione in legno, la qualità fa la base per la durabilità, la riqualificazione di strutture esistenti e la costruzione in legno per il benessere sono i titoli dei quattro incontri che si svolgeranno nel corso della giornata. Da diversi anni ormai Holzbau-Forum, precursore di questo genere di manifestazioni in Germania e in Europa, organizza questi incontri anche in Italia perchè il nostro Paese negli ultimi anni è diventato un importante mercato nel settore delle costruzioni in legno.

SALONE 55 UNA NUOVA IMMAGINE SI TERRÀ DAL 12 AL 17 APRILE 2016 L’EDIZIONE 55 DEL SALONE DEL MOBILE, LA VETRINA INTERNAZIONALE DELL’INNOVAZIONE CHE CONIUGA BUSINESS E CULTURA Tra le iniziative, oltre al Salone Internazionale del Complemento d’Arredo, EuroCucina, Salone internazionale del Bagno e Salone Satellite, ci sarà anche Space&Interiors, l’evento organizzato da MADE Expo e curato da Migliore+Servetto architects al Design District di Porta Nuova, con l’obiettivo di connettere l’architettura alla fiera e indirizzare lo sguardo dei progettisti verso nuovi materiali e tecnologie. Novità di quest’anno in fiera il cortometraggio del regista Matteo Garrone Before Design: Classic che racconta da un punto di vista inusuale il gusto classico del made in Italy. In occasione della XXI Triennale International Exhibition, il Salone del Mobile presenta al Palazzo dell’Arte di Milano dal 2 aprile al 12 settembre 2016 la mostra Stanze. Altre filosofie dell’abitare a cura di Beppe Finessi.

XXIX CONGRESSO INU A CAGLIARI DAL 28 AL 30 APRILE 2016 L’ISTITUTO NAZIONALE DI URBANISTICA A CONGRESSO PER ELABORARE PROGETTO PAESE Dal prossimo congresso INU si attende Progetto Paese, un pacchetto di proposte operative che sia in grado di segnare un profondo rinnovamento della disciplina con l’obiettivo di migliorare la qualità e le condizioni di vita nelle città. «L’urbanistica deve essere in grado di rispondere a nuovi bisogni e utilizzare nuovi strumenti, a cominciare dalle innovazioni tecnologiche. Deve inoltre parlare un linguaggio universale a tutti i livelli e, dallo Stato fino alle città, i compiti devono essere chiari e definiti affinchè la rigenerazione urbana diventi un progetto collettivo» sintetizza la presidente di INU Silvia Viviani. Nella prima giornata del congresso sarà presentato Rapporto del Territorio 2016, un accurato lavoro di ricerca condotto da Inu in collaborazione con Cresme, mentre il 30 aprile si terrà l’assemblea dei soci.

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‹ DESIGNCAFÈ INVARIANZA IDRAULICA

QUALI REGOLE E QUALI BENEFICI Alessandro Ezechieli*

LOW IMPACT DEVELOPMENT

A DESIGN MANUAL FOR URBAN AREAS UNIVERSITY OF ARKANSAS COMMUNITY DESIGN CENTER - UACDC Cambiamenti climatici, inquinamento crescente, degrado dei sistemi naturali sono problemi sempre più tangibili e rispetto ai quali l’opinione pubblica sta manifestando una sensibilità crescente. E se da un lato le città sono la traduzione in forma costruita di modelli di sviluppo deviati, dall’altro - data la crescente quantità di popolazione inurbata e l’incredibile efficienza insita all’alta concentrazione e alla grande scala - sono il luogo in cui intervenire per cambiare le cose in meglio. Nel corso degli ultimi duecento anni le città non hanno fatto altro che espandersi urbanizzando e impermeabilizzando estensioni di suolo formidabili. L’acqua non penetra più in falda e dilavando superfici pavimentate sempre più luride, inquinatissima, viene trasportata verso i corsi d’acqua. Qualsiasi scambio “ecologicamente produttivo” viene annullato, l’acqua scorre, non si ferma, non si accumula più nel sottosuolo. LID Manual parte proprio da queste problematiche e identifica la gestione sostenibile del ciclo delle acque come il propulsore di una rinascita ambientale. Una visione che insieme alla rigenerazione in chiave ecologica propone nuove categorie estetiche. Corredato da bellissime immagini e diagrammi, non solo illustra in modo semplice e chiaro pericoli, cause e conseguenze delle convenzionali metodologie di urbanizzazione e sviluppo, ma illustra anche un incredibile e particolarmente convincente repertorio di soluzioni alternative: rimozione di superfici pavimentate con l’indicazione di ricadute positive misurabili; parcheggi intesi come luoghi spazialmente ed ecologicamente molto più complessi delle convenzionali e terribili superfici di asfalto; recupero di acque piovane a scopo domestico o irriguo, dove i giardini di case e palazzine diventano veri e propri dispositivi di riequilibrio ecologico. Non solo la visione pertanto ma anche una vera e propria raccolta di soluzioni semplici e ripetibili, e particolarmente efficaci rispetto all’obiettivo di rendere migliori gli spazi in cui abitiamo. LID Low Impact Development: a design manual for urban areas A cura di University of Arkansas Community Design Center (UACDC) Editore University of Arkansas Press 228 pp | edizione in inglese ISBN 978-0-9799706-1-0

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Per minimizzare i pericoli di inondazione e di inquinamento acquifero sono stati concepiti dalla tecnica moderna vari accorgimenti (superfici drenanti, tetti verdi, vasche e serbatoi di accumulo, ecc.) volti ad evitare il cosiddetto runoff, cioè il rapido deflusso dal sito delle acque piovane. Rispetto a questi obiettivi l’invarianza idraulica ha una finalità di misurazione e controllo. Ma di cosa si tratta? La legge nazionale manca di una definizione, ma talune Regioni hanno tentato di rimediare. Così, ad esempio: • nella L.R. Friuli-Venezia Giulia n. 11/2015 l’invarianza idraulica è definita come il “principio secondo il quale la trasformazione di un’area avviene senza provocare un aggravio della portata di piena del corpo idrico o della rete di drenaggio riceventi i deflussi originati dall’area stessa” (art. 3 lett. v), ed è previsto che “gli strumenti di pianificazione … contengono misure e disposizioni volte a garantire l’invarianza idraulica”(art. 15.9); • il progetto di L.R. Lombardia n. 266/2015, avviato con DGR n. 3926/2015, all’art. 7.1 prevede che “al fine di prevenire e di mitigare i fenomeni di esondazione e di dissesto idrogeologico provocati dall’incremento dell’impermeabilizzazione dei suoli … gli strumenti urbanistici e i regolamenti edilizi comunali recepiscono il principio di invarianza idraulica e idrologica”. Inoltre è prevista l’introduzione di una norma nella L.R. n. 12/2005 di governo del territorio con le definizioni di invarianza idraulica, di invarianza idrologica” e di drenaggio urbano sostenibile. Assicurare l’invarianza idraulica potrà comportare, oltre a sicuri vantaggi ambientali, anche risparmi per gli operatori, sia costruttivi (si possono ridurre molto i costi per la rete di drenaggio; inoltre la superficie drenante costa assai meno della pavimentazione) sia per agevolazioni normative, edilizie (grazie anche alle connesse efficienze energetiche raggiungibili) e fiscali. Tra queste ultime segnaliamo quelle per i tetti verdi (cfr. art. 2 del D.P.R. 2 aprile 2009, n. 59; cfr. anche delibera n. 1/2014 del 13/5/2015 del Comitato “Verde Pubblico” del Min. Ambiente). * Avvocato, fa parte dello Studio Legale Belvedere, specializzato nella stesura di piani regolatori generali e strumenti urbanistici attuativi. Lo studio si occupa inoltre di contrattualistica legata agli sviluppi immobiliari e degli aspetti giuridici connessi alla gestione e alla tutela dell’ambiente e del patrimonio storico-artistico e paesaggistico. alessandro.ezechieli@studiolegalebelvedere.com

ACQUA E CITTÀ

New Water Anthropology A cura di Gianandrea Barreca, con contributi di Gianandrea Barreca, Davide Bertin, Matilde Cassani, Andrea Bortolotti, Pietro Lembi, Francesco Librizzi, Marco Mancini, Alessandro Mason, Maria Chiara Pastore, Andrea Vercellotti, Paola Viganò, Sean Yam, Federico Zanfi Editore ListLab 160 pp – euro 19,00 | testi in inglese ISBN 978-88-956-2362-8

Già dal titolo, la pubblicazione sottolinea il fatto che nel corso del tempo la relazione dell’uomo con l’acqua è profondamente cambiata. Sistemi specializzati ci permettono di disporne a volontà semplicemente aprendo il rubinetto, e nel frattempo l’acqua è scomparsa dal panorama abituale dell’ambiente urbano. Compendio di quattro anni di seminari sul tema dell’acqua sviluppati all’interno del Master of Urban Vision and Architectural Design alla Domus Academy di Milano diretti da Gianandrea Barreca, i lavori qui raccolti prendono in considerazione l’area metropolitana di Milano ma la metodologia, i codici interpretativi e le terapie ambientali sono applicabili a molte aree fortemente antropizzate minacciate dai prevedibili mutamenti climatici. Pur non trattandosi di un manuale programmatico per punti, il libro offre l’opportunità di una lettura incrociata tra contributi autoriali e progetti da cui è possibile trarre spunti e motivi di riflessione per disegnare forme della città e del territorio capaci di ristabilire l’antico legame tra acqua, architettura e spazi collettivi, e in definitiva tra l’acqua e i cittadini.


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ARCHITETTURA DELL’ACQUA LA PROGETTAZIONE DEL CICLO DELLE ACQUE COME TEMA DI ARCHITETTURA E OPPORTUNITÀ Carlo Ezechieli

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Confronto tra ingegneria soft e hard nella gestione del ciclo delle acque in ambito urbano (Tratto da Low Impact Development: a design manual for urban areas ©University of Arkansas, Community Design Center - UACDC).

Strategie Climate Proof finalizzate alla resilienza verso eventi meteorologicoambientali messe a punto da De Urbanisten per la città di Rotterdam con dighe multifunzionali, watersquare, bacini di accumulo idrico, estensione delle superfici verdi e drenanti (©De Urbanisten).

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ur con marcati rallentamenti che, specialmente in Europa, hanno interessato il settore dell’edilizia, il processo di cementificazione sembra manifestarsi su scala globale come virtualmente inarrestabile. La progressiva riduzione della permeabilità dei suoli connessa alla sostituzione di superfici prevalentemente verdi con aree pavimentate, non è tuttavia priva di conseguenze ambientali. L’acqua è infatti un incredibile solvente, capace di attivare innumerevoli scambi e processi a livello biofisico che stanno alla base delle capacità di rigenerazione dell’ecosi-

stema: la sigillatura dei suoli è una pratica che, in modo particolarmente aggressivo, interviene interrompendoli. Viene meno la funzionalità dei cosiddetti Ecosystem Services – ovvero tutti i processi di depurazione dell’aria, dell’acqua, di rigenerazione di risorse messa continuamente e gratuitamente a disposizione dall’ecosistema – che si traduce infine in nocive concentrazioni di inquinanti. Una ricerca condotta nel 2002 dalla Regione Metropolitana di Portland negli Stati Uniti dimostra che quando nell’ambito di un bacino idrografico le superfici non drenanti

arrivano al 10%, gli ecosistemi cominciano a dare segni di degrado. A una copertura di oltre il 30% corrisponde un degrado critico, praticamente irrisolvibile. Il decadimento degli Ecosystem Services è anche un motivo di spesa, e pertanto di impoverimento economico, dato che ottenere gli stessi risultati di depurazione e rispristino delle condizioni ambientali, o anche solo di drenaggio, attraverso impianti e sistemi tecnologici – come depuratori, filtri, accumuli e infrastrutture tecniche – è costoso sia in fase di realizzazione che di gestione. Il tutto senza contare che


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le moderne fognature, pur seguendo i vecchi corsi d’acqua, non sono mai in grado di gestire il runoff (il def lusso di acqua piovana dal sito) con lo stesso livello di efficienza della natura, e questo si traduce in una fondamentale perdita di resilienza – inesorabilmente all’origine di inondazioni e dissesti – di fronte ai sempre più ricorrenti eventi meteorologici estremi. Ma cosa succederebbe se le infrastrutture di gestione delle acque ref lue urbane, emulando i sistemi naturali, diventassero una risorsa anziché una responsabilità economica e ambientale? Se tutto il denaro inve-

stito in infrastrutture idrauliche nascoste nel sottosuolo fosse trasferito in superficie in un sistema differente ma che assolve ai medesimi servizi? E se questo nuovo sistema, come in passato, diventasse una vera e propria architettura, capace di rigenerare situazioni compromesse e arricchire luoghi, edifici e città non solo dal punto di vista ambientale ma anche con spazi belli e piacevoli: giardini, piazze, fontane? Questo numero di IoArch si propone di raccogliere, inquadrare e spiegare, attraverso casi ed esempi, modalità evolute di progettazione urbana e del paesaggio che

molto da vicino riguardano anche i singoli edifici. Vedremo i progetti degli scandinavi SLA Architekten, degli olandesi De Urbanisten, ormai internazionalmente celebri con un geniale progetto di piazza/bacino di accumulo di Bethemplein a Rotterdam, con le Constructed Wetlands (aree umide artificiali) dello studio italiano Iridra e con molti altri progetti. Ognuna di queste esperienze è riconducibile a una modalità di intervento definita anche Low Impact Development (Lid), e gravita attorno al grande tema della gestione del ciclo delle acque. Un tema emergente, par-

Proposta e schemi degli olandesi di De Urbanisten, per una Climate Proof Area: una piazza diventa un invaso allagabile in caso di pioggia, riducendo il sovraccarico sulle reti urbane e proponendosi come spazio aperto a una molteplicità di utilizzi (©De Urbanisten).

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ticolarmente denso di potenzialità, che nei prossimi anni non solo darà molte opportunità di progetto e di lavoro ma che può rivoluzionare, migliorandolo, il nostro modo di progettare e trasformare spazi e città

Sopra, il pozzo sacro di Chand Baori in India. La dimostrazione di come la gestione del ciclo delle acque, in questo caso attraverso l’immagazzinamento di acque piovane, facendo fronte ad un clima impietosamente arido, abbia portato ad architetture maestose (foto CC Chetan).

Alcune misure e soluzioni che è possibile mettere in atto in superficie per limitare il fenomeno del runoff 1) Maggiore estensione delle superfici non pavimentate 2) Tetti verdi 3) Pavimentazioni drenanti 4) Vasche di accumulo 5) Fontane 6) Rain Garden (superfici vegetate che permettono l’accumulo di acqua, favoriscono la permeabilità dei suoli e l’evaporazione dell’acqua) 7) Piante e vegetazione 8) Aiuole drenanti. Ognuna di queste soluzioni è potenzialmente un’architettura (©Carlo Ezechieli).

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› AAA ACQUA AMBIENTE ARCHITETTURA TESI DI LAUREA

UNA QUESTIONE PER GENOVA Una tesi di laurea e un progetto del paesaggio orientato verso la resilienza ai fenomeni climatici per il capoluogo ligure Tesi di laurea, Genova. Riconfigurazione degli spazi aperti nell’area di Marassi, Genova. Foto del plastico.

All’impressionante tratto di mare che si estende dalle coste del Nord Africa fino alle coste settentrionali del Mediterraneo, corrisponde un fetch, ovvero un flusso di circa duemila chilometri di correnti e di onde, che trova il suo primo sbarramento settentrionale proprio con le montagne liguri. È un insieme di condizioni che ha reso la Liguria, da sempre, una regione interessata da lunghi periodi di siccità alternati a violente precipitazioni e che avrebbe dovuto fare di Genova, stretta tra il mare e le montagne, una delle città in assoluto più resilienti – ovvero capace di resistere, evolvendo – a fenomeni climatici estremi. In realtà osservando Genova oggi – anche indipendentemente dall’impatto indotto dai cambiamenti climatici e dall’abbandono dell’entroterra degli ultimi decenni – emerge un quadro di drammatica ed estesa vulnerabilità, immediatamente riconducibile a una situazione di scompenso insediativo, ambientale e paesistico. Partendo da questi presupposti la tesi di laurea sviluppata dalle studentesse del Politecnico di Milano Valentina Gaffuri, Serena Galli e Martina Romanò, con relatore Carlo Ezechieli e correlatore Renzo Rosso intende proporre, proprio attraverso il disegno del paesaggio, un criterio di riequilibrio. Alcu-

ne infrastrutture tecniche di prossima realizzazione, come lo scolmatore di piena del Bisagno, rendono possibile l’efficacia di una serie coerente e capillare di interventi rivolti alla gestione delle acque piovane limitandone il deflusso, trattenendole sul posto e considerando ogni dispositivo utilizzato a tal proposito come una vera e propria architettura. Viene innanzitutto ridotta l’incidenza delle superfici pavimentate. Il drenaggio viene migliorato attraverso interventi sul verde, come i rain garden, che favoriscono l’assorbimento delle acque in falda. La nuova sede tranviaria è concepita come un sistema lineare verde e drenante. Vasche di accumulo diventano sistemi-cuscinetto capaci di provvedere all’irrigazione nei periodi di siccità, se non addirittura fontane o elementi di arricchimento paesistico. Reti convenzionalmente nascoste nel sottosuolo vengono convertite in dispositivi che – oltre ad assolvere a precisi scopi tecnici e funzionali – emergono assumendo un ruolo qualificante, alla quota di marciapiedi e strade. Un insieme coerente di interventi che non solo rende la città più resiliente ai fenomeni climatici estremi, ma ne arricchisce notevolmente la qualità complessiva. Pur non essendo obiettivo delle tesi di laurea, data la loro

natura didattica e teoretica, quello di dare risposte, rimane di grandissima importanza il loro ruolo, nella definizione di questioni progettuali come in questo caso, per Genova

Tesi di laurea di: Valentina Gaffuri, Serena Galli, Martina Romanò - Politecnico di Milano, Scuola di Architettura e Società Relatore: prof. Carlo Ezechieli, docente di architettura del paesaggio Correlatore: prof. Renzo Rosso, docente di progettazione di infrastrutture

La planimetria generale degli interventi proposti dalla tesi per Genova lungo la Valle del Bisagno a confronto con la mappa delle aree esposte a maggiore rischio di inondazione (sotto in piccolo). Un sistema coerente di superfici verdi e drenanti (che includono la sede della linea tramviaria di prevista realizzazione), bacini di accumulo in superficie e nel sottosuolo, pavimentazioni drenanti, tetti verdi coincidenti con le aree più facilmente inondabili e che nel loro insieme ricreano una sorta di “alveo virtuale” del torrente Bisagno (© V. Gaffuri, S. Galli, M. Romanò).

A destra, diagrammi che descrivono l’estensione e l’assetto a livello urbano delle soluzioni di controllo del deflusso di acque piovane proposte e schemi che ne illustrano il funzionamento tecnologico e l’architettura (© V. Gaffuri, S. Galli, M. Romanò).

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WATER SQUARE BENTHEMPLEIN, ROTTERDAM

LA PIAZZA DELL’ACQUA Un approccio resiliente per migliorare la qualità della vita e degli spazi pubblici di Rotterdam. Progetto De Urbanisten

Ogni zona della piazza che sarà ricoperta dall’acqua è stata dipinta nei toni del blu mentre tutto ciò che trasporterà l’acqua è stato realizzato in acciaio inox lucido (foto ©Ossip van Duivenbode).

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Per far fronte ai cambiamenti climatici e rendere la città più resiliente, lo studio De Urbanisten ha creato, nella zona di Benthemstraat di Rotterdam, poco a nord del centro cittadino, una watersquare. Uno spazio pubblico ottenuto con un sistema di bacini e canali che raccolgono l’acqua piovana, mitigando i fenomeni di runoff, riutilizzandola per l’irrigazione del verde circostante. Il sistema permette inoltre di evitare un sovraccarico di acque meteoriche verso la rete fognaria e i sistemi di depurazione, limitando la quantità di acque grigie che raggiungono il mare. Per la maggior parte

del tempo comunque la nuova piazza rimane asciutta e viene utilizzata come spazio ricreativo, dove i giovani possono incontrarsi e svolgere attività sportive. Tre bacini a quote diverse raccolgono l’acqua piovana anche dai canali di scarico degli edifici circostanti; il più profondo funzionando come deposito nei casi di precipitazioni più intense. L’acqua viene trasportata nelle vasche attraverso grandi canali in acciaio inossidabile che quando sono asciutti vengono usati dagli skater per le loro performance. Due elementi di architettura del paesaggio, un water wall e un

rain well, fanno confluire l’acqua piovana nella piazza. Il rain well è stato progettato come punto di arrivo del canale in acciaio inox che sollevato da terra porta l’acqua dalle coperture dei vicini edifici. Il water wall invece trasporta l’acqua al bacino profondo con un ritmo delle cascate direttamente proporzionale alla quantità di acqua che scende dal cielo. Terminata la pioggia, l’acqua dei due bacini meno profondi confluisce in un dispositivo di accumulo sotterraneo e da qui penetra lentamente nella falda freatica. In questo modo il suolo riceve la quantità di acqua


› AAA ACQUA AMBIENTE ARCHITETTURA SCHEDA Località Rotterdam, NL Anno di realizzazione 2013 Committente Rotterdam Climate Initiative, Città di Rotterdam in collaborazione con Waterboard Schieland & Krimpenerwaard

Progetto Architettonico De Urbanisten Project manager Rotterdam Project Management Bureau

Collaboratori. Rotterdam Engineering Bureau, Anouk Vogel, Annet Posthumus, Arnold Reijndorp & Machiel van Dorst

Superficie totale area 9500 mq Superficie piazza 5500 mq Budget 4 milioni di euro Costruttore Wallaard Canali in acciaio Aco

Sopra, la planimetria generale della Watersquare. Sotto, uno dei bacini temporaneamente allagato dopo una piogga intensa (©De Urbanisten).

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necessaria e può far fronte ai periodi di siccità, favorendo la vegetazione che contribuisce anche a ridurre l’effetto isola di calore tipico delle città. L’acqua raccolta nel bacino più profondo confluisce invece nel sistema idrico della città entro 36 ore (evitando così che si formino pozze di acqua stagnante) senza immettersi nel sistema fognario. Caratterizzata da una combinazione di colori che enfatizza le funzioni dei diversi spazi (toni del blu per le parti destinate a ricreazione e spazio pubblico, acciaio inox e corten per il trasporto e la conservazione dell’acqua), la watersquare di Benthemplein fa parte degli interventi progettati per l’intero quartiere creativo di Zoho (la cui conslusione è prevista entro il 2020) nel quadro del progetto Rotterdam Climate Change Adaptation Strategy

L’area della città interessata dal Piano Rotterdam Climate Proof e di cui Benthemplein è un episodio già completato (courtesy De Urbanisten).

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Gli schemi mostrano il funzionamento del rain well e del water wall. Nella foto a sinistra il canale di acciaio inossidabile che trasporta l’acqua verso le vasche (©De Urbanisten).


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THE NEW MEADOWLANDS, NEW JERSEY

NATURA RICREATA Nel progetto sviluppato da De Urbanisten con MIT un sistema di argini e zone umide che aumenta la resilienza verso fenomeni meteorologici estremi e accresce il valore economico del territorio

In alto, la nuova configurazione della zona costiera dell’Hudson. A destra, il piano di gestione delle piogge prevede un sistema misto di argini, bacini d’acqua dolce e zone umide.

Con l’aumento di numero e intensità dei fenomeni meteorologici estremi cresce la preoccupazione e l’attenzione delle amministrazioni locali nei confronti di progetti in grado di attenuare la vulnerabilità del territorio. Esemplare da questo punto di vista il progetto ambientale sviluppato per le aree costiere e fluviali del New Jersey a ovest di New York che ha come capogruppo di progettazione lo studio De Urbanisten. Motivato economicamente da un’ampia analisi regionale dei fattori di rischio, condotta in collaborazione con il Center for Advanced Urbanism del Mit avviata nel 2013, dopo la disastrosa esperienza dell’uragano Sandy, il progetto prevede innanzitutto una protezione dalle inondazioni con un doppio sistema di argini di nuova generazione che fronteggia l’Atlantico con pochi punti di attraversamento. All’interno delle aree protette un sistema comunicante di bacini di acqua dolce, che trae ispirazione dalle condizioni del terreno precedenti l’urbanizzazione dell’era industriale, svolge funzioni essenziali per la sua capacità di assorbire,

rilasciando lentamente l’acqua in eccesso, precipitazioni intense e di funzionare come rete di bacini di espansione nei casi di esondazioni fluviali. Data la dimensione dell’intervento la rimodellazione, attuata mediante interventi naturalistici di architettura del paesaggio più

che con sistemi ingegneristici hard, assume un carattere qualitativo per l’intera regione: le nuove zone umide diventano rifugi faunistici, favoriscono la crescita della biodiversità e possono essere trasformate in un’area protetta (Meadowpark, suggerisce De Urbanisten) integrata al sistema di trasporto

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A sinistra, la mappa della disposizione dei sistemi di trasporto, di difesa idrogeologica e di insediamento sul territorio prevista dal progetto.

pubblico locale (Brt) con punti di accesso sull’argine esterno, spazi pubblici e aree di incontro e di svago. Cruciale, nella fase di progettazione, l’integrazione tra i diversi livelli di fruizione, protezione e uso del suolo: il livello ambientale, quello dei trasporti, quello dello sviluppo insediativo residenziale e produttivo, per ottenere benefici sia dal punto di vista dell’ecosistema e della sua capacità di resistere ai fenomeni indotti dal prevedibile cambiamento climatico, sia dal punto di vista economico. Aspetti che il progetto prende in esame suggerendo indirizzi di politica pubblica e di incentivi volti a favorire la conversione dal sistema abitativo tipico dei suburbs americani

verso tipologie residenziali a maggiore densità, che nel tempo potranno aumentare, insieme all’identità dell’area, il suo valore e quello degli immobili, incrementando quindi anche le entrate economiche degli enti locali

SCHEDA Località New Jersey, USA Anno di progetto 2013-2014 Committente U.S department of Housing and Urban Development (HUD)

Status Fase 2 and 3 / progetto vincitore In collaborazione con MIT_CAU (Center for Advanced Urbanism), ZUS (Zones Urbaines Sensibles), Deltares, 75B, Volker Infra Design

De Urbanisten Fondato a Rotterdam nel 2008 da Florian Boer e Dirk van Peijpe, lo studio è un team internazionale che si occupa di ricerca e progettazione urbana volta alla realizzazione di spazi che migliorino la qualità della vita nelle città. Il lavoro dello studio attualmente spazia da progetti di piani urbani basati sui cicli chiusi dell’acqua e dell’energia, a studi sulla difesa delle città dalle alluvioni, alla progettazione di spazi pubblici composti da watersquare. Per la realizzazione di ogni progetto De Urbanisten collabora con esperti come ingegneri e idrologi. Lo studio opera principalmente in Danimarca, Germania e nei Paesi Bassi ma si occupa anche di progetti a livello internazionale. Tra i progetti recenti, oltre al Water Square Benthemplein e al New Meadowlands, il Rainproff Ringsted, il Climate Proof Zoho e i Rotterdam Roodscapes. www.urbanisten.nl

Il diagramma della biodiversità, in alto, elenca le diverse specie animali e vegetali che riusciranno a insediarsi nelle varie zone del territorio grazie al nuovo programma ambientale. Accanto, da sinistra a destra Berm Sysyem, Wetland System e Rainfall System.

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NOVO NORDISK NATURE PARK, STUDIO SLA

IMMERSI NELLA NATURA Spazi confortevoli che riproducono mini-ecosistemi e favoriscono la biodiversità per stimolare la creatività di dipendenti e clienti per la nuova sede della multinazionale danese Novo Nordisk

Pur funzionale alle esigenze di vita e lavoro dell’azienda, il parco della sede di Novo Nordisk ricrea un micro ecosistema che favorendo la biodiversità si rigenera autonomamente (foto ©Torben Petersen & SLA Architects).

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Basando il proprio lavoro sugli studi che hanno dimostrato come le persone diventino informali, rilassate, creative e più aperte alle nuove idee quando sono all’aria aperta, in aree naturali e incontaminate, SLA Architects ha progettato il masterplan del complesso che ospita la sede di Novo Nordisk all’interno di un parco pubblico della città di Bagsværd, a nord di Copenhagen. Il progetto si basa sulla creazione, all’interno del parco, di diversi piccoli ecosistemi, intersecati e separati da un sistema di percorsi articolati che permettono agli utenti di svolgere un’esperienza sensoriale attraversando una moltitudine di luci, ombre, colori, odori e suoni. I percorsi, che si snodano su e giù attraverso la conformazione del lotto e dentro e fuori i vari habitat naturali, forniscono l’accesso al sito, il passaggio da un edificio all’altro e rendono possibili incontri informali tra colleghi e l’avvio di meeting all’aperto. Con l’intento di creare all’interno del parco un’ampia biodiversità di specie autosufficienti, SLA ha inserito, tra gli alberi appena messi a dimora, anche tronchi morti che fungono da habitat naturale e rifugio per

alcuni tipi di insetti e di vegetazione. Gli arbusti inoltre rappresentano riparo per gli utenti e per gli edifici e svolgono l’importante compito di assorbire l’acqua piovana che, insieme a quella raccolta dalle depressioni create nel terreno, è interamente utilizzata per l’irrigazione del parco. Grazie all’attenta progettazione morfologica dello spazio e della vegetazione, il Novo Nordisk Nature

Park è il primo parco in Scandinavia ad avere un equilibrio idrico 100% naturale, senza ricorso a impianti di irrigazione. Anche la luce svolge un ruolo fondamentale per il complesso perché, insieme alla fauna e agli agenti atmosferici, concorre alla creazione di atmosfere originali e sempre diverse, a seconda dei momenti della giornata e delle stagioni


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SLA Stig L. Andersson (direttore creativo), Mette Skjold (CEO) e Rasmus Astrup (direttore di progetto) sono i membri di SLA, lo studio di architettura con sedi a Copenaghen e Oslo che opera in Europa, Asia, Medio Oriente e Africa nel campo degli spazi urbani, dell’urbanistica e dell’architettura del paesaggio. SLA è impegnato nel risolvere le moderne sfide urbane e nel creare soluzioni confortevoli attraverso un uso innovativo della natura, del design e della tecnologia. Focalizzato sulla creazione di ambienti urbani sicuri, lo studio è stato chiamato per la progettazione dell’International Criminal Court e per affiancare il governo norvegese nello studio del nuovo quartiere governativo di Oslo. Tra i progetti, The City Dune a Copenaghen, Anchor Park a Malmo, Bjørvika Harbour a Oslo e The Yellow Mud Garden in Cina. www.sla.dk

SCHEDA Località Bagsværd, Danimarca Anno di realizzazione 2014 Committente Novo Nordisk Superficie 31.000 mq Progetto SLA Architects Collaboratori Henning Larsen Architects (architettura), Orbicon (ingegneria adattamento climatico), Alectia (ingegneria civile), Skælskør Anlægsgartnere (impresa del paesaggio), Urban Green (progettazione ecosistemica)

1. Delivery area 2. Alder biotope 3. Flowering biotope 4. Pine biotope 5. Flowering biotope 6. Alder biotope 7. Beech biotope 8. Beech biotope 9. Moor biotope 10. Oak biotope 11. Pine biotope 12. Rambla 13. Pine biotope 14. Beach grasslands 15. Beech biotope 16. Delivery area 17. Flowering biotope 18. Alder biotope 19. Pine biotope 20. Beech biotope 21. Salt tolerant biotope 22. Forecourt 23. Oak biotope 24. Pine biotope 25. Forecourt

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BIESBOSCH MUSEUM, OLANDA

NATURALE ARTIFICIALE In Olanda il sistema dei polder è un perfetto esempio di integrazione tra la natura e le attività dell’uomo. Un museo inserito nell’ambiente naturale del parco, ampliato e riqualificato sul progetto dello Studio Marco Vermeulen, ne mette a frutto i meccanismi e promuove la consapevolezza ambientale tra i visitatori

Una scala dà accesso alla passeggiata tra i tetti verdi della nuova struttura (foto ©Ronald Tilleman). Sotto, da sinistra a destra, i prospetti sud-ovest e nord-est del complesso.

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Studio Marco Vermeulen Fondato da Marco Vermeulen in collaborazione con Joost van der Waal, Joyce Langezaal, Bram Willemse e Emma Westerduin, Studio Marco Vermeulen è lo studio di progettazione architettonica, urbanistica e del paesaggio con sede nel centro di Rotterdam, lungo la riva del fiume Maas. Coinvolto in progetti di spazi di grande rilevanza, legati soprattutto al cambiamento climatico e alla sicurezza dell’acqua, si occupa di progettazione ex novo e di riqualificazione di spazi dismessi, apportando soluzioni innovative, spesso realizzate con cicli chiusi per il riciclo dell’energia, dell’acqua e delle materie prime. www.marcovermeulen.eu

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er secoli gli Olandesi hanno sottratto terra all’acqua per costruire difese artificiali in modo da fronteggiare le inondazioni causate dai periodi di piena dei fiumi. Un esempio è l’area di 4.450 ettari del polder Noorwaard, a sud-est di Rotterdam, diventata oggi una zona di conservazione idrica, dove l’acqua dolce del Nieuwe Merwede, proveniente dal nord del paese, viene raccolta e indirizzata verso l’area del parco naturale del Biesbosch che ospita il museo, per essere utilizzata e poi reimmessa depurata nel fiume mediante apposite aperture create intorno alla struttura. Il Biesbosch Museum, punto di partenza per la visita del parco, male attrezzato per ospitare un grande numero di visitatori e sprovvisto di zone di ristoro, è stato recentemente interessato da un’opera di ristrutturazione e ampliamento, durata otto mesi, su progetto dello Studio Marco Vermeulen. È stata costruita una nuova ala di 1.000 mq sul lato sud-ovest dell’edificio, dotata di grandi aree finestrate che si aprono sul giardino e su un’ampia piazza di ingresso affacciata sulle acque del parco. La nuova costruzione ospita un ristorante e uno spazio per esposizioni temporanee curato dallo Studio Joyce Langezaal.

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Anche la zona preesistente è stata interessata dal progetto ma, per evitare sprechi di energia e materiali, anzichè demolire e ricostruire l’intero edificio, la struttura a pianta esagonale è stata conservata e riqualificata, rinnovando anche gli spazi della mostra permanente. Qui sono stati creati sette padiglioni che attraverso materiale fotografico, video e utensili offrono una panoramica della storia, della cultura e dell’economia degli abitanti della zona, dalla prima inondazione del 1421 a oggi. La struttura ospita anche gli uffici riservati al Consiglio del parco e alla Commissione

Appositi tagli alle pareti della struttura rendono gli interni luminosi e evidenziano l’apertura del museo sul paesaggio circostante (foto @Ronald Tilleman).

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forestale olandese - ottenuti grazie all’apertura di abbaini sul tetto - una biblioteca, un teatro polifunzionale, la hall d’ingresso e la reception. Gli interventi sono stati pensati cercando di minimizzare il consumo di energie: tetti verdi, vetri termoresistenti e terrapieni scavati intorno all’edificio fungono da isolanti aggiuntivi; una caldaia a biomassa, collegata a un riscaldamento a pavimento mantiene il complesso alla giusta temperatura nella giornate fredde mentre nei giorni più caldi l’acqua del polder scorre nelle stesse tubature per raffrescare gli


› AAA ACQUA AMBIENTE ARCHITETTURA SCHEDA Località Werkerdam, Noord-Brabant Anno di realizzazione 2015 Committente Biesbosch MuseumElland Progetto Studio Marco Vermeulen Team Marco Vermeulen, Paul Golembiewski, Erik Luermans, Arwin van Loon, Douwe Altena, Peter Brook

Project manager Edion Bouw en Management Strutture Raadgevend Ingenieursburo van Nunen, W5A Structures

SLP 1.300 mq Superficie esistente ristrutturata 1.000 mq Superficie zona mostra 900 mq Studio strutture per disabili Zet Impianti antincendio Overdevest Adviseurs Impresa edile Staton Bouw Impianti elettrici Drabbe Tetti verdi e spazi esterni Van Helvoirt Costo 3 milioni di euro c.a

L’acqua del fi ume entra nella nuova ala del museo, sottolineando la continuità tra interno e esterno (foto ©Ronald

Tilleman).

ambienti. All’interno dell’edificio, la rete delle acque sanitarie, prima di essere reimmessa in laguna, viene purificata mediante filtri fitodepurativi in salice - l’essenza tipica della zona che ne assorbe azoti e fosfati. Inoltre il legno dei salici, una volta asciutto, è utilizzato come combustibile per la caldaia a biomassa. L’intera costruzione è stata dotata di tetti verdi che contribuiscono alla creazione di un oggetto scultoreo che può essere letto anche come opera di land art. Una piega nel tetto crea una sorta di sentiero a zig-zag per passeggiare tra i tetti e raggiungere a una zona osservatorio.

Nella primavera di quest’anno sarà inaugurata la Museum Eeland, una nuova isola ottenuta dallo scavo di due piccoli canali e raggiungibile a piedi dal museo lungo questo percorso. Qui un modello in scala della zona con polder, dighe e corsi d’acqua illustrerà il funzionamento e le importanti funzioni svolte dall’area del parco quando i livelli delle acque salgono e permetterà ai visitatori di sperimentare la cosiddetta Biesbosch Experience, che consiste nell’azionamento di chiuse che regolano i livelli dell’acqua, come hanno fatto per secoli gli abitanti della zona

I disegni mostrano l’isola del Biesbosch Museum e la sua localizzazione all’interno del polder Noorwaard

(©Studio Marco Vermeulen).

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LA NUOVA DARSENA

IL PORTO DI MILANO

Tra i numerosi interventi pubblici e privati che hanno riportato Milano nelle classifiche internazionali dei luoghi da visitare, la Nuova Darsena è forse il più importante. Ma paradossalmente il grande successo di pubblico come luogo della movida cittadina rischia di nascondere il valore urbanistico, architettonico e storico del progetto di Edoardo Guazzoni, Paolo Rizzatto e Sandro Rossi

Vista del bacino e dell’edificio del mercato da piazza XXIV Maggio (foto ©Leo Torri).

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Inaugurata lo scorso anno a ridosso dell’apertura di Expo, la Nuova Darsena porta a conclusione una lunga elaborazione avviata con il progetto di concorso del 2004 e un tormentato sviluppo punteggiato da sospensioni e rinvii, compreso il definitivo abbandono dell’idea iniziale di costruirvi un parcheggio interrato.

Oltre a riportare l’acqua in città e a creare un vasto spazio pubblico fruibile in svariate modalità, il progetto della Nuova Darsena ridisegna, mettendo insieme in maniera unitaria episodi urbani e funzionali affatto differenti nello spazio e nel tempo, un brano di città. Che grazie all’esame e al lavoro di recupero

filologico di preesistenze prima celate è possibile rileggere anche in chiave storica. Acqua, sistemi idraulici e infrastrutturali, progetto di paesaggio e architettura in senso lato fanno oggi riemergere l’antico rapporto di Milano con il suo territorio, ovvero i caratteri fondativi stessi della città.


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LE MURA CINQUECENTESCHE Perse le originarie ragioni militari e fino alla loro demolizione, le mura arginavano il bacino. Demolite agli inizi del Novecento, il progetto ha recuperato e conservato quanto di esse oggi sopravvive sotto il livello dell’acqua e ne ha riaffermato il carattere monumentale con un nuovo argine murato che disegna la sponda nord della darsena verso viale D’Annunzio con due passeggiate sovrapposte, scandito e integrato da terrazze, gradonate, scale e rampe, luoghi di sosta e ristoro, stalli e magazzini di servizio a forma-

In alto, viste verso viale D’Annunzio con le mura di arginamento e la passeggiata (foto ©Leo Torri). Accanto, prospettiva verso il mercato e la porta (©Edoardo Guazzoni).

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In questa pagina, vista della Darsena verso Porta Cagnola e una foto storica in cui sono visibili le mura cinquecentesche. Nella pagina accanto il sistema di rampe e ponti e la nuova riorganizzazione della zona (foto ©Leo Torri).

re la strada di accesso da piazza XIV Maggio verso Piazza Cantore a ovest. Dove sorgeva il baluardo a sperone delle mura cinquecentesche, caposaldo della forma urbana, vi è il raccordo tra le banchine: proteso verso il bacino, che costituisce il luogo centrale da cui è possibile percepire contemporaneamente tutti gli elementi che si dispongono sulle sponde da Porta Ticinese a piazza Cantore. LA DEFINIZIONE UNITARIA DEL GRANDE LUOGO URBANO PERVASO DALL’ACQUA In prossimità di Piazza XXIV Maggio, ampliata e resa pedonale, la costruzione in

acciaio, vetro e legno di un nuovo mercato comunale si affaccia sul bacino con un percorso ombreggiato che fronteggia i navigli. Nuove passeggiate spondali disegnano la complessiva unità di questo luogo. Sul piano costruttivo il tema conduttore dell’intervento si riconosce nel rapporto fra il carattere murario delle sponde (pietra e mattoni) e l’aspetto tecnico (acciaio, vetro e legno) delle dotazioni fisse di servizio. Le sistemazioni a verde, nel loro insieme, costituiscono ulteriore elemento di definizione. Gruppi di querce sono stati collocati agli ingressi dell’area. Un filare di bagolari (celtis australis) è stato disposto sulla sponda di viale Gorizia, fronteggiando il filare esistente di viale D’Annunzio. Filari di platani hanno completato le sistemazioni neoclassiche di piazza di Porta Ticinese. Una vegetazione palustre è stata prevista a ovest, nell’area a giardino prossima a piazza Cantore. IL NUOVO PORTO DI MILANO Lo specchio d’acqua è stato complessivamente ampliato nella sua estensione. Tutte le sponde sono state attrezzate per l’approdo di imbarcazioni turistiche e sportive. In piazza XXIV Maggio è stato riportato alla luce il trecentesco ponte delle Gabelle, mentre lungo il corso del Ticinello una porzione

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1 Giardino palustre,

pontili per l’approdo 2 Resti delle fondazioni delle mura cinquecentesche 3 Assito ligneo subacqueo 4 Ricostruzione della sponda ottocentesca, fondazioni delle mura conquecentesche 5 Ponte pedonale 6 Mura di arginamento, rampe e scale di collegamento alle passeggiate spondali 7 Banchine passeggiate lungo le sponde 8 Caffetteria 9 Raccordo fra le passeggiate spondali su due livelli 10 Mercato all’aperto 11 Mercato coperto 12 Piazza del mercato 13 Ponte cinquecentesco 14 Piazza XXIV Maggio 15 Ponte del Trionfo e imbocco del Naviglio Pavese


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‹ AAA ACQUA AMBIENTE ARCHITETTURA SCHEDA Località Milano Tempi di realizzazione Concorso 2004 Progettazione definitiva/esecutiva 2012 Costruzione 2013 - 2015

Committente Comune di Milano, Expo 2015 SpA Progetto Edoardo Guazzoni, Paolo Rizzatto, Sandro Rossi (capogruppo), Jean Francois Bodin

Design team Lucia Mainardi, Mattia Frasson, Matteo Turati, Alessandro Lauria, Paola Girola, Roberta Maiorano, Franco Biglieri, Chiara Alessio.

Strutture e opera idrauliche D’Appolonia SpA, Prof. Ing. Andrea Del Grosso

Ingegneria elettrica e meccanica Manens-Tifs SpA, Ing. Giorgio Marchioretti

Opere viabilistiche Erre.vi.a Srl, Ing. E. Moretti Direzione lavori Ing. Pasquale Frezza Consulenti alla Direzione lavori Edoardo Guazzoni, Paolo Rizzatto, Sandro Rossi

Impresa costruttrice Gi.Ma.Co. Costruzioni Srl Superficie del sito mq. 57.596

di sponda ribassata forma un approdo interno a piazza di Porta Ticinese. In prossimità di piazza Cantore le nuove sistemazioni a verde fiancheggiano l’acqua sino a giungere alla zona dove i resti archeologici sono ravvicinati e maggiormente visibili: qui, dall’alto di un ampio terrazzo che scandisce l’inizio delle nuove opere murarie e di arginamento prossime a viale D’Annunzio, si osservano i resti del cavaliere cinquecentesco, la curvatura del muro spondale ottocentesco, l’area corrispondente all’assito ligneo del fondale quattrocentesco, e ancora le tracce dei basamenti murari spagnoli. Un nuovo ponte pedonale metallico collega le due sponde conformando il nuovo porto

come una grande corte d’acqua. La storica Conca di Viarenna, una chiusa che superando il dislivello altimetrico permetteva la navigazione lungo la cerchia interna dei Navigli, è stata restaurata e ricostruita nel suo sbocco. A fianco della sede dei Marinai d’Italia infine è stata conformata la zona destinata al vero e proprio lavoro portuale e agli alaggi delle imbarcazioni. Paesaggio tecnico e funzionale come parte costitutiva della città: questo era la Darsena e questo riafferma il progetto della Nuova Darsena, adeguandolo agli usi contemporanei e ampliando quel processo di integrazione con il tessuto urbano mai del tutto

risolto in passato ma sempre affrontato. Emblematica ed esemplificativa da questo punto di vista la porta di Cagnola, presidio orientale del bacino: costruita con motivazioni pratiche, come ponte per scavalcare il corso del Ticinello, la sua ragion d’essere risiede però nella monumentalità della sua architettura che dimostra l’intento di risolvere una questione complessivamente urbana. Infine, riportando l’acqua in città la Nuova Darsena ricollega Milano con le terre che l’acqua attraversa e rimanda a una condizione territoriale della città, non più compresa all’interno dei suoi limiti amministrativi ma realmente metropolitana

Acciao, vetro e legno costituiscono la struttura del nuovo mercato comunale di Piazza XXIV Maggio (foto ©Leo Torri). Sotto, i prospetti e la pianta dell’area.

TEMPO SINGOLARE E CORRELATO Sandro Rossi Ricordo l’emozione di quel mattino di marzo (poiché l’acqua arrivò di notte). Con l’acqua ci parve subito evidente che quel luogo che per più di un anno avevamo occupato con il cantiere, quel luogo che era stato straniato dalla vita della città con l’avvio (poi interrotto) degli scavi per il parcheggio interrato o, ancor prima, con la dismissione delle attività portuali, quel luogo in cui i giardinieri stavano ancora terminando le loro semine, era ormai tornato alla città. La presenza dell’acqua ne aveva costituito il passaggio decisivo. L’acqua era giunta dalle prese aperte del Pamperduto, aveva progressivamente pervaso l’alveo del Naviglio Grande e lentamente, dopo due giorni, era giunta a Milano per tornare a riferire del senso di questo grande spazio urbano. Ma era tornata anche per riferire compiuta[ 38 ]

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mente della idealità di una città nuovamente disegnata dalla sua presenza, per riaffermarne una rinnovata nozione territoriale. Con l’acqua la Darsena tornava ad essere un porto. Certamente disposto per essere approdo di una navigazione turistica e sportiva. Ma soprattutto in modi mediati, architettonici, evocativi e quindi più generali. Porto come porta, tramite e passaggio dall’acqua alla terra. Porto come luogo in cui la vita della città, dei quartieri che si affacciano alle sponde si apre allo spettacolo del bacino e delle attività che vi si svolgono. In cui la vita urbana si estende dalle sponde alla superficie dell’acqua. Un’architettura o, come in questo caso, una porzione urbana, è luogo per la misura che stabilisce con ciò che è specifico, presente e depositato nelle sue vicende costruttive. Le vicende della Darsena riferiscono di un lungo e complesso rapporto con l’acqua. La sua ra-

gion d’essere è compresa nell’essere luogo raccolto e separato; risiede nel tempo singolare proprio dello scorrere lento della materia stessa di cui si compone, per i pesci, le anatre, la vegetazione che l’acqua trasporta, e nel tempo

«Chi oggi coltiva un giardino…deve esprimere un tempo singolare, pulsante nell’intimo, misterioso, quale non ci fu mai, un tempo infinitamente correlato, un tempo carico di passato e palpitante del sentimento del futuro» Hugo von Hofmannsthal

cadenzato e artificiale, correlato ai modi del mutare nel corso delle stagioni, alle periodiche asciutte, alle manutenzioni di un territorio irriguo esteso oltre i limiti amministrativi della città e agli usi contemporanei di un porto trasformato in un grande luogo pubblico.


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Edoardo Guazzoni

Sandro Rossi

Paolo Rizzatto

Nato a Milano nel 1948, Edoardo Guazzoni si è laureato in Architettura nel ‘73 presso il Politecnico di Milano, dove insegna nei laboratori di Composizione Architettonica. L’attività didattica e di ricerca riguarda lo studio della città storica e del territorio, il disegno e il rilievo degli edifici, il progetto architettonico e urbano. I settori dell’attività professionale riguardano il restauro, la nuova costruzione, gli allestimenti di mostre ed esposizioni. Ha vinto il concorso per il Waterfront di Portici; tra i progetti realizzati di recente, oltre alla nuova Darsena con Sandro Rossi e Paolo Rizzatto, il restauro del Miglio d’oro a Ercolano e il restauro del teatro Gerolamo di Milano (in corso).

Sandro Rossi (Vigevano, 1948), si laurea in Architettura al Politecnico di Milano nel 1972. Sino al 2015 ha insegnato Composizione Architettonica presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano. Svolge la sua ricerca sui temi della teoria della progettazione e sulla costruzione tecnica del paesaggio rurale e urbano. Ha pubblicato scritti per la definizione di un metodo per il progetto in rapporto all’esperienza dell’architettura, della città e del paesaggio costruito, basati anche sulla conoscenza diretta dei monumenti e delle parti urbane di cui si è occupato nell’ambito di interventi di restauro e di trasformazione urbana. Nei progetti il suo impegno è quello di coniugare le condizioni del presente con la responsabilità che deriva dall’esperienza della città e dell’architettura.

Paolo Rizzatto (Milano, 1941), si laurea in Architettura al Politecnico di Milano nel 1965. Nel suo studio milanese lavora come libero professionista nel campo dell’architettura, degli interni e del design. Nel 1978 fonda con Riccardo Sarfatti la società Luceplan. Ha disegnato per grandi marchi del design come Alias, Arteluce, Artemide, Cassina, Danese, Driade, Fiam, Flos, Guzzini, Knoll, Kartell, Lensvelt, Luceplan, Molteni, Montina, Nemo, Philips, Poltrona Frau, Segis, Serralunga, Thonet, Veneta Cucine, e suoi progetti si trovano nelle collezioni permanenti di numerosi musei e fondazioni (Triennale di Milano, Victoria and Albert di Londra, MoMA di New York, Musée des Arts Decoratifs a Parigi). Ha ricevuto tra gli altri cinque Premi Compasso d’Oro, tre Design Plus, due Red Dot e il Premio dei Premi per l’Innovazione.

www.edoardoguazzoni.com

www sandrorossiarchitetto.it

www.paolorizzatto.it

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Sezione, pianta e immagini del ponte pedonale che collega le due sponde in prossimità di Piazza Cantore (foto ©Leo Torri).


COPPO DEL BORGO® Bellezza a prova di tempo

Classica come un coppo tradizionale, funzionale come Wierer. Garantita 50 anni. Apparentemente identico a un coppo in cotto, ma sostanzialmente diverso nella materia e nel design, Coppo del Borgo® rappresenta l’alternativa ideale per interventi architettonici finalizzati al recupero di edifici situati nei centri storici e nuove realizzazioni. L’esperienza Wierer, maturata in oltre 50 anni di attività, permette di garantire la tegola Coppo del Borgo® per 50 anni e l’intero sistema di copertura per 15 anni. Wierer, un unico interlocutore per il tetto. Una tranquillità impagabile. Per maggiori informazioni vai su www.wierer.it


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IDROGRAFIA E URBANIZZAZIONE

UN’INFRASTRUTTURA VERDE Un sistema di invasi di laminazione per risolvere il problema delle esondazioni del fiume Seveso e attuare un processo di riqualificazione urbana delle zone da esso attraversate È storicamente noto e confermato dalle continue e sempre più frequenti crisi che, a seguito dei continui cambiamenti climatici e dell’incessante aumento delle aree urbanizzate, nell’area a nord di Milano i corsi d’acqua, convergendo verso la zona urbana milanese e del suo hinterland, trovano alvei inadeguati al convogliamento delle piene, anche quando si tratta di acque meteoriche modeste. Sebbene nel corso degli anni passati sia stata creata una rete di canali scolmatori, il problema del-

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le esondazioni, in particolar modo quelle del fiume Seveso, è tuttora attuale. Per far fronte alla questione e fornire anche un contributo al processo di riqualificazione di quelle aree attraversate dal fiume e degradate dall’industrializzazione dei decenni scorsi, Etatec Studio Paoletti, Land Milano e Studio Geologia Spada hanno pensato, a seguito di una vasta analisi dello stato del corso d’acqua e della situazione urbanistica del territorio ad esso limitrofo, a nuove strategie di drenaggio urbano

Sopra il titolo, la conversione da infrastruttura grigia a infrastruttura verde e blu lungo l’asse del Seveso con indicazione delle vasche di laminazione. Sotto, le vasche di laminazione del torrente Lura (immagini ©Land Milano-Etatec-Studio Paoletti).


› AAA ACQUA AMBIENTE ARCHITETTURA Vasca di laminazione di Lentate sul Seveso ELEMENTI DEL PAESAGGIO

FRUIZIONE PUBBLICA

1,4 ha rimboschimento (+1400 nuove piante) 7 ha praterie 1 ha prato fiorito

sostenibile (SUDs) che prevedono interventi programmati di laminazione fluviale delle pochissime aree verdi residuali. Progetto Seveso, come è stato chiamato, segue i criteri delle Green Infrastructure, le strategie europee per le infrastrutture verdi che mirano a portare benefici ecologici, economici e sociali attraverso soluzioni naturali. Infatti le aree di laminazione previste, pur destinate al controllo delle piene, rappresentano un’occasione per ripensare il rapporto tra i diversi elementi che caratteriz-

zano il territorio e il paesaggio, con l’idea che nel medio periodo possano acquisire un ruolo di valorizzazione sociale e ambientale. Il progetto prevede la realizzazione delle seguenti aree esondabili di laminazione “in derivazione”: aree di laminazione golenale a Vertemate con Minoprio, Cantù e Carimate (volume complessivo pari a circa 542.000 m3); opere di laminazione in scavo lungo il T. Seveso a Lentate sul Seveso (808.000 m3 di invaso), Varedo (1.500.000 m3) e Paderno

2,8 km nuovi percorsi fruitivi attrezzati 3 aree sosta

Dugnano (930.000 m3); opere di laminazione in scavo lungo il Canale Scolmatore Nord Ovest (CSNO) a Senago (810.000 m3). Complessivamente quindi gli interventi progettati raggiungono un volume di invaso complessivo di circa 4,6 Mm3. Tutti gli interventi coinvolgono terreni agricoli, al momento attivamente coltivati da agricoltori locali, coinvolti nella realizzazione delle opere di mitigazione e nella successiva manutenzione delle stesse

Le vasche di laminazione di Lentate sul Seveso e di Senago (immagini ©Land Milano-Etatec-Studio Paoletti).

Vasche di laminazione di Senago ELEMENTI DEL PAESAGGIO 2,5 ha rimboschimento (+4.000 nuovi alberi) 10 ha praterie 1 ha prato fiorito

FRUIZIONE PUBBLICA 1 torretta di osservazione 2 passerelle 2,5 km nuovi percorsi

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L’INGEGNERIA NATURALE DI IRIDRA

FITODEPURAZIONE DUE ESEMPI Dei sistemi di fitodepurazione si sente parlare da diversi anni ma su di essi regna ancora una certa confusione. Eppure la vigente legge sulle acque li considera il metodo più appropriato per piccole e medie comunità

Sopra, l’area di Castelluccio di Norcia dove è stato realizzato un impianto di fitodepurazione “alla francese” (foto ©Margit Koiv).

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Il termine fitodepurazione fa riferimento alle Constructed Wetland, sistemi ingegnerizzati progettati e costruiti per riprodurre i processi autodepurativi delle zone umide naturali aumentandone rese e grado di controllo sulla base di precisi studi su natura del substrato, tipologie vegetali, percorsi idraulici e processi biologici e fisico-chimici. I sistemi a flusso superficiale (SF) sono quelli più simili alle zone umide naturali, ma quelli a flusso sommerso (SSF, orizzontale o verticale) sono i più usati, veri e propri reattori biologici al cui interno si svolgono processi depurativi complessi che permettono di trasformare e degradare gli inquinanti contenuti nelle acque reflue.

Di recente si stanno affermando sistemi di fitodepurazione ulteriormente ingegnerizzati (Intensified Wetlands) in cui grazie all’introduzione di soluzioni a maggiore complessità tecnologica (aerazione, ricircolo, controllo dei cicli di trattamento) si riesce ad aumentare ulteriormente le rese depurative e diminuire sensibilmente le aree richieste, con consumi elettrici comunque contenuti. Gli impianti di fitodepurazione rappresentano una delle tecniche più utilizzate nel mondo per depurare le acque reflue domestiche di piccoli e medi agglomerati urbani e quelle prodotte da attività turistiche, agroalimentari, zootecniche, o le acque di prima pioggia,

fino ad alcune tipologie di reflui industriali come i percolati di discarica, di miniera o le acque di lavaggio delle raffinerie di petrolio. Gestibili da personale non specializzato, presentano bassi costi di investimento e gestione e tollerano bene le fluttuazioni di carico. CASTELLUCCIO DI NORCIA UN IMPIANTO PUBBLICO L’impianto si inserisce nel piano di riqualificazione del centro rurale di Castelluccio di Norcia attuato da Regione Umbria, che assieme al completamento del sistema fognario ha previsto la fitodepurazione al posto di un vecchio impianto malfunzionante. Tale scel-


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Gli ingegneri di Iridra Riccardo Bresciani e Nicola Martinuzzi

Iridra Iridra Srl è un gruppo multidisciplinare di professionisti che ha tra le sue specializzazioni lo studio e la progettazione di sistemi di depurazione naturale, e ha contributo in maniera significativa fin dagli anni ’90 allo sviluppo e alla diffusione della fitodepurazione progettando e monitorando numerosi impianti per diverse applicazioni in Italia e all’estero, assieme ad una intensa attività di ricerca e formazione. Iridra fa parte della Constructed Wetland Association e del consorzio internazionale Global Wetland Technology, che raggruppano al proprio interno i più importanti specialisti mondiali nel settore della fitodepurazione. www.iridra.com

Nei diagrammi, da sinistra: sistema Intensified Wetlands, sistema a flusso superficiale e sistema a flusso sommerso (verticale e orizzontale).

ta è stata dettata, oltre che dalla necessità di inserimento dell’impianto in un contesto di alto valore paesaggistico quale il Pian Grande di Castelluccio (uno dei pochi altipiani d’Italia, nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini a 1.400 m s.l.m.), dalla necessità di far fronte ad una spiccata oscillazione degli abitanti (circa 100 in inverno ma fino a mille in estate, distribuiti tra strutture ricettive e di ristoro) e dall’esigenza di semplicità gestionale dovuta alla lontananza dai principali centri abitati e dalla difficile accessibilità invernale. L’impianto utilizza uno schema di fitodepurazione cosiddetto “alla francese” in cui manca la fase di sedimentazione primaria, evitando così lo smaltimento dei fanghi di supero, che si disidratano e si ossidano sulla superficie dei primi letti ricoperti dal canneto per

essere rimossi dopo 15-20 anni e riutilizzati in agricoltura. Il refluo viene affinato in stadi successivi a flusso verticale e superficiale per poi disperdersi nel terreno, non esistendo corpi idrici sull’altipiano. L’impianto è piantumato con cannucce di palude, mentre lo stagno di affinamento finale fa uso di specie vegetali idrofite ed elofite autoctone; i rendimenti sono molto elevati anche in condizioni di massima utenza, con rimozioni del COD (ovvero delle sostanze organiche presenti nell’acqua) pari all’98% e una pressoché completa nitrificazione. CASTELLINA IN CHIANTI AL SERVIZIO DELLE CANTINE CECCHI La fitodepurazione si è dimostrata tra i trattamenti più efficienti per aziende agro-ali-

mentari, in particolare cantine e caseifici: a Castellina in Chianti la Casa Vinicola Luigi Cecchi & Figli tratta le acque reflue industriali derivanti dall’attività di imbottigliamento mediante fitodepurazione dal 1999, con un sistema multistadio da circa 3.000 m2 strutturato con una vasca di equalizzazione e carico, un sistema di fitodepurazione a flusso verticale alla francese seguito da due sistemi a flusso sommerso orizzontale e a flusso superficiale. La vegetazione consiste di cannucce di palude (phragmites australis). Anche in questo caso i letti “alla francese” in testa permettono di non avere fanghi di supero da smaltire e di recuperare nutrienti preziosi per l’agricoltura. I rendimenti depurativi sono molto elevati, con abbattimento del carico organico del 95% e concentrazioni in uscita al di sotto di 60 mgCod/l; l’azienda sta prevedendo il riuso delle acque trattate (circa 100 m3/giorno) per l’irrigazione del verde. L’impianto, che si inserisce piacevolmente nella campagna circostante, è diventato un elemento di forte connotazione nel disegno del paesaggio della sede centrale, recentemente rinnovata, ed è frequentemente visitato da gruppi di studenti ed esperti nel campo ambientale provenienti sia dall’Italia che dall’estero

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‹ OPINIONI

SOSTENIBILITÀ

DIVERGENTE IL CICLO DELLE ACQUE E L’ASCESA DI UN NUOVO APPROCCIO PROGETTUALE RIGENERATIVO Alessandro Speccher

La terra richiede cambiamenti radicali e pesanti per rimanere abitabile dal genere umano, ma per metterli in pratica occorre modificare il modo con cui si guarda il mondo: da meccanicistico a ecologico. Le domande-chiave sono: come possono coloro che lavorano nel settore dell’ambiente costruito, il settore con il più alto impatto sul consumo di risorse e sui sistemi, meglio supportare una transizione dolce ed efficace? Dove e come ha senso investire energie e denaro per avere il massimo dei benefici? Due sono i cambi di paradigma che in questo momento storico si stanno evolvendo e provano a dare una risposta ai quesiti: il paradigma della sostenibilità e il paradigma della rigenerazione. Il primo, sviluppato dal pubblico attraverso la promozione di policy internazionali talvolta troppo idealistiche, e dal privato attraverso i concetti di “modernizzazione ecologica” descritti da sistemi di rating più o meno sofisticati, si focalizza sul concetto di “limitare il danno” senza incidere troppo sullo status quo. Il secondo, portato avanti da un gruppo di ecologisti radicali, propone un’alternativa

Alessandro Speccher Eng BS, Leed AP Dal 2007 si occupa a tempo pieno di sostenibilità ambientale applicata al settore dell’edilizia, in particolare applicando lo standard internazionale Leed e contribuendo allo sviluppo delle sue versioni italiane all’interno del team di Gbc italia, per conto del quale cura la progettazione di attività formative e seminariali sui temi della sostenibilità, dell’efficienza energetica e della gestione di processo. Vanta un’esperienza più che decennale in attività di formazione e il modeling energetico-dinamico della prima scuola certificata Leed in Europa (sotto la supervisione di professionisti americani). Leed AP BD+C dal 2008, dal 2012 è professore a contratto in Processi Costruttivi Sostenibili (master di II livello) presso lo Iuav di Venezia. Ha svolto formazione aziendale sui temi dei green building con università, aziende e studi di progettazione. Nel 2013 si unisce al team di Progetto CMR srl all’interno del quale segue gli aspetti di ottimizzazione in chiave ambientale del progetto e della gestione degli edifici. Dal 2015 è Ambassador dell’International Living Future Institute e auditor qualificato ISO 50001.

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che si fonda sulla necessità di adottare un approccio co-evolutivo basato sui concetti di adattamento, resilienza e rigenerazione dei sistemi naturali. La gestione del ciclo idrogeologico negli ambienti insediativi, attraverso la progettazione integrata di paesaggio, ecosistemi, infrastrutture, mobilità e il coinvolgimento culturale degli abitanti, è un tema estremamente attuale ma viene affrontato in modo completamente differente secondo il tipo di paradigma che si applica. L’approccio sostenibile, caratterizzato da una logica meccanicistica, si focalizza sull’efficienza dei singoli componenti più che sull’efficienza del tutto. I sistemi di rating non associano mai alla gestione del ciclo idrogeologico un punteggio elevato, quasi che il tema fosse secondario rispetto a quello energetico o legato alla mobilità. Nell’approccio rigenerativo invece, che mira a creare le condizioni al contorno favorevoli per innescare un processo virtuoso di auto-riparazione ed evoluzione, è uno dei temi più importanti attraverso il quale iniziare a rimettere l’ambiente nelle condizioni di lavorare assieme e per noi.

L’approccio rigenerativo parte dalla macro scala e arriva all’edificio, si basa sul concetto di progettare con e per il sistema ecologico ospitante in modo da creare regioni, città ed edifici che funzionino come la natura stessa e che utilizzino le sue modalità evolutive come base per il nostro modo di progettare e gestire i processi. Questa impostazione del lavoro, fondata sullo studio dei pattern ecosistemici, è diametralmente opposta a quella che tenta di trovare soluzioni a problemi sistemici attraverso l’utilizzo di soluzioni puntuali, tecnologiche e artificiali. Proviamo a immaginare che sia la natura a lavorare per noi, lasciamo alle nostre spalle quella relazione disfunzionale che con essa abbiamo creato per entrare in una logica di partnership e co-evoluzione. Rimettendo gli ecosistemi in comunicazione fra loro, ripristinando il ciclo idrogeologico e riparando il ciclo della materia e dell’energia tra ecosistemi differenti si possono gettare le basi per una rapida ed efficace rigenerazione. Qualcuno ci ha provato e i risultati, ambientali ed economici, non hanno tardato a farsi vedere

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I sistemi di copertura a verde pensile, la cui adozione è già stata resa obbligatoria dal regolamento comunale di Bolzano, sono parte importante nella strategia di mitigazione dell’impatto ambientale provocato dalla sigillatura e dall’impermeabilizzazione dei suoli. Portata in copertura, la vegetazione riduce l’effetto “isola di calore urbana” e i conseguenti flussi convettivi che contribuiscono all’inquinamento atmosferico rimettendo in circolo le polveri. In secondo luogo il substrato posto a copertura contribuisce sostanzialmente a isolare l’edificio smorzando sia le alte sia le basse temperature esterne e riducendo di conseguenza il ricorso alla climatizzazione. Anche dal punto di vista dell’impermeabilizzazione dell’edificio le cose migliorano, specie in caso di tetti piani: protetto dall’infrastruttura vegetale, il manto impermeabilizzante non subisce il degrado dovuto all’esposizione agli agenti atmosferici e ai raggi UV. Infine, diventando rifugio di specie animali, i tetti verdi favoriscono la biodiversità e la creazione di nuovi ecosistemi. Formidabile l’efficacia per limitare il cosiddetto runoff: il

Soluzione “Estensivo con FKD 25”

Elemento di drenaggio FKD 25 Per inverdimenti estensivi fino a 5° di pendenza. Peso 1,35 Kg/m 2, accumulo idrico 5 l/m 2, capacità di drenaggio (sec. EN ISO 12958) fino a 10,03 l/m 2 /sec con i=1,0

Soluzione “Tetto giardino con FKD 40” Elemento di drenaggio FKD 40 Per inverdimenti estensivi e intensivi. Peso 2,30 Kg/m 2, accumulo idrico 8,7 l/m 2, capacità di drenaggio (sec. EN ISO 12958) fino a 16,64 l/m 2 /sec con i=1,0

Elemento di drenaggio FKD 60 Per inverdimenti intensivi (con mat. drenante) e carrabili (con ghiaino o cls drenante). Peso 2,8 Kg/m2, acc. idrico 25 l/m2, capacità di drenaggio (sec. EN ISO 12958) fino a 6,10 l/m2/sec

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coefficiente di deflusso di un tetto verde calcolato su base volumetrica è fino a 5 volte inferiore rispetto a quello di analoga superficie con copertura convenzionale. Per fare un esempio, su una falda di 200 mq con inclinazione inferiore ai 3°, precipitazioni pari a 0,033 l/sec/mq (il massimo finora registrato in Italia) si trasformano in un deflusso di 7,5 l/sec; nelle medesime condizioni la stessa superficie coperta a verde anche se più inclinata (12°) rilascia invece 1,65 l/sec: la parte rimanente viene assorbita da un substrato di spessore compreso tra 25 e 35 cm e rilasciata poi lentamente in forma di vapore. I sistemi Climagrün, certificati a norma UNI 11235, isolano perfettamente la soletta di copertura e il manto impermeabilizzante dallo strato vegetato e danno luogo a una ritenzione idrica addizionale che nei sistemi a verde estensivo elimina eventuali necessità di irrigazione integrativa, favorisce la crescita radicale superficiale e riduce le esigenze di manutenzione, che si limitano a uno/due interventi all’anno. Diverso il caso dei tetti verdi intensivi, veri e propri giardini pensili fruibili dagli utenti come un’estensione dell’abitazione e che richiedono le stesse cure di un giardino tradizionale.


› ELEMENTS

Silo prefabbricato in lamiere d’acciaio zincato, modello GenaflexStore ®. Certificato per acqua potabile. Nella foto in basso a destra è possibile notare il tetto in Pvc, i tubi per lo scarico e il controllo di livello.

VASCHE PREFABBRICATE

IN ACCIAIO DA 10 A 1.800 METRI CUBI CERTIFICATE, DURATURE, INNOVATIVE E DI FACILE INSTALLAZIONE

Serie di vasche in acciaio zincato per lo stoccaggio dell’acqua destinata all’irrigazione. Pompe e filtri connessi alle vasche tramite appositi attacchi, aspirano l’acqua convogliandola nel sistema di irrigazione.

Vasche alta qualità è la linea di vasche prefabbricate in lamiera di acciaio zincato dell’azienda sanremese Benza, utilizzabili come serbatoi antincendio e per lo stoccaggio dell’acqua piovana, irrigua, di rifiuto e di altri liquidi, quali digestato, chiarificato e percolato. Disponibili in diverse dimensioni, sono certificate per acqua potabile. Con dieci anni di garanzia, sono fornite di serie con accessori per il montaggio, tessuto protettivo per le pareti e per il fondo, attacco per lo scarico di fondo, nastri per il fissaggio dell’attacco, tubazioni, copertura antialga, valvola a sfera e telo impermeabile Aquatex® EX in polipropilene mm 0,6. Rapide e facili da montare, le vasche sono spesso installate dai clienti grazie alle istruzioni di montaggio e ai tutorial consultabili sul sito dell’azienda. L’installazione non richiede permessi particolari e la facilità di smontaggio permette la reinstallazione in altro luogo.

Fondata a Sanremo nel 1932, Benza si occupa di giardinaggio, irrigazione, edilizia residenziale e riserve d’acqua. In particolare fornisce vasche in acciaio zincato che possono essere facilmente installate in proprio dal committente, e teli impermeabili per la creazione e realizzazione di bacini artificiali. L’azienda opera in tutta Italia e garantisce assistenza con tecnici specializzati di esperienza internazionale, infatti recentemente ha conquistato importanti commesse anche all’estero.

BENZA SAS Via Pascoli, 161/163 - 18038 Sanremo IM T. 0184 501855 info@benza.it | www.benza.it

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‹ ELEMENTS

MAPELASTIC TURBO L’IMPERMEABILIZZANTE RAPIDO PER TUTTE LE STAGIONI Per impermeabilizzare terrazze, balconi, lastrici solari e piscine Mapei presenta il nuovo impermeabilizzante rapido MAPELASTIC TURBO, che amplia la famiglia degli impermeabilizzanti cementizi MAPELASTIC. È una malta cementizia bicomponente elastica e si può utilizzare sia su massetti di nuova realizzazione che in sovrapposizione al rivestimento esistente, prima della posa di rivestimenti ceramici, lapidei o mosaici. I vantaggi di MAPELASTIC TURBO sono numerosi: • è idoneo anche su sottofondi non perfettamente asciutti purché siano stagionati • è applicabile anche a basse temperature, purché superiori a +5°C

Due esempi di pavimentazioni esterne dove la soletta è stata protetta con prodotti impremeabilizzanti Mapei, utilizzati in tutto il mondo per le loro caratteristiche prestazionali e la grande versatilità di utilizzo.

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• è facile da applicare grazie alla sua lavorabilità • fuori pioggia dopo poche ore anche a basse temperature e con alta umidità ambientale • la durata della lavorabilità nel secchio è di oltre 45 minuti • è piastrellabile dopo circa 4 ore in condizioni ambientali normali ed entro le 24 ore anche con temperature rigide fi no a +5°C • elevata produttività giornaliera • 1 Kit da 36 kg = 15 mq • è un prodotto vendibile in tutti i periodi dell’anno • è marcato CE in accordo alle normative EN 14891 e CE EN 1504-2 • è resistente ai raggi UV • è compatibile con tutti gli accessori del sistema MAPELASTIC

MAPEI SPA Via Cafi ero, 22 - 20158 Milano T. 02 376731 mapei@mapei.it | www.mapei.com


Gennaio

Marzo

Aprile

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Giugno

Luglio

Agosto

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CONFORME ALLA NORMA EUROPEA

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Mapei con voi: approfondiamo insieme su www.mapei.it

IMPERMEABILIZZANTI APPLICATI LIQUIDI

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SISTEMI DI PROTEZIONE DELLA SUPERFICIE DI CALCESTRUZZO


‹ HOTEL E SPA

VILLA GALLICI, AIX-EN-PROVENCE

UNIVERSI SENSORIALI Una residenza del XVII secolo a pochi passi dal centro di Aix-en-Provence oggetto del progetto di ampliamento e interior design realizzato dallo studio Rebosio+Spagnulo

La spa e la wine cellar sono in diretto contatto con la piscina della villa (courtesy Studio Rebosio+Spagnulo).

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Patria di Cézanne e soggetto di molte sue opere, Aix-en-Provence è la città francese che ospita Villa Gallici, la dimora provenzale in stile fiorentino classificata nel 2014 come miglior hotel di Francia e parte di Relais&Châteaux, l’associazione che riunisce 530 strutture tra ristoranti, hotel di lusso, resort e ville. In questo contesto, lo studio milanese Rebosio+Spagnulo è stato chiamato dal gruppo Baglioni Hotel a svolgere una pro-

gettazione integrale di ampliamento e restauro d’interni che ha portato, tenendo conto dei caratteri morfologici dell’edificio esistente e del giardino circostante, alla realizzazione di una nuova spa e di una wine cellar per la degustazione di vini e liquori, alla riorganizzazione dello spazio intorno alla piscina esterna e a una nuova configurazione degli spazi verdi prospicienti la villa. Tutta la progettazione, sviluppata rispettando fedelmente l’anima del luogo, si è basata

sull’idea di creare spazi che permettessero al cliente di ottenere un benessere legato a elementi sensoriali appartenenti a universi apparentemente diversi come sembrano essere quello gastronomico-degustativo e quello della cura del corpo. Ma se solo pensiamo alle antiche terme romane, questi elementi non sembrano poi così distanti e antitetici; per questo i due ambienti sono stati messi in comunicazione tra di loro, creando un unico percorso sensoriale.


› HOTEL E SPA

Linee sinuose e morbide che assecondano una naturale predisposizione all’accoglienza sono state realizzate per le due zone adiacenti della spa e della wine cellar. La scelta di materiali e finiture è il risultato di una cura del dettaglio quasi maniacale: così la parete dietro la vasca idromassaggio è in resina mista a sabbia mescolata con pigmenti, creata da un decoratore del posto, e nella wine cellar, dove il parquet in rovere è stato piallato a mano, il progetto della luce e il relativo impianto, dise-

L’edificio dedicato alla spa e alla wine cellar, con la terrazza adibita a solarium (courtesy Studio Rebosio+Spagnulo).

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‹ HOTEL E SPA

Rebosio+Spagnulo

Sopra e a destra, i due ambienti contigui dedicati all’universo sensoriale degustativo. Nella pagina accanto, la pianta della zona spa e wine cellar con l’indicazione delle destinazioni d’uso delle varie aree (courtesy Studio Rebosio+Spagnulo).

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Con sede a Milano, Rebosio+Spagnulo nasce dall’esperienza professionale degli architetti Igor Rebosio e Federico Spagnulo, con la partecipazione di Alessandra Carbone e Andrea Spagnulo. Con formazione e attività a 360° nel mondo dell’architettura e del design, lo studio è specializzato nella progettazione di residenze e alberghi di lusso, in Italia e all’estero. Tra i progetti recenti nel campo, Boutique Hotel a Dubai, Le Provencal a Jaun Le Pins, Baie Marquet a Cap d’Ail, Victor Hotel a Miami, Gazelle de Babylon a Casablanca e Kempinski Residences a St. Moritz. Oltre che con studi di ingegneria italiani, Rebosio+Spagnulo ha avviato una collaborazione con una fondazione umanitaria che coopera a livello internazionale, da cui sono scaturiti progetti come la casa famiglia La Mascota in Nicaragua e un ospedale a Damasco. Da dieci anni lo studio segue tutti i progetti di interior design per il Gruppo Baglioni Hotels. www.rebosio-spagnulo.it

gnato e installato ad hoc, conferisce alle bottiglie esposte un tocco scultoreo come valore aggiunto al decor dell’ambiente. L’elevato standard progettuale si ritrova all’esterno dove i parapetti della terrazza sopra l’edificio che accoglie i due nuovi ambienti e la scala che vi sale dalla piscina sono in ferro battuto, realizzati e decorati su misura da un fabbro locale. Residenza raffinata, la villa dispone di ventidue camere arredate in stile provenzale con dominanza di colori pastello, un ristorante ed è circondata da tre ettari di giardino piantumati con cipressi ormai secolari

SCHEDA Località Aix-en-Provence Anno di realizzazione 2015 Committente Baglioni Hotel Progetto Rebosio+Spagnulo Superficie ristrutturata 200 mq Impresa edile Guisa Costruzioni Impianti Rebosio+Spagnulo

e reparto tecnico di Baglioni Hotel Budget 1.000.000 €


› HOTEL E SPA

GABANA ARREDAMENTI Eleganza su misura

GUISA COSTRUZIONI

Costruzioni e ristrutturazioni

Da oltre quarant’anni in continuo sviluppo nel settore dell’arredamento, grazie all’esperienza acquisita e alla progressiva evoluzione tecnologica Gabana Arredamenti è in grado di soddisfare ogni esigenza della committenza progettando e realizzando mobili per il settore alberghiero, negozi e abitazioni private. La società si avvale della collaborazione di operatori specializzati in tutte le fasi della creazione del prodotto, dalla scelta dei materiali alla realizzazione dei mobili, dalla loro lucidatura fino al montaggio definitivo. Per Villa Gallici l’azienda ha realizzato gli arredi degli spazi interni e il parquet in rovere piallato a mano della wine cellar.

Guisa Costruzioni è l’impresa di costruzioni con sede a Roma che si occupa principalmente di ristrutturazioni di Hotel e dimore storiche in Italia e all’estero. Per Villa Gallici ha curato i lavori di demolizione dell’intero edificio esistente e il suo completo rifacimento, dalle strutture portanti agli impianti. L’impresa si è occupata inoltre delle rifiniture in marmo delle zone esterne e dei mosaici, delle resine e delle decorazioni degli spazi interni. Negli ultimi anni ha collaborato con lo studio Rebosio+Spagnulo e il Gruppo Baglioni Hotel.

GABANA ARREDAMENTI SRL

GUISA COSTRUZIONI SRL

Via Piave, 4 - 25080 Calvagese della Riviera BS T. 03 0601208 info@gabanaarredamenti.it | www.gabanaarredamenti.it

Via Sierra Nevada, 1 - 00144 Roma T. 06 5935112 s.desando@guisacostruzioni.it | www.guisacostruzioni.it

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‹ RETAIL DESIGN LIBRERIA FELTRINELLI, FIRENZE

PRESIDIO CULTURALE Stessa via, stesso palazzo ma un nuovo indirizzo per la storica libreria Feltrinelli di via de’ Cerretani. Progetto dello studio Alalda Tra anonimi minimarket figli della liberalizzazione del commercio e flagship store che possono permettersi canoni di affitto stellari i volti dei centri storici italiani si modificano profondamente. Così come profondi sono i cambiamenti che stanno avvenendo nell’industria editoriale, e di conseguenza per la collocazione e il destino delle librerie (anche se la notizia che Amazon apre una libreria vera, brickand-mortar come dicono da quelle parti, ci consola). È dunque benvenuta l’inaugurazione, lo scorso dicembre, della libreria Feltrinelli di Firenze, nello stesso edificio del precedente negozio (di proprietà di BNL), solo pochi metri più in là lungo il percorso che collega la stazione al Duomo, dal civico 30 al 40. Feltrinelli ha un legame storico con la Toscana: a Pisa aprì la sua prima libreria nel 1957; Firenze, insieme a Milano, è stata la prima città dove sperimentare nuovi formati come quello di Red, via di mezzo tra libreria di novità editoriali e offerte promozionali, caffetteria e ristorante self-service. Ma la rinnovata presenza in pieno centro di un punto di riferimento culturale importante per i fiorentini si spiega anche con una strategia di presidio del territorio

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che affronti la complessità del presente con un’offerta culturale completa, per chi non si accontenta di 140 caratteri. La progettazione degli interni, curata dallo studio Alalda, che con Feltrinelli ha un consolidato rapporto di collaborazione, ha adattato la strategia commerciale dell’azienda agli spazi storici dell’edificio in cui si sviluppano gli ambienti della libreria per un totale di 600 mq, sui due livelli 0 e -1 e con un livello soppalcato dove trovano posto libri d’arte, architettura, fotografia, turismo, narrativa e saggistica in lingua straniera, oltre a una postazione di lavoro e di lettura con connessione wi-fi. Fisico e digitale coesistono e si alimentano a vicenda un po’ ovunque nel nuovo negozio: con un grande schermo centrale che presenta il calendario degli eventi, novità editoriali, promozioni e servizi, e con tablet a disposizione del pubblico per la consultazione tra gli scaffali. Al piano terra, con i Pos (punti di pagamento) si incontrano le novità, i best seller di narrativa e articoli di cartoleria, mentre in un ambiente separato da pochi gradini è stata creata la nuova area Kidz, interamente dedicata ai bambini con libri, giochi e dvd, decorata da Sophie Fatus, illustratri-

Il disegno di progetto illustra la configurazione del piano terra e le travi strutturali che sorreggono il livello soppalcato (©Alalda Associati).


› RETAIL DESIGN

ce e autrice, fiorentina d’adozione, specializzata in illustrazioni per l’infanzia. Il livello -1, che espone la gran parte degli oltre 40mila titoli a repertorio, dotato di impiantistica a vista che sottolinea la natura dell’ambiente, è provvisto di arredi espositivi mobili che possono essere spostati facilmente per fare spazio a una sala incontri pubblica destinata a presentazioni di libri, conferenze di autori e proiezioni video. Non manca uno spazio per allestimenti espositivi. Un primo percorso, Feltrinelli 60. Idee, scelte, storie che fanno futuro, dedicato al sessantesimo anniversario della casa editrice, si sviluppa lungo la scala che conduce al piano ammezzato. Qui, piccole mostre culturali si avvicenderanno con cadenza mensile

Da sinistra, una vetrina su strada della nuova sede e gli interni dello store (foto ©Alalda Associati).

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‹ RETAIL DESIGN

Studio ALALDA Associati L’unione fa la forza e la forza fa l’unione è il mantra dello studio nato nel 1996 dall’amicizia e dall’energia creativa degli architetti Alberto Inzoli, Alessandro Coletti e Dario Meroni. Con sede a Cesano Maderno (MB), lo studio opera nei campi del design, dell’interior e dell’architettura e cura gli aspetti burocratici e legali della sicurezza in cantiere. Specializzato in retail design, oltre che con Feltrinelli lo studio collabora da anni con il Gruppo Principe e il Gruppo Cremonini. “Ogni tanto perdiamo il controllo e allora la forza genera il disordine, disordine creativo, disordine positivo, disordine innovativo.” www.alaldaassociati.com

La pianta assonometrica dei tre livelli illustra le destinazionid’uso degli spazi e la disposizione dei generi letterari all’interno della libreria. Nelle foto, il livello -1 e, sotto, alcune fasi dell’allestimento dello store (foto ©Alalda Associati).

SCHEDA Località Firenze Anno di realizzazione 2015 Committente Feltrinelli Superficie 600 mq Progetto Alalda Associati Arredi Elea SpA Pavimentazione Virag Srl Illuminazione Ivela General contractor Ceti Srl Impianto elettrico Ceti Srl Impianti termici Ceti Srl, Icri Srl

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› RETAIL DESIGN VIRAG

Lamfloor Grande Formato LAMFLOOR GRANDE è una collezione di pavimenti in laminato più spessi e resistenti con un aspetto e un tatto che ricreano la naturalità del legno. L’effetto che si ottiene sincronizzando la finitura superficiale al decoro riproduce perfettamente il legno naturale con eccezionale morbidezza al tatto. Lamfloor Grande ha uno spessore di 12 mm, bisellato sui quattro lati, un’eccezionale resistenza all’abrasione AC5, classe di utilizzo 33 e una resistenza al fuoco Cfl-s1. Un’ulteriore qualità è il grande formato delle doghe: 184,5x18,8 cm. La gamma è composta da 10 decorativi che spaziano dalle moderne tinte grigie alle più classiche tinte rovere.

VIRAG SRL

Via Torino, 6 - 20063 Cernusco sul Naviglio MI T. 02 929071 info@virag.com | www.virag.com

CETI

Impiantistica a regola d’arte

IVELA SPA

Merlino 110 Led

L’incarico di general contractor per i lavori di ristrutturazione della libreria Feltrinelli di via De’ Cerretani è stato affidato a Ceti Srl. L’azienda si avvale delle più moderne tecnologie e opera grazie all’esperienza maturata in trent’anni di attività nei settori del retail, del terziario e del pubblico. In questo cantiere Ceti ha eseguito direttamente i lavori di impiantistica per la parte elettrica e, in coordinamento con l’associata Icri Srl, per la parte termica e meccanica affrontando la particolare complessità e delicatezza dell’incarico dovuta ai vincoli della Sovrintendenza e alle necessità di adeguamento al precedente progetto di ristrutturazione dell’edificio, di proprietà di BNL. I lavori sono stati portati a termine nel pieno rispetto del progetto architettonico, del budget e dei tempi.

Da trent’anni specializzata nella produzione rigorosamente Made in Italy di apparecchi di illuminazione professionali e di qualità, Ivela è riconosciuta a livello mondiale come partner-produttore per soluzioni illuminotecniche. Merlino 110 Led è un proiettore per binari elettrificati dal design conico compatto ed essenziale, caratterizzato da alto rendimento luminoso e bassi consumi. È ideale per il retail perché combina luce d’accento, elevate prestazioni illuminotecniche, possibilità di orientare il corpo e cambiare il fascio di luce a seconda delle esigenze progettuali.

CETI SRL

IVELA SPA

Via Cialdini, 37 - 20161 Milano T. 02 66227429 cetisrl@cetimpel.com

Via B. Buozzi, 15 - 20060 Liscate MI T. 02 9500121 info.italia@ivela.it | www.ivela.it

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‹ INTERVISTA

Costruire a secco

il principio originario dell’edilizia Danilo Dadda Direttore generale, consigliere delegato e legale rappresentante di Vanoncini SpA. «Nel 1987 ho avuto la fortuna di incontrare il prof. Antonio Vanoncini, e da quel momento è sbocciata la passione per il sistema Trockenbau e per la squadra Vanoncini»

Costruire a secco è un’arte raffinata e antica che ancora oggi rappresenta il modello edilizio d’eccellenza. Mutuata dal passato - questa tecnica è stata utilizzata sin dalle prime palafitte costruite dall’uomo - nasce con una filosofia semplice: creare un telaio e rivestirlo con una stratificazione di materiali che non prevede l’utilizzo di acqua nel processo di assemblaggio. Le cascine che caratterizzano il territorio agricolo lombardo sono un esempio fulgido e spontaneo del sistema costruttivo Struttura e Rivestimento. Questo concetto - opportunamente ripreso - consente la realizzazione di opere grandiose: grattacieli, centri commerciali, edifici di qualsiasi dimensione. L’adozione di nuovi materiali che la tecnologia mette oggi a disposizione rende inoltre il metodo struttura e rivestimento il sistema costruttivo più adatto per ottenere le migliori performance di isolamento termo-acustico sia nelle nuove

realizzazioni sia negli interventi di adeguamento del patrimonio costruito esistente. Il sistema a secco – largamente impiegato nei cantieri del Nord Europa e americani - non pone limiti alla creatività: l’architettura e l’ingegneria del futuro vanno in questa direzione per le grandi potenzialità strutturali, estetiche e funzionali che ne derivano. Solo per citare qualche esempio recente, contemplano la tecnica a secco le residenze di Zaha Hadid a CityLife Milano (interni Vanoncini), il Bosco Verticale di Milano Porta Nuova progettato da Stefano Boeri Architetti (interni Vanoncini) e il Polo Provinciale d’Eccellenza per l’Innovazione e il Lavoro di Milano, progettato da Dante O. Benini&Partners (cappotto Vanoncini). Di costruzioni a secco abbiamo parlato con Danilo Dadda, dal 1987 in Vanoncini e dal 1996 direttore generale dell’ormai storica azienda di Mapello.

DOMUS BERGAMO Particolare attenzione al concetto di comfort acustico è stata posta nella realizzazione, su progetto di Studio di architettura Dario Marchesi, Loglio&Ravasio Architetti Associati, 6ab architect&co e Esprit Architettura, della Domus Bergamo, il fuori-Expo bergamasco dedicato alla cultura e alla convivialità. Qui Vanoncini ha inserito un controsoffitto fonoassorbente, realizzato con lastre forate che, oltre a purificare l’aria degli ambienti interni, assicura un elevato standard di insonorizzazione. L’azienda di Mapello ha inoltre realizzato l’involucro, utilizzando il sistema costruttivo Struttura e Rivestimento a secco, che ha portato a una struttura leggera, veloce e smontabile. Le pareti perimetrali composte da lastre in cemento Aquapanel esterno e gesso fibra interno tipo Vidiwall, assicurano la necessaria resistenza meccanica.

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› INTERVISTA

Mentre in altri Paesi è ampiamente adottata, in Italia la tecnica S/R non è mai stata così diffusa. Come mai una scelta così controcorrente, e proprio a Bergamo, nel cuore di una tradizione edile molto radicata? «Da oltre trent’anni, Vanoncini ritiene che costruire a secco sia la soluzione giusta per creare immobili efficienti, resistenti e confortevoli. Certo, in passato costruire a secco coincideva nell’immaginario collettivo con il termine “cartongesso”, portatore di pregiudizi e opacità concettuali non di poco conto. Sono i primi anni ‘80 quando Pietro Antonio Vanoncini, forte di una solida cultura scientifica e dopo anni di vita professionale trascorsi in contatto con la Germania, introduce nell’azienda di famiglia una mentalità innovativa che prevede la diffusione delle tecniche a secco normate secondo il protocollo tedesco DIN (in quel periodo in Italia neppure esistevano norme tecniche a riguardo). Un’attenta progettazione preliminare, l’utilizzo di materiale prefinito di qualità e il rigore nelle fasi di montaggio in cantiere compiono una rivoluzione concettuale di enorme portata: il cantiere diventa ingegnerizzato e, proprio per questo, diventa possibile calcolare in anticipo costi e tempi di realizzazione dell’immobile, oltre ai suoi consumi energetici futuri. Non sono molte le imprese che possono vantare un rapporto diretto con le università. Come è nata la vostra relazione con il Politecnico di Milano? La logica scientifica sottesa al nostro metodo costruttivo e di gestione efficiente del cantiere ha affascinato subito il mondo universitario e dal fortunato incontro con Ettore Zambelli prende vita un’assidua collaborazione con il Politecnico di Milano, università presso la quale lo stesso Pietro Antonio Vanoncini diventa docente di Tecnologia delle Costruzioni. Nel 1998 viene pubblicato il primo testo universitario italiano sui sistemi a secco. Il titolo è Costruzione Stratificata a Secco e gli autori sono Ettore Zambelli, Pietro Antonio Vanoncini e Marco Imperadori. La ricetta per edifici intelligenti, sostenibili e performanti è semplice, eppure dirompente. La casa deve essere concepita come un’entità biologica: per la sua realizzazione e per il suo mantenimento deve essere consumata meno energia possibile. Quindi, metodo e un modo diverso, funzionale e integrato al processo costruttivo nel suo insieme, di interpretare e utilizzare materiali che sono comunque disponibili a tutti. Risiede in questo la vostra specificità? L’idea di guscio è forse quella che spiega me-

PETRARCA 20 Vanoncini si occupa anche di riqualificazione di edifici, ville e appartamenti, apportando migliorie che incidono in maniera sostanziale su efficienza energetica e comfort abitativo senza modifiche esteriori ai fabbricati esistenti. Per la ristrutturazione dello storico complesso di via Petrarca 20 a Milano, su progetto dello studio Asti Architetti di Milano, l’azienda ha adottato un sistema a secco Struttura e Rivestimento S/R. Con questa tecnica sono stati eseguiti gli interni dei quattro piani fuori terra dell’edificio e tutte le opere di finitura come rivestimenti con marmo e tinteggiature. Nello specifico l’intervento ha riguardato la realizzazione di 5mila mq di pareti, 9mila mq di contropareti, 6.500 mq di controsoffitti estetici e acustici, 1.500 mq di rivestimenti in marmo e 12mila mq di tinteggiatura, con particolare attenzione alla tipologia dei materiali isolanti installati all’interno delle orditure metalliche, al fine di garantire significative prestazioni di isolamento termico e acustico. Da segnalare anche il fatto che gli interventi a secco permettono di operare rapidamente in cantieri ordinati e puliti, un plus rilevante in caso di interventi in centri storici.

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‹ INTERVISTA

CORMORANO 92 Esempio dell’impegno dell’azienda nell’isolamento termico degli edifi ci è il condominio Cormorano 92, primo di un complesso di sei palazzine in un’area residenziale a Magenta (MI), realizzato tra settembre 2014 e giugno 2015 su progetto dello Studio Trezzi. Per l’edifi cio, Vanoncini si è occupato dei cappotti esterni applicando un sistema stratifi cato a secco su struttura lignea statica e dell’involucro interno al quale ha conferito, tramite apposite lavorazioni, totale ermeticità, limitando al minimo i fl ussi d’aria interni ed esterni. Il cappotto esterno in lana minerale, risultato tecnologico di un pacchetto molto performante, conferisce alla struttura in legno una fi nitura meno rustica e più residenziale. Per l’involucro che riveste la struttura perimetrale sono state utilizzate particolari lastre costituite da una fi bra in grado di abbattere la formaldeide presente nell’aria. Cormorano 92 risponde al protocollo Casaclima Gold e due mesi fa ha ricevuto il premio Klimahouse Trend – Targa Vitruvio.

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glio il sistema in oggetto: un guscio esterno, con il quale si realizzano gli isolamenti e la capacità di resistere all’ambiente e un guscio interno, che conformi nel miglior modo possibile l’ambiente abitabile. Tra i due gusci si concretizzano le strutture statiche e i cavedi impiantistici. Una grande versatilità permette alla tecnica di integrarsi perfettamente anche in contesti pregressi. La riqualificazione degli immobili passati costituisce un’enorme opportunità, portando valore e sostenibilità in situazioni che sembrerebbero compromesse per sempre. Solo per fare un esempio illustre, a Parigi il Conservatorio Superiore di Musica è stato riqualificato proprio con il sistema a secco (Studio Dubosc&Landowsky). Il sistema a secco ha la capacità di inserirsi con efficacia in ogni contesto ed è proprio per questo che oggi viene ritenuto un grandissimo alleato per chi fa edilizia. Vanoncini dispone di un ufficio progettazione molto attrezzato e del resto mi sembra che la progettazione preliminare e esecutiva sia fondamentale per una corretta esecuzione. Come vi relazionate con architetti e progettisti che intendono affidarvi la realizzazione di un’opera? Quando si tratta di passare al progetto esecutivo i professionisti sanno di poter contare sulle conoscenze e l’esperienza che Vanoncini ha maturato in più di trent’anni di attività. Con il sistema S/R qualsiasi concept può tradursi in un’opera efficiente, di qualità e con performance elevate, specialmente se la collaborazione nasce già nelle prime fasi del progetto. La conoscenza dei fenomeni di fisica tecnica e la scienza tecnologica dei materiali trovano nel costruire a secco la rampa di lancio verso l’architettura dei prossimi anni. I progettisti rappresentano il motore di una rivoluzione culturale in parte già avviata ed è proprio con loro che i costruttori dovranno interfacciarsi per concepire un’edilizia capace di rispondere ai bisogni dei due grandi attori di ogni tempo: uomo e ambiente



LETTERE DA MOLTO LONTANO

GIANANDREA BARRECA Ormai condizione irrinunciabile e non semplice valore aggiunto del progetto di architettura, troppo spesso la sostenibilità viene però vista in termini di calcoli energetici e di componenti tecnologiche, talvolta anche costose. ARCò al contrario ha una visione olistica della sostenibilità: ambientale, culturale, economica e sociale che applica in territori difficili e a situazioni emergenziali, al fianco di Nazioni Unite, enti governativi e Ong. Ogni progetto di ARCò è una

felice combinazione di pianificazione dello spazio e ingegnosità costruttiva che migliora significativamente la vita di comunità disagiate, ne aiuta il riscatto sociale e insegna semplici tecniche di autocostruzione. ARCò riesce a trasformare gli interventi di emergenza in occasioni di sviluppo, e per questa ragione sono particolarmente felice di poter presentare su questo numero alcuni dei loro progetti.

CENTRO PER L’INFANZIA NELLA STRISCIA DI GAZA Co-progettato nel 2011 con lo studio di Mario Cucinella, questo edificio di 400 mq a un piano può accogliere 150 bambini di età pre-scolare in 6 aule e comprende anche ambienti per servizi socio-sanitari per la comunità di Am Al Nasser, presso il valico di Erez nella Striscia di Gaza. L’architettura del centro reinterpreta gli elementi della tenda di popolazioni un tempo semi-nomadi con l’ampia copertura a falde inclinate, mentre brise-soleil in legno rileggono le linee orizzontali dei tipici tessuti beduini. Parzialmente interrato e costruito con la tecnica degli earth-bags (sacchi riempiti di terra) anche per quanto riguarda i muri che proteggono la corte, tutti gli ambienti godono dell’inerzia termica del terreno e dei muri che mitiga la temperatura esterna. Il sistema a doppia copertura garantisce l’attivazione di moti convettivi e il riciclo dell’aria calda con quella più fresca proveniente dal basso. Dall’ampia copertura l’acqua piovana viene convogliata in una vasca interrata. Nel 2014 la ripresa delle ostilità tra Israele e Hamas ha purtroppo reso inservibile la struttura e l’impianto fotovoltaico che ne completava la dotazione tecnologica.

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LETTERE DA MOLTO LONTANO

ARCÒ

ARCHITETTURA E COOPERAZIONE MATERIALI LOCALI E DI RECUPERO, ADOZIONE DI STRATEGIE BIOCLIMATICHE, MANUALI PER L’AUTOCOSTRUZIONE: I PROGETTI PER L’EMERGENZA SONO OCCASIONI DI SVILUPPO Caro Gianandrea È passato un po’ di tempo dalla nostra ultima chiacchierata, quindi ho deciso di scriverti per fissare le cose che ci siamo detti e così facendo ripercorrerne i punti fondamentali. Come ti dicevo la nostra storia non ha avuto un percorso lineare, ma è più un caotico succedersi di eventi, che hanno dato vita, però, ad una realtà che si sta sempre più consolidando.

Di fatto quello che facciamo è ricerca applicata su materiali, principi attivi e passivi di bioclimatica e tecniche che devono essere sempre le più “appropriate” al luogo in cui interveniamo.

Dalla seconda scuola in poi sono arrivati anche i riconoscimenti, tra i quali un premio Holcim awards in denaro che abbiamo investito in ARCò, costituendo nel 2012 una cooperativa di lavoro tra professionisti,

Il nucleo centrale del gruppo si è conosciuto nell’ambito di un dottorato dove stavamo sviluppando ricerche sul tema della sostenibilità declinata nei suoi differenti aspetti, sociale, economica e ambientale. L’occasione di applicare gli esiti delle nostre ricerche ci è stata offerta da una richiesta molto concreta fattaci da una piccola Onlus di Milano: costruire una scuola in area C dei Territori Occupati Palestinesi, con un budget di 15mila euro. Con lo spirito di chi affronta un Europan abbiamo progettato e autocostruito la prima scuola con materiali non convenzionali principalmente destinati alla discarica. A questa prima scuola ne sono succedute altre, dapprima come volontari e poi come professionisti, con un approccio che, attraverso il fare, ha sancito la nostra specificità, legata alla progettazione sostenibile in contesti di emergenza umanitaria.

RIABILITAZIONE DELLA SCUOLA DI RAMADIN La scuola di Ramadin, sul confine tra Israele e Cisgiordania, era un complesso di tende da campo eretto per risparmiare ai bambini il quotidiano attraversamento del check point di Habla per raggiungere le scuole esistenti. Per ragioni economiche le tende sono state mantenute come copertura dei lavori di riqualificazione e la loro struttura metallica riutilizzata come scheletro strutturale attorno al quale costruire i muri del nuovo edificio. I nuovi interventi sono stati realizzati con materiali naturali a basso impatto ambientale. La terra cruda e la paglia compongono i muri esterni e le partizioni interne, declinati con due diverse tecniche: il pisé (una mistura di paglia e fango pressata all’interno di casseforme) per le pareti esterne, e il mattone alleggerito fabbricato in cantiere per le partizioni interne. Il soffitto e il pavimento sono stati realizzati in legno e gli intonaci sono di calce e argilla. L’estetica rivela il processo con cui l’edificio è stato concepito: le linee delle coperture a volta ribassata si uniscono a creare un paesaggio che asseconda e reinterpreta la topografia del luogo mentre la luce fortemente contrastata crea ombre nette sui volumi che disegnano le successioni degli spazi.

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LETTERE DA MOLTO LONTANO

ARCÒ ARCHITETTURA E COOPERAZIONE SOCIETÀ COOPERATIVA ARCò è una cooperativa fondata da un gruppo di ingegneri e architetti impegnati nella progettazione architettonica, urbana e del paesaggio. I suoi progetti si fondano sulla ricerca della sostenibilità sociale, economica e ambientale. Per questo, per ogni intervento si scelgono le tecniche più appropriate allo specifico luogo che consentano l’indipendenza del processo costruttivo da parte delle comunità locali e si prediligono percorsi che consentano l’utilizzo di materiali riciclati o naturali, l’impiego di fonti di energia rinnovabile e principi passivi di architettura bioclimatica. Questo approccio ha portato ARCò a incontrare il mondo della cooperazione internazionale per affrontare e risolvere con le proprie competenze problemi in situazioni di emergenza umanitaria. I membri del gruppo si dedicano da tempo alla didattica collaborando con istituti quali l’Università degli Studi di Pavia, il Politecnico di Milano, la Nuova Accademia di Belle Arti (NABA), l’Istituto Europeo del Design (IED) di Torino e la S.O.S. School of Sustainability di Bologna. Nella foto i soci di ARCò (dall’alto e da sinistra): Carmine Chiarelli (Bari, 1979), Alessio Battistella (Este, 1971), Alberto Alcalde (Barcellona, 1980), Valerio Marazzi (Milano, 1979), Luca Trabattoni (Lodi, 1978), Diego Torriani (Milano, 1980). www.ar-co.org

COMPLESSO SCOLASTICO DI AL JABAL Concluso nel giugno dello scorso anno, l’intervento – autorizzato dal piano regolatore ufficiale degli anni ’90 – parte dalla ricomposizione planimetrica delle strutture esistenti, la cui disposizione è il risultato di trasferimenti forzati avviati nel 1997. Il nuovo corpo della scuola, sviluppato utilizzando il sistema dei gabbioni di pietra, diventa lo strumento per definire il margine del complesso, con il duplice effetto di consolidare il fronte strada sia dal punto di vista della sicurezza che da quello compositivo. Un gesto forte che genera un grande spazio vuoto protetto, meglio fruibile e capace di mettere in comunicazione visiva i tre corpi del polo scolastico, ovvero l’asilo, la scuola primaria e secondaria, ridefinendo il baricentro del complesso. La scuola si sviluppa quindi ortogonalmente, ricongiungendosi con le aule in blocchi di cemento esistenti e completando il sistema. La ricerca di una forte integrazione con il contesto fa coincidere il principio costruttivo con quello compositivo e linguistico: l’uso dei gabbioni di pietra, economici e facilmente reperibili, riprende il tema della pietra a spacco e delle costruzioni a secco caratteristiche di questa zona a sud di Gerusalemme.

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la prima in Lombardia a quanto ci dissero. Quindi di fatto ora siamo una società italiana che lavora quasi esclusivamente all’estero. Fino ad ora il nostro ambito di intervento prevalente è l’educazione, abbiamo costruito diverse scuole e asili, tra le quali l’asilo a Um al Nasser nella striscia di Gaza, co-progettato con Mario Cucinella e purtroppo distrutto nel corso degli ultimi scontri del 2014. In questo edificio, interamente costruito con earthbags, avevamo introdotto diversi accorgimenti che andavano nella direzione della sostenibilità e del comfort ambientale, da un sistema di fitodepurazione delle acque a un impianto fotovoltaico, il primo nella striscia. In ordine di tempo le ultime due scuole progettate si trovano sempre in Palestina, a Ramadin e Al Jabal. Nel primo caso abbiamo affrontato il tema dell’emergenza cercando di fornirne da subito delle risposte in termini di sviluppo, tema centrale nella cooperazione internazionale, ambito nel quale noi operiamo prevalentemente. Quello che si è voluto creare è un metodo ripetibile capace di trasformare una tenda da campo, una di

quelle comunemente usate da organizzazioni governative e non governative, in un edificio vero e proprio con buone prestazioni in termini di comfort. Questo tipo di tende infatti è uno standard usato in tutto il mondo per rispondere a diversi tipi di emergenze che troppo spesso si trasformano in situazioni permanenti. L’approccio che abbiamo proposto permette con un minimo sforzo economico e di tempo di trasformare interventi di emergenza in interventi di sviluppo. Nel progetto ad Al Jabal la ricerca di una forte integrazione con il contesto ci ha portato a far coincidere il principio costruttivo con quello compositivo. Riprendendo il tema della pietra a spacco e delle costruzioni a secco caratteristiche di questa zona, il progetto della nuova scuola di Al Jabal si sviluppa usando il sistema dei gabbioni di pietra. L’estetica massiccia e squadrata dei muri di pietra risulta fortemente integrata con i cromatismi e le forme del contesto. Inoltre la massa dell’edificio è un ottimo sistema passivo per mitigare l’effetto della temperatura in queste zone climatiche. Alessio Battistella


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