IoArch 15 - Mar 2008

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marzo 2008

studio del mese

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Fotovoltaico-architettura unione riuscita

progetto del mese

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La torre bioclimatica nuovo landmark per Roma

architetture effimere

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Frassinago LAB paesaggi provvisori

congresso uia

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Cultura, democrazia, speranza a Transmitting Architecture ANNO 3 numero 15 euro 2,50

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Sped. in abb. postale 45% D.L. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004 n.46) art. 1, comma 1, DCB Milano

Event design e architettura

N

ell’ambito dell’architettura effimera ciò che viene attualmente designato con il termine di “event design” è un interessante ramo della scenografia dove il broadcasting diventa importantissimo e i cui protagonisti sono, almeno in parte, gli stessi utenti/spettatori. Si progettano installazioni destinate a durare pochissimo ma che, per via della loro natura mediatica hanno, nell’arco di qualche ora, un pubblico molto più numeroso degli utenti che potrebbero mai avere, nell’arco di anni, architetture destinate a durare nel tempo. Nel caso dell’allestimento di eventi in spazi aperti pubblici - come Sound/Passages di Atelier Markgraph a Francoforte (in questo numero), o il milanese “Chic-Nic Starwood” del 2007, all’interno dei non meglio definibili “aiuoloni” di Piazza della Repubblica - spazi indefiniti o di puro transito vengono riscoperti, momentaneamente rivalutati o elevati a più nobili modalità di utilizzo. Queste specie di “Reclaim the Streets” (RTS: interventi di occupazione temporanea e spontanea di strade dominate dal traffico condotti con uno spirito simile alle Critical Mass ciclistiche) di iniziativa privata, comprendono allestimenti e scenografie, spesso di grande interesse, che ribaltano le abituali modalità di utilizzo e frequentazione di parti della città, generalmente migliorandole. Di fronte a spazi privati sempre più individualizzati e spazi pubblici sempre più di nessuno, il filone dell’event design in spazi aperti pubblici rappresenta indubbiamente uno strano cortocircuito e una frontiera progettuale inedita e ricca di potenzialità. Carlo Ezechieli

ANDREA BRANZI: IL DESIGN ITALIANO TRA FORMA E FIRMA

Tradizione, industria, reti. I percorsi del design italiano

L

a storia del design italiano è fortemente intrecciata all’architettura. Agli esordi spesso la figura del designer e quella dell’architetto coincidevano. Ancora oggi avviene che le due professioni si sovrappongano. Abbiamo posto alcune domande ad Andrea Branzi che è entrambe le cose, oltre ad essere uno dei massimi critici italiani di urbanistica, architettura e design in campo internazionale. L’occasione è l’inaugurazione del Museo del Design, nella sede storica della Triennale di Milano Finalmente il Museo del Design a Milano è una realtà. Lei ne è stato il curatore scientifico. Ci spiega per sommi capi il principio guida? Il principio guida del primo ordinamento del museo (che si rinnoverà ogni anno) è stato quello di evitare un percorso basato su

L’OPINIONE /

L’oggetto? Un

del progetto

Per Philippe Daverio i prodotti di design più ammirati sono ectoplasmi di un’utopia e di una visione del mondo

A

Palermo è già primavera inoltrata. Incontriamo il professor Daverio all’uscita della facoltà di architettura, dove è docente di disegno industriale. Come si fa a parlare di disegno industriale lontano da Milano

che ne è stata la culla? Appunto, lo è stata finché dietro quel disegno c’era una visione del mondo. Nel secolo scorso abbiamo avuto solo due/tre momenti di alta competitività e il più significativo risale al secondo dopoguerra quando un gruppo di architetti milanesi ebbe

semplici criteri cronologici o stilistici, ma di cercare di rispondere alla domanda “che cosa è il design italiano” indagando le radici di questo fenomeno, le sue origini anche molto antiche, legate non soltanto a questioni industriali, ma frutto di ossessioni ricorrenti e contraddittorie. Mettendo in evidenza che il design rappresenta una parte

Oggi il design non si occupa solo degli aspetti estetici dei prodotti ma è diventato un’energia di innovazione, tecnica, commerciale, formale, promozionale

importante della storia del nostro paese, della sua cultura filosofica, delle sue tradizioni antropologiche. Il design italiano non ha avuto origine con la rivoluzione industriale, ma è nato prima negli studi degli artisti e molto dopo dentro le fabbriche; questa sua origine, diversa da quella di molti altri paesi europei, ha permesso di conservare molti legami con culture remote che hanno influenzato il modo di operare anche del design contemporaneo. Abbiamo quindi organizzato il percorso attraverso sette aree, che corrispondono a categorie culturali anche contraddittorie, ma assolutamente caratteristiche del nostro paese, a cominciare dall’animismo latino, che attribuiva un’anima agli oggetti, per finire con la ricerca di semplicità (più che di razionalità) erede della cultura

ANDREA BRANZI

Fiorentino, vive e lavora a Milano da trent’anni. Dal 1967 si occupa di design industriale e sperimentale, architettura, progettazione urbana, didattica e promozione culturale. Docente ordinario di Disegno Industriale al Politecnico di Milano. I suoi progetti per Alessi, Artemide, Cassina, Poltronova, Vitra, Zanotta sono stati antesignani dei futuri scenari di vivere la casa, l’ufficio, la città. Nel 1983 è stato tra i fondatori della Domus Academy. Nel 1987 ha ricevuto il Compasso d’Oro speciale per la sua opera complessiva di progettista e teorico.

Scenografie urbane

Sound Passages A Francoforte, design della comunicazione e dello spazio per la festa barocca contemporanea

F

ancoforte sul Meno si trova in corrispondenza di un incrocio fluviale che è cresciuto nel tempo fino a diventare un nodo di scambi internazionali. Il vivace paesaggio culturale della città offre 16 musei nel solo lungofiume, e il Museum Riverbank Festival che si tiene ogni anno è a loro dedicato. Nel 2004 il tema del festival continua a pag. 2 >>>

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accidente

una visione di civilizzazione del vivere borghese che veniva dalla loro origine familiare. I suoi “ragazzi di buona famiglia” (cfr. Philippe Daverio, Il design nato a Milano. Storia di ragazzi di buona famiglia, edizioni POLI.design, Milano 2005). Esatto. Poi vennero i sessantottini con la loro critica totale e infine i cosmopoliti sottsassiani. Insieme scoprirono l’America, ma non da turisti, poi l’India e la liberazione del corpo attraverso quel percorso un po’ eccentrico che sta all’opposto di quello dell’oratorio e che portò l’idea del multicolore, del continua a pag. 2 >>>


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L’oggetto? Un

del progetto PHILIPPE DAVERIO

Nato nel 1949 a Mulhouse in Alsazia, vive a Milano dove ha avuto inizio la sua attività di mercante d'arte. Assessore alla cultura a Milano dal 1993 al 1997, si è occupato del restauro e rilancio di Palazzo Reale, della ricostruzione del PAC con Ignazio Gardella, del completamento del nuovo Piccolo Teatro con Marco Zanuso e della trasformazione in Fondazioni degli enti lirici e teatrali. Consulente per la casa editrice Skira e direttore di artedossier (Giunti), è autore e conduttore di “passepartout”, programma d'arte e cultura di RaiTre. Si occupa anche di strategia e organizzazione nei sistemi culturali pubblici e privati. E' docente ordinario di Disegno Industriale presso il Corso di Laurea in Disegno Industriale dell'Università di Palermo. Più di 50 i volumi di cui ha curato la pubblicazione.

multigestuale. E che nel 1981 sfociò nel gioco di Memphis. Che a sua volta ha fatto crescere dei giovani molto svegli e simpatici, da De Lucchi ad Aldo Cibic a Nathalie du Pasquier. E poi? Poi basta. Oggi visioni del mondo non ce ne sono più e questo ci ha fatto capire una cosa fondamentale, che il design non è necessariamente lo stilismo. Il design è una concezione progettuale, una sorta di visione utopica che poi genera dei prodotti come rimanenza ectoplasmica di questa visione utopica. Il prodotto è quello che rimane. La poltrona Barcelona di Mies van de Rohe è quello che rimane del sogno di Barcellona 1929. L’edificio è crollato, è crollata quell’utopia, è arrivato Adolfo però è rimasta la sedia, e non è un oggetto industriale, è un oggetto artigianale. Quindi non è vero che il design debba necessariamente essere imparentato con l’industria. Certo che no, il design è imparentato con l’oggetto e l’oggetto può nascere secondo meccanismi molto disparati. In quest’ottica, se il design non è stilismo ma progettazione del mondo esistono delle altre progettazio-

accidente

ni, delle altre utopie. Uno può immaginare anche il design dell’ambiente, della linea d’orizzonte, di un progetto di comunicazione. Se oggi manca una visione del mondo vuol dire che anche l’architettura non se la passa troppo bene Ah certo, ma quel che è peggio è il vuoto del pensiero politico che l’accompagna. È più grave la costruzione nel vuoto o è più grave l’abbandono totale di una qualsiasi idea di architettura, per esempio per la città di Milano, con questa sorta di delega all’impresa finanziaria in ambiti nei quali uno dovrebbe avere diritto a dei dubbi? Stiamo parlando di architettura e urbanistica o di piano finanziario? Perché poi per giustificare il piano finanziario non basta nemmeno il nome di Liebeskind o di Zaha Hadid, che a Milano non ci sono mai stati e che forse non sono la chiave di volta al bisogno di identità di una città. In fondo quello che sta nascendo a Milano è il risultato di un lavoro iniziato da lei Eh no caro, questa è una provocazione. Con la giunta Formentini (1993-1997, ndr) Elisabetta Serri ed io mettemmo a fuoco le opportunità urbanistiche di Milano per i successivi quarant’anni e alla base c’era ovviamente la riconversione delle aree post-industriali perché il mondo cambiava e Milano stava ferma. Ma non abbiamo mai pensato di rinunciare al governo del territorio in favore delle finanziarie solo perché non ci sono i soldi. Ci eravamo illusi che chi sarebbe venuto dopo di noi volesse ancora credere alla qualità. Quelle opportunità urbanistiche erano l’ultimo gioco possibile della città. Poteva farcela o no. Non ce l’ha fatta, punto. Dunque, a parte Milano, secondo lei è l’idea stessa di progetto ad essere in crisi. Una crisi generale o solo italiana? È assai generale ma è anche ridicolmente italiana, con una certa legittimazione nel fatto che l’Italia è rimasta priva di architettura come conseguenza

dell’antifascismo. Siccome il fascismo era stato architettonico l’antifascismo è stato “edificatorio” e non architettonico. L’Italia è stata architettonica per 27 secoli, ha deciso di non esserlo più dopo il fascismo e ha delegato a decisioni che generano delle cose talmente brutte che forse è meglio chiamare le archistar internazionali; ma siccome a loro volta le archistar internazionali non sono assolutamente adattabili all’Italia finiremo in una sorta di baraccone enorme della cubatura inutile. Naturalmente ci sono anche ipotesi e progetti interessanti, anche perché non sono il solo a trovare preoccupante la situazione. Ma anche lì bisognerà poi vedere i lavori finiti, perché l’architettura è legata alla scelta dei materiali definitivi, alla loro capacità di dialogare col tempo, alla manutenzione. Viviamo nella società dell’informazione, il volto delle città cambia ogni 15 giorni con le nuove affissioni, cresce la domanda di installazioni temporanee, percorsi espositivi culturali o commerciali. Il salone del mobile e i mille eventi del fuorisalone ne sono un esempio. A noi sembrano altrettante forme di architettura temporanea, effimera. Architettura effimera è un ossimoro. Quello di cui parla lei è la scenografia teatrale. Esiste un’architettura degli allestimenti che è la figlia diretta della scenografia teatrale tipica del mondo latino e che trova il suo punto apicale nella grande trattazione della festa barocca. La festa barocca oggi è l’allestimento della mostra su Salvador Dalì, o la fiera. Le fiere sono in fondo la festa barocca. Oppure, nel caso delle installazioni pubblicitarie è quella che io chiamo la cultura del copricalorifero, che è l’arte del decoratore e viene quando non c’è più l’architettura. L’architettura invece... L’architettura, così come è concepita da noi popoli mediterranei che ne siamo gli inventori, è per sua natura e definizione un tentativo di eternità. È la differenza radicale che passa tra noi

e i nomadi. I popoli stanziali inventano l’architettura con le tombe, perché tornano dai morti, e quindi costruiscono per l’eternità. Mentre i nomadi hanno bisogno di un villaggio ma i morti li devono lasciare, perché l’anno dopo se ne vanno. E inventano la tenda, anzi la tenda ideale è quella che dopo un po’ crolla da sola. E loro sono gli inventori del real estate, cioè dell’edificio che dura quanto il suo ammortamento immobiliare. Il real estate viene dagli Stati Uniti, non dalla Mongolia E secondo lei antropologicamente parlando da dove vengono i coloni americani? Da dove venivano i barbari nel IV secolo? L’etrusco non è nomade, i popoli di lingua tedesca venivano dall’Asia e hanno attraversato il mondo in direzione Occidente. Si sono fermati in America sennò tornavano al punto di partenza. Del resto sono rimasti in Germania quindici secoli senza costruire, senza fare architettura. La prima architettura in Germania è il duomo di Hildesheim (in Bassa Sassonia) del IX secolo, ed è romanico. Ma l’architettura arriva molto dopo, con Potsdam, dove infatti

Federico II di Prussia costruisce per l’eternità (Potsdam diventa sede del Regno di Prussia nel 1701, ndr). Alla fine comunque architettura o real estate rispondono a interessi economici Bisogna partire da un principio: è architettura quando rompe i principi dell’economia. Se io metto nell’edificio più di quanto non serva alla funzione dell’edificio, allora faccio architettura. Se costruisco per l’eternità, se costruisco per la gloria allora non costruisco più per la funzione ma aggiungo delle funzioni all’edificio, mentre se faccio il grattacielo da mettere a reddito allora mi ispiro all’econometria e l’econometria porta al real estate, dopo 40 anni lo butto giù e ne faccio un altro perché mi rende di più. L’architettura invece torna interessante perché oggi è uno dei temi fondamentali dell”anti-sviluppo” che è la salvezza del mondo. Ovvero quando si dice cerchiamo un modello di sviluppo che non sia più la crescita del PIL... Ecco, si, giochiamo alla decrescita, che vuol dire immaginiamo una sedia che duri due secoli, che poi è quel che duravano le

>>> segue dalla prima pagina

Sound Passages

era “Musica nell’arte e arte nella musica”. Il progetto aveva come obiettivo la creazione di un punto focale tale da intervenire come piattaforma per le singole mostre che i musei avrebbero organizzato per il festival. Nel 2004 Frankfurt Museum Riverbank Festival il ponte sul Meno è diventato un palco centrale – il portale mediatico Sound Passages, autentico fulcro dell’evento. Il portale era caratterizzato da una traccia luminosa, da video e suoni che attraversavano il ponte, trasformando il tema principale dei musei nel tema principale del

festival. 300 bandiere illuminate aumentavano fino a 100 metri l’ampiezza del video. Un punto di transizione trasformato in un’area riempita di suoni, un luogo da scoprire e dove attardarsi. Oltre 50 strumenti multimediali portavano i suoni e le immagini della città e dei suoi musei alla gente in ogni luogo: la “Monkey Orchestra” del Museo per le Arti Applicate, suoni africani dal Museo delle Culture Mondiali, o la “Guerra dei Mondi” di Orson Welles, per fare solo alcuni esempi. Personalità di fama mondiale hanno espresso la diversità della storia musicale di

Francoforte: grandi del jazz come Albert Mangelsdorff, gruppi pop come Snap, il compositore di balletti di Francoforte Thom

Willems e molti altri. Quale evento per 3 milioni di visitatori, Sound Passages è diventato un’opera d’arte vivente – una

chiara dichiarazione dell’importanza della musica e dell’arte per la città di Francoforte. (dalla relazione di progetto)

sedie una volta. Come tale non genera rifiuti, si consumano meno risorse perché se ne produrranno di meno e sarà più efficace perché il suo costo, rapportato al numero di volte che posso sedermici sopra, sarà inferiore. Certo, il PIL che genera è più basso. Pazienza. Io abito in una casa che non fabbrica più PIL da due secoli perché ne ha due e mezzo eppure mi ci trovo meglio che in una casa moderna. Anzi, quando l’ho presa in affitto quarant’anni fa non la voleva nessuno perché tutti volevano una casa moderna e funzionale, oggi la tendenza si è invertita perché, pur senza esserne ancora pienamente consapevoli, abbiamo scoperto che i valori di coesione culturale sono superiori ai meri valori dell’efficacia. È cambiato il nostro mood. Siamo quasi arrivati a Milano. La considera la sua città? Vivo tra Milano, Roma, Bologna, Firenze e Palermo e mi va bene così. Se proprio mi costringe a scegliere, Milano no, Milano ormai è nel gatto, come dicono i toscani. Bologna non è male ma starei a Firenze. Così potrei dialogare col sasso. Antonio Morlacchi Progettazione e design Atelier Markgraph, Frankfurt am Main Direzione creativa Roland Lambrette Direzione artistica Andreas Lorenschat Project Management Jürgen Zeller Committente Tourismus+Congress GmbH Frankfurt am Main Installazioni, luci e suoni Procon Multimedia AG, Frankfurt am Main Tecnologia video XL Video, Oststeinbek Schermi Procédés Chénel Werbeges mbH Regia musicale Parviz Mir–Ali/, Frankfurt am Main Digital Media System Design Meso, digital media systems, Frankfurt am Main


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Tradizione, industria, reti. I percorsi del design italiano paleocristiana, che da San Francesco arriva fino a Enzo Mari. Lungo questo percorso abbiamo illustrato questi temi con proiezioni di brevi film realizzati da registi italiani importanti (da Martone a Olmi), creando uno spessore narrativo molto denso. Spesso lei definisce il design italiano dotato di una modernità basata sul rifiuto di ogni “soluzione finale”, cosa intende di preciso? Intendo dire che un tempo si riteneva che urbanistica, architettura e design realizzassero un futuro nell’ordine, cioè un

paesaggio formale e culturale basato sulle certezze della ragione e della tecnologia. Il design italiano è stato il primo, con il movimento radical degli anni ‘60, a segnalare che il futuro che attendeva le società industriali sarebbe stato caratterizzato dall’incertezza e dalla complessità; e così infatti è successo, e il design italiano ha sempre operato attraverso la ricerca continua, la molteplicità dei linguaggi e la presenza di tendenze contraddittorie. È ancora, questa, una specificità del design italiano o si è globalizzata? Mi sembra che questa specificità, nell’epoca della complessità si sia accentuata, perché il mondo contemporaneo non possiede più modelli unitari e certezze permanenti; che si sia prodotto un sistema economico e sociale che sta in piedi a condizione di essere quotidianamente riformato, modificato, trasformato… E allora, quale futuro vede per il design italiano? Il futuro del design italiano è costituito da tanti futuri simultanei, come nel resto del mondo. In una intervista radiofonica lei ha sostenuto che il mestiere di designer sta diventando una professione di massa… Certo, quella del designer sta

diventando una professione di massa che si sta sviluppando in tutti i paesi industrializzati e in via di industrializzazione, come dimostra l’enorme sviluppo di nuove scuole e università; questo fenomeno positivo deriva dal fatto che oggi il design non si occupa soltanto degli aspetti estetici dei prodotti, ma è diventato una energia di innovazione, tecnica, commerciale, formale, promozionale o comunicativa. Un’energia indispensabile non soltanto alle industrie dell’arredamento, ma a qualsiasi settore produttivo che voglia affrontare la concorrenza internazionale e i mercati globalizzati.

Si può dire lo stesso per la professione dell’architetto? La professione dell’architetto non mi sembra in questo momento in grande sviluppo perché la crescita quantitativa delle città si è arrestata e il mercato della rifunzionalizzazione delle città esistenti è in larga parte assolto dall’interior design. Una domanda su Andrea Branzi: architetto, urbanista, designer, critico. Quale di queste attività sente più sua? Non si tratta di attività separate o di prestazioni professionali diverse; il mio interesse verso l’architettura, i territori urbani, il design, la ricerca teorica o la didattica nasce dall’idea che la cultura del progetto non si esaurisce nella costruzione ma consiste in una analisi della storia, della tecnica e della società, ed ha bisogno quindi di indagare vasti territori problematici. Quali i progetti in corso? In questo momento sono impegnato su diversi progetti, con il Politecnico di Milano, con la mia mostra alla Fondation Cartier di Parigi, con varie mostre per il prossimo Salone del Mobile e con la Direzione Scentifica del Museo del Design alla Triennale. E nel rispondere (come in questo caso) alle domande degli amici… Marco Penati

In prima pagina e nel tratto, immagini della videoinstallazione "Fiato alle Trombe! Ouverture – 2000 anni di creatività italiana" realizzata con quadri in movimento, schermi e proiezioni da Italo Rota e Peter Greenaway; sopra, il ponte di accesso al Triennale Design Museum di Michele De Lucchi – foto Fabrizio Marchesi; sotto, l’atrio del palazzo della Triennale – foto Gabriele Basilico

Flashalessandrobelgiojoso

Grand Hyatt Hotel nella Jim Mao Tower di Shangai: 38 piani di vertigine a cinque stelle


4 • IOArchitetto

brevi / camilla morlacchi Verso una

nuova cultura della mobilità urbana

L’

Italia è il paese europeo a più alta densità di automobili. La mancanza di alternative realisticamente fruibili e la pubblica disattenzione verso forme di mobilità alternativa influiscono pesantemente sulla qualità della vita collettiva e comportano crescenti costi economici, sanitari e sociali. A questi deficit si somma una scarsa cultura dei cittadini e delle imprese dove la figura del mobility manager è ancora poco diffusa. E proprio il mobility management: servizi alle imprese è il tema del terzo mobility workshop organizzato da Muoversi e Wireless ICT con il patrocinio della commissione europea e di HRCommunity, associazione dei manager delle risorse umane.

mobility orkshop

Appuntamento il 9 aprile alle 9,30 a Palazzo Turati, in via Meravigli 9/b a Milano. Ai saluti dell’on. Riccardo Garosci (CE) e di Federico Isenburg di Muoversi faranno seguito gli interventi di Giorgio Fiorentini dell’Università Bocconi, Gianna Zappi dell’ABI (Associazione Bancaria Italiana), Apollonia Miola della Commissione Europea – direzione generale Istituto di ricerca per l’ambiente e la sostenibilità, e una tavola rotonda dedicata alle iniziative delle imprese per il mobility management. www.mobilityworkshop.net

Gli organizzatori Muoversi è la prima società in Italia per servizi di consulenza, progettazione, sviluppo attivazione di soluzioni per la mobilità sostenibile con l’obiettivo di diffondere una cultura di responsabilità sociale attenta alle problematiche della mobilità. Wireless è il punto di riferimento italiano della filiera degli operatori nel settore delle tecnologie ICT, in particolare wireless, mobile e multimedia di cui racconta i protagonisti sul fronte della domanda e dell’offerta e le strategie in campo.

TURISMO ENERGETICO IN ALTO ADIGE * L’Alto Adige copre già il 45%

BOSCH GIÀ PRONTA PER LA PATENTE * ENERGETICA

Il nuovo servizio di Bosch per tutte le installazioni di caldaie a condensazione o pannelli solari termici Junkers o e.l.m. leblanc prevede il reperimento del professionista in grado di rilasciare la certificazione energetica e l’inoltro della documentazione all’ENEA. Una pratica che da luglio 2009 diventerò obbligatoria. A disposizione degli utenti un call center che risponde al numero 840 888800 e il sito www.sconto55.it

ITER, ALLA SCOPERTA DELLA MODERNITÀ * Iter è un progetto sviluppato dalla Triennale di Milano con le Regioni

Piemonte, Liguria, Lombardia e Emilia Romagna: una guida consultabile via web che ogni utente può costruire secondo i propri interessi attingendo a un ampio data-base. Il sito propone già alcuni percorsi interregionali organizzati in categorie suggestive (anche se non esattamente intuitive: anima, corpo, spazio, tempo, metamorfosi), nonché percorsi cittadini e regionali. Ogni scheda, georeferenziata, può essere salvata in un file caricabile su navigatore satellitare TomTom®. www.architetturadelmoderno.it

COBATY E LA DIREZIONE DEI * LAVORI

Cobaty è un’associazione internazionale per le costruzioni, l’urbanistica e l’ambiente nata per condividere le diverse esperienze degli operatori. Prima occasione di confronto a Milano, lo scorso 16 febbraio, sul tema della direzione dei lavori. Tema di non poco conto dal momento che spesso al direttore dei lavori è ormai affidato un ruolo di construction manager mentre la preparazione professionale si sviluppa secondo criteri tradizionali evidentemente inadeguati. Altro aspetto critico quello della sicurezza, nonché le relazioni con progettisti e fornitori, spesso limitate e soprattutto tardive. Gli atti e le date dei futuri incontri su www.cobatyitalia.it

NASCE IL POLYSILICON DI GRADO SOLARE * ITALIANO

del suo fabbisogno energetico con le energie rinnovabili e conta oltre 700 edifici classificati CasaClima. Dal 2006 il TIS Innovation Park organizza gli EnerTour, visite tecniche guidate a edifici ad alta efficienza energetica e impianti energetici rinnovabili. Prossimi appuntamenti 11 aprile e 16 maggio al cantiere del nuovo quartiere Casanova di Bolzano che ospiterà 3.000 abitanti. È possibile organizzare EnerTour sulla base di specifiche richieste di informazione. Su www.enertour.bz.it

Ad oggi il principale collo di bottiglia per lo sviluppo del solare fotovoltaico è rappresentato dalla reperibilità dei wafer di silicio, che inoltre incidono fino al 70% dei costi di produzione dei pannelli. Con un investimento di 430 milioni di euro la Silfab di Franco Traverso sta per avviare la produzione di polysilicon di grado solare ad alta qualità (9N-) a Borgofranco d’Ivrea, in un nuovo stabilimento con una capacità sufficiente a garantire la produzione di 600 MW/anno a partire dal 2010. L’insediamento coprirà un’area di 100.000 mq in precedenza occupata da una multinazionale chimica. L’energia necessaria per le lavorazioni sarà auto-prodotta mediante un impianto di cogenerazione a gas, un salto idrico e una centrale a biomasse. www.silfab.eu

A CITTADELLA LA CASA COLLETTIVA * ITALIANA 1995-2007

LIGHTING DESIGNERS * L’assemblea di APIL, associazione dei pro-

La casa collettiva è solo un'aggregazione di unità abitative separate o è possibile individuare funzioni dell'abitare da vivere collettivamente? Quali sono le relazioni tra l’edificio e il suo contesto urbano? Le barriere, fisiche e sociali, che gli abitanti erigono negli spazi collettivi sono causa o conseguenza di una cattiva qualità dell’abitare? L’esposizione dei 17 progetti selezionati dall’associazione Architettando tra i 128 ricevuti (la giuria comprendeva Eleonora Mantese, docente di progettazione architettonica allo IUAV, Marco Mulazzani, docente di storia dell'architettura, Marco Brizzi, direttore di Arch'it, Flavio Albanese, direttore di Domus) sarà anche un’occasione di dibattito. A Cittadella, dal 29 marzo all’11 maggio prossimo. www.architettando.org

Visti a

made COSTI DI STAMPA DA 0,21 EURO/MQ * I nuovi plotter della famiglia CS2100 di Océ permettono anche a studi

di piccole dimensioni di stampare direttamente i progetti fino al formato A0 (mm 841x1189) con risultati brillanti e senza doversi svenare. A un costo di acquisto contenuto (da 2.990 a 4.490 euro) si aggiunge un costo di stampa che va da 0,21 euro/mq per stampe b/n 2D a 0,68 euro/mq per stampe 3D a colori (tipicamente dei render). Brillantezza e nitidezza sono assicurate da una resa di 2400x1200 dpi e dall’uso, in aggiunta agli inchiostri dye a 4 colori, di due

fessionisti dell’illuminazione, lo scorso 5 febbraio ha nominato presidente l’arch. Cinzia Ferrara dello studio FerraraPalladino, che prende il posto di Piero Castiglioni. Il principale obiettivo di APIL è la promozione di una progettazione qualificata e indipendente attribuendo il giusto valore e riconoscibilità al lavoro specializzato del professionista dell’illuminazione, ovvero il lighting designer. Recentemente APIL è entrata a far parte della galassia associativa di Federlegno-Arredo. www.apilitalia.it

cartucce di nero pigmentato. Ingombri ridotti, scheda di rete, Rip software opzionali per la gestione di tutti i formati immagine e la doppia compatibilità Win/Mac fanno dei plotter Océ una soluzione versatile e flessibile, facile da inserire in tutte le reti di lavoro. Nella foto, CS2124 con una luce di stampa di 24”. www.oce.com/it/default SE IL COMMITTENTE VUOLE CONTARE * I FILI D’ERBA

Progetti importanti meritano presentazioni importanti e non sempre ci sono le risorse in studio. Non siamo a favore dell’iperspecializzazione ma produrre grafica 3D fotorealistica è un lavoro lungo che richiede costanti aggiornamenti per produrre risultati convincenti e competitivi. Le presentazioni finali sono peraltro solo un aspetto della modellazione 3D. Una buona interazione tra progettista e grafico permette di creare ambienti virtuali perfettamente funzionanti, di verificare subito i risultati del progetto e di modificare le singole caratteristiche in tempo reale. È possibile sviluppare questo aspetto dell’attività dello studio affidandosi in outsourcing ai servizi di Wave

IL 30 MAGGIO A VICENZA UN PREMIO PER * LA COMMITTENZA

L’unicità del premio Dedalo-Minosse, promosso da ALA-assoarchitetti, l’Arca e Regione Veneto, consiste nel riconoscimento del valore del progetto ponendo l’accento sulla committenza, perché la realizzazione architettonica di qualità può nascere solo dall’esemplare connubio tra chi la promuove e chi la progetta. Sono gli stessi architetti a sponsorizzare i loro clienti per il conferimento del premio. I vincitori della settima edizione, selezionati tra 547 progetti provenienti da 36 paesi, saranno premiati il 30 maggio al Teatro Olimpico di Vicenza. Dal giorno successivo e fino al 31 agosto in mostra a Palazzo Valmarana Braga.

HOTEL EXPERIENCE DESIGN * Il terzo corso di alta formazione (220 ore) per progettare e arredare gli

spazi comuni degli hotel, si svolgerà a POLI.design - Politecnico di Milano (Campus Bovisa) dal 5 maggio al 2 luglio’08, e prevede lezioni di docenti del Politecnico di Milano e di architetti affermati nel settore, come Marco Piva, Simone Micheli e Luca Scacchetti, educational tour guidati dai docenti alle realizzazioni più significative. Il project work finale sarà la trasformazione virtuale di parti dello storico palazzo Montecatini di Milano progettato da Gio Ponti nel 1951 in una hall-lounge d’albergo. SIA GUEST’08 e gli Sponsor Accademici Florim Ceramiche, Simas Aqua Space, La Murrina, Bose, ST Rubinetterie, De Castelli, Frascio e Oikos Fragrances mettono a disposizione 30 borse di studio. Per informazioni: POLI.design, Daiana Bossi, tel 02.23997208, formazione@polidesign.net

KNAUF E ANIT INSIEME PER L’ISOLAMENTO * TERMICO E ACUSTICO

Al via i convegni 2008 dell’associazione e sostenuti da Knauf. Due i temi affrontati: “CasaKyoto in 10 mosse. Come riqualificare l’edilizia esistente”, e “Case certificate: calde e silenziose. Correlazione tra i requisiti di risparmio energetico e acustica”. Calendari e location dei convegni, gratuiti e aperti a tutti i professionisti del mondo delle costruzioni, su www.knauf.it/convegni.cfm

TERMICI * TMIM CONTRO I PONTI Conforme alla UNI EN 998-2, la malta

di allettamento termoisolante TMIM di Tassullo è particolarmente indicata nella costruzione di murature in laterizio porizzato. Di basso peso specifico e a base di leganti idraulici, inerti leggeri minerali e sabbie selezionate, questa malta permette di eliminare i ponti termici già nelle prime fasi del cantiere.

MIMMO PALADINO * RIVESTE LA GHIRLANDINA

DI MODENA Finalmente un artista e non un telefonino gigante a ricoprire (fino al 2010) i ponteggi della torre Ghirlandina di Modena. L’artista si è avvalso della competenza del Gruppo Masserdotti che ha prodotto un telo ignifugo microtraforato in 4 pezzi di 17x64 metri per una superficie totale di 4.352 mq, la più grande d’Europa decorata interamente in digitale.

3D & Multimedia, che realizza anche soluzioni Internet che facilitano l’interazione a distanza. Nella foto, dettagli di renderizzazione molto rari da trovare in rendering commerciali architettonici. Da notare anche lo studio dei materiali utilizzati. www.wave3d.it


IOArchitetto • 5

nuove tecnologie / nadia rossi

Condensazione, alta resa basse emissioni

raggiungere i risultati odierni, difficilmente migliorabili: cosa chiedere di più a una caldaia che rende il 98% sul potere calorifico superiore? Il recupero realizzato da questa tecnologia può essere maggiore se invece di lavorare con radiatori ad alta temperatura si passa a un impianto a bassa temperatura, come quelli a pavimento radiante.

La cascina del sole Sulla sponda bresciana del lago di Garda c’è il laboratorio di ricerca Atag. Una cascina ristrutturata con pannelli di tutti i tipi e sperimentazione a 360° di nuove soluzioni. Nello schema, il rendimento e il principio di funzionamento delle caldaie a condensazione

Quali ulteriori sviluppi prevede? Una prospettiva molto interessante è l’integrazione della tecnologia a condensazione con i recuperi solari. La gestione elettronica permette di prendere energia dal sole, gestirla e trasferirla all’impianto di riscaldamento se la temperatura è adeguata o produrre acqua calda sanitaria. Penso che questo sia il futuro. In Germania, Austria e Olanda, dove si hanno 200 giorni all’anno di pioggia, si cerca di sfruttare al meglio il sole; è tempo di farlo anche in Italia, dove abbiamo 200 e più giorni di sole.

Quando è stata scoperta la tecnologia a condensazione? Circa vent’anni fa in Nord Europa quando si è cercato di ottenere il maggiore rendimento dalle caldaie e una combustione meno inquinante possibile, al fine di limitare le piogge acide. La ricerca continua, il minor costo dei materiali e dell’elettronica (sempre più sofisticata) applicata hanno permesso di

Con l’impianto solare bisogna prevedere uno spazio consistente per l’accumulo dell’acqua calda? Non è indispensabile. Oggigiorno – pensiamo a un classico appartamento – non si può pensare di collocare al suo interno un serbatoio per l’accumulo da 300 litri: la superficie costa e gli spazi non bastano mai. Per queste realtà suggeriamo un mini-

Cresce l’utilizzo della tecnologia che unisce economia di esercizio, massima attenzione al comfort, all’affidabilità e alla cura dell’ambiente

L

a scarsità e l’aumento dei costi dei combustibili fossili e la crescente attenzione alla salvaguardia ambientale promuovono lo sviluppo di caldaie sempre più efficienti. Come gli impianti che operano con la tecnica a condensazione, che offrono un rendimento effettivo che arriva al 98% e un risparmio sui consumi del 25-30%. Le caldaie tradizionale riescono a utilizzare solo una parte del calore sensibile, disperdendo nell’atmosfera il vapore acqueo generato dal processo di combustione (circa 1,6 kg per mc di gas): la quantità di calore in esso contenuta rappresenta l’11% dell’energia liberata dalla combustione. La tecnologia alla base della caldaia a condensazione prevede il recupero dei fumi e lo sfruttamento del calore che contengono. I gas combusti ad alta temperatura vengono fatti fluire lungo i tubi dell’acqua di ritorno e si condensano: il vapore acqueo viene quindi

raffreddato e trasformato in acqua con la conseguente acquisizione di calore supplementare. La resa è inversamente proporzionale alla temperatura di ritorno del sistema di riscaldamento e alla temperatura dei gas di scarico della caldaia: più basse sono entrambe, più alto è lo sfruttamento del calore latente e quindi la quota di sfruttamento del calore di condensa-

zione. Per comprendere a fondo le potenzialità di questa tecnologia ci siamo rivolti a Francesco Altomonte, responsabile tecnico di Atag Italia, prima in Italia a importare la tecnica della condensazione. “Cuore” della sua produzione è uno scambiatore di calore in acciaio inox che permette l’immediato passaggio del calore al fluido vettore.

mo accumulo con un uso pressoché immediato dell’energia ricevuta dal sole. Per chi ha più spazio abbiamo realizzato bollitori stretti e alti, di ingombro contenuto. Una caldaia solare con un accumulo di 380 litri può soddisfare le esigenze di una famiglia di 4-5 persone, 200 litri sono indicati per 2-3 componenti. La condensa crea problemi? È leggermente acida (pH4); il riscaldamento di un appartamento di 100 mq richiede 910.000 kcal e produce circa 2 litri l’ora d’acqua che, fluendo nello scarico domestico - in genere basico - non dà problemi. È diverso il discorso qualora si riscaldi un ufficio, dove gli scarichi domestici sono ridotti. In questo caso è opportuno trattarla facendola passare su un letto di materiale calcareo: attraversandolo perde l’acidità e diventa neutra. Qual è il vostro rapporto con gli architetti? La nostra attenzione al massimo contenimento degli ingombri delle caldaie e ancor più la possibilità di installare pavimenti radianti (per il caldo e il freddo) incontra al meglio i desideri di chi vuole lavorare sui più ampi spazi possibili, senza intralci, con un occhio di riguardo ai consumi energetici e all’ambiente. È nostra intenzione intensificare i contatti con il progettista, perché nella realizzazione di qualsiasi spazio la generazione di caldo deve avere il ruolo primario che le spetta.


6 • IOArchitetto

L’archistudio del mese / alice gramigna

Fotovoltaico-architettura unione riuscita La copertura delle tribune dello stadio di Trevignano Romano è composta da 312 moduli fotovoltaici che assolvono alla necessità primaria di ombreggiamento e danno autonomia energetica all’intera struttura

I

l fotovoltaico in Italia rappresenta ancora un discorso minoritario. Si tratta infatti di una tecnologia legata a interventi sporadici e di piccole dimensioni, un sistema alternativo teoricamente apprezzato ma per lo più mal conosciuto e poco pubblicizzato. Eppure qualcosa sembra muoversi nella giusta direzione anche da noi. Nella periferia della Capitale, a Trevignano Romano, si trova infatti il primo impianto fotovoltaico tra quelli finanziati in conto capitale all’80% dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio nel 2002 nell’ambito del programma “Alta Valenza Architettonica” (D.d. n. 111/SIAR/2000). L’aspetto peculiare di questo progetto, firmato dall’architetto Mauro Spagnolo, coordinatore dello Studio Spagnolo - Rocchegiani Architetti Associati, consiste nell’utilizzo dei moduli fotovoltaici direttamente come componenti edili. Il connubio fotovoltaicoarchitettura è stato realizzato grazie alla sovrapposizione omogenea delle funzioni tecniche del generatore di energia elettrica (della potenza di 40,5 kWp) con quelle tecnologiche e architettoniche della struttura di copertura delle tribune dello stadio comunale. L’impianto per lo Stadio di Trevignano, che produce circa 50 mila kWh annui, rende autonoma l’intera struttura sportiva e fa risparmiare circa 49 mila kg di CO2 l’anno, merita un’attenzione un po’ speciale perchè rappresenta uno dei rari esempi riusciti. Dal punto di vista costruttivo la struttura di copertura è realizzata in acciaio zincato e ha il du-

MAURO SPAGNOLO

Architetto e giornalista, nato a Roma, è coordinatore dello Studio Spagnolo Rocchegiani Architetti Associati. Professionista da oltre vent’anni è impegnato in progettazioni mirate ad approfondire i problemi energetici, in particolar modo nel settore dell’energia rinnovabile e della bioclimatica. È docente universitario, autore di libri e di numerose pubblicazioni nel settore delle rinnovabili e dell’efficienza energetica.

A sinistra: l'intradosso della copertura, in cui sono visibili i moduli fotovoltaici in doppio vetro Sotto: vista d'insieme della copertura dello stadio di Trevignano Romano

La sezione trasversale mostra il profilo "ad ala di gabbiano" della struttura A sinistra: particolare dell'attacco dei traversi con la trave principale

plice scopo di proteggere gli spettatori dagli agenti atmosferici e di sostenere integralmente il generatore fotovoltaico. Per evitare impedimenti visivi, la struttura è priva di appoggi sul lato

frontale, mentre è sostenuta da due file di pilastri posizionati nella parte posteriore. La copertura, completamente aggettante verso il campo da gioco e caratterizzata da una

forma ad ala di gabbiano, è stata studiata in relazione ai venti predominanti e, allo stesso tempo, per sfruttare il naturale effetto camino di raffresca-mento grazie alla formazione di correnti

d’aria naturali dal bas-so verso l'alto al di sotto della copertura. A una notevole complessità di tipo strutturale, data l'elevata portanza aerodinamica della struttura, si contrappongono

nodi strutturali appositamente progettati e di facile montaggio con l'uso di pochissimi bulloni. Ciò rende la copertura modulare e facilmente replicabile in altri siti.

I 312 moduli fotovoltaici che costituiscono la copertura sono realizzati in un sandwich doppio: vetro temperato ad alta trasmittanza sul lato esposto al sole e un pannello in tedlar trasparente in quello posteriore. Il rapporto tra pieni e vuoti e la distanza tra cella e cella è calcolato in relazione sia alla necessità primaria di ombreggiamento sia alla possibilità visiva di individuare la posizione del sole anche al di sotto della copertura, con un effetto finale di semitrasparenza e leggerezza. Nella concezione dell’impianto non si è voluto nascondere ma al contrario valorizzare, già dall’aspetto formale, la sua componente “energetica”: la scelta progettuale di utilizzare moduli fotovoltaici in “doppio vetro” consente, anche dal basso, la completa fruizione delle componenti tecnologiche. Strutture come questa dimostrano la maturità tecnologica e progettuale delle applicazioni nel settore dei generatori fotovoltaici integrati all’architettura.


IOArchitetto • 7

FuoriSalone /

Corian loves

Missoni

È

il titolo della mostra e uno degli eventi più interessanti della settimana del design milanese, realizzato per presentare i risultati della collaborazione tra un’icona dei materiali per il design come Corian® di DuPont e i Missoni, una delle famiglie e dei marchi più amati e conosciuti della moda italiana. Insieme hanno lavorato su un progetto di interior design per diversi ambienti domestici: la cucina, il bagno, il soggiorno e la zona pranzo. I Missoni si sa, oltre che maestri di eleganza hanno questa loro particolare sensibilità e propensione per il colore che usano con grande abilità e freschezza, differenziandosi anche per questo da gran parte degli stilisti nostrani, dal tono-su-tono e dal nero imperante/dilagante. Proposte le loro non urlate, ma sempre vivaci e gioiose. Rosita e il figlio Luca ci propongono qui la loro interpretazione della vasta gamma di colori, lavorazioni e finiture di Corian® anche e soprattutto per i nuovi 5 colori translucenti che Dupont ha introdotto sul

mercato a febbraio 2008. A completare il progetto hanno contribuito soluzioni di illuminotecnica e di acustica innovative e aziende di primo piano come Boffi, Margaritelli/Listone Giordano, Artemide e altre qualificate realtà. Quando 15 – 21 aprile 2008

Scusimanonhocapitobene / nora fumagalli

Non mi parli di architettura, signora mia. Io valorizzo!

H

o fatto un giro sui siti web dei principali raggruppamenti politici italiani. Il sito dovrebbe, penso, contenere le indicazioni sulle strategie politiche proposte sui temi più pressanti per la nazione. Scopro così, e con enorme sollievo perché pensavo l’esatto contrario, che “architettura” e “urbanistica” non sono affatto un problema. La ricerca per parola-chiave non presenta infatti nessun risultato su nessun sito. Anche il “territorio” non dà eccessivi pensieri, basta “valorizzarlo” perché, che diamine, siamo nella patria della cultura! Di “energia” invece si preoccupano tutti e tutti ne parlano, con frasi da corso base di italiano per extracomunitari. Il “risparmio energetico” per fortuna è un problema di pochissimi, mentre gli “incentivi” per le “fonti rinnovabili” non li nega nessuno. Contemporaneamente, per molti è necessario sviluppare “energia nucleare”, mentre non interessa a nessuno un “piano energetico”, né locale né nazionale, a differenza delle cellule staminali ombelicali che invece preoccupano parecchi. Il “clima” pare essere una parolaccia: per i più non sta bene pronunciarla e “ambiente” per qualcuno è un termine talmente secondario che il settore nel sito è ancora in allestimento, a un mese dalle elezioni. “…E Roma risorgerà più bella e superba che pria. Bravo. Grazie ”

Organo ufficiale dell’Associazione International Centre of Environmental Design

Direttore responsabile Sonia Politi Direttore scientifico Carlo Ezechieli Art Director Giorgio Covucci Redazione Nadia Rossi (caporedattore), Roberta Basaglia, Alice Gramigna, Elena Sauter, Julia Woyke, Mariella Zoppi Rubriche Alessandro Belgiojoso, Mara Corradi, Davide Crippa, Sara Ferrario, Nora Fumagalli, Camilla Morlacchi, Maurizio Molgora, Francesca Orestano, Marco Penati © Diritti di riproduzione riservati. La responsabilità degli articoli firmati è degli autori. Materiali inviati alla redazione, salvo diversi accordi, non verranno restituiti.

Editore Font srl, via Siusi 20/a, 20132 Milano tel. 02 2847274 - fax 02 45474060 ioarchitetto@fontcom.it Pubblicità Font srl, via Siusi 20/a, 20132 Milano tel. 02 2847274 - fax 02 45474060 pubblicita@fontcom.it Abbonamenti Font srl, via Siusi 20/a, 20132 Milano tel. 02 2847274 - fax 02 45474060 abbonamenti@fontcom.it Prezzo di copertina euro 2,50 - arretrati euro 5,00 Abbonamento annuale (10 numeri) euro 20,00 Versamento su c.c.p. 64538911 intestato a Font Srl Reg. Tribunale di Milano n. 822 del 23/12/2004 Sped. in abb. postale 45% D.L. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004 n.46) art. 1, comma 1, DCB Milano Fotolito e stampa Poligrafica Antenore, Padova

Dove Corian Design-Milano Store, via San Nicolao 4, Milano Orario di apertura 16 – 21 aprile 10.00 – 22.00 Art direction Rosita Missoni Project manager Arch. Massimo Fucci

Sopra: Rosita Missoni. In basso a sinistra: gli interni saranno essenziali e razionali e, allo stesso tempo, ricchi di colore, immaginazione e gusto

Sotto: i Missoni offriranno un’interpretazione dei cinque nuovi colori traslucenti di Corian

In alto: il logo della manifestazione


8 • IOArchitetto

il progetto del mese / UN SEGNO SOSTENIBILE SULLA ROMA-FIUMICINO

La

Torre bioclimatica nuovo landmark

per Roma Un edificio concepito nel pieno rispetto dei criteri di sostenibilità non solo durante il suo ciclo vitale, ma anche nella fase di costruzione. Comfort abitativo, resa energetica ambientale e immagine sono i tre elementi all’origine del programma progettuale

L

a crescita esponenziale del fenomeno urbano e l’impatto ambientale degli edifici sono due aspetti che fanno parte della storia attuale delle nostre città e impongono l’urgenza di realizzare una nuova generazione di contenitori urbani che impieghino concretamente gli elementi naturali nella dinamica costruttiva e gestionale degli spazi. La realizzazione della Green Tower si colloca nella direzione dello sviluppo sostenibile, configurando un’immagine spaziale integrata tra architettura, ingegneria e studio bioclimatico. Dimostra come oggi sia possibile intraprendere una strada alternativa sfruttando le risorse disponibili in questo settore con un edificio che produce energia riducendo contemporaneamente l’inquinamento ambientale di oltre il 70% rispetto a un altro di volumetria simile, ma concepito in modo convenzionale. Una torre pensata e progettata nel pieno rispetto dei criteri di sostenibilità non solo durante il suo ciclo vitale, ma anche durante la fase di costruzione. Riferimento Con i suoi 130 metri di altezza sulla Roma-Fiumicino, la torre si propone come segno sottile pensato per differenziarsi da un intorno formato da una serie di edifici anonimi, sovrapposizioni di volumetrie e materiali. Un edificio dinamico e visibile per forma da ogni angolo d’osservazione, in grado di comunicare con immediatezza le sue caratteristiche: luce, leggerezza, trasparenza, flessibilità. Uno spazio verticale studiato nella forma per favorire il massimo soleggiamento degli appartamenti (orientamento privilegiato a sud della più ampia superficie) e la maggiore protezio-

ne verso nord. La pianta libera consente di prevedere all’interno della torre una grande varietà di tipologie abitative. Gli appartamenti standard, caratterizzati da ampi balconi, sono collocati ai livelli inferiori. La parte alta è costuituta da una serie di appartamenti con prerogative che li caratterizzano come altrettante ville sospese. La torre può contenere una serie di spazi condominiali a completamento delle sue funzioni per una migliore vivibilità del complesso. In aggiunta a una grande serra bioclimatica – elemento di definizione e colorazione stagionale, nonché luogo di ritrovo per il tempo libero – può essere previsto un doppio piano con diversi servizi. L’attacco al suolo è previsto a una quota inferiore al piano stradale, sia per dare maggiore protezione alla struttura, sia per conferirle maggiore slancio verso l’alto esaltandone le caratteristiche. La base è inserita in un grande spazio concavo che accoglie un giardino a cielo aperto, piani d’acqua e le strutture annesse alla torre. Per chi accede pedonalmente l’immagine è quella di un contatto immediato con spazi verdi e acqua sia a piano terra sia accedendo tramite le passerelle d’ingresso al giardino sottostante. L’accesso alla torre avviene pedonalmente da due ingressi: uno diretto, l’altro collegato alla zona dei servizi di supporto alla torre (ristorante, club house, Spa, spazio multifunzionale). Non sono previsti parcheggi a raso ad eccezione di quello tecnico per l’accesso agli impianti e all’eliporto. In prossimità degli ingressi pedonali sono situate le rampe di accesso ai parcheggi interrati con possibilità di salire direttamente ai piani superiori o di accedere al parco interno.


IOArchitetto • 9

L’ARCHITETTURA BIOCLIMATICA

Il cablaggio dell’edificio veicola le informazioni con un’unica rete che coordina elettricità, telefonia, informatica e gestione tecnica. Un gestore di energie rinnovabili connesso a un server meteo permetterà di anticipare e ottimizzare il ricorso alle energie rinnovabili in funzione delle condizioni meteorologiche.

Doppia parete lato nord per una maggiore protezione invernale e per il raffrescamento estivo

Eliporto. Recupero acque piovane per irrigazione serra

Serra bioclimatica per regolazione camini e benessere interno Installazioni tecniche integrate

JEAN MARC SCHIVO

Nato a Tolone (Francia) nel 1949, si laurea in Architettura all’Università degli studi La Sapienza di Roma nel 1978 con Bruno Zevi di cui è stato collaboratore fino al 1983. Il tema della natura è ricorrente nei suoi progetti: è il tentativo di fondere l’uomo con l’ambiente e l’architettura con il territorio. Specializzato in impiantistica sportiva - tecnologie per sistemi di copertura di grandi dimensioni. Dal 2001 è professore incaricato per il corso di Arredamento I° presso l’Università La Sapienza - corso di laurea in architettura degli interni e arredamento.

LUCILLA REVELLI

Nasce nel 1957 a Monaco Principato e si laurea in Architettura all’Università degli studi La Sapienza di Roma nel 1983. Specializzata in bioarchitettura e architettura del paesaggio, nel 1991 fonda lo Studio Schivo e Associati insieme a Jean Marc Schivo. Dal 2003 è collaboratore didattico per il corso di Laboratorio di Allestimento I° presso l’Università degli Studi di Roma La Sapienza - facoltà di Architettura “Valle Giulia” - corso di laurea in architettura degli interni e arredamento.

Pareti ventilate a doppia pelle apribili estate/inverno

Camino per la ventilazione degli appartamenti: l’altezza della torre assicura il tiraggio naturale

Fotovoltaico 1.300 mq (produzione ca. 100.000 kWh/anno) Recupero delle acque piovane per il funzionamento generale della torre (acque sanitarie, irrigazione, ecc.)

Nella pagina a fronte, render della Green Tower; sotto assonometria dell’edificio; a destra, dettaglio esterno e basamento

Il funzionamento bioclimatico dell’edificio Progetto Green Tower - Torre per abitazioni JMSchivo&Associati Progettisti: Jean Marc Schivo, Lucilla Revelli Committente: Parsitalia Spa Facciate doppie: Schüco Altezza torre: 130 m Metri quadri residenziali: 9.700 Metri cubi residenziali: 33.950 Totale metri quadri con serra + locali tecnici + aree esterne di servizio: 11.400


10 • IOArchitetto

studio del mese /

Frassinago LAB paesaggi provvisori

FRASSINAGO LAB

Frassinago LAB – Landscape Architecture Bologna – è una società di progettazione nata nel luglio 2007 dalla fusione di due realtà già presenti da alcuni anni. Progetta architettura e paesaggi unendo le discipline di riferimento che considera inscindibili tra loro. Coordinatori generali dei due settori sono Filippo Marsigli Rossi Lombardi, paesaggista, e Gianluca Rossi, architetto. Lo staff comprende gli architetti Marcello Bozzarelli, Vera Busutti, Ilaria Patelli, Laura Ponchio, Paola Virgili, Matteo Zattoni e i paesaggisti Marta Carnevali, Federico Ratta, Luisa Rinaldi Ceroni, Francesca Tattini.

Installazione A'mare paesaggi, al SUN 2007

Due esperienze di architettura del paesaggio effimero. Percorsi e ambientazioni nati per donare emozioni intense e veloci, limitate nel tempo

N

ell’ambito dell’ultima edizione di Sun a Rimini, Fiere&Comunicazione ha affidato al giovane studio Frassinago LAB la creazione di un evento in grado di attrarre i visitatori e di trasmettere positive emozioni. Ne è nato A’mare paesaggi, un percorso attraverso porzioni di paesaggi rubati alla realtà e contestualizzati all’interno di uno spazio chiuso (il padiglione fieristico): un susseguirsi di ambienti da vedere e da vivere. Su una superficie di 600 mq è stata realizzata una struttura in legno chiusa con tessuto di cotone: al suo interno ogni dettaglio è stato studiato trasformando volumi, colori, materiali, odori, suoni dei paesaggi urbani e non in un’architettura del paesaggio quasi virtuale, in grado di trasmettere tutte le emozioni di uno spazio all’aperto. L’allestimento-installazione ha permesso al visitatore di passeggiare attraverso sei stanze pae-

saggio collegate tra loro da un percorso in pietra serena. In ogni ambiente il design degli oggetti outdoor e indoor è stato vissuto e contestualizzato nel paesaggio. La prima stanza, dall’aspetto austero, asettico ma molto pulito, non contestualizzata, svolgeva una funzione di “purificazione” dalla moltitudine di informazioni che la fiera trasmette al visitatore. Successivamente il paesaggio diventava reale. Nella seconda e nella sesta era ricreato un ambiente marino attraverso l’uso di materiali, sabbie, acqua, pietre, vegetazione. La terza proponeva profumi e odori dell’autunno incalzante, quando si lascia il mare e (quarta stanza) si torna nell’ambiente urbano. Qui i materiali grigi della pietra serena del percorso si accostavano al ciottolo nero ebano e al freddo distaccato delle lastre in fibra di cemento. Gli arredi, le chaise longue parcheggiate, i lecci a filare e le

piante aromatiche in vaso riportavano a una terrazza con vista sul paesaggio città. Nella quinta si camminava su un manto di corteccia, vivendo le emozioni di un bosco incantato che trasformava vasi di diverse dimensioni e colori in elementi del sottobosco: dietro alcuni bruniti, l’occhio poteva coglierne altri nascosti e colorati. Il sesto spazio - un giardino paesaggio - concludeva il percorso dando la possibilità di rilassarsi nei profumi e nei colori naturali dei legni, dei limoni, del verde del prato contrastati dai violacei melanzana delle comode sedute. Green carpet Una seconda realizzazione è un paesaggio effimero nel paesaggio reale in zona Tortona Design 2007 durante il Salone del Mobile di Milano. Underconstruction è stato un evento coordinato da “recapito milanese”: un modulo abitativo innovativo realizzato da Pircher

ADI Design Index 2007

nomination al completo

Si è conclusa la raccolta delle eccellenze progettuali e produttive del triennio 2005-2007. Il 26 giugno a Torino il XXI Premio Compasso d’Oro

I

n 404 pagine ADI Design Index raccoglie e documenta le 150 eccellenze progettuali suddivise in sette aree tematiche - abitare, ambiente, lavoro e servizi, persona, visual design, ricerca teorica, storica e critica, ricerca d’impresa - che completano la nomination triennale per il XXI Premio Compasso d’Oro. La cerimonia di premiazione avrà luogo il prossimo 26 giugno presso la Reggia della Venaria Reale, alle porte di Torino, città nominata da Icsid - International Council of Societies of Industrial Design -

prima World Design Capital per l’anno 2008. A precedere la cerimonia, a partire dal 23 aprile, una grande mostra retrospettiva di una selezione di oltre 400 oggetti della Collezione storica Premio Compasso d’Oro ADI. I concorrenti premiati o segnalati entreranno a far parte della collezione storica premio Compasso d’Oro, dichiarata patrimonio nazionale di straordinario interesse artistico e storico dal Ministero per i beni e le attività culturali con D.M. 22/04/04. La collezione e i marchi del

Premio e del Design Index appartengono alla fondazione ADI per il design italiano creata nel 2001 con la mission di “conservare, promuovere e valorizzare il patrimonio culturale, ideale, materiale e immateriale del premio Compasso d’Oro ADI e di tutte le manifestazioni che esprimono e promuovono il design italiano”.

Oberland, progettato da Bestetti Associati e arredato dalle nuove collezioni di Paola Lenti. Frassinago LAB ha progettato la contestualizzazione effimera del modulo. Il progetto dell’outdoor è stato concepito come un tappeto verde sul quale la struttura si posava e si contestualizzava e che introduceva i visitatori in un percorso empatico con le installazioni interne. In questo progetto l’obiettivo è stato la creazione di un tappeto di design outdoor leggibile dall’interno verso l’esterno e viceversa, dove la continuità delle tessiture potesse essere compresa orientando lo sguardo tra una vetrata e l’altra. All’esterno il paesaggio era caratterizzato dall’alternanza dei materiali naturali: ciottoli statici e graminacee in leggero movimento con il vento. E ancora il prato, i legni e gli specchi d’acqua. www.frassinagolab.com

Materiali naturali per l'installazione di Underconstruction, Milano, Fuorisalone 2007


IOArchitetto • 11

design / marco penati

Desalto. In equilibrio

tra continuità e rottura

Ogni pezzo firmato dalla fabbrica di Cantù evidenzia il rigore dell’invenzione e il coraggio delle scelte. Un cammino lontano dalla tentazione di eccessi influenzati dalle mode correnti

I

l “Canto delle Sirene”. Un mito intramontabile perché intramontabile è la propensione umana a cedere alle suggestioni dell’effimero, dell’eccessivo. Il mondo del design non ne è immune, anzi. E si traduce con la tendenza a produrre oggetti d’immagine disegnati da un pugno di progettisti che non sempre hanno un conseguente riscontro sul mercato. Ma che vengono puntualmente strapubblicati sulle riviste di settore. Sirene, appunto. Poche aziende sfuggono a questa logica. Desalto è una di queste. I titolari fratelli Orsenigo: Ettore, Ambrogio, Fausto e Walter dimostrano un pragmatismo nella scelta dei prodotti davvero singolare. Quando si presenta l’occasione di un nuovo prodotto si chiedono sempre perché farlo, ma anche dove e a chi destinarlo. Si consultano a lungo e dopo decidono come produrlo. Sembrerebbe una cosa ovvia. Ma spesso non è così. A questo punto il “come” diventa importante perché Desalto è una fabbrica completa. Cioè dispone al suo interno di tutto il ciclo di produzione. Anche questa è una peculiarità oggi poco comune. Da sempre l’azienda produce complementi d’arredo in metallo. A Montesolaro, che confina con la più celebre Cantù. Questo essere nel cuore del distretto riconosciuto d’eccellenza per la produzione del mobile di alta gamma ha sviluppato nell’azienda una crescente sensibilità alle

qualità estetiche delle finiture. Per garantire la costante qualità del prodotto si devono avere all’interno anche le finiture. Puliture, spazzolature, trattamenti galvanici (cromatura, nichelatura, brunitura), verniciature a forno, come per le carrozzerie delle automobili. I materiali: acciaio, alluminio, vetro. Le tipologie: tavoli, sedie, librerie, complementi. Soprattutto tavoli allungabili in vetro, che conoscono una fortuna commerciale tale da fare di Desalto l’azienda leader in questo settore. Non è facile produrre questi oggetti: tutto a vista, con parti meccaniche di precisione che si accoppiano a un materiale che non ammette inesattezze: il vetro. Non basta la perfezione estetica, occorre anche la precisione. Si impiantano sezionatrici taglio laser, centri di lavoro a controllo numerico e impianti per la saldatura del cristallo. Nonostante il sovrapporsi di lavorazioni così diverse, entrando nei reparti viene spontaneo pulirsi i piedi sullo zerbino, tanto è l’ordine e la pulizia che vi regnano. Anche nei reparti dei trattamenti galvanici il clima è da laboratorio chimico, più che da industria, e il ciclo di trattamento delle acque è sottoposto a rigorosi controlli di riciclo e depurazione. Con gli anni questo metodo di lavoro ha portato a un catalogo di oggetti con una precisa identità, che si riverbera complessivamente sull’azienda. In

Appio (1999, design Sigla), appendiabiti con base e bracci girevoli in acciaio, montante in alluminio estruso; finiture metallo grigio artico o cromo; terminali in policarbonato trasparente

esso si trovano prodotti molto affini, che non sembrano “disegnati” ma nati da una continua e ponderata riflessione sulle evoluzioni dell’abitare contemporaneo. Spesso i prodotti seguono il mutare dei comportamenti, si trasformano o hanno delle de-

clinazioni che li portano a cambiarne la funzione, arricchendo la gamma del catalogo, che contiene di conseguenza famiglie di oggetti nati da un concetto tecnico/costruttivo comune e talmente flessibile da accettare successivi adeguamenti.

Wiz (1997, design Sigla), tavoli. Cavalletto smontabile a tre gambe con struttura in acciaio e finitura grigio artico; piani in cristallo trasparente e extra-chiaro acidato


12 • IOArchitetto

in vetrina / Sintesi di estetica e funzionalità

Aperture intelligenti

Soluzioni innovative

Sicurezza e risparmio

Pavimenti

personalizzati Le caratteristiche di versatilità e originalità della linea Brio di Skema permettono di assecondare qualsiasi progettualità e scelta estetica. Quattro le collezioni: Brio, Brio Advanced già accoppiato a un materassino fonoassorbente, Brio Mirror dalla finitura lucida AC4 e Brio Special. Zebrano Ghana, Zebrano Vulcan, Baltic Oak, sono tre nuovi legni che vanno ad arricchire la collezione con la finitura wood. A questi si uniscono decorativi come il Metal Storm, dai toni scuri e il Red Metal, caldo e dallo sfumature tendenti al rosso. Il Silver Acid, sfondo argentato ravvivato da finiture color ruggine e infine l’Ice Resin, spatolato dai toni chiari e luminosi.

Automazione, efficienza energetica, sicurezza e design si fondono in TipTronic, la generazione meccatronica delle aperture intelligenti. Semplici da installare e montare, possono essere utilizzate manualmente o a distanza, attraverso la tecnologia Bus con comando a parete o con gestione centralizzata via PC. Il sistema presenta caratteristiche di sicurezza avanzate, bloccando l’infisso in più punti attraverso dispositivi modulari che portano l’edificio in classe di sicurezza WK2. Lo stato della finestra è monitorato da sensori magnetici che si interfacciano con il sistema di allarme. TipTronic condivide la filosofia Schüco Energy2, combinazione efficiente di risparmio e produzione energetica.

Un prato

sempre verde

Per maggiori informazioni: Skema Ponte di Piave (TV) • Tel. 0422 858511• www.skemafloor.it

Per maggiori informazioni: Schüco International Italia Sarmeola di Rubano (PD) • Tel 0498-226900 • www.schueco.it

Folta, resistente, nata per durare a lungo nel tempo, l’erba artificiale della linea Sit-in Sport Outdoor è particolarmente indicata per un uso a fini urbanistico-paesaggistici, ad esempio nella rifinitura di rotonde, presso i bordi piscina e nelle aree ad alta irradiazione solare. Laddove le condizioni climatiche sono difficili o la manutenzione non può essere assicurata (ad esempio una seconda casa in zone di villeggiatura) l’erba artificiale è una scelta eccellente: prodotta con filati ad altissima resistenza ai raggi UV, è certificata secondo le più severe normative in materia di solidità del colore e anche di resistenza al cloro. Nella foto un giardino in erba artificiale dell’ultima generazione realizzato con l’articolo Garden 37.

Per maggiori informazioni: Radici Pietro Industries Cazzano S. Andrea (Bg) • Tel. 035 724242 • www.sit-in.it Armonia con l’ambiente

Unioni di gusto

Sintesi di antico e moderno Sistema integrato La linea dedicata a vialetti, cortili e muretti di contenimento per la casa è una novità di Magnetti Living. Prodotto di punta del marchio è il massello Mix Verde del Vecchio Pavé, realizzato con porfidi, graniti e quarzi di alta qualità. Si integra alla vegetazione grazie al colore tenue e naturale, è solido, resistente e funzionale.Tre i formati disponibili – 9x12, 12x12, 12x18 cm, altezza 6 cm – con finiture liscia o roccia/risaltata. La posa è su sabbia naturale senza l’utilizzo di collanti nocivi alla salute.

Per maggiori informazioni: Magnetti Carvico (BG) • Numero verde 800 906320 www.magnettiliving.it Ricerca e innovazione

Prima d’autore È firmata Giugiaro Architettura la scala Prima di Rintal, che inaugura un nuovo percorso di sperimentazione. Modulare, ha struttura con finiture in alluminio anodizzato naturale o spazzolato lucido. I moduli si adattano a ogni tipo di spazio, per ottenere una scala spiral o dritta, con alzate e pedate regolabili. La ringhiera in acciaio inox Aisi 304 verniciato grigio argento, nero goffrato o bianco comunica leggerezza con un unico foglio che si piega a formare linee curve e armoniose. I gradini sono in legno di faggio lamellare “finger”, spessore 4 cm e disponibili in più colori. Larghezza della rampa: può essere di 80-90-100-120 cm.

Per maggiori informazioni: Rintal Forlì (FC) • Tel. 0543 791111 www.rintal.com

Per collegare spazi, connettere funzioni, costruire ambienti Tre-P&Tre-Più ha creato un moderno sistema integrato di porte, pareti e ante scorrevoli per spazi interni, dalle unità d’abitazione ai luoghi di lavoro, ai punti vendita, agli spazi d’accoglienza e ospitalità. Pavilion, design Antonio Citterio, apre nuove prospettive all’architettura d’interni e supera il concetto di porta inserendola in un sistema di divisori funzionale. Si addice a qualsiasi dimensione e struttura architettonica grazie alle molteplici versioni disponibili.

Per maggiori informazioni: Tre-P&Tre-Più Giussano (MI) • Tel. 0362 861120 www.trep-trepiu.com Basi ecologiche

Finitura naturale L’esperienza e la continua ricerca hanno permesso a Gazzotti di ottenere ProntoParquet Vintage, dall’esclusiva finitura naturale satinata microporosa con poro molto aperto ma allo stesso tempo resistente e di facile manutenzione. I prodotti sono costituiti da uno strato di specie legnosa nobile di circa 4 mm e da un supporto stabilizzante, uniti tra loro con colla vinilica D4. Quattro i formati previsti: 10, Large 10, Large e XX Large. Tra queste osserviamo Large 10 Vintage: spessore 10 mm, larghezza da 80 a 90 mm, lunghezza da 600 a 900 mm. Specie legnose rovere, teak Asia, wengè, selezione Feeling, finitura pigmentata rovere sand. Superficie spazzolata. Accessori: battiscopa, collanti, profili per gradini, soglie di raccordo.

Per maggiori informazioni: Gazzotti Trebbo di Reno (Bo) • Tel. 051 6329611 www.gazzotti.it


IOArchitetto • 13

Elettronica user friendly

Risparmio on the road

La porta programmabile

L’energia solare

illumina la via

Cavò Techno di Gardesa è una porta elettronica di facile utilizzo. Si apre in automatico tramite una chiave trasponder a prossimità: avvicinandola alla placca esterna, viene trasmesso un codice casuale irripetibile tra oltre 4 miliardi di combinazioni. Per la chiusura, un apposito sensore è in grado di capire se la porta è effettivamente chiusa nel telaio e solo in questo caso mette in azione i chiavistelli. Il modello prevede anche una forma di apertura meccanica, di emergenza, occultata da un sistema a scomparsa. La scheda elettronica interna può memorizzare fino a 500 chiavi diverse e diversificarle, autorizzando il personale di servizio all’ingresso a orari prestabiliti e attivare o disattivare l’accesso secondo le esigenze.

Antares di Everlight è un lampione che contribuisce concretamente al risparmio energetico delle pubbliche amministrazioni. È infatti ad energia solare e utilizza una nuova sorgente di luce costituita da diodi luminosi (LED): grazie a ciò garantisce un risparmio pari al 90%. Il suo rendimento è ottimale a qualsiasi temperatura, la luce bianca dà un’ottima percezione dei colori, l’accensione è istantanea a piena potenza e l’emissione di luce unidirezionale (assenza di inquinamento luminoso). Tre le potenze di lampada (50, 67, 84 Watt) e diverse le cromaticità di bianco (calore); il raffreddamento avviene per convenzione naturale.

Per maggiori informazioni: Gardesa Cortemaggiore (PC) • Tel. 0523 255511 • www.gardesa.com

Per maggiori informazioni: Everlight di Domenico Colamarino Vasto (CH) • Tel 0873 69659 • www.everlight.it

Risparmio energetico

Per casa e ufficio

Coperture riflettenti

Da Derbigum la membrana bituminosa per l’impemeabilizzazione dei tetti Derbibrite, di colore bianco riflettente. Il manto ha una superficie liscia di facile pulizia e pH neutro, è resistente agli agenti chimici, agli acidi, al fuoco, ai microrganismi e può essere applicata a qualsiasi supporto. Rispetto a un normale tetto nero, il bianco permette di abbassare la temperatura dell’edificio, limitando i costi per il riscaldamento. La minore temperatura della superficie e la riflettività consentono inoltre l’ottimizzazione della resa dei pannelli fotovoltaici. Derbigum è un prodotto 100% riciclabile.

Per maggiori informazioni: Derbigum Italia Quarto Inf. di Granarolo E. (BO) • Tel. 051 768828 • www.derbigum.com

Progetto di riduzione Prodotta da Crassevig, Bay Girevole, designer Ludovica+Roberto Palomba, è una sedia girevole con struttura in acciaio cromato o laccato. Sedie e schienale sono in laminato – essenze faggio o rovere – tinto o laccato o imbottiti. Disponibile anche con braccioli in tondino. Leggera e contemporanea, è frutto di un progetto di riduzione. La sua struttura in tondino che segue l’andamento dello schienale la rende solida ed esteticamente accattivante grazie a speciali angoli e curvature. Nella versione con fusto a cinque gambe è ideale per un uso home-office e contract.

Per maggiori informazioni: Crassevig San Vito al Torre (UD) • Tel. 0432 932896 www.crassevig.com Tradizione & innovazione

Caldi aromi

Effetto

Il parquet

vissuto

esce di casa Non occorre rinunciare al calore di un pavimento in legno quando si deve arredare uno spazio esterno. Parola di Berti Pavimenti Legno, che propone la linea Havana. Resistente e funzionale, interamente realizzato in massello di iroko da 19 mm, questo parquet supera il tradizionale concetto di pavimento per diventare vero e proprio elemento d’arredo, ideale per personalizzare e rivestire terrazzi, bordi piscina, giardini e gazebo. Di facile posa e grande qualità estetica, i listoni sono montati su speciali profili di supporto.

Per maggiori informazioni: Berti Pavimenti Legno Villa del Conte (PD) • Tel. 049 9323611 • www.berti.net

I segni del tempo

L’essenza

del termoarredo Con Zero-Otto, design Francesco Lucchese, di Antrax it nasce un nuovo concetto di termoarredo. Oltre a scaldare, gli elementi, nella versione singola, offrono la possibilità di profumare l’ambiente grazie a un contenitore di essenze che si integra con il radiatore. Grazie alla loro forma semplice e pulita, inoltre, arredano (e riscaldano) ambienti contemporanei. Zero-Otto è realizzato in alluminio e può essere installato singolarmente o in versione doppia sia orizzontale sia verticale. L’elemento singolo ha diametro di cm 80, la versione doppia misura cm 80 x 140.

Per maggiori informazioni: Antrax it Resana (TV) • Tel 0423 7174 • www.antrax.it

Fissare i segni del tempo e riscoprire la bellezza di un pavimento in legno: questo il filo conduttore delle nuove linee Fiemme3000. La serie Tempi Antichi propone pavimenti dall’aspetto vecchio e consumato, con segni di usura e calpestio in sei essenze con gradazioni scure, profonde e naturali. La nuova lavorazione “Rovere piano sega” è di grande intensità: nodi, striature e venature del legno sono esaltati da solchi a segno di coltello che corrono trasversali e donano al pavimento un effetto vissuto. Con questa linea si riscopre la tradizione dei maestri falegnami che lavoravano con coltelli e piccole seghe, rivisitando le antiche tecniche secondo le esigenze del vivere moderno.

Per maggiori informazioni: DKZ Predazzo (TN) • Tel. 0462 500220 • www.fiemme3000.it


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archidesigner / mara corradi

Il sostegno francese ai

Intersection, divani progettati da Philippe Nigro e realizzati dai Compagnons du Devoir

giovani designer

Ricerca, innovazione, creatività sostenute dalle aziende del settore dell’arredamento in base a una logica meritocratica

I

n Italia siamo ottimi conservatori, tanto è vero che ogni anno istituiamo musei e fondazioni che possono vantare patrimoni formidabili e che testimoniano l’identità nazionale o la cultura locale. Il passato ci sta molto a cuore e ce lo portiamo in palmo di mano quando andiamo a vendere il nostro presente. Anche il design, che disciplina antica non è, può vantare su tutto il territorio italiano istituzioni che conservano il suo recente passato e lo valorizzano come specchio del made in Italy in un discorso di continuità del sapere. Qui si inseriscono i francesi, dimostrando di saper fare dove noi ci fermiamo, ricercando l’innovazione anno dopo anno e contribuendo economicamente al suo sviluppo in una logica di meritocrazia. L’osservazione nasce in occasione della mostra VIA (Valorisation de l’Innovation dans l’Ameublement) al Meuble Paris di quest’anno. Strumento di comprensione dei cambiamenti sociali legati all’uso e al vissuto degli oggetti, il VIA è un sostegno in termini economici a cui ogni giovane designer nazionale può sottoporre i propri progetti. Fondato e sostenuto dalle Industrie del Mobile (CODIFA) e dal Ministero dell’Industria francese con la finalità di realizzare una banca dati di nomi, competenze e progressi tecnologici a disposizione delle aziende, il VIA conduce un programma annuale di Aides à la Création, termine immediato con cui si riferisce a tre forme di incentivo

Wanetlight, lampadario a LED progettato da Jean-Louis Frechin. Ciascun led si comanda con un gesto della mano: la luce può essere “disegnata” in tre dimensioni dall’utente

alla valorizzazione del progetto. In quest’edizione La Carte Blanche ha finanziato la riflessione di Jean-Louis Frechin sull’impatto intrusivo della tecnologia nell’abitazione, sviluppando una serie di oggetti domotici che si integrano con l’esistente, modificandone

le funzioni. Gli Aides à Projet hanno messo in comunicazione dieci designer con altrettante aziende, finanziando la realizzazione dei prototipi dei progetti. Questi, selezionati in ragione dell’attenzione al ciclo di vita e al riciclaggio dei suoi materiali, hanno portato alla luce una nuova ritualità legata agli oggetti che nascono dissociati nelle loro componenti per essere assemblati dall’utenza e flessibili al suo utilizzo. La Création à la maîtrise d’art è un progetto eseguito in collaborazione con una realtà artigiana emergente. Alla sua prima edizione, ha coinvolto le maestranze di tappezzieri e sellai dei Compagnons du Devoir alla realizzazione dei divani Intersection, disegnati da Philippe Nigro. Guidato da un forte spirito pragmatico, il VIA coinvolge progettisti, industriali e critici a tavole rotonde sulla metamorfosi dell’oggetto e sull’influenza nel nostro quotidiano, di cui conserva un archivio di atti e documenti a disposizione del settore. “Révélateur de talents,

détecteur de tendances” dal 1979 ha finanziato 414 progetti e attribuito 65 borse di studio per la ricerca. Peccato che in Italia non esista niente del genere... Il VIA espone i prototipi degli Aides à Project di quest’anno alla Triennale di Milano, dal 16 al 21 aprile, in occasione de I Saloni.

Fossile, libreria-portaoggetti, progettata da Mostapha El Oulhani, Jérôme Garzon e Fred Sionis. Combinabili in modo casuale dall’utente, i moduli in terracotta estrusa si bloccano automaticamente uno sull’altro, grazie al peso e al profilo dentellato

Wazz, mensola e Hi-Fi, progettata da Jean-Louis Frechin. Connesso al PC e dotato di un’interfaccia minima, è un oggetto materiale e immateriale al contempo

3L, lampada da tavolo progettata da Antoine Fritsch. Sul concetto di equilibrio è stata ideata questa lampada che ottiene grande libertà di posizionamento della luce, grazie al perno per la rotazione della struttura sulla base e allo snodo tra struttura e braccio

XXIII CONGRESSO MONDIALE DI ARCHITETTURA TORINO 2008

Transmitting Architecture comunicare l’architettura Si svolge dal 29 giugno al 3 luglio l’assise che riunisce architetti di tutto il mondo a confronto su temi di grande attualità e spessore: cultura, democrazia, speranza

P

romosso dall’Uia - Unione Internazionale degli Architetti - si svolge per la prima volta in Italia il Congresso Mondiale di Architettura, manifestazione triennale nata nel 1948. Dopo Barcellona, Beijnng, Berlino e Istanbul, Torino ospita il congresso Transmitting Architecture - Comunicare Architettura. Un titolo che racchiude due significati: l’architettura comunica la sua azione, progettuale e sociale, e raccoglie le energie e i fenomeni emergenti espressi dalla società. Per l’architettura è importante farsi conoscere e apprezzare non solo per quello che produce, ma anche per i valori che comunica. Tra i personaggi di fama inter-

nazionale attesi al congresso che si svolge al Centro Congressi Lingotto e al Palavela, Mario Bellini, Gari Chang, Michele De Lucchi, Peter Eisenman, Massimiliano Fuksas, Thomas Herzog, Knafo e Klimor, Kengo Kuma, Dominique Perrault, Renzo Piano, Hani Rashid, John Rykwert, Alvaro Siza, Paolo Soleri, Muhammad Yunus. Sono tre i temi al centro delle giornate di confronto per riattivare quel canale di comunicazione tra architettura e società che solo può dare un senso alla pratica dell’architettura: cultura, democrazia e speranza. Questo il calendario: 30 giugno, architettura come Cultura, intesa come rilettura del Passato attraverso l’architettura che racconta e tramanda le

tradizioni e trasmette nel tempo la storia e la cultura dei popoli. La responsabilità personale e professionale dell’architetto nel farsi promotore di un traghettamento della cultura dell’umanità di generazione in generazione, la tutela e il restauro del patrimonio architettonico. 1 luglio, architettura come Democrazia, ovvero il Presente e il reale valore della democrazia per l’architettura. Il consenso alle trasformazioni e la democrazia urbana implicano una capacità di ascolto che non penalizzi la capacità progettuale. 2 luglio, architettura come Speranza, ovvero il Futuro che è fatto di sostenibilità ambientale, economica e culturale come dovere etico dell’architetto per un mondo abitabile nel prossimo

futuro. Ai tre filoni si uniscono numerose sessioni che ne approfondiscono particolari aspetti. Cultura: Creatività e mestiere; Il linguaggio dell’architettura contemporanea; Educare a capire città e architetture educative; La comunicazione dell’architettura - Archivi, centri ed eventi; Trasmettere il paesaggio. Democrazia: Progetto, mediazione e decisione; Le città in crisi e la speranza dell’architettura; Urban center nel mondo; NIMBY (Not in my backyard); Dialettica e scontro nella trasformazione del territorio. Speranza: Trasmettere la città sostenibile; Progetto di architettura e interoperabilità: una speranza per il futuro; Strumenti per la governance. Frattanto sono iniziate le trasmis-

sioni di gma radio (l’acronimo significa good morning architecture), la web radio che trasmette esclusivamente contenuti legati all’architettura che si inserisce nella preparazione del congresso a Torino: www.gmaradio.com

Uno dei poster ufficiali del congresso

Infinity, mensola-libreria progettata da Samuel Accoceberry. Scomposto in nastri di compensato di betulla e traversi in metallo, è un supporto che prende forma disponendosi secondo lo sviluppo delle pareti


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archilibri /

Carlo Mollino

Architettura di parole Scritti 1933- 1965 Bollati Boringhieri 492 pp - 75,00 euro

Un’ampia antologia di scritti di Carlo Mollino (1905-1973), architetto e designer, docente di Composizione architettonica presso il Politecnico di Torino. Fu progettista di opere pubbliche ed edifici tra i più noti

Luca Zarrilli

Lifescapes

Culture paesaggi identità Franco Angeli Editore 240 pp - 24,00 euro Lifescapes è un neologismo per identificare il concetto di spazi vissuti, approfondire le relazione tra genere di vita e paesaggio. Se nel contesto del volume il paesaggio riveste un ruolo centrale, un’importanza non secon-

AA.VV.

Progetto Bovisa

Polipress 364 pp - 20,00 euro Progetto Bovisa è un volume che raccoglie le voci di chi a vario titolo ha contribuito alla realizzazione, in pochi mesi, della nuova Triennale Bovisa – TBVS: uno spazio temporaneo collocato in uno storico quartie-

architetti artisti / nadia rossi del Novecento italiano. Architetto capace di dialogare con letterati e storici dell’arte, di accedere alla narrazione, di occuparsi di cinema o di urbanistica, di fotografia o di arti decorative. Lo stesso lavoro progettuale e il rapporto tra poetica e opera risultano sovvertiti da una singolare rivisitazione intellettuale del fare architettonico, che spezza l’autoreferenzialità e spinge fuori da correnti senza rinunciare all’implicito di suggestioni comuni, radicalizza ambiguità e contraddizioni della tecnica all’insegna della meraviglia, non smette di perfezionare un’ermeneutica della città industriale attraverso un punto di osservazione che non concede nulla alle filosofie costruttive più invalse nel dopoguerra. “Per me –afferma– si tratta sempre di affrontare il problema del costruire senza preoccuparmi se entro o meno nei canoni dell’architettura del nostro tempo o di tutti i tempi, cioè non penso all’architettura. La mia cultura nasce ogni volta”.

daria viene attribuita a cultura e identità. Tali categorie acquistano senso soprattutto nella loro dimensione localizzata e quindi nella relazione che instaurano con il paesaggio. Una relazione di reciproche influenze e interferenze, stimoli e condizionamenti, formazioni e deformazioni. Il volume è diviso in tre parti: Persistenza e Mutamento; Alterità e Deformazione; Progetto e Recupero. Nella prima si affronta il tema della persistenza nel mutamento -o viceversa - dei valori culturali e identitari. Nella seconda l’enfasi è posta sulla “deformazione” di valori (e paesaggi) ad opera di culture “altre”. La terza tratta del recupero delle espressioni materiali e immateriali di generi di vita distanti dalla cultura urbanoindustriale. La raccolta di saggi è curata da Luca Zarrilli, professore associato di geografia economico-politica presso la Facoltà di Economia dell’Università di Pescara.

re industriale milanese, lontano dal centro e oggetto di una profonda operazione di recupero e trasformazione. Il progetto di ristrutturazione dello spazio, sotto la direzione dell’architetto Pierluigi Cerri, si è basato su un innovativo sistema di architetture effimere - al quale hanno collaborato numerose aziende, di cui è riportata la testimonianza - che hanno trasformato, sotto il profilo estetico e funzionale, le originarie strutture industriali; interni e decorazioni sono stati affidati ad artisti. Triennale Bovisa si affianca allo spazio polifunzionale Base BMetri quadri creativi, realizzato in collaborazione con l’associazione Zona Bovisa. Anche in questo caso un’area destinata al recupero urbano è stata temporaneamente messa a disposizione della città per far vivere iniziative culturali e sociali. Inaugurata il 22 novembre 2006, dopo tre anni Triennale Bovisa e Base B lasceranno questi spazi.

Mondo in 3D Ha da sempre l’arte nel sangue, una vocazione alla quale si uniscono gli studi universitari, che le danno gli strumenti per interpretare gli spazi architettonici e i particolari del contesto urbano attraverso nuove tecniche espressive

I

l primo quadro di Irene Passerini, giovane autodidatta, risale al 1989: in questa prima fase i suoi soggetti sono prevalentemente nature morte e paesaggi che dipinge su tela con colori a tempera, a olio e acrilici. La formazione artistica e gli studi universitari (si lau-

stucco, creano un’espressione d’arte innovativa. Scopre gli infiniti utilizzi e le potenzialità della materia, fa suo il linguaggio del colore come interpretazione del segno, la luce come scansione dello spazio. Oltre che su legno e stucchi le sue opere vengono realizzate su tessuti, cartapesta,

Essere architetto quanto e come influisce sul suo essere artista? Oggettivamente non posso dirlo. C’è una componente – l’arte, i colori – che mi accompagna da quando sono nata. Avere studiato architettura mi ha aiutata a soffermarmi maggiormente sui particolari propri di questa

IRENE PASSERINI

Nasce a Catania nel 1978 e si laurea in Architettura presso lo IUAV di Venezia. Inizialmente dipinge su tela con colori a tempera, a olio e acrilici. Nel 2004 sperimenta nuove tecniche espressive approdando all’astratto: le sue opere abbandonano la concezione classica delle bidimensionalità per raggiungere la terza dimensione mediante il rilievo. Collabora con l’Atelier Il tempio di Lalu di Torino.

circostante mi dà una chiave ulteriore di lettura per creare un dipinto.

Carnevale, acrilico su tela

rea in Architettura a Venezia) si fondono in un’arte che interpreta lo spazio architettonico circostante, i particolari del contesto urbano e sub-urbano, i segni della terra. Gli spunti di ogni opera sono il frutto dell’interpretazione dello spazio circostante, della luce, dell’intorno. Nel 2004 sperimenta nuove tecniche espressive, su supporti in legno, e approda all’astratto: la passione per i colori e la pastosità dell’acrilico unitamente allo

rete metallica. Abbiamo rivolto alcune domande a questa giovane artista. Come definisce le sue opere? Sono astratta e figurativa; dipende. Rappresento una mia interpretazione dello spazio circostante, di ciò che mi circonda. Le suggestioni non provengono solo da quello che vivo, ma sono mediate anche dai miei studi; ciò che viene rappresentato ne è una sintesi.

disciplina: lo studio della città, la percezione di luci e ombre… Molti quadri sono frutto di scansioni di luci, e l’illuminazione diventa un elemento fondamentale del dipinto, così come gli studi delle città, particolari architettonici veneziani; quindi il discorso dei rilievi, i segni sulla terra, tracciati che possono essere immaginati con visioni dall’alto, studi urbanistici che diventano quadro. L’interpretazione dello spazio

Quale la sensazione che più apprezza da parte di chi si pone davanti a una sua opera? Se chi visita una mostra o osserva a fondo un mio quadro si trova spiazzato, si pone delle domande, ho raggiunto l’importante obiettivo di creare una suggestione, colpire e suscitare interrogativi. Questo significa che, indipendentemente dal gusto personale che lo classificherà come “bello” o “brutto”, ha lasciato qualcosa, non è passato inosservato. Mi piace mettermi a disposizione del pubblico durante una mostra: io so quello che ho visto e vissuto ed è importante conoscere anche ciò che l’altro percepisce. Sul suo sito leggiamo “L’arte è l’espressione della sua vita, il colore del linguaggio, il movimento delle forme, il tramite per il mondo esterno”. È cosi: mi permette di comunicare il mio mondo, quello che io sono, le mie percezioni: pongo tutto questo a disposizione di chi cerca un dialogo profondo e costruttivo.


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