Anno 10 - n 64 - Giugno 2016 - euro 6,00
COME CAMBIA LA CITTÀ l’architettura al tempo di internet e della sharing economy
Andrea Oliva
POST & SOFT Elements
PAVIMENTI E RIVESTIMENTI
FONT Srl - Via Siusi 20/a 20132 Milano - Poste Italiane SpA Sped. in abb. postale 45% D.L. 353/2003 (conv. in. 27.02.2004 n. 46) Art. 1 Comma 1 DCB Milano
TESO colour Design Dante O. Benini & Luca gOnzO Composizione libera di forme,nuova ispirazione di decorazione, TESO, già disponibile in oltre 200 varianti colore, oggi può essere richiesto anche con il maniglione colorato, per composizioni personali e sempre differenti. TESO può essere installato sia in orizzontale sia in verticale, e in entrambi i casi può anche essere utilizzato come elegante scaldasalviette. Costituito da un elemento largo 25 cm, installato singolarmente oppure a due o a tre elementi, può avere un’altezza variabile di 150, 170 o 200 cm. TESO…caldo compagno di viaggio: presenza discreta, accomodante, al servizio dell’ordine, ma gancio provvidenziale al presunto e insospettato disordine.
Radiatore in alluminio riciclabile Basso contenuto d’acqua Alta efficienza termica 200 varianti cromatiche
AntrAx It srl Via BOscaLtO 40 _ 31023 Resana tV [2] IOARCH_64 teL. +39 0423 7174 fax +39 0423 717474 www.antRax.it antRax@antRax.it
36 59 ARCHITETTURA E CONDIVISIONE Recentemente, monitorando i segnali bluetooth e WiFi degli smartphone, un gruppo di ricercatori ha ricostruito i flussi, le percorrenze e i tempi di sosta dei visitatori del Louvre. Immaginiamo di poter fare lo stesso per comprendere i flussi della città. Ne deriverebbero ambienti flessibili, come già avviene nell’organizzazione dei luoghi di lavoro, e la razionalizzazione dell’uso di beni e servizi come il car sharing. Purchè le piattaforme e i big data non ci facciano perdere di vista il gioco magnifico dei volumi composti sotto la luce che era l’architettura per Le Corbusier.
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6 IMPRONTA ITALIANA
Caputo Partnership international
36 POST & SOFT
12 IL FUTURO DELLE CITTÀ
48 AL CENTRO DELL’ISOLA
15 LUOGHI DELLA CONDIVISIONE
54 IL CAMPUS DEL CAFFÈ
24 TRAME URBANE
59 ELEMENTS
Intervista a due voci con Robin Chase e Carlo Ratti
Carlo Ratti Associati
IOARCH Costruzioni e Impianti n. 64
Direttore responsabile Sonia Politi Comitato di direzione Myriam De Cesco Carlo Ezechieli Antonio Morlacchi Grafica e impaginazione Alice Ceccherini Valentina Venturi
L22 e DEGW
11 SHARING ARCHITECTURE Osiamo immaginare
foto di copertina © DOING / luciceriani / 2014
29 DESIGN ITALIANO IN LIBANO
Lola Domènech a Barcellona
Andrea Oliva Studio per il Tecnopolo di Reggio Emilia
Residenza privata a Caltanissetta
Arkispazio per la sede Cimbali a Binasco
Pavimenti e Rivestimenti
Contributi Francesco Camanzi Grazia Gamberoni Moreno Maggi Pietro Mezzi
Editore Font srl, via Siusi 20/a 20132 Milano T. 02 2847274 redazione@ioarch.it
Marketing e Pubblicità Elena Riolo elenariolo@ioarch.it
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Pagamento online su www.ioarch.it o bonifico a Font Srl - Unicredit Banca IBAN IT 68H02 008 01642 00000 4685386
Prezzo di copertina euro 6,00 arretrati euro 12,00
T. 02 2847274 abbonamenti@ioarch.it
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Reg. Tribunale di Milano n. 822 del 23/12/2004. Spedizione in abbonamento postale 45% D.L. 353/2003 (convertito in legge 27.02.2004 n.46) art. 1, comma 1 DCB Milano
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‹ DESIGNCAFÈ SEMINARI VENEZIANI PER UNA CRITICA DELLA RAGIONE ARTISTICA Dal trattato alla teoria alle pretese di apertura al diverso dell’odierna ideologia dell’antiideologia: nei seminari tenuti all’IUAV e raccolti in questo volume, solo all’apparenza agile, Vittorio Gregotti prende in esame le forme della tradizione teorica dell’architettura e il modo in cui si sono evolute nel tempo giungendo alla conclusione che, soprattutto in architettura «Ogni opera d’arte concreta propone non solo un punto di vista sulla realtà ma soprattutto le ragioni e le necessità di una modificazione del suo assetto per mezzo stesso della propria presenza, e in altre parole, si fa teoria per mezzo della prassi». L’excursus fa da premessa alle ultime tre lezioni in cui il professore si occupa del presente, quando la necessità che preme sull’intenzionalità è soprattutto quella prodotta dalla globalizzazione e, nel passaggio da “polis” a “metropolis” scompare la dialettica tra natura e cultura e cresce il senso di provvisorietà. Contro «il relativismo cinico e complice con cui oggi si trasforma la constatazione dello sviluppo infinito in valore comunque positivo» Gregotti propone il ritorno a un nuovo realismo critico: citando Benjamin, non farsi illusioni sul presente ma pronunciarsi criticamente per esso.
NUOVI PUNTI DI VISTA
XV MOSTRA INTERNAZIONALE DI ARCHITETTURA Patrik Schumacher già nel 2014 scriveva «Stop politic correctness in architecture: gli architetti si occupano della forma dell’ambiente costruito, non dei suoi contenuti». Anche Alejandro Aravena, curatore di questa Biennale, afferma che «l’architettura si occupa di dare forma ai luoghi in cui viviamo. Né più né meno. Questi spazi comprendono case, scuole, uffici, fermate dell’autobus, piazze, parchi, parcheggi e l’intera serie di programmi e parti che costituiscono il nostro ambiente costruito». Ma, prosegue «la forma di questi luoghi non è definita solo dalla tendenza estetica del momento o dal talento di un architetto. Essi sono la conseguenza di regole, interessi, economie e politiche, o forse anche della mancanza di coordinamento, dell’indifferenza e della semplice casualità. Le forme che assumono possono migliorare o rovinare la vita delle persone. Ne consegue che migliorare la qualità dell’ambiente edificato è una sfida che va combattuta su molti fronti, dal garantire standard di vita pratici e concreti all’interpretare e realizzare desideri umani, dal rispettare il singolo individuo
al prendersi cura del bene comune, dall’accogliere lo svolgimento delle attività quotidiane al favorire l’espansione delle frontiere della civilizzazione». Fino al 27 novembre a Venezia, tra Arsenale e Giardini, 88 studi e professionisti e 65 partecipazioni nazionali sviluppano il tema. L’architettura è politica anche quando non si vorrebbe, come dimostra la carriera di Paulo Mendes da Rocha, Leone d’Oro di quest’anno: una carriera forzatamente interrotta per dieci anni dall’ostracismo della dittatura brasiliana.
Il Leone d’Oro alla carriera quest’anno è stato assegnato a Paulo Mendes da Rocha, nella foto con Alejandro Aravena e Paolo Baratta, presidente della Biennale (foto Giorgio Zucchiatti, courtesy Biennale di Venezia).
L’HOUSING SOCIALE DI ELEMENTAL
Elemental Incremental Housing and Partecipatory Design Manual Alejandro Aravena e Andrés Iacobelli Editore Hatje Cantz 509 pp edizione italiana ISBN 978-3-7757-4142-2
Il libro di Alejandro Aravena e Andrés Iacobelli, raccoglie le esperienze di Elemental, iniziativa creata per progettare infrastrutture, spazi pubblici e alloggi sociali (l’esperienza, denominata Do Tank, è sostenuta dall’università Cattolica del Cile e dalla compagnia petrolifera cilena). Inizialmente nata come operazione accademica volta a migliorare la qualità degli alloggi sociali, Elemental si è poi trasformata in attività professionale che opera alla scala urbana in molte città del mondo. La pubblicazione accompagna la storia personale e la pratica professionale dei protagonisti, il contesto politico e le differenti forme che l’iniziativa ha adottato per sostenere le strategie della progettazione partecipata. All’inizio, le definizioni di ciò che attualmente significa edilizia sociale e, alla fine, una sintesi dei lavori realizzati: tutto ciò che sta in mezzo è “solo dettaglio, il più onesto possibile, del percorso che ci ha condotti fin qui”.
GIOVANI ARCHITETTI CILENI CONTRO LA MAREA
Lezioni veneziane Vittorio Gregotti Skira Editore 136 pp edizione italiana ISBN 978-88-572-3094-8
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Against the Tide Pavillon of Chile at the 15th International Architecture Exhibition - La Biennale di Venezia Editore Hatje Cantz 60 pp edizione italiana ISBN 978-3-7757-4189-7
Il padiglione del Cile, presente alla 15a mostra internazionale di architettura della Biennale di Venezia di quest’anno, mette in mostra i lavori di una generazione di giovani architetti che hanno concepito, finanziato, progettato e costruito piccoli opere di architettura. I lavori presentati sono stati realizzati con poche risorse e con l’utilizzo degli scarti dei processi di lavorazione agricoli e di materiali locali presenti e disponibili nell’ambiente agricolo. Il catalogo raccoglie 15 progetti scelti appositamente per la presenza alla Biennale di Venezia, con la quale si vuole mostrare la direzione intrapresa da queste esperienze tutte quante orientate a migliorare la qualità dell’ambiente costruito.
COPPO DEL BORGO® Bellezza a prova di tempo
Classica come un coppo tradizionale, funzionale come Wierer. Garantita 50 anni. Apparentemente identico a un coppo in cotto, ma sostanzialmente diverso nella materia e nel design, Coppo del Borgo® rappresenta l’alternativa ideale per interventi architettonici finalizzati al recupero di edifici situati nei centri storici e nuove realizzazioni. L’esperienza Wierer, maturata in oltre 50 anni di attività, permette di garantire la tegola Coppo del Borgo® per 50 anni e l’intero sistema di copertura per 15 anni. Wierer, un unico interlocutore per il tetto. Una tranquillità impagabile. Per maggiori informazioni vai su www.wierer.it
‹ CITTÀ DI FONDAZIONE
CAPUTO PARTNERSHIP INTERNATIONAL AD ABU DHABI
Impronta italiana Un progetto italiano per la smart city del futuro: case, ville, uffici, negozi e alberghi. Ma anche luoghi di cultura e spazi collettivi. Il masterplan porta la firma di Caputo Partnership International Si chiama Renaissance City. Una smart city di 50 mila abitanti (più di 10 mila utenti quotidiani) che dovrebbe sorgere ad Abu Dhabi, la capitale degli Emirati Arabi Uniti. È un progetto italiano, che porta la firma di Sirei, società di real estate, e Caputo Partnership International, lo studio di progettazione di architettura e design fondato da Paolo Caputo. Una nuova città che, una volta ricevuto il benestare delle autorità locali, sorgerà su 300 ettari di terreno per un’operazione che prevede di realizzare numerose ville e appartamenti (13 [6]
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mila in totale), uffici (260 mila mq), una galleria commerciale - The Gallery, 300 mila mq, alberghi (160 mila mq) e, al centro dell’impianto urbano, la grande moschea di diecimila metri quadrati. Il masterplan prevede anche un centro culturale dedicato all’arte, al design e alla moda - il Performing Art Design and Fashion Center - una scuola, teatri, un centro commerciale, una biblioteca, un auditorium e una serie di spazi per eventi pubblici. Il concept progettuale intende proiettare nel futuro i caratteri e l’identità storica della città
italiana e richiamare i valori del Rinascimento italiano e di quello arabo dei secoli passati, oltre al ruolo degli stessi Emirati nel mondo. L’impianto della città si basa su un reticolo urbano di blocchi regolari di diverse dimensioni che ospitano varie funzioni. A sua volta il reticolo è ricompreso in un grande anello circolare. All’esterno del reticolo trovano spazio una piattaforma marina, il Sea Tower Gate+Marina, il Beach District, la darsena Il Mare Piccolo, il Campus universitario, l’Italian Garden, il Golf Course &Villas e due Energy Park
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‹ CITTÀ DI FONDAZIONE
Nelle immagini, il masterplan di Renaissance City; a destra dall’alto render del Museo, della Moschea e della piazza centrale, con un mall ispirato alla Galleria Vittorio Emanuele II di Milano
Luogo Emirati Arabi Uniti Promotore Sirei (Stile italiano real estate industry) Ceo Massimo Mazzi
Progetto Caputo Partnership International
Superficie urbana 300 ha Superficie territoriale 900 ha Residenti 50 mila Utenti giornalieri 10 mila
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‹ DESIGNCAFÈ
URBANPROMO IN AUTUNNO A TORINO E MILANO Urbanpromo, il tradizionale appuntamento organizzato dall’Istituto Nazionale di Urbanistica e da Urbit dedicato alla rigenerazione urbana, sarà di nuovo di scena a Torino e a Milano. Nel capoluogo piemontese, negli spazi del Polo del ‘900, il 6 e 7 ottobre si terrà la sesta edizione dedicata all’abitare sociale Urbanpromo social housing. La due giorni torinese è promossa dal programma di housing della Compagnia di San Paolo, dalla Fondazione Crt, dalla Fondazione della Cassa di Risparmio di Cuneo, dalla Fondazione Housing Sociale e dalla Cassa Depositi e Prestiti Investimenti Sgr. Dall’8 all’11 novembre, a Miano, negli spazi della Triennale, si svolgerà invece Urbanpromo Progetto Paese: un appuntamento articolato in seminari, convegni, workshop e incontri, che si articolerà in sei sezioni: social housing, trasformazione urbana, sostenibilità energetica, smart city, programmazione europea 2020, marketing urbano e territoriale. Oltre al tradizionale programma di convegni, verrà allestita una mostra multimediale di progetti, consultabile su www.urbanpromo.it. Confermati i tradizionali concorsi: il Premio Urbanistica e Urban-promogiovani.
ARCHITECTURE IN DEVELOPMENT UNA PIATTAFORMA COLLABORATIVA Il mondo dell’architettura si trova ad affrontare sempre nuove sfide. Tra queste, due fenomeni stanno caratterizzando l’attuale fase economica: la crescita di numero degli edifici cittadini vuoti o abbandonati e la sospensione o il rinvio di nuovi progetti di trasformazione urbana. In questo difficile contesto economico gli architetti sono chiamati a rivedere il loro ruolo, anche per dare risposta a una forte contrazione di mercato che ha colpito il mondo della progettazione. Per contro, la società, alle diverse latitudini, è alle prese con nuovi e pressanti problemi economici, sociali, culturali e ambientali. Siamo insomma di fronte a due mondi paralleli, che solo occasionalmente si incontrano. Da qui parte la riflessione e l’iniziativa di Architecture in Development (Aid), una piattaforma aperta creata in Olanda, attiva da alcuni anni, dedicata ad architetti, professionisti, addetti ai lavori che consente di scambiare informazioni, conoscenze e idee sullo stato delle trasformazioni urbane e delle operazioni immobiliari e urbanistiche in attesa di rilancio. L’iniziativa si rivolge soprattutto ai professionisti meno noti al largo pubblico, ma che rappresentano un’ampia fetta del mondo della progettazione mondiale. Scopo dell’operazione è quello di collegare le iniziative e i talenti locali con i problemi di carattere generale e le soluzioni da mettere concretamente in atto. La piattaforma Aid, rigorosamente open-source, è un luogo virtuale in cui condividere informazioni e scambiare idee su come risolvere casi simili in diverse parti del mondo. www.architectureindevelopment.org [8]
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DEKTON. UNLIMITED. PRIVATE VILLA SWEDEN by Håkan Widjedal
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Il grande formato delle superfici Dekton nasce per offrire un ampio ventaglio di opportunità progettuali per il mondo del design e dell’architettura. Dekton si presenta in una varietà di colori e finiture con spessori di 8, 12 e 20mm. Adatto per spazi interni ed esterni, Dekton rivela una notevole resistenza e stabilità nel tempo, rendendo il tuo progetto illimitato. DEKTON IS UNLIMITED.
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‹ DESIGNCAFÈ INGLESE PER L’ARCHITETTURA
Se volete dire al vostro interlocutore che avete già segnato l’appuntamento in agenda dite diary, perché l’agenda è l’ordine del giorno, mentre il conservatory non è l’accademia di musica ma una serra. Sbagliarsi può essere divertente o costoso, dipende da chi abbiamo di fronte, e comunicare in inglese con una terminologia appropriata è indispensabile per architetti, ingegneri, geometri, costruttori, agenti immobiliari, avvocati (e giornalisti). Paolo Bulletti, autore di questo utilissimo volume, è architetto ed è stato docente di inglese scientifico alla Facoltà di Architettura di Firenze. Una garanzia per un dizionario che traduce da e verso l’inglese arricchito da sezioni come appunto i false friends, una tavola di conversione delle misure e un supporto per l’uso corretto delle preposizioni. Un solo appunto: l’eccessiva segmentazione in categorie, che rende meno immediata la consultazione.
Inglese per l’architettura Autore Paolo Bulletti Editore Tecniche Nuove 362 pp - 18,90 euro ISBN 978-88-4813-089-9
TORK ELEVATION LA LINEA DI DISPENSER TORK DAL DESIGN COMPATTO, ELEGANTE E FUNZIONALE Tork Elevation è una linea di dispenser frutto di ricerche condotte a livello globale che combina design e funzionalità per offrire sistemi di asciugatura igienici e convenienti. La linea semplice e rigorosa di questi dispenser, disponibili in bianco e nell’elegante versione nera, conferisce ai bagni dei locali pubblici una chiara immagine di pulizia e igiene. Un esempio di design universale capace di elevare il livello di qualità percepita degli ambienti in cui viene inserito. Stile e funzionalità per ambienti pubblici confermata dai numerosi premi ricevuti dalle linee di dispenser Tork: Red Dot Award, IF Products Design Award e Purus Award. www.tork.it
SKETCHUP PER LA PROGETTAZIONE TRIDIMENSIONALE
SketchUp Applicazioni per architettura e design Autore Alexander C. Schreyer Editore Tecniche Nuove / AM4 Educational 416 pp - 39,90 euro edizione italiana ISBN 978-88-4813-181-0
SketchUp non ha bisogno di presentazioni: è uno dei più famosi e utilizzati software di modellazione tridimensionale e vanta centinaia di migliaia di utenti in tutto il mondo. Grazie al suo sistema di lavoro molto intuitivo, è facile da apprendere sia per i professionisti sia per gli studenti; dopo poco tempo si possono produrre modelli di edifici molto dettagliati e rendering di ottimo livello. Ma molti utenti non vanno oltre le basi del suo utilizzo, di conseguenza una parte della modellazione avanzata viene affrontata con altri software, spesso con risultati mediocri. SketchUp è in realtà uno strumento molto potente per la progettazione e la modellazione 3D. Alcune delle sue caratteristiche principali, come l’espandibilità con le estensioni, i componenti dinamici e lo scripting Ruby lo rendono abbastanza flessibile da essere utile in diversi settori, compreso quello della stampa 3D e della fabbricazione digitale. Il libro si rivolge all’utente principiante e a quello medio, insegnandogli a fare il salto dalla creazione di un oggetto 3D semplice all’uso come un potente strumento per l’architettura e il design. Le spiegazioni contenute nella pubblicazione sono pienamente compatibili con le versioni italiane di SketchUp Make e SketchUp Pro, per Windows e per Mac. Nel booksite dell’editore (www.educational.am4.it/booksite) sono disponibili tutorial, aggiornamenti e implementazioni.
HOUZZ AIUTA A PROGETTARE ONLINE Fondata negli Stati Uniti da Adi Tatarko e Alon Cohen, Houzz (www.houzz. it) mette in contatto milioni di proprietari di case con i progettisti di tutto il mondo. In pochi anni, la società, che ha sede a Palo Alto e uffici internazionali a Londra, Berlino, Sydney, Mosca e Tokyo, è diventata un punto di riferimento per chi desidera trovare idee e soluzioni progettuali e ricevere consigli per acquistare prodotti e arredi di interni ed esterni. A oggi la community conta 40 milioni di utenti mensili, un milione di professionisti attivi e dieci milioni di foto professionali di progetti di arredo. In breve tempo, Houzz, presente in Italia da poco più di un anno, è riuscita ad attivare investimenti per 213 milioni di dollari. Da un recente studio, sulla base di un campione di 8.700 professionisti di 13 Paesi, emerge che in Italia il 42% dei professionisti intervistati iscritti alla piattaforma ha registrato un aumento del reddito lordo, mentre il 29% del campione ha avuto un aumento dei guadagni. www.houzz.it [ 10 ]
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SHARING ARCHITECTURE
OSIAMO
IMMAGINARE
QUALE IMPATTO AVRANNO SULL’ARCHITETTURA E SULLE CITTÀ INTERNET E L’ECCEDENZA DI RISORSE? IN QUESTO NUMERO ABBIAMO RACCOLTO ESEMPI DI RIQUALIFICAZIONE DI SPAZI APERTI PUBBLICI INNESCATI DA CAMBIAMENTI NELLA STRUTTURA DELLA MOBILITÀ E CASI DI RADICALE RIPENSAMENTO DEGLI SPAZI DEL LAVORO IN RAPPORTO ALLA CITTÀ Carlo Ezechieli Tre fondamentali condizioni stanno influenzando il modo di vivere dei principali paesi industrializzati. La prima è la consapevolezza che a partire dal dopoguerra e nel corso di circa 50 anni abbiamo prodotto beni sufficienti per i prossimi 500. Esiste una “capacità in eccesso” senza precedenti di beni di tutti i tipi e anche, ovviamente, di edificato. La seconda è che lo sviluppo di piattaforme Internet, inquadrate all’interno di sistemi meticolosamente normati e automatizzati, permette di mettere in condivisione questa sovrabbondanza secondo schemi in precedenza inimmaginabili. La terza è l’ormai diffusa tendenza al risparmio - e pertanto ad una maggiore razionalità ed efficienza nell’utilizzo di risorse - che si è venuta affermando successivamente al credit crunch del 2008. Insieme, questi tre fattori stanno dando origine a trasformazioni di portata epocale e alla nascita, non solo delle nuove forme di attività e di impresa denominate sharing economy, ma anche di nuovi modelli di abitare. Solo un paio di esempi. Robin Chase nel libro Peers Inc (sottotitolo: Come le persone e le piattaforme stanno creando l’economia della collaborazione e reinventando il capitalismo”) - la prima e con ogni probabilità più brillante analisi della nuova economia - descrive un caso emblematico nel settore immobiliare alberghiero. Nel 2000 l’Intercontinental Hotel Group aveva raggiunto il tetto di 645.000 camere: un impero distribuito in più di 100 Paesi e pazientemente costruito nel corso di 65 anni comprando terreni, facendo progetti, realizzandoli, arredandoli, assumendo personale. Un successo notevole, dato che il secondo classificato, il gruppo Hilton, per ammassarne 610.000 aveva impiegato 90 anni. Ma che dire di Airbnb che, sbloccando la capacità in eccesso, ne ha ottenute altrettante in soli 4 anni? Forse non si tratta di alberghi intesi in senso convenzionale, ma il risultato è un’offerta che soddisfa la domanda e ribalta completamente non solo i profili di investimento, ma anche l’obiettivo di attenzione a livello di progetto di strutture ed edifici. Altro esempio. In un articolo pubblicato nel 2014 su Repubblica, emerge che dal 1990 al 2014 il numero di automobili a Milano si è ridotto di oltre 200 mila unità. Questo dipende da vari fattori come la congestione, l’inutilità del possesso di un’auto in città a fronte del costo da sostenere per acquistarla, da sistemi di controllo del traffico, ma anche, innegabilmente, da alternative offerte da mezzi in condivisione, come il car-sharing o il bike sharing. Una riduzione della presenza di auto di questa entità ha liberato complessivamente una quantità di spazi aperti pubblici pari a quasi 6 volte il Parco Sempione, il principale parco nel centro della città: 38 ettari. Ettari di strade, marciapiedi, slarghi e piazze che sono potenzialmente un tema di architettura del paesaggio. Dato che la capacità in eccesso è la realtà nella quale gli architetti, in Europa come in molti altri paesi, si trovano ormai a operare, osiamo immaginare una
realtà dove tutto è già formato e configurato. Dove la vera azione progettuale e trasformativa sia quella di liberare questo potenziale, di inserirlo in un sistema, di migliorarlo, di farlo funzionare mettendo al primo posto la qualità dei luoghi e il benessere degli abitanti. Osiamo immaginare città perfettamente efficienti, con meno del 20% delle auto oggi circolanti e, al posto dei parcheggi, parchi, viali alberati, giardini e strade bellissime recuperate al traffico e al loro utilizzo iniziale dove giocare, passeggiare e sostare. Osiamo immaginare la sbalorditiva moltitudine di edifici sfitti o semiabbandonati trasformata in architetture stupende e in luoghi vitali, in nodi di un sistema. E spazi ibridi, di nuovo tipo, adatti e adattabili a utilizzi multipli, se non addirittura aperti a rotazione ad utenti diversi dai residenti, in base a schemi scrupolosamente
«Dato che la capacità in eccesso è la realtà nella quale gli architetti operano, osiamo immaginare di liberare questo potenziale e farlo funzionare mettendo al primo posto la qualità dei luoghi e il benessere degli abitanti» contabilizzati, gestiti e normati simili a quelli di utilizzo di un’auto in car-sharing. Oltre ad esempi di riqualificazione di spazi aperti pubblici innescata da cambiamenti nella struttura della mobilità, abbiamo raccolto le opinioni a confronto di pionieri come Carlo Ratti e, appunto, Robin Chase. Casi di radicale ripensamento di spazi di lavoro in rapporto alla città. Il tutto nell’ottica di porre basi concrete per osare e per liberare, insieme alla capacità in eccesso, anche la nostra immaginazione progettuale e costruttiva
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‹ SHARING ARCHITECTURE
Robin Carlo Chase Ratti ROBIN CHASE
CARLO RATTI
Nel 2000 Robin Chase ha fondato Zipcar: il primo, rivoluzionario e diffuso sistema di car-sharing su piattaforma internet, dal quale sono in seguito derivati i popolari car2go, Enjoy e molti altri. Pioniere e guru della sharing economy, Robin ha profondamente e ampiamente descritto il potenziale di un nuovo modello economico basato sulla condivisione di risorse nel suo ultimo libro Peers Inc.
Architetto e ingegnere, Carlo Ratti dirige il Senseable City Lab del Massachusetts Institute of Technology. Pionere e teorico delle Smart Cities, il suo lavoro è noto in tutto il mondo. Nominato da Fast Company uno dei 50 Most Influential Designers in America e incluso da Wired nella Smart List 2012: 50 people who will change the world.
PROGETTARE IL CAMBIAMENTO Infrastrutture, mobilità, lavoro. Città e architettura al tempo di Internet e della sharing economy in un’intervista parallela a due personaggi che hanno grandi progetti per il futuro di Carlo Ezechieli Oggi a Milano ci sono circa 200.000 auto private in meno rispetto a 10 anni fa. Questo corrisponde a una quantità complessiva di spazi restituiti alla città pari ad almeno 200.000 volte l’ingombro di ogni auto. Pensate che alcuni fondamentali cambiamenti a livello tecnologico ed economico, non solo il car-sharing, ma anche la sharing/net economy, possano avere un impatto sulla forma delle nostre città? E se si come? RC: Quando penso a come rendere felice la gente riducendo il numero di automobili mi vengono in mente due cose. La prima è il parcheggio. Hai sottostimato l’impatto della riduzione del numero di auto. Ogni automobile richiede almeno tre spazi di parcheggio: a casa, al lavoro e per fare la spesa. Pertanto non si tratta solo dello spazio occupato da 200mila vetture, ma l’equivalente di 600-800.000 posti auto che si liberano. Senza contare che nelle città spesso ci lamentiamo dell’alto costo delle abitazioni. Rendere obbligatorio un posto auto (o più di uno) per ogni abitazione ne aumenta il costo anche del 25%. Il secondo è lo spostamento in auto. Mi colpisce il fatto che quando i residenti o i funzionari di una qualsivoglia municipalità richiedono più spazi di parcheggio, raramente ne comprendono le conseguenze. Ogni auto parcheggiata è un’auto guidata! E questo non fa altro che aumentare il traffico e la congestione. Bisognerebbe smettere di costruire parcheggi. E se è proprio indispensabile, occorre renderli accessibili da coloro che vivono al di fuori dell’edificio e che il loro utilizzo sia convertibile (in spazi di vendita, uffici o perfino abitazioni).
“Prevedo un futuro molto gramo per i parcheggi, questo proprio perché nel futuro useremo sempre più auto in condivisione” Prevedo un futuro molto gramo per i parcheggi, questo proprio perché nel futuro useremo sempre di più auto in condivisione. Nelle città gli spazi fisici sono una risorsa scarsa e preziosa. Fare in modo che i beni immobili possano essere condivisi, utilizzati in modo efficiente estraendone il maggiorevalore possibile, in [ 12 ]
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CR: Direi di sì, e almeno a due livelli. Innanzitutto pensiamo alla mobilità. L’urbanistica del Novecento è stata condizionata dall’automobile. Oggi i nuovi sistemi di condivisione come il car-sharing – ad esempio Zipcar, fondato proprio da Robin Chase – ci permette di usare meglio l’infrastruttura di mobilità di una città.
“L’urbanistica del Novecento è stata condizionata dall’automobile. Oggi i nuovi sistemi di condivisione come il car-sharing – ad esempio Zipcar, fondato proprio da Robin Chase – ci permette di usare meglio l’infrastruttura di mobilità di una città” È stato calcolato che ogni vettura in car sharing può rimpiazzare fino a 30 auto in circolazione sulle nostre strade. Qualcosa di simile vale per il ride-sharing, la condivisione dei viaggi come proposto ad esempio da Uber Pool. Mettendo insieme questi due aspetti – car-sharing e ride-sharing – possiamo immaginare una città che funziona con molte meno automobili di quelle che abbiamo oggi. La differenza sarebbe notevole, con un sistema più efficiente di utilizzo delle risorse e con la rifunzionalizzazione di molti spazi oggi occupati da parcheggi – che potrebbero essere trasformati in aree pubbliche o verdi. Ma c’è anche un altro aspetto – forse più profondo. Le stesse dinamiche di condivisione si possono applicare agli spazi costruiti, con ritorni sia in termini economici, sia relativi alle dinamiche sociali. Partendo dalla lezione di AirBnb, possiamo immaginare un futuro di co-living, co-working e co-making.
› SHARING ARCHITECTURE termini economici ha assolutamente senso. Ma esiste un incredibile eccesso di capacità dovunque. Le città del futuro daranno via libera a questa sovrabbondanza, rendendola facilmente disponibile per utilizzi multipli.
“Alcune nostre recenti ricerche presso il MIT dimostrano che sarebbe virtualmente possibile soddisfare la domanda di mobilità di una città come Milano, Torino, New York o Singapore con una minima percentuale delle auto oggi in circolazione, circa il 20%.”
Se Zipcar era un inizio, cosa dire sulle auto driverless? Pensate esista qualche ulteriore sviluppo, caratterizzato da un potenziale innovativo dirompente? RC: La velocità con cui le auto senza conducente si stanno affermando mi ha colto di sorpresa. Credo che realisticamente assisteremo a seri casi pilota nelle città prima del 2020 e una diff usa adozione di AV nelle città entro il 2025. Il loro impatto sarà ampio e profondo. Resta il dubbio se positivo o negativo. Con una giusta regolamentazione potremmo avere città con solo il 10% delle auto attualmente in circolazione, e capaci di mettere a disposizione una mobilità da punto a punto al prezzo di un biglietto di autobus. Immaginatevi come potremmo riconfigurare le nostre città se non fossero intasate da auto in sosta e congestionate dal traffico. Immaginatevi spazio per gli alberi, ampi marciapiedi e piste ciclabili e spazi verdi o abitazioni senza parcheggi a prezzi ragionevoli. Tuttavia, per raggiungere questo nirvana, le città devono oggi definire piani di priorità e criteri su come acquisire questi diritti di intervento. Naturalmente gli AV saranno elettrici. Non avremo neppure tariffari per la sosta, né multe per eccesso di
CR: Sì, credo che la rivoluzione delle driverless car porterà con sé trasformazioni dirompenti in ambito urbano, proprio perché permette un ulteriore aumento delle dinamiche di condivisione. Oggi devo andare a cercare un’auto in car-sharing, tipo Zipcar in città – domani verrà lei a cercarmi quando la prenoto tramite un’app. Una macchina che si guida da sola potrà darci un passaggio al mattino quando andiamo al lavoro e poi, invece di restare ferma in un parcheggio, portare a scuola i miei figli o quelli del vicino
“Oggi in città devo andare a cercare un’auto in car-sharing domani verrà lei a cercarmi quando la prenoto tramite un’app”
“Con la rivoluzione delle auto senza conducente potremmo correggere storture ed errori che oggi affl iggono le nostre città. Tuttavia, se non prendiamo controllo da subito di questi cambiamenti potremmo fi nire con il peggiore degli scenari”
o chiunque altro nel quartiere o nella città. Non si tratta di cambiamenti che avverranno in un futuro distante: in questi mesi stiamo lavorando con Singapore per sperimentare entro fine 2016 un sistema di trasporti basato sulle auto senza guidatore. Un sistema simile elimina la distinzione tra trasporto pubblico e privato. Alcune nostre recenti ricerche presso il MIT dimostrano che – in linea assolutamente teorica - sarebbe possibile soddisfare la domanda di mobilità di una città come Milano, Torino, New York o Singapore con una minima percentuale delle auto oggi in uso, circa il 20% .
velocità, patenti e pedaggi – incoraggiando viaggi condivisi in auto comuni rimpiazzando metodi di tassazione obsoleti con altri basati su tipo di combustibile, peso del veicolo, congestione e distanza percorsa. Ma se non prendiamo controllo da subito dei cambiamenti potremmo finire con il peggiore degli scenari: città ancor più congestionate a causa di auto ‘zombie’ – senza conducente – che ingombrano le strade, dato che farle circolare costerà meno che tenerle parcheggiate. Avremo perso la base di finanziamento per le infrastrutture di trasporto, per non parlare dell’onda d’urto dei posti di lavoro perduti, dei minori consumi e dei mancati ricavi fiscali per via dei nuovi disoccupati. Uno scenario infernale ma verosimile: per la maggioranza della gente che vive in città un sedile su un AV sarà più economico, facile e conveniente che possedere un’auto propria.
La ciclovia di Bogotà in Av. Chile. La domenica mattina Bogotà chiude 130 km di strade dove si riversano 1,5 milioni di pedoni e ciclisti. Le piazze sono sempre state concepite come luoghi destinati a molteplici funzioni: mercati, manifestazioni, luoghi di appuntamento (foto CC Lombana).
Come vedete l’evoluzione del lavoro? Pensate che un approccio di tipo “Zipcar” possa essere applicato anche in questo campo? RC: Zipcar ha proposto un uso molto più efficiente dell’automobile imbrigliando una capacità in eccesso in una piattaforma. La stessa trasformazione sta avvenendo nel lavoro. Lyft, UpWork, 99Designs, Etsy sono tutte piattaforme di lavoro che ci permettono una flessibilità di impiego molto maggiore. Per un’analisi più approfondita raccomando il mio nuovo libro Peers Inc: How People and Platforms are Inventing the Collaborative Economy and Reinventing Capitalism. Questo nuovo paradigma economico – che combina le migliori capacità individuali e aziendali – sta trasformando ogni settore dell’economia, anche quello degli architetti!
“Entro il 2100 (tra 85 anni) il pianeta sarà di 5-6ºC più caldo rispetto alle medie dell’epoca pre-industriale. L’ultima era glaciale era di 4ºC più fredda della attuale, il Nord America e l’Europa erano sotto chilometri di ghiaccio. Era 20.000 anni fa e con solo 4 gradi di differenza. Prova solo a immaginare cosa possa significare un aumento di 5-6ºC in 85 anni”
CR: Sì, come dicevamo prima qualcosa di simile sta avvenendo con gli spazi di vita e di lavoro. L’ufficio non è più l’unico posto dove lavorare – possiamo lavorare dappertutto grazie alle reti wireless e ai dispositivi mobili che portiamo sempre con noi (smartphone, tablet, laptop). Non è allora il luogo fisico a defi nire l’ambiente lavorativo, ma il network. Gli spazi di coworking, come quelli di Talent Garden, per cui abbiamo realizzato la nuova sede di Milano Calabiana, ci danno la possibilità di essere in contatto con una comunità e di avere un “ufficio” dove e quando ci è necessario. Un ambiente flessibile che si adegua alle nostre esigenze, anche temporanee, e alle nostre idee e ci permette di discuterle e realizzarle in modo collaborativo. In maniera simile, negli spazi di smart working degli hub che abbiamo progettato per Unicredit, tramite una app è possibile prenotare una postazione di lavoro, una sala meeting, uno spazio di incontro. È lo stesso sistema di ZipCar, applicato all’ambito lavorativo.
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‹ SHARING ARCHITECTURE Una nuova economia basata sulla condivisione di beni e su una logica di tipo “reticolare”: come potrebbe avere un impatto diretto o indiretto sull’architettura? RC: L’intero ambiente costruito dovrebbe essere modellato in modo da facilitare e permettere il multipurposing ovvero l’alternanza di differenti modalità di utilizzo.
“Un nuovo paradigma economico sta trasformando ogni settore dell’economia, anche quello degli architetti!” Palestre e auditorium scolastici dovrebbero avere ingressi, alternativi ai corridoi interni, permettendo l’accesso dal quartiere. Le pareti dovrebbero essere mobili. Fino a che punto lo spazio dovrebbe essere privato quando potrebbe funzionare in modo anche migliore per un utilizzo condiviso? Non sempre i proprietari coincidono con gli occupanti. Possibili combinazioni future di spazi interni dovrebbero essere pensate quando inseriamo i corpi scale, le tubazioni e i servizi. Non si dovrebbero mai costruire uffici con enormi Slp, tali da rendere impossibile qualsiasi tentativo di conversione in residenza. Ogni spazio per uffici poi dovrebbe avere finestre apribili.
CR: La città del ventesimo secolo non era basata sulla condivisione bensì sulla separazione. Nella Carta d’Atene all’inizio degli anni Trenta, Le Corbusier e il CIAM scrivevano che “per migliorare le condizioni di esistenza nella città moderna, bisogna dividere e migliorare lo svolgersi armonioso delle quattro funzioni umane: abitare, lavorare, divertirsi e spostarsi”.
“La direzione in cui andare è quella di una città in cui tutto è condiviso e di conseguenza una città in cui usiamo lo spazio costruito in maniera più efficiente”. Ma a ben pensarci quell’idea, figlia del sistema economico dell’era industriale, era assurda: significava costruire pezzi interi di città che sarebbero stati vuoti durante la notte o durante il giorno e creare notevoli flussi di traffico da una parte all’altra. La direzione in cui andare è esattamente l’opposto: una città in cui tutto è condiviso – e di conseguenza una città in cui usiamo lo spazio costruito in maniera più efficiente.
Partendo dal presupposto che durante gli ultimi 50 anni, almeno nel mondo industrializzato, abbiamo costruito a sufficienza per i prossimi 500, fino a che punto pensate sia ancora necessario realizzare nuovi edifici? E, di fronte all’obiettivo di migliorare la qualità dei luoghi che abitiamo, dove dovrebbe essere indirizzata la maggior parte degli investimenti? RC: Le infrastrutture che costruiremo nei prossimi quattro anni determineranno il destino dell’umanità. In questa intervista non abbiamo ancora parlato dei cambiamenti climatici, ma questo è il solo fondamentale argomento. Nell’accordo di Parigi, fi rmato solo due mesi fa, 195 nazioni hanno concordato un obiettivo di zero emissioni di CO2 entro il 2050. Ovvero entro i prossimi 35 anni. Ogni singolo edificio, strada o pezzo di infrastruttura dovrebbe essere costruita tenendo presente questa realtà. A questo ritmo il nostro pianeta sarà capace di sostenere solo una frazione degli abitanti che è oggi in grado di sostenere. Di certo non 9 miliardi di persone, né 7,5 e forse nemmeno un miliardo. Il modo migliore con cui posso spiegare la scala di riscaldamento climatico prefigurata da studiosi di tutto il mondo è quello di confrontarla col passato. Entro il 2100 (tra 85 anni) il pianeta sarà di 5-6ºC più caldo rispetto alle medie dell’epoca pre-industriale. L’ultima era glaciale era di 4ºC più fredda dell’attuale, il Nord America e l’Europa, e casa mia a Boston, erano sotto chilometri di ghiaccio. Era 20.000 anni fa e con solo 4 gradi di differenza. Prova solamente a immaginare cosa possa significare un aumento di 5-6ºC in 85 anni. Se vogliamo raggiungere l’obiettivo zero entro il 2050 (per sopravvivere) significa che ogni cosa che costruiamo a partire da questo preciso istante deve allinearsi su quell’obiettivo
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CR: Non ho nessun problema a dire che non dovremmo costruire più nulla di nuovo, almeno in quelle parti di mondo in cui già esiste uno sviluppo urbano elevato. Prendiamo il caso dell’Italia. In un Paese in cui la popolazione non cresce e gli standard abitativi non cambiano, non si può più pensare a espandere le aree urbane come nel secolo scorso: oltre a consumare inutilmente territorio vergine, ciò si traduce inevitabilmente nello svuotamento delle aree già edificate, esposte così al rischio del degrado. Credo che la sfida dei prossimi anni per noi progettisti sia triplice. Primo, la valorizzazione del patrimonio costruito, con la correzione degli errori urbanistici del secolo scorso. In questo senso c’è molto da lavorare sul brownfield, ossia sull’esistente. Secondo, avvantaggiarsi delle nuove tecnologie dell’Internet delle Cose per usare meglio le infrastrutture che già esistono. La tecnologia digitale è leggera e può adattarsi facilmente a ogni ambiente costruito, come un layer invisibile. Terzo, credo si debba investire sul coinvolgimento dei cittadini nei processi di trasformazione, grazie alle reti digitali. Ho molta fiducia nelle dinamiche dal basso; credo che a noi designer e alle municipalità spetti il compito di dare alle persone i giusti strumenti per poter cambiare e gestire lo spazio urbano. Come discutiamo nel libro Architettura Open Source (Einaudi, 2014), mi piace l’idea di un “architetto corale”, che non impone idee e progetti, ma armonizza le voci e guida il processo, dandogli inizio e fine
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Per Chase, l’economia al tempo di internet si basa su un modello incentrato su una piattaforma web e pochi dipendenti. Attorno a questi, una larga parte di lavoratori e imprese che offrono servizi ai clienti della piattaforma.
È una rifl essione sull’idea di autorialità in architettura dopo l’avvento di Internet. Il saggio si pone in modo critico rispetto alla fi gura dell’archistar e si dedica a una ricostruzione delle tappe dell’open source.
Peers Inc How People and Platforms are Inventing the Collaborative Economy and Reinventing Capitalism PublicAffairs - 304 pp - 29,52 euro ISBN-10 1610395549
Architettura Open Source Verso una progettazione aperta (contributi di Matthew Claudel) Giulio Einaudi Editore 144 pp - euro 11,00 ISBN 9788806214272
› SHARING ARCHITECTURE
CO-WORKING A MILANO
LUOGHI DELLA CONDIVISIONE Il progetto del Talent Garden Calabiana nel capoluogo milanese porta la firma di Carlo Ratti Associati. È uno spazio di lavoro che vede assieme professionisti, startup e società che operano nel campo delle applicazioni digitali e tecnologiche. Un network europeo che conta già undici campus in Italia Nella zona sud di Milano, presso l’ex-scalomerci di Porta Romana, sorgono molti edifici già industriali che oggi stanno assumendo nuove funzioni. Come quello dove lo scorso ottobre è stato inaugurato il Talent Garden (Tag) Calabiana di Milano, non lontano dalla sede della Fondazione Prada. Da questa extipografia, nel 1842 usciva la prima copia dei Promessi Sposi. Il Tag è un luogo dell’innovazione in cui gli spazi vengono condivisi da singoli professionisti, startup innovative e società che operano nel mondo digital e hi-tech. Sempre più spesso, infatti, chi lavora autonomamente preferisce, non appena ne ha l’occasione, condividere spazi e idee con altri colleghi: in cambio è chiesto un luogo di lavoro confortevole e stimolante. Il progetto di Carlo Ratti e del suo team ha pensato a uno spazio lavorativo sostenibile dal punto di vista ambienta-
le, dove potessero coesistere, oltre agli spazi aperti e a quelli condivisi, anche alcune aree riservate. Nel complesso, all’interno del Talent Garden milanese possono essere ospitati fino a 400 professionisti. Ma Tag non è solo spazi di lavoro: è anche caffetteria, area aperitivi, terrazza, piscina e mini-cinema, oltre a una zona eventi; un insieme di spazi che può ospitare circa mille persone. Il piano terra ha una struttura a travi ribassate e pilastri. Nel progetto, attenzione particolare è stata data alla talent assembly line: una linea di colore che separa l’area di co-working dagli altri spazi; un segno che continua nell’area relax e nella cucina condivisa. È questo il luogo principale di incontro al piano terra, dove si concentrano la maggior parte delle installazioni e dei piccoli eventi giornalieri. In base alle esigenze, l’angolo delle proiezioni o del photoshooting viene trasformato in spazi di
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‹ SHARING ARCHITECTURE
meeting informale, aree di svago e making. Il controllo dell’acustica è un fattore fondamentale per la qualità dell’ambiente di lavoro: limiti di spazio e di budget hanno consentito la sola installazione di elementi fonoassorbenti (non fonoisolanti). I pannelli sospesi a soffitto, in schiuma poliuretanica e a geometria piramidale, contribuiscono al controllo acustico generale, permettendo allo stesso tempo la schermatura del getto d’aria degli aerotermi. Il primo piano del Calabiana è caratterizzato da una struttura a travi reticolari in calcestruzzo, che definisce un piano libero di circa 1200 mq di superficie. La zona centrale costituisce il cuore del coworking, verso il quale tutte le funzioni comuni convergono. Si tratta di uno spazio caratterizzato da una struttura in legno che svolge una doppia funzione: alla quota del pavimento è un luogo di incontro, rappresentazione, scambio e lavoro; al primo livello, invece, sospeso tra le capriate, diventa uno spazio per meeting informali. La pianta libera del Tag è stata suddivisa con quinte opache e traslucide, collocate in base al ritmo delle travi; ciò ha consentito la visibilità e la flessibilità di tutti gli spazi. In questo modo, la disposizione delle partizioni ha definito un percorso pubblico su cui si affacciano tutte le attività comuni. Lo spazio di co-working del primo piano si completa con sette meeting-room in grado di ospitare, nel complesso, fino a 30 persone
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SCHEDA Località Milano Committente Talent Garden Srl Anno di realizzazione 2015 Progetto architettonico Carlo Ratti Associati Design team Carlo Ratti, Giovanni de Niederhausern, Andrea Cassi, Chiara Morandini, Sangeun Lee
Progetto illuminotecnico e verifica impianti Carlo Micono
Superficie 8.500 mq
In alto, uno dei numerosi spazi di condivisione del Talent Garden Calabiana a Milano. attualmente è il campus più grande del network.Subito sotto, un render degli spazi (foto ©Pietro Leoni).
Il network europeo
dei professionisti del digitale Fondato da un gruppo di amici appassionati di digitale sul modello della californiana Wework, il primo Talent Garden nasce a Brescia, in collaborazione con Il Giornale di Brescia, nel 2011. Ad oggi il network conta 16 campus in 5 Paesi europei (11 in Italia da nord a sud). Talent Garden mette in connessione realtà diverse (professionisti, start-up e aziende) che operano nel settore digitale e ogni campus è a sua volta connesso con gli altri Tag europei. Con 8.500 mq di superficie, quello di Milano, inaugurato lo scorso ottobre, è il Tag più ampio.
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Carlo Ratti - CRA
quinte traslucide quinte opache piazza centrale meeting room
CRA (Carlo Ratti Associati) è lo studio di progettazione fondato da Carlo Ratti nel 2004; ha sede a Torino e filiali a Boston e Londra. Carlo Ratti - architetto, ingegnere e inventore - è direttore del Senseable City Lab al Massachusetts Institute of Technology e lavora su numerosi progetti di innovazione in tutto il mondo. Tra le sue opere più recenti il masterplan dell’hub creativo della città di Gudalajara, il Future Food District a Expo 2015 di Milano e il Digital Water Pavilion all’Expo di Saragozza (la miglior invenzione dell’anno, secondo la rivista Time Magazine). Dal 2014, Carlo Ratti Associati ha avviato due startup: Superpedestrian (la Copenhagen Wheel, la ruota in grado di trasformare una bicicletta in una bici elettrica a pedalata assistita) e Makr Shakr, il primo sistema di bar robotizzato al mondo www.carloratti.com
Sopra, una delle meeting-room del Tag Calabiana; sotto, il render della caffetteria e una vista assonometrica del complesso, che può arrivare a ospitare fino a 400 professionisti e mille persone (foto ©Pietro Leoni).
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FONDAZIONE AGNELLI HQ, TORINO
PARAMETRI PERSONALIZZATI A Torino, sempre Carlo Ratti Associati rivoluziona i sistemi di climatizzazione e di illuminazione della sede di Fondazione Agnelli. Una bolla ambientale, creata su misura grazie all’Internet delle cose, segue i movimenti umani e fa risparmiare il 40 per cento di energia. Da poco iniziati, i lavori si concluderanno nella prossima primavera Una delle ultime invenzioni in ordine di tempo di Carlo Ratti ha trovato applicazione a Torino, con un design rivoluzionario per gli spazi ufficio della Fondazione Agnelli. Si tratta di un sistema personalizzato di riscaldamento, raff rescamento e illuminazione in grado seguire gli occupanti che si muovono all’interno dello spazio lavorativo: una bolla ambientale creata su misura di ciascun occupante, che consente di ridurre i consumi di energia di circa il 40 per cento. I progettisti e i ricercatori dello studio torinese hanno equipaggiato la struttura in cui ha sede la Fondazione con sensori Iot (Internet of Things, l’estensione di Internet al mondo degli oggetti; ndr), che hanno il compito di monitorare differenti serie di dati, inclusi i livelli di occupazione dei luoghi, le temperature, la concentrazione di CO2 e la condizione ambientale delle sale riunioni. A partire da questi dati, grazie a un building management system (Bms), gli spazi rispon[ 18 ]
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dono ai cambiamenti in modo dinamico regolando l’illuminazione, il riscaldamento e l’aria condizionata in tempo reale. Sono gli stessi utilizzatori dei diversi ambienti che fissano le temperature desiderate mediante una applicazione dal proprio smartphone; poi, è la bolla termica che segue gli spostamenti delle persone all’interno dell’edificio ad attivare, in automatico, le unità impiantistiche collocate nel controsoffitto. Abbandonato un determinato spazio lavorativo, l’impianto ritorna nella sua condizione di stand-by, risparmiando energia, così come avviene per un normale computer. I sensori Iot di raccolta dati possono essere utilizzati per un’ampia gamma di controlli ambientali e per una varietà di altre funzioni. Come si sa, nell’ultimo decennio le applicazioni mobili hanno cambiato il nostro modo di vivere gli spazi urbani aperti: il progetto per la Fondazione Agnelli intende trasferire l’approccio bottom-up di queste
applicazioni ai posti di lavoro, incoraggiando la creatività e migliorando il comfort nell’ambiente ufficio. Gli spazi di lavoro della Fondazione saranno caratterizzati da ampie vetrate trasparenti, pareti fonoassorbenti e partizioni di pannelli di legno, permettendo così nel tempo di riconfigurare gli ambienti interni secondo esigenze del momento. Un grande open space può facilmente ritornare a essere uno spazio composto di tante piccole sale di riunione, ciascuna delle quali equipaggiata con la propria personale bolla termica. Questo tipo di flessibilità è essenziale anche per la sede centrale della Fondazione, in cui troveranno spazio non solo gli uffici dell’headquarter, ma anche spazi di co-working, una Fab-Lab, aree workshop per studenti e imprese e, infine, una caffetteria. I lavori sono iniziati i primi di giugno; la nuova sede verrà inaugurata nella primavera del 2017
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› SHARING ARCHITECTURE SCHEDA Località Torino Committente Fondazione Agnelli Anno di realizzazione 2016-2017 Progetto architettonico Carlo Ratti Associati Progettazione meccanica, microclimatica e Bms design Paolo Lazzerini (Studio Lazzerini) Progetto strutturale ed esecutivo Studio Ferraresi Progettazione illuminotecnica Roberto Pomè
PUBBLICO
Sezione della Fondazione Agnelli e uno schema di funzionamento dell’edificio in relazione al grado di occupazione degli spazi da parte dei collaboratori. Nella pagina accanto, rendering dell’esterno; sotto, un esempio del funzionamento del sistema di rilevamento della presenza delle persone nei vari ambienti di lavoro (disegni e render courtesy CRA).
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‹ SHARING ARCHITECTURE MILANO, IL CASO UNICREDIT
RELAZIONI DINAMICHE Migliorare le interazioni tra l’ufficio e la città con lo smart working e ripensare gli spazi di lavoro apprendendo dall’organizzazione delle funzioni urbane di Carlo Ezechieli
Nelle immagini, alcuni spazi della UniCredit Tower a Milano: la tree house e, a destra, uno spazio esterno e l’orto aziendale (foto ©Marco Puoti).
Nel diagramma a destra, la rappresentazione concettuale dell’ufficio distribuito (Unicredit smart working guidelines by DEGW).
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È interessante notare come i principi fondativi della sharing economy, nati in contesti informali, stiano trovando ampia applicazione anche nel mondo corporate. Ed è questo il caso del gruppo bancario UniCredit, importante sia per i risvolti in termini di organizzazione degli spazi, affidati allo studio di architetti del calibro di Michele De Lucchi, Matteo Thun, Carlo Ratti e DEGW, sia per il ripensamento del ruolo dell’azienda in rapporto alla città. Partendo da una situazione in cui le strutture direzionali erano frammentate su numerosi poli, collocati prevalentemente nel centro delle città e caratterizzati da uffici chiusi, molti dei quali singoli, e lunghi corridoi, UniCredit ha avviato nel 2008 un progetto di razionalizzazione e rilocalizzazione delle proprie sedi in zone più funzionali delle città. A Milano per esempio si è passati da 26 edifici a 5, per un rilascio totale di 50.000 mq. L’esempio più eclatante di insediamento in un nuovo modello di tessuto urbano è la UniCredit Tower a Porta Nuova. Con oltre il 30% dedicato a spazi comuni, ospita un ‘mini-cafè’ al piano 11, il ristorante The Garden, l’orto aziendale sul terrazzo e la palestra ad uso
esclusivo dei dipendenti. Negli spazi commerciali che affacciano su Piazza Gae Aulenti si è insediato Feltrinelli con il format Red a servizio dell’edificio e della città. La combinazione tra piattaforme Internet, dispositivi mobili e principi di condivisione favorisce un ulteriore importante cambiamento che coinvolge direttamente il progetto degli spazi di lavoro. Partendo nel 2011 dall’osservazione del lavoro di diverse strutture interne al gruppo si è notato che su un campione di 1.500 scrivanie assegnate in modo permanente, mediamente nel corso di una giornata-tipo solo il 72% veniva occupato e solo il 45% risultava effettivamente utilizzato. Il Gruppo ha pertanto deciso di introdurre un criterio di desk-sharing con un fattore 1:1,20 (ossia 100 postazioni per 120 colleghi), trasformando l’assegnazione esclusiva della scrivania in accesso libero alle postazioni attraverso un criterio denominato Activity Based Worksetting, ovvero massima libertà di scelta dello spazio meglio configurato per il lavoro individuale o di gruppo. Con l’introduzione del nuovo modello Smart Working, lo spazio dedicato all’in-
terazione e collaborazione (aree comuni) raggiunge il 40% del totale della superficie dell’edificio, promuove uno stile di lavoro mobile - in base a criteri di ampiezza e reciproca vicinanza dei gruppi di lavoro - ed emula lo schema di appropriazione e frequentazione dei luoghi proprio di una città identificando gli ambiti di block, district e city (v. diagramma in questa pagina). UniCredit ha poi esteso il modello di lavoro smart al sistema città. È infatti possibile lavorare da casa e da city hub, spazi di coworking più vicini a casa, soluzione che, nella sola Milano, con circa mille dipendenti coinvolti ha permesso un risparmio di oltre 150 mila km all’anno di spostamenti. I city hub sono concepiti come spazi ibridi e multiutente, disponibili sia come spazi di lavoro collocati in modo strategico al fine di ridurre la distanza casa-ufficio, sia per incontri con clienti e partner. In modo del tutto simile ad un veicolo in car-sharing, attraverso piattaforme Internet e sistemi mobili sarà possibile utilizzare i city hub, verificandone la disponibilità, prenotandoli e interagendo direttamente con gli utenti in caso di necessità
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› SHARING ARCHITECTURE
THE BLOCK
THE DISTRICT
THE CITY
phone booth
lockers
homebase
focus area
out of the box
flexi room
office and meet
meeting rooms
informal meeting
project area
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‹ SHARING ARCHITECTURE
Cristiana Cutrona Architetto e designer, una decina di anni fa con altri colleghi architetti Cristiana Cutrona ha fondato la società di progettazione Revalue. Numerose le sue realizzazioni, tra le più recenti il nuovo HQ di Microsoft Italia, la sede del Gruppo Axa, la sede italiana di Facebook, gli HQ di Samsung sempre in Italia, oltre a interventi specifici in ambienti lavorativi di importanti aziende (Twitter, Sisal, Fincantieri, Glaxo, Unicredit). Attualmente Revalue è impegnata in progetti di smart working come la sede Unicredit di Verona e Santeria Social Club, un nuovo modello di intrattenimento con finalità culturali e ricreative a Milano.
IL WORKPLACE DI DOMANI
www.revalue.it
MUTEVOLE, POROSO, TRASVERSALE, RESILIENTE: QUESTE LE CARATTERISTICHE DEL POSTO DI LAVORO DEL FUTURO IMMAGINATO DA CRISTIANA CUTRONA PER IL SALONE UFFICIO 2017 Per il SaloneUfficio 2017 Federlegnoarredo/ Assufficio ha affidato a Revalue, lo studio milanese di Cristiana Cutrona, un progetto di ripensamento dello spazio ufficio. “Il senso felice del lavoro” è il titolo del concept che Revalue ha realizzato per l’installazione creata in occasione dell’ultima edizione del Salone del Mobile di Milano, quale preview del Workplace 3.0 del SaloneUfficio 2017. Secondo l’architetto «siamo di fronte a una nuova sfida: oggi scopriamo che diventano nuovamente vitali la lettura e l’ascolto dei bisogni reali, tra i quali la fantasia, le ansie, l’urgenza espressiva, elementi vitali permetteranno alla progettazione il superamento delle regole e la definizione del nuovo workplace come organismo adattivo, che si confronta con la realtà reale». Per Cristiana il workplace deve uscire dalle rigide regole fin qui adottate per essere ricondotto a vero luogo di aggregazione dove il mood flessibile, poroso, mutevole generi un tessuto vibrante di azioni e reazioni originate dall’interazione tra ambiente e utenti. Le parole chiave diventano così porosità, trasversalità, resilienza. Il territorio dell’ufficio sarà quindi scomposto in regioni. Ci saranno le regioni chiuse, ovvero gli spazi privati, destinati al lavoro individuale, e quelle della sosta transitoria, gli spazi per la collaborazione e la condivisione. Nell’ufficio del futuro ci sarà spazio per una nuova regione, quella dei contro-spazi: spazi della confidenza creativa che è tensione al superamento del limite, innovazione, invenzione. Nel progetto si tratta anche il tema dell’ufficio smart, che Cutrona preferisce definire [ 22 ]
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“smArt”, luogo identitario e mutevole legato alle pratiche dell’arte che, attraverso il fare, genera pensiero. Il termine può assumere diversi significati: intelligente, rapido, flessibile, attuale, contemporaneo. Ma quale cultura contemporanea è sottesa a questo luogo? Un ambiente in cui «l’uomo è protagonista attivo in un contesto che lo mette in condizione di accendere e usare la mente». Se questa rivoluzione culturale, che pone la progettazione al servizio dell’uomo, trasforma il consumatore in consumAutore, nel workplace il lavoratore sarà lavorAutore e il coworking verrà amplificato dalla co-creatività, dalla coprogettazione e dalla con-divisione.
Alcune immagini della preview dell’installazione per il SaloneUfficio 2017 presentata da Revalue all’ultimo Salone del Mobile di Milano. Installazione video di Filippo Riniolo e sculture site-specific di Studio Quantica (Roberta Maddalena e Tommaso Melideo.
FONT Srl - illustrazione di Jochen Schittkowski / Germany
Il pavimento incontra il progetto
Pavimenti tecnici vinilici e in PVC di ultima generazione in legno prefinito, in laminato, in gomma, linoleum e moquettes. Soluzioni specifiche per pavimenti ad uso residenziale, sportivo, industriale, per la nautica, per il settore scolastico, ospedaliero e contract.
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MOBILITÀ DOLCE A BARCELLONA
TRAME URBANE
2015 Premio Catalunya Construcción
Menzione Speciale Paesaggio
2013 Premio Muestra De Arquitectura
de Barcelona Menzione Speciale Spazio Pubblico
Moderazione del traffico come opportunità per un’architettura degli spazi aperti nella ristrutturazione del Passeig de Sant Joan di Lola Domènech Un’efficace differenziazione di trame e materiali identifica vere e proprie “stanze” e definisce i rapporti visuali con l’intorno. (foto ©Adrià Goula).
Sotto, inquadramento su scala urbana (prima fase) e pianta delle pavimentazioni. Ogni campitura, caratterizzata dall’utilizzo dello stesso schema ripetuto e composto secondo trame differenziate.
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La progressiva riduzione del numero di automobili nelle città apre incredibili opportunità per il progetto architettonico di spazi aperti pubblici. Ed è proprio un nuovo impulso orientato verso la pedonalizzazione e la riappropriazione da parte dei cittadini di un’importante parte della città che ha portato all’intervento di Lola Domènech sul Passeig de Sant Joan a Barcellona. Un progetto contraddistinto da grande coerenza, da principi chiari e precisi, da un utilizzo misurato e sapiente di trame e materiali che recupera il
valore sociale dello spazio urbano. La rigida e isotropa maglia del Piano Cerdà del 1859, caratterizzata da strade larghe 20 metri, prevedeva alcuni tratti con sezioni anche di 50 metri, come il Passeig de St Joan: una fortunata anomalia. Due gli obiettivi dell’intervento: la pedonalizzazione del tracciato e la realizzazione di un nuovo asse verde del Parc de la Ciutadella. A tal fine il progetto si fonda su tre basilari criteri urbanistici. In primo luogo è fondamentale garantire la continuità del percorso
pedonale. La nuova sezione stradale, simmetrica, aumenta l’area pedonale portandola da 12,5 a 17 m per lato e affiancando ai centenari platani esistenti altre due file di alberi per lato. La continuità è fondamentale per chiarire il ruolo delle alberature lungo il percorso. In secondo luogo il progetto assegna una funzione alle nuove aree pedonali. Dei 17 metri a disposizione, 6 rimangono per la libera circolazione pedonale mentre la rimanente parte all’ombra della fascia alberata è attrezzata con panchine, aree di gioco e dehors per i bar.
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Studi sul traffico hanno permesso la riduzione del numero di corsie carraie. L’area attrezzata con panchine e la creazione di una pista ciclabile che corre al centro della carreggiata diventano così la chiave del rinnovamento urbano che incentiva la mobilità lenta senza ridurre la funzionalità stradale. Infine, premessa fondamentale del progetto è il potenziamento dell’asse verde che partendo dal Parc de la Ciutadella giunge fino al
Passeig de Sant Joan passando per l’Arc De Triomf.Nuovi filari di alberi lungo entrambi i lati delle alberature esistenti formano zone di ombra con aree dove sostare, aree di gioco per i bambini e i dehors dei bar. Le coperture di piante arbustive e tappezzanti ai piedi degli alberi arricchiscono la complessità architettonica e visuale. Il progetto pone particolare attenzione al tema, ormai di importanza cruciale, del mi-
glioramento della gestione sostenibile del ciclo delle acque in ambito urbano. Questo attraverso trame differenziate di pavimentazione e di trattamento del verde al piede degli alberi. In particolare, il sistema di pavimentazione si compone si elementi prefabbricati distanziati tramite separatori biodegradabili ed elementi di allettamento in plastica riciclata che ne garantiscono la totale stabilità e fruibilità, richiedendo un minimo apporto manutentivo
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Il progetto assegna una funzione alle nuove aree pedonali. Dei 17 metri a disposizione 6 metri rimangono per la libera circolazione pedonale mentre la rimanente parte all’ombra della fascia alberata è attrezzata con panchine, aree di gioco e dehors (foto © Adrià Goula).
LEGENDA 1-6. pavimentazione in lastre prefabbricate fissate meccanicamente al suolo con profili in acciaio galvanizzato, intervallate da terra vegetale. 8. lastre di cemento 9. linea bianca di separazione 10. base di cemento 11-12. cordolo in granito 13-14. pali per illuminazione altezza di 7 e 12 metri 15. canalina di drenaggio in acciaio galvanizzato 16. nuova piantumazione koelreuteria paniculata 17. alberature esistenti: platani 18. arbusti 19-20. protezioni in lamiera d’acciaio degli impianti radicali 21. griglie di drenaggio 22. arredi urbani 23. segnaletica orizzontale 24. pavimentazione drenante sopra fondo cementizio 25. pavimentazione in asfalto
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THE COCA-COLA HBC ITALIA HEADQUARTERS, SESTO SAN GIOVANNI
COMFORT E FLESSIBILITÀ Nel progetto di Degw, l’ufficio è inteso come luogo dove si condivide la cultura dell’azienda. Riconoscibile come proprio da coloro che vi lavorano
Uno degli spazi della sede milanese di CocaCola Hbc Italia. Sotto, la timeline dell’azienda in una grafica a parete e la ricostruzione storica della farmacia dove fu inventata la bevanda. Nella pagina accanto, il ristorante aziendale (foto ©Dario Tettamanzi).
Per la progettazione della nuova sede milanese di Coca-Cola Hbc Italia a Sesto San Giovanni - realizzata dalla divisione Degw di Lombardini 22 - si è rivelata determinante l’attenzione alle esigenze del cliente e del personale: dalla ricerca dell’edificio più adatto in cui trasferire le nuove attività allo space planning, dalla progettazione esecutiva al coinvolgimento dei trecento addetti da trasferire nei nuovi spazi.
Il progetto ha puntato sulla razionalità del layout, sulla possibilità di effettuare future espansioni, sulla continuità territoriale con la sede precedente e, nella configurazione dei nuovi spazi, su alcune leve fondamentali: tecnologia, flessibilità, comunicazione. Il concept progettuale fa convergere le due attività essenziali di Coca-Cola Hbc (la produzione e imbottigliamento e la distribuzione) in un frame che ne sintetizza le icone (il tappo e la
cassa delle bottiglie). Da qui nasce un motivo grafico che si sviluppa in differenti forme nei diversi ambienti della sede. Attorno a questa idea si sviluppa l’identità del marchio attraverso una fascia di lamiera verniciata di rosso che marca tutti i profili e le soglie di nicchie e meeting room, pellicole a parete o gigantografie su alluminio che personalizzano le sale riunioni, un dispositivo studiato ad hoc che racconta i prodotti.
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KASTEL
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Kicca one è una seduta impilabile in polipropilene rinforzato in fibra di vetro, stampata ad iniezione, anti UV, nei colori bianco, rosso, grigio, perla, verde, lava, tortora, turchese, lilla e giallo. Kastel opera con successo dal 1983 nel settore dell’arredo con produzioni diversificate di sedute per ufficio, contract e casa. Comfort e design: questo è il principio che guida ogni step dell’attività produttiva. Le proposte Kastel nascono da un’approfondita analisi in termini di ergonomia, rapporto spazio e forma, selezione dei materiali, scelta dei colori e marketing di prodotto. Kastel progetta con professionalità e competenza per garantire massima funzionalità associata a un’immagine di prestigio per un mercato in costante evoluzione.
Equilibrio perfetto di comfort, design e qualità per la moquette modulare certificata Carbon Negative dall’impareggiabile sostenibilità. Il cuore della serie Laylines qui utilizzata è il sottofondo integrato ComfortPlus in materiale riciclato, innovazione Milliken che garantisce ottima ergonomia e fino a 37 dB di assorbimento acustico, migliora la resistenza all’usura e la qualità dell’aria, come confermano i 15 anni di garanzia commerciale e il contributo fino a 7 punti Leed. Il tutto con infinite possibilità in termini di design e personalizzazione. Milliken è distribuita in Italia da Area Pavimenti.
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Il direttore di Degw Alessandro Adamo
DEGW Fondata nel 1973 da Duffy, Eley, Giffone e Worthington, Degw è presente in Italia dal 1985. Dal 2015 è il brand dI Lombardini 22 SpA dedicato alla progettazione integrata di ambienti per il lavoro. Con un approccio fondato sulla ricerca e l’osservazione diretta, fornisce servizi di consulenza e progettazione di spazi di lavoro che aiutano le aziende a migliorare la propria performance, ottimizzando i rapporti tra ambienti fisici e bisogni delle persone, comportamenti organizzativi, strategie aziendali. Tra i progetti italiani più recenti le sedi Nestlè, Barclays e Vodafone a Milano, Alcatel Lucent a Vimercate e la sede Nokia Siemens Network a Cassina de’ Pecchi (Milano). www.degw.it
SCHEDA Località Sesto San Giovanni (MI) Anno di realizzazione 2013 - 2015 Committente Coca-Cola HBC Italia Progetto Lombardini 22-DEGW Superficie 4.600 mq Tipologia uffici
La logica espositiva inizia dalla lobby d’ingresso al piano terra: uno spazio espositivo e di comunicazione di prodotti storici. Questa forma di rappresentazione si ripete fino al settimo e ultimo piano dell’edificio, dove è collocato il ristorante aziendale. Una scelta significativa che rovescia le gerarchie degli spazi lavorativi: al piano più alto, quello nobile, sono collocati la mensa, gli spazi per i collaboratori, una sala giochi, l’infermeria, gli spogliatoi per i runner e una caffetteria. Gli uffici, che si sviluppano con un impianto semplice e lineare lungo il perimetro dell’edificio e occupano tre piani (dal quarto al sesto), sono open-space sia per i collaboratori sia per i dirigenti. I supporti tecnologici sono distribuiti e accorpati modularmente in diverse combinazioni, secondo le funzioni: phone-booth minimali insonorizzati con tessuto acustico; meeting room più grandi con tavoli circolari per riunioni; pareti realizzate con casse di bottiglie che delimitano il ricevimento clienti nella zona marketing; board room e sale di dimensioni minori differenziate e flessibili nell’uso. Ricca e flessibile anche la dotazione di sale riunioni e quella tecnologica: monitor comunicativi presenti ovunque, smart working diffuso e area training completamente riconfigurabile
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Dall’alto, lo sbarco ascensori al sesto piano, l’area marketing delimitata da casse di bottiglie Coca Cola e una board room (foto ©Dario Tettamanzi).
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HOLCOM HEADQUARTER, BEIRUT
DESIGN ITALIANO IN LIBANO Il quartier generale della holding delle telecomunicazioni raggruppa in un’unica sede più di venti società del gruppo. Due grandi blocchi distinti, di sette piani fuori terra, su una pianta quadrangolare, sono collegati da un corpo centrale arretrato. Il tutto in un gioco di volumi articolato che consente la distribuzione diversificata delle funzioni e degli spazi. Il progetto di L22 e Degw diventa un nuovo landmark della città
In alto, una delle corti interne dell’Holcom Headquarter, il centro direzionale progettato da L22 e Degw A destra, i piani interrati dell’edificio ospitano l’autorimessa aziendale (foto ©Ieva Saudargaité).
Beirut, la “città che non muore mai”, è oggi uno dei centri finanziari e culturali più attivi del Medio Oriente. Nella sua parte orientale, tra Corniche Pierre Gemayel e Rue Emile Lahoud, due grandi arterie che tagliano la città da nord a sud, in una zona interessata da un’intensa riqualificazione urbanistica, sorge l’Holcom Headquarter, un grande edificio rivolto verso la città e le sue alture. Si tratta di un edificio che rappresenta un nuovo landmark per la città e ricrea, con la sua forte identità, il dialogo tra differenti culture e modernità e tradizione. L’intervento di Beirut è opera del gruppo Lombardini 22, che ha lavorato sia alla progettazione architettonica e alla direzione artistica sia, attraverso il proprio brand Degw, per la consulenza strategica sull’iterazione tra spazio fisico e performance aziendali, per lo space planning e l’interior design. Una storia dell’Italia che ha successo all’estero, capace di fare sistema su un grande proget-
to, in un luogo particolarmente interessante. Come spiegano i progettisti, il concept dell’edificio «racchiude un sistema architettonico pulsante che unisce realtà, persone,
processi, mission, valori e sogni, in un luogo fortemente identitario e curato in ogni dettaglio, funzionale e bello da vivere». (segue a pagina 32)
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L22 Con sede a Milano, L22 è il brand del Gruppo Lombardini22 dedicato all’architettura e all’ingegneria, specializzato nella progettazione per i mercati retail, office, hospitality e data center. Opera in Italia e nell’area mediterranea. L22 ha sviluppato un sistema di gestione coerente per un’impresa di servizi, puntando su progetti di qualità, rispetto dei tempi e dei costi di intervento. L22, che conta circa 120 collaboratori, è specializzata nel settore del risparmio energetico, nella progettazione del sistema edificio e nei processi di certificazione Leed e Breeam. www.L22.it
SCHEDA Località Beirut Anno di realizzazione 2011-2015 Committente Holcom Sal Progetto architettonico e direzione artistica L22 Capoprogetto Marco Amosso Architect on site Domenico Ghirotto Space planning, interior design DEWG Tipologia Terziario Superficie 35.000 mq
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Le sezioni dell’edificio, un prospetto e la pianta di un piano-tipo. Alla sommità del complesso sono collocate due aree top manager, collegate da un’ampia terrazza.
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Dall’alto in senso orario, un’immagine della facciata esterna con la schermatura metallica che dona unità all’intero complesso; la doppia pelle dell’edificio (curtain-wall e schermatura); una vista notturna del complesso di Beirut (foto ©Ieva Saudargaité).
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‹ SHARING ARCHITECTURE
L’Holcom HQ nasce dall’idea di unire nello stesso edificio più di venti società appartenenti alla holding. Il progetto interpreta l’identità di Holcom con un concept denso e allo stesso tempo diversificato, basato su una serie di layer che ai vari livelli sviluppano diverse funzioni: dalle warehouse agli spazi ufficio avanzati; il tutto avvolto in una doppia pelle che, con gli spazi interni, forma un unico sistema coordinato e coerente. La nuova sede Holcom può accogliere fino a mille persone e diverse organizzazioni contemporaneamente, grazie a un progetto che punta su una virtuosa combinazione di fattori: equilibrio; gestione razionale dei flussi interni ed esterni; ottimizzazione degli aspetti energetici e ambientali; flessibilità degli spazi interni e rappresentatività architettonica. A pianta quadrangolare con un lato obliquo che si adatta alla pendenza del terreno, l’edificio si sviluppa su un’area di 35mila metri quadrati, sette piani fuori terra e due piani interrati, ed è formato da due grandi blocchi distinti, posti in collegamento da un corpo centrale arretrato. Il tutto in un gioco di volumi articolato che permette la distribuzione diversificata delle funzioni e degli spazi. La facciata è il primo forte segno caratterizzante, in cui la schermatura dona unità a tutto l’edificio e il cui carattere è la sua doppia pelle, progettata secondo due sistemi: un curtain wall vetrato e continuo e una scher[ 32 ]
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matura esterna. Flessibilità e tecnologia sono la chiave di volta del business concept. Le sottrazioni e tripartizioni dei volumi, oltre a dare luminosità e vivibilità allo spazio interno, definiscono anche i flussi pubblici e privati, in un sistema in cui spazi di lavoro e di relazione sono allo stesso tempo distinti e comunicanti a ogni piano. I nuclei di supporto sono il tessuto connettivo delle diverse funzioni aziendali. Lo stesso principio di flessibilità nel tempo ha governato lo stacking plan, mirato a valorizzare tutti gli spazi dell’edificio. Al piano terra un’ampia e accogliente area della lobby è il primo accesso alla società. Una informal meeting room e una caffetteria sono i luoghi pensati per ricevere gli ospiti. Una piccola area di vendita al dettaglio, costituita da due negozi, rafforza l’identità del gruppo. Le aree ufficio, pensate secondo i criteri del lavoro contemporaneo per flessibilità e comfort, sono prevalentemente organizzate in open space. Al culmine dell’edificio sono collocate le due aree top manageriali, collegate tra loro da una terrazza panoramica. Il progetto ha disposto le client area nei corpi di collegamento di ciascun livello, connettendole agli spazi ufficio attraverso i nuclei di supporto. Il tema ambientale è di primaria importanza nella progettazione: a partire dall’involucro, che è studiato per massimizzare l’apporto di luce naturale riducendo il ricorso a quella ar-
tificiale e proteggendo al contempo dall’irraggiamento solare diretto. L’impianto fotovoltaico produce 110 kW e copre oltre un quinto delle esigenze energetiche. Per ottimizzare costi e consumi, l’intero edificio è gestito da due sistemi: uno di Building management system e l’altro di Lighting control system. La sostenibilità ambientale dell’intervento è anche garantita dall’utilizzo prevalente di materiali locali. Grande rilevanza ha il progetto del verde: piante di bamboo, alberi di alto fusto, un bosco di agrumi e un muro vegetale creano un’atmosfera rilassante e unica
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Sopra, alcune aree di lavoro e di ricevimento ospiti e. sotto, la parete vegetale ricavata in una corte interna che porta luce al primo piano interrato. A destra, in alto, lo schema di suddivisione delle aree lavorative e delle relazioni funzionali. In basso, la pianta del complesso che mette in evidenza i due blocchi dell’edificio, collegati da un corpo arretrato (foto ©Ieva Saudargaité).
REBUILD 2016 CIRCOLARE, DIGITALE, SOCIALE L’EDILIZIA DEL FUTURO Giunta alla sua quinta edizione, Rebuild 2016, manifestazione organizzata da Habitech e Re-Lab, si è conclusa con un bilancio positivo in termini di presenze e di contenuti. Questi ultimi incentrati sull’innovazione e sui temi che stanno iniziando ad attraversare anche l’industria delle costruzioni del nostro Paese. Tre i nodi attorno ai quali è ruotato il dibattito della due giorni di Riva del Garda: economia circolare, digitale e sociale. «Lo sviluppo verso la rigenerazione deve essere governato e non subìto - afferma Ezio Micelli, docente allo Iuav di Venezia e presidente del comitato scientifico di Rebuild. Per questo il settore deve affrontare la sfida di un nuovo percorso di industrializzazione sfruttando le opportunità offerte dal digital manufacturing. Anche il settore delle costruzioni deve cogliere le opportunità delle tecnologie dell’informazione, ormai elemento centrale della catena del valore industriale». «I processi di nuova industrializzazione delle costruzioni sono già avviati - sostiene Thomas Miorin, fondatore di Rebuild e presidente di Re-Lab. Da più parti si stanno costruendo edifici smontabili e riutilizzabili, grandi aziende del settore dell’illuminazione stanno passando dalla produzione e vendita di lampade alla fornitura di un servizio di illuminazione ad hoc e per questo investono su prodotti disassemblabili e riutilizzabili, diverse imprese del Nord Europa negli ultimi anni hanno intrapreso un percorso di innovazione radicale. Insomma, sono sempre di più coloro che scommettono su un nuovo processo edilizio fortemente caratterizzato da un approccio industriale, in cui la prefabbricazione digitale viene abilitata da una potente infrastruttura di ingegneria. Percorsi che fanno emergere una serie di ambiti nuovi per l’industria delle costruzioni: logistica, produzione lean e offsite, assemblaggio e manutenzione, manifattura digitale, robotica e realtà aumentata». Ad aprire i lavori, un’interessante confronto di due esperti di gestione sostenibile delle risorse idriche, Riccardo Bresciani, di Iridra, società di Firenze specializzata in interventi di risparmio delle risorse idriche, e del paesaggista inglese Andy Clayden, che hanno presentato numerosi casi di come dovrebbero essere gestite le acque reflue delle nostre città. A moderare la sessione (dal titolo Acqua: da minaccia a oro blu) il nostro direttore scientifico e docente del PoliMi Carlo Ezechieli. Rebuild è stato anche l’occasione per il lancio, a un anno dalla presentazione del modello olandese di riqualificazione del costruito, di Energiesprong Italia.
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Rebuild 2016: un momento della sessione “acqua: da minaccia a oro blu”. Da sinistra Riccaro Bresciani, Carlo Ezechieli e Andy Clayden.
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‹ SHARING ARCHITECTURE
IL TECNOPOLO DI REGGIO EMILIA
POST & SOFT Ieri ospitava la grande industria pesante, oggi start-up giovanili, centri di ricerca e laboratori high-tech. Il progetto di Andrea Oliva valorizza l’archeologia industriale con un’operazione di restauro conservativo e rifunzionalizzazione con nuovi volumi collocati in modo autonomo, indipendente e reversibile Il Tecnopolo di Reggio Emilia. Nella pagina accanto, uno degli accessi al nuovo edificio. In alto, la struttura in ferro dell’ex fabbrica; al centro, un vista esterna del complesso recuperato; in basso, una sezione con indicati i volumi realizzati all’interno dell’ex capannone industriale (foto ©Kai-Uwe Schulte-Bunert).
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Le Officine Reggiane appartengono alla storia industriale manifatturiera di Reggio Emilia. Nascono nel 1904 per produrre materiale ferroviario. Con l’avvento della Prima guerra mondiale le Officine vengono riconvertite per costruire velivoli da guerra. Seguì una lunga occupazione, alcune riconversioni industriali e poi l’abbandono e il silenzio, alcuni anni fa è partito il progetto di trasformazione dell’intera area, già avviato con il Capannone 19 oggetto di
questo servizio. Un luogo di ricerca legato alle competenze e al saper fare del territorio e destinato a richiamare nuove imprese, e startup giovanili, unite nel nome dell’ambiente e dell’innovazione. Il progetto di riconversione è dello studio di Andrea Oliva, giovane architetto di Reggio Emilia. Il progetto consiste nel mantenimento della grande copertura, che funziona da mediazione tra fabbrica e contesto, e che racchiude i nuovi volumi nel rispetto della sagoma
storica delle fronti (sulle quali sono stati recuperati i murales dell’artista Blu). L’approccio progettuale valorizza le archeologie industriali attraverso il restauro e il recupero conservativo del fabbricato industriale, collocando le nuove funzioni su tre livelli all’interno di edifici indipendenti e autonomi: se da un lato la vecchia fabbrica funge da collettore delle singole attività in un unico spazio pubblico, dall’altro l’inserimento dei nuovi edifici funziona come
› SHARING ARCHITECTURE
2016 Biennale Architettura - Padiglione Italia
Progetto selezionato ed esposto
2015 Premio Mies van der Rohe
Nella rosa dei 40 selezionati
2014 Premio RIUSO 03 - Rigenerazione
Urbana Sostenibile 2° classificato
una macchina architettonica sostenibile. All’interno, sempre nel rispetto della struttura originaria, gli ambienti sono suddivisi in moduli indipendenti: una soluzione che attraverso i percorsi, allineati sul retro e articolati in galleria, valorizza lo spazio pubblico interno e la storia del luogo. Il lavoro di Oliva ha inteso sottolineare la reciprocità tra vuoto e pieno, tra gli elementi lineari e quelli volumetrici, tra forma (segue a pagina 38)
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‹ SHARING ARCHITECTURE REGGIO EMILIA CAMBIA VOLTO Reggio Emilia smette i panni di centro dell’industria meccanica per diventare luogo dell’innovazione produttiva e creativa. Nei vecchi stabilimenti delle ex Officine Meccaniche Reggiane verranno ospitati centri di ricerca, servizi per giovani talenti, startup e spin-off di nuove imprese. È il Parco dell’Innovazione, alla cui definizione concorrono il centro internazionale Loris Malaguzzi (laboratorio di ricerca del sistema educativo reggiano, aperto nel 2011) e il Tecnopolo (ospitato negli spazi del capannone 19): a questi due importanti presidi si aggiungerà la riqualificazione di altri due capannoni, il 17 e il 18, che daranno vita a una piattaforma logistico-tecnologica capace di potenziare la collaborazione tra imprese e ricerca.
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› SHARING ARCHITECTURE SISTEM COSTRUZIONI Moduli autoportanti in legno
Andrea Oliva - Studio Cittaarchitettura È stato coordinatore delle ricerche “Progetto R.E.T.E. Reggio Emilia Territorio Esteso” e “Riqualificazione della Via Emilia” per il Dipartimento di Ingegneria e Architettura dell’Università degli Studi di Parma, presso il quale è stato professore a contratto dal 2001 al 2011. Andrea Oliva attualmente è professore a contratto presso il Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Ferrara. Nel 2000 fonda lo studio cittàarchitettura, occupandosi di ricerca e progettazione a diverse scale e su vari temi, dall’architettura sostenibile all’interior design, dall’urbanistica al landscape design, per committenze sia pubbliche sia private. Le sue opere sono state pubblicate, esposte e premiate in numerosi contesti, sia nazionali che internazionali. www.cittaarchitettura.it
SCHEDA Località Reggio Emilia Anno di realizzazione 2011 - 2013 Committente Comune di Reggio Emilia Progetto Andrea Oliva, Studio Cittàarchitettura Progetto strutture in legno Marco Pio Lauriola Progetto strutturale Leonardo Berni Sviluppo progetto architettonico Giacomo Fabbi,
Sistem Costruzioni, che da quasi quarant’anni realizza strutture ed edifici in legno in Italia e all’estero, è partner del progetto di riqualificazione dell’Area exOfficine Reggiane. In particolare, all’interno dei 3.500 metri quadrati del Capannone 19 sono stati inseriti moduli autoportanti realizzati completamente in legno, firmati Sistem, con pareti e solai a telaio. Per la struttura sono state realizzate le platee di fondazione con le intercapedini per il passaggio della rete impiantistica, e le platee di pavimentazione, oltre al restauro della grande struttura metallica e delle parti murarie e la rimozione, ad inizio lavori, della vecchia copertura. Inoltre, sono state costruite le sottostrutture laterali che adempiono alle funzioni tecnologiche e una nuova copertura dell’edificio. Il sistema di costruzione a secco permette di realizzare interventi reversibili e non invasivi, che salvaguardano l’autenticità dei luoghi, la percezione visiva e la natura dello spazio, consentendo al contempo l’inserimento di funzioni complesse quali quelle qui previste per i laboratori dell’Università di Modena e Reggio Emilia e Crpa Lab.
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Strutture in legno Sistem Costruzioni Superficie 4.600 mq Tipologia uffici polo per la ricerca industriale
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Accanto, piante del capannone 19 con i tre nuovi livelli interni. Nella pagina di sinistra, il masterplan dell’area (in rosso il profilo del capannone 19) e un’immagine di dettaglio dell’interno (foto ©Kai-Uwe Schulte-Bunert).
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‹ SHARING ARCHITECTURE
e funzione e consente di percepire come un unicum sia le funzioni specialistiche, come i laboratori e gli uffici, sia la struttura e le pareti originali del capannone negli spazi pubblici, come il foyer, la sala conferenze e i corridoi. Spazi, questi ultimi, ricavati con l’uso di partizioni sia trasparenti sia opache. Gli ambienti dei laboratori invece sono realizzati mediante la composizione di volumi lignei: un’astrazione formale e un uso di elementi naturali che conferisce all’architettura grande valore materico. Il Tecnopolo di Reggio Emilia, costato 5 milioni e mezzo di euro sulla base di un finanziamento del Comune e della Regione, è parte di un network di dieci strutture per l’innovazione che stanno sorgendo in Emilia Romagna
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I nuovi volumi all’interno del Capannone 19 delle ex-Reggiane che ospiteranno start-up, laboratori di ricerca universitari e per i settori dell’agroalimentare, dell’ambiente e dell’energia. Accanto, sezione (foto ©Kai-Uwe Schulte-Bunert).
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Per informazioni contattare RESIN FLOORING TEAM: resinflooring@mapei.it
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‹ OPERARE SUL COSTRUITO
SPALVIERI/DEL CIOTTO, CASA E STUDIO
ARREDARE CON SEMPLICITÀ Il restyling in pochi gesti di un appartamento + studio in un edificio degli anni Settanta a Tolentino, nel cuore delle Marche. Materiali e dettagli che fanno la differenza
In alto, l’ingresso all’abitazione al primo piano dell’edificio Varcato il corridoio, gli ambienti sono caratterizzati dal contrasto tra pareti bianche e nere, con il soffitto contornato dagli stucchi originari; sotto, al piano terra lo studio dei due architetti (foto ©Federico Villa).
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I proprietari di casa, e in questo caso anche progettisti, sono Valentina Del Ciotto e Simone Spalvieri, coppia nella vita e nel lavoro. Entrambi laureati al Politecnico di Milano, hanno vissuto nove anni nel capoluogo lombardo per poi avere una significativa esperienza di vita a Londra. Quasi tre anni fa sono tornati in Italia e hanno scelto Tolentino come base per la vita e il lavoro: una scelta fatta per avvicinarsi alla natura, per dedicare più tempo e concentrazione ai progetti e per agevolare gli spostamenti verso i loro clienti (Simone lavora anche all’interno dell’Innovazione Prodotto di Poltrona Frau). L’appartamento e lo studio del servizio sono situati all’interno di un edificio degli anni ’70, rispettivamente al primo piano e al piano terra. Il progetto non ha previsto pesanti stravolgimenti architettonici, l’intenzione è stata quella di lasciare gli ambienti in equilibrio con l’architettura e lo spazio circostante.
Grande attenzione è stata dedicata alle fonti di luce naturale, dividendo gli spazi in modo da favorire l’illuminazione naturale durante il giorno. Esposto su tre lati, l’appartamento di 130
mq totali è suddiviso in cucina e zona living, tre camere da letto, due bagni e una stanza lavanderia. Molti degli elementi esistenti e caratterizzanti, come gli infissi e gli stucchi a soffitto, sono stati mantenu-
› OPERARE SUL COSTRUITO
Spalvieri / Del Ciotto Design Studio Nati entrambi nel 1982, hanno vissuto e lavorato a Milano, Londra e ora nelle Marche a Tolentino. Dopo varie esperienze lavorative in studi e aziende del settore, nel 2009 hanno aperto il loro studio. Spalvieri / Del Ciotto Design Studio è un luogo dove si fondono idee, ricerca e sperimentazione. Il lavoro dello studio è caratterizzato dalla semplicità formale e funzionale unita a un’intensa componente emotiva basata sulla convinzione che ogni oggetto di design deve essere una testimonianza della nostra esperienza, qualcosa che conserva e porta con sé una parte della nostra storia. L’intento è quello di umanizzare le nuove tecnologie e i nuovi materiali, creando oggetti innovativi e funzionali. Nel 2013 lo studio è stato selezionato da Massimo Vignelli e ha vinto il Top Young Italian Design Prize. I lavori di Valentina Del Ciotto e Simone Spalvieri sono stati esposti all’Istituto della Cultura Italiana di New York. www.spalvieridelciotto.com
In questa pagina il soggiorno con il rendering di progetto. Sotto, la pianta dell’appartamento (foto ©Federico Villa).
SCHEDA Località Tolentino Progetto Spalvieri / Del Ciotto Design Studio Realizzazione 2015-2016 Committenza privata Pavimentazione in legno Bernabei parquet Superficie appartamento 130 mq
BERNABEI PARQUET Il sapere artigiano
Più di trent’anni di esperienza nella realizzazione di pavimenti artigianali in legno fanno di Bernabei il partner ideale degli architetti in interventi di riqualificazione dell’esistente, consapevole che ogni progetto di interni è frutto di una visione complessiva degli ambienti, in cui ogni elemento contribuisce a completare una visione unitaria della residenza disegnata su misura di chi lo abita, In questo progetto il pavimento in legno di rovere a tre strati, applicato in tutti gli ambienti, è stato finito e protetto in opera con olio naturale. La posa è stata eseguita flottante su tappetino in fibra vegetale. Il rivestimento delle superfici verticali con spessore 2 mm e una texture setosa e morbida al tatto contribuisce alla purezza formale del box che segna e separa la zona notte dell’appartamento. Eco-compatibile e a ridotto impatto ambientale, il legno selezionato può essere utilizzato anche per le pavimentazioni e i rivestimenti di ambienti bagno e cucina grazie alle sue doti di resistenza, inassorbibilità e facilità di manutenzione.
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‹ OPERARE SUL COSTRUITO
ti e restaurati. La funzionalità della casa è concepita sulle esigenze e sui desideri di una famiglia dinamica e contemporanea: si entra in un’ampia zona giorno dominata dal colore bianco, ma quello che colpisce, una volta varcato l’ingresso, è un parallelepipedo nero al centro dello spazio attraverso cui, varcando una porta montata a filo, si passa nella zona notte. Una volta nel corridoio ci si trova in un ambiente quasi metafisico, caratterizzato dal contrasto tra pareti bianche e nere e il soffitto contornato dagli stucchi originari. All’interno della camera da letto tutto è all’insegna di una misurata pacatezza, nelle tinte scelte, nelle linee essenziali del letto, della sedia e dei piani in marmo che fungono da comodini, nel bianco morbido delle pareti e dell’armadio. Ad esclusione dei due bagni, dove sono state montate cementine esagonali, su tutta la superficie a terra dell’appartamento è stato utilizzato legno di rovere naturale con finitura a olio/cera. L’attenzione all’aspetto ecologico ha indirizzato i progettisti verso la scelta di un’installazione flottante con incastro a secco. Anche i bagni sono caratterizzati dall’essenzialità: completamente ripensati, hanno conservato comunque il sapore originale degli spazi puri e asciutti dell’impianto [ 42 ]
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originale. Le pareti sono state spalmate in micro cemento, mentre la rubinetteria è un progetto dei proprietari di casa per la storica azienda italiana Mamoli. L’intero progetto è incentrato sull’essenzialità e l’iconicità dello spazio e degli elementi d’arredo, dove icone del design contemporaneo si mescolano a pezzi del passato. L’attenzione verso una dettagliata defi nizione degli interni è documentata anche dai disegni prodotti dagli architetti in un mix singolare di tratti e fotoinserimenti
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In questa pagina, la camera da pranzo, il bagno con il rendering di progetto, la cucina (foto ©Federico Villa).
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‹ OPERARE SUL COSTRUITO
ANTONIO GIUMMARRA, APPARTAMENTO A RAGUSA
IL BIANCO E LA LUCE Posizione invidiabile e qualità degli ambienti. Un intervento misurato trasforma un comune appartamento in una casa che avrebbe successo sul catalogo di Airbnb In questa pagina e nella successiva, la creazione di uno spazio a doppia altezza, l’inserimento di una finestra in copertura e l’uso di colori chiari hanno dato respiro e luminosità a un appartamento di vecchia concezione (foto ©Antonio Giummarra).
Tra i numerosi fattori che influenzano le trasformazioni degli spazi, le tecniche con cui l’edificio oggetto dell’intervento è stato costruito sono certo le più rilevanti. Nel caso in questione, che riguarda un appartamento di circa 115 mq in un palazzetto signorile nel centro storico di Ragusa superiore, la modesta dimensione delle aperture esistenti nelle murature portanti
pianta secondo piano
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rappresentava un serio limite alla percezione della luce. Un secondo limite era rappresentato dall’angustia degli spazi esistenti, mentre si rendeva disponibile un sottotetto inutilizzato. Un attento recupero di questo spazio, unito all’appartamento sottostante da una leggera scala in ferro realizzata su disegno e posta ad angolo, ha risolto entrambe le criticità.
L’abitazione si sviluppa ora su due livelli intorno a uno spazio centrale a doppia altezza. Questo volume, vero e proprio cuore della casa, è inondato di luce naturale proveniente sia lateralmente che dall’alto. La percezione viene ampliata dalla scelta di colori chiari, mentre la scelta di utilizzare pochissimi materiali (rovere, ferro, intonaco) sottolinea la pulizia formale dell’intervento
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pianta soppalco secondo piano
‹ OPERARE SUL COSTRUITO
Antonio Giummarra Antonio Giummarra (Ragusa, 1970) si laurea in architettura a Firenze nel 1994 col massimo dei voti e dopo un periodo di tirocinio presso alcuni studi del capoluogo toscano intraprende la libera professione aprendo il proprio studio a Ragusa nel 1996. Nello stesso anno vince il primo Premio Europeo di Architettura per gli impianti sportivi bandito dal Coni. Particolarmente attivo anche nel campo del disegno d’interni e dell’allestimento, lo studio dell’architetto Giummarra unisce l’attitudine sperimentale progettuale alle competenze professionali di una consolidata rete di consulenti specialistici per realizzare strutture commerciali, uffici e numerosi interventi di riuso e riadattamento di edilizia esistente. www.antoniogiummarra.com
SCHEDA Località Ragusa Realizzazione 2011-2015 Committente privato Progetto architettonico arch. Antonio Giummarra Strutture ing. Giambattista Antoci Superficie netta 115 mq Importo dei lavori euro 100.000,00
due foto di cantiere che documentano lo stato di fatto dell’abitazione su cui è stato sviluppato l’intervento (foto ©Antonio Giummarra).
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‹ È LA LEGGE, BELLEZZA ACCESSO CIVICO: PROVE TECNICHE DI TRASPARENZA DELLA PA Avv. Alessandro Ezechieli
La cosiddetta riforma Madia della Pubblica Amministrazione ha visto la luce con la legge 7 agosto 2015 n. 124 che, al momento della sua entrata in vigore (28 agosto 2015), non è certo stata accolta come una rivoluzione, visto e considerato che la maggior parte delle novità era solo preannunciata e rinviata ad una serie di decreti legislativi da emettersi successivamente. Nel corso del Consiglio dei Ministri del 16 maggio 2016 il Governo è giunto finalmente alla definitiva approvazione del decreto di attuazione in materia di trasparenza che ci si augura verrà presto pubblicato in Gazzetta Ufficiale acquistando forza di legge. La nuova normativa riscrive profondamente il D.Lgs. n. 33/2013, modificando e ampliando l’istituto dell’accesso civico, ossia il diritto di chiunque di “accedere ai dati e ai
documenti detenuti dalle pubbliche amministrazioni, ulteriori rispetto a quelli oggetto di pubblicazione … nel rispetto dei limiti relativi alla tutela di interessi giuridicamente rilevanti”, e ciò allo scopo di “favorire forme diffuse di controllo sul perseguimento delle funzioni istituzionali e sull’utilizzo delle risorse pubbliche”. Avremo pertanto un nuova regola per cui chiunque, senza dover motivare le ragioni della propria richiesta, potrà ottenere copia, al solo costo di riproduzione, di tutti i documenti in possesso della Pubblica Amministrazione. Ma se questa sarà la regola, ci sarà pur sempre un’eccezione: l’accesso civico potrà infatti essere rifiutato “se il diniego è necessario per evitare un pregiudizio concreto alla tutela” di taluni interessi pubblici (tra cui la sicurezza pubblica, la sicurezza nazionale, le relazioni internazionali) o di taluni interessi privati
(tra cui la privacy e la tutela della proprietà intellettuale e industriale). Le limitazioni al diritto di accesso civico sono ineccepibili ai fini del rispetto dei diritti costituzionali dei soggetti diversi dal richiedente, ma il punto cruciale è che tali limitazioni non divengano nei fatti lo strumento improprio per frustrare il principio ispiratore dell’intera novella, quello cioè di rendere l’Italia un Paese più simile ai sistemi anglosassoni, dove la trasparenza della Pubblica Amministrazione è una conquista sociale consolidata da tempo nel Freedom of information act. I Pubblici Uffici avranno a disposizione 6 mesi di tempo per adeguarsi alla nuova normativa a decorrere dall’entrata in vigore del decreto: staremo a vedere. alessandro.ezechieli@studiolegalebelvedere.com
SINTESI DELLE NOVITÀ DEL CODICE DEGLI APPALTI Avv. Pietro G. Bembo
Il nuovo Codice degli appalti incide notevolmente sul tema della progettazione, ritenuto dal legislatore delegato uno dei temi centrali di inefficienza, sia dal lato della committenza che da quello dei progettisti. Le soluzioni individuate dal nuovo Codice sono volte a garantire ruoli di professionalità e di qualità a tutto vantaggio di un mercato più competitivo. Partendo dall’aspetto delle stazioni appaltanti, si registrano novità che operano nel senso di favorirne le aggregazioni per incentivare la concentrazione di risorse, la capacità organizzativa e manageriale (articolo 37), introdurre il rating di qualificazione delle stazioni appaltanti (articolo 38), operare limitazioni nella indizione di gare in base al valore della commessa (articolo 37, commi 1 e 2) e, infine, operare prevalentemente con il criterio dell’offerta economicamente vantaggiosa per la selezione dell’aggiudicatario (articolo 95; eccezione fatta per i casi di bandi di gara per un valore fino a 40.000 euro per i quali resta il criterio del maggior ribasso tramite un procedimento di selezione diretta). Le procedure e le modalità di gara per l’affidamento degli incarichi di progettazione sono solo quelle previste dall’articolo 157 con rimando alle disposizioni degli articoli 60 e 61, che rispettivamente disciplinano la procedura aperta e quella ristretta. Alla stazione appaltante è data facoltà di inserire criteri premiali per valorizzare il rating di legalità dei concorrenti e per agevolare la partecipazioni di piccole e nuove imprese e di giovani professionisti (articolo 95, comma 13). Il nuovo codice disciplina in modo più dettagliato i concorsi di idee (articolo 156), definiti come concorsi finalizzati all’acquisizione di una proposta ideativa da remunerare con un [ 46 ]
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congruo premio, con l’introduzione dell’applicazione delle medesime disposizioni previste per gli incarichi di progettazione. Sul punto la novità consiste nella possibilità che al vincitore la stazione appaltante possa anche riconoscere nel bando del concorso l’affidamento della realizzazione dei successivi livelli di progettazione, o in alternativa prevedere la divisione della realizzazione dei successivi livelli di progettazione in due fasi concorsuali: una per la fattibilità e l’altra per il definitivo architettonico con valore di fattibilità per le strutture e l’impiantistica (articolo 156). An-
che in questo caso ci potranno essere sistemi premianti del punteggio attribuito in caso di presenza di uno o più giovani professionisti nel gruppo concorrente. Per quanto concerne le soluzioni direttamente impattanti il tema della progettazione, si evidenziano quelle relative alla ridefinizione dei requisiti dei progettisti annunciati dall’art. 24 nel senso di consentire il riconoscimento delle esperienze per i soli servizi cosidetti di punta nell’attesa che vengano definiti i precisi e completi requisiti da un decreto del ministro delle Infrastrutture e trasporti da emanarsi entro il 19 luglio 2016 sentita l’Anac, quindi attenzione
a quelle che saranno le nuove prescrizioni. Per ora le nuove linee guida già pubblicate il 3 maggio 2016 e in corso di consultazione paiono molto fumose e senza particolari novità. Nel frattempo, restano validi i requisiti vigenti. Cambiano invece la terminologia e i nuovi livelli di progettazione, che pur restando tre, affermano il principio che ogni gara per lavori o servizi si fonderà solo sul progetto esecutivo, con l’introduzione del divieto dell’appalto integrato (art. 59, comma 1). Questi i nuovi livelli di progettazione: il progetto di fattibilità tecnica ed economica; il progetto definitivo; il progetto esecutivo (art. 23). Tuttavia, per conoscerne i dettagli e gli specifici contenuti si dovrà attendere un emanando decreto del ministro delle Infrastrutture. Per ora resta rilevante il fatto che la nuova progettazione dovrà assicurare le dieci esigenze fissate dal primo comma dell’articolo 23 - innovando in parte quanto emergeva dal combinato disposto dell’articolo 93 del decreto legislativo 163/06 e dall’articolo 15 del Dpr 207/10 - tra le quali
“Ogni gara per lavori o servizi si fonderà solo sul progetto esecutivo, con l’introduzione del divieto dell’appalto integrato” compare l’indicazione di ridurre il consumo del suolo. Limitando l’esame al progetto esecutivo, che potrebbe anche sostituire i livelli precedenti, a condizione che contenga tutti i contenuti dei livelli omessi (comma 4, art. 23), esso deve determinare ogni dettaglio dei lavori da realizzare, il relativo costo, il cronoprogramma coerente con il definitivo. www.studiolegalebembo.it
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‹ TRA CITTÀ E CAMPAGNA
RESIDENZA UNIFAMILIARE A CALTANISSETTA
AL CENTRO DELL’ISOLA La residenza progettata da Giuseppe Di Vita volge le spalle alla città e apre viste inattese sulle colline circostanti e sulle cime delle Madonie Qual è il ruolo dell’architetto quando si tratta di dare forma a un programma molto semplice? Si tratta solo di seguire le richieste del committente, in questo caso un nucleo familiare di cinque persone che chiede uno spazio informale da vivere con gli amici, una cucina abitabile, un piccolo studio? Forse è solo un piccolo ruolo, come quello di Giuseppe Di Vita (Itinera studio associato) che si è limitato qui ad aggiungere due “materiali” se così possiamo chiamarli: la luce e il paesaggio, ma come quel piccolo passo di Armstrong sulla Luna è un intervento che cambia le cose. Il paesaggio è quello dell’interno collinare della Sicilia, oggi più verde rispetto agli Appunti siciliani di Franco Fontana ma in estate forte come allora, e come la luce che invece diventa mite con i colori del cielo in inverno. Insieme, luce e paesaggio danno conto di un’autenticità dei luoghi che nessuna contraddizione isolana o malintesa retorica turistica può cambiare. Luce e paesaggio che formano quella bellezza a cui la gente andrebbe educata, come scriveva Peppino Impastato, [ 48 ]
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per combattere la rassegnazione. Il progetto di questa residenza unifamiliare, adagiata su un lotto in declivio che si apre su una vallata, si distingue per una elegan-
te semplicità che riduce al minimo gli spazi sprecati e adotta alcune originali soluzioni per sfruttare al meglio le superfici utili: prevede ad esempio un originale solaio sul
Sopra il titolo, dalla terrazza affacciata a ovest la vista arriva fino alle cime delle Madonie. A soli 2 km dalla città, la residenza (nella foto sotto la facciata nord) sorge in un contesto di aperta campagna (foto ©Santo Eduardo Di Miceli).
› TRA CITTÀ E CAMPAGNA
DOMUS LABORATORIO D’ARREDO Interni tailor made
EDILFOR Soluzioni complete per gli interni
Domus Laboratorio D’Arredo è specializzata nella realizzazione su misura di arredi dedicati a spazi domestici e commerciali. Dotata dei più moderni impianti per la lavorazione e la finitura sia del legno sia dei nuovi materiali compositi come Fenix® e Corian®, Domus è sinonimo di alta qualità, efficienza e flessibilità nella produzione di arredamenti per interno. Domus può contare su un ufficio tecnico interno, per poter eseguire anche i progetti più complessi, e una selezionata rete di partners per la fornitura di vetri, metalli, elettrodomestici, soluzioni d’illuminazione per fornire il prodotto completo di tutto.
EdilFor nasce nel 1980 con un magazzino edile e sala mostre a Mussomeli, cui presto si aggiunge la sede di Caltanissetta, con un’esposizione organizzata su due piani. L’azienda, che alla consulenza e progettazione di bagni e cucine in muratura aggiunge il servizio di consegna diretta in cantiere, offre una gamma completa di soluzioni di interni che vanno dalle pavimentazioni in ceramica o parquet agli idrosanitari e rubinetteria, vasche idromassaggio, caminetti e rivestimenti. Per questo progetto Edilfor ha fornito tra l’altro le lastre in grès porcellanato di grande formato della collezione Base di Fap Ceramiche utilizzate nelle pavimentazioni.
DOMUS LABORATORIO D’ARREDO
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Contrada Grotticelli, zona Industriale San Cataldo CL T. 335 7869898 www.laboratoriodomus.it | info@laboratoriodomus.it
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‹ TRA CITTÀ E CAMPAGNA
Giuseppe Di Vita - Itinera Studio Associato Fondato nel 1993 dall’architetto Giuseppe Di Vita e dagli ingegneri Filippo Maria Vitale e Cataldo Pilato, Itinera Studio Associato si occupa di progettazione, restauro e consulenza. Lo studio si avvale di collaboratori fissi interni e di collaborazioni specialistiche esterne. Alcuni progetti dello studio hanno ricevuto riconoscimenti di livello nazionale e internazionale, tra cui il Complesso parrocchiale Santa Maria di Nazareth in San Cataldo che ha ricevuto una menzione nel concorso internazionale Abitare il Mediterraneo 2013 nella sezione luoghi di culto. Attualmente Itinera è all’opera su impegnativi lavori di restauro e progettazione. www.itinera.org
SCHEDA Località Caltanissetta Anno di realizzazione 2015 Progetto architettonico Giuseppe Di Vita, Itinera Studio Associato
Committente privato Impresa costruttrice Edilgi Interni Edilfor Opere su misura in legno Domus laboratorio d’arredo Opere a verde Sberna Michele
pianta piano terra
pianta primo piano
pianta copertura
prospetto sud - ovest
prospetto sud - est
prospetto nord - ovest
prospetto nord - est
corridoio della zona notte, nell’ultimo livello, che diventa soppalco per le tre camere da letto dei ragazzi. Il progetto appare chiaro, pulito e senza inutili decorazioni: i tre livelli in cui si articola la casa assolvono a tre diverse funzioni: al primo livello lo spazio da vivere con gli amici, al secondo livello la zona giorno con la cucina e la sala da pranzo e al terzo livello la zona notte. Parzialmente protetta, la terrazza mette in comunicazione gli ambienti interni con il paesaggio, particolarmente godibile al calar del sole. Mediterranea nella sua compattezza e nell’equilibrio tra parti opache e trasparenti, l’architettura si completa con un attento controllo delle prestazioni energetiche: isolamento a cappotto, riscaldamento con superfici radianti, caldaia a biomassa con integrazione di pannelli solari termici e utilizzo dell’acqua piovana per usi irrigui. Tuttora in corso il completamento degli spazi esterni con la realizzazione di una piscina
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In alto, il corridoio della zona notte ricavato nel solaio al secondo piano. Accanto, piante e prospetti dell’abitazione (foto ©Santo Eduardo Di Miceli).
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acqua
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‹ RETAIL DESIGN
FLAGSHIP STORE POLTRONA FRAU, MILANO
LEZIONI DI STORIA Poltrona Frau apre il suo secondo flagshipstore a Milano all’interno di Palazzo Gallarati Scotti, edificio dei primi del Settecento in stile tardo barocco milanese dalle linee architettoniche sobrie e raffinate L’apertura di Poltrona Frau Via Manzoni, che si affianca all’esistente showroom di Via Durini, rientra in una strategia di consolida-
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mento finalizzata ad accentuare la visibilità del brand nel mercato italiano e internazionale. Lo spazio, che si sviluppa su più di 800
metri quadri, è molto articolato e si snoda in modo mai prevedibile nel cuore del Palazzo attraverso un susseguirsi di sale, gallerie, corti interne che invitano alla scoperta e stupiscono il visitatore. Alcune sale sono di particolare interesse artistico. Ne sono un esempio la sala con soffitto a cassettoni del ‘700 e la Sala del Camino totalmente affrescata da Carlo Innocenzo Carloni intorno alla prima metà del ‘700, già “sala di lettura” del Circolo del Convegno tra gli anni ‘20 e ‘30 del secolo scorso, dove artisti, letterati, musicisti cosmopoliti si incontravano per offrire conferenze, letture e corsi con obiettivi di interscambio culturale. La ristrutturazione è stata fatta in modo sapiente nel rispetto del valore storico e architettonico dell’edificio e in armonia con i valori della marca. I colori neutri e i materiali caldi creano un’atmosfera intima e accogliente in cui si raccontano l’eccellenza e la storia centenaria di Poltrona Frau attraverso i prodotti, dal divano Chester datato 1912, fino a Nivola del 2014, e attraverso immagini di archivio, disegni e fotografie della produzione che valorizzano l’heritage e il contenuto di alta artigianalità di tutta la produzione. Nella sala principale si alternano diversi ambienti sobri ,dal living al dining, dallo studio alla zona letto, con pezzi storici e contemporanei accostati con coerenza ed equilibrio: dalla poltrona Vanity Fair del 1930 al divano GranTorino di Jean-Marie Massaud, vincitore del Wallpaper Award nel 2014, dal letto Mamy Blue di Roberto Lazzeroni a Lyra, poltroncina del 1934 dalle linee morbide e
› RETAIL DESIGN
femminili. E poi ancora il tavolo Sangirolamo di Achille e Pier Giacomo Castiglioni e la poltrona Dezza di Gio Ponti disegnata dal maestro nel 1964. Nella Saletta della Leathership® due librerie delle pelli, in cui sono accuratamente riposte 120 pelli nei colori più innovativi di una palette che conta circa 150 nuance, inducono a vivere un’esperienza tattile e ad assaporare il calore del materiale che racchiude la passione e il know-how dell’azienda. Filmati suggestivi come quadri animati
nella Galleria dell’intelligenza delle mani: ciascuno dei sei monitor racconta una delle principali fasi di produzione di Poltrona Frau. Un susseguirsi di gesti antichi, lenti e attenti che si ripetono in un ritmo senza tempo. La spazio prosegue nella Galleria delle icone ispirata ai tradizionali circoli anglosassoni con una selezione di sedute da lettura e da relax dai colori caldi e a volte inaspettati. La galleria si apre nella Sala delle colonne, che prende luce da due piccole corti interne.
Da qui attraverso un’apertura molto ampia si accede alla grande Sala a cassettoni che invita all’ingresso nella Sala del Camino, area di collegamento tra il flagshipstore di Poltrona Frau e quello della nuova boutique Home di Bottega Veneta che si sviluppa al di là di tale spazio. Qui vengono presentati, insieme a John-John e T904 di Poltrona Frau, anche Meta e Tassello, realizzati da Poltrona Frau in esclusiva per Bottega Veneta, seguendo gli stessi valori legati all’artigianalità, all’eccellenza e alla qualità
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Gli ambienti del flagship store Poltrona Frau di via Manzoni a Milano, ricavati all’interno di Palazzo Gallarati Scotti.
BERNABEI
Pavimenti in legno La realizzazione del pavimento in legno all’interno dello show-room è stata affidata ai Bernabei: maxi-tavole in rovere europeo naturalizzato, un classico di questa azienda artigiana. La finitura, come previsto dal progetto, esalta le sfumature naturali e coniuga l’esigenza di praticità nella manutenzione. La posa è flottante su sottofondo a secco realizzato in opera per riportare in quota ed eliminare una molteplicità di pendenze che caratterizzavano il vecchio sottofondo. La scala interna (struttura e rivestimento) è in legno rovere europeo e realizzata completamente in opera.
BERNABEI Via E. Betti, 2 - 62031 Belforte Del Chienti MC T. 0733.905771 www.bernabeiparquet.it
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‹ I LUOGHI DEL LAVORO
RIQUALIFICAZIONE DELLA SEDE CIMBALI A BINASCO
IL CAMPUS DEL CAFFÈ Dopo il Mumac allo studio milanese Arkispazio è stata affidata anche la progettazione del nuovo ingresso con showroom e reception dello storico produttore di macchine per il caffè espresso Il progetto per la ristrutturazione e l’ampliamento degli edifici reception e showroom del gruppo Cimbali va necessariamente apprezzato in continuità con il vicino Mumac, anch’esso a firma dello studio di progettazione Arkispazio con l’ing. Valerio Cometti, dove lo
Sopra, esterno e interno dell’ingresso e reception dello stabilimento Cimbali. Accanto, il passo del serramento coincide con quello del rivestimento in lamiera di rame (foto ©Germano Borrelli).
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storico gruppo di produzione di macchinari per il caffè ha sede da più di cent’anni. Una storia, quella del gruppo di Binasco, di innovazione al servizio della tradizione, un dialogo tra valori antichi e nuove tecnologie, degnamente rappresentato dallo scintillio della nuova sede
e dalle raffinate citazioni architettoniche presenti nel progetto di ristrutturazione. L’intervento interessa l’area di esposizione dei prodotti e la reception del complesso, veri e propri landmark della sede di Cimbali. Su di essi è stata operata un’attenta selezione di elementi architettonici, finalizzata a sostituire i più antiquati e a valorizzare quelli più in linea con la contemporaneità e con lo spirito innovativo dell’azienda. Così i corpi di fabbrica esistenti sono stati ricoperti da una pelle in lamiera di rame preossidato, lavorato a graffature per rendere la superficie metallica estremamente vibrante a contatto con la luce artificiale. La preesistente struttura in vetro del centralino ha acquistato in tal modo nuova identità, incastonata in una prua metallica che dialoga con il rivestimento del vicino showroom. L’area espositiva si è riappropriata del fronte stradale grazie alla demolizione di un’imponente quinta curvilinea che ne impediva la percezione. Una pensilina a sbalzo, anch’essa rivestita in rame, segnala l’ingresso principale che dà accesso a un volume vetrato a tutta
› I LUOGHI DEL LAVORO
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facciata intonacata beige 1 facciata intonacata beige
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pavimentazione in autobloccanti 2 pavimentazione in autobloccanti pavimentazione in pietra esistente 3 pavimentazione in pietra esistente mantenimento vegetazione esistente 4 mantenimento vegetazione esistente
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ingresso reception con pensilina 5 ingresso reception con pensilina
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edificio esistente ricerca e sviluppo edificio esistente ricerca e sviluppo
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cubo vetrato cubo esistente vetrato esistente
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ingresso 9showroom rampa incon porfido ingressocon showroom rampa in porfido
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edificio esistente produzione edificio 12 esistente produzione
in porfido esistente in porfido esistente 13 pavimentazione 13 pavimentazione
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nuova fascia di pavimentazione in nuova fascia di pavimentazione in
porfido per raccordo quote 15 porfido 15 per raccordo quote
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rivestimento in lastre di rame pre-ossidato graffatura passo 42 cm KME_Tecu, Oxid
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rivestimento in lastre di rame pre-ossidato graffatura passo 42 cm KME_Tecu, Oxid
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percorso di uscita 14 nuovo nuovo percorso di uscita
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nuova fascia di pavimentazione in nuova fascia pavimentazione in 16 di porfido (larghezza 80 cm) porfido (larghezza 80 cm)
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fascia in rame microforato D
+ 4.80
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PROSPETTO OVEST
PROSPETTO SUD
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rivestimento in lastre di rame pre-ossidato graffatura passo 42 cm KME_Tecu, Oxid nuovo logo Gruppo Cimbali
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Planimetria e prospetti dell’intervento (disegni courtesy Arkispazio).
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‹ I LUOGHI DEL LAVORO
Paolo Balzanelli - Arkispazio Paolo Balzanelli si laurea in architettura nel 1990 al Politecnico di Milano, dove per alcuni anni è assistente del Prof. Gianni Ottolini. Nel 2000 fonda lo studio di architettura Arkispazio: ristruttura numerosi appartamenti, negozi e uffici, progetta allestimenti fieristici e museali, architetture alla piccola e alla grande scala, fino al masterplan di un’area industriale di 130.000 mq. I suoi progetti degli ultimi anni, tra i quali il Mumac, la nuova sede del Gruppo Cimbali e alcuni allestimenti realizzati in ambiti prestigiosi in Italia e all’estero, sono pubblicati su riviste e libri di architettura. Nel maggio 2016 è stata pubblicata la prima monografia dei suoi lavori dal titolo Spazi pensati: 15 progetti da 10 a 100.000 mq. www.arkispazio.it
Valerio Cometti - V12 Design Valerio Cometti, classe 1975, laureato in Ingegneria Meccanica al Politecnico di Milano, nel 2005 fonda a Milano lo studio Valerio Cometti+V12 Design, che elabora design industriale, grafica e nuovi brand. In breve tempo, unendo la sensibilità del designer e la visione dell’ingegnere, Cometti intraprende importanti collaborazioni: dai televisori per Brionvega alle lampade per Leucos, dalle macchine per il caffè per Cimbali e Faema ai mobili per Riva1920, dal vetro per Fiam Italia all’elettronica per Mediaset fino all’eyewear di Feb 31st. Attualmente in corso collaborazioni con un marchio automobilistico e i brand dell’Italian Design De Majo, MyYour, Zava e Tera, e collaborazioni internazionali in India, Stati Uniti e Cina. www.v12design.com
In questa pagina, il bar di Cimbali, il cui bancone è rivestito da tremila lamelle in rame di colore arancione, e lo showroom del marchio. Nella pagina a destra una vista d’insieme dell’intervento (foto ©Germano Borrelli).
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altezza. La progettazione degli interni, pur distinta da un uso variegato dei materiali, è in perfetta sintonia con l’estetica degli esterni. Gli spazi principali sono le due aree espositive di La Cimbali e Faema, marchi di punta del gruppo, distinti per linguaggio e trattamento architettonico. Lo showroom di La Cimbali rispecchia il credo del brand, dando forma al binomio tradizione-innovazione da sempre caro al gruppo di Binasco. Gli espositori monolitici sono di color rosso “Cimbali” e rivestiti in gres color sabbia così come i pavimenti, gli apparecchi illuminanti sono discretamente integrati nella controsoffittatura. Lo showroom di Faema, al contrario, è un dichiarato inserimento di elementi e accessori
dallo stile vintage in un contesto dal sapore industriale. Gli espositori sono rivestiti con top e doghe in massello di rovere spazzolato color antracite, l’illuminazione è risolta da una serie di sospensioni in tinta con la palette di colori utilizzata in tutto l’ambiente, il marrone scuro del caffè e l’oro. Il pezzo forte del progetto è indubbiamente il bancone del lounge bar Cimbali, rivestito da tremila lamelle di rame che assumono il tipico colore arancione dell’incandescenza a contatto con i backlight. Il rimando è chiaro: il rame è un tributo alle origini dell’azienda. Il suggestivo effetto di incandescenza, invece, è una citazione dei processi di funzionamento delle macchine per caffè Francesco Camanzi
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SCHEDA Località Binasco Realizzazione Maggio 2015 Committente Gruppo Cimbali Spa Progetto architettonico Arch. Paolo Balzanelli con Ing. Valerio Cometti
Progetto strutture Ing. Francesco Terreni Progetto impianti Ing. Antonio Bozino, Bre Enginering Srl Impresa Edilpietro Srl Realizzazione facciate Rtek Materiale per le facciate Tecu oxid Superficie netta 1.400 mq
› I LUOGHI DEL LAVORO
FRANCESCO TERRENI Studio di ingegneria
Laureato in Ingegneria Civile nel 1992 al Politecnico di Milano e con un diploma di specializzazione in costruzioni in cemento armato conseguito nel 1996, Francesco Terreni inizia l’attività di progettista strutturale in Venezuela. Nel 1996 fonda lo Studio di Ingegneria Francesco Terreni, che si occupa principalmente di strutture in carpenteria metallica e in cemento armato per la realizzazione di edifici residenziali, commerciali e di infrastrutture strategiche quali impianti di telecomunicazione. Prima dell’intervento per la nuova sede del Gruppo Cimbali, l’ingegner Terreni aveva già curato la progettazione strutturale del Mumac.
FRANCESCO TERRENI Piazza Europa 10, 20025 - Legnano Mi T. 03311613487 www.ftingegneria.it | info@ftingegneria.it
BRE ENGINEERING SRL Progettazione impiantistica
Ing. Antonio Bozino Resmini, amministratore di Bre Engineering
BRE ENGINEERING SRL Via Michele Barozzi 6, 20122 Milano T. 02.76003383 www.bre-engineering.it bre@bre-engineering.it
una fase del cantiere: le strutture in carpenteria metallica (foto © Terreni).
Costituita nel 1991, nel corso degli anni BRE Engineering Srl ha potenziato la sua organizzazione e oggi opera su tutto il territorio nazionale e all’estero, prestando consulenza specialistica nei settori impiantistici, meccanico ed elettrico, nei quali sviluppa e integra le specifiche competenze di progettazione, direzione lavori e collaudi di impianti tecnologici in ambito civile e industriale con esperienze di general project management, due diligence e piani di manutenzione. Particolare esperienza e attenzione viene posta, sin dalla progettazione, alle problematiche energetiche con servizi di consulenza e certificazione e collaborando con società estere e italiane per la certificazione Leed. L’intervento per Cimbali, affrontato in collaborazione con gli architetti, aveva per obiettivo la realizzazione di impianti a funzionamento flessibile, di ridotta manutenzione e di elevata efficienza energetica. Per reception, sale riunioni e aule di formazione si è progettato
un sistema a 4 tubi con terminali di tipo pensile a controsoffitto più aria primaria che immettono l’aria in ambiente tramite diffusori lineari ad alta induzione, così da adeguare le condizioni ambiente alle variazioni dei carichi dovute ai flussi di persone e alle ampie superfici vetrate. Per le sale riunioni, gli show room e il lounge bar è stato progettato un sistema a tutt’aria con Uta con inverter e cassette di regolazione di portata comandate da regolatore in ambiente. Sulla diramazione principale è stato previsto uno stacco montante che alimenta i diffusori a micro-ugelli per il trattamento della zona ingresso a doppia altezza. Particolare cura è stata posta al sistema di illuminazione identificando con gli architetti sistemi e corpi illuminanti che pur garantendo i valori illuminotecnici di legge riuscissero a valorizzare l’immagine degli ambienti. Per Cimbali Bre Engineering aveva già collaborato alla progettazione impiantistica del Mumac.
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‹ DESIGNCAFÈ
MARMOMACC LA PIETRA E IL DESIGN Il mercato mondiale della pietra e del marmo vale 23 miliardi di euro e la più importante manifestazione internazionale si svolge a Verona: è in programma dal 28 settembre all’1 ottobre la 51esima edizione di Marmomacc, che coinvolge più di 1.500 espositori provenienti da 55 nazioni. Da diversi anni la manifestazione veronese dedica un’attenzione crescente alle relazioni tra la pietra e il progetto. Quest’anno l’accento verrà posto in particolare sul design, sulla possibilità di realizzare oggetti d’arredo e prodotti d’uso con il marmo, grazie alle possibilità offerte dalla tecnologia, che consente di realizzare superfici complesse e particolari di altissima precisione. Da segnalare anche un convegno organizzato in collaborazione con Architectural Record dal titolo Global trends in design and sustainability e l’istituzione del nuovo premio Stone Award, assegnato da una giuria internazionale tra i progetti di maggior pregio realizzati con materiale lapideo presentati a Marmomacc: la premiazione avverrà in occasione della ArchMarathon 2018. Si rinnova anche l’appuntamento di Marmomacc and the city, con allestimenti e installazioni di architetti e progettisti nelle piazze della città.
New marble generation Prototipi di componenti d’arredo ed elementi seriali del design architettonico progettati da Giorgio Canale, Giuseppe Fallacara, Massimo Iosa Ghini, Vittorio Longheu, Marcello Morandini, Philippe Nigro, Marco Piva, Denis Santachiara e Paolo Ulian. Mostra a cura di Raffaello Galiotto e Vincenzo Pavan.
MARMOMACC 51 VERONA 29 settembre 1 ottobre 2016
The power of stone Le superfici complesse e i dettagli di altissima precisione delle installazioni disegnate e realizzate da Raffaello Galiotto presso i laboratori e con gli strumenti di aziende italiane mettono in luce le potenzialità della tecnologia e dei processi di lavorazione applicati alla pietra e la riduzione dell’impatto ambientale con l’ottimizzazione degli scarti di lavorazione. 50 years of living marble Una rassegna storico-antologica di oggetti in marmo progettati da grandi nomi del design come i fratelli Castiglioni, Gae Aulenti, Angelo Mangiarotti, Tobia Scarpa, Enzo Mari, Mario Bellini o Zaha Hadid e messi in produzione da marchi fondamentali del Made in Italy come Agape, Cassina, Flos.
www.marmomacc.com
PROGETTO99 IL MARMO DIVENTA HIGH-TECH ENERGIA SENZA FILI Progetto99 è una società di progettazione che opera nel settore del marmo da oltre trent’anni. Niccolò Garbati ha ideato e realizzato due interessanti soluzioni high-tech per la conduzione di energia e la ricarica di apparecchi telefonici. Due i brevetti. Il primo è costituito da barre elettriche di lunghezza variabile (da 30 cm a 2 m) da collocare nella parte retrostante del marmo così da renderle invisibili; la superficie risulta liscia, con una sottile fuga dove si inseriscono prese removibili e universali. L’altro è costituito da un piatto di marmo porta smartphone con caricatore wi-fi, anche questo da posizionare all’interno delle lastre. Queste soluzioni possono essere impiegate per top di negozi e per tavoli, scrivanie e mensole di uffici e abitazioni, coniugando estetica e funzionalità.
charger wifi alloggio
PROGETTO 99 Via Venezia, 2 - 50033 Carrara MS T. 329 8799963 info@progetto99.com | www.progetto99.com [ 58 ]
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foro passacavi
disco marmo
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pavimenti e rivestimenti Una crescente diffusione del legno anche in applicazioni outdoor; il ritorno della pietra, che la tecnologia rende leggera e polivalente nell’uso; le metamorfosi della ceramica, prodotto tipicamente italiano frutto di un’intensa collaborazione tra industria e progetto; l’evoluzione degli HDF, che alle doti di praticità e convenienza uniscono qualità estetiche prima inarrivabili; la stampa digitale capace di trasfigurare gli ambienti interni: nelle pagine che seguono, introdotti da brevi considerazioni di progettisti che ne hanno approfondito i dettagli e le possibili implicazioni progettuali, una carrellata delle soluzioni più recenti in materia di pavimenti e rivestimenti per l’architettura.
Legno Matteo Thun & Partners, Binder wood Center (foto © Yens Weber)
Pietra AlvisiKirimoto + partners, Teatro di Corato
Ceramica 5+1 AA, Docks di Marsiglia
Nuovi Materiali Studio Albini, Metropolitana Milanese
elements_pavimenti e rivestimenti LEGNO
MATTEO
THUN
MATTEO THUN & PARTNERS
PIETRA
MASSIMO
ALVISI
ALVISIKIRIMOTO + PARTNERS
CERAMICA
ALFONSO
FEMIA 5+1 AA
NUOVI MATERIALI
FRANCESCO
ALBINI STUDIO ALBINI ASSOCIATI
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l legno. Non c’è materiale che abbia caratteristiche che siano tanto straordinarie. L’utilizzo del legno è una scelta contemporanea. È una risorsa naturale e rinnovabile, motivo per cui la scelta del legno è diventato un elemento imprescindibile nell’architettura attuale. Il legno offre comfort, possiede qualità di flessibilità, di leggerezza, di longevità e di naturalezza. È versatile – può essere morbido oppure duro, liscio o flessibile – e dà tantissime possibilità di impiego. La mia filosofia dei tre Zeri – zero km, zero Co2 , zero waste – si sposa perfettamente con tutte le proprietà del legno: è nella maggior parte dei casi reperibile nelle vicinanze, è facilmente riciclabile, è flessibile e anche sostenibile.
H
o imparato nel corso degli anni a pensare ai materiali come qualcosa di vivo e cangiante e usare soprattutto quelli che invecchiano, che cambiano con il tempo e con l’uso e che sono in grado di descrivere lo spazio anche a seconda di chi li ha posati, oltre che di chi li ha pensati. La pietra ha di unico che vive tante vite: è sfondo dei nostri paesaggi, è massa informe prima di essere tagliata e poi lavorata per passare dallo stato di materia a quello di materiale, è superficie che cambia colore e densità. La pietra è viva e imperfetta come noi che progettiamo, ed è per questo che è così spesso presente nei nostri lavori, per segnare il tempo e trasformare i luoghi continuamente, come per la piazza e il foyer
U
na materia può essere tante materie. Può essere storia e richiamare personaggi lontani. Può mettere in atto un dialogo con i diversi attori del progetto. Può essere identità collettiva e intima. Una materia può essere luce ancor prima che colore e forma. Ricercando la luce, la sua capacità di cambiare nasce la sfida della terza dimensione di un materiale che da troppi decenni si era annullato dentro una natura bidimensionale senza anima e corpo. Creare figure ‘diamantate’ a geometria variabile, tradurle in volumi, riportarli nella dimensione dell’architettura, della storia e della città, mettendoli in rapporto con le altre materie, la sfida messa in campo e vinta.
L
e pavimentazioni resilienti sono un’ottima scelta per i luoghi di grande traffico pedonale, come la Metropolitana Milanese, e il mercato offre oggi numerose possibilità di superfici e colori che lasciano spazio alla creatività. L’esperienza più significativa del nostro studio è sicuramente il progetto per le linee 1 e 2 della Metropolitana Milanese. Tra i tanti materiali ideati espressamente per la Linea 1, infatti, quello di maggior successo commerciale è senz’altro il pavimento in gomma. A distanza di 50 anni possiamo ancora calpestarlo in diciotto delle ventuno stazioni originali del 1964. Il pavimento a bolli è stato progettato da Studio Albini/ Helg per la Linea Rossa, dove fu installato per la prima volta nella stazione campione
Il legno conserva le sue proprietà straordinarie e col tempo ne assume altre, raccontando. Il legno racconta, è sensoriale, il legno ha patina. Usare il legno vuol dire avere coraggio, coraggio di accettare il divenire voluto dalla natura, dal sole, dalla pioggia, dal gelo. Coraggio di far raccontare al legno. Tutto ciò rende il legno un materiale straordinario, ci offre un campo di utilizzo molto ampio e poi è semplicemente bellissimo.
del Teatro di Corato, le facciate di Casa B a Trani, il pavimento del Museo Sinopoli a Roma o le facciate e i pavimenti della Villa a Roddino o ancora il nuovo Teatro Alexandrinsky a San Pietroburgo. La pietra è legata al luogo e alla sua storia in modo unico e i progetti che ci costruiamo sopra diventano immediatamente più ricchi.
Da quell’idea è nato il viaggio che ci ha portato ai sette blu e alle foglie dei Docks di Marsiglia, alle residenze Life di Brescia e di Asniéres-sur-Seine a Parigi, alle cornici del Palazzo del Ghiaccio di Milano e del Jardin de Gabriel a Parigi con l’artista Danilo Trogu. Esiste una materia che è capace di parlare di città, luce, storia, tecnologia, di rimettere in dialogo artista/artigiano/azienda/impresa, che riesce a far volgere lo sguardo verso l’alto innescando un sorriso perché in essa ci ritroviamo. Oggi questa materia che ricerca la luce e racconta un percorso, una storia, ha ricominciato ad abitare le città. Questa materia à la ceramica. Questa materia sono mani, corpo, anima, visioni, sogni, arte e tecnologia. Questa materia è architettura.
di Amendola Fiera. Il tipo di lastra si presenta con il disegno a bolli appositamente disegnato e studiato per Milano. Il pavimento fu prodotto dalla Linoleum. La colorazione nera è uniforme sia per il piano banchine che per il mezzanino, i singoli moduli quadrati hanno il lato di 60 cm; la presenza dei bolli facilita la giuntura tra i moduli e il deflusso dell’acqua per il lavaggio e per i fenomeni atmosferici. Fu scelta la tinta nera perché garantiva una mescola più resistente all’usura dei tacchi e per far risaltare sul fondo scuro i colori dei pannelli di rivestimento a muro e della segnaletica. Le caratteristiche peculiari di questo pavimento sono la resistenza e il potere fonoassorbente oltre ad una sostanziale economicità.
elements_pavimenti e rivestimenti COOP. CERAMICA D’IMOLA COLLEZIONE WATERFRONT Camaleontico nel suo apparire contemporaneamente cotto e cemento. Due stili in un unico progetto, la tradizione e il calore del cotto che vive e condivide le proprie peculiarità con il cemento, minimal e moderno per eccellenza. Una dicotomia avvincente che riveste gli ambienti di stile modernamente classico ed essenziale.
www.leonardoceramica.it
MUTINA PUZZLE E MISTRAL Geometrie, varietà cromatiche, pattern e versatilità sono alla base delle nuove collezioni di piastrelle di grés porcellanato Puzzle e Mistral, create da Edward Barber & Jay Osgerby per Mutina. Le due collezioni possono essere usate indoor e outdoor. Le piastrelle sono realizzate in dimensioni di 25 x 25 cm e 14 mm di spessore. Le otto famiglie cromatiche di Puzzle sono composte di sei pattern grafici, tre fondi a tinta unita e due pattern edge speculari. Mistral è un modulo tridimensionale di terracotta estrusa e smaltata che può essere impiegato per costruire schermi di ventilazione, di riparo dalla luce e pareti divisorie per interni. Può anche assumere differenti configurazioni: orizzontale, verticale, chiusa e aperta, adatte sia per interne sia per esterni.
www.mutina.it
KRONOS PRIMA MATERIA Prima Materia sviluppa le suggestioni materiche della superficie cemento per interni e outdoor, pubblico e residenziale. 3 colori neutri, 3 finiture: naturale, cerato e grip per personalizzare un progetto completo. Campiture omogenee a pavimento, trame leggere per il rivestimento di interni, esagono e lisca, ma anche una spiccata sensibilità per l’outdoor con i pavimenti in 2 cm e i nuovi muri in 3D.
www.kronosceramiche.com
DIESEL LIVING WITH IRIS CERAMICA Ispirazioni industriali e atmosfere metropolitane per le cinque collezioni firmate dall’ufficio stile di Diesel e sviluppate dal reparto R&D di Iris Ceramica. Concrete, Industrial Glass, Camp, Stage e Hard Leather, linee ideate per la posa a pavimento e rivestimento che esplorano cinque diversi mood dialogando con tessuti come la tela e la juta e con finiture “vissute” di sapore vintage.
www.irisceramica.it
BERNABEI LA NATURA DELLA QUERCIA ALTO ARTIGIANATO NELLA SCELTA LAVORAZIONE E POSA DEL LEGNO MASSELLO Un progetto architettonico di interni che impiega legno massello di quercia sia come elemento di rivestimento sia come pavimentazione. Articolata su due livelli, questa abitazione-studio impiega legno massello di quercia in prima patina sia come rivestimento verticale, che caratterizza in modo teatrale l’ambito residenziale, sia come pavimentazione negli spazi del lavoro. Qui il legno, in tavole massello di diverse dimensioni, presenta le caratteristiche di una lunga esposizione agli agenti atmosferici. Sole, pioggia e vento ne disegnano l’essenza, protetta da una finitura naturale realizzata in opera. Un lavoro di selezione reso possibile da una conoscenza trentennale del settore e dalla cura della messa in opera, tipica della grande tradizione artigianale italiana.
BERNABEI PARQUET
Pavimenti artigianali in legno T. 0733.905771 info@bernabeiparquet.it www.bernabeiparquet.it
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BOEN PLANCE
DI ROVERE MASSELLO Per pavimentare i circa 300 mq di una casa privata pluripiano a Grieskirchen in Austria, Alexander Oberndorfer (Innenarchitektur) e Frohring Ablinger Architekten hanno utilizzato le plance Boen in Rovere massello Antique da 20 mm di spessore. Le plance, disponibili nelle larghezze 137, 162 e 187 mm, sono state anticate mediante l’utilizzo di speciali tinte e miscele di olii e cere. Otto sono le varianti di colori disponibili nella collezione Rovere massello, tutte realizzate con la nuova finitura a olio/cera Live Natural a ossidazione naturale. Il colore anticato della pavimentazione crea un suggestivo contrasto con le architetture della moderna abitazione.
BOEN Rappresentante per l’Italia Interwood srl T. 0321 393360 interwood@interwoodsrl.it www.boen.com/it/
WALLPEPPER GEOMETRIC La carta per rivestimenti murali Geometric di Wallpepper viene stampata con inchiostri pigmentati in sospensione con un polimero in lattice, sicuri, ecologici e resistenti ai raggi UV. Certificata in classe B1 per la resistenza al fuoco è inodore, traspirante, anallergica e idrorepellente. Removibile a secco, non rovina l’intonaco e si stacca facilmente.
www.wallpepper.it
MARGARITELLI GROUP LISTONE GIORDANO PUNTA SUL PARQUET INCISO
FIEMME 3000 DAI BOSCHI DI FIEMME L’essenza Rifugio della serie Boschi di Fiemme, disponibile nelle scelte senza nodi, variegato o ndoso (nella foto), accende nel rovere il colore del legno con una colorazione noce brillante. Trattamento oliato Fiemme 3000 Bioplus.
www.fiemme300.it [ 62 ]
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Undici nasce dalla collaborazione tra Listone Giordano e Inkiostro Bianco Lab, il laboratorio creativo dell’azienda di Sassuolo nota per la sua produzione di carte da parati artigianali. Si tratta di una nuova collezione di pavimenti in cui il parquet viene inciso con una tecnica laser ideata da Inkiostro Bianco. Il legno (rovere di 14 per 120 cm e 12 mm di spessore) diventa in questo modo un bassorilievo a pavimento.
www.listonegiordano.com
MARAZZI MATERIKA La collezione Materika di Marazzi è un rivestimento effetto cemento satinato a spessore sottile (6 mm). Il nuovo formato 40x120 garantisce una maggiore continuità visiva alle pareti, mentre la gamma cromatica si ispira ai colori dei cementi grezzi. Le strutture tridimensionali e i decori completano il progetto e sono adatti per il bagno la cucina o il soggiorno. La collezione, grazie alla sua decorazione 3D, si è aggiudicata il Ceramic Design Awards 2015 conferito da ADI, Associazione per il Disegno Industriale.
www.marazzi.it
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FLORIM PIETRE/3 I valore dell’essenziale è all’origine dell’eleganza slegata dalle mode e che resiste al passare del tempo della collezione Pietre/3 di Casa dolce casa. Una cifra stilistica raffinata contraddistingue la scelta delle sfumature naturali. Inconsuete geometrie arricchiscono la collezione donandole un diffuso senso di equilibrio e simmetria.
www.florim.it
FAEDO MARMI PER L’ARCHITETTURA Da oltre 50 anni Marmi Faedo opera nel settore lapideo applicato all’architettura e all’edilizia coniugando esperienza professionale e innovazione tecnologica. Punta di diamante tra le numerose tipologie di marmo offerte è il Marmo Grolla, estratto nella cava di Cornedo Vicentino e particolarmente resistente alla salsedine e agli agenti atmosferici, è una pietra che si distingue per le sue qualità tecnico-meccaniche certificate e per le caratteristiche estetiche di pregio. Nella foto, parete in marmo Grolla Beige finitura Talia e pavimento in marmo Fossil Grey finitura Levigata.
www.marmifaedo.com
IDEALWORK ARCHITOP Architop è il sistema cementizio-polimerico che con soli 3-4 mm. di spessore consente di rinnovare le superfici orizzontali senza dover rimuovere quelle preesistenti e di ottenere una nuova pavimentazione continua e con un effetto cemento di tipo moderno e ultra resistente. Può essere impiegato per rinnovare le superfici in calcestruzzo, ceramica, marmo o anche sui massetti in sabbia-cemento, trasformando le superfici continue con finitura nuvolata o acidificata.
www.idealwork.it
MAPEI ULTRATOP LOFT LA PASTA CEMENTIZIA PER PAVIMENTI E PARETI Nel campo delle superfici cementizie, Mapei propone una soluzione che unisce affidabilità e prestazioni. Si tratta di Ultratop Loft, una nuova pasta cementizia per rivestire pavimenti e pareti e garantire superfici continue, innovative e dal forte effetto materico. È possibile realizzare rivestimenti e pavimentazioni decorative, anche in zone a intenso traffico pedonale. È una pasta cementizia spatolabile, applicabile in verticale e orizzontale dello spessore di circa 2 mm. Si compone di due prodotti specifici: Ultratop Loft F, una pasta spatolabile a grana grossa, e Ultratop Loft W, una pasta più fine. Entrambi sono forniti nei colori bianco e natural.
MAPEI T. 02 376731 mapei@mapei.it www.mapei.com
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COSENTINO DEKTON XGLOSS LA SUPERFICIE ULTRACOMPATTA BRILLANTE E PERFORMANTE Con il lancio di tre anni fa Dekton® di Cosentino ha inaugurato una nuova categoria di superfici per l’architettura. L’elevata compattezza conferisce alle superfici Dekton® proprietà tecniche che rendono le lastre di grande formato applicabili in interni e in esterno, sia per pavimentazioni sia per rivestimenti e facciate ventilate. Con un trattamento basato sulla nanotecnologia abbinato a un processo di lucidatura meccanica oggi nasce Dekton®XGloss, che alle prestazioni di Dekton aggiunge una eccezionale lucentezza, sempre più richiesta nel mondo del design e dell’architettura. Nella collezione Solid, XGloss è disponibile in cinque colori (bianco pieno Halo, grigio pieno Splendor, grigio scuro metallico Blaze, marrone Lumina, nero pieno Spectra), in lastre di grande formato (144 x 320 cm) e due spessori: 12 e 20 mm.
COSENTINO T. 041 5103096 www.cosentino.com www.dekton.com
3D SURFACE IL TESSUTO COME ISPIRAZIONE DI NUOVE TEXTURE TRIDIMENSIONALI Tre nuove creazioni ispirate al tema sartoriale del tessuto. Pizzo e Tartan sono un’interpretazione macroscopica di decori e trame tessili, disegnate da Jacopo Cecchi. Citymap (nella foto), creata dall’architetto Andrea Castrignano, si ispira al tessuto urbano della città. Superfici vibranti, tridimensionali e flessibilità progettuale dei materiali, pensati sia per gli interni che per gli esterni, permette al progettista di disegnare e concepire soluzioni di ogni genere.
www.3dsurface.it
DE CASTELLI PAVIMENTO COPYCAT Su disegno di Cino Zucchi, il sistema di rivestimento per pavimenti Copycat si basa sulla composizione di ciottoli di forma esagonale, di ferro acidato, in diverse tonalità. I ciottoli sono realizzati con taglio laser con uno spessore che varia da 5 a 10 mm. Il mosaico di Copycat è disponibile in diversi materiali e finiture: rame, ottone, ferro, acciaio delabrè e corten (i materiali possono essere mixati durante la composizione del mosaico). Copycat è disponibile in moduli con dimensioni di formato quadrato di 33 cm di lato e 2,5 mm di spessore. I moduli possono essere posati su pavimenti esistenti e fissati con colla.
www.decastelli.com [ 64 ]
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BRUNO SALOON Le plance Saloon, leggermente spazzolate e bisellate, sono disponibili in due spessori (10 e 15 mm) e fornite in diverse larghezze, idonee anche per posa flottante. Le peculiarità della scelta rustica, caratterizzata da fiamme ampie, nodi stuccati e colorazione non omogenea, rendono gli elementi Saloon adatti anche alle nuove colorazioni dai moderni riflessi metallizzati.
www.brunoparquet.it
elements_pavimenti e rivestimenti FRIUL MOSAIC GLI ELEMENTI
PIMAR DIAMANTE
Mosaici smart nel progetto firmato dallo studio Nespoli e Novara: listelli in pietra e marmo (Taijia, Lipica Fiorito, Grigio Oriente) mescolati tra loro con tonalità di colori diverse. Formelle di 3 cm e multipli (fino a 30 cm) composte da filagne alte 1 cm a lunghezza variabile permettono di comporre combinazioni e geometrie diverse replicabili all’infinito.
Il set di rivestimenti Diamante trae ispirazione dalle residenze di rango delle principali città italiane della seconda metà del XIV secolo, impreziosite da modelli geometrici a punta di diamante, che mette in risalto il forte valore plastico dell’architettura italiana dell’epoca. Le cinque differenti interpretazioni si tramutano in una raffinata fattura chiaroscurale costituita da cunei e piramidi la cui disposizione irregolare si alterna a rigide simmetrie.
www.friulmosaic.com
www.pimardesign.com
CASALGRANDE PADANA EARTH BY PININFARINA
ALFALUX MATERIKA
L’originalità del progetto risiede nella grande versatilità del sistema che permette di combinare una piastrella e l’essenzialità del suo disegno con decori ricchi di suggestioni che rimandano al mondo automotive. La texture della lastra in grès porcellanato è concettualmente frutto della fusione di tre materiali: vetro, pelle e tessuto e genera un potente effetto multisensoriale.
Le resine decorative, ultima generazione nell’evoluzione dell’architettura e del design, sono materiali contemporanei, innovativi, dal sapore moderatamente industriale che lasciano molto spazio creativo. Materika ripresenta in grès porcellanato con colorazione in massa sia calde con i colori della sabbia, del deserto e della terra, sia fredde con i colori della pietra e della roccia scura, sono delicatamente tono su tono e danno all’ambiente una profondità unica, elegante e contemporanea.
www.casalgrandepadana.com
www.alfa-lux.it
VIRAG QUICK-STEP IMPRESSIVE ULTRA LAMINATI NATURALI E IMPERMEABILI
Disponibile in 16 varianti, tra cui il bianco e il cemento, naturali nell’aspetto e al tatto, il nuovo laminato Quick-Step Impressive Ultra segna un importante passo avanti nell’evoluzione dei pavimenti HDF (fibra ad alta densità): le venature tridimensionali del legno sono riprodotte perfettamente anche nei giunti del pavimento; doghe di spessore maggiorato (12 mm invece di 8) e la posa in combinazione co un sottofondo Quick-Step producono un suono pieno e gradevole; la protezione superficiale Scratch Guard lo rende fino a dieci volte più resistente agli urti e ai micrograffi e l’esclusivo rivestimento superficiale Hydroseal fa di Impressive Ultra il laminato più impermeabile mai prodotto. Posa facilitata anche negli angoli più angusti grazie al sistema brevettato a incastro Uniclic.
VIRAG SRL T. 02 9 29071 www.virag.com info@virag.com
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LITHEA TRAME MEDITERRANEE
MARGRAF IL MARMO A TRE DIMENSIONI
BUDRI PAPIRO COLLECTION
Presentata al recente Salone del Bagno, la collezione Trame Mediterranee di Lithea trasforma la pietra siciliana con incisioni tecnologiche che riproducono geometrie ispirate al tessile, alla natura fossile e alle forme barocche. Lavorazioni disegnate dalla stilista Marella Ferrera e dall’architetto Fabio Fazio e rese possibili dalle tecnologie a controllo numerico dell’azienda di Patti e dal talento manuale di maestranze specializzate, secondo l’antica tradizione italiana.
Con la lavorazione cubò (foto), disegnata da Luigi Siard, Margraf rende il marmo tridimensionale, offrendo inedite suggestioni per il progetto di architettura di spazi residenziali di pregio, ambienti commerciali e spazi destinati all’ospitalità. Sempre nei toni del bianco e sempre su disegno di Siard anche le nuove lavorazioni petali, tricot e sable. Da più di un secolo al fianco egli architetti, la sotrica azienda veronese opera oggi in tutto il mondo.
Se prima del papiro si scriveva su tavole rigide come il marmo, Patricia Urquiola trasforma il marmo in carta da parati. La collezione Papiro, premiata lo scorso anno a Marmomacc, si presenta in forma di lastre intarsiate di soli 0,8 cm di spessore che nell’installazione della Urquiola si srotolano fino a diventare un piano che ricopre un tavolo. L’evoluzione progettuale di superfici a intarsio in materiali policromi, resa possibile dalle tecnologie di Budri, alterna grafismi in toni pastello nei diversi pattern della collezione.
www.lithea.it
www.margraf.it
www.budri.com
STONE ITALIANA JUTA DAL TESSILE ALLA PIETRA Nuovi colori per Juta, collezione di superfici in quarzo con una texture goffrata nata dall’incontro tra Stone Italiana e Jannelli&Volpi. Il progetto, trasposizione di texture dal tessile alla pietra Stone Italiana attraverso le preziose goffrature e le cromie della carta da parati Jannelli&Volpi, è di Lorenzo Palmeri. Juta è il primo gesto del progetto “micro 3d”, che indaga e vuole dare senso ed espressione ai più piccoli movimenti delle superficie, a volte evidenti, a volte quasi invisibili e percepibili solo attraverso il tatto.
www.stoneitaliana.com
PAVER LED PIETRE LUMINOSE PER PAVIMENTAZIONI ESTERNE Le pietre luminose Paver LED per pavimentazioni esterne hanno funzione scenografi ca ed estetica, per cortili e piazze, percorsi panoramici e giardini; e segnaletica, per rotatorie, attraversamenti pedonali, parcheggi, piste ciclabili e marciapiedi. Realizzate con un composto polimerico speciale, riproducono la superfi cie delle pietre Paver, ma nascondono una sorgente a luce Led. Quando sono accese la luce fi ltra attraverso l’involucro esterno come se fosse traslucido, diffondendosi nell’ambiente.
www.paver.it
LISTOTECH Listotech® è il primo sistema di pavimentazione e rivestimento in adaxite, una miscela di quarzo, marmo e resina rinforzata da trecce di acciaio armonico che comprimono e compattano la materia. Listotech assicura stabilità nel tempo, non torce, non modifica le sue lunghezze, non si deforma. La pregiata selezione di ossidi minerali, utilizzata per pigmentare Listotech, offre un naturale effetto délavé e i pigmenti inorganici di alta qualità assicurano colorazioni stabili nel tempo.
www. listotechdeckingquartz.it [ 66 ]
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