Anno 10 - n 63 - Aprile 2016 - euro 6,00
RELOADING NATURE
perché in architettura il termine natura ricorre sempre più spesso?
Wespi de Meuron Romeo
TRE CASE
Modourbano
TRADIZIONE E MODERNITÀ Elements
CLIMATIZZAZIONE FONT Srl - Via Siusi 20/a 20132 Milano - Poste Italiane SpA Sped. in abb. postale 45% D.L. 353/2003 (conv. in. 27.02.2004 n. 46) Art. 1 Comma 1 DCB Milano
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TALKING HEADS
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Una domanda, cinque risposte. Incominciamo con la natura, la Madre Terra che ci ha partorito. Ne sentiamo il bisogno, o il richiamo, e ne ha bisogno l’ambiente. Come può l’architettura integrarla nei propri – magnifici – artifici? In modo appunto artificiale o con una ricerca espressiva volta ad eliminare il superfluo? La ricerca tecnico-scientifica di sistemi e materiali può fare la sua parte, a condizione che se ne possa valutare l’impatto sull’intero ciclo di vita, ma la relazione è più profonda, e la ricerca progettuale più impegnativa, perché quel che vogliamo recuperare è la sua perduta bellezza.
38 TRADIZIONE E MODERNITÀ
10 COSTRUIRE IN PIETRA
44 RIQUALIFICAZIONE URBANA Campus Monneret, Goring & Straja Architects
12 PROGETTI NEL VERDE ACT Romegialli
48 VILLA DI PIANURA Deamicis architetti in provincia di Pavia
IOARCH Costruzioni e Impianti n. 63
Direttore responsabile Sonia Politi Comitato di direzione Myriam De Cesco Carlo Ezechieli Antonio Morlacchi Grafica e impaginazione Cristina Amodeo Federica Monguzzi
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Il respiro della terra
In copertina padiglione di Villa del Roccolo progetto act Romegialli (foto ©Marcello Mariana).
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Conversazione con Gilles Perraudin
18 ABITARE NEL PAESAGGIO Casa Riga, Comano Terme
Residenze Procaccini 17 a Milano, Modourbano
52 BENESSERE IN UFFICIO Studio legale a Milano, Malara Associati
21 IL FLUIDO CONCETTO DI NATURA
56 IL NASTRO ROSSO DELLE FESTE Gianni Arnaudo per la sede di Maina Panettoni a Fossano
25 ESSENZIALI DIALOGHI CON IL TERRITORIO
61 ELEMENTS Climatizzazione
Intervista a Wolfgang Buttress
Tre case di Wespi De Meuron Romeo Architetti
Contributi Gianandrea Barreca Grazia Gamberoni Moreno Maggi Elisa Elena Mosca Marketing e Pubblicità Elena Riolo pubblicita@ioarch.it Fotolito e stampa Errestampa
Editore Font srl, via Siusi 20/a 20132 Milano T. 02 2847274 redazione@ioarch.it www.ioarch.it
Abbonamenti (6 numeri) Italia euro 36,00 - Europa euro 84,00 resto del mondo euro 144,00
Prezzo di copertina euro 6,00 arretrati euro 12,00
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© Diritti di riproduzione riservati. La responsabilità degli articoli firmati è degli autori. Materiali inviati alla redazione salvo diversi accordi non verranno restituiti.
Reg. Tribunale di Milano n. 822 del 23/12/2004. Spedizione in abbonamento postale 45% D.L. 353/2003 (convertito in legge 27.02.2004 n.46) art. 1, comma 1 DCB Milano
‹ OBITUARY
LE FORME DEL LIMITE
Heydar Aliyev Center, Baku, Azerbaijan, 101.800 mq, 2007-2012. Principale edificio per i programmi culturali della nazione, un’opera che rompe il rigido schema architettonico sovietico prevalente a Baku (foto ©Hufton+Crow).
HA TRASFORMATO L’IMMAGINAZIONE IN REALTÀ E INAUGURATO NUOVE POSSIBILITÀ FORMALI PER L’ARCHITETTURA. INIMITABILE ZAHA HADID, SCOMPARSA TROPPO PRESTO
Dame Zaha Hadid (foto ©Mary McCartney).
Aspramente criticata in vita e oggi acclamata da tutti, chissà cosa avrebbe fatto Zaha Hadid se non si fosse iscritta all’Architectural Association. Probabilmente comunque l’architetto, perché era il solo modo possibile per esprimere nello spazio materiale il dinamismo e la tensione verso il superamento dei limiti dei suoi amati suprematisti. Come scriveva Sir Peter Cook pochi mesi fa, quando le venne assegnata la RIBA Gold Medal, «se la linea di Paul Klee si muoveva per fare una passeggiata, Zaha Hadid fa danzare i piani che da quella linea traggono origine e poi, torcendoli abilmente, li fa viaggiare nello spazio». Prima e unica in tutto, Zaha Hadid: prima donna a ricevere il premio Pritzker nel 2004 (dopo di lei al momento solo Kazuyo Sejima) e prima Gold Medal femminile, unica donna del circo mondiale delle archistar, meravigliosamente incurante del politically correct, con i suoi progetti visionari ha cambiato il modo di concepire l’architettura e la scienza delle costruzioni. Come accadde con l’architettura barocca, ma nel suo caso ci auguriamo che non diventi scuola: perché lei era inimitabile e perchè forse quella delle sue architetture è un’epoca ormai conclusa. Antonio Morlacchi
LE OPERE DI ZAHA HADID IN ITALIA:
• Roma, Museo delle Arti del XXI secolo (MAXXI), 1998-2009 • Milano, residenze Citylife, 2004-2014 • Milano, torre per uffici Citylife, 2004-2016 • Plan de Corones, BZ, Messner Mountain Museum Corones, 2013-2015 • Salerno, stazione marittima, 1999-2016 • Afragola, NA, stazione AV, 2003-2017 (previsione completamento primo lotto)
Da sinistra: Pierres vives a Montepellier, Francia, 2002-2012, 35.000 mq: archivio, biblioteca e assessorato allo sport del Departement de l’Hérault (foto ©ZHA); MAXXI Museo delle arti del XXI secolo, Roma, 1998-2009. 30.000 mq: linee confluenti, pareti che si intersecano e si separano per creare spazi interni e esterni fluidi e dinamici (foto ©Iwan Baan); la stazione dei pompieri nel Campus Vitra di Weil am Rhein, l’opera che nel 1993 rese famosa Zaha Hadid (foto ©Christian Richters).
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‹ DESIGNCAFÈ
PROGETTARE PER IL BENE COMUNE A TAMASSOCIATI LA CURATELA DEL PADIGLIONE ITALIA ALLA 15. BIENNALE DI VENEZIA
La mappa del percorso espositivo del Padiglione Italia alla XV Biennale di Venezia e il team di TAMassociati: Simone Sfriso, Massimo Lepore e Raul Pantaleo. Accanto: nello stile dello studio, il catalogo del Padiglione Italia sarà in forma di graphic novel. www.takingcare.it
Progettare scuole Tra pedagogia e architettura A cura di Beate Weyland e Sandy Attia Editore Guerini Scientifica 251 pp- euro 24,00 | edizione italiana ISBN 978-88-8107-369-6
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Taking care. Progettare per il bene comune il tema del Padiglione Italia alla XV Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia (dal 28 maggio al 27 novembre). Per TAMassociati l’architettura deve essere partecipata, intelligente e al servizio della comunità per creare un futuro migliore, in particolar modo per quei luoghi più soggetti alle trasformazioni, come le periferie, dove vive gran parte degli abitanti delle città. Allestita presso le Tese delle Vergini all’Arsenale, la mostra è organizzata in sezioni: si aprirà col contributo sul tema del Bene Comune fornito da personalità di diversa provenienza culturale e professionale, per proseguire con la presentazione di 20 progetti italiani che spaziano tra abitare, lavoro, salute, istruzione e cultura. Seguirà una rassegna di scatti fotografici che rappresentano l’idea di bene comune in Italia. L’ultima parte sarà dedicata alla sperimentazione sul campo e in un esplicito invito all’azione: 5 progetti per le periferie potranno essere personalizzati attraverso il lavoro congiunto di progettisti e associazioni per portare qualità, bellezza e diritti laddove questi manchino o risultino limitati. Low-cost l’allestimento, privilegiando la riduzione del superfluo: previsto anche il riuso dei pannelli lignei provenienti dal dismantling del padiglione dell’Irlanda di Expo Milano 2015.
TRA ARCHITETTURA E PEDAGOGIA
UN MANUALE PER L’EDILIZIA SCOLASTICA
A seguito di un lavoro quadriennale di ricerca e un accurato ascolto dei punti di vista di architetti, designer, insegnati, dirigenti, genitori, esperti e assessori sul tema della scuola, la docente Beate Weyland, coadiuvata dall’architetto Sandy Attia (di MoDus Architects), ha messo in luce la relazione tra architettura e pedagogia nel sistema scolastico altoatesino. L’intento è costruire un linguaggio interdisciplinare, con vocaboli semplici, tra i due mondi per dare vita, basandosi sulla progettazione condivisa, a nuovi scenari per la formazione.
Annunciato già nel discorso di fiducia alle Camere nel fabbraio 2014, il Piano Scuole coinvolgerà in gradi diversi una scuola su due con un investimento complessivo di più di un miliardo di euro. Diversi cantieri sono stati avviati, alcuni conclusi ma la maggior parte degli interventi è ancora da finanziare. Questo testo è un’ottima guida sia per i professionisti coinvolti in progetti di riqualificazione sia per gli uffici tecnici delle amministrazioni locali per redigere i bandi di intervento e seguire i lavori degli edifici scolastici.
La ristrutturazione delle scuole Soluzioni strutturali, impiantistiche e per il risparmio energetico A cura di Eleonora Oleotto e Moira Picotti Editore Dario Flaccovio 140 pp- euro 23,00 | edizione italiana ISBN 978-88-579-0489-4
RELOADING NATURE
IL RESPIRO DELLA TERRA
EDIFICI AVVOLTI DAL VERDE O SIMILI A PAESAGGI, FORESTE URBANE E TERZO PAESAGGIO: PERCHÉ IN ARCHITETTURA IL TERMINE NATURA RICORRE SEMPRE PIÙ SPESSO? Carlo Ezechieli
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‹ RELOADING NATURE
T In apertura, sezione del padiglione dell’Austria di Expo 2015 Milano (© team.breathe.austria). Sopra: un’antica raffigurazione del paesaggio cinese è diretta fonte di ispirazione per il progetto della Chongqing Urban Forest di MAD Architects. Secondo l’autore «la torre reincorpora la natura in un ambiente urbano ad alta densità evocando l’amore per una natura che nelle città moderne si è andata perdendo» (©MAD Architects).
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ra le cose che ci tengono vivi a questo mondo, di una in particolare proprio non si può fare a meno: respirare. Il respiro è un moto ciclico, costante che ha una relazione diretta con un insieme di processi molto esteso e complesso. Insieme a noi, respirano gli alberi. Respirano insetti e microorganismi. Respirano gli oceani. Respirano perfino le rocce, il cui ruolo nella composizione dell’atmosfera che, appunto, respiriamo è ben noto. Tutto il pianeta Terra respira, secondo uno scambio ciclico, sincronizzato che coinvolge un’infinita serie di creature e di elementi, e al quale direttamente, per quanto inconsciamente, partecipiamo. La consapevolezza di processi ambientali ai quali siamo indissolubilmente legati è stata presente per millenni in innumerevoli culture. Come di conseguenza lo è stata la capacità di tradurre questa consapevolezza in architettura, dando spesso origine a veri e propri capolavori. Del resto, anche il grandissimo Frederick L. Olmsted, in epoca non troppo remota, si riferiva al progetto del Central Park con il termine di polmone verde: un pezzo di natura pensato per dare
respiro a una città avviata a diventare una metropoli sempre più soffocante. Ed è forse, come nel caso di Olmsted, per reazione a una realtà che tende a escludere sistematicamente qualsiasi rapporto profondo ed esteso con la realtà ambientale in cui siamo inevitabilmente immersi, che sembra emergere la necessità di una forte riappropriazione, talora in termini simbolici, altre volte più sostanziali, del rapporto con la natura. Si costruiscono torri avviluppate dal verde, quasi a voler incorporare forme di vita differenti dai soli abitanti. Shubhendu Sharma, un ex ingegnere della Toyota, progetta e realizza in tutto il mondo foreste urbane “tascabili” ma 30 volte più dense e dotate di un livello di diversità biologica cento volte superiore a quello di un normale impianto forestale. Ma Yansong, fondatore di MAD Architects, progetta edifici che emulano la forma di paesaggi. Il botanico e paesaggista Gilles Clemént si è ormai imposto teorizzando il rivoluzionario concetto di Terzo Paesaggio, ovvero l’importanza dei suoli non edificati e lasciati al loro sviluppo spon-
taneo. Opere come l’osservatorio di Cardada di Paolo Bürgi utilizzano l’architettura per rivelare strutture e processi che si estendono ben oltre (per riprendere un termine caro all’autore) il luogo. Reloading nature era, infine, la potente frase programmatica del padiglione austriaco di Expo 2015. In questo numero vogliamo affrontare il tema dell’evoluzione dell’architettura in rapporto alla ricerca di un modo differente di vedere la natura, un concetto quanto mai in via di ridefinizione. Questo grazie ai contributi di Wolfgang Buttress, autore di uno dei più interessanti e acclamati padiglioni di Expo 2015, di act Romegialli con due notevoli progetti direttamente riconducibili al tema del rapporto tra edificio e luogo, e con una brillante intervista a Gilles Perraudin sul tema della relazione dell’architettura vernacolare con le condizioni ambientali specifiche. Ray Anderson, Ceo di Interface (la più grande realtà mondiale nel campo della produzione di tappeti modulari) e guru di nuovi modelli economici, durante le conferenze soleva invitare i partecipanti a chiudere gli
› RELOADING NATURE TALKINGHEADS Perchè in architettura il termine natura è così ricorrente?
Paolo Bürgi
Mario Cucinella
Aurelio Galfetti
Renzo Piano
Pinuccio Sciola
La natura piace, affascina, invita all’osservazione; è misteriosa, profonda e inesplorata. La sua bellezza etica è fonte di sorpresa, di stupore; sorgente di immaginazione e di ispirazione. La natura incute rispetto: attraverso l’osservazione della sua incommensurabilità riconosciamo i nostri confini. Più ti addentri, più ti accorgi di quanto la tua conoscenza sia limitata: dalla dimensione immensa fino ai frattali, la natura è più grande.
Si parla molto di natura proprio perché tra natura e architettura esiste una grande distanza. L’architettura è infatti un magnifico artificio, che talvolta interviene contro la natura stessa. Forse le parole di Papa Francesco circa la necessità di recuperare un rapporto ormai compromesso con la natura identificano uno dei motivi per cui questo termine viene citato così spesso. Per concludere - occupandomi di architettura, un “magnifico artificio”, appunto – natura è un termine a cui preferisco ricorrere il meno possibile.
Penso che negli ultimi decenni la città si sia sempre più aperta (o diffusa) e di conseguenza i limiti che definivano le due chiare realtà dei secoli scorsi, la natura e l’artificio, si siano fuse in una nuova realtà, molto più complessa, che le confonde. La ricorrenza del termine sta appunto a significare uno stato confusionale.
L’architettura ha finalmente scoperto che la Terra è fragile. È un’urgenza ambientale, una sfida che l’architettura deve affrontare ma, nello stesso tempo, un’opportunità. La ricerca della sostenibilità non è solo tecnico-scientifica ma anche espressiva: più elimino il superfluo, più ottengo economie dei materiali. Più riduco i materiali, più mi avvicino alla natura e dialogo con la luce e il vento.
L’uomo ha bisogno di respirare. L’urbanizzazione ha sempre soffocato tutto. La natura serve per vivere. La natura è nostra madre. Ricordo che mio padre, in punto di morte, alla veneranda età di 98 anni, cercava sua madre. Per lo stesso motivo si cerca la natura: è la Madre Terra che ci ha partorito.
occhi e immaginare un luogo di totale tranquillità e bellezza. Chiedeva poi di riaprire gli occhi e di alzare la mano se il luogo in questione era all’aria aperta per scoprire che, immancabilmente, quasi tutti i presenti avevano la mano alzata. Questo dimostra che, nonostante si faccia di tutto per ignorarla, se non reprimerla, esiste un’inclinazione comune e profonda che sta alla base della nostra più profonda essenza. In conclusione, gli ormai sempre più pressanti problemi ambientali non possono trovare soluzione se non innanzitutto nella nostra mente, riprogrammando le basi del nostro sistema culturale attraverso la riconnessione a un fondamentale insieme di elementi di cui abbiamo finito per perdere progressivamente coscienza
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Nature Reloaded era uno degli slogan nella foresta ricreata all’interno del padiglione austriaco di Expo2015 (© team.breathe.austria).
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Costruire in pietra Una conversazione con Gilles Perraudin nell’atelier di Vauvert. La sua? La definisce un’architettura essenziale. Un’avanguardia vernacolare, ecologicamente orientata Carlo Ezechieli
Nelle foto, il museo dei vini e delle viti di Patrimonio, in Corsica, padiglioni indipendenti di 10x10 metri distribuiti “a grappolo” nel parco. Pareti in pietra calcarea massiccia di 60 cm di spessore, per metà locale e per metà proveniente dal Luberon. Il legno dei frangisole e delle pavimentazioni è di pino laricio (Pinus nigra laricio), una sottospecie mediterranea di pino nero diffusa in Corsica, Calabria e Sicilia (foto ©Serge Demailly).
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Da anni Gilles Perraudin è una figura di riferimento per la ricerca nel campo dell’architettura ecologicamente orientata. Le sue architetture in blocchi di pietra massiccia sono la riedizione dell’architettura megalitica, con la differenza che lo sforzo eroico di decine di uomini viene sostituito dal lavoro di alta precisione di una gru e di un paio di operai. Un gigantesco Lego, con elementi di 2 tonnellate ciascuno e un formidabile sincretismo tra arcaicità, età delle macchine e design moderno. La cantina-atelier di Vauvert dove ci incontriamo, immersa in un disteso paesaggio di vigneti e nella luce limpida della Provenza, è stata la prima opera in pietra massiccia di Perraudin. Nonostante alcune opere di impostazione apparentemente hi-tech, la sua architettura rivela un approccio ben radicato nella tradizione. Da cosa si sviluppa? Credo che nel mio lavoro ci sia un riferimento costante al mito di Icaro e Dedalo: Dedalo è l’architetto, conosce le leggi della materia. Icaro è più etereo, fantasioso, ma alla fine si rivela un fallimento. È un rife-
rimento che ricorre in molti miei progetti, come nelle case in pisé che ho costruito tanti anni fa e dove riprendevo una tecnica antica. Al basamento in terra cruda era sovrapposto un po’ di Icaro, con elementi semitrasparenti in vetro e acciaio. Un architetto può essere un artista, ma prima di tutto deve soddisfare esigenze molto pratiche. Da questo punto di vista credo che il principio di base sia sempre un ritorno all’essenziale, alle componenti di base. Il suo lavoro recente sembra orientato verso l’utilizzo di tecnologie non convenzionali e in qualche modo arcaiche, come la pietra massiccia. L’utilizzo della pietra massiccia ha avuto origine proprio nell’edificio in cui ci troviamo, terminato nel 1995. Dovevo costruire a basso costo e rapidamente un edificio con caratteristiche adatte alla conservazione del vino. È una struttura ripartita in 5 campate, tutte di 5,25 m di larghezza. La costruzione si basa sulla sovrapposizione di monoliti di 2x1x0,5 metri di spessore secondo schemi necessariamente logici, dato che il peso di ogni blocco non permette fronzoli
e gratuità dell’architettura che va di moda ultimamente. È talmente essenziale che l’ho costruito da solo, noleggiando la gru e l’operatore e dirigendo le operazioni sul posto. I blocchi sono a secco e gli impianti passano a pavimento o a soffitto. Sono solo quattro materiali, tutti assemblati a secco: pietra, legno per la struttura di copertura e del pavimento, vetro per le finestre e policarbonato alveolare per la luce tra una trave e l’altra. Dovendolo ristrutturare o demolire i singoli materiali si possono separare molto facilmente per il successivo riutilizzo e riciclaggio. Abbiamo poi ripetuto lo stesso principio costruttivo in altre due cantine, nel monastero di Solan e in una scuola a Marguerittes, vicino a Nîmes. Dove è iniziato il suo interesse per l’ecologia e l’ambiente? Quasi tutto il mio lavoro si sviluppa a partire da un interesse profondo per l’architettura vernacolare. I migliori esempi di architettura vernacolare sono una sintesi perfetta di aspetti come l’orientamento, il corretto utilizzo di materiali e tecnologie, il giusto rapporto con l’ambiente e il paesag-
› RELOADING NATURE gio che si è evoluta e perfezionata nel corso di centinaia, forse migliaia di anni. Il mio interesse per tutto questo ha avuto inizio, quando ero ancora studente, durante un periodo di lavoro e apprendistato con André Ravéreau a M’zab in Algeria, dove tra l’altro mi sono avvicinato anche al lavoro di Hassan Fathy. Sarà infine che la mia formazione era originariamente come ingegnere e solo successivamente come architetto, ma ogni mia architettura parte sempre da un’analisi profonda delle tecnologie e delle soluzioni tecnico-costruttive, con un’attenzione particolare alle culture locali. Un approccio di tipo funzionalista sembra essere la forza dominante nel campo dell’architettura ecologicamente orientata. Non stiamo perdendo qualcosa per strada? L’approccio di tipo funzionalista si rivela con particolare evidenza in soluzioni ad alto contenuto tecnologico che si propongono di risolvere questioni ecologiche. Ma mi sembra che in questo modo si affrontino i problemi partendo dagli stessi presupposti da cui hanno avuto origine. E questo ovviamente non funziona. A ben guardare anche le case ad alta efficienza energetica mi sembrano una trovata commerciale per vendere nuovi prodotti e per complicare un po’ le cose. Questo anche alla luce del fatto che, facendo un’analisi attenta, si scopre che il costo ambientale di isolanti come la lana di vetro o il polistirene in spessori notevoli equivale a 30 o 40 anni di riscaldamento invernale. Ma se dopo 30-40 anni un cappotto è da rifare, il bilancio ambientale non è mai rispettato. Ne vale la pena? Non è meglio semplificare? Purtroppo i regolamenti assecondano questa tendenza e rendono impossibile la realizzazione di alcune soluzioni come quelle dell’edificio in cui ci troviamo in quanto troppo disperdenti. L’ossessione degli ultimi tempi per l’isolamento mi ha esasperato al punto di dire: c’è un ponte termico? perfetto! Cos’è alla fine questo edificio se non un ponte termico totale? Lo stesso discorso vale anche per tecnologie come il solare fotovoltatico? Forse sì. Credo sia sempre importante fare un bilancio complessivo e sforzarsi di semplificare. Parafrasando Le Corbusier che diceva che una casa è una macchina per abitare, tutti gli edifici vernacolari sono delle fantastiche macchine bioclimatiche, capaci non solo di provvedere ottimamente al comfort abitativo, ma anche di entrare in armonia con il luogo e con il paesaggio. Ho visto edifici in Algeria pensati e articolati in modo tale che gli abitanti si trovano nei vari momenti del giorno a occupare il locale con le condizioni migliori di temperatura e illuminazione. Tutto il contrario di questi recenti edifici infernali che, appena si stacca la spina, muoiono ... con tutti gli abitanti. Il bello è che guardando alla tradizione lei sta facendo innovazione. Non è una specie di avanguardia? Avanguardia vernacolare, si. Mi suona bene!
Gilles Perraudin Dal 1980, anno in cui vince il primo premio in un concorso internazionale sulle energie solari passive, Gilles Perraudin si è imposto sulla scena internazionale per la sua ricerca nel campo delle tematiche ambientali in architettura, occupandosi da lungo tempo della riduzione delle emissioni di CO2 sulla totalità del processo di costruzione. Un’esperienza che dopo otto anni di studio ha portato alla realizzazione dell’Accademia del Mont-Cenis a Herne in Germania completato nel 1999. Gilles Perraudin è stato vincitore di numerosi premi e riconoscimenti, come la medaglia d’oro del Premio Tessenow nel 2004 ed il premio internazionale architettura di pietra nel 2001.
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ACT ROMEGIALLI
LA PISCINA DEL ROCCOLO Realizzazione di un padiglione con piscina e conservatory in Alta Brianza
Sopra, l’infisso scorrevole sul fronte Ovest del padiglione scompare completamente conferendo totale continuità allo spazio interno ed esterno
(foto ©Marcello Mariana).
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Il progetto nasce dalla richiesta della committenza di realizzare un padiglione, con piscina coperta e spazi di servizio pertinenti, direttamente collegato alla residenza, che interferisca il meno possibile con la vista verso il parco, per vivere il giardino in modo più diretto e coinvolgente. La residenza principale, una dimora Liberty dei primi anni del Novecento, acquistata e restaurata dagli attuali proprietari qualche anno fa, è collocata ai margini del vasto parco di pertinenza ed era stata realizzata a servizio del roccolo di caccia presente sulla collina. Nella zona sud del parco, all’epoca del restauro, era stato realizzato un piccolo lago artificiale. Partendo da questi presupposti e dopo un accurato rilievo topografico del luogo, per interferire il meno possibile con il paesaggio circostante si è deciso di realizzare un padiglione ipogeo che, interpretando i dislivelli naturali del parco, potesse godere anche di
una vista diretta verso l’esterno. Inoltre si è stabilito che il nuovo padiglione non venisse realizzato in aderenza al volume della residenza, ma ad una certa distanza, in una posizione strategica e in relazione con il lago artificiale, in modo da creare un luogo totalmente nuovo e indipendente, da raggiungere attraverso un percorso di avvicinamento che ne enfatizzasse la riservatezza. Il padiglione è collegato alla residenza principale da un percorso ipogeo che porta attraverso una scala ad uno spazio totalmente vetrato che si apre sul parco circostante. Un sottile collegamento vetrato a ponte mette in relazione il nuovo conservatory con la villa. La struttura portante del nuovo edificio, costituita da lastre in acciaio, è stata portata all’esterno del perimetro vetrato che conferisce profondità al volume complessivo e mette in secondo piano la partitura dei serramenti, che garantiscono le performances energetiche
› RELOADING NATURE
Vista sul patio solarium, elemento di mediazione tra le forme naturali del parco e le geometrie lineari del padiglione. Sotto, la
struttura portante del conservatory,, affiancata ad un edificio dei primi del 1900, è costituita da lastre in acciaio, è stata portata all’esterno del perimetro vetrato. Questo conferisce profondità al volume complessivo mettendo in secondo piano la partitura dei serramenti (foto ©Marcello Mariana).
Planimetria generale. Padiglione con piscina e conservatory in rapporto col contesto. La piscina si trova allo stesso livello ed è in stretta relazione con un lago artificiale preesistente.
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‹ RELOADING NATURE necessarie per potere vivere lo spazio in tutte le stagioni. La realizzazione di questo nuovo volume, direttamente collegato con lo spazio esterno, ha permesso di rimodellare su questo lato anche il livello del parco, in modo da mettere in relazione diretta il piano del giardino con il piano terra della residenza. Lo spazio ipogeo che accoglie piscina, spogliatoi, zone fitness/relax e una piccola cucina e palestra si organizza attraverso una sequenza di volumi dalla geometria elementare. Realizzati in legno di rovere o alternativamente in cemento faccia a vista gli ambienti accolgono le varie funzioni presenti. Per il materiale di rivestimento della vasca e delle pavimentazioni circostanti si è scelto di utilizzare una ceramica a mosaico di colore neutro. Questo materiale caratterizza ogni elemento necessario al corretto funzionamento della piscina: gradini, bordi, etc. Il livello dell’acqua della piscina è stato progettato allo stesso livello della superficie del lago artificiale esterno, mettendo in relazione diretta i due specchi d’acqua. Tutti gli elementi tecnici necessari per la ventilazione, la climatizzazione, la copertura automatica della vasca sono inseriti nel modo più discreto possibile nel disegno architettonico complessivo. Il fronte ovest del padiglione è caratterizzato dalla presenza di un grande serramento scorrevole che può scomparire completamente in un’intercapedine strutturale conferendo così nei mesi estivi continuità totale allo spazio interno ed esterno. A mettere in relazione i due elementi liquidi si è realizzato un piccolo patio/solarium ribassato di 40 cm rispetto ai livelli dell’acqua. Questo spazio ribassato e protetto alla vista media il rapporto tra la morbida naturalità di tutto l’intorno e le geometrie più semplici e lineari del padiglione
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Dalla conservatory, la vista verso il parco non viene interferita dal volume ipogeo del padiglione. Nella pagina a destra, sopra, legno di rovere alternato a cemento faccia vista e ceramica a mosaico sono i materiali che caratterizzano le diverse funzioni interne; sotto, dettaglio dell’arrivo del ponte vetrato di collegamento che mette in relazione il nuovo conservatory con la villa (foto ©Marcello Mariana).
Pianta del padiglione e collegamento con la conservatory. L’andamento irregolare del percorso ipogeo è stato sviluppato per non danneggiare alcuni alberi d’alto fusto preesistenti. Sotto, prospetti longitudinale e trasversale dell’intervento: rapporto con la villa e relazione col contesto.
SCHEDA Località Alta Brianza Anno di realizzazione 2015 Progetto ACT Romegialli Destinazione Piscina coperta privata e spazi di servizio Strutture c.a. Studio Maffia-Rossetti Strutture in acciaio Studio Moncecchi Associati Impianti Studio Bertolini Impianto piscina Culligan Landscape Emanuele Bortolotti, AG&P Impresa edile Seven Srl
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› RELOADING NATURE
SPANDRIO
Pavimenti-rivestimenti, camini-stufe, piscine-spa Spandrio, azienda che vanta 50 anni di attività nel settore, si è occupata della realizzazione di tutti i rivestimenti ceramici del progetto. In particolare con i prodotti di Murexin è stata realizzata l’impermeabilizzazione, la posa e la stuccatura del mosaico ceramico di Appiani nella vasca, nell’hammam e in tutta l’area living. Spandrio opera con i suoi servizi principalmente in Lombardia e nella vicina Svizzera, ha sede operativa con 900 mq di esposizione a Cosio Valtellino, Sondrio, e uno show-room nella città di Lecco.
SPANDRIO SRL Viale Orobie, 3 - 23013 Cosio Valtellino SO Via G. di Vittorio, 3 - 23900 Lecco T. 0342 635556 – 0341 365743 info@spandrio.com | www.spandrio.com
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ACT ROMEGIALLI
GREEN BOX Interessante progetto di riuso di una vecchia autorimessa inutilizzata di una casa di vacanze sulle Alpi Retiche. Che così appare completamente integrata nel paesaggio
Il padiglione è un punto di osservazione privilegiato del paesaggio e una presenza che si trasforma continuamente e in modo ciclico, in sintonia con l’ambiente circostante.
Green Box è un interessante progetto legato al riuso di una vecchia autorimessa inutilizzata e annessa a una casa di vacanze nel paesaggio delle Alpi Retiche. Il volume esistente viene avvolto da un leggero telaio in acciaio, pensato come supporto per una rigogliosa vegetazione rampicante. Il progetto del verde segue un criterio gerarchico semplice ed efficace: un’impalcatura primaria e secondaria, prevalentemente decidua, con una base in erbacee pe-
cancello ripieghevole in lamiera zincata porta d’ingresso scorrevole esterna al muro in legno
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pavimentazione in cemento lisciato cucina in lamiera zincata
forno a legna pavimentazione in larice
renni, alternate a specie annuali e bulbose, per assicurare una tenue ma continua fioritura. Al suo interno l’edificio è un deposito di attrezzi per il giardinaggio, grande passione del proprietario, e uno spazio conviviale. Materiali ‘rustici’, grezzi e di uso corrente - acciaio zincato, tavole in larice, semplici tubi a vista per gli impianti idraulici – vengono qui riproposti con singolare cura e attenzione e secondo modalità del tutto originali. Rispetto al paesaggio circostante il padiglione è un punto di osservazione privilegiato e allo stesso tempo una presenza intrigante, che si trasforma continuamente e ciclicamente, in sincronia e armonia con le stagioni. Appoggiandosi alla struttura in acciaio, la massa vegetale assume la forma della tipica dimora vernacolare e contadina ricorrente in questo versante delle Alpi: uno spazio abitabile, abitualmente costruito in pietra, chiaramente identificato da elementi architettonici come mura, finestre e una copertura. In questo caso però, la vegetazione azzera
i connotati architettonici, riduce un edificio a una forma archetipica, ben riconoscibile ma ridotta alla sua essenza, rendendolo una sorta di ‘anomalia geometrica’ all’interno del bosco che lo circonda. Al contrario di un tipico rustico alpino, questa “scatola verde” è uno spazio che dichiara la propria abitabilità a sorpresa, solo una volta entrati, o al tramonto, lasciando delicatamente trasparire la luce attraverso una filigrana vegetale
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SCHEDA Località Cerido, Costiera dei Cech, SO Anno di realizzazione 2010 Progetto ACT Romegialli Destinazione Deposito attrezzi e spazio conviviale Landscape Gheo Clavarino Bianchi Il volume esistente viene avvolto da un telaio in acciaio, pensato come supporto per una rigogliosa vegetazione rampicante.
› RELOADING NATURE
act Romegialli Lo studio, fondato nel 1996 da Gianmatteo Romegialli, Angela Maria Romegialli, Erika Gaggia van Hardeveld, si occupa di architettura, disegno urbano, interior, design e comunicazione. Il valore culturale del fare architettura, il senso e l’atmosfera di un luogo, la sua storia: sono queste le istanze fondanti dell’attività di progettazione dello studio. La ricerca dei caratteri essenziali e profondi di un sito, interpretati e resi contemporanei per valorizzare e rilanciare la storia, l’identità e la cultura di un territorio. Partendo dal lavoro sulla sezione e la pianta, si cerca di dare forma e senso all’edificio, legittimandone l’aspetto esteriore. Un carattere architettonico resiliente alle mode, equilibrato rispetto alle importanti quanto spesso forzatamente invasive istanze contemporanee sulla sostenibilità e i consumi energetici. www.actromegialli.it
Materiali grezzi e di uso corrente - acciaio zincato, tavole in larice, semplici tubi a vista per gli impianti idraulici - vengono riproposti con singolare cura ed attenzione. La massa di vegetazione include uno spazio che dichiara la propria abitabilità solo una volta entrati, o al tramonto, lasciando delicatamente trasparire la luce attraverso il verde.
soletta in c.a. pilastro rivestito in pietra
pilastro rivestito in pietra
muro di contenimento rivestito in cls
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CASA RIGA, COMANO TERME TN
ABITARE NEL PAESAGGIO Un’architettura invisibile con sistemi di climatizzazione passivi. Tra i vincitori del Premio Constructive Alps 2015, il progetto degli architetti Saracino e Tagliabue appare come un’incisione nel pendio della collina
L’intervento si risolve con pochi segni nel paesaggio: l’incisione nel pendio e il vuoto dei patii, il prato che continua sulla copertura, i fronti vetrati protetti da un aggetto
(foto ©Davide Cornacchini).
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Costruire un’azienda agricola, la residenza per i proprietari e un agriturismo per gli ospiti senza interrompere il delicato paesaggio agrario collinare parzialmente terrazzato, composto da un frutteto a prato con un bosco e un ruscello a sud. È nata così l’idea di un’architettura invisibile da monte e percepibile come un solo taglio orizzontale da valle. Collocata nella parte alta della proprietà, all’esterno del frutteto in corrispondenza di un terrazzamento, la costruzione riprende il profilo originario del terreno e si avvale di accessi e viabilità già esistenti. L’intero intervento si risolve con pochi segni nel paesaggio: l’incisione nel pendio e il vuoto dei patii, il prato che continua sulla copertura, i fronti vetrati protetti da un aggetto; un edificio che non si colloca sul terreno, ma è nel terreno, senza interrompere la continuità del paesaggio agrario. Architettura e topografia si fondono. Le due unità funzionali (residenza privata e agriturismo) sono risolte in un
unico insediamento, con una diversa esposizione delle due parti. L’abitazione ha il fronte vetrato a Ovest verso la vallata, l’agriturismo ha il fronte vetrato delle sette camere a Sud, verso l’avvallamento del rio e il bosco: un’esposizione ottimale per un’architettura ad elevato risparmio energetico che impiega sistemi di climatizzazione passivi per il controllo dell’apporto calorico. Lo sbalzo della gronda con struttura in legno che protegge i fronti vetrati continui garantisce un opportuno ombreggiamento nel periodo estivo e un adeguato irraggiamento solare in quello invernale. Oltre ai sistemi di accumulazione passivi dell’energia solare, l’edificio è riscaldato e raffrescato da una pompa di calore a bassa entalpia accoppiata a sonde geotermiche verticali. La climatizzazione interna è controllata da un impianto di ventilazione con pre-riscaldamento e pre-raffrescamento dell’aria immessa e recupero di calore dall’aria espulsa, regolato da un impianto
domotico. L’edificio è certificato Casaclima Oro, il massimo livello di efficienza raggiungibile nel protocollo CasaClima, con principi di casa passiva caratterizzata da consumi energetici e costi d’esercizio molto ridotti. Questo risultato è raggiunto sia con la particolare collocazione dell’edificio nel terreno, riducendo i fronti esterni esposti al solo affaccio a valle, sia con un particolare approfondimento delle tecniche costruttive nella definizione dell’involucro. La struttura degli ambienti abitabili è realizzata in legno a pannelli portanti X-lam, lasciati a vista negli spazi interni. Questa soluzione, oltre a favorire elevati livelli di comfort e vivibilità interna, risulta ottimale per ottenere, in combinazione con materiali isolanti quali la fibra di legno, i livelli di isolamento termico richiesti. Particolare attenzione è stata posta nella definizione del pacchetto di copertura, che ricostituisce sopra l’edificio in legno il prato preesistente alla sua costruzione.
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Stefania Saracino e Franco Tagliabue Architetti Stefania Saracino si laurea allo IUAV di Venezia e all’Università Tecnica di Lisbona con Gonçalo Sousa Byrne e Bernardo Secchi e possiede altresì un master in Gestione e comunicazione dei beni culturali alla Scuola Normale di Pisa. Franco Tagliabue si laurea in architettura al Politecnico di Milano, dove ha svolto attività didattica nel corso di Museografia, e ha vinto due edizioni del Premio di architettura Maestri Comacini. Lo studio, con sedi a Bolzano e a Como, si occupa di architettura e interventi paesistici e di riqualificazione ambientale, indagando il rapporto fra architettura e paesaggio; ha realizzato costruzioni ad elevata efficienza energetica e varie opere private e pubbliche. Fra i riconoscimenti ricevuti, il primo premio al concorso di progettazione PortanuovaBrienno sul lago di Como (2006). Tra i lavori in corso, progetti preliminari per insediamenti turistici sostenibili a basso impatto paesistico e un’abitazione unifamiliare in legno in ambito alpino.
La luce penetra negli ambienti interni anche tramite una sequenza di patii, collocati a monte, incisi nella superficie del prato.. L’utilizzo di materiali locali completa l’inserimento armonico della costruzione nel paesaggio. Le parti murarie a vista sono rivestite in pietra locale, recuperata dai terrazzamenti preesistenti. Le pareti vetrate sono realizzate con parti fisse e serramenti apribili in legno di larice; le lattonerie hanno una finitura in metallo ossidato. Le pavimentazioni esterne sono in pietra locale e legno
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SCHEDA
Architettura e topografia si fondono. Le due unità funzionali (residenza e agriturismo) sono risolte in un unico insediamento, con diversa esposizione. L’abitazione ha il fronte vetrato a Ovest, le 7 camere dell’agriturismo hanno il fronte vetrato a Sud (foto in alto ©Franco Tagliabue, sotto ©Davide Cornacchini).
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Località Comano Terme TN Anno di realizzazione 2014 Destinazione Abitazione e Ricettivo Committente Riga Sas Progetto Architettonico Stefania Saracino e Franco Tagliabue Architetti
Progetto Energetico Energytech Ingegneri Certificazione energetica Agenzia CasaClima General contractor Damiani-Holz&Ko - LignoAlp Superficie lorda con copertura a prato 776 mq Indice energetico 9,6 kWh/m²a Fabbisogno energetico complessivo (raffrescamento, ACS, elettricità) 34,4 kWh/m²a
Produzione di energia da solare termico e geotermia 15,0 kWh/m²a
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Il fluido concetto di natura Un dialogo con Wolfgang Buttress, autore del Padiglione del Regno Unito di Expo2015, su architettura, arte e natura Carlo Ezechieli Pur essendo un artista, Wolfgang Buttress è colui che ha ottenuto i più importanti riconoscimenti per l’architettura nell’ambito dell’Esposizione Universale di Milano del 2015 (tra questi il principale: il BIE Gold Award per “la migliore opera di architettura e paesaggio”). Il padiglione del Regno Unito, The Hive, oltre ad essere un’installazione di straordinaria e sottile bellezza è anche una notevole opera d’ingegneria e una coinvolgente esperienza di una dimensione che sembra trascendere sia il luogo che l’ambiente circostante.
«Esiste un’idea romantica di natura come l‘espressione del sublime e del primordiale, come pure la consapevolezza che ciò che intendiamo come natura solida, ben definibile è, ovviamente, un concetto completamente fluido» Un aspetto costante del lavoro di Buttress è appunto la volontà di esprimere l’indescrivibile, ciò che risiede nel profondo e sta fuori dal tempo. Forse per questo le sue ultime opere, come The Hive, traggono sempre di
più ispirazione, attraverso rigorosi approfondimenti scientifici, dalla natura. Quale interlocutore, meglio di Wolfgang Buttress, può pertanto aiutarci a comprendere la particolare, e ormai costante, attenzione nei confronti della natura che caratterizza oggi il dibattito in architettura. Wolfgang, hai una carriera di artista ormai ventennale. Qual è l’aspetto principale del tuo lavoro? L’aspetto principale del mio lavoro è la lotta costante per rendere un’opera d’arte ineffabile [NdT: grande al punto da non poter essere descritta adeguatamente a parole] Qual è il tuo concetto di ‘natura’? Esiste un’idea romantica di natura come l‘espressione del sublime e del primordiale come pure la consapevolezza – dato che la Terra, fin dall’ingresso nell’Olocene, é stata progressivamente alterata dall’uomo - che ciò che intendiamo come natura “solida”, ben definibile è, ovviamente, un concetto completamente fluido. È a partire da questi due punti che cerco di esprimere sia l’impatto della natura su di noi sia il nostro impatto e rapporto
Lucent (allestita presso il John Hancock Center, Chicago 2015), un elemento emisferico del diametro di 4 m con 3.115 fori che rappresentano le stelle visibili a occhio nudo nell’emisfero settentrionale. Innervata da fibre ottiche, emette una luce pulsante diffusa attraverso orbite in vetro soffiato.
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Wolfgang Buttress Artista pluripremiato, da 20 anni si relaziona principalmente con lo spazio pubblico. Il suo lavoro allude a storie, tracce e memorie – personali e contestuali – con lo scopo di esprimere il sublime. Traendo ispirazione dalla natura e dalla scienza, Buttress con le sue opere intende stabilire una connessione con qualcosa di elementare ed eterno. Oltre al Kajima Gold Award per Space (2014), ha vinto lo Structural Steel Award (2013). Il Padiglione del Regno Unito a Expo 2015 è stato premiato dal BIE come migliore padiglione per architettura e paesaggio. www.wolfgangbuttress.com
con la natura stessa. Da dove è venuta l’ispirazione per un padiglione il cui soggetto principale sono le api? Possiamo considerare le api come sentinelle della Terra: più in salute sono le api e il loro alveare, più in salute è il pianeta. Essendo inoltre impollinatori, dalle api dipende almeno il 30% di ciò che mangiamo. In The Hive la mia volontà era quella di creare un’esperienza coinvolgente ed emozionale, sia per esprimere l’importanza di tutto questo, sia per dare un segnale di allarme, a livello emotivo, circa le difficoltà e le minacce che le api si trovano attualmente ad affrontare. Perché il protagonista è (finalmente) un essere vivente differente dagli esseri umani? Siamo tutti collegati, e tutti siamo fatti di polvere di stelle. Talvolta è meglio ascoltare e abbandonarsi a un insieme di cose molto più grande di noi, piuttosto che voler continuamente gridare e sopraffare. Come vedi il ruolo dell’arte e della cultura in rapporto a una nuova e differente comprensione dell’ambiente in cui viviamo e della natura stessa? L’arte e la cultura possono farci vedere e percepire il mondo in modo diverso. Possono esprimere una verità, che può essere delicata o forte e potente, connetterci alla Terra stessa; l’arte ci può riempire di terrore o meraviglia e forse insegnarci a essere un po’ più umili. Quali sono le tue principali fonti di ispirazione? L’ispirazione è intorno a noi, continuamente; per apprezzarla e coglierla servono occhi, orecchie e silenzio. Come ti piacerebbe che il tuo lavoro fosse ricordato tra 30, 40 o 100 anni? Quando installo un’opera nel paesaggio pre[ 22 ]
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vale un senso di profonda responsabilità nei confronti del sito, e in seguito di distensione, lasciando serenamente che ogni cosa vada
«Talvolta è meglio ascoltare e abbandonarsi a un insieme di cose molto più grande di noi, piuttosto che voler continuamente gridare e sopraffare» al suo posto. La natura ed il tempo avranno entrambi un effetto fisico sulla scultura e sul modo in cui questa viene percepita: entrambi sono del tutto al di fuori del mio controllo
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In alto: Rise (Belfast, 2011), due sfere concentriche sospese sopra il rumore del traffico e visibili da ogni punto della città. La sua struttura si compone di una maglia triangolare in acciaio che riprende le strutture geodesiche di Walther Bauersfeld e Buckminster Fuller. Secondo l’autore vuole essere un simbolo di speranza per Belfast, unita, risorta, libera da ogni superficiale abbellimento. Sotto: The Hive, il padiglione del Regno Unito a Expo 2015 di Milano. Le luci e i suoni del padiglione riproducevano in tempo reale a Milano l’attività di un alveare a Nottingham in Inghilterra producendo un paesaggio sonoro.
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I RACCONTI DI MICHELE DE LUCCHI Secondo lui ogni progetto ha come fondamento concetti, pensieri, memorie e esperienze personali che devono essere raccontate al pubblico in modo tale che l’opera diventi fruibile e punto di riflessione per tutti. Per questo motivo, prima di descrivere le sue opere, De Lucchi ha disposto nel volume riflessioni personali, illustrate con schizzi, nate da un’attitudine all’osservazione della natura, dell’uomo, della storia e della società. Storie di architettura A cura di Michele De Lucchi Editore Skira 128 pp – euro 19,50 ISBN 978-88-572-3037-5
È noto che, di regola, per realizzare opere edilizie in ambiti paesaggisticamente tutelati è necessaria una specifica e preventiva autorizzazione diversa dal titolo edilizio. Ma se si realizza senza autorizzazione, è possibile regolarizzare? Dipende. I casi in cui è ammessa la sanatoria sono principalmente due: quando si tratti di lavori che non eccedono la manutenzione straordinaria; quando si tatti di lavori “che non abbiano determinato creazione di superfici utili o volumi ovvero aumento di quelli legittimamente realizzati” (cfr. art. 167.4 D.Lgs. 42/2004). In caso di nuove superfici o nuovi volumi, dunque, niente sanatoria. Ma questa regola ha davvero un senso? Si noti che l’Autorità preposta al rilascio di un’autorizzazione paesaggistica, in via ordinaria, può autorizzare nuove superfici e nuovi volumi in zona vincolata. Perché allora non valutare ex post un intervento? Che senso ha pretendere la demolizione quando quello stesso intervento, in linea teorica, potrebbe essere ricostruito identico se valutato favorevolmente dell’Autorità? Francamente pare più in linea con i principi costituzionali consentire una valutazione postuma, da svolgere caso per caso, per evitare un inutile spreco di risorse.
La giurisprudenza prevalente, però, sembra pensarla diversamente: “il paesaggio, come bene oggetto di tutela, non è suscettibile né di reintegrazioni, né di incrementi: ciò giustifica una disciplina particolarmente rigorosa, che (è ragionevole ritenere) è stata adottata anche per arginare esperienze pregresse … la finalità della norma è di costituire un più solido deterrente contro gli abusi (al fine di prevenirli) dei privati … a tutela di beni costituzionalmente protetti” (Consiglio di Stato, VI, 2806/2014; cfr. anche Tar Toscana, III, 332/2016). Pare di capire che l’incapacità dello Stato di svolgere un’adeguata tutela del paesaggio giustifichi qualunque sacrificio sia dei principi di ragionevolezza e proporzionalità (Corte cost. n. 85/2013), sia di altri valori costituzionalmente protetti, tra cui la proprietà privata. Sarebbe molto interessante conoscere l’opinione del Giudice delle leggi in merito, ma purtroppo dovremo aspettare finché qualcuno riuscirà a convincere un giudice a investire la Corte costituzionale della questione discostandosi dall’orientamento dominante. alessandro.ezechieli@studiolegalebelvedere.com
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Tack Dry è una pavimentazione vinilica adatta ad ambienti residenziali e commerciali, removibile e riposizionabile più volte, la soluzione ideale per sopraelevati e pedane in ambienti espositivi. Le doghe della linea Evolution di Virag non devono essere incollate, restano bloccate al sottofondo grazie a un ecologico sistema di micro-ventose. La posa è rapida e può essere effettuata su tutte le superfici lisce, compatte e prive di polvere quali cemento primerizzato o elicotterato, pavimenti in resina, marmo, ceramica con fughe ridotte, legni e Pvc. In zone a intenso calpestio, le singole doghe eventualmente deteriorate possono essere facilmente rimosse e sostituite. Dopo la posa il pavimento è immediatamente pedonabile e non richiede ceratura in quanto già trattato con superficie in poliuretano puro Tack Dry è compatibile anche con il riscaldamento a pannelli radianti.
Accanto, le finiture Effetto pietra, color ardesia; Effetto lava color grigio-azzurro; Tendency effetto cemento
Dall’alto le finiture effetto legno: Rovere Black Rovere Francese Noce Americano Rovere Grigio Acero Grigio Nelle foto, Tendency, superfici rifinite con poliuretano e, sotto, pavimento a doghe riposizionabili effetto Rovere grigio
› OCCH
WESPI DE MEURON ROMEO ARCHITETTI
ESSENZIALI DIALOGHI CON IL TERRITORIO
Unitarietà di segno, eleganza ed essenzialità di materiali caratterizzano il tratto progettuale e accompagnano l’evoluzione dello studio Wespi de Meuron Romeo Architetti. Questi tre esempi ne sintetizzano il lavoro Testi di Grazia Gamberoni
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‹ WESPI DE MEURON ROMEO
L’idea non è tutto, ma senza idea tutto è niente. Un colloquio con Jérôme de Meuron Il regno di Wespi de Meuron Romeo Architetti è il Canton Ticino. Qui affonda l’anima progettuale dello studio. Qui è la gran parte delle architetture che dialogano con la natura e che, partendo dalla topografia dei luoghi, intendono restituire qualcosa di affascinante al paesaggio in modi diversi. Come a Caviano, proprio a due passi dall’atelier, la casa di Jérôme, del 2015, a firma dei tre architetti, la prima che presentiamo in queste pagine. O come negli altri due esempi a firma del duo Wespi-de Meuron (Luca Romeo entra a far parte dello studio successivamente): la costruzione nella vicina località di Sant’Abbondio, del 2012, che sembra sfidare il contesto (la seconda casa di queste pagine) o la sistemazione di un complesso rurale, adagiato armoniosamente nella campagna di Treia nelle Marche, una ristrutturazione del 2010 che chiude il nostro servizio. Questa scelta, pur limitata, a sole tre opere architettoniche dello studio svizzero, su un portfolio ampio e sempre ricco di idee e suggestioni, permette di cogliere la qualità del segno progettuale degli architetti, lo stretto rapporto con la natura e il luogo, il rigore filologico aperto a qualche incursione nel territorio della fantasia. I progetti realizzati in luoghi e tempi diversi, diversi per tipologie e per tipo di intervento, ci aiutano a comprendere le ragioni e i valori sui quali poggia il sodalizio a tre. Ne parliamo con Jérôme de Meuron. Caviano diventa palestra e palcoscenico per una progettazione in armonia con la natura, in grado di non sacrificare mai l’identità del luogo all’architettura e viceversa, con una sensibilità per la materia, spesso scarnificata, riportata alla sua essenza. Quali sono i riferimenti culturali e architettonici che vi ispirano? In generale, cerchiamo di lavorare con la cultura e l’architettura del luogo ove dobbiamo intervenire. Ci sembra importante prendere riferimenti del luogo che traduciamo in un linguaggio moderno. Ci piace lavorare con materiali tradizionali e con elementi moderni, per arrivare a un risultato durevole nel tempo. All’inizio di un progetto, cerchiamo di raccogliere informazioni su tutti i fatti del luogo, la cultura del cliente, le leggi e così via. Con questo bagaglio cerchiamo un’immagine che può anche essere un sentimento, [ 26 ]
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un’atmosfera, un’idea forte da portare nel progetto. E dall’idea di progetto alla sua realizzazione, come operate lungo l’iter? Progettare diventa sempre più complesso con tutti gli elementi da considerare e per questo vengono coinvolti sempre più spesso, fin dall’inizio, specialisti dei diversi campi. Non è sufficiente avere una buona idea, bisogna difenderla fino alla fine, convincendo le persone. Nell’evolversi della formazione dello studio le architetture mantengono grande misura nell’affrontare i temi del rapporto con la cultura e il contesto storico dei luoghi nei quali intervengono, con un occhio attento alla ricerca e sperimentazione di soluzioni incisive e dialoganti. Esistono ruoli precisi in studio? Noi lavoriamo in team. Per principio elaboriamo tutti i progetti insieme. Per noi è importante che già il primo disegno venga fatto
un’ottima alternativa che con le sue caratteristiche statiche ed estetiche offre tante possibilità. Avete detto che amate i materiali naturali e gli elementi moderni. Quali materiali naturali e quali elementi moderni esprimono al meglio la vostra sensibilità nelle tre case che presentiamo in questo numero, Caviano del 2015, Sant’Abbondio del 2012, Treia del 2010? Nella casa di Treia abbiamo cercato di mantenere il più possibile i muri esistenti in pietra e come contrasto abbiamo integrato dei volumi bianchi all’interno. Le altre due case lavorano principalmente con un materiale moderno (cemento a vista) che però ricorda la tradizione. Anche i volumi sono moderni (lineari, semplici, presenza del tetto piano), ma per i pavimenti dei parcheggi abbiamo scelto la pietra naturale
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G. G.
«Architettura radicata, implicita, come qualcosa che è sempre stato lì, più scoperta che invenzione. Creare il nuovo da atmosfere conosciute, luce e ombra. Questo ci piace!» insieme. Nel team ognuno porta le proprie idee, che vengono discusse e sviluppate fino ad arrivare a una soluzione che tutti condividiamo. In questo modo arriviamo a un risultato più approfondito, maturato nel tempo, più convincente. Per la fase d’esecuzione ci dividiamo i vari lavori, però tutti siamo coinvolti fino alla fine. Ma qual è la cosa più importante? L’idea non è tutto. Ma senza idea, tutto è niente. Come definire la vostra architettura? Architettura, acronimo collegato con la cultura architettonica e al luogo, radicata, implicita, come qualcosa che è sempre stato lì, più scoperta che invenzione. Creare il nuovo da atmosfere conosciute, luce e ombra. Questo ci piace! Nel 2015 avete vinto l’Ecola Award, concorso che riconosce il meglio nell’architettura per l’uso dell’intonaco, vinto dal vostro studio per la categoria abitativa, con la casa a Scaiano. Cosa esprime e cosa vi lega a questo materiale, così presente nelle vostre architetture? In Ticino l’architettura in pietra naturale è ancora molto presente e il cemento a vista è
Wespi de Meuron Romeo Architetti Markus Wespi, originario di Rorschach sul Lago di Costanza, esercita la professione di architetto dal 1980. Dal 1998 lavora in team con Jérôme de Meuron (Münsingen, Canton Berna, 1971), con il quale ha fondato nel 2002 uno studio associato a Caviano sul Lago Maggiore. Nel 2012 è entrato a far parte dello studio il ticinese Luca Romeo (1984). La maggior parte delle opere dello studio Wespi de Meuron Romeo Architetti sono state realizzate nel Canton Ticino e in altre zone della Svizzera, ma anche in Italia, Croazia e Spagna. Tanti i progetti che hanno collezionato premi. Per limitarci agli ultimi anni: nel 2015 la casa a Scaiano vince nella sua categoria, l’Ecola Award; nel 2014, primo premio per il Centro Civico di Monteggio e secondo premio per lo stabile patrizio e la sistemazione della piazza di Lodrino; nel 2011 terzo premio con il laboratorio al Ronchetto all’osteria Bellavista a Manno. www.wdmra.ch Da sinistra Jérôme De Meuron, Markus Wespi e Luca Romeo
‹ WESPI DE MEURON ROMEO
CAVIANO, 2015
ARCAICA E RUPESTRE Sopra, il portone in acciaio grezzo che dà su un piazzale acciottolato,ornato da due palme e apre - foto sotto - sulla corte di ingresso alla casa (foto ©Hannes Henz).
La casa di Jérôme de Meuron sul lago Maggiore come una torre di avvistamento ritagliata nel bosco Il progetto, che affronta e sviluppa il tema della densificazione, risponde all’esigenza di creare un nuovo spazio di vita, senza alterare le qualità dell’esistente, su un terreno di appena 128 mq, parte del lotto sul quale era stato costruito l’atelier di architettura nel lontano 1981. Come spesso accade in questi casi, la pianta del nuovo corpo è molto influenzata dall’esigenza di ottemperare a una serie di norme edilizie: la linea di arretramento dalla strada, la distanza minima dal bosco, la distanza minima dal vicino studio di architettura, il diritto di costruzione a confine verso il fondo attiguo a sud-ovest. Il risultato è una pianta a pentagono irregolare di 79 mq di superficie lorda, all’interno del quale è iscritto un chiaro rettangolo di 48 mq di superficie lorda, che corrisponde alla zona interna ‘riscaldata’. La ripida topografia del terreno boscoso dove
si incastra il volume con pianta poligonale dà l’impressione che l’edificio sia un masso arcaico nel mezzo della foresta, sensazione sottolineata dalle superfici grezze in beton lavato che vanno via via scurendosi sempre più, a causa o grazie agli agenti atmosferici. Verso la strada a monte, l’edificio si presenta come fosse un volume a un piano con un’unica apertura costituita da un portone di acciaio grezzo che apre sulla corte di ingresso alla casa, un piazzale largo tre metri, acciottolato e con due palme. Sul lato a valle, viceversa, la casa è percepita come una torre di tre piani. Una torre non per difendersi, ma per dialogare con la natura così vicina: le molteplici aperture, che come tanti occhi sembrano spiare l’intorno, lungi dall’essere distribuite a caso nelle facciate diseguali, sono proprio lì dove servono per facilitare le relazioni con quanto sta intorno. Il piano superiore, che corrisponde al livello
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‹ WESPI DE MEURON ROMEO
della strada a monte, ospita la zona di ingresso, il soggiorno-pranzo e la cucina open space. L’ampio ambiente giorno presenta due lati totalmente chiusi e gli altri due completamente vetrati, con finestrature in larice aperte verso i due cortili, quello del lato monte e quello verso il lago. Sono cortili studiati per risolvere due aspetti fondamentali: proteggere la casa dagli sguardi della strada e permettere un ottimo soleggiamento e illuminazione, nel cortile d’ingresso a monte; liberare la vista sul paesaggio lacustre, grazie a una grande apertura coperta, nel cortile lato valle, peraltro chiuso tra pareti che permettono alla luce del sole di riflettersi verso l’interno. L’unitarietà tra gli spazi è sottolineata anche dalla coerenza dei materiali: intonaco grezzo con una velatura antracite a parete e soffitto e pavimentazioni in betoncino colorato antracite, colore che viene ripreso nell’armadiatura a parete e nel rivestimento dei mobili cucina in Viroc, in contrasto col calore dei mobili in legno di larice, tutti rigorosamente su disegno. Il piano inferiore ospita i servizi e due camere, ognuna con la propria loggia esterna. Infine, una scala porta al piano cantina, dove sono stati ricavati un locale tecnico e un laboratorio
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‹ WESPI DE MEURON ROMEO
SCHEDA Località Caviano, Gambarogno, Ticino, Svizzera Anno di realizzazione 2015 Progetto architettonico Wespi de Meuron Romeo Architetti
Committente Famiglia Jérôme e Paola de Meuron Impresa costruttrice Canonica SA Collaboratori De Giorgi & Partners, IFEC Ingegneria SA Serramenti F.lli Morotti Intonaci Paolucci SA Opere di falegnameria Romeo Buss GmbH Superficie terreno 128 mq Superficie utile netta 80 mq Costo di costruzione 750.000 CHF (680.000 euro c.a)
Nella pagina accanto, il lato sud, rivolto a valle: dove la casa appare come una torre di tre piani. Riservata, ma disponibile al dialogo con lo spazio circostante. Sotto, in senso orario le piante del primo, secondo, terzo e piano di copertura. In questa pagina, la cucina e qui accanto, la loggia esterna di una delle camere (foto ©Hannes Henz).
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‹ WESPI DE MEURON ROMEO SANT’ABBONDIO, 2012
COME UN MONOLITE
Una struttura semplice, innestata nella topografia del luogo, invisibile dall’alto e aperta a sud-ovest sul lago Il terreno ove si è attuato l’intervento è su un ripido pendio. I progettisti hanno scelto una soluzione planivolumetrica che ha lasciato inalterata la situazione topografica preesistente, con la strada di accesso a valle. La costruzione, che appare quasi aggrappata al declivio, è stata edificata su un lotto di terreno stretto su tre lati da costruzioni esistenti. Il quarto lato, a sud-ovest, gode della vista aperta verso il lago Maggiore e le montagne e prospetta su un’area di 29 mq, un cortile di ingresso dalla strada cui si accede tramite un portoncino in legno di rovere realizzato su disegno: un’anticipazione del materiale che poi si ritrova nell’arredamento e nei serramenti. La chiara volumetria dell’edificio e la corposità del calcestruzzo, nello stesso colore delle rocce circostanti, permettono all’edificio di integrarsi con misura nell’eterogeneo contesto dell’intorno. Le aperture irregolari nelle facciate, che sembrano disposte a caso, donano al monolite (definizione dei progettisti), la forza di una scultura naturale, al cui interno locali e cortili assumono un aspetto arcaico, evocativo di un’erosione naturale. L’impiego di pochi materiali di base, cemento, selciato in pietra naturale e legno (rovere) genera un’interazione arcaica che fluisce naturalmente tra gli spazi interni e quelli esterni. Spazi essenziali nelle loro geometrie e scansioni volumetriche, con tagli visivi che si aprono orizzontalmente e verticalmente verso il bosco e le montagne, l’acqua, la luce e il sole. Spazi che “vivono della poesia della natura” come sottolineano gli architetti. Cuore della casa il terzo piano, con una spettacolare vista su tre lati: destinato a zona soggiorno, con cucina/pranzo, ha come punto focale il blocco camino che diventa parziale cesura dello spazio, senza interromperne la continuità. Una parete interamente finestrata mette in contatto diretto l’area interna con la terrazza, vero
A sinistra, il lato sudovest della casa gode della vista aperta verso il Lago Maggiore e le montagne.Le aperture irregolari nelle facciate, ospitano terrazze, locali e cortili. A destra il terzo piano, zona giorno con spettacolare vista su tre lati e la cucina (foto ©Hannes Henz).
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e proprio soggiorno all’aperto. I sottostanti due livelli, con pianta decisamente ridotta, derivante dall’andamento del pendio, hanno ambienti minimali destinati a zona notte e servizi vari. Annullandosi completamente il volume architettonico dal lato monte, il piano di copertura della costruzione presenta un’inaspettata continuità di livello con il terreno retrostante. Una lunga sequenza di gradini collega l’area di ingresso dalla strada al primo piano dell’abitazione, da dove parte la rampa che porta ai due piani superiori.
Il progetto riafferma il legame che, in questa come in altre opere dello studio, esiste tra architettura e materia. Il beton, affermano i progettisti, si può considerare la pietra naturale dell’era moderna: corporeo, come volume e come massa, utilizzato con la sua insita forza primordiale quale principale materiale, all’interno e all’esterno, per pavimenti, pareti e soffitti. «L’architettura in calcestruzzo vive della semplicità della sua struttura statica, riferendosi alla locale architettura tradizionale in pietra».
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SCHEDA Località San Abbondio, Gambarogno, Ticino, Svizzera Anno di realizzazione 2012 Progetto architettonico Wespi de Meuron Romeo Architetti
Direzione lavori arch. Roberto La Rocca Strutture Anastasi SA, IFEC Consulenze SA Impresa di costruzione Merlini+Ferrari SA Opere di falegnameria Romeo Buss GmbH Serramenti esterni Huber Fenster Superficie lotto 599 mq Superficie costruita 148 mq
In alto, una parete interamente finestrata mette in contatto diretto l’area interna con la terrazza, vero e proprio soggiorno all’aperto (foto ©Hannes Henz). Qui accanto, da sinistra le piante del primo, secondo e terzo piano.
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‹ WESPI DE MEURON ROMEO
TREIA, 2010
UN CASALE DI CAMPAGNA Da complesso rurale a casa di vacanze: recupero del passato e inserimenti per contrasto definiscono la nuova identità In alto, l’ex fienile rivolto a sud,è statao trasformato in una loggia aperta con sala da pranzo e cucina esterna. Sotto, il complesso nell’insieme (foto ©Hannes Henz).
Dalla Svizzera all’Italia, con il progetto di queste pagine, una scelta volutamente diversa per tipologia, per luogo e per caratteristiche dai due precedenti. Si tratta della ristrutturazione di un complesso rurale, adagiato armoniosamente in
un dolce paesaggio collinare, a circa 12 km dalla città di Treia, in provincia di Macerata, composto da un edificio principale, un casale di circa tre secoli fa, su tre livelli, (parzialmente distrutto da un incendio nel 1995) posto sotto tutele ambientale; un piccolo volume accessorio, in passato la stalla e il forno del complesso rurale; e una semplice tettoia, destinata a fienile. Il progetto prevedeva, oltre alla ristrutturazione dell’unità principale in una casa d’abitazione pensata per una vacanza contemporanea, anche la trasformazione di un volume accessorio in una piccola residenza per gli ospiti, la realizzazione di una zona pranzo all’aperto in luogo del fienile, l’aggiunta di una piscina, nonché una soluzione di armonizzazione tra l’ampio terreno di pertinenza e gli spazi costruiti e riportati a nuova vita. La porzione nord della casa ridotta in rovi-
na diventa il principio ispiratore della soluzione progettuale: un grande ambiente, a tutta altezza, con struttura del tetto a vista. Qui si sviluppa la sala da pranzo, con tavolo in legno su disegno e candide sedie Panton S di Vitra con blocco cucina realizzato in acciaio inossidabile. Nell’ampio spazio così ottenuto sono stati poi ritagliati tre diversi volumi bianchi che contengono la galleria d’entrata, le scale e uno studio. La parte sud della casa è invece suddivisa verticalmente in modo classico: al piano terra troviamo il soggiorno con locale camino, mentre nei due piani superiori sono distribuite quattro camere da letto, ognuna con il proprio servizio. Il progetto ha puntato ad esaltare e valorizzare la muratura esistente, che è stata in larga misura conservata e risanata, mentre è stata sostituita tutta la struttura in legno
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Sopra, nella porzione nord della casa un ambiente, a tutta altezza, con struttura del tetto a vista ospita la sala da pranzo con tavolo in legno e blocco cucina in acciaio inossidabile. A sinistra, le piante del piano terra, primo e secondo piano. Sotto, sezioni e facciate dei diversi corpi.
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Tra la casa principale, l’abitazione per gli ospiti e la loggia è stata realizzata la splendida piscina che per il disegno rimanda ad una grande fontana.
(solai intermedi e tetto). Nell’ambito del risanamento della struttura statica, sono stati integrati, in modo non visibile, gli accorgimenti di rinforzo necessari per la sicurezza antisismica. Il linguaggio architettonico affronta il connubio tra identità del passato e nuovi interventi e lo fa a volte con il contrasto e a volte con l’integrazione. Ad esempio, il tetto è stato rifatto in modo tradizionale (travatura primaria e secondaria in legno, sottovista con tavelle di terracotta, copertura tetto con coppi); mentre i nuovi solai intermedi e le nuove murature interne sono intonacati bianchi. Chiari anche i pavimenti in resina. La struttura originale dei muri in pietra, che divide chiaramente in due parti la pianta della costruzione principale, è stata
rispettata e in larga misura conservata. L’intervento ha riguardato sia la vecchia stalla posta a est della casa principale, demolita e ricostruita nella stessa posizione per creare un’unità abitativa per gli ospiti, caratterizzata dall’utilizzo di vecchie mattonelle di cotto, sia la tettoia (ex fienile) posta a sud che è stata trasformata in una loggia aperta con cucina esterna, mantenendone inalterate le dimensioni preesistenti. Tra l’abitazione principale, la residenza per gli ospiti e la loggia è stata realizzata la piscina che per il suo disegno rimanda a una grande fontana. Il complesso è stato ridefinito da un filare di pini a ovest e da un uliveto a est, inserendosi così con una precisa identità nel paesaggio collinare marchigiano
SCHEDA Località Treia, Macerata Anno di realizzazione 2010 Progetto architettonico Wespi de Meuron Direzione lavori Studio Branchesi (Arch. S. Fraticelli), Ingegnere civile Vitale Grisostomi Travaglini, Macerata Impianti termo-sanitario Scuppa engineering, Macerata
Consulente illuminazione Effettoluce, Castelfidardo (An) Impresa costruttrice Impresa di Leo Vito, Treia (Mc) Piscina Gramaglia, Osimo Serramenti esterni C.I.F.A. Jesi (An) Cucina Arclinea Arredamenti, Caldogno (Vi) Superficie lotto 12.500 mq Superficie costruita 311 mq
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‹ DESIGNCAFÈ
Jennifer Siegal, vincitrice del IV ArcVision Prize.
Accanto, La Mod.Fab di Taliesin, in Arizona, progettata e realizzata da studenti e laureati della Frank Lloyd Wright School of Architecture sotto la guida di Jennifer Siegal: prototipo di monolocale di 55 mq su una base di pannelli sandwich coibentati. La casa, dimensionata e attrezzata per essere trasportata su strada, può essere indipendente dalle reti di servizi, affidandosi a impianti a basso consumo e sistemi di produzione da fonti rinnovabili (foto ©Office of Mobile Design Corp).
L’ARCHITETTURA DELLE DONNE JENNIFER SIEGAL VINCE L’ARCVISION PRIZE - WOMEN AND ARCHITECTURE 2016 Il 7 aprile scorso, presso il Teatro dell’Arte della Triennale di Milano, si è tenuta la premiazione della quarta edizione di ArcVision Prize – Women and Architecture. Vincitrice la statunitense Jennifer Siegal (1965, Office of Mobile Design-OMD), considerata una coraggiosa pioniera nella ricerca e nello sviluppo di sistemi costruttivi prefabbricati mobili a prezzi contenuti, per utenti e aree di intervento disagiate. Menzioni d’onore a Pat Hanson (Canada), Elisa Valero Ramos (Spagna) e Cazú Zegers (Cile). Premio Speciale alla figura di Gae Aulenti, architetto e intellettuale così importante nella storia italiana e in quella dell’affermazione delle qualità di progettiste delle donne. Coordinata dal curatore scientifico Stefano Casciani, anche quest’anno la giuria era composta da sole donne: Shaikha Al Maskari, presidente di Al Maskari Holding, il sindaco di Betlemme Vera Baboun, Odile Decq, Yvonne
Farrell (Grafton Architects), la giornalista Daniela Hamaui, Louisa Hutton (Sauerbruch Hutton), l’attrice indiana Suhasini, Samia Nkrumah, presidente del Convention People’s Party del Ghana, Benedetta Tagliabue (Miralles Tagliabue EMBT) e Martha Thorne, direttore esecutivo del Pritzker Prize. ArcVision Prize – Women and Architecture è il premio internazionale (basato su segnalazioni di advisors) istituito nel 2013 da Italcementi per valorizzare il ruolo delle donne nell’architettura e premiare la capacità di coniugare innovazione tecnologica, sostenibilità etica e ambientale e cultura progettuale.
MENZIONI D’ONORE A destra dall’alto, il Borden Park Pavillion in Canada di Pat Hanson; il nuovo spazio per la scuola Cerrillo de Maracena di Elisa Valero Ramos in Spagna e l’Hotel Tierra Patagonia sul Lago Sarmiento in Cile di Cazú Zegers (foto ©Pia Vergara).
FEAR OF COLUMNS? In occasione del trentesimo anniversario della ricostruzione del Padiglione di Barcellona del 1929 la Fundació Mies van der Rohe ha lanciato un concorso per la ricostruzione delle otto colonne joniche di Puig i Cadafalch che precedevano il padiglione. 181 le idee giunte da 29 Paesi, tra le quali la giuria ha scelto quella dell’architetto Luis Martínez Santa-Maria dal titolo I don’t want to change the world. [ 36 ]
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I only want to express it. Ora le colonne sono 10, e per esprimere la necessità di riutilizzare le risorse esistenti e il carattere provvisorio dell’installazione (sarà esposta per 5 mesi, a partire dal 1° giugno), Martínez Santa-Maria ha utilizzato bidoni di scarto industriale in lamiera posti uno sopra l’altro e saldati insieme. Quarto premio agli italiani del Collettivo Arcipelago di Bari.
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‹ INNESTI URBANI
PROCACCINI 17, MILANO
TRADIZIONE E MODERNITÀ Un nuovo complesso residenziale che fonde i principi abitativi della tradizione milanese con nuove tipologie costruttive. Progetto Modourbano Architettura
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› INNESTI URBANI
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el cuore di Milano, nella zona Monumentale caratterizzata da una cortina edilizia di palazzi storici, al crocevia tra via Procaccini e via Aleardi, dove le due ali incontrandosi formano un angolo acuto, lo studio milanese Modourbano Architettura ha progettato un nuovo edificio per abitazioni. Il complesso, che rispecchia la disposizione della costruzione originaria demolita, con facciate allineate ai limiti della strada, presenta un approccio innovativo per quanto riguarda la progettazione residenziale metropolitana e interagisce con il contesto spaziale e culturale, abbracciando la tradizione architettonica milanese del ventesimo secolo – il cosiddetto stile Milano, rappresentato da edifici progettati da architetti come Gio Ponti e Luigi Caccia Dominioni. In coerenza con le attuali normative urbanistiche, il design dell’edificio ricostruisce il tessuto urbano, armonizzando l’altezza della struttura a quella dei palazzi circostanti. Ne risulta così un fabbricato di cinque piani fuori terra – che ospita ventidue appartamenti tra bilocali, trilocali e residenze su due piani - più due interrati destinati a parcheggi. Esternamente, una facciata sobria ed elegante in pietra Santafiora, interrotta solo dai volumi aggettanti delle logge attrezzate degli appartamenti e dagli ingressi pedonali e carrai, caratterizza i prospetti su strada, generando un’immagine dinamica dell’edificio. Entrando all’interno del complesso ci si imbatte in un’immagine che richiama la tipica corte di ringhiera milanese, con prospetti caratterizzati da ampie terrazze, lungo lo sviluppo dell’intero edificio, che si affacciano sul grande spazio aperto del cortile. L’intonaco delle facciate interne è in tinte ocra, mentre la copertura dell’ultimo livello – realizzata, in corrispondenza della corte, con una soluzioIl volume chiaramente definito nella cortina urbana dalla facciata ventilata rivestita in pietra. Accanto, l’angolo acuto all’incrocio tra le vie Procaccini e Aleardi (foto ©Simone Bossi). Sotto, prospetto su via Procaccini.
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‹ INNESTI URBANI
SCHEDA Località Milano Tempi di realizzazione 2015 Committente Immobiliare Procaccini 17 Srl Progetto Modourbano Architettura Marco Zuttioni, Luca Romagnoli, Stefano Cergna
Progetto impianti Ing. Francesco Bartoli Progetto elettrico Ing. Massimo Agostini Progetto strutturale Ing. Stefano Corsi General contractor Il Muretto Srl Facciata ventilata Pietre Santafiora Srl Illuminazione parti comuni Puraluce Srl Superficie totale 3.000 mq Superficie fuori terra 1.284 mq Sezione trasversale e, a destra, pianta di un piano-tipo. In alto altre due immagini del complesso, con una vista della corte dal piano interrato (foto ©Simone Bossi).
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› INNESTI URBANI ne a falde alla francese e abbaini a cappuccina mentre su strada è piana - è rivestita con pannelli in lamiera metallica con finitura zincotitanio altamente performanti. Il complesso è stato dotato di un impianto solare - disposto in copertura con pannelli termici di tipo piano orientati a sud-ovest dimensionato in modo da coprire il 70% del fabbisogno di acqua calda sanitaria dell’intero fabbricato. È stato inoltre installato un impianto fotovoltaico – con pannelli policristallini posizionati anch’essi in copertura e con orientamento sud-ovest -per la produzione di energia elettrica destinata alle parti comuni. La tranquillità domestica è protetta da serramenti in legno lamellare ad elevato livello di insonorizzazione acustica e da murature monoblocco in calcestruzzo aerato autoclavato intonacato: di ben 42 cm di spessore per le murature di tamponamento e per quelle confinanti con immobili di altra proprietà, e di 30 cm di spessore per le pareti tra le diverse unità immobiliari. Per aumentare il comfort ambientale, i trilocali e gli attici sono stati dotati di un sistema di ricambio di aria meccanico che sfrutta l’aria interna per preriscaldare quella di ricambio proveniente dall’esterno e per controllarne il livello di umidità
Modourbano Architettura Fondato all’inizio del 2010 da Alessandro Costa e Marco Zuttioni, è un collettivo di professionisti provenienti da diversi background culturali e con ampia esperienza internazionale. Lo studio si occupa dello sviluppo di soluzioni innovative e sostenibili per l’architettura contemporanea e il design. Oltre alle attività di progettazione Modourbano è impegnato nella diffusione delle conoscenze nel campo della sostenibilità urbana attraverso eventi culturali, saggi, articoli e reportage. Nel 2014 Marco Zuttioni e Luca Romagnoli hanno fondato MU Associati Milano, lo studio associato dedicato alle attività progettuali di Modourbano. www.modourbano. it
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‹ INNESTI URBANI
Una delle logge che affacciano su via Procaccini. Nella progettazione e nella scelta dei materiali si è posta grande attenzione all’insonorizzazione degli ambienti (foto ©Simone Bossi).
Rivestimento in intonaco tinteggiato a campione [RAL 8001]
Rivestimento in lastre di pietra arenaria (tipo Santafiora) in finitura piano sega Rivestimento in intonaco tinteggiato a campione [RAL 8001]
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Parapetto e imbotte in acciaio zincato e verniciato a campione [RAL 8001]
Parapetto in acciaio zincato e verniciato a campione [RAL 8001]
Rivestimento in lastre di pietra arenaria (tipo Santafiora) in finitura piano sega
Serramenti in legno verniciati a campione [RAL 8001]
Rivestimento in intonaco tinteggiato a campione [RAL 8001]
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Canale a incasso pavimento per raccolta acque piovane
Parapetto e struttura in acciaio zincato e verniciato a campione [RAL 8001] Canale a incasso pavimento per raccolta acque piovane Plafone in Intonaco tinteggiato a campione [RAL 8001]
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IL MURETTO SRL IMPRESA DI COSTRUZIONI Via Martiri della Libertà, 2 25030 Torbole Casaglia BS T. 030 2150377 info@ilmurettosrl.it www.ilmurettosrl.it
IL MURETTO
Costruzioni, ristrutturazioni urbanizzazioni Il Muretto è un’impresa di costruzioni affermata nella costruzione e ristrutturazione di edifici pubblici e privati e nei settori terziario, ricettivo e produttivo. Ha realizzato importanti e impegnativi interventi tra cui edifici residenziali, concessionarie di automobili, case di cura per anziani, centri commerciali, strade, ristrutturazioni di edifici e capannoni industriali. In ogni campo di intervento si attiene a criteri di eccellenza tecnica e gestionale, in conformità alle norme UNI EN ISO 9001:2008 per il settore delle costruzioni
categoria OG1 classifica V “Edifici Civili e Industriali”. È impegnata nella ricerca e nello sviluppo tecnico del proprio know-how per raggiungere un alto livello di qualità e di efficienza nel rispetto delle politiche ambientali. Grazie a una struttura aziendale solida e dinamica ha sviluppato organizzazione, competenze e mezzi per rispondere alle opportunità, alle esigenze e alle sfide di mercato attuali e future. Tra i progetti, oltre a Procaccini 17, l’Istituto Medico Riabilitativo a Gravellona Toce, l’ampliamento della Concessionaria Automobili a Rezzato
e opere nel campo dei lavori pubblici in virtù dell’Attestazione SOA per la
e un edificio commerciale a Olgiate Comasco.
PIETRE SANTAFIORA
Grandi lastre per la parete ventilata
L’Istituto Medico Riabilitativo di Gravellona Toce, realizzato da Il Muretto Srl; sopra il titolo, l’ingegnere Fabio Vizzini, legale rappresentante dell’impresa.
PURALUCE
Illuminazione tech
Pietre Santafiora estrae da oltre cinquant’anni da cave proprie e lavora pietre naturali oggi presenti nelle più imponenti e importanti realizzazioni, come opere urbane ed edilizie in Italia e nel mondo. La società Santafiora si impegna anche nella piena collaborazione con gli studi di progettazione, adoperandosi con estenuante continuità nell’aggiornamento e nell’uso della migliore tecnologia al fine di lavorare una serie di pregiate pietre che, ieri come oggi, ne ribadiscono la leadership, riscontrabile nelle opere realizzate. La Pietra Santafiora in particolare, essendo pietra non geliva, con un’alta resistenza allo strappo, è particolarmente idonea per rivestimenti a parete ventilata di grandi superfici esposte a salsedine e in zone a rischio sismico.
Bucaneve è un apparecchio Led da incasso con Ø 120mm. A differenziarlo dalle altre lampade della sua categoria è la particolare lente con ottica speciale. Essa risulta infatti sporgente rispetto alla ghiera di supporto in alluminio e questo consente di creare un effetto “soffitto luminoso” garantendo una bassissima luminanza. Inoltre, essendo realizzata con metacrilato ad alta trasparenza, fornisce un rendimento luminoso decisamente elevato. Bucaneve utilizza Led ad alta potenza da 25 e 39 W; il suo ottimo indice di resa cromatica (Led CRI 90) permette di ottenere una fedeltà dei colori degli oggetti illuminati molto più naturale.
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‹ TEMPORARY HOUSING
CAMPUS MONNERET, MILANO
RIQUALIFICAZIONE URBANA Una residenza temporanea di 137 appartamenti per un totale di 268 posti letto nata dalla collaborazione tra Comune di Milano, Fondazione Housing Sociale, Investire SGR e lo studio Goring and Straja
Dettaglio di uno dei volumi infisso realizzati sulla nuova facciata. (foto ©Stefano Gusmeroli).
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Il progetto di residenza temporanea in via Monneret-de-Villard, in zona Lambrate a Milano, nasce a seguito di una proficua collaborazione tra il Comune di Milano, Fondazione Housing Sociale, Investire SGR e lo studio Goring & Straja. L’amministrazione comunale, al fine di promuovere la valorizzazione del patrimonio edilizio esistente attraverso la riconversione in edilizia universitaria convenzionata, in deroga agli strumenti urbanistici vigenti ha concesso benefici volumetrici aggiuntivi fino al 40% per gli immobili
caratterizzati dai criteri di efficienza energetica della classe A. Il progetto dello studio Goring & Straja ha previsto il recupero/ricostruzione di un vecchio studentato con l’obiettivo di realizzare un nuovo ed efficiente complesso residenziale studentesco risolvendo una serie di criticità legate al manufatto esistente, tra cui quelle relative alla sicurezza e al consumo energetico. Gli interventi sono stati altresì finalizzati all’incremento del numero dei posti alloggio per studenti fuori sede con soluzioni abitati-
ve temporanee di qualità, economicamente accessibili e atte a migliorare l’impatto con il contesto. Il fabbricato esistente è collocato in un tessuto fortemente antropizzato, interessato da una fitta rete di insediamenti preesistenti. Si è scelto perciò di rimodulare la linea di inviluppo mediante una nuova facciata caratterizzata da volumi infisso giocati sulla griglia delle murature perimetrali, il tutto ridefinito nello skyline mediante una riorganizzazione dei pieni e dei vuoti e l’aggiunta
‹ TEMPORARY HOUSING
Sopra, la nuova facciata dell’edificio e alcuni dettagli del cortile interno. Sotto, i prospetti del corpo che da su via Monneret de Villard (foto ©Stefano Gusmeroli).
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‹ TEMPORARY HOUSING
Goring & Straja Architects - GaS Fondato nel 1996 da André Straja, Giacomo Sicuro e Lenka Lodo, lo studio ha sedi a Milano, Roma e San Francisco. GaS si occupa di progettazione integrata, architettonica, interior design, masterplanning, architettura degli esterni, project management, riqualificazioni edilizie, risanamento e restauro, space planning, programmazione e analisi, pianificazione e riqualificazione urbana e opera a livello nazionale e internazionale. L’uso di tecnologie complesse e materiali innovativi, l’attenzione all’ambiente e al risparmio energetico sono alla base dell’indirizzo progettuale. Lo studio adotta un linguaggio architettonico contemporaneo ma sempre contestualizzato nell’ambiente in cui il progetto si inserisce. www.gasworkstudio.com
di ulteriori livelli finali. Grazie a questa nuova configurazione, l’intero isolato assume ora un carattere volumetrico più omogeneo, riconoscibile e più in armonia con gli edifici dell’area e gli spazi aperti e pubblici che lo circondano. Il nuovo complesso è composto da tre edifici di divere altezze, uniti da un corpo centrale dove è presente una reception. Gli edifici sono collegati da passaggi all’aperto realizzati con profi li aperti in acciaio e lamiera grecata, dotati di controventi eccentrici in tubolare di acciaio dipinti di bianco – che conferiscono alla struttura sospesa maggiore resistenza meccanica e tenuta ai carichi - e di controsoffitti che ospitano l’impianto
di illuminazione. Ai piani terra dei corpi di fabbrica si trovano spazi comuni: aule studio e informatiche, palestra, cucina e sala pranzo, zone relax, che favoriscono lo scambio e la condivisione. La struttura è presidiata 24 ore su 24 e dotata di un sistema di tvcc con videoregistrazione. Uno studio accurato dei materiali e delle tecnologie adottate ha consentito il raggiungimento della classe energetica A. Campus Monneret è oggetto di un convenzionamento con il Comune di Milano ed è stato realizzato grazie alla fondamentale collaborazione dell’Amministrazione comunale, che ha fortemente voluto l’attuazione di questo progetto
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Sopra, una visione d’insieme dello studentato. Sotto, un’area comune dedicata al relax (foto ©Stefano Gusmeroli). Nella pagina accanto, la pianta del complesso.
SCHEDA Località Milano Anno di realizzazione 2015 Tipologia Residenza universitaria Committente Fondazione Housing Sociale Progettazione integrata Studio Goring & Straja Architects, D&D srl, Arching srl, Studio Tecnico Locigno
Project Management Investire SGR Collaboratori Costanza Gammieri, Paolo Battaglia, Patrizia Scrugli, Fabrizio Volpe, Vlad Ivanescu
Direzione lavori Giacomo Sicuro Impresa costruttrice L’Avvenire 1921 – CL’A Sistemi a secco Siniat SpA Protezione al fuoco Promat SpA Superficie totale costruita 6.100 mq
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‹ TEMPORARY HOUSING L’AVVENIRE 1921
Impresa Generale di Costruzioni CL’A realizza infrastrutture commerciali, ospedaliere, impianti sportivi, impianti tecnologici, campus universitari, edilizia scolastica e abitativa e ristrutturazioni di immobili, anche storici e di pregio. Collabora con vari OR e Università per la ricerca nel settore delle costruzioni sia relativamente all’uso dei materiali, sia alla qualità degli edifici dal punto di vista delle prestazioni energetiche, acustiche e del comfort abitativo. CL’A opera secondo un Sistema di Gestione Integrato di qualità e possiede le certificazioni UNI EN ISO 9001, UNI EN ISO 14001, OHSAS 18001 e SA 8000.
Il team di L’Avvenire 1921 che ha operato su Campus Monneret. Da sinistra, il presidente del consiglio di sorveglianza Riccardo Sani; Luigi D’Elia, tecnico; il capo commessa Claudio Medaglini; Roberto Brugali responsabile dell’area commerciale; il capo cantiere Gianni Neli; Massimiliano Galli, presidente del consiglio di gestione e Mario Coiai, responsabile area produzione.
L’AVVENIRE 1921 S.C. Via Sammontana, 21 50056 Montelupo Fiorentino FI T. 0571 51831 info@cla1921.it | www.cla1921.it
SINIAT & PROMAT
Elevate performance meccaniche e acustiche
Protezione passiva dal fuoco
La residenza Campus Monneret è stata concepita con l’obiettivo di realizzare una struttura in grado di offrire il massimo comfort abitativo e sicurezza per i propri ospiti. Il sistema LaDura infatti ha garantito alte prestazioni con elevati valori di potere fonoisolante, resistenza al fuoco, resistenza meccanica e agli urti combinati ad elevata tenuta ai carichi sospesi direttamente alle lastre. AquaBoard è invece la soluzione scelta per l’esterno, nello specifico per i controsoffitti esterni e i piani pilotis, dove sono state garantite prestazioni di resistenza agli agenti atmosferici senza rasatura. Baustoff+Metall ha provveduto alla distribuzione dei materiali. Il complesso così realizzato con sistemi Siniat rispetta tutti i vincoli progettuali iniziali.
Gli interventi di riqualificazione antincendio in ambito di smoke management hanno interessato il lotto A e B dell’intero complesso edilizio, e nello specifico attraverso la realizzazione di condotte di estrazione fumo e calore che sono in grado di garantirne lo smaltimento all’interno della zona filtro per oltre 120 minuti. Baustoff+Metall ha provveduto alla fornitura delle lastre Promat PROMATECT®-L500 nello spessore di 50 mm. Il sistema è stato realizzato sulla base della tipologia Shunt, innestando all’interno di una canna primaria le aperture di presa orizzontale dell’aria provenienti da canne secondarie: una soluzione sicura, sia in termini di performance che di certificazione.
SINIAT SPA
PROMAT SPA
Via G.G. Winckelmann, 2 - 20146 Milano T. 02 424151 siniat.italia@siniat.com
Via Perlasca, 14 - 27010 Vellezzo Bellini PV T. 0382 45751 info@promat.it
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‹ EVOLUZIONI SUBURBANE
DEAMICISARCHITETTI, PAVIA
VILLA DI PIANURA
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› EVOLUZIONI SUBURBANE
Deamicisarchitetti Fondato nel 2005, si pone come obiettivo quello di realizzare luoghi nuovi e originali negli esiti e nel significato che rimangano tali nel tempo. Al centro di ogni progetto vi è la valorizzazione di quella capacità, tipicamente italiana, di interpretare, contaminare e fondere insieme idee e lessici provenienti da luoghi, tempi e contesti culturali diversi. Il lavoro di deamicisarchitetti si caratterizza anche per la realizzazione di architetture e spazi urbani su misura, curati nei dettagli e capaci di restituire valore economico, d’uso e affettivo ai committenti e alla collettività ponendo sempre particolare attenzione alla salvaguardia dell’ambiente. Si occupa inoltre di signage, interior design e allestimenti. www.deamicisarchitetti.it
Rompere la neutralità insediativa del luogo e conferire una nuova personalità all’omogeneo contesto del suburbio pavese sono gli obiettivi che lo studio deamicisarchitetti ha raggiunto attraverso questo articolato progetto
Nella pagina accanto, la sequenza di stanze prive di distribuzioni ulteriori, tipica delle case d’epoca, che caratterizza la villa. In questa pagina, la facciata che da sul giardino, ricoperta da tegole marsigliesi nere e la pianta del piano terreno (foto ©L.Bartoli, G.Leo).
Per comprendere la struttura dell’abitazione è necessario dimenticare i concetti di architettura ordinaria tipica della città suburbana cui siamo abituati e che in Villa di Pianura sono stati stravolti secondo una precisa logica. La prima novità si trova nell’ubicazione della casa: pur restando nei margini burocratici del piano di lottizzazione, è stata posizionata il più possibile decentrata, in modo da lasciare uno spazio esposto a sud, ampio e unitario, da dedicare al giardino. La villa è orientata rispetto ai punti cardinali e ogni lato verso cui le pareti affacciano acquista un carattere specifico: la parte su strada ha una connotazione urbana mentre il lato che da sul giardino è più chiuso e protettivo. Un altro elemento che conferisce particolare carattere alla Villa è il tetto in legno scatolare ricoperto da tegole marsigliesi nere che si piega fino a diventare una facciata rivolta verso il lato della strada e che ricorda i grandi tetti spioventi delle vecchie cascine, tipiche delle zone rurali del territorio padano. Il particolare tetto protegge numerosi spazi interni ed esterni, molto differenti ma continui tra loro. Nelle zone interne si alternano compressioni formate dalle soglie tra un locale e l’altro, dilatazioni e doppie altezze. Tutti i locali sono dotati di doppia esposizione, mentre gli spazi serventi sono stati completamente aboliti per dare spazio a grandi e ariosi locali, scanditi solo da spazi interstiziali. Anche l’ampio giardino, raggiun-
gibile da tutti i locali, sembra appartenere alla casa. La duplice esposizione delle stanze - valorizzata dalle ampie porte-finestre con affaccio sul giardino – e alcuni camini vuoti offrono agli ambienti un’abbondante luce naturale. L’arredamento della casa è essenziale ed è parte integrante della struttura: i principali mobili come la cucina e le librerie fanno parte dell’architettura degli interni, come pareti attrezzate. L’arredo nasce cioè con la villa e non come elemento adattato agli interni in un secondo momento
SCHEDA Località Pavia Anno di realizzazione 2014 Committente Privato Progetto deamicisarchitetti Tipologia Residenziale Superficie 460 mq Porte e finestre Falegnameria Serrana
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‹ EVOLUZIONI SUBURBANE
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Da sempre ispirata da una filosofia d’eccellenza qualitativa, perseguita attraverso la combinazione di materiali ricercati, tecnologia innovativa e design, dopo la creazione nel 2003 della prima finestra a scomparsa Evolux, nasce nel 2008 Evoline3, un’innovativa serie di porte filomuro, dal design moderno e minimale. Recentemente l’azienda ha sviluppato una nuova serie di prodotti denominati EVOLUX COMBO, EVOLUX BGLASS e HS scorrevoli. Per Villa di Pianura l’azienda ha realizzato le porte filomuro e gli infissi esterni a tutto vetro, personalizzando i prodotti in base alle specifiche richieste del progettista ed alle esigenze del cantiere.
FALEGNAMERIA SERRANA SNC In alto, la cucina è caratterizzata da una particolare pulizia geometrica, ottenuta grazie all’utilizzo di pareti attrezzate. Qua sopra, la scala che porta alla doppia altezza della zona living (foto ©L.Bartoli, G.Leo).
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Via L. Ceresani, 20 - 60030 Serra dei Conti AN T. 0731 879388 info@evolux.it | www.evolux.it info@evoline3.it | www.evoline3.it
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OCCH DI LAVORO ‹ SPAZI
STUDIO LEGALE, MILANO
BENESSERE IN UFFICIO Ristrutturazione completa e progetto d’interni esprimono i valori professionali, definiscono la qualità degli ambienti e favoriscono il comfort di collaboratori e clienti. Il progetto dello studio Malara Associati nasce da un intenso dialogo con il committente
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‹ SPAZI DI LAVORO
LEGENDA 1. ingresso 2. disimpegno 3. ufficio privato principale 4. small meeting room 5. ufficio privato 6. antibagno 7. bagno 8. segreteria 9-10. uffici collaboratori 11. biblioteca 12. large meeting room 13. disimpegno 14. archivio 15. ufficio collaboratori 16. sala break 17. bagno uomini 18. antibagno 19. locale tecnico 20. bagno donne
A sinistra, l’ingresso principale e gli spazi distributivi verso la sala riunioni e la biblioteca (foto a destra). Sopra, la pianta dello studio legale. Il doppio ingresso favorisce la riservatezza richiesta dall’attività professionale (foto ©Lucilla Malara).
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atto di elementi materiali e di sensazioni percepibili attraverso l’organizzazione degli spazi, dalle scelte di materiali, luci e colori, il branding diventa ancora più importante, seppur impalpabile, nel caso di un’attività libero-professionale di tipo legale che deve rassicurare, offrire riservatezza, trasmettere competenza e confidenza sia mediante spazi funzionali alla natura delle relazioni professionali sia con ambienti confortevoli dove trascorrere lunghe ore di lavoro e la cui progettazione può nascere solo da un intenso dialogo con il committente. Una progettazione su misura più vicina alla realizzazione di una residenza privata che allo space planning per una multinazionale. Assumendo l’incarico per la progettazione della nuova sede di uno studio legale, l’architetto Lucilla Malara ha svolto un preliminare lavoro di analisi delle funzioni del vecchio studio – organizzate in spazi di superficie decisamente inferiore ai 340 mq della nuova sede – così da condividere con il committente le necessità esistenti e le nuove funzioni da implementare, legate anche al benessere dei professionisti e dei collaboratori che lavorano ogni giorno nello studio. La seconda analisi si è poi indirizzata verso le caratteristiche del luogo individuato per la nuova sede: organizzati su pianta rettangolare con affacci sui quattro lati, al piano rialzato di un immobile milanese degli anni Cinquanta con finiture comuni di pregio ingresso a doppia altezza, ampio giardino centrale, porticato che conduce all’ingresso - gli spazi erano angusti e privi di identità ma con il pregio dell’immobile di rappresentanza, della posizione appartata, delle
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‹ SPAZI DI LAVORO
Malara Associati - Lucilla Malara Lo studio Malara Associati, con un’esperienza di oltre cinquant’anni, opera a livello interdisciplinare nello studio, programmazione, sviluppo e realizzazione di iniziative e progetti urbanistici e architettonici: edifici residenziali, terziari, scolastici e commerciali, pubblici e privati. La struttura operativa dello studio, guidata dagli architetti Empio e Lucilla Malara (nella foto), è costituita da un team di architetti ideativi e operativi e si avvale di progettisti specializzati in diverse discipline. Lo studio sviluppa progetti a piccola e grande scala, dall’interior design alle ristrutturazioni, dalle nuove costruzioni ai progetti d’area, dal restauro conservativo ai piani urbanistici. Il team di architetti progetta spazi per il benessere di chi li abita, realizza progetti che si rapportano con il contesto urbano e, attraverso competenze coordinate e articolate di programmazione, controlla l’esecuzione delle opere in termini di risparmio di tempi e di costi. www.malara–associati.it
SCHEDA Località Milano Anno di realizzazione 2015 Destinazione Uffici Progetto Malara Associati - arch. Lucilla Malara Direzione lavori Malara Associati - arch. Lucilla Malara Collaboratori Malara Associati - arch. Maurizio Nigro DL Impianto Elettrico Studio Tecnico dott. Ing. Luigi Dell’Orto - P.I. Alessandro Fossati
DL Impianto Meccanico Studio Termotecnico Associato Geom. Franco Ferrari
Sicurezza Studio di progettazione AD38 arch. Andrea Panozzo
Progetto Illuminotecnico Pollice illuminazione Srl Marco Pollice
Superficie complessiva 340 mq
Dall’alto in senso orario, gli uffici dei soci, l’area break di impronta quasi domestica, il corridoio di distribuzione e di archiviazione. Nella pagina a destra la small meeting room. Partizioni parzialmente vetrate preservano la riservatezza favorendo tuttavia la luminosità degli ambienti (foto ©Lucilla Malara).
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viste sul giardino interno e della quiete. Le esigenze professionali e di relazione con la clientela richiedevano il ridisegno completo del layout; quelle funzionali – riservatezza, cablaggi, insonorizzazione – la riqualificazione degli ambienti e infine quelle legate al benessere lavorativo la creazione di spazi quasi domestici per momenti di pausa e di condivisione del lavoro. Si è per questo deciso di affrontare la ristrutturazione, completata in 7 mesi, in due fasi: la demolizione ha messo a nudo le strutture, le murature perimetrali e gli impianti condominiali, in modo da effettuare un rilievo preciso prima di passare alla
fase di progetto esecutivo, evitando sorprese di varianti in corso d’opera durante la seconda fase della costruzione e della realizzazione di finiture e arredi su disegno. Le pareti sono state realizzate in cartongesso doppia lastra con interposto isolamento per garantire l’insonorizzazione degli ambienti in modo più performante. A pavimento è stato scelto un vinilico di nuova generazione in stile legno rovere tendente al grigio, con doghe di grande formato, le cui doti di assorbimento del calpestio contribuiscono all’insonorizzazione degli ambienti. I cablaggi sono integrati sotto un mensola-davanzale
perimetrale realizzata su disegno e distribuiti nei ribassamenti dei controsoffitti, che a loro volta modulano gli spazi dei diversi ambienti. Grande attenzione è stata posta al progetto della luce, con lampade a sospensione e a incasso dimmerabili e sfondati luminosi che nei corridoi ciechi simulano effetti di luce naturale, mentre nelle sale riunioni si è optato per gole luminose e tagli di luce molto sottili mascherati nei controsoffitti. Colori, luci e materiali, insieme al progetto degli spazi e degli arredi contribuiscono così a creare un ambiente visivo confortevole che induce una sensazione di benessere
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‹ SPAZI DI LAVORO
SAINT-GOBAIN GYPROC Sistemi a secco
Saint-Gobain Gyproc, leader mondiale nel mercato dei sistemi a secco, ha fornito le soluzioni costruttive Habito Activ’Air®: pareti divisorie interne, contropareti e controsoffitti, dalle elevate prestazioni di isolamento acustico, resistenza meccanica e finitura estetica. Le lastre Habito sono sviluppate con la tecnologia Activ’Air®, in grado di assorbire e neutralizzare fino all’80% della formaldeide contenuta nell’aria degli ambienti interni, migliorando quindi l’indoor air quality. I sistemi realizzati, oltre alle lastre Habito Activ’Air® (anche nella versione specifica per ambienti umidi Habito Hydro Activ’Air®), prevedono le lastre Rigidur H, la struttura metallica Gyprofile e l’isolante in lana di vetro Habito Sound.
ECO CONTRACT + ECO DESIGN La passione che porta all’eccellenza
Fondata nel 1926 a Borgosesia in Piemonte, la Comoletti è una realtà nazionale e internazionale per la fornitura di pavimenti nel contract. Opera attivamente nel settore alberghiero, uffici, negozi, navale, yacht, ferroviario e locali publici di varia natura. Detiene l’esclusiva di prestigiosi marchi e industrie produttrici di pavimentazioni tessili, in legno, in ecolegno, in ceramica, resilienti e tessuti. La Comoletti è riuscita con successo ad imporsi sul mercato con i marchi ECO CONTRACT ed ECO DESIGN, divenendone un riconosciuto punto di riferimento grazie alla passione, alla serietà e alla continua ricerca di prodotti sul panorama internazionale all’insegna di qualità, innovazione tecnologica, design e ambiente. Per l’ufficio dello studio legale di Via Turati, lavorando a stretto contatto con il progettista, l’azienda ha fornito tutte le pavimentazioni.
SAINT-GOBAIN PPC ITALIA SPA Via Ettore Romagnoli, 6 - 20146 Milano T. 02 611151 gyproc.italia@saint-gobain.com | www.gyproc.it
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ECO DESIGN SRL
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› I LUOGHI DELLA PRODUZIONE
AMPLIAMENTO DELLA SEDE DI MAINA PANETTONI A FOSSANO
IL NASTRO ROSSO DELLE FESTE
Segno architettonico e significato coincidono nel progetto di Gianni Arnaudo che trasforma un edificio industriale in un’icona del territorio Grazia Gamberoni
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› I LUOGHI DELLA PRODUZIONE
Gianni Arnaudo Laureato in Architettura al Politecnico di Torino nel 1971, inizia la sua l’attività professionale nello Studio 65, fra il 1970 e il 1975. Appartengono a quegli anni le prime espressioni di architettura radicale e la collaborazione con Gufram con la presentazione dei Multipli all’EuroDomus 1972 (Capitello, Bocca, Attica, Babilonia), che presto si affermeranno sul piano internazionale, in mostre ed esposizioni come la storica Italy New Domestic Landscape del 1972 al MoMA di New York. Molte le sue opere presenti in musei di tutto il mondo e molte le aziende di design con cui collabora, tra cui, oltre a Gufram, Slide, Poltrona Frau, Fontana Arte, Bertolotto Porte. L’interesse per il carattere sociale dell’architettura emerge in molti suoi progetti in Italia e all’estero. Nel settembre del 2012 è stato presidente del primo Festival dell’Architettura di Cannes. Arnaudo è docente al Laboratorio di Tecnologia Ambientale presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino. www.gianniarnaudo.com
L’
opera di Gianni Arnaudo, architetto, artista designer, è da sempre la manifestazione di un progetto critico, a cominciare dai primi lavori di design e architettura radicale creati con Studio 65, di cui è stato tra i principali protagonisti fra il 1970 e il 1976 (con Audrito, Sampanioti e Tartaglia). Se le opere singole e realizzate con lo Studio 65 interpretavano, traducendola in forme, la spinta evolutiva dalla contestazione studentesca degli anni Settanta, le espressioni dell’architettura recente di Gianni Arnaudo trattano (questo il termine usato dall’architetto) di argomenti vivi e attuali. Né la forma né la funzione determinano la progettualità di Gianni Arnaudo, ma Il suo linguaggio architettonico si fonda su un profondo interesse per la ricerca, la sperimentazione e i rapporti con il contesto sociale e territoriale. Dell’esperienza passata Arnaudo conserva un indomito coraggio che gli permette i più arditi percorsi con quel piacere per la sperimentazione, non avulsa dal contesto reale ma ogni volta in grado di imprimere un segno e un cambio di passo. In quest’ambito va letto il progetto realizzato per l’azienda cuneese Maina Panettoni (a Tagliata di Fossano) che prevedeva un ampliamento della superficie di 4.000 metri quadri e un completo rinnovamento dell’edificio esistente, parte di un più ampio quadro di svilup-
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› I LUOGHI DELLA PRODUZIONE La facciata a sud-est si completa con la vetrata in alluminio che raggiunge la massima altezza di 14 metri nella testata della hall di ingresso e si estende sul prospetto nord del capannone esistente, nella parte adiacente all’ampliamento. Nelle parti vetrate cieche, tra vetrata e pannello in c.a. prefabbricato è presente uno strato di lana di roccia di spessore 100 mm per aumentare l’isolamento termico. All’interno, nella zona ingresso domina la scala rossa elicoidale, formata da un cassone metallico ad altezza costante, mentre ad altezza variabile sono i cosciali che bordano il cassone. La scala diventa l’elemento dominante dello spazio e collega il primo piano a quota 5,76 al secondo piano a quota 9,60 m. Gli scalini, in lamiera di 6 mm di spessore, sono saldati alla struttura del cassone e rivestiti di gomma per migliorare il comportamento acustico del sistema. Il cielino sotto la scala è un telo termoteso fabbricato su misura delle dimensioni e forma del locale. All’esterno, a nord del fabbricato, si estende per oltre 50 metri il muro rosso in c.a. di altezza variabile da 30 cm a 4 metri che riprende la sinuosità della vela di facciata e maschererà il futuro controllo accessi al fabbricato. Antistante il muro, uno specchio d’acqua ricrea la porzione vetrata del fabbricato principale, così come l’andamento del muro riprende le sinuosità della vela di facciata. A 10 cm oltre il pelo dell’acqua una variazione nello spessore del muro rosso crea uno scuretto per l’alloggiamento di una striscia di led
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po varato in coincidenza con i 50 anni di vita dell’azienda. I lavori, durati un anno e mezzo, prevedevano tra gli interventi principali la realizzazione di un nuovo laboratorio per analisi chimiche, fisiche e sensoriali su materie prime e prodotto finito, la nuova area degli uffici amministrativi e il nuovo punto vendita aziendale. Ecco che prende vita l’idea di Gianni Arnaudo di avvolgere in un grande nastro rosso, come quelli che si utilizzano per confezionare i dolci da ricorrenza, tutto il fronte del vecchio stabilimento che si affaccia sulla Statale 231. È un forte segno architettonico pop, impronta inconfondibile delle sue opere e che qui si ripresenta nella hall, dove la scala ellittica viene ac-
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compagnata da lampade da soffitto Pandoro, a forma di panettone, come gli sgabelli disegnati per l’occasione da Arnaudo, in uno spazio arredato con le poltrone Kalla e i tavolini Fizzz, sempre di Arnaudo per Slide. La struttura è in pannelli prefabbricati in c.a. come i rivestimenti esterni, che nella facciata di sud-est sono tinteggiati di colore rosso Maina. Rossa anche la veletta a sporgenza variabile che da l’effetto di un nastro girando e terminando nella sottile copertura sopra la vetrata, realizzata in moduli pre-assemblati di lunghezza di circa 7,7 metri e montati in opera tra mensole metalliche sporgenti dai pilastri. Scossaline metalliche bordano l’involucro e raccordano la struttura metallica a quella in c.a.
A sinistra, esterno del lato nord, con il muro rosso in c.a. e lo specchio d’acqua che riflette la parete vetrata. A destra, la grande scala elicoidale, elemento dominante dello spazio interno. Sotto, pianta e prospetto dell’edificio. (foto ©Gianni Fusaro).
› I LUOGHI DELLA PRODUZIONE
FREA & FREA
Lavorazioni in alluminio L’impegno costante, la dinamicità, la volontà e l’esperienza di oltre 35 anni di presenza nel settore fanno si che la Frea & Frea in questi anni sia cresciuta fino a potersi proporre come azienda specializzata nella progettazione e costruzione di serramenti in alluminio, facciate continue tradizionali e a cellule, rivestimenti metallici, carpenteria metallica e acciaio inox. La facciata a vetro, il rivestimento in alluminio composito, la scala elicoidale, le passerelle in carpenteria presenti nel progetto Maina sono state realizzate interamente all’interno della propria struttura e rispecchiano la reale attività della Frea & Frea.
FREA & FREA SRL Località Baroli, 5 12040 Baldissero D’Alba CN T. 0172 410313 info@frea.it | www.frea.it
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› I LUOGHI DELLA PRODUZIONE
IRONIA E SGUARDO ZOOM Al centro del lavoro di Arnaudo l’idea che design e architettura siano l’interpretazione plastica di una visione critica delle evoluzioni della società contemporanea nel tempo
Il muro rosso in c.a., prosegue idealmente nella grande scala che si svolge nello spazio interno, quasi un leggero nastro rosso che richiama il senso della festa e insieme la grazia dei movimenti di danzatrici dell’estremo Oriente (foto ©Gianni Fusaro).
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Secondo Gianni Arnaudo, «mentre un poeta si esprime con i versi, l’architetto delinea il proprio linguaggio con forme e volumi leggibili in modo immediato, emotivamente coinvolgente anche per codici culturali apparentemente lontani, ma uniti dalla ricerca della gioia e della positività e dal contenuto etico e profondo, soprattutto in questo particolare momento storico». L’architettura non è una via di fuga dalla realtà o l’interpretazione del mito. Al contra-
rio, la fabbrica dei panettoni Maina è «una positiva reazione alla necessità di cercare punti di unione tra mondi opposti, Oriente e Occidente, espressa con la fraseologia del linguaggio pop: lo sguardo zoom e l’ironia. Un segno forte e unico, un grande nastro rosso, che dall’esterno penetra nell’edificio avvolgendosi in una scala aerea e scultorea, per poi uscirne e riflettersi nella superficie specchiante di un piccolo lago. Nonostante le dimensioni considerevoli dell’opera, non vi è nulla di greve o monumentale in questa costruzione, un’architettura emozionale perché trasmette immediatamente, attraverso i suoi simboli, il senso della festa, giocando sul senso di leggerezza del movimento di questo lucido nastro di un colore che al mondo occidentale e a quello orientale suggeriscono momenti di gioia, di buon augurio e di condivisione». Soffermandosi in particolare sulla grande scala elicoidale, ardito il riferimento di Arnaudo: «lo svolgersi nello spazio di questo nastro rosso richiama la grazia dei movimenti di danzatrici dell’estremo Oriente ed è sottolineata da un’ironica spirale di luminosi pandori bianchi, che diventano anche
tavoli/sgabelli d’oro, e dalle poltrone realizzate con una finitura lucidissima, in un rosso che le rende quasi golose». Si tratta non solo di un gioco con le parole e di un riferimento ai segni noti di Gianni Arnaudo, ma del risultato dell’impegno infaticabile per un dialogo sempre diverso e mai banale tra architettura e realtà.
SCHEDA Località Fossano, Cuneo Anno di realizzazione 2015 Committente Maina Panettoni Progetto architettonico e direzione artistica arch. Gianni Arnaudo
Progetto strutturale ing. Marcello Durbano Progetto VV.FF/sicurezza ing: Mauro Fruttero Progetto imp. elettrico Sergio Degiovanni Progetto imp. idrosanitario EQ Ingegneria Progetto imp. termico EQ Ingegneria Impresa di costruzione Zumaglini&Gallina-Torino Facciate e carpenteria Frea&Frea Srl Sistemi di facciata Schüco Superficie costruita 4.000 mq Investimento 6 milioni di euro
elements
climatizzazione Soluzioni e strategie per la qualità degli edifici Dalla macchina per abitare all’edificio-macchina. Secondo il Cresme in Italia il valore dell’impiantistica nel 2015 è pari al 34% dell’investimento complessivo in costruzioni, quindi circa 46 miliardi di euro. Un dato che sottolinea l’importanza di una progettazione integrata, mirata alla qualità abitativa e al valore immobiliare degli edifici mediante la convergenza di strategie attive – gli impianti, dalla produzione di energia alla climatizzazione e ventilazione – e passive per il risparmio energetico, sia nelle nuove costruzioni, sia nei progetti di riqualificazione del patrimonio esistente, che oggi costituiscono la quota più ampia di interventi. Le tendenze emerse dalla recente Mostra Convegno Expocomfort sono chiare: integrazione di più fonti energetiche, soluzioni di accumulo, tecnologie digitali di controllo puntuale, ma anche la trasformazione di sistemi tecnici come caldaie e controller in elementi di design belli da vedere. Questo numero di Elements segnala alcune delle proposte di maggiore interesse.
Infografiche realizzate da EC Communication on Heating and Cooling. ec.europa.eu/energy
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elements_climatizzazione ALBERGHI
MARCO
PIVA
MARCO PIVA ARCHITETTI
UFFICI
ROBERTO
CEREDA LOMBARDINI 22
RESIDENZE
ALESSANDRO
FINOZZI
CAPUTO PARTNERSHIP INTERNATIONAL
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rogettare oggi un albergo è un esercizio altamente complesso. Un hotel contemporaneo, specie se di grande dimensione, contiene ogni possibile tipologia di spazio abitativo: camere e suite private, reception, hall, ristoranti, bar, negozi, spazi per meeting e congressi, spa, piscine, fitness, uffici, cucine, ambienti di lavoro per lo staff, e molto altro ancora, come ad esempio nell’ultimo mio progetto: l’Excelsior Hotel Gallia della Luxury Collection di Starwood che si estende su ben 32.000 metri quadrati tra edifici storici e moderni. La macchina è molto articolata, ogni luogo ha le sue esigenze specifiche: una struttura alberghiera, se mal progettata, oltre ad offrire un ambiente privo di adeguato confort per ospiti e staff, potrebbe divenire una divoratrice di energia. Per questo motivo ritengo fondamentale che il progetto dell’architettura e conseguentemente anche quello dell’interior design siano svilup-
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uando progettiamo la climatizzazione degli uffici dobbiamo sempre ragionare sul concetto edificio-impianto passando dalle macro situazioni — involucro, impianti di produzione — alle soluzioni puntuali presenti nell’area operativa. L’obiettivo è di arrivare a progettare un edificio che sia realmente future proof non solo in termini di efficienza impiantistica ma anche di efficacia per l’utilizzatore. Il nostro progetto deve cioè garantire a chi vive nell’edificio: controllo, comfort e flessibilità. La vera sfida per chi progetta uffici è quella di mettere a disposizione degli utenti spazi confortevoli e almeno parzialmente controllabili nelle loro funzioni, senza però che questi due aspetti vadano a inficiare l’efficienza globale del sistema edificio, nel suo aspetto economico e impiantistico. Un buon progetto impiantistico si riconosce anche dalla flessibilità che raggiunge. Le
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a progettazione e la realizzazione di edifici residenziali contemporanei prevede con sempre maggior frequenza innovazioni e stili di comfort mutuati da altri ambiti dell’abitare, come le strutture dell’ospitalità e il terziario. Innovazioni e stili già da tempo appannaggio degli ambiti residenziali di pregio vanno via via diffondendosi, magari semplificati o solo in forma di predisposizione, anche in altre fasce di riferimento quale risposta a un sempre più diffuso bisogno di qualità e di comfort. La domanda sempre più informata e consapevole rispetto alle tematiche proprie dell’abitare sia in termini di estetica sia di qualità, sostiene la parallela crescita di livello dell’offerta. Offerta influenzata da due driver: la crescita culturale rispetto ai temi della sostenibilità e l’evoluzione tecnologica con lo sviluppo della domotica. Strettamente connessi tra loro, questi due aspetti hanno permesso la moltiplicazione
pati armonicamente tra loro, ma soprattutto sul tracciato di uno studio preventivo relativo alle funzioni legate alla climatizzazione interna, alle tipologie di impianti, al loro dimensionamento e posizionamento all’interno della struttura architettonica che inducono a scelte oculate in merito alla tecnologia costruttiva e alla scelta dei materiali costruttivi e di finitura. L’architetto deve contribuire alla costituzione di una relazione stretta di interscambio continuo di informazione con il team di ingegneri strutturisti e dell’area Mep al fine di far sì che i sistemi tutti funzionino in armonia, riducendo al massimo i consumi. È di rilevanza strategica, all’atto di avvio di un progetto, stabilire i parametri di efficienza che si vogliono raggiungere per definire i probabili consumi e se possibile, una volta realizzata l’opera, il raggiungimento di target energetici di sostenibilità economica ed ambientale, anche certificabili a livello internazionale come Leed o Breeam.
soluzioni tecnologiche adottate devono potersi adattare alle esigenze in fieri degli utilizzatori. Ecco perché ci preoccupiamo di progettare in maniera modulare seguendo le eventuali griglie di pianificazione e le potenziali chiusure/ aperture degli uffici e degli spazi. Questo approccio infatti consentirà di poter installare nell’edificio le varie soluzioni (siano esse quelle più tradizionali, come i fan coils, o quelle più innovative come i sistemi a bassa temperatura con travi fredde o soffitti radianti) senza che questi cambiamenti implichino modifiche agli impianti stessi. Questa, tra l’altro, è una caratteristica molto apprezzata dai developer, che possono così consegnare ai tenant un edificio future proof, come nel caso di Segreen Business Park. E anche molto apprezzata dal tenant, che potrà implementare i layout e le suddivisioni degli spazi senza preoccuparsi di dover eseguire modifiche sostanziali sugli impianti.
e la semplificazione delle tecnologie e delle loro modalità di applicazione, favorendo una crescente accessibilità e un più facile approccio anche dal punto di vista economico; ad esempio oggi è possibile prevedere la climatizzazione degli ambienti attraverso pannelli a pavimento o a soffitto anche in residenze non esclusive e questo, legato alla qualità degli involucri e delle finestrature, fa sì che le necessità energetiche siano controllate e sensibilmente contenute. La domotica consente ormai di controllare e calibrare con un altissimo livello di precisione le performance dell’edificio anche in termini di flessibilità riferita alla singolarità delle utenze e garantisce con altrettanta capillarità il controllo delle necessità energetiche espresse nel loro insieme da una macchina così sofisticata e complessa. Questo equilibrio conduce di fatto ad ambienti più salubri, con un comfort abitativo sensibilmente migliore e un ottimale controllo delle risorse energetiche necessarie.
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elements_climatizzazione
ELFOPACK LA NUOVA POMPA DI CALORE DI CLIVET ElfoPack è un’unità multifunzionale in pompa di calore per impianti autonomi che soddisfa le esigenze di riscaldamento, raffreddamento, deumidificazione, produzione di acqua calda sanitaria, ventilazione meccanica controllata con recupero termodinamico e filtrazione elettronica con efficienza superiore al 99,9%. Elevata efficienza stagionale – che porta alla diminuzione delle emissioni inquinanti e di CO2 nei centri urbani – caratterizza il sistema: durante l’estate la produzione di acqua calda sanitaria è gratuita e in particolari condizioni ambientali il raffreddamento non prevede costi (freecooling). Per il mantenimento del comfort negli ambienti utilizza i condotti della ventilazione meccanica controllata. Per le sue caratteristiche, per l’elevato utilizzo di energia
LOEX HOME X14-X17 È il sistema di riscaldamento/raffrescamento radiante a pavimento progettato da Loex che coniuga risparmio energetico con costi di gestione e installazione ridotti. È composto da una rete metallica dotata di piedino rialzato che, insieme alle clip di fissaggio, garantisce la corretta posa delle tubazioni, evitando punti di contatto con l’isolamento. La tubazione è in questo modo avvolta completamente dal massetto per una maggiore superficie di scambio.
www.loex.it
TECEFLOOR
ETHEREA Z/XZ
È il nuovo sistema di riscaldamento a pannelli radianti a bassa temperatura di Tece, realizzato grazie alla circolazione indotta dell’acqua in tubi posti sotto pavimento, parete o soffitto. Adatto a riscaldare ogni tipo di ambiente, consente il mantenimento di una temperatura equilibrata e comfort ambientale ed è adatto anche per impianti di raffrescamento.
I nuovi modelli per il residenziale di Panasonic sono dotati di sensori intelligenti Econavi, si avvalgono dell’innovativo sistema di purificazione dell’aria Nanoe e del gas refrigerante R32. Assicurano un’elevata efficienza (classe A+++) ottimo comfort, sono silenziosi: solo19 dB(A) e garantiscono un ambiente sano grazie al filtro antiparticolato, oltre ad essere caratterizzati da un piacevole design.
www.tece.it www.aircon.panasonic.eu [ 64 ]
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rinnovabile e per la riduzione dei consumi energetici primari, ElfoPack è una soluzione adatta ad abitazioni monofamiliari e condomini a fabbisogno nearly-zero (Nzeb), di cui migliora la classe energetica. ElfoPack è stato selezionato dal comitato scientifico di Next Energy per l’esposizione Oltre la classe A del Percorso Efficienza e Innovazione di MCE.
CLIVET SPA T. 0439 3131 info@clivet.it www.clivet.com
elements_climatizzazione SISTEMA NOW
POWERWALL
Abbinabile a qualsiasi tipo di caldaia, è un sistema intelligente di regolazione degli impianti di riscaldamento creato da Irsap che apprende le nostre abitudini e si adatta fornendo sempre il clima ideale per il nostro modo di vivere la casa, consentendo risparmi energetici fino al 42% rispetto agli apparati tradizionali. Gestibile anche fuori casa grazie all’app che consente il pieno controllo del comfort dell’abitazione.
Dalla casa automobilistica californiana arriva una batteria riciclabile che, collegata a pannelli fotovoltaici, accumula l’energia prodotta durante la giornata e la conserva, permettendo all’utente di utilizzare energia rinnovabile anche nei momenti di scarsa o nulla produzione. Powerwall è in grado di rispondere alle esigenze energetiche di un’abitazione tradizionale e può essere collocata in qualsiasi ambiente domestico grazie al design elegante e sobrio.
www.teslamotors.com/energy
www.irsap.it
DANFOSS LINK La app Danfoss LinkTM comunica con la CC Danfoss LinkTM, la centralina che regola in modalità wireless i termostati per radiatore living Connect® di Danfoss permettendo di controllare l’impianto di riscaldamento domestico da qualsiasi luogo e in qualsiasi momento.
MIRAI
www.danfoss.it
www.toshibaclima.it
Il climatizzatore a parete a basso impatto ambientale di Toshiba, adatto principalmente alle applicazioni residenziali, è il primo prodotto Toshiba concepito per il mercato europeo funzionante con il refrigerante R32 a basso potenziale di riscaldamento ambientale (GWP). Mirai è disponibile in cinque diverse taglie da 5 a 16 KW fino alla classe energetica A++ in freddo e A+ in caldo.
OSA LA CALDAIA DI DESIGN DI UNICAL
Osa è la prima caldaia murale a gas che esce dagli spazi angusti dei ripostigli ed entra a far parte dell’arredamento della casa grazie al suo design pulito, in forme coerenti con la funzione. Il frontale può essere scelto tra varie soluzioni cromatiche e diventare addirittura lavagna. Elevati gli aspetti tecnologici e prestazionali: il controller soft-touch U-fly e l’applicazione U-fly app permettono il controllo in remoto della caldaia e dell’emissione del calore, portando alla diminuzione dei consumi e alla riduzione delle emissioni. Porta la firma di Art-U, il design studio di Unical. Il modello Slim – di soli 18 cm di spessore – è in classe energetica A+, il livello più alto al momento per la categoria, ottenuto da pochissime altre caldaie.
UNICAL AG SPA T. 0523 822541 servizioclienti@unicalag.it www.unicalag.it
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‹ DESIGNCAFÈ
I MELI SELVATICI DEL TIEN SHAN DAL 12 AL 15 MAGGIO 2016 LA CITTÀ DI TREVISO SARÀ IL PALCOSCENICO DEGLI EVENTI DEDICATI ALLA XXVII EDIZIONE DEL PREMIO INTERNAZIONALE CARLO SCARPA PER IL GIARDINO Per l’edizione 2016 del Premio, la campagna di studio e di cura rivolta a un luogo particolarmente denso di valori di natura, memoria e invenzione, promossa e organizzata ogni anno dal 1990 dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche, sono state prese in considerazione le foreste dei meli selvatici, Malus sieversii, lungo il versante settentrionale della catena montuosa delTien Shan, in
Design: 101 storie Zanotta A cura di Beppe Finessi Editore Silvana Editoriale 416 pp – euro 30 | edizione Ita/Eng ISBN/EAN 978-88-3663-121-6
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Kazakistan, dove la presenza di questi alberi è talmente diffusa da aver dato il nome all’antica capitale del paese Almaty (luogo delle mele). La campagna di attenzioni del Premio Carlo Scarpa 2016 ha avuto inizio a Milano il 17 marzo con la conferenza stampa e proseguirà a Treviso, nella sede della Fondazione Benetton, con la presentazione del 12 maggio e le giornate pubbliche di venerdì 13
e sabato 14 maggio che prevedono l’inaugurazione di un’esposizione, un seminario pubblico e la pubblicazione di un dossier dedicati al tema. Presso il teatro comunale della città avrà luogo la cerimonia di consegna del sigillo disegnato da Carlo Scarpa ai responsabili del luogo. La manifestazione proseguirà nel corso dell’anno con altre iniziative, anche a carattere internazionale.
Un esemplare di Malus sieversii, di età superiore ai cinquant’anni, sulla steppa arida nella regione di Aksu Jabagli, Talasky, Tien Shan, Kazakistan sudoccidentale. (foto ©Catherine Peixassociazione alma; Fondazione Benetton Studi Ricerche-Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino)
LE 101 STORIE DI ZANOTTA
50 ANNI DI B&B ITALIA
Il volume presenta una selezione di 101 prodotti – tra i 550 entrati in produzione in oltre sessant’anni d’attività – che ci permette di ripercorrere la storia di Zanotta, l’azienda nata nel 1954 per iniziativa di Aurelio Zanotta. Il volume, organizzato come un dizionario, mette in luce la capacità del fondatore di registrare in presa diretta il proprio tempo, senza piegarsi alle richieste più banali, di rileggere capolavori e tipologie classiche e di accorgersi dei nuovi linguaggi che stavano nascendo. Il divano senza imbottitura Throw-away, la poltrona gonfiabile Blow, lo sgabello Mezzadro, il tavolino Arabesco, la serie dei Servi e il tavolino Cumano sono solo alcuni degli oggetti raccontati.
Realizzato in occasione del cinquantesimo anniversario dell’azienda fondata da Piero Ambrogio Busnelli, ne racconta passato e presente, mettendo in luce l’azione imprenditoriale protesa verso il futuro e le tematiche del disegno industriale per l’arredamento. Una storia raccontata attraverso i progetti e i prodotti di architetti e designer internazionali sviluppati a partire dal 1966. Suddiviso in quattro capitoli: C’era una volta in Italia e c’è ancora, Oggetti d’Affezione, Macchine del Tempo e What You See Is What You Get, ospita contributi di Renzo Piano, Ferruccio De Bortoli e Deyan Sudjic.
La lunga vita del design in Italia. B&B Italia 50 anni A cura di Stefano Casciani Editore Skira 360 pp – euro 65 | edizione Ita/Eng
FONT Srl - illustrazione di Jochen Schittkowski / Germany
Il pavimento incontra il progetto
Pavimenti tecnici vinilici e in PVC di ultima generazione in legno prefinito, in laminato, in gomma, linoleum e moquettes. Soluzioni specifiche per pavimenti ad uso residenziale, sportivo, industriale, per la nautica, per il settore scolastico, ospedaliero e contract.
virag.com evolution-virag.com