numero verde
Produzione Privata: l’artigianato per capire l’industria
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Identità globale
numero verde
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Architetto del paesaggio e artista. Il suo interesse principale si rivolge a progetti urbani e all’esplorazione di nuove espressioni di progettazione nel paesaggio. Titolare di Martha Schwartz Partners ha ottenuto numerosi premi e riconoscimenti internazionali. È professore di Architettura del Paesaggio presso la Harvard University Graduate School of Design. Progetti recenti comprendono il Mesa Arts Center a Mesa, Arizona; la residenza privata dello Sceicco Sheikh Saud Al-Thani a Doha, Qatar, in collaborazione con Arata Isozaki, Philip Johnson, Santiago Calatrava e Jean Nouvel, e molti altri progetti in tutto il mondo.
L’esterno dell’architettura Attrarre, mantenere intelligenza e creatività: un ruolo che la città svolge anche attraverso la qualità degli spazi pubblici
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o iniziato a lavorare con Martha Schwartz ormai diversi anni fa rimanendo, allo stesso tempo, affascinato e travolto. Affascinato dalla brillante e lucidissima sovrapposizione tra architettura e arte, e travolto dalla moltitudine di colori, materiali, influenze latino-californiane che caratterizzano il suo lavoro. Martha ha dato inizio a un approccio inedito, per molti versi radicale, all’architettura del paesaggio, contribuendo in modo significativo alla ridefinizione delle coordinate che iden-
tificano l’architettura del paesaggio e spostando l’attenzione dal puro “verde” verso il tema, molto attuale, di come progettare “lo spazio che si trova al di fuori dell’impronta degli edifici”. Il suo percorso progettuale l’ha portata da miniature come il Bagel Garden in un front yard di
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Per attrarre talento si sta attualmente manifestando un bisogno disperato di progettare e migliorare le città, ma non è possibile farlo semplicemente costruendo edifici.
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Eredità urbane della democrazia Verso l’urbanistica a partire dalla città costruita
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ALGE
MARTHA SCHWARTZ
ARCHIGLOBAL
egli anni ‘80 e ‘90 il dibattitto sulla crescita urbana in Spagna girava intorno al concetto di periferia. Erano tempi segnati dalla rinascita economica di un paese che era appena entrato in un regime democratico. La possibilità di crescita fisica di molte città diede origine a espansioni sproporzionate, soprattutto sul litorale mediterraneo, dimenti-
Capolavori di tessitura in filo d’acciaio
CRESCONO LE ASPETTATIVE SULLA QUALITÀ DELLA CITTÀ E DEI SUOI SPAZI APERTI PUBBLICI
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a locandina di “Caos calmo” ritrae il protagonista seduto su un modello di panchina, diffuso in giardini e giardinetti di tutta la nazione, in doghe metalliche “antivandalismo”e dal disegno più “minimo” che minimalista. Credo che questa sia un’immagine emblematica e capace di sollevare una questione fondamentale: perché, pur producendo il miglior industrial design del mondo, l’Italia dispone di un repertorio tanto modesto nel campo dell’arredo urbano? Mentre a livello internazionale molte città propongono interventi coraggiosi e architetture al passo con i tempi, da noi il tema della riqualificazione degli spazi aperti urbani sembra ancora marginale o ancorato ad oltranza a modelli del passato. Una forma di schizofrenia vede da un lato il centro storico, sancta sanctorum, con un carattere spesso costruito artificiosamente, e dall’altra aree meno centrali ma non per questo meno intensamente frequentate lasciate a sé stesse. Il tutto mentre le città, e in particolare le metropoli, si trovano proiettate in un sistema molto ampio e intricato di rapporti e di relazioni dove vince la capacità di produrre, diffondere e rappresentare idee e cultura. Gli spazi urbani non edificati, quelli aperti alla frequentazione del pubblico, e non gli edifici, sono il luogo dove per eccellenza si svolge questa rappresentazione. Piccoli dettagli, talvolta invisibili: dalla presenza capillare del verde, alla diffusione e cura del buon design, fino ad aspetti sostanziali come la fondamentale necessità di equilibrio tra spazi edificati e spazi aperti, assumono un ruolo cruciale nella definizione di una qualità urbana complessiva. Questo anche senza passare per il rafforzamento obbligato di un’identità aggrappata alla storia. Carlo Ezechieli
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maggio-giugno 2008
archianniversari
cando casi esemplari, come i nuovi insediamenti progettati da José Luís Fernández del Amo. La “mineralizzazione”, nel termine di Manuel de Landa, del bordo della città fu una condanna per lo spazio pubblico che divenne il grande assente dalla pianificazione. Solo ora ci ricordiamo della necessità di praticare un’urbanistica preventiva invece di
Back Bay a Boston, a grandi interventi in Europa e nel mondo, dalla Javitz Plaza a Manhattan alla Exchange Square a Manchester, diventati ormai luoghi di riferimento per architetti e pubblico. La incontro nel suo studio di Londra, e dall’intervista escono temi attualissimi riferiti alle città, al loro potenziale e al ruolo del paesaggio e dell’estetica per il loro miglioramento. Le città sono in competizione e in costante bisogno di attrarre capitale economico e intellettuale, vogliono usare l’architettura per “ben apparire”. Quali sono gli ingredienti fondamentali per il miglioramento? Credo che le città si mettano a collaborare e ad investire risorse solo quando è tracciato un percorso e quando qualcuno si continua a pag. 2 >>>
L’INTERVISTA: ANGELA AIROLDI
Grandi città crescono Comprendere i cambiamenti dell’economia è il primo passo per progettare i nuovi sistemi territoriali urbani
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rbanistica, economia, sociologia, scienza delle infrastrutture sono le competenze che hanno dato vita a MidLand, uno studio sul futuro del sistema urbano milanese promosso da Assimpredil Ance. In occasione della presentazione di MidLand abbiamo incontrato l’economista Angela Airoldi, che al documento ha lavorato insieme a Gaetano Lisciandra, architetto e urbanista, al sociologo Mario Abbis e a Giorgio Goggi, esperto di infrastrutture, e le abbiamo chiesto perché sia così forte oggi su scala globale la competizione tra città. “Nell’economia della conoscenza – esordisce Angela Airoldi -, dove vincono l’innovazione e l’efficienza dei processi, è la città, o meglio il sistema territoriale di cui continua a pag. 3 >>>
un’urbanistica curativa.(1) L’uso restrittivo di tre strategie di crescita: l’ampliamento, la città giardino e il distretto industriale, semplificò eccessivamente le possibilità di uno sviluppo che avrebbe dovuto essere molto più complesso. Nel contempo le infrastrutture, quelle visibili (le vie di comunicazione e trasporto) e quelle invisibili (le reti di approvvigionamento idrico, di gas, elettricità, telecomunicazioni ecc.) non si sviluppavano di pari passo con la città. Quasi improvvisamente il dibattito sulla periferia si ridusse quando questo spazio pieno di possibilità si riempì di costrucontinua a pag. 3 >>>
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IoArchitetto 17 - maggio/giugno ‘08
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L’esterno dell’architettura In prima pagina e nelle immagini qui sotto e a destra, Gran Canal Square a Dublino, caratterizzata dal green carpet che dal nuovo teatro progettato da Libeskind arriva a posarsi sull’acqua (foto Tim Crocker). Le due foto in basso si riferiscono al Mesa Arts Center (Mesa, Arizona), per il quale è stato progettato uno shadow walk dove rilassarsi, godere il fresco dell’acqua e la bellezza della vegetazione (foto Martha Schwartz Partners).
muove prendendo l’iniziativa. A Londra, per esempio, si è manifestata negli ultimi anni una fortissima aspettativa circa la qualità della città e dei suoi spazi aperti pubblici. Tra pianificatori e progettisti termini come mix funzionale, varietà di utilizzo, frequentazione nell’arco delle 24 ore sono viste come il Santo Graal per il miglioramento della qualità urbana. Personalmente, penso che alcune delle questioni chiave siano: quali sono le necessità per il miglioramento? Come funziona lo spazio e per chi? La gente necessita senz’altro di qualche forma di identificazione psicologica con i luoghi ed è in queste situazioni che si manifesta la necessità di un design particolarmente creativo e di luoghi rappresentativi dove si definisce e conferma un’identità. Tuttavia, non tutti gli spazi aperti devono essere degli scintillanti “spazi firmati”: la qualità può essere benissimo raggiunta attraverso azioni molto semplici e quasi invisibili. Come piantare alberi in strada, che è un intervento semplicissimo ma allo stesso tempo un’azione strategica di enorme portata, con un impatto positivo sotto molti aspetti: dal miglioramento ambientale ed estetico fino al controllo della sosta dei veicoli. Mentre il concetto attuale di “località” coincide in molti casi con una realtà costruita per l’occasione, la “globalità” si configura sempre di più come una collezione di località multiple. Ammesso che esista, come è possibile inquadrare il concetto di “identità urbana”? Credo che in un mondo sempre più globalizzato sia anche aumentato il desiderio di distinguersi. Questo vale per gli individui come per le aziende, e ora anche per le città. C’è una classe media che sta venendo alla ribalta in India e in Cina ed una domanda crescente, non solo di risorse, ma anche di talento, di istruzione di alto livello e delle condizioni necessarie ad attrarre e mantenere intelligenza e
creatività. C’è più gente che ha libertà di scelta, e scelta significa in molti casi optare per il meglio e, alla fine, per ciò che è più attraente. Anche in Europa, che vedo sempre più identificabile come gli “Stati Uniti d’Europa”, aumenta il numero di persone che possono scegliere luoghi interessanti dove vivere. Da questo punto di vista, per attrarre talento si sta attualmente manifestando un bisogno disperato di progettare e migliorare le città, ma non è possibile farlo semplicemente costruendo edifici. Quali esempi val la pena citare come migliori e più brillanti, sia attuali che del passato, in termini di buon disegno di spazi aperti e di città? Barcellona è senza dubbio un esempio fantastico dove, attraverso il design, è stato possibile dare origine ad un intero nuovo sistema di economia urbana. Tra gli interventi di molto tempo fa e molto celebri, penso che il Central Park di New York di Olmsted, con la sua capacità di dare un ordine strutturale alla città, sia un altro esempio notevolissimo. Come del resto Parigi, dove il ruolo dell’architettura e degli edifici è stato mantenuto in secondo piano a favore della realizzazione di una città di viali, parchi e promenade che rivelano un orientamento spaziale molto chiaro e ben definito. Nella mia percezione è una città molto femminile: bella, elegante, con molta attenzione al verde e ai giardini, con molta armonia ed equilibrio. Al suo opposto troviamo Dubai: una città fatta esclusivamente di edifici. Da un lato luoghi “simbolici”, sempre bellissimi, dall’altro una quantità impressionante di spazi – dai marciapiedi, ai parcheggi, alle giratorie - dove il design è totalmente fuori dal programma. Pensa sia necessario intervenire su questi spazi? Naturalmente! Penso che dovunque ci sia la necessità di progettare ciò che normalmente viene
inteso come un problema esclusivamente tecnico, pur trattandosi di uno spazio importante almeno in termini quantitativi, come spesso capita per i parcheggi, ci dovrebbe sempre essere un architetto del paesaggio con funzione di consulente. Nella maggior parte dei casi, con azioni molto semplici e senza apprezzabili incrementi di costo molte situazioni possono essere migliorate drasticamente. Questo partendo dal presupposto che il design non ha bisogno di essere provocatorio. Azioni semplici e strategiche, oltre a fare generalmente una gran differenza, rappresentano una massa critica. La chiave di tutto è farle funzionare come sistema. Perfino dare o non dare multe per sosta vietata è una decisione progettuale. Costruire una città come Houston, dove i parcheggi occupano tutti i livelli stradali è una decisione progettuale (anche se malsana) ed è molto forte! Ha iniziato a lavorare negli Stati Uniti e durante gli ultimi anni ha realizzato numerosi progetti in Europa. Quali sono le differenze principali? Dal mio punto di vista l’Europa sta balzando verso il futuro grazie alle sue regolamentazioni in campo ambientale che, alla fine, stimolano l’inventiva e soluzioni intelligenti. Inoltre, in Europa ho trovato una comprensione più ampiamente diffusa del valore del buon design. L’economia è sempre una questione fondamentale in entrambe le realtà, mercenarie in ugual misura, ma probabilmente in Europa questa attitudine si inquadra in un’equazione più estesa. E ora la classica domanda sui riferimenti. È così difficile rispondere adesso, dopo anni tutto sembra amalgamarsi. Ormai mi è impossibile identificare qualcosa invece di qualcos’altro. L’unica cosa che posso dire è che sono attualmente molto influenzata dall’arte e il mio lavoro consiste probabilmente in ampia misura nella sovrapposizione dei confini tra arte e design. Devo comunque aggiungere che tra il mondo delle belle arti e quello del design ultimamente trovo quest’ultimo estremamente creativo ed interessante. Per ultimo, qualche consiglio per le città e per gli architetti italiani? Si, andate e trovate dei buoni architetti del paesaggio! Carlo Ezechieli
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Grandi città crescono
ANGELA AIROLDI
Laureata in economia e commercio all’Università Bocconi di Milano, responsabile dell’area “economia territoriale” di Gruppo CLAS, fa parte del consiglio direttivo del Certet - Bocconi, dove coordina l’attività di ricerca sull’economia urbana e immobiliare. Svolge attività di ricerca nel campo dell’economia urbana e territoriale, con particolare riguardo agli aspetti funzionali ed economico-finanziari dei processi di riqualificazione urbana e degli investimenti immobiliari. Imposta ed elabora processi di analisi e comprensione dei fenomeni finalizzati a individuare strategie funzionali allo sviluppo del territorio.
essa è fulcro, il vero motore dello sviluppo. Il decentramento della produzione, causa ed effetto della globalizzazione, ha spostato la competizione dal livello delle singole imprese a quello dei sistemi economici complessi. Quello che fa la differenza oggi non sono tanto i mezzi di produzione quanto le persone e la loro capacità di elaborare velocemente le informazioni per produrre idee. Le città in grado di attrarre e trattenere risorse umane qualificate, di favorirne l’interazione assicurando l’interconnessione veloce di competenze trasversali sono vincenti, e con loro il territorio che le ospita, che trarrà vantaggio dagli investimenti e dai profitti generati”.
Quest’idea di sistema territoriale non ricorda un po’ quella dei distretti? Per niente. Il distretto premia l’iperspecializzazione, in fondo è l’evoluzione della filiera fordista: aree dove tutti si occupano esclusivamente di un solo prodotto. Proprio per questo il distretto non favorisce il ricambio e l’innovazione. Piuttosto, in Lombardia ad esempio si è incominciato a parlare di metadistretti, dove non conta la densità della specializzazione ma solo la prossimità. Ed è in questa prossimità che si devono inserire competenze altre, trasversali, in grado di generare innovazione proprio a partire da quel che già esiste. Prenda il sistema moda: non è solo questione di tessuti, sarti e industria tessile, che può benissimo essere decentrata, ma si va dallo studio di nuovi materiali al marketing alle relazioni pubbliche alla comunicazione. Anche l’editoria influenza e nello stesso tempo dipende dal sistema moda. Quali sono allora secondo lei i fattori di successo per affrontare questa competizione che sembra avere dimensioni planetarie? È un discorso lungo e gli elementi da considerare sono numerosi. Intanto vanno individuate aree di elezione perché alcuni fattori necessari devono già esistere. Ad esempio università e centri di ricerca sono fondamentali ma non si possono inventare: una città con una forte tradizione universitaria o dotata di un importante centro di ricerca avrà già alimentato un substrato ambientale favorevole
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Eredità urbane della democrazia zioni e il vuoto così occupato venne considerato città. Pertanto, il nuovo punto di partenza per la crescita di molte città, non solo quelle spagnole ma anche quelle europee, è diventato quello dei tessuti urbani consolidati. Invece di costruire è ora necessario demolire o restaurare. È impossibile osservare le città attuali nel loro complesso senza notare gli scompensi che l’eccesso di edificazione democratica ha prodotto. L’azzeccato titolo del lavoro di Juan Busquets: Barcellona, la costruzione urbanistica della città compatta(2), descrive i meccanismi di rigenerazione di una città che, per via dei suoi limiti fisici, non può espandersi. La definizione del linguaggio intorno al concetto di spazio pubblico è stata la base che, insieme all’apertura verso il mare e al sistema di rotatorie per alleviare il congestionamento da traffico, ha trasformato radicalmente questa metropoli. Una volta esaurite queste strategie, la città si è vista obbligata da una parte a incorporare la figura dei grattacieli per continuare a crescere, e dall’altra a riorganizzare gli
spazi all’interno dell’isola dell’Ensanche di Ildefonso Cerdá, ottenendo in tal modo nuovi spazi ed edifici pubblici. Non è per un caso che il Quinto Premio Europeo per lo Spazio Pubblico Urbano organizzato dal CCCB(3), sia stato assegnato, tra 176 proposte provenienti da tutta Europa, a Barking Town Square: un progetto di rigenerazione di una piazza di un quartiere periferico di Londra che include il recupero di alcune gallerie signorili alla base di un edificio residenziale che ospitava anche una biblioteca. Così iniziano a concretizzarsi le enunciazioni di Iñaki Ábalos(4): mai costruire così poco ha significato costruire molto. Ferran Grau Valldosera (1) Non Plan. 1975. Cedric Price. “The Square Book”. Ed: Wiley - Academy. 2003 (2) Barcelona, la construcción urbanística de una ciudad compacta. Joan Busquets, Ediciones del Serbal. 2004 (3) CCCB. Centro de cultura contemporánea de Barcelona. Il premio biennale europeo per lo spazio pubblico urbano è organizzato in collaborazione con CAP-Parigi (Cité de l’architecture e du patrimoine), NAiRotterdam (Nederlands architectuurinstitut), Az-Vienna (Archi-tekturzentrum), AF-Londra (Architecture Foundation), MFA-Helsinki (Museum of finnish architecture) (4) Bartleby, el arquitecto. Iñaki Ábalos. El País, 10/03/2007.
I dieci punti di analisi per lo sviluppo dei nuovi sistemi territoriali urbani (da MidLand, risorse e prospettive per Milano, Assimpredil Ance)
e sarà meglio in grado di ospitare nuove intelligenze. Poi la dimensione, che da sola certo non basta ma che è necessaria per assicurare quella massa critica - per esempio di utenti di un sistema di trasporto su rotaia, che ha costi di impianto molto alti - che possa giustificare investimenti infrastrutturali sufficienti a garantire la necessaria velocità dei collegamenti. Ma sicuramente molto dipende dalla progettazione dell’intero sistema e dagli interventi per assicurare agli abitanti un elevato livello di vita. Dunque città belle e vivibili prima di tutto Certo. Le dico solo questo: nel corso del mio lavoro dieci anni fa organizzai una ricerca per scoprire perché aziende multinazionali decidevano di aprire una sede in Italia e la prima risposta fu “perchè il mercato italiano è molto difficile e se un prodotto ha successo da voi allora avrà successo ovunque”. La qualità della vita veniva solo al decimo posto. Abbiamo ripetuto quella ricerca due anni fa e la qualità della vita come fattore di scelta era balzata al terzo posto. Quanto alla vivibilità poi non si tratta di un valore assoluto: lei non ha idea di quante relazioni d’affari siano nate in un bar, all’ora dell’aperitivo; l’happy hour inizialmente altro non era che il prolungamento del lavoro dopo l’orario di lavoro. Logico che se la città è un posto da cui fuggire velocemente, se non ci sono luoghi dove è piacevole sostare, se è caotica, rumorosa e piena di auto in seconda fila sia più difficile creare relazioni rilassate che possono favorire lo scambio di conoscenze e informazioni. Allora c’è molto lavoro che ci
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aspetta per ripensare le città italiane Direi proprio di si. Lasciamo stare la dicotomia che ci caratterizza: locali trendy, abitazioni confortevoli, design che il mondo ci invidia e poi, quando si passa allo spazio pubblico, che in quanto tale secondo il sentire comune non è di nessuno, rifiuti, trasandatezza, automobili che invadono tutti gli spazi. Ma pensiamo alle scelte pubbliche, dove il massimo sembra sia quello di ricreare angolini ottocenteschi con tanto di porfido in aree che rimangono degradate o al contrario di delegare tutto ai privati senza una visione complessiva del progetto di città ma imponendo semplicemente che 100mila mq siano lasciati a verde. Come se il verde fosse un valore in sé. Il verde rende una città bella e vivibile se é distribuito, come a Londra, se fa parte dei percorsi quotidiani, non certo se devi prendere la macchina per andarci a portare a spasso il cane. O meglio, pensando alla città contemporanea come a un vasto sistema territoriale, il verde
acquista valore se torna a caratterizzare in maniera precisa i confini tra città e campagna, quelli che la città industriale tradizionale ha mangiato nella sua inarrestabile espansione dal centro verso e oltre la periferia. Nei nuovi sistemi territoriali urbani il verde deve tornare ad essere agricolo e boschivo, garantendo così non solo il recupero del paesaggio ma una migliore salvaguardia ambientale. Sembra un verdetto inappellabile. No che non lo è, cerchiamo solo di unire competenze diverse, un tempo separate, per individuare quello che c’è da fare e per indicare dei percorsi. Piuttosto è scoraggiante dover sentire ogni giorno dei no. No pronunciati indipendentemente dal merito, solo pensando ad interessi immediati e senza tenere conto del futuro collettivo. E questo dipende anche dall’incapacità tutta italiana, fatta di lentezze e lottizzazione di qualsiasi tavolo di discussione, di governare il cambiamento. È chiaro che pensare a nuovi sistemi territoriali
implica il superamento di antiche strutture istituzionali. All’estero nascono consorzi a geometria variabile, che confrontandosi sulle cose coinvolgono solo gli enti di volta in volta interessati. E questi consorzi sono l’espressione di processi di confronto democratico che partendo da una base allargata generano rappresentanze sempre più piccole fino ad arrivare allo strumento decisionale, così il consenso è organizzato, i progetti condivisi e una volta approvati non si torna indietro. In conclusione anche in Italia possiamo nutrire qualche speranza L’Italia è il paese più bello del mondo ma non ha senso fermare per anni i lavori della metropolitana perché abbiamo trovato delle tombe longobarde. Ne abbiamo migliaia, ormai lo sappiamo come facevano i longobardi a seppellire i morti. O tutelare edifici vecchi cinquant’anni che hanno già perso tutto il loro valore immobiliare perché non rispondono nemmeno alle normative sulla sicurezza, figuriamoci a quelle sul risparmio energetico. E comunque non tutta l’Italia deve muoversi nella direzione di Milano o Roma: la Toscana è già un bel sistema economico competitivo e basato su tutt’altre forme, ma anche lì quel che manca è la capacità di fare sistema. Per dire, dando la possibilità a un turista di prenotare la sua visita agli Uffizi direttamente dall’agriturismo che lo ospita, senza dover fare tre ore di coda. Antonio Morlacchi
Flashalessandrobelgiojoso Shangai. Il quartiere di Pudong, sulla riva orientale del fiume Huangpu, fotografato dal Bund, famosa meta turistica della città fin dagli anni Venti del Novecento. La legge che regolava l'altezza degli edifici del Bund nulla diceva su quelli della riva opposta.
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IoArchitetto 17 - maggio/giugno ‘08
brevi / camilla morlacchi TORSANLORENZO PREMIA UN GIARDINO DEL SALISBURGHESE
Villengarten St. Gilgen, Wolfgangsee architetto Rainer Schmidt
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hiunque abbia anche solo una volta attraversato il Salzkammergut sa che qui i tappeti erbosi raggiungono livelli di bellezza difficilmente riscontrabili altrove. Un verde intenso, perfetto e così aperto ed esteso che caratterizza tutta la regione. E proprio qui è stato individuato il giardino che ha vinto la sezione dedicata ai Giardini privati urbani e suburbani del Premio Internazionale Torsanlorenzo, l’iniziativa nata per costruire e promuovere la cultura del paesaggio ormai giunto alla sesta edizione. Realizzato dall’architetto Rainer Schmidt, uno dei più importanti paesaggisti tedeschi, il giardino è all’interno di un’ampia proprietà sul Wolfgangsee, a St. Gilgen. Il grande prato copre un pendio che domina il lago e si estende tra la vecchia villa e la nuova residenza; si inserisce in un paesaggio molto dolce ma dominato dalla severa catena del Dachstein creando spazi di straordinaria quiete. Delimitato lateralmente da un selvaggio torrente abbellito da rose e piante perenni, questo verde tappeto diventa un luogo dove sostare. Fette di muro in acciaio corten sono infilate nell’erba verde come se fossero falci. In base al tempo, il loro colo-
re muta. Se è umido sono quasi nere, ai raggi del sole di un rosso arancione, d’inverno sono coperte di bianca rugiada. Rose e piante perenni crescono in modo selvaggio lungo il corso del torrente e fioriscono con colori che vanno dal lilla al rosa, con toni bordeaux, celesti e bianchi. Le singole aree di sosta sono posizionate in modo tale che si può star sia seduti completamente all’aperto per godersi pienamente il sole con un’ampia e magnifica visuale, sia tranquillamente protetti al fresco degli alberi o nel mezzo del roseto accanto al ruscello. Un boschetto di anemoni, acer palmatum e paeonia lactiflore circonda il bordo del luogo di sosta sotto un grosso faggio. Rose, papaveri, delfinium e molte altre piante perenni colorate deliziano chi si siede accanto al ruscello. La giuria ha così motivato l’assegnazione del premio: “il giardino privato col suo dolce pendìo, tra la montagna boscata alle spalle e il lago sul fronte, è
PIAZZE DEL PIEMONTE * Una mostra fotografica realizzata in collaborazione con l’Ordine degli
Architetti di Torino e Provincia, la Facoltà di Architettura di Torino e la Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio del Piemonte, che esprime i diversi significati e le caratteristiche delle piazze di ieri, oggi e domani. Ideata e curata dall’ arch. Rosella Seren Rosso la mostra, dal 13 giugno al 12 luglio a Palazzo Lascaris a Torino, ospita 250 fotografie di 57 piazze di 29 Comuni del Piemonte. Le immagini sono divise per tematiche: storia, urbanistica, architettura, tutela, quotidianità, eventi, democrazia politica, religione, economia, folclore, sport, arte, spettacolo, artigianato, enogastronomia, arte pubblica e monumenti a Torino, nuove piazze.
BIENNALE ARCHITETTURA DI VENEZIA * Out there: architecture beyond building è il tema dell’11a
Mostra Internazionale di Architettura di Venezia, da domenica 14 settembre. Perché secondo il suo direttore Aaron Betsky (già direttore del NAi di Rotterdam) l’architettura non è “il costruire edifici, ma il modo di pensare e di parlare sugli edifici, di rappresentarli, di realizzarli”. E più in generale, l’architettura è un modo di rappresentare, dare forma e fors’anche alternative critiche all’ambiente umano. Frammenti e invenzioni che riguardano il prima e il dopo dell’architettura all’Arsenale, Experimental Architecture al Padiglione Italia ai Giardini, 65 partecipazioni nazionali (il curatore del padiglione Italia è Francesco Garofalo con L’Italia cerca casa. Progetti per abitare e riabitare le città), dodici visioni progettuali su Roma, i vincitori del concorso online EveryVille 2008 (v. IoA 16) e 10 eventi collaterali in città animeranno Venezia. Tra gli sponsor Fantoni, Foscarini, Casamania, Bisazza, Flex, Link. www. labiennale.org/it/architettura
RIFIUTI DALLE FONDAMENTA AL TETTO * È a Conegliano Veneto il primo edificio costruito interamente con mate-
riali provenienti dalla raccolta differenziata dei rifiuti. È la sede della SAVNO (Servizi Ambientali Veneto Nord Orientale). Struttura in acciaio -materiale riciclabile all’infinito- tamponamenti a pannelli in legnocemento prodotti con scarti di segheria, isolamento termo-acustico con fogli ricavati da bottiglie in PET e fibra di cellulosa proveniente dalla raccolta dei quotidiani, pavimenti ricavati da tappi in sughero, alluminio riciclato per serramenti e finiture interne. Particolare attenzione all’ambiente anche nei consumi con un impianto geotermico di climatizzazione, un sistema di riciclo dell’acqua piovana e un giardino pensile da realizzare con compost proveniente da raccolta differenziata. www.savnoservizi.it
LE CELLE FOTOVOLTAICHE DI HELIOS * A regime la nuova linea produttiva di celle fotovoltaiche ad alta efficienza in silicio mono e multi-cristallino con una capacità di 30 MW/anno, a breve entrerà in produzione presso l’azienda padovana (partecipata da Kerself SpA, quotata nel segmento Expandi di Borsa Italiana) una seconda linea di pari capacità. I moduli sono prodotti con potenze fino a 250 kWp, tra le più alte del mercato, nelle dimensioni 125 e 156 con spessori fino a 180 micron. Il polysilicon di grado solare 9- a monte del processo produttivo viene acquistato presso Silfab SpA, a conferma delle potenzialità dell’industria italiana. www.heliostechnology.com
EFFICIENZA ENERGETICA DALLA TEORIA ALLA * PRATICA
caratterizzato da una ricca vegetazione arborea e da fioriture multicolori. Il pendio disegna artisticamente una successione di bassi muri in acciaio corten che invita a piacevoli sedute e ad ammirare il lago sottostante.” www.torsanlorenzo.it/ita
CASA PER TUTTI * Negli ultimi cinquant’anni l’ar-
chitettura ha prodotto molte icone, ma quasi sempre per edifici destinati a terziario. Che ne è stato del tema fondamentale dell’abitazione? La mostra Casa per tutti, alla Triennale di Milano dal 23 maggio al 14 settembre, ha rilanciato la domanda a Alejandro Aravena, Massimiliano Fuksas, MVRDV, Kengo Kuma dei cui progetti, realizzati espressamente per la mostra, presenta modelli in scala reale. Il tentativo è di fornire risposte progettuali alle domande di socialità di comunità o singoli privi degli elementari diritti all’abitare, riportando nell’agenda di architetti e committenti il tema della casa come risorsa primaria. In Triennale Bovisa il workshop Costruire con la gente, coordinato da Camillo Magni di Architetti Senza Frontiere sperimenterà processi costruttivi adatti alle realtà dei paesi in via di sviluppo. www.triennale.it/triennale/sito_html/munacasapertutti/home.html
* LA FARM SOLARE DI ENERPOINT È già stato installato
il primo megawatt nel parco solare di Grottaglie (LE) realizzato da Enerpoint Energy, joint venture di Enerpoint e Equiter (gruppo Intesa), su una vasta area di terreni incolti su cui sono stati ripristinati ulivi e coltivazioni che fanno da cornice a una serie di 17 sottosistemi fotovoltaici (da 10, 20 e 50 MWp), in questo modo perfettamente integrati nel territorio. Il parco svolge anche una funzione di test sulle prestazioni delle diverse tecnologie oggi disponibili sul mercato. www.enerpoint.it
10€MQ: NASCE IL COHOUSING IN AFFITTO * è il progetto Residance, ideato da Innosense/Cohousing Ventures e
Esterni con il supporto dell’Assessorato per lo sviluppo del territorio del Comune di Milano, che prevede la realizzazione nel quartiere milanese Bovisa di 38 appartamenti (30-60 mq) in cohousing a servizi condivisi, in affitto concordato di 10 euro al mq al mese per periodi tra due mesi e tre anni e un’età inferiore a 35 anni. Le aree comuni - living, spazio lavoro, lavanderia, area di gestione di servizi in sharing - avranno divisioni mobili e arredi componibili per una facile reversibilità secondo le mutevoli esigenze dei residenti. www.cohousing.it
VALE 40 MILIARDI IL SETTORE DEL LEGNO* ARREDO
Con una crescita sul 2006 del 4,5%, un aumento delle esportazioni dell’8,4% e un saldo attivo import-export per 6,2 miliardi di euro. Il solo macro-settore dell’arredamento, che comprende 34.429 aziende per 231.853 dipendenti, registra nel 2007 un fatturato di 23.693 milioni di euro. Fonte Cosmit SpA.
Simulazione in scala reale di un’abitazione unifamiliare progettata per minimizzare l’impatto ambientale, sfruttare al meglio il contesto microclimatico, contenere le dispersioni termiche, limitare il surriscaldamento estivo, migliorare l’illuminazione naturale: questa è casa Buderus ad Assago (MI) presso la sede dell’azienda che progetta e produce sistemi termotecnici completi. Sono stati scelti gli impianti più avanzati: pannelli solari, stufa a pellet, caldaia a condensazione, impianto geotermico, riscaldamento a pavimento, accumulatori acqua calda di ultima generazione. Come laboratorio, casa Buderus verrà utilizzata da diverse facoltà universitarie per svolgere ricerche sui differenti impianti di generazione in abbinamento ai vari sistemi di distribuzione. Il progetto è patrocinato da Legambiente e dalla Provincia di Milano. www.buderus.it
PRANA: NUOVE POMPE DI CALORE AD ACQUA * Un risparmio di ener-
gia fino al 50% e zero emissioni di CO2 e polveri: sono le nuove pompe di calore Prana di Climaveneta installate in tutte le 90 unità del nuovo complesso residenziale “Golfo Gabella” di Maccagno (VA) sul lago Maggiore. Che sfruttano proprio la temperatura costante dell’acqua del lago alla profondità di 20 metri per il trasferimento di calore negli appartamenti e per l’accumulo di acqua calda sanitaria. www.climaveneta.it
60 ANNI DI STORIA BTICINO * Nella settimana del salone del mobi-
le la Triennale di Milano ha ospitato la mostra percorsi di design che celebrava i 60 anni di vita di B-Ticino. Dalla prima serie Ticino ad Axolute, passando per la gloriosa Magic, un’icona per gli architetti italiani, e Living, Marco Romanelli e Marcello Pinzero hanno ricostruito in rapida sequenza sei decenni di design e cultura del tempo con prodotti di assoluta quotidianità protagonisti della rivoluzione BTicino, che passa attraverso una ricerca materica e tecnologica capace di anticipare esigenze estetiche e funzionali.
Organo ufficiale dell’Associazione International Centre of Environmental Design
Direttore responsabile Sonia Politi Direttore scientifico Carlo Ezechieli Art Director Giorgio Covucci Redazione Nadia Rossi (caporedattore), Roberta Basaglia, Alice Gramigna, Elena Sauter, Koki Yoshida, Mariella Zoppi Rubriche Daniela Baldo, Alessandro Belgiojoso, Mara Corradi, Davide Crippa, Sara Ferrario, Nora Fumagalli, Camilla Morlacchi, Francesca Orestano, Marco Penati, Joe Zaatar © Diritti di riproduzione riservati. La responsabilità degli articoli firmati è degli autori. Materiali inviati alla redazione, salvo diversi accordi, non verranno restituiti.
Editore Font srl, via Siusi 20/a, 20132 Milano tel. 02 2847274 - fax 02 45474060 ioarchitetto@fontcom.it Pubblicità Font srl, via Siusi 20/a, 20132 Milano tel. 02 2847274 - fax 02 45474060 pubblicita@fontcom.it Abbonamenti Font srl, via Siusi 20/a, 20132 Milano tel. 02 2847274 - fax 02 45474060 abbonamenti@fontcom.it Prezzo di copertina euro 2,50 - arretrati euro 5,00 Abbonamento annuale (10 numeri) euro 20,00 Versamento su c.c.p. 64538911 intestato a Font Srl Reg. Tribunale di Milano n. 822 del 23/12/2004 Sped. in abb. postale 45% D.L. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004 n.46) art. 1, comma 1, DCB Milano Fotolito e stampa Poligrafica Antenore, Padova
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archianniversari / daniela baldo
Il KKL di Lucerna dieci anni dopo
I lavori di costruzione iniziarono nel 1995 e il primo concerto si tenne nel 1998. Il Centro cultura e congressi di Lucerna è un complesso avveniristico in stretta sinergia con il contesto naturale, che attira e stupisce
U
n intervento architettonico dal carattere altamente simbolico, un’immagine sintetica capace di emozionare ogni animo, un’opera che ha fatto molto parlare di sé dal momento in cui è stata visitata. È il Kultur und Kongresszentrum Luzern sorto sul lungolago di Lucerna e noto a un ampio pubblico come Kkl. Un capolavoro di sintesi nato in un momento in cui la richiesta di identità urbana diventava sempre più impellente. A un decennio dal suo concepimento ci domandiamo che apporto possa aver conferito alla città di Lucerna rispetto all’attuale pressante necessità di rappresentatività delle città contemporanee. Questo organismo non nasce né come una mera macchina per
attrarre masse di turisti nella città né per creare un effetto Bilbao, ma lavora con gli elementi del contesto per creare un’opera capace di connettere magistralmente la nuova volumetria con il paesaggio circostante. La forza di questo edificio è proprio nel Genius loci: al contrario di tante architetture iconiche concepite a sé stanti con delle coordinate spaziali conferite a posteriori, il Kkl non potrebbe creare quella condizione percettiva spaziale magica che si intuisce se il progettista non si fosse calato nella profonda comprensione del luogo. Il piano orizzontale del lago dona alla copertura, rivestita inferiormente in alluminio, textures vive, riflettendo i movimenti dell’acqua mediante la luce. Viene sfruttata la posizione geografica favorevole: senza l’effettivo rapporto sinergico con gli ingredienti chiave del
contesto naturale il Kkl non sarebbe mai venuto alla luce. Un succedersi di inquadrature guida il fruitore e lo spinge a guardare con occhi nuovi il paesaggio e la città come attraverso l’obiettivo di una macchina fotografica. Partendo dal piano orizzontale vibrante del lago dei Quattro Cantoni, Jean Nouvel eleva concettualmente un piano orizzontale nell’aria di 113x107m che si legge come privo di spessore, un elemento perfetto che nella pulizia delle sue forme racchiude sotto di sé metaforicamente la cultura. La copertura del Kkl, contrastando il disegno frastagliato delle Alpi, traccia un orizzonte perfettamente lineare e cela la sua intrinseca diligente ricerca tecnologica. È nella tecnologia
costruttiva il successo di quest’opera, che ha permesso la creazione di una piazza coperta, una vera e propria infrastruttura in grado di racchiudere natura, cultura e avanguardia in un concerto armonico. Un esercizio di arte plastica che va ammirato dalla quota della piazza coperta in su per vivere appieno i 20 metri di sbalzo. Questo gesto architettonico crea un’inquadratura sottolineando visuali del contesto circostante, rafforza di conseguenza il senso di quel luogo e così mette in risalto i meravigliosi elementi naturali. Nella città porta d’ingresso della Svizzera Centrale, legata alla tradizione storica, il Kkl con la propria presenza a scala territoriale ha conferito un’immagine riconoscibile e ripetibile, conso-
lidando nel tempo l’identità di Lucerna che lo accoglie come vera e propria emergenza metropolitana. Questo emblema non nasce solo con il contributo mediatico che emula l’opera di un architetto star, pubblicizzandola e portandola al centro di importanti dibattiti culturali, ma sorge con i cittadini. Già attraverso un referendum il progetto ricevette il consenso iniziale degli abitanti che lo apprezzarono. La molteplicità di attività che ruotano intorno ai 22mila metri quadri del Kkl quali congressi, concerti e manifestazioni, che l’hanno fatto diventare centro propulsore di prestigio mondiale con il Festival internazionale di musica, portano significativi apporti culturali ed economici alla regione.
La struttura del Kkl di Lucerna si connette al meglio con il paesaggio circostante. Il piano orizzontale del lago riflette movimenti e colori sulla copertura dell’edificio, rivestita inferiormente in alluminio
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Nuove tecnologie / nora fumagalli
Superfici ecoattive per abbattere l’inquinamento
N
Quando e perché nasce il suo interesse per la qualità dell’ambiente? È un interesse che per me è sempre stato molto vivo; è inevitabile lavorando e vivendo nell’area milanese. Nell’azienda di famiglia, il Gruppo Terruzzi Acciaierie, mi sono occupato di waste management. Alla fine degli anni ’90, in
• CO: monossido di carbonio • SO2: biossido di zolfo • V.O.C.: composti organici volatili • PM 2,5 • Sostanze sporcanti • Muffe batteri e microorganismi
occasione di un viaggio in Giappone, notai che un edificio in un complesso di smaltimento manteneva le pareti pulite. Mi dissero che aggiungendo titanio alla malta questa si manteneva pulita a lungo. Abbiamo quindi cominciato a studiare il fenomeno per capire quale ne fosse la chiave e abbiamo scoperto che il biossido di titanio, attraverso un processo fotocatalitico (attivato dalla luce), è in grado di trasformare le sostanze inquinanti in sali innocui. Sin dalle prime prove abbiamo avuto risultati molto interessanti confermati successivamente dalle sperimentazioni attuate in diversi luoghi. Il problema della qualità ambientale si propone quotidianamente e richiede soluzioni urgenti. Perché le amministrazioni pubbliche, che dovrebbero essere in prima fila nella ricerca e applicazione di soluzioni concrete, faticano ad aprirsi al nuovo anche quando è efficace? Le amministrazioni pubbliche sono un nostro interlocutore privilegiato. Se le nostre città inquinate e sporche applicassero in aree sensibili e maggiormente inquinate vernici e pavimentazioni stradali in grado di abbattere i livelli batterici e di inquinamento, la qualità della vita in aree ora pesantemente compromesse migliorerebbe in modo deciso. Questo grazie a pavimentazioni stradali che non solo non emettono inquinanti, come l’asfalto, ma che li trasfor-
• NO2: biossido di azoto
• BTX
Si attivano grazie alla luce e sono in grado di trasformare sostanze inquinanti in sali innocui. Numerose le applicazioni per pavimentazioni stradali e nell’edilizia on solo filtri e depuratori; anche rivestimenti cementizi e idropitture per interni ed esterni sono in grado di ripulire l’aria (odori compresi) riducendo inoltre la presenza di microrganismi, muffe, alghe, funghi. Questo grazie all’applicazione dei principi della fotocatalisi che si avvia grazie all’azione combinata della luce e dell’aria con il biossido di titanio. Un principio attivo presente nei prodotti della milanese Global Engineering: i rivestimenti cementizi Ecorivestimento e le idropitture Ecopittura. In essi il biossido di titanio elaborato con la tecnologia PPS (Proactive Photocatalytic System) ossida e decompone le sostanze organiche e inorganiche che entrano in contatto con le superfici trattate trasformandole in sostanze innocue (nitrati/carbonati di sodio, calcare) che – prodotte in minime quantità – vengono asportate dall’aria, dall’acqua e precipitano a terra. Incontriamo Claudio Terruzzi, fondatore e amministratore delegato di Global Engineering presso gli uffici nel cuore di Milano.
I prodotti di Global Engineering agiscono sui più importanti inquinanti atmosferici da traffico:
vero che l’abitudine produce lentezze e indecisioni che ostacolano l’introduzione di nuove soluzioni generando tra gli operatori dubbi e diffidenze nei confronti delle novità, soprattutto se le soluzioni non vengono applicate nel modo corretto. Così una pavimentazione che abbatte l’inquinamento è pressoché inutile laddove l’inquinamento non c’è, come una strada con scarso passaggio in aperta campagna. Quali le prospettive future? L’attuale inerzia è anche un problema di informazione, di diffusione della conoscenza dei risultati reali che si ottengono. Penso che, diffondendosi l’informazione sugli importanti obiettivi da noi raggiunti, si amplierà progressivamente l’utilizzo di prodotti che contribuiscono a un reale miglioramento dell’ambiente. È una questione di necessità. Per tutti.
Due esempi di applicazione dei prodotti Global Engineering. Un manto stradale a Cinisello Balsamo (Milano) e le pareti dell’Ecotunnel Cremonesi di Parma (qui il processo catalitico è attivato da una specifica illuminazione)
mano e riducono in sostanze innocue durando il doppio dei manti stradali tradizionali; rivestimenti che eliminano muffe e batteri, migliorando il microclima ambientale anche degli interni delle case. Su una pavimentazione delle nostre dopo poche ore viene neutralizzata anche la
carica batterica delle deiezioni animali. Ed è bello pensare che questo avviene grazie alla luce: fino a quando c’è luce, il processo continua. Abbiamo anche verificato come l’acqua di deflusso dai nostri manti stradali sia molto più pura eliminando efficacemente anche
l’acido delle piogge. Stiamo quindi studiandone l’applicazione in tratti di strade e autostrade che fiancheggiano le coltivazioni. Con questi risultati e dopo le prime applicazioni nel comune di Segrate nel 2002, abbiamo suscitato l’interesse di molte amministrazioni. È anche
Quale il contributo che architetti e progettisti possono dare? Sinora abbiamo concentrato le nostre energie alla realizzazione di opere pubbliche, promuovendo soprattutto le pavimentazioni stradali. Stiamo studiando la possibilità di sviluppare una politica di informazione capillare finalizzata alla conoscenza dei prodotti per l’edilizia che coinvolga anche architetti e progettisti: il loro contributo può risultare molto importante nella promozione di prodotti come i nostri, che migliorano la qualità dell’ambiente.
vivere la città / daniela baldo
Moduling the square Piazze da riscoprire e vivere progettate da una giovane designer
O
ggi la città si presenta attraverso nuove centralità emergenti disposte in modo irregolare che non permettono di coglierne un disegno compiuto. Non riusciamo più a individuare l’autentico significato intrinseco dei luoghi dello scambio e dell’incontro. È da un’attenta analisi degli spazi collettivi nelle metropoli che nasce “Moduling the square”, una proposta di allestimento itinerante nelle diverse città d’Italia che maggiormente soffrono della sindrome della solitudine della piazza; da piazza Duomo a Milano a piazza Maggiore a Bologna, da piazza
Unità d’Italia a Trieste a piazza del Popolo a Roma fino a piazza Plebiscito a Napoli. Si tratta di un progetto di tesi di laurea di una giovane interior designer, Marianna Piccolo, che disegna spazi che l’uomo possa vivere non solo come aree di passaggio ma riscoprendoli come luoghi di memoria, occasioni di sosta in cui sentirsi accolti dalla città. Lo studio dei flussi di attraversamento e degli utenti mostra l’esigenza di qualificare questi luoghi modulandoli per caratterizzarne l’attuale matrice atipica che fa sì che l’utente non riesca a percepire e apprezzare la qualità dello spazio.
Simulazione di piazza Unità d’Italia a Trieste con i moduli messi a punto dalla giovane designer Marianna Piccolo
In un momento in cui la società del consumo ha spostato i luoghi del tempo libero dalle piazze aperte ai centri commerciali chiusi, è importante colmare lo spazio della collettività, che sta diventando sempre più un vuoto tra gli edifici, con il cosiddetto arredo urbano, come le architetture a volume zero di Aymonino. L’allestimento fa risaltare la simulazione di un paesaggio naturale rappresentato dagli elementi costruiti, che organizzano un “parco” e ne ordinano gli elementi naturali. Le diverse elevazioni delle piattaforme sono volte a simulare le irregolarità territoriali che la natura crea.
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archistudio del mese / alice gramigna
ABDA architetti Botticini De Appolonia e associati
CAMILLO BOTTICINI
Nasce a Brescia nel 1965. Si laurea in architettura al Politecnico di Milano nel 1990 e nel 2003 ottiene il Dottorato in progettazione architettonica e urbanistica. Dal 2003 è professore a contratto al Politecnico di Milano. Dal 1993 apre il proprio studio a Brescia.
GIULIA DE APPOLONIA
Nasce a Pordenone nel 1969 e si laurea al Politecnico di Milano. Dal 1991 al 2005 vive in Portogallo, dove, dal 2000 al 2005 collabora con l'Universidade Autonoma. Collabora a Lisbona con J. L. Carrilho da Graça fino al 2000, quando inizia l'attività in proprio. Dal 2006 è partner nello studio ABDA.
STEFANO FERRACINI
Nasce a Treviso nel 1974. È consulente editoriale per Auge, Caleidoscopio, Idea Books, Skira in Italia e per Arquitectura Iberic in Spagna. Dal 2008 è associato nello studio ABDA.
NICOLA MARTINOLI
Nasce a Breno (BS) nel 1977. Dopo essersi laureato al Politecnico di Milano inizia a collaborare con Camillo Botticini nel 2003 e diventa associato nel 2008.
www.abdarchitetti.com
A sinistra rendering della struttura esterna e vista della vasca con tribuna del centro natatorio di Mompiano (BS), di prossima realizzazione. Sotto, gli edifici in edilizia residenziale realizzati a Castenedolo (BS).
L
a storia dello studio ABDA Architetti nasce dall’incontro, relativamente recente, di Camillo Botticini con Giulia De Appolonia. Due professionisti che mettono nell’impresa il patrimonio di esperienze di lavoro già ben consolidate, lui prevalentemente in Italia, lei in Portogallo. Un’unione professionale e privata, che ha già dato i suoi frutti e che ha davanti prospettive di ampio respiro e grande interesse. È iniziata così una sorta di “seconda vita” per Camillo Botticini. Dopo la
laurea al Politecnico di Milano nel 1990, diventa assistente del suo docente di tesi, l’architetto Crotti; nel 2003 consegue il dottorato in progettazione e ottiene l’incarico di professore a contratto. Parallelamente parte l’attività di progettazione. Nel 1993, dopo solo tre anni dalla laurea, apre lo studio a Brescia, sua città natale. Si occupa principalmente di progetti locali nel campo delle opere pubbliche; sono lavori di dimensioni medio-piccole che, tuttavia, rappresentano un’ottima
Scusimanonhocapitobene / nora fumagalli
Il consumo del territorio (quanto ne rimane?)
G
li italiani non aumentano. O aumentano pochissimo. Il loro territorio nemmeno. Resta sempre lo stesso. Invece le abitazioni, in Italia, aumentano vertiginosamente. Osservando i dati pubblicati dal CRESME sulle abitazioni rea-lizzate in Italia sino al 2007 vengono i brividi. Quasi 300.000 nel solo 2007. E si continua a leggere dell’emergenza abitativa in Italia. Perchè non tutti gli italiani hanno una casa anche se, statisticamente, ne abbiamo 0,4 a testa, neonati compresi (e quanto territorio libero abbiamo ancora, a testa?). Per “rilanciare il Paese” verrà dato il via, ci promettono, a una stagione di Grandi Opere Pubbliche. Il Ponte sullo Stretto, il MoSe di Venezia, nuovi tracciati autostradali, svincoli, bretelle, raccordi, varianti (di valico e non). Così la BreBeMi (autostrada direttissima Brescia-Milano): non è ancora iniziata ma già se ne costruisce il paesaggio di capannoni, rotonde e centri commerciali. E Milano pensa alla TOM (Traiettoria Orbitale Milanese). A questo servirà l’occasione dell’Expo 2015? Provate a fare un “volo” con Google Earth sulla Lombardia. È questa la “valorizzazione” del Paese? È questo ciò che vogliamo?
opportunità di sperimentazione e verifica creativa e organizzativa. Tra i primi interventi significativi l’ampliamento del cimitero di Marcheno (segnalazione In/Arch Domus 1998), la sede dello showroom Damioli a Ponte S. Marco (segnalazione al premio “Luigi Cosenza”) e gli alloggi di edilizia economica sperimentale a Castenedolo, che colleziona numerosi riconoscimenti tra i quali la menzione al premio Inar Opera Prima. Il salto di qualità arriva con l’assegnazione del primo premio al
concorso internazionale per il centro natatorio di Mompiano a Brescia e con la chiamata da parte di Techint, che lo incarica del coordinamento architettonico per il nuovo ospedale di Legnano. Cambia la scala di progetto: da interventi di piccole dimensioni si passa ad aree di 7000 mq circa per la piscina e di 80.000 mq per l’ospedale. Analizzando nel dettaglio il progetto del centro natatorio di Mompiano, di prossima realizzazione, appare in evidenza il tono discreto e la mano precisa che contraddistinguono quella che è stata definita la “poetica silenziosa” di Camillo Botticini. L’edificio che ospita la grande piscina, destinata agli allenamenti della squadra di pallanuoto di Brescia, è il punto centrale
di un sistema di spazi interni ed esterni che caratterizzano l’opera. Il principio della continuità visiva, del facile controllo degli spazi e della separazione tra spazi “calzati” e a “piedi nudi”, è alla base dell’organizzazione tipologica. Alla compattezza del volume costruito, che dialoga con la città, si contrappone una sorta di “porosità” e trasparenza, in corrispondenza dei punti di accesso al pubblico, verso il lido e l’area attrezzata verde. La luce zenitale che illumina lo spazio interno grazie al trattamento della copertura della vasca principale e alla presenza di piccoli patii conferisce una significativa sensazione di continuità con l’ambiente naturale. Dal 2008 con l’arrivo di Giulia
De Appolonia e la fondazione dello studio associato ABDA, insieme a due giovani architetti, Stefano Ferracini e Nicola Martinoli, la mole dei progetti in corso e la loro importanza assumono sempre maggiore spessore. Infatti a fianco di complessi interventi residenziali e di terziario, come il progetto in costruzione per Europa Risorse (150 alloggi nel centro di Brescia) e il polo scolastico a MilanoFiori, ci sono lavori anche su scala urbana e territoriale. Due esempi: il concorso per una sorta di città satellite in provincia di Verona su committenza della Curia vescovile e la proposta di intervento per il nucleo insediativo di Ercolano in provincia di Napoli.
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il progetto del mese / UN ASILO IMPECCABILE DAL PUNTO DI VISTA FUNZIONALE E CAPACE DI OFFRIRE NUOVE SEQUENZE SPAZIALI LI
Centro per l’infanzia Ponzano o
un edificio vivo o Una corona circolare funge da muro di cinta e da contenitore di giochi e materiale didattico. Al centro un edificio di forma quadrata da cui spicca una torre. Tutto attorno il frutteto e il bosco
A
“
bbiamo cercato di costruire un asilo nido non solo funzionalmente impeccabile, ma anche capace di offrire una serie di sequenze spaziali diverse; un edificio vivo in cui i bambini possano sognare ed essere felici”. Con queste parole l’architetto Alberto Campo Baeza conclude la propria presentazione e riassume le linee guida che hanno portato alla definizione del progetto del centro per l’infanzia Ponzano Children. Dopo un anno di lavori, l’attività didattica ha preso il via con l’inizio dell’anno scolastico 2007-2008. L’edificio sorge su un’area di circa 9.500 mq. adiacente la sede centrale di Benetton Group a Ponzano Veneto (TV) e ospita circa cento bambini suddivisi tra le sezioni di scuola materna e nido. L’intervento ha riguardato aree distinte. Il corpo centrale dell’asilo a forma quadrata ha una superficie coperta di circa 1.030 mq; al centro sorge una “torre” sempre a pianta quadrata, ma di altezza molto superiore al resto del fabbricato. Si ha quindi l’area racchiusa tra il muro perimetrale circolare e il corpo centrale dell’asilo, replicata sui quattro lati dell’edificio, in parte come superficie coperta, in parte come spazio a cielo aperto. Le quattro aree a cielo aperto, ognuna di 155 mq, dedicate all’attività didattica e ludica dei bambini, sono prospicienti le aule e il refettorio dell’asilo e realizzate in quattro materiali diversi: sabbia, legno, pietra ed erba. La corona circolare che delimita questo spazio è, oltre che muro di cinta, uno spazio coperto della larghezza costante di due metri che contiene al suo interno magazzini per il materiale, spazi giochi per i bambini e i servizi igienici per le stagioni più calde. Lo spazio verde esterno, circa 4.700 mq, è suddiviso in due aree: il frutteto, con alberi da frutto piantati secondo linee ordinate, e il bosco, composto di piante ad alto fusto, di essenze diverse, posizionate in ordine sparso.
La quadratura del cerchio. Il muro circolare del Centro per l’infanzia Ponzano Children racchiude la struttura quadrata del corpo centrale dal quale spicca la “torre”. Accanto, l’area a cielo aperto realizzata in legno
Nel segno del bianco Il progetto dell’edificio è fortemente segnato dall’elemento centrale a torre, che diventa il fulcro sia per gli accessi all’asilo durante il giorno sia per tutte le attività interne che qui si svolgono. La torre ha un’illuminazione naturale diurna attraverso un articolato posizionamento dei lucernari circolari sul tetto e sulle pareti verticali. I materiali di pavimenti e rivestimenti sono stati studiati per coniugare al meglio scelta estetica e un utilizzo funzionale da parte degli ospiti dell’asilo. Le aule per l’attività didattica (scuola materna, nido e lattanti) e il refettorio sono posizionate sui quattro lati del corpo asilo principale per ricevere un’illuminazione ottimale.
Gli spazi tecnici adiacenti (servizi igienici, spogliatoi e altri locali) sono situati all’interno del fabbricato e ricevono luce dai lucernari circolari posti sul tetto. Il colore bianco domina sia l’interno del centro infanzia sia il muro perimetrale: dall’intonaco dei muri interni ed esterni al pavimento in pietra di Trani Biancone, alle porte interne, ai profili in ferro dei serramenti esterni, al pavimento in linoleum della torre centrale, fino ai pavimenti e rivestimenti in gres porcellanato dei servizi igienici e degli spogliatoi. L’unica eccezione di colore riguarda il pavimento di linoleum delle aule didattiche e del refettorio, che vira verso un giallo leggermente spento.
Rispetto per l’ambiente e per gli ospiti Per quanto riguarda gli impianti di servizio, la scelta è stata orientata da dettami ecologici: sul tetto dell’edificio sono posizionati pannelli fotovoltaici per la produzione di energia a servizio dell’asilo per una potenza di circa 6 kW e pannelli solari per la produzione di acqua calda che alimenta l’impianto sanitario dell’asilo. Due le caratteristiche notevoli dell’impianto di raffrescamento. Innanzi tutto è previsto l’utilizzo di acqua prelevata da un pozzo in profondità, appositamente eseguito, sia per il ciclo di raffreddamento estivo sia per quello di riscaldamento invernale con pompe di calore. Pertanto non sono pre-
senti centrali termiche di tipo tradizionale e relative emissioni di gas nocivi durante la stagione invernale. Per il raffrescamento nella stagione estiva è sfruttata la bassa temperatura dell’acqua prelevata dal pozzo, con notevole risparmio di energia elettrica. L’interno dell’asilo, inoltre, è stato realizzato con pannelli radianti a pavimento e con un impianto di ventilazione che controlla l’umidità e i ricambi di aria previsti per legge, per assicurare un’ottimale funzionalità del sistema. Queste soluzioni garantiscono una minima quantità di movimenti d’aria all’interno e consentono una riduzione della presenza di fattori potenzialmente nocivi per i piccoli ospiti, quali acari e polveri di ambiente.
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Children, ALBERTO CAMPO BAEZA
Laureato a Madrid nel 1971, dal 1976 è titolare della cattedra di Progettazione presso la Escuela de Arquitectura de Madrid. È stato docente a Zurigo, Dublino, Napoli, Copenhagen, Losanna, Filadelfia, Weimar, Chicago e visiting professor alla Colombia University di New York. Ha svolto inoltre un’intensa attività di conferenziere. Tra le sue opere più note il Municipio di Fene, le scuole a S. Fermin (Madrid) e a Drago (Cadice), il centro BIT a Maiorca, la piazza della Cattedrale e un edificio adibito a uffici ad Almería, la sede della casa editrice SM (Madrid). Molto note e rappresentative sono inoltre alcune residenze private. Sono in corso i lavori per la realizzazione del museo della Memoria di Andalusia (Granada).
A sinistra, bozze di progetto di Alberto Campo Baeza. Accanto, dall’alto, la corte, il plastico del complesso e sotto altre tre immagini delle zone a cielo aperto sui temi della pietra, dell’erba e della sabbia
Centro per l’infanzia Ponzano Children Committente Benetton Group Ubicazione Ponzano Veneto (TV) Progetto arch. Alberto Campo Baeza Direzione lavori arch. Massimo Benetton Coordinamento ing. Michele Zanella Strutture ing. Andrea Rigato Impianti Studio ESA Materiali strutturali calcestruzzo armato Superficie totale 9.503 mq Sup. utili compl. 1.868 mq Ditte costruttrici CEV, Eurogroup, Angelo Saran & C., La Quercia, ISAFF Credits photos © Marco Zanta
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archidesigner / mara corradi
L’artigianato per capire l’industria Produzione Privata e mercato globale. La positiva convivenza di artigianato e industria nel mercato del design
L
ampade, vasi e tappeti, Produzione Privata ha presentato anche quest’anno al Salone la sua collezione di oggetti realizzati artigianalmente. Nel 1990 Michele De Lucchi fondò con la moglie questa piccola azienda, convinto delle potenzialità espressive e di innovazione del lavoro manuale (a partire dal disegno che fa ancora a mano libera), eseguito in piccola serie, in processi non standardizzati, ma in cui si inserisce la componente di genialità dell’operatore. Fino ad oggi molta parte della critica ha letto in Produzione Privata la volontà di proseguire le sperimentazioni “artistiche” iniziate da De Lucchi con Alchymia nella seconda metà degli anni Settanta, quando i prodotti d’uso erano opere da esibire nelle gallerie, e con Memphis quando i progettisti erano imprenditori di se stessi e facevano realizzare i loro progetti a tante piccole-medie
realtà produttive italiane. Oggi si può sostenere che Produzione Privata sia il terzo importante progetto di interpretazione dell’industria, o meglio dell’attuale concetto di industria, che opera nel settore dell’arredo. L’artigianato non è più in nostalgica contrapposizione con l’industria, perché il concetto di artigianato, come lo si intendeva all’epoca della nascita dell’industria, non esiste più. L’artigianato è andato trasformandosi prima in laboratorio propedeutico all’industria e poi, negli ultimi decenni del Novecento, in una strada intrecciata a quella della serie, che consente da un lato ai giovani designer di esprimersi creando laboratori di prototipazione, dall’altro ai grandi nomi di comunicare un’altra faccia della progettazione. Ma artigianato e industria esistono oggi parimenti nel mercato mediatico globale del design, senza essere in contrapposizione, né metodologica, né concettuale.
Così si capisce Produzione Privata: i kilim prodotti con gli artigiani indiani, i vasi in vetro soffiato dal colore verde trasparente tanto raro, i tavoli e gli sgabelli realizzati in falegnameria con legni selezionati, sono disegnati da un architetto che progetta per l’industria (Olivetti, Enel, Poste Italiane, Poltrona Frau), e comunicati e venduti secondo le logiche del mercato industriale globale, con cui non esiste contraddizione ma continuità.
Alcuni oggetti di Produzione Privata di Michele De Lucchi: i vasi Libeccio, Maestrale e Scirocco (con Alberto Nason, ph. Luca Tamburlini); lo sgabello Bisonte (con Philippe Nigro, ph. Michele De Lucchi); il Giardino (con Silia Suardi, ph. Michele De Lucchi); tavolo Benedetto (con Davide Angeli, ph. Michele De Lucchi; dalla collezione "Ingiustificabili Esigenze" Kilim n. 31 (ph. Luca Tamburlini).
madeinjapan / koki yoshida
Sozo_comm
creatività nipponica al Salone Quando usi un albero centenario crea un mobile che ne sia degno
L
a filosofia di Karimoku, consolidata industria di mobili giapponese, esprime il senso di Sozo_comm, la prima esposizione collettiva al Salone del Mobile di Milano promossa dal Ministero del commercio giapponese (Meti): industria che si avvale di tradizioni artigianali secolari per lavorare pregiati materiali naturali come il cedro giapponese, il giunco, la carta washi, la seta. Lo stand, progettato da Hiroshi Naito e delimitato da delicate tele semitrasparenti, ospitava sei aziende.
Di Iyobe, poltrone e divani Sumi-Goromo, struttura in cedro giapponese a venatura dritta a vista lavorata secondo la tecnica artigianale tradizionale uzukuri. Design Motomi Kawakami. www.iyobe.com
Cerasound E la parete diventa altoparlante
Sviluppato da Hakuju Institute for Health Science Co. (www.cerasound.hakuju.co.jp/english/index .htm) questo “altoparlante invisibile”, brevettato come strumento per trasmissioni radio d’emergenza all’interno di scuole, ospedali, alberghi ma utilizzabile in qualsiasi contesto, sfrutta le capacità
di risonanza del materiale da costruzione a cui viene applicato con biadesivo. Laterizio, ceramica, lana di roccia, vetro prendono il posto dei tradizionali coni di carta messi in vibrazione da magneti e l’oggetto altoparlante, ingombrante, polveroso e spesso fuori luogo scompare.
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design / marco penati
Capolavori di tessitura
in filo d’acciaio Ottant’anni di esperienza, centinaia di varianti sul tema delle reti metalliche. È la realtà firmata Costacurta, che offre al progettista grande flessibilità, robustezza ed eleganza. Un mondo tutto da scoprire
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l ramo del lago è quello giusto, volge a mezzogiorno. I Luoghi Manzoniani sono però sulla sponda opposta. Siamo a Garlate, di fronte a Pescarenico. Costacurta è un’azienda che produce tele in acciaio inossidabile per l’industria e l’architettura. Coniugando le due vocazioni manifatturiere tradizionali del lecchese: la lavorazione del filo metallico e la tessitura. Per l’industria: dal 1921 tele, reti metalliche e reti ondulate, per recinzioni, vagli, setacci. Poi intorno agli anni ’50, chiamato dal titolare Virgilio Costacurta, arriva in azienda l’ingegner Bruno Mondello, esperto di progettazione di processi di impianti petroliferi, petrolchimici e chimici, assistente del Premio Nobel Natta, che indirizza la produzione verso la fabbricazione di separatori di trascinamenti per le industrie petrolchimica e chimica. La gamma di produzione viene ampliata, negli anni ’60, nel campo dei nastri trasportatori, nella seconda metà degli anni ’70 delle lamiere forate e degli interni di reattori, negli anni ’80 nel campo dei componenti per le industrie petrolifera, petrolchimica e chimica, all’inizio degli anni ‘90 delle lamiere trapanate-fresate. Si sviluppa così una specializzazione che continua fino ai giorni nostri con un’altissima qualità di prodotto. La declinazione verso l’architettura nasce sul finire degli anni Novanta. Se prima occasionalmente le reti tessute da Costacurta venivano utilizzate in architettura da progettisti sperimentatori, con funzione di frangisole, adesso, grazie anche alla presenza in azienda di professionisti come l’architetto Chiara Lavizzari (che ci guida a visitare le lavorazioni), la pro-
Quando la
sedia è un mito
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alla collaborazione tra Basf, Konstantin Grcic e Plank è nata la sedia a sbalzo Myto, interamente realizzata in Ulradur High Speed. La fluidità del materiale plastico ha permesso la concezione della seduta come un monoblocco, la cui struttura portante, caratterizzata dal sedile e dallo schienale forati, dona la sensazione di flessibilità tipica della sedia a sbalzo. Nei colori nero, bianco, grigio, rosso segnale, arancio puro, grigio, gialloverde, aubergine, blu chiaro. Impilabile fino a 8 sedie. Plank Collezioni Ora (BZ) Tel. 0471 803500 www.plank.it
duzione è mirata a un catalogo specifico. È spiazzante vedere nei reparti come sia palese la doppia identità, meccanica e tessile, dell’azienda. Le macchine funzionano esattamente come i telai di tessitura, salvo che invece che lana o cotone, intrecciano fili di acciaio. Con la robustezza che ne consegue. Intorno ci sono alcuni manufatti cilindrici di dimensioni colossali con superficie a trama complessa e microscopica, di una bellezza astratta. La materia, acciaio inossidabile, conferisce una grana preziosa all’oggetto. Sono i famosi filtri. Vien voglia di mettersene in casa uno, ma costano come un’automobile. Ancora più singolare scoprire, come ci viene spiegato, che le reti proposte agli architetti, così eleganti e raffinate nella loro qualità formale, sono esattamente le stesse che si producono per i filtri o i nastri trasportatori. Naturalmente trattate con maggior cura nella finitura e nella scelta di materia-
Reti per suddividere gli ambienti (sopra, l’interno di un teatro in Turchia) o per occultare impianti (sotto, l’interno di un centro espositivo)
li idonei sia per gli interni che per essere esposti alle intemperie. Le tessiture sono selezionate dall’archivio storico aziendale. Centinaia le varianti sul tema, è da oltre ottanta anni che Costacurta sviluppa e conserva gelosamente campioni di tessuti e reti, dato che, da sempre, oltre alla produzione standard, si è
servita la clientela producendo modelli esclusivi a richiesta. È come avere in casa una collezione di manoscritti originali. Il fatturato della divisione architettura ARCHI-NET è ancora molto contenuto rispetto al globale dell’azienda. Ma le prospettive di incremento sono notevoli. I progettisti, gli archi-
tetti devono ancora scoprire e apprezzare le qualità delle reti nei rivestimenti di facciata, nei controsoffitti, nelle pareti divisorie, nell’occultamento di impianti e nelle ristrutturazioni. Naturalmente è stato messo a punto anche tutto un insieme di componenti per il montaggio dei teli con sistemi di fissaggio ido-
nei. Come da tradizione, il cliente viene assistito direttamente per risolvere problematiche specifiche, come nel caso del parcheggio del polo fieristico di Rho/Pero a Milano dove sono stati impiegati 10.000 mq di rete con un risultato di grande eleganza e la certezza dell’assoluta inalterabilità nel tempo.
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in vetrina / Spazi organizzati
Puzzle di idee Giralot di Bellato, design Stefano Bettio, è un sistema di piccoli ripiani/contenitori che ruotano a 180° su di una colonna che poggia a pavimento e fissata a muro. Complemento d’arredo versatile e multiuso, può nascondere o mettere in risalto gli oggetti contenuti. I ripiani/contenitori in lamiera piegata e laccata sono schermati da un pannello in MDF in tre diverse misure che può essere laccato o con specchio. Il pannello più grande, solo con specchio, cela sul retro dei ganci per appendere abiti, borse, ombrelli e uno o due contenitori; il pannello medio, laccato lucido o con specchio, può avere uno o due contenitori sul retro; quello piccolo, solo laccato lucido, ha un contenitore. Per maggiori informazioni Bellato International • Istrana (TV) Tel. 0422 738422 • www.bellato.com
Massimo comfort
La seduta leggera e policroma È frutto di due anni di studio la sedia Poly di Bonaldo, design Karim Rashid. È interamente realizzata in policarbonato attraverso lo stampaggio a iniezione e si caratterizza per il design geometrico, giovane e originale. Seduta e schienale sono costituiti da diverse superfici che si intersecano, eppure, nella sua immagine complessiva, la sedia non ha un aspetto “spigoloso”: è anzi invitante e accogliente, impressione estetica confermata dal comfort della seduta. In diversi colori e finiture: trasparente, semitrasparente in rosa e lime, in bianco e nero nella versione lucida. Ha ricevuto il Red Dot Design Award per lo spirito creativo, innovativo e per l’alto standard di qualità.
Ingressi personalizzati
Porte tagliafuoco con decoro Le porte tagliafuoco sono un elemento di sicurezza. Ma sono anche un versatile elemento di decorazione con il procedimento di decorazione NDD (Ninz Digital Decor) di Ninz. Le rappresentazioni grafiche sono eseguite con verniciatura direttamente sull’anta con polveri epossipoliestere termoindurite, stampa grafica del decoro sulla superficie piana dell’anta con getto di inchiostri speciali e protezioni per mezzo di lacca trasparente. La porta Proget multiuso di classe di resistenza al calore REI 120 a una o due ante è realizzata interamente in lamiera zincata, coibentata con materiali isolanti e ha uno spessore totale di 60 mm. Gli accessori di serie sono maniglia antinfortunistica con anima in acciaio e cerniere (una portante, una dotata di molla per l’autochiusura). Per maggiori informazioni Ninz • Ala (TN) Tel. 0464 678300 • www.ninz.it
Per maggiori informazioni Bonaldo • Villanova (PD) Tel. 049 9299011 • www.bonaldo.it
Nel segno dell’alluminio
Classico in versione light Chairs Modonutti produce sedie, poltrone, tavoli e complementi che interpretano i più classici stili d’arredamento con infinite variazioni sul tema. La collezione di sedie Mania, design Francesco Geraci e Alfredo Simonit, sottolinea questa ricerca attraverso l’unione della tradizionale abilità artigiana e della sperimentazione di un nuovo materiale: l’alluminio. Ne sono nate sedute caratterizzate da grande flessibilità perché totalmente personalizzabili in un’ampia gamma di rivestimenti e di colori. Presentano una pulizia formale e un’essenzialità frutto di una ricerca attenta tra proporzione ed equilibrio; sono oggetti dotati di eleganza e di un’insolita miscela di morbidezza e rigore. Per maggiori informazioni CM Chairs Modonutti • Cividale del Friuli (UD) Tel. 0432 731993 • www.chairsmodonutti.it
Semplice da installare e programmare
Massima sicurezza e affidabilità È pensata per le installazioni residenziali la centrale d’allarme Primera Simply 310-21l di Daitem. Gestisce fino a 20 rivelatori su 2 gruppi indipendenti ed è estremamente semplice da installare, programmare e utilizzare grazie ai messaggi in sintesi vocale e agli organi di comando ergonomici. Ha tastiera di comando e programmazione integrata e una sirena incorporata con potenza acustica di 108 dB a 1 metro, per la segnalazione di allarme e l’immediata dissuasione da ogni tentativo di intrusione. La tecnologia TwinBand (trasmissione delle informazioni su doppia banda: 400/800 MHz) e il sistema di alimentazione TwinPower con batteria al litio assicurano l’affidabilità di trasmissione e la continuità di alimentazione anche in caso di black-out o sbalzi di tensione. Per maggiori informazioni Daitem • Crespellano (BO) • Tel. 051 6714411 • www.daitem.it
Benessere componibile
Novità luminose
Cascate di luce Dall’esperienza Emu di produzione di arredi e accessori di design per interno e l’outdoor è nata l’esigenza di creare una nuova linea di oggetti luminosi dagli elevati contenuti tecnici e dal design morbido e accogliente, che rende intimi gli spazi esterni. Come la lampada FloorA, ideata dal DesignStudio di Alfredo Chiaramonte e Marco Marin. La compone una serie di elementi flessibili illuminanti in fibra di vetro, inseriti in una base realizzata in stampaggio rotazionale, con parte superiore laccata e parte inferiore traslucida che emette una luce fluorescente. Ogni elemento illuminante ingloba una luce a led a bassissimo consumo e a tenuta stagna. Per maggiori informazioni Emu Group • Marciano (PG) Tel. 075 874021 • www.emu.it
Ripiano portaoggetti
Evidenti morbidezze
Doppia utilità
Per realizzare la collezione 2008 Edra ha preso ispirazione dai Paesi della luna crescente, dalla Persia sino alle steppe della Mongolia. Dai palazzi dei visir ha tratto ispirazione il divano componibile Sofà, design Francesco Binfaré, costituito da grandi soffici cuscini imbottiti in kapok (seta vegetale), sostenuti da una struttura cava. Con la sua forma basica e le evidenti morbidezze, rappresenta l’idea originaria di comfort, quella che ciascuno ha disegnata in mente.
Lavorare occupando tutta la superficie del piano a propria disposizione avendo quanto occorre comodamente sottomano? Semplice con il tavolo Herbarium di Källemo, design Mats Theselius. Misura cm 197x30x85 in altezza. Il piano superiore è in vetro; sotto di esso un pratico vano dove appoggiare attrezzi, materiali…tutto quanto occorre per operare è semplicemente a portata di mano, ma soprattutto immediatamente visibile.
Per maggiori informazioni Edra • Perignano (PI) Tel. 0587 616660 • www.edra.com
Per maggiori informazioni Källemo • Värnamo (Svezia) Tel. +46 370 15000 • www.kallemo.se
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Libreria estensibile
Sempre su misura Con la sua collezione Liv’it racconta un modo di abitare giovane e grintoso. Index, la libreria di Carlos Tiscar, rappresenta un ulteriore passo avanti dell’azienda nel caratterizzasi come leader del vivere la modernità. È una libreria che si modifica come fosse una fisarmonica, creando moduli contenitori che cambiano, al pari delle necessità d’uso, senza mai rinunciare alla qualità formale, contraddistinta da schienali che, proposti in tre colori (bianco, rosso o nero), donano uno stile dinamico e destrutturato. I due moduli sono larghi 100 cm, profondi 38,5 ed alti rispettivamente 215 e 198; l’estensione varia da 100 a 194 cm. Per maggiori informazioni Liv’it • Tavullia (PU) Tel. 0721 202709 • www.livit.it
Incastri soft
Imbottiti multiuso Una serie di parallelepipedi imbottiti, orientati su vari piani e collegati tra loro da una robusta struttura metallica, realizzano gli imbottiti Meet-Me di Segis, dal forte impatto visivo. La poltroncina (89x76x75h) per meeting propone una seduta ampia e comoda. È caratterizzata dalla presenza di un bracciolo piano, che serve anche come appoggio per il personal computer o per la scrittura. La gamma si completa con divanetti, poltroncine accoppiate tramite tavolino di servizio e panche esagonali. Struttura e base sono in acciaio, imbottitura in espanso, rivestimento in tessuto o pelle.
Per maggiori informazioni Segis • Poggibonsi (SI) Tel. 0577 980333• www.segis.it
Leggerezza sostenibile
Sedute
multicolori Ozzio propone sedute dalla forte personalità: originali, versatili e universali allo stesso tempo, realizzate in cuoio, metallo, legno per ogni ambiente. Un’interessante novità è la sedia S026 Smile, design Studio Ozeta. Ha scocca in Vitrex (disponibile in più colori) o legno. Leggera, pratica, è impilabile e ben si adatta alle esigenze di ogni tipo di arredo, contract compreso. Per maggiori informazioni Ozzio Design • Bovisio Masciago (MI) Tel. 0362 59701 • www.ozzio.com
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Tavolo multifunzione
Piano e ripiano Ha base in acciaio inox satinato di 40 cm di lato con colonna 5x5 cm e ripiano di 55x55x14 cm il tavolo Multifunctional di Pedrali. Il ripiano in vetro temperato trasparente dello spessore di 8 mm è supportato da un multistrati curvato, impiallacciato di rovere sbiancato, tinto wengè o laccato bianco lucido. L’alloggiamento sottostante si trasforma in un ulteriore piano d’appoggio pratico e funzionale. Ideale in bar e caffetterie e ovunque si voglia unire una piacevole sosta a un’informazione a portata di mano e non ingombrante.
Per maggiori informazioni Pedrali • Mornico al Serio (BG) Tel. 035 8358810 • www.pedrali.it
Giochi sinuosi
Linee curve guidano l’acqua Da sempre Rubinetteria Stella coniuga al meglio qualità tecnica e resa estetica. Una nuova sfida si è concretizzata in Slow the Flow System, ideata da Fabio Novembre. Ne è nato un oggetto di design caratterizzato da una totalità di linee curve e da numerose innovazioni a livello tecnico-meccanico. La maniglia, posizionata all’estremità più alta, si confonde con il corpo del rubinetto; ruotandola è possibile regolare la fuoriuscita dell’acqua. La regolazione della temperatura è resa possibile dalla ghiera alla base del corpo. Nella bocca d’erogazione è presente un rompigetto areatore a scomparsa per rendere il getto più morbido. La sezione del corpo è variabile e passa dai circa 40 mm della base ai 26 mm della maniglia nella sua estremità. Per maggiori informazioni Rubinetterie Stella • Novara (NO) Tel. 0321 473351 • www.rubinetteriestella.it
Spazi organizzati
Il piacere dell’attesa Sono comode, colorate e avvolgenti le sedute della linea Zero 4 della danese Globe. In soffice feltro, sono ideali per reception, sale d’attesa, sale convegni nel settore del contract. Tra le novità 2008, i divanetti a due posti True Love Sofa, design busk+hertzog, disponibili con seduta nei colori verde e nero, realizzati per il terminal 5 all’aeroporto di Heathrow, a Londra. Per maggiori informazioni Globe Zero4 • Aarhus (Danimarca) Tel. +45 7026 6604 • www.zero4.dk
Profilo lineare
Comfort flessibile Design lineare, essenziale e massima comodità nello sgabello Level, design Simon Pengelly, di Johanson Design. Incorpora tutte le funzioni della seduta da bar in una forma innovativa, fluida e accattivante. La base è in metallo e il corpo in poliuretano (disponibile in più colori) che si mostra flessibile quanto basta ad assicurare al corpo il massimo comfort. Il diametro della base è di 37 cm e l’altezza regolabile tra 79 e 90 cm. Per maggiori informazioni Quindi? Srl • Sasso Marconi (BO) Tel. 051 18893016 – www.quindidesignbox.it
Indoor & outdoor
Total look Il concetto di servizio al cliente realizzato da Schönhuber Franchi si realizza nel segno del total look, con arredi da tavola e mobili indoor e outdoor che offrono soluzioni finite, esclusive, armonizzate in ogni particolare per ogni ambiente. Tra i nuovi arredi di design per interni ed esterni, le sedute della linea Hug by Simone Micheli, sono caratterizzate da linee moderne e arrotondate. Il design piacevole e lineare è valorizzato dal delicato grigio perla dell’intreccio e dal bianco delle morbide cuscinerie. Per maggiori informazioni Schönhuber Franchi • Bolzano (BZ) • Tel. 0471 545111• www.schoenhuberfranchi.com
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Cultural planning / nadia rossi
espressione architettonica Una nuova
sintesi di memoria e futuro
Prosegue l’opera di riqualificazione dell’ex area industriale di Bagnoli, che ha visto sorgere il Museo della Scienza e lo Spazio Eventi. In costruzione il Museo del Corpo Umano
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ca del suolo, percorrenze continue, articolate e avvolgenti, come un nastro di Moebius. Questione base del progetto è stata quella di intrecciare nella nuova espressione architettonica la memoria della fabbrica e il senso di strumento di ricerca insito nella Città della Scienza, legando memoria e futuro, ben sapendo che tra progetto del nuovo e progetto di recupero non vi è differenza concettuale, ma solo nella densità dei vincoli entro cui innovare. Dopo il percorso lungo le “Porte della conoscenza” - opera di land art di Dani Karavan - si accede al Museo da un’ampia piazza interna ottenuta dalla demolizione di edifici preesistenti nella quale spicca l’antica ciminiera, ulteriormente estesa in altezza mediante una struttura in acciaio e vetro che assume carattere di “periscopio virtuale” ed alla sua base, da un’idea di Fred Forest, il “buco del mondo”, l’illusione di vedere gli antipodi. La continuità dello spazio interno è articolata da una serie di elementi: il Planetario, cui si addossa una struttura totalmente in cristallo; le gradonate che facilitano una comunicazione di gruppo, il muro d’acqua che separa l’area destinata a mostre temporanee e introduce un particolare intorno sonoro. Fra i principi bioclimatici qui applicati: materiali appro-
0onclusa l’era dell’espansione indefinita, le cosiddette aree dismesse si rivelano risorse straordinarie: aree “molli” disponibili alla trasformazione – sottratte all’erosione di inteventi minuti e molteplici - testimonianza di archeologia industriale. Città della Scienza è il primo intervento della nuova Bagnoli (Napoli) dove alla metà del XIX secolo fu realizzato uno dei primi edifici industriali del Meridione. Qualche anno fa l’area si presentava come una sacca industriale tagliata in due dalla strada di Coroglio, un percorso di attraversamento nord-sud chiuso fra due muri, con attività industriali sui due lati. Qui, a metà degli anni ’90, è stato dato il via a un’imponente opera di riqualificazione di un’area di circa 70mila metri quadri progettata in tre fasi dallo studio Pica Ciamarra Associati. Una corte urbana ingloba via Coroglio (a sud definita da filari di “viti maritate", a nord dal futuro ponte pedonale che prosegue nel pontile - l’accesso da mare ed è allo stesso tempo proteso verso lo spazio porticato predisposto ad accogliere una fermata della metropolitana) ricucendo l’area. Nel 2001 nella parte a diretto contatto con il mare, davanti all’isola di Nisida, è stato ultimato il Museo Vivo della Scienza, 10 mila metri quadri che reinventano una fabbrica della metà dell’800. Qui, alla sostanziale continuità delle sequenze prospettiche in copertura (dove si innestano “protesi” con diversa tecnologia e luce) si contrappone una forte articolazione plasti-
Sopra, vista notturna della nuova Bagnoli in via di recupero (foto Peppe Misto). A fianco, la ciminiera, estesa in altezza, è un periscopio virtuale (foto Fabio Donato). In alto, percorrenze continue caratterizzano il Museo Vivo della Scienza (foto archivio pca)
INTERVENTI
NEWurbanFace L’effimero ha messo radici Il restyling creativo firmato dall’architetto Simone Micheli restituisce a Milano uno spazio storico, punto di incontro e vetrina della città
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l NEWurbanFace realizzato all’interno dell’Ufficio di informazione e accoglienza turistica (IAT) è uno spazio permanente interattivo dove organizzare eventi, mostre, presentazioni e incontri. Si trova in Piazza Duomo a Milano, all’interno della struttura dell’ex Albergo Diurno ideato e costruito dall’ingegnere bolognese Cleopatro Cobianchi nel 1924, in uno spazio sotterraneo nei pressi di Galleria Vittorio Emanuele. Un’area di 1500 mq che aveva già subìto una prima ristrutturazione nel 2003, nella quale fu mantenuta una parte originale nello stile Liberty e Dèco dell’epoca e che oggi ospita gli sportelli dello IAT. Accanto
notano lo spazio: la pavimentazione con tonalità argentee, i grandi lampadari tessili con corpi illuminanti che cambiano colore, vaste pareti rivestite in specchio serigrafato con macro video al loro interno, colonne fluide bianche, sedute gialle accoglienti: un insieme luminoso e cangiante. Le aziende sponsor: Adrenalina CDR, Building Solutions, Granitifiandre, Grazi Cristalli, iGuzzini Illuminazione, Mapei, Preformati Italia, Presotto. a questo si trova un nuovo ambiente dinamico e colorato, firmato dall’architetto Simone Micheli e donato alla città da un qualificato pool di aziende: un salotto urbano contemporaneo.
Nato come struttura effimera (la sua durata doveva limitarsi alla settimana del design), si è trasformato in un luogo stabile di incontro e dibattito. Pochi segni dal grande impatto visivo con-
Lo spazio dinamico del NEWurbanSpace: dal pavimento colore argento spiccano colonne fluide bianche; a destra, le pareti rivestite in specchio serigrafato (foto J. Eheim)
priati, recupero delle acque piovane (innaffiamento, circuito non potabile, riserve antincendio, fontane e intorni sonori), disegno del verde, sistemi di ventilazione naturale e ibrida. Seconda e terza tappa Forte integrazione tra rapporto dello spazio urbano e disegno degli edifici; particolare attenzione a un paesaggio straordinario, captato dalle grandi fratture nel costruito sono state le chiavi che hanno connotato l’insieme del quale è stata completata un’altra tappa nel 2003: 20mila metri quadri che includono lo Spazio Eventi per mille persone (con capsule sospese e suggestivi frammenti di archeologia industriale) di fronte a una grande cava all’aperto, uffici, B.I.C. (Business Innovation Centre), spazi per la formazione attraversati ma non interrotti da un passaggio carrabile. Su due livelli, una sequenza di laboratori e aule, disegnati privilegiando lo spazio centrale di grande altezza, fortemente plasmato nelle sue parti con alberi e giochi d’acqua che sottolineano i principi bioclimatici ed eco-ambientali che caratterizzano l’insieme, progettato con sistemi di ventilazione naturale e ibrida e con intrecci spaziali e tecnologici fortemente caratterizzati. Corporea, il Museo del Corpo Umano (ca. 5.000 mq.) è in corso di realizzazione e include una sala IMAX con copertura a cupola). La sagoma trapezoidale arretra verso l’alto: il piano inclinato di copertura apre la prospettiva verso Coroglio e il Parco della Rimembranza.
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Archifotografi /
Momenti d’incontro tra fotografia, arte e architettura Mostre e libri, indagini e narrazione, segnano un viaggio appassionante attraverso l’obiettivo di Mimmo Jodice
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aper guardare per capire, vedere, osservare, riflettere, ricordare, emozionarsi, immaginare e “inseguire visioni fuori dalla realtà” è un atteggiamento ricorrente di Mimmo Jodice, uno dei maggiori fotografi italiani contemporanei. Insignito della laurea honoris causa in architettura dall’Università di Napoli nel 2006, le sue opere sono riconoscibili per l’uso prevalente del bianco e nero e per la scelta di privilegiare il formato quadrato. Fin dagli esordi, nella metà degli anni Sessanta, Jodice vede nella fotografia un oggetto di sperimentazione e di studio, un approccio che si traduce in indagine socio-antropologica sulla cultura popolare, la ritualità, la vita quotidiana delle persone. Nato nel 1934 a Napoli, nel popolare rione Sanità, dopo le prime sperimentazioni si dedica soprattutto alla realtà della sua città, conducendo indagini sui problemi dell’attualità napoletana, dalla sanità alla scuola, dai luoghi di lavoro alle carceri, all’emarginazione nelle periferie della città, ai bambini, alla ritualità religiosa, alla devozione ai morti. Con Vedute di Napoli del 1980 dà inizio a un profondo rinnovamento del proprio linguaggio espressivo; la stessa svolta è vissuta da Luigi Ghiri, Mario Cresci, Gabriele Basilico, Guido Guidi. I nuovi codici ela-
borati permettono alla fotografia italiana di affacciarsi sulla scena internazionale. Jodice partecipa intanto a progetti che lo vedono impegnato a indagare la cultura, il mito e i luoghi del Mediterraneo: nel 1995 il Philadelphia Museum of Art Perdersi a guardare gli dedica una grande mostra. A cura di Mimmo Jodice I codici elaborati in MediterContrasto raneo (mostra e libro) giungowww.contrastobooks.it no agli esiti più estremi in pp 276 - 55 euro Eden, dove l’attenzione ricade sugli oggetti della quotidianità. Due scatti firmati da Mimmo Nel 2006 la mostra Città Jodice: New York, 1985 e, Visibili riassume in 50 fotograsotto, Torre del Greco, 1990 fie di grandi dimensioni un’indagine ventennale di lettura intrecciata dell’architettura e degli spazi urbani di otto città emblematiche: Roma, Parigi, Mosca, Boston, San Paolo, Tokyo, New York, Napoli. Il suo ultimo lavoro è riassunto nel viaggio fotografico Perdersi a guardare condotto attraverso l’Italia, in cui l’artista esercita il piacere di guardare città e territori in un percorso che va oltre i luoghi e attinge alla dimensione della memoria.
archilibri /
Milano dipinta
Contro l’architettura Franco La Cecla Bollati Boringhieri – Collana Temi www.bollatiboringhieri.it pp 128 - 12 euro Un testo che invita a riflettere sull’architettura e la sua funzione in un periodo in cui è di gran moda eppure mai come adesso lontana dall’interesse pubblico, incide poco e male sul miglioramento della vita della gente. Secondo l’autore perché è diventata un gioco autoreferenziale, incentrato sulla «firma». L’architettura ha una grande influenza sulle condizioni dell’a-
Electa ha pubblicato la prima guida architettonica della città di Milano illustrata con le opere di Marco Petrus
È
un itinerario insolito, una selezione dei principali edifici di Milano realizzata in più ritratti quella che Electa ha riassunto in Petrus’ Milano. Un volume bilingue che si rivolge a un pubblico internazionale e offre un percorso nella città attraverso la personale interpretazione artistica di palazzi come ritratti, con il volto architettonico attuale, prima degli interventi che ne modificheranno lo skyline in vista di Expo 2015. Il percorso si sviluppa attraverso 27 tavole a colori - di cui sono riportati l’anno di realizzazione, la tecnica e le dimensioni, ad ognuna delle quali è affiancata la foto dell’edificio e poche essenziali informazioni (architetto, data di costruzione, indirizzo). A corredo della pubblicazione una mappa della città mostra l’esatta ubicazione degli edifici che sono stati i modelli dell’artista. Fulvio Irace, curatore del volume, così descrive il lavoro dell’artista: “per Marco Petrus, pittore di icone, il tempo è una misura compatta dove la modernità può anche irrompere, ma
rimane irretita. Cancellata la presenza degli uomini e delle cose, è stato restituito all’architettura il suo ruolo di protagonista”. Nato a Rimini nel 1960, Petrus vive e lavora a Milano. Ha partecipato a numerose rassegne. Lo scorso anno, in occasione dell’Esposizione Internazionale d’Arte-La Biennale di Venezia, ha presentato Ceci n’est pas une exposition dove alle sue ultime opere si affiancava una postazione di approfon-
dimento, conoscenza e documentazione sul lavoro degli artisti italiani, soprattutto pittori e scultori delle ultime generazioni. Ha quindi partecipato alla mostra Arte Italiana 1968-2007 Pittura, una collettiva ideata da Vittorio Sgarbi allestita negli spazi di Palazzo Reale a Milano. Due ritratti architettonici di Marco Petrus. A sinistra, Piero Portaluppi - Sede della Federazione dei fasci milanesi - piazza S. Sepolcro; accanto BBPR – Torre Velasca – piazza Velasca
Petrus’ Milano A cura di Fulvio Irace Electa • www.electaweb.it pp 96 - 35 euro
Margini della mobilità Giovanna Donini Meltemi Editore – Collana Babele www.meltemieditore.it pp 168 - 18 euro Il libro individua nelle infrastrutture marginali l’esempio di forme di ibridazione e contaminazione nate dal dialogo tra progetto di architettura e paesaggio. In particolare, analizza luoghi caratterizzati da diverse e contrastanti opportunità, che necessitano di un confronto con una problematica residualità oppure aperti a nuove forme di progettualità. La loro marginalità è occasione di Trattato di architettura Renato De Fusco Editori Laterza www.laterza.it 348 pp - 36,15 euro Un testo che analizza le tecniche di gestione dell’intero ciclo di vita del progetto e permette di gestire i parametri fondamentali che ne determinano il successo: costi, tempi e qualità. La trattazione spazia dalla definizione degli obiettivi alle fasi di programmazione, esecuzione, controllo fino all’analisi delle dina-
bitare in una città. Gli architetti si rifugiano in una artisticità che li esclude da qualunque responsabilità. Questo libro invita ad abbandonare le archistar al loro egoismo. Oggi c’e bisogno di altro, soprattutto nella situazione di emergenza in cui le città rischiano di diventare sempre più inabitabili.
ricerca attraverso tre categorie: ri-margin a r e , superamento delle discontinuità sul territorio con una possibile reintegrazione con le infrastrutture esistenti; ri-ciclare, trasformazione delle infrastrutture non più idonee alla loro originaria funzione; ri-progettare, nuove infrastrutture integrate nel territorio. miche tra gli attori del processo di realizzazione. Presenti numerosi schemi riepilogativi ed esempi pratici, utili anche per studenti o neolaureati che intendono proporsi sul mondo del lavoro con le competenze necessarie a ogni progetto e molto attuali.
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Esempi applicativi di conformità energetica e soddisfacimento di parametri di comfort ambientale e environmental impact. interverranno al convegno: Carlo Ostorero: Dottore di Ricerca in Architettura, Politecnico di Torino e Facoltà di Architettura di Parma. Guenther Gantioler : Direttore TBZ, Istituto di Fisica Tecnica, Bolzano Marco Masoero: Professore Ordinario di Fisica Tecnica Industriale, Politecnico di Torino. Gabriele Borghetti: Architetto Libero Professionista, Archefice Associati.
visita il sito www.expotorre.it e scarica l’invito dell’evento
VENERDÌ 12 SETTEMBRE 2008 - ORE 16.00 - SALA MEETING EXPOTORRE - TORRE SAN GIORGIO - CUNEO