IoArch 17 - May/Jun 2008

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numero verde

Produzione Privata: l’artigianato per capire l’industria

ANNO 3 numero 17 euro 2,50 Pubblicità Font srl via Siusi 20/a 20132 Milano tel. 02 2847274 fax 02 45474060 pubblicita@fontcom.it

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Identità globale

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Architetto del paesaggio e artista. Il suo interesse principale si rivolge a progetti urbani e all’esplorazione di nuove espressioni di progettazione nel paesaggio. Titolare di Martha Schwartz Partners ha ottenuto numerosi premi e riconoscimenti internazionali. È professore di Architettura del Paesaggio presso la Harvard University Graduate School of Design. Progetti recenti comprendono il Mesa Arts Center a Mesa, Arizona; la residenza privata dello Sceicco Sheikh Saud Al-Thani a Doha, Qatar, in collaborazione con Arata Isozaki, Philip Johnson, Santiago Calatrava e Jean Nouvel, e molti altri progetti in tutto il mondo.

L’esterno dell’architettura Attrarre, mantenere intelligenza e creatività: un ruolo che la città svolge anche attraverso la qualità degli spazi pubblici

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o iniziato a lavorare con Martha Schwartz ormai diversi anni fa rimanendo, allo stesso tempo, affascinato e travolto. Affascinato dalla brillante e lucidissima sovrapposizione tra architettura e arte, e travolto dalla moltitudine di colori, materiali, influenze latino-californiane che caratterizzano il suo lavoro. Martha ha dato inizio a un approccio inedito, per molti versi radicale, all’architettura del paesaggio, contribuendo in modo significativo alla ridefinizione delle coordinate che iden-

tificano l’architettura del paesaggio e spostando l’attenzione dal puro “verde” verso il tema, molto attuale, di come progettare “lo spazio che si trova al di fuori dell’impronta degli edifici”. Il suo percorso progettuale l’ha portata da miniature come il Bagel Garden in un front yard di

Per attrarre talento si sta attualmente manifestando un bisogno disperato di progettare e migliorare le città, ma non è possibile farlo semplicemente costruendo edifici.

Eredità urbane della democrazia Verso l’urbanistica a partire dalla città costruita

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ALGE

MARTHA SCHWARTZ

ARCHIGLOBAL

egli anni ‘80 e ‘90 il dibattitto sulla crescita urbana in Spagna girava intorno al concetto di periferia. Erano tempi segnati dalla rinascita economica di un paese che era appena entrato in un regime democratico. La possibilità di crescita fisica di molte città diede origine a espansioni sproporzionate, soprattutto sul litorale mediterraneo, dimenti-

Capolavori di tessitura in filo d’acciaio

CRESCONO LE ASPETTATIVE SULLA QUALITÀ DELLA CITTÀ E DEI SUOI SPAZI APERTI PUBBLICI

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a locandina di “Caos calmo” ritrae il protagonista seduto su un modello di panchina, diffuso in giardini e giardinetti di tutta la nazione, in doghe metalliche “antivandalismo”e dal disegno più “minimo” che minimalista. Credo che questa sia un’immagine emblematica e capace di sollevare una questione fondamentale: perché, pur producendo il miglior industrial design del mondo, l’Italia dispone di un repertorio tanto modesto nel campo dell’arredo urbano? Mentre a livello internazionale molte città propongono interventi coraggiosi e architetture al passo con i tempi, da noi il tema della riqualificazione degli spazi aperti urbani sembra ancora marginale o ancorato ad oltranza a modelli del passato. Una forma di schizofrenia vede da un lato il centro storico, sancta sanctorum, con un carattere spesso costruito artificiosamente, e dall’altra aree meno centrali ma non per questo meno intensamente frequentate lasciate a sé stesse. Il tutto mentre le città, e in particolare le metropoli, si trovano proiettate in un sistema molto ampio e intricato di rapporti e di relazioni dove vince la capacità di produrre, diffondere e rappresentare idee e cultura. Gli spazi urbani non edificati, quelli aperti alla frequentazione del pubblico, e non gli edifici, sono il luogo dove per eccellenza si svolge questa rappresentazione. Piccoli dettagli, talvolta invisibili: dalla presenza capillare del verde, alla diffusione e cura del buon design, fino ad aspetti sostanziali come la fondamentale necessità di equilibrio tra spazi edificati e spazi aperti, assumono un ruolo cruciale nella definizione di una qualità urbana complessiva. Questo anche senza passare per il rafforzamento obbligato di un’identità aggrappata alla storia. Carlo Ezechieli

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Centro per l’infanzia Ponzano Children, un edificio vivo

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Il KKL di Lucerna dieci anni dopo

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progetto del mese

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maggio-giugno 2008

archianniversari

cando casi esemplari, come i nuovi insediamenti progettati da José Luís Fernández del Amo. La “mineralizzazione”, nel termine di Manuel de Landa, del bordo della città fu una condanna per lo spazio pubblico che divenne il grande assente dalla pianificazione. Solo ora ci ricordiamo della necessità di praticare un’urbanistica preventiva invece di

Back Bay a Boston, a grandi interventi in Europa e nel mondo, dalla Javitz Plaza a Manhattan alla Exchange Square a Manchester, diventati ormai luoghi di riferimento per architetti e pubblico. La incontro nel suo studio di Londra, e dall’intervista escono temi attualissimi riferiti alle città, al loro potenziale e al ruolo del paesaggio e dell’estetica per il loro miglioramento. Le città sono in competizione e in costante bisogno di attrarre capitale economico e intellettuale, vogliono usare l’architettura per “ben apparire”. Quali sono gli ingredienti fondamentali per il miglioramento? Credo che le città si mettano a collaborare e ad investire risorse solo quando è tracciato un percorso e quando qualcuno si continua a pag. 2 >>>

L’INTERVISTA: ANGELA AIROLDI

Grandi città crescono Comprendere i cambiamenti dell’economia è il primo passo per progettare i nuovi sistemi territoriali urbani

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rbanistica, economia, sociologia, scienza delle infrastrutture sono le competenze che hanno dato vita a MidLand, uno studio sul futuro del sistema urbano milanese promosso da Assimpredil Ance. In occasione della presentazione di MidLand abbiamo incontrato l’economista Angela Airoldi, che al documento ha lavorato insieme a Gaetano Lisciandra, architetto e urbanista, al sociologo Mario Abbis e a Giorgio Goggi, esperto di infrastrutture, e le abbiamo chiesto perché sia così forte oggi su scala globale la competizione tra città. “Nell’economia della conoscenza – esordisce Angela Airoldi -, dove vincono l’innovazione e l’efficienza dei processi, è la città, o meglio il sistema territoriale di cui continua a pag. 3 >>>

un’urbanistica curativa.(1) L’uso restrittivo di tre strategie di crescita: l’ampliamento, la città giardino e il distretto industriale, semplificò eccessivamente le possibilità di uno sviluppo che avrebbe dovuto essere molto più complesso. Nel contempo le infrastrutture, quelle visibili (le vie di comunicazione e trasporto) e quelle invisibili (le reti di approvvigionamento idrico, di gas, elettricità, telecomunicazioni ecc.) non si sviluppavano di pari passo con la città. Quasi improvvisamente il dibattito sulla periferia si ridusse quando questo spazio pieno di possibilità si riempì di costrucontinua a pag. 3 >>>


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