,
E G L A numero verde
Gruppo Foresta tradizione & innovazione
Torino, due torri disegnano la nuova porta di Spina Uno
www.alge-idrocentro.com
www.alge-idrocentro.com
800-775790
Teodoro Gonzalez de Leon medaglia d’oro UIA 2008
8
ANNO 3 numero 19 euro 2,50
www.ioarch.it Pubblicità Font srl via Siusi 20/a 20132 Milano tel. 02 2847274 fax 02 45474060 pubblicita@fontcom.it
0172 9121
Sped. in abb. postale 45% D.L. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004 n.46) art. 1, comma 1, DCB Milano
Marketing e architettura
design
11
Intervista con Luisa Bocchietto nuovo presidente ADI
www.alge-idrocentro.com
,
7
progetto del mese
800-775790
6
archistudio del mese
www.alge-idrocentro.com
settembre 2008
archiglobal
ALGE numero verde
0172 9121
XXIII CONGRESSO MONDIALE DEGLI ARCHITETTI
I
l 23° Congresso mondiale degli architetti dell’UIA è stato un notevole concentrato di eventi e di dibattiti sul tema attuale e, in parte, rivoluzionario: “Trasmettere l’architettura”. Dopo anni di isolazionismo intellettuale, l’architettura sta infatti ricominciando a dialogare nuovamente con la collettività. È una pratica di cui si era ormai persa la memoria: l’architettura Moderna, assorbita dagli imperativi funzionalisti, dal simbolico ammutinamento contro la storia e dal ruolo demiurgico dell’architetto, l’aveva progressivamente abbandonata. Il “populismo-pop”, alla Robert Venturi, l’aveva ripresa, ma quasi esclusivamente in chiave simbolica e di ironica reazione al Moderno. Il Post-Modernismo razionalista degli anni ’70 e ’80 l’aveva rifiutata, se non addirittura disprezzata, barricandosi nelle aule. Testi come From Bauhaus to Our House di Tom Wolfe (1981, trad. Maledetti Architetti) o frasi del tipo: “…se incontri un architetto, picchialo senza pietà” citata, tra gli altri, nel documentario Sketches of Gehry, hanno origine in questo clima, e indicano uno scollamento totale tra le aspettative del pubblico e il lavoro degli architetti, visti come pericolosi traduttori di ragionamenti assurdi in forme costruite. Ultimamente, il progressivo riavvicinamento tra pubblico e architettura, spinto in gran parte dell’accresciuta consapevolezza del valore aggiunto dal “buon design” in termini di marketing culturale e aziendale, si sta sviluppando con gran forza, anche se talvolta con spettacolarità gratuita, alimentato da una formidabile macchina pubblicitaria. Il Congresso di Torino ha anticipato il dibattito su questo tema, con il grande merito di saperlo ridimensionare e mantenere sotto controllo, evitando di rivolgerlo esclusivamente alle superstar del momento: promuovendo architetti emergenti, coinvolgendo teorici notevoli come Michael Sorkin, e premiando architetti di grandissimo valore, ma semisconosciuti, come Teodoro González de León. Carlo Ezechieli
L’architettura
nella società globale Si moltiplicano gli appuntamenti e i partecipanti agli eventi legati all’architettura. Momento favorevole al superamento di una visione disciplinare volta al singolo manufatto per giungere a una professionalità consapevole del proprio ruolo sociale
I
Il XXIII Congresso mondiale degli architetti, organizzato a Torino dal 29 giugno al 3 luglio dall’UIA (Unione Internazionale Architetti) e dal CNAPPC (Consiglio Nazionale Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori) ha riscontrato una partecipazione che certamente è possibile definire straordinaria sia dal punto di vista quantitativo che da quello qualitativo. Gli iscritti, provenienti da 119 diversi paesi, sono stati oltre 10mila, i giornalisti accreditati 300, di cui oltre 100 stranieri, più di 600 relatori hanno animato oltre 100 sessioni di lavoro programmate al Lingotto di Renzo Piano. Alcuni grandi ARCHIVISION /
“
La richiesta di parlare di architettura contribuisce concretamente a determinare l’evoluzione dell’architetto in un operatore territoriale pienamente consapevole del proprio ruolo sociale
”
nomi della cultura architettonica mondiale, da Kengo Kuma a Massimiliano Fuksas, da Mathias Klotz a Peter Eisenman, da Terunobu Fujimori a Dominique Perrault, hanno tenuto le loro affollatissime lectio magistralis nel Palavela progettato da Pier Luigi Nervi. Incontri, conferenze, dibattiti, mostre e numerosi eventi collaterali per alcuni giorni hanno trasformato Torino nella capitale mondiale della nostra disciplina, fornendo una panoramica trasversale ai molti argomenti che collegano architettura e società, focalizzando l’attenzione dei partecipanti su quali
Città aperta al futuro
C
ome si chiama la nuova Torino nata tra il 1984 e il 2006? È una città già adulta, bambina, adolescente? Ed è donna o uomo? Che stile di vita esprime? E le architetture, ne sono lo scenario ideale, generano i pensieri e le illusioni coerenti, oppure no? Camminando nelle architetture della città, si hanno due impressioni, che si precisano confrontando gli oggetti con le politiche:
L’INTERVISTA / MARIO VIANO
Torino, crescita
condivisa Dal vecchio Piano regolatore a un documento su cui aprire la discussione per tracciare il percorso dello sviluppo futuro. In chiave metropolitana
T
orino cresce e si trasforma. Una trasformazione che le darà un nuovo volto, ma che procede con il chiaro obiettivo della conservazione della propria identità e del coinvolgimento di tutti gli attori istituzionali, economici, sociali della città. Far convivere sviluppo e consenso è possibile? Torino risponde di sì. E apre lo sguardo al nuovo orizzonte metropolitano. A pochi giorni dalla pubblicazione degli “Indirizzi di politica urbanistica” abbiamo intervistato l’assessore all’urbanistica, edilizia privata e patrimonio del comune di Torino, Mario Viano. continua a pag. 2 >>>
continua a pag. 2 >>>
non esiste più un tempo lineare. Non viviamo in una diacronia, ma in una sincronia; la somma dei luoghi e delle provenienze degli abitanti dà vita a una città senza un tempo precisato e anche i ritmi della città sono multipli. Ci si alza ad ore diverse, si consuma territorio in orari diversi. Spesso si arriva anche al conflitto. Le piazze deserte o quasi al mattino, mentre tutti gli abitanti delle case che vi si affacciamo sono appena usciti per spostarsi al lavoro, sono dense di fruitori la sera e la notte, mentre gli stessi spazi privati tornano ad essere occupati. Non è un caso, anche se forse non era voluto: la riqualificaziocontinua a pag. 3 >>>
2•
IoA 19 - settembre ‘08
>>> segue dalla prima pagina
Una grande partecipazione di pubblico ha caratterizzato il 23° Congresso mondiale degli architetti di Torino
L’architettura nella società globale forme, architettoniche, economiche e sociali, possano garantire al nostro pianeta uno sviluppo equilibrato e maggiormente attento alla qualità della vita di chi lo abita. Il serrato confronto tra progettisti, scrittori, teorici dell’architettura, politici, sociologi, filosofi, economisti, liberi professionisti e rappresentanti del sistema ordinistico provenienti da tutto il mondo ha quindi avuto l’ambizione di stimolare il superamento di un approccio ai temi progettuali caratterizzato da quella eccessiva autoreferenzialità, sia nella formazione che nelle istituzioni e nella stampa di settore, che nella prassi quotidiana molto spesso determina la sostanziale incapacità del progetto architettonico di confrontarsi fattivamente con le contraddizioni del mondo reale. In quest’ottica la volontà espressa dagli architetti di comprendere meglio una società sempre più complessa e diversificata per potervi incidere in modo più consapevole è probabilmente sostanziata dal bellissimo intervento che il Premio Nobel
per la Pace 2006 Muhammad Yunus ha tenuto di fronte a una platea attenta e commossa, dimostrando come, anche partendo da piccole azioni fatte con amore e consapevolezza, sia possibile cambiare il mondo, o comunque contribuire a renderlo migliore. Il congresso ha quindi colto il proprio obiettivo di stimolare una concreta e fattiva riflessione su temi di grandissima importanza, non solo per la categoria dei progettisti, determinando, come ben esplicitato nel documento finale, una precisa assunzione di responsabilità rispetto al ruolo ed alle responsabilità degli architetti nella società contemporanea e definendo i principali obiettivi politici e culturali che nei prossimi anni l’UIA ed i Consigli Nazionali dovranno perseguire. Al di là di ogni legittima soddisfazione sul positivo esito organizzativo, culturale, mediatico e politico di un congresso che ha avuto la capacità di interessare alle tematiche trattate anche media e soggetti normalmente estranei al mondo dell’architet-
tura, è utile riflettere, partendo dall’evento torinese, sul ruolo che le sempre più numerose manifestazioni dedicate all’architettura stanno assumendo nella società contemporanea. Se è vero che la stampa di settore - intendendo con questo termine tutta la galassia di mezzi di comunicazione anche immateriali che caratterizzano la società contemporanea - ha sempre avuto, in particolare nel nostro paese, una ricca produzione, si deve rilevare come, negli ultimi anni, si sia sviluppata una sempre maggiore attenzione dei media nei confronti della nostra disciplina.
Pur se spesso in modo superficiale o demagogico, l’architettura e gli architetti hanno ritrovato un ruolo e un protagonismo che anche solo sino a quindici anni fa era impensabile; dai grandi processi di trasformazione urbana ai grattacieli firmati dalla archistar di fama mondiale, dai musei della cultura globale alle boutiques del lusso planetario, l’architettura e le sue griffes hanno trovato la loro nuova popolarità e riconoscibilità presso la società del terzo millennio. Oltre a una rinnovata attenzione dei media, spesso concentrata su opere o personaggi
simbolici, si è così determinato un ricco calendario di eventi locali, nazionali e internazionali dedicati alla riflessione e alla diffusione della cultura architettonica. Se solo ci rivolgiamo all’affollato panorama nazionale possiamo notare come, accanto alle iniziative proposte da storiche istituzioni quali la Triennale di Milano o la Biennale di Venezia, sono cresciuti molti nuovi eventi che tendono a presentare l’architettura a un pubblico sempre più vasto, differenziato e non specializzato: da Festarch curata a Cagliari da Stefano Boeri al Città Territorio Festival
Torino, crescita
condivisa
MARIO VIANO
Laureato in Filosofia con una tesi in pianificazione discussa con il professor Arnaldo Bagnasco. Dal 1969 al 1979 collabora con studi professionali di architettura e urbanistica; dal ‘79 all’81 e – dopo un periodo trascorso presso il Consorzio Regionale fra gli Iacp del Piemonte – dal ’93 al ’95 opera presso la direzione Edilizia Residenziale Pubblica della Regione Piemonte. Dal ’95 al ’99 è assessore all’edilizia pubblica e al patrimonio della città di Torino; nei sette anni successivi assessore all’urbanistica, ruolo confermato nel 2006.
Il Piano Strategico elaborato nel 2000, al quale il nuovo fa più volte riferimento, si poneva l’obiettivo di una condivisione dei diversi attori economici e sociali attorno agli indirizzi da seguire. Obiettivo raggiunto? Ho richiamato espressamente il Piano Strategico e soprattutto questo proposito perché mi sembra abbia rappresentato un aspetto fondamentale per superare in positivo le critiche e realizzare una convergenza di intenti di tutti gli attori verso una prospettiva comune. Abbiamo riunito intorno a un tavolo le varie parti istituzionali, economiche, professionali e sociali e con esse abbiamo cercato di costruire una visione comune. In questo senso mi sembra che abbia funzionato. Ovviamente, un conto è condivi-
Un processo faticoso? Una fatica, certo, resa più lieve dalla consapevolezza, che ci ha accomunati fin dall’inizio, di essere investiti da una crisi industriale forte che a partire dagli anni ’80 e ancor più negli anni ’90 poteva avere esiti dirompenti su una città in grande ritardo nei processi di modernizzazione infrastrutturale e dei servizi. Questa situazione di pericolo ha facilitato la convergenza di intenti, la ricerca di una condivisione. Il Piano Strategico poneva l’accento sulla dimensione metropolitana: un’anticipazione che troverà Torino e i comuni limitrofi predisposti al dialogo? Dal punto di vista culturale non è una grande anticipazione; da quello operativo, fattuale è un obiettivo ben lontano dall’essere raggiunto. Noi continuiamo ad affermare che la competizione a scala di sistema territoriale si può realizzare efficacemente a condizione che ci sia una cooperazione a scala locale. Questo viene letto sovente come un tentativo di imbrigliare l’iniziativa e la ricerca di visibilità dei singoli sindaci, per cui siamo ancora lontani dal dialogo auspicato. Sul piano della governance metropolitana ben venga-
Simone Cola Presidente Dipartimento Informazione e Comunicazione Consiglio Nazionale Architetti PPC
e ha ridotto il fenomeno del pendolarismo.
>>> segue dalla prima pagina
dere un programma a livello di formulazione generale, un altro è mantenere questa convergenza ad ogni passo della sua interpretazione e applicazione. Non si è ancora arrivati ad una cooperazione unidirezionale e compatta, ma il riconoscimento della solidarietà territoriale come elemento su cui fondare una strategia comune è il primo importante obiettivo raggiunto.
organizzato a Ferrara da Francesco Erbani, dai premi di architettura alle tante conferenze, mostre ed iniziative organizzate dagli ordini e dalle associazioni locali, il calendario degli eventi è sempre più ricco e diversificato. In tale contesto sembra che la richiesta di parlare di architettura sia sempre più forte e diffusa come un segnale della volontà di conoscere e capire le trasformazioni che segnano le nostre città e le nostre vite, determinando il superamento di una visione disciplinare unicamente rivolta alla realizzazione del singolo manufatto architettonico e contribuendo concretamente a determinare l’evoluzione dell’architetto in un operatore territoriale pienamente consapevole del proprio ruolo sociale, capace di cogliere i contradditori, ma stimolanti, segnali che provengono dalla società contemporanea.
Torino, l'area Carpano dopo la riqualificazione (foto Negozio Blu Architetti Associati) no gli atti di riforma istituzionale: costruirla dal basso è davvero un’impresa ardua. Quali ritiene i punti più importanti del nuovo documento “Indirizzi di politica urbanistica”? È stato proposto un documento su cui aprire la discussione per poi assumerlo formalmente come atto di indirizzo del Consiglio. Riteniamo che, fino a quando non verrà rivista radicalmente la legge regionale e sarà separato in modo netto il livello strutturale da quello operativo, sia impraticabile la strada della redazione di un piano regolatore: un complesso lavoro di analisi, proiezioni, misure, quantificazioni, parametrazioni che richiede una lunga gestazione e non regge la prova del tempo. Abbiamo ritenuto necessario redigere un documento che esplicitasse il senso generale degli adeguamenti che via via stiamo apportando al Prg del ’95 e delineasse i temi più rilevanti che la pianificazione urbanistica dovrà affrontare. Sul piano dei contenuti si punta con maggiore determinazione rispetto al passato sulla riorganizzazione delle funzioni urbane, concentrando quelle di servizio pubblico e privato nell’intorno dei punti di maggiore accessibilità con il mezzo pubblico. In tale
prospettiva, i fuochi della riorganizzazione sono le stazioni della metropolitana e soprattutto del passante ferroviario. Con ciò fra l’altro si liberano le aree centrali dalla prevalente funzione terziaria che hanno assunto dal secondo dopoguerra, rivalutando la funzione residenziale, più coerente con la qualificata offerta di servizi delle aree centrali, riducendo così il flusso di pendolarismo verso il centro per ragioni di lavoro e per l’accesso ai servizi. Questa mi sembra una linea forte, che riconosce al contempo un valore strutturante al trasporto pubblico, le cui infrastrutture ridisegnano le funzioni della città. Infine, cito il tema dei parchi fluviali. Il caso delle aree destinate a parco lungo la Stura, tristemente alla ribalta della cronaca degli ultimi mesi, è emblematico. Sono diventate tali semplicemente perché sono un retro urbano. Si affaccia sul fiume come ricettacolo di tutti i rifiuti fisici e sociali della città che volge le spalle a questi luoghi e li rende “off”, non interni al sistema urbano, dove accade tutto il peggio che si possa immaginare. Bisogna ripensare questi bordi della città, ponendo al centro i parchi fluviali, quali nuovi baricentri della riorganizzazione insediativa.
Gli interventi che si prospettano porteranno a una nuova identità della città? Il livello di interazione culturale nel mondo contemporaneo è tale per cui è difficile mantenere forte, soprattutto nei nuovi interventi che hanno dimensioni ragguardevoli, un’identità propria riconoscibile. È più facile lavorare con attenzione ai temi identitari, oltre che sulla città barocca, sulle barriere operaie, dove c’è da fare un gran lavoro sul recupero di un’organizzazione insediativa costituitasi a cavallo del ‘900, quando l’auto non aveva colonizzato tutto lo spazio pubblico, ora ingrigito e mangiato dalla presenza onnivora dell’automobile. Qui bisogna individuare le parti che hanno maggior significato dal punto di vista dell’identità, lavorando su di esse come si opera sui luoghi storici. Qual è l’andamento demografico torinese? Stiamo finalmente invertendo il ciclo di un invecchiamento che stava diventando dirompente; le giovani famiglie che andavano a insediarsi nei comuni della periferia oggi rimangono a Torino grazie alle nuove opportunità insediative create in aree di riconversione. Questo ha portato a una maggiore (importantissima) domanda di servizi
Fenomeno esclusivamente legato alle nuove opportunità insediative? A questo si lega un fenomeno tipicamente torinese, ovvero il prezzo accessibile delle abitazioni. La Fiat era proprietaria di demani grandissimi che ha venduto a prezzi molto bassi. Ciò ha alimentato la convinzione che la tendenza al declino fosse irreversibile e ha segnato l’andamento dei valori immobiliari: oggi i costi degli alloggi nelle aree semicentrali, pur crescenti negli ultimi anni, sono paragonabili a quelli della prima cintura. Li unisce inoltre il vantaggio di non richiedere tempi lunghi di trasporto per spostarsi di 10-15 km dal centro, per effetto di un servizio pubblico troppo a lungo trascurato a favore del mezzo privato. Come amministratore vede la necessità di simboli architettonici che identifichino la città? I simboli servono sempre. Sono utili perché i significati si legano fortemente ai simboli e riconoscere dei significati nella città, oltre che nella propria esistenza, è fondamentale per dare senso e differenziare. Il fatto che Intesa Sanpaolo voglia segnare fortemente la sua presenza, secondo me è un fatto positivo. Come pure l’Arco Olimpico. Cosa vorrebbe cambiare o cancellare di Torino? Una serie di insediamenti degli anni 60-70, a ridosso di aree belle e qualificate, che mostrano delle schiene molto brutte. E poi, come oggetto in particolare, un edificio su Porta Palazzo che di per sé non è tremendo, ma non ha nulla a che fare con l’immagine di questo accesso alla città barocca, con cui stride fortemente. È l’edilizia degli anni ’60… Nadia Rossi
IoA 19 - settembre ‘08
•3
>>> segue dalla prima pagina
Città aperta al futuro
ne del quadrilatero romano, cominciata all’inizio degli anni novanta e ormai arrivata alla sua terza fase (ed è prevedibile che ce ne possano essere altre due almeno) puntava a migliorare l’abitabilità degli spazi privati, ma appena si è messo mano al progetto è diventato evidente il punto della concessione delle licenze per gli esercizi pubblici. Da quel momento la prospettiva dell’area è cambiata, prima con una leggera invasione di studenti universitari e giovani professionisti, e poi una progressiva liberazione e digestione dell’area da parte di tutti i cittadini, sommati pian piano a turisti di loisir e di business. Sarebbe impossibile schedare tutte le nuove architetture “di rilievo”, tante sono state le trasformazioni puntuali che si sono succedute soprattutto negli ultimi dieci anni in città: gli interni di bar, ristoranti, negozi di abbigliamento, ma anche di musei, uffici pubblici, ospedali. La qualità di Torino, il più delle volte ma con assoluta coerenza con la storia della città, è nei dettagli: quello che conta di Palazzo Madama è certo la sua collezione, ma anche il suo straordinario caffé fatto di vetrari indimenticabili e di altrettanto indimenticabili tramezzini (qualcuno può obiettare sulla qualità e sul prezzo, ma qui quello che conta è la percezione, la qualità del servizio, non solo e non tanto la qualità finale del prodotto); e una delle operazioni più interessanti nel centro storico non è un caso che sia stata Zara, che insieme ha portato in città una catena tra le più note e frequentate ma anche il dono (quanto costoso? chiederà qualcuno, ma di nuovo in qualche misura non importa) di un nuovo teatro nel cuore di via Roma. Si potrebbe fare un lungo elenco di luoghi di questo genere, ma è più interessante osservare dove non è ancora avvenuto, per cercare di anticipare i problemi. Le grandi aree interessate da questo tema sono sostanzialmente due, entrambe importantissime per la riuscita del progetto 2011: Spina Due e Italgas. Sono i due motori della Torino città della conoscenza, le due anime gemelle di Politecnico e Università, la prima collegata alle potenzialità di un nuovo centro culturale (Ogr / Nuove / Westinghouse) la seconda a quello storico (Mole / Po). Entrambe le aree porteranno sull’atlante della città uno spostamento di baricentro fortissimo e non completamente verificabile. È come avere all’orizzonte l’arrivo di Cina e India
ITALIA 150
negli anni ottanta. Solo tra vent’anni potremmo constatare davvero se questi territori, quello di Lungo Dora / Italgas e quello di Spina Due / Porta Susa, avranno davvero ampliato il centro città trasformandolo nel centro di una città regione che per certi temi è baricentrica a Milano, Ginevra, Lione e Genova. Se così sarà, questi due nuovi polmoni che dovrebbero consentire alla nostra città di correre con maggior sicurezza lungo le strade instabili del XXI secolo, dovranno avere un’architettura commerciale oggi del tutto assente. L’affaccio sulla Dora del progetto Italgas ha enormi potenzialità, ma anche debolezze non trascurabili. Tutto l’intorno dell’area, per fortuna, è molto denso, e si è trasformato ben prima del resto: se si guarda ad una nuova mappa urbana, è in quella zona che abbiamo Basic Village, il Cineporto, ma anche la riqualificazione di via Catania, il nuovo corso Regio Parco: il tutto sta dando vita a un quartiere di grande interesse, oggi quasi sconosciuto ma molto vivace e vivibile (stando ancora al tema ristorazione e commercio, denso di locali e di esercizi di qualità, affiancati anche da piccole gallerie d’arte nate in stabili ex industriali e molti studi di architettura e grafica). La tensione con la nuova linea due della metropolitana aumenterà la strategicità di quei luoghi. Quanto a Spina Due, è evidente che la crescita del Politecnico, l’avvio delle Ogr, la riqualificazione delle Nuove non hanno per converso dato vita a servizi adatti all’imponente trasformazione. Mancano negozi, la ristorazione non ha livelli intermedi (o ristoranti di alto prezzo per docenti universitari e professionisti della Crocetta o bar per studenti e per chi ha fretta) e anche gli spazi pubblici sono quelli di un campus casuale, non gestito. La trasformazione è stata rapidissima e c’è tempo; ma la relazione tra i luoghi, i parcheggi (che potrebbero anche non esserci e vedere implementata in maniera importante la ciclopedonalità, magari con la chiusura di via Borsellino al traffico privato) e, per esempio, l’uso notturno di quegli spazi è ancora tutta da creare. Sono solo due esempi, ma altri si potrebbero fare - da nord, con le aree intorno al nuovo Parco Stura, fino a sud, con la nuova vita di Mirafiori. Il progetto 2011 cercherà di mettere in queste zone eventi di grande prestigio, portando cittadini e turisti a confrontarsi
Il comitato per le celebrazioni per il centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia di cui Paolo Verri è direttore (presidenti per un anno a turno il Presidente della Regione Piemonte, il Sindaco di Torino e il Presidente della Provincia di Torino) è stato costituito nel 2007 dagli 11 soggetti promotori (enti, istituzioni e università di Torino e del Piemonte) per realizzare un grande evento internazionale che porterà al centro dell’attenzione il passato, il presente e il futuro dell’Italia. Il programma degli eventi sarà costruito in base ai risultati di un processo di indagine, riflessione e discussione sull’Italia e gli italiani che nei prossimi anni coinvolgerà pubblicamente tutto il paese e le comunità internazionali in qualche modo legate all’Italia.
PAOLO VERRI
Lavori in corso a Torino: collocazione e masterplan dell'area ex-Italgas (sotto, come appare oggi)
Laureato in filosofia alla Cattolica di Milano, Paolo Verri (1966) si è occupato di editoria ed è stato direttore del Salone del Libro di Torino dal 1993 al 1998. Dal 1998 al Comune di Torino, nel 2000 assume l’incarico di direttore di Torino Internazionale, l’associazione che gestisce e coordina il Piano Strategico di Torino. Nel 2003 assume anche l’incarico di direttore di Atrium Torino, la società incaricata di comunicare le trasformazioni della città e l’imminente evento olimpico. Incarichi che lascia nel 2006 per ricoprire il ruolo di direttore del progetto Italia 150.
con il cambiamento. Su Spina Due atterrerà per sei mesi la grande mostra sull’identità nazionale (dal titolo provvisorio “Fare gli italiani”); alla confluenza fra la zona di Dora e di Stura, lungo il grande parco urbano che segue il corso di due dei tre fiumi cittadini, si terranno due grande eventi en plein air, quali una kermesse sulle energie alternative come motore per l’Italia del XXI secolo e una mostra spettacolare sulla nuova agricoltura e la nuova produzione enogastronomica italiana. Tre modi per mettere gli eventi al servizio della trasformazione e non il contrario. Ci riusciremo? Paolo Verri Direttore Comitato Italia 150
Flashalessandrobelgiojoso Toledo: la luce gioca con l’acqua e i cipressi in un parco privato in stile Tudor
4•
IoA 19 - settembre ‘08
brevi / camilla morlacchi HELSINKI
3° concorso internazionale
Living Steel
L
iving Steel è un programma internazionale lanciato nel 2005 dai principali gruppi siderurgici mondiali per stimolare una progettazione sostenibile nell’edilizia residenziale. Vincitore del premio di 50.000 euro della terza edizione lo studio australiano Peter Stutchbury Architects con il progetto di edifici residenziali a prestazioni estreme da costruire a Cherepovets in Russia. Le case costruite secondo il progetto vincitore faranno parte dello sviluppo della comunità di Cherepovets e saranno destinate ad alloggiare gli impiegati di SeverStal (una delle aziende che sostengono il programma). Il primo edificio dimostrativo verrà completato entro il 2009. E in effetti ogni residenza (la loro ripetizione conferisce un’impronta urbanistica e architettonica all’intero lotto) interagisce con il territorio circostante, così da favorire l’attenzione e il rispetto degli abitanti verso l’ambiente nonché una maggiore interazione sociale. L’acciaio, che possiede proprie caratteristiche di sostenibilità ambientale ed economica (leggerezza, riciclabilità, prefabbricazione) ha altresì permesso di effettuare scelte costruttive altrettanto sostenibili, a partire dal muro termico centralizzato in fogli d’acciaio, ampliato in sede di cantiere con apporti di sabbia ad aumentarne la massa termica e contenente tutta l’impiantistica, fino ai tamponamenti esterni in terra e le partizioni interne in cartone pressato.
750 ESPOSITORI A ABITARE IL TEMPO * Arredo, interni e contract le grandi aree tematiche della manifestazione
veronese, in programma dal 18 al 22 settembre. Tra gli eventi le Architetture d’Interni, dieci simulazioni d’interni domestici firmate da 10 autori di spicco della scena progettuale italiana, e il progetto Linking People, per promuovere l’originalità nel mondo sempre più omologato dell’ospitalità. Tra i progetti in mostra, sviluppati da 12 studi di design, anche un’anteprima della più grande spa europea, pensata da Simone Micheli per le Terme di Livigno. www.abitareiltempo.com
PER SEMPRE * IL BUONO È BELLO, Facciamo nostra l’ultima
lezione di Giancarlo Ius, quella che non abbiamo potuto ascoltare dalla sua voce. Nato a Zoppola (PN) nel 1953 e laureatosi a Venezia, il vice presidente dell’UIA è morto d’infarto venerdì 4 luglio, il giorno dopo la pubblicazione del manifesto del XXIII congresso di Torino. Condividiamo la sua positiva visione di un mondo dove la cultura architettonica sia un modo per migliorare l’ambiente e una forma di democrazia urbana dove l’etica dei molti prenda il posto dell’estetica dei pochi. Della sua attività professionale ricordiamo l’intenso lavoro svolto nella ricostruzione dell’Irpinia negli anni Ottanta.
BOLOGNA NEGLI SCATTI DI GABRIELE BASILICO * Si rinnova l’appuntamento di Ruredil con la fotografia d’autore. Per
* GIANLUCA ROSSI NUOVO DIRETTORE CREATIVO
stand-by-me di quest’anno (SAIE, presso lo stand Ruredil, pad. 19, B61-B65) il fotografo dello spazio ha posato il suo obiettivo su Bologna, documentando in 18 immagini il processo di trasformazione urbana che forse qui più che altrove propone interrogativi sul rapporto tra passato, presente e futuro della città. Per scorgere poeticamente il modo in cui Bologna vive, si modifica e si prepara ad affrontare il futuro.
IN CORRADI SPA Laurea in architettura a Firenze, esperienze negli USA e in Egitto (dove si è occupato di restauro archeologico), direttore del settore architettura, design e allestimento di FrassinagoLAB, da agosto Gianluca Rossi assume l’incarico di direttore creativo per l’azienda bolognese specializzata in arredamento outdoor. Rafforzata anche la funzione R&S della società con l’ingresso degli architetti Antonella Bodenizza (laurea a Roma La Sapienza) e Alessandro Lai (laureato a Ferrara con una tesi in design). www.corraditende.it
BOSCH OBIETTIVO 30-30-30 * Entro il 2015 Bosch intende ridurre del 30% le emissioni di CO2, rispar-
A CREATIVE OUTDOOR * SUN.LAB FOR Mostra dell’outdoor design in tutte le sue accezioni,
miare il 30% di energia e raggiungere il 30% del proprio fatturato con la produzione di sistemi che utilizzano energie rinnovabili. I risultati più concreti sono arrivati finora nel settore dei componenti per autoveicoli, con progetti di motori a basso consumo e a tecnologia ibrida, mentre nella divisione termotecnica i marchi Buderus, Junkers e elm Leblanc si stanno dedicando - insieme a BASF - allo sviluppo del fotovoltaico organico (FVO) che raddoppierà la capacità di assorbimento della radiazione solare riducendo di due terzi gli attuali costi di produzione. Lo spessore infinitesimale delle nuove celle permetterà tra l’altro una grande varietà di applicazioni architettoniche.
la 26a edizione di SUN (Rimini, 16-18 ottobre), oltre alle anteprime delle collezioni 2009 ospiterà quest’anno una vetrina di prototipi selezionati tra le proposte dei giovani designer (fino a 35 anni) dell’Unione Europea partecipanti al concorso internazionale SUN.LAB: scenari sperimentali e occasione di confronto tra designer e aziende sui modi futuri di concepire la vita all’aperto, dai luoghi di svago agli spazi del quotidiano, dalle aree pubbliche a quelle private. Le proposte progettuali dovranno pervenire entro le 12:00 di mercoledì 10 settembre 2008 a sunlab08@fierecom.it. Bando di concorso, progetto allestimento, domande di adesione e informazioni dettagliate su: http://www.sungiosun.it/eventi.html
TEMPORARY SPACE & EXHIBITION DESIGN * PRIMO MASTER POLI.DESIGN
Dal 12 gennaio al 6 febbraio 2009 a POLI.design - Consorzio del Politecnico di Milano il primo corso di alta formazione dedicato alla progettazione degli spazi commerciali temporanei ed espositivi innovativi, settore progettuale di crescente importanza. Partner Accademico il Consorzio TEXS (Temporary & Exhibition Spaces) che insieme agli altri sponsor mette a disposizione anche borse di studio a copertura dei costi di partecipazione. Obiettivo del corso - a numero chiuso per 30 progettisti - la formazione avanzata e l’aggiornamento di architetti e designer italiani e stranieri interessati a specializzarsi e ad operare in questo settore, sia sotto il profilo progettuale tecnico e tecnologico che attraverso la letture delle tendenze attuali e il contributo del marketing esperienziale. Per informazioni: POLI.design, Elisa Piccini, tel.02.23995811; formazione@polidesign.net; www.temporaryspace.it
PIETRA ROSSA CIBIC * Il progetto-laboratorio FMGxtreme in cui FMG ha coinvolto alcuni degli studi più innovativi e all’avanguardia del panorama internazionale ha dato vita a un nuovo materiale: la pietra rossa ideata da Aldo Cibic per la sua creatura “Armadillo” entra oggi a far parte della nuova generazione di pietre 2.0 affiancando nel catalogo dell’azienda marmi, graniti e pietre pregiate costruite in fabbrica da FMG per liberare la creatività di architetti, designer e progettisti con prodotti eccellenti sotto il profilo estetico e tecnico. www.irisfmg.com
RE-GENERATION: A VENEZIA, 6-8 NOVEMBRE * Sarà la riqualificazione il tema del prossimo Constructa, l’evento bien-
nale promosso da fischer giunto quest’anno alla terza edizione. L’Italia vanta un patrimonio costruito tra i più importanti al mondo e la sostenibilità consiste anche nella capacità di recuperare, riqualificare e riutilizzare l’esistente senza lo spreco di territorio e di materiali che ogni nuova costruzione comporta. Constructa2008 si rivolge a tutto il mondo della delle costruzioni in una logica di multidisciplinarietà che coinvolge l’intera filiera, dal committente al progettista all’impresa. Dal 6 all’8 novembre, all’Excelsior Lido di Venezia. Per informazioni e registrazioni: www.constructa2008.it
IoA 19 - settembre ‘08
•5
torinochecambia /
La città-laboratorio Breve storia di una metamorfosi
L
a trasformazione di Torino parte da lontano. Qualcuno incomincia a immaginarla dal 1980, vedendo nella marcia dei 40mila capeggiati da Romiti la fine di un’era e commissiona allo studio Gregotti un nuovo piano regolatore capace di comprendere i cambiamenti e indicare le direzioni. Il nuovo PRG di Augusto Cagnardi è del 1994 e arriva dopo 30 anni dal piano di Giovanni Astengo per mettere ordine tra le aree dismesse: più che le aree industriali, la cui liquidazione contribuirà a tenere bassi i costi del residenziale in città, i sedimi ferroviari via via liberati sia dalla delocalizzazione industriale sia dalla modernizzazione delle infrastrutture, con il Passante progettato a inizio anni Ottanta che porta i binari 15 metri sotto il livello stradale. Sono le Spine, i nuovi assi di sviluppo della città, aree importanti su cui le ferrovie conservano diritti edificatori in cambio dei costi di costruzione del nuovo passante. Questi scambi finalizzati a reperire risorse, intelligenti perché trasparenti, con concorsi pubblici imposti anche ai privati e quindi con risultati in grado di soddisfare interessi particolari ma inquadrati nella visione generale della città, caratterizzano un po’ tutto il processo di trasformazione in corso a Torino e consentono la costruzione della linea 2 della metropolitana. Che insieme al passante ferroviario e ai nuovi assi stradali nord-sud (Spina 1) e est-ovest (Corso Marche) favorisce
la mobilità. Altre risorse erano arrivate con la designazione a città olimpica per il 2006. Così, insieme agli investimenti privati (a partire dal nuovo Lingotto) il processo si era ormai messo in moto. Da struttura funzionale alla produzione industriale a città della ricerca, dello sport e del turismo i progetti da sviluppare sono molti e non riguardano solo aree costruite o edificabili ma spazi aperti. Che ai tempi di Juvarra facevano bella Torino fuori dai reticoli urbani segnati dal laterizio. E cresciuti invece fino agli anni Ottanta come aree di risulta, verdi perché non diversamente sfruttabili ma vasti “retro-città” che diventano via via, col crescere delle tensioni sociali, zone invivibili e squalificanti per l’insieme urbano. Il nuovo progetto di Parco Dora (vedi box), la riqualificazione del parco del Valentino e soprattutto le aree a verde di Scalo Vanchiglia ridisegnano il paesaggio cittadino, con il verde come up-front. Vanchiglia in particolare merita una citazione come esempio di recupero di un vecchio quartiere popolare dove il tentativo è quello di creare un mix –non solo funzionale- tra residenza e attività professionali, dove il verde è distribuito e quindi quotidianamente fruibile lungo un nuovo asse “pedonale-ciclabile” che dalla ex-Manifattura Tabacchi passando per la Cavallerizza Reale collega il quartiere al centro cittadino. Antonio Morlacchi
Tre progetti-simbolo di una città in rapida evoluzione, i cui parametri sono ancora in via di definizione
Palazzo della Regione
Stazione Porta Susa
Progetto: Massimiliano Fuksas, Al Engineering, Al Studio, Mames Intertecnica, Geodata
Progetto: Arep (Jean Marie Duthilleul, Etienne Tricaud), Silvio d’Ascia, Agostino Magnaghi
I
l progetto del nuovo Palazzo della Regione Piemonte dialoga non solo con gli edifici circostanti ma con un contesto esteso a livello regionale. Si colloca sull’area ex Fiat Avio ed è composto da due elementi: la torre dove si trovano gli uffici della Regione e un edificio più basso che ospita il centro congressi e altre funzioni di servizio della città. L’interfaccia tra i due è il “grande vuoto”, la lama – meglio: la serie di lame poste trasversalmente e con differenti inclinazioni - che rappresenta lo spazio unificante dell’intero complesso. È stata scelta un’edificazione a torre (100 mt nel progetto originale giunti a 190) che stacchi decisamente rispetto ai 30 mt circa dell’ordinario tessuto urbano circostante. Realizzato in cristallo e acciaio, l’edificio si caratterizza per la trasparenza che permette di percepire al suo interno i monoliti delle sale congressi. Il piano-tipo degli uffici è formato da due fasce funzionali. Nella prima, sul lato est, il nucleo centrale con i collegamenti verticali, i servizi, i locali tecnici e di servizio, i percorsi distributivi. Nelle aree adibite ad uffici sui lati sud e nord dell’edificio alcuni piani sono destinati a giardini d’inverno. Nella seconda fascia, collocata nel lato ovest e coincidente con il “grande vuoto” si trovano gli uffici di rappresentanza, che variano in base al piano considerato. L’intera area sarà facilmente raggiungibile grazie all’accesibilità al sistema tangenziale (previsti 25mila mq di parcheggio pubblico + 12mila privato, per un totale di circa 1.200 automobili), nonché alla vicinanza della fermata del passante ferroviario e alla linea 1 della metropolitana ora in costruzione.
C
oncepita come luogo per la città e per i viaggiatori, è il progetto di un vuoto urbano, uno spazio pubblico dove la stazione, vera e propria galleria coperta, diviene passaggio, strada, continuum spaziale, luogo di una nuova socialità e offre tutti i moderni mezzi di trasporto: treno, metropolitana, auto, bicicletta. La città entra in stazione…e la stazione diventa essa stessa città. Sul piano dell’architettura, il design dell’edificio è basato sull’organizzazione di flussi e traiettorie, la leggibilità degli spazi, l’importanza della luce, il miglioramento dei servizi offerti al pubblico, il posizionamento di servizi e negozi in base ai flussi interni ed esterni, con particolare attenzione ai problemi della sicurezza e all’ottimizzazione della manutenzione. Il volume trasparente della stazione – una galleria in acciaio e vetro lunga 385 metri (la lunghezza del TGV), larga 30 con un’altezza variabile rispetto alla quota stradale esterna tra i 12 e i 3 metri al colmo della copertura, si propone come rivisitazione del tema della galleria urbana ottocentesca e delle grandi hall delle stazioni storiche, oltre che quale edificio-simbolo del movimento, del viaggio e della presenza del mondo dei trasporti nella città contemporanea, simulacro urbano dell’oggetto treno, scomparso dallo scenario urbano al di sotto della futura Spina Centrale.
Dora Park- Spina 3 Progetto: STS, Latz+Partner (paesaggisti), Gerd Pfarré (light designer), Ugo Marano (artista), Vittorio Cappato (strutturista), Studio Pession Ass. (archeologia industriale)
I
l Parco Dora sarà realizzato all’interno dell’area di trasformazione urbanistica denominata Spina 3, fortemente connotata dal passato industriale. Il suo territorio era occupato dai grandissimi impianti delle acciaierie Fiat e della Michelin: una città nella città. Ed è la Dora Riparia a stabilire la vocazione ambientale di quest’area. Il parco, che misura in tutto 450mila mq, è suddiviso in cinque porzioni, ognuna con proprie caratteristiche dovute alla differente occupazione industriale originaria. La progettazione è stata articolata nei cinque lotti (Ingest 47.000 mq, Vitali, 73.000 mq, C.so Mortara 87.000 mq, Michelin 87.000 mq, Valdocco Nord 73.000 mq) per consentire una realizzazione con appalti separati e differiti nel tempo. Alle funzioni tipiche di un parco (svago e attività sportive) si affiancheranno attività didattico-museali, grazie alla conservazione e valorizzazione di alcuni manufatti (ad esempio il museo A come Ambiente, il dopolavoro e la torre evaporativa dello stabilimento Michelin). L’area in cui viene mantenuta la struttura industriale del cosiddetto capannone di strippaggio potrà poi dare spazio ad attività aggregative quali concerti, esposizioni, laboratori. I temi fondamentali perseguiti dal progetto riguardano tre aspetti: l’integrazione visiva e funzionale del parco con il fiume, la metamorfosi estetica e funzionale delle preesistenze, la connessione urbana.
6•
IoA 19 - settembre ‘08
archiglobal /
Poesia di pietra
TEODORO GONZÁLEZ DE LEÓN
Medaglia d’oro UIA 2008 all’architetto messicano Teodoro González de León, che con il suo vocabolario ha arricchito, rinnovato e reinterpretato il Movimento Moderno
H
o conosciuto l’opera di González de León solo di recente, o meglio solo di recente ho potuto attribuire a un autore opere che, durante un viaggio in Messico, avevano attirato la mia attenzione. Ordini giganti ma minimalisti, cemento bocciardato, perfetto e astratto, pochi semplici elementi che formano grandiosi spazi coperti. Il folding delle superfici in cemento, un’evoluzione di uno dei tratti distintivi dalla sua architettura a partire dagli anni ’90, sembra essersi evoluto in una direzione del tutto originale di dialogo tra paesaggio e architettura come denotano alcuni progetti recenti, dal Museo Universitario d’Arte Contemporanea alle installazioni nell’Auditorio Nazionale, di cui è autore, al patio della casa in via Amsterdam nella Colonia Condesa a Città del Messico. È uno sviluppo compositivo che, insieme alla riscoperta del suo folto repertorio, sviluppato nei molti anni di una lunghissima carriera, sta richiamando una grande attenzione a livello inter-
nazionale, fino al premio al Congresso UIA di Torino dello scorso giugno. Gli abbiamo rivolto qualche domanda. Perché crede che solo di recente, e nonostante il notevole numero di opere notevoli di cui è autore, abbia trovato riconoscimento in Europa? Solo un ristretto gruppo di critici, come William Curtis che segue il mio lavoro da più di vent’anni, si è occupato di me, altri lo hanno fatto solo sporadicamente. È un fatto che la maggior parte delle pubblicazioni, in USA e in Europa, è solita presentare gli stessi lavori di un ristretto gruppo di architetti, non so perchè. In ogni caso gli scambi di esperienze sono un fertilizzante per la cultura. Pensa che la sua opera più recente si distingua in qualche modo rispetto al passato? Pensa ci sia stata qualche svolta significativa? Ho fatto architettura per sessant’anni e in quest’arco di tempo la pratica dell’architettura è completamente cambiata, assumen-
Nato il 29 maggio 1926 in Messico, ha studiato all’Academia de San Carlos (1942-47). Fra il 1947 e il 1949 ha lavorato nello studio Le Corbusier all’Unité d'Habitation Marseille e alla Usine St. Dié. Tra i suoi lavori: il Colegio de México (1976) e il museo Rufino Tamayo (1981), con Abraham Zabludovsky; la sede messicana di HP (1996) e le ambasciate messicane in Guatemala (2003) e in Germania (2000), con Francisco Serrano; il museo del sito archeologico di Tajin; la Scuola di Musica del CNA (1994); la casa Amsterdam (1997). Durante la sua carriera ha ricevuto numerosi premi, riconoscimenti e dottorati h.c., in Messico e all’estero. Dal 1978 è membro emerito dell’Accademia Messicana di Architettura e dal 1983 dell’American Institute of Architects.
do maggiori responsabilità verso la società e l’ambiente; l’industria stessa delle costruzioni è cambiata. Personalmente, ho l’ossessione di non ripetermi; ogni progetto è una nuova avventura – che mi aspetto venga notata. Lavoro con un team di 25 persone al massimo: mi interessa entrare in ogni dettaglio del progetto. La sua lunga carriera la mette forse nella posizione migliore per valutare i fatti al di là di mode del momento. Quali sono gli elementi fondamentali per una buona architettura? Penso che fare architettura richieda un lungo apprendimento: stiamo sempre imparando come costruire, come usare materiali vecchi e nuovi per creare forme resistenti al tempo e nel tempo; impariamo a creare sequenze spaziali in grado di arricchire la vita degli utenti nei nostri edifici, sequenze spaziali che sono “promenades architettoniche” e, forse, impariamo la cosa più difficile: usare la luce come uno strumento che rivela lo spazio e fa provare emozioni.
Messico ed Europa: una comune eredità architettonica ma evoluzioni diverse: cosa può apprendere oggi l’architettura europea dalle più recenti esperienze latinoamericane? E come può l’Europa interessare un architetto messicano? Entrambi i continenti oggi han-
no una generazione di architetti che produce idee e forme che possono arricchirsi reciprocamente, se solo la cultura architettonica europea sviluppasse più contatti e informazione. E spero che questo accada. Architetto concreto, González
de León ha recentemente affermato, parafrasando Octavio Paz, che “l’architettura è muta”: il suo linguaggio non sono né scritti, né parole, ma solo immagini e fatti. E sono proprio le immagini il modo migliore per parlare della sua architettura. Carlo Ezechieli
Alcune architetture di Teodoro González de León: in alto, luce e trasparenza nell’ambasciata messicana a Berlino (1997-2000); al centro, a sinistra, scorcio del patio della Scuola Superiore di Musica del Consiglio Nazionale delle Arti, Città del Messico (1993-94, foto Pedro Hiriarte); a destra, ingresso del Museo Universitario di Arte Contemporanea di Città del Messico (2005-08); in basso, vista dal patio di Casa Amsterdam (1996-97, foto Luis Gordoa) e la sede dell’editoriale FCE (1990-92, foto Pedro Hiriarte)
IoA 19 - settembre ‘08
•7
archistudio del mese / alice gramigna
Gruppo Foresta
tradizione & innovazione Uno studio che unisce con successo le caratteristiche di azienda che mantiene forti legami con la rete di artigiani del luogo e applica le soluzioni tecnologicamente più avanzate
L
a chiacchierata con Alfredo Foresta è un’esplosione di energia e di progetti. Il mestiere dell’architetto è fortemente presente nel suo DNA e nella storia della sua famiglia: il nonno negli anni Cinquanta lavora come carpentiere metallico con l’ingegnere Pierluigi Nervi e nel primo e secondo dopoguerra partecipa alla ricostruzione a Lecce di opere pubbliche, sfruttando le nuove conoscenze sulle costruzioni in cemento armato. Negli anni Settanta l’azienda passa al padre Francesco e quindi ad Alfredo che, alla fine degli anni Novanta, ottenuta la laurea in architettura a Pescara, decide di aprire uno studio di progettazione insieme alla compagna di studio Tiziana Panareo. Il connubio tra un’azienda di tipo tradizionale, come quella ereditata dal padre, con legami forti alla rete di artigiani del luogo, e la ricerca architettonica mirata al recupero di tipologie vernacolari ha fatto di questo studio una realtà vincente. Per poter lavorare nel centro storico di Lecce, a ridosso di monumenti importanti, i due giovani architetti hanno affinato tecniche costruttive antiche e scoperto soluzioni tecnologicamente avanzate. Il recupero della Galleria Francesco Foresta del 2007, dedicata al padre scomparso tre anni fa e da lui fortemente voluta, ne è un chiaro esempio. Il palazzo non vincolato adiacente alla chiesa barocca di San Matteo di Lecce si trovava in condizioni di estremo degrado dal punto di vista strutturale. Da qui la scelta di svuotarlo mantenendo unicamente l’involucro esterno.
Tracce storiche, vani ipogei, cisterne, pozzi, non preventivabili, perché occlusi dalle stratificazioni nel tempo, sono emersi dalle demolizioni. Con approccio scientifico Alfredo e Tiziana hanno catalogato il materiale ritrovato e con atteggiamento critico hanno compiuto scelte di tipo progettuale al fine di mettere in rilievo alcuni elementi piuttosto che altri. Gli interventi Nessuna opera in cemento armato, a causa dell’umidità eccessiva dei locali e della presenza della pietra leccese. Si è optato per l’utilizzo di una struttura in ferro, vetro e rete metallica che richiama gli opifici industriali e denuncia il limite tra la fabbrica e il nuovo in un sottile equilibrio tra tradizione e innovazione. L’intreccio di forme e volumi dell’edificio preesistente è sostituito da una scala in carpenteria metallica che lambisce senza toccare il paramento della chiesa, illuminata da grandi lampade sostenute da un sistema leggero di carrucole industriali. Il vuoto centrale si configura come un’originale cornice per un nuovo contenuto, un involucro che si affaccia su se stesso e al contempo si proietta sulla piccola piazza barocca di S. Matteo. Vetrina nella vetrina. Le difficoltà oggettive nella realizzazione del progetto sono state di due tipi: interagire con le sovrintendenze, non abituate a progetti di restauro non filologico e rapportarsi con le imprese, impreparate a interventi di questo livello. Modelli in scala 1:1 sono stati di fondamentale aiuto per dialogare.
ALFREDO FORESTA, classe 1971 e TIZIANA PANAREO classe 1973, entrambi nati a Lecce, frequentano la facoltà di Architettura all’Università di Pescara. Dopo la laurea, nel 1999 fondano lo studio di architettura all’interno del Gruppo Foresta, un’azienda di mastri costruttori da tre generazioni. A loro si affianca l’ingegnere MICHELE MARTINA per le strutture. Nel 2004 ricevono il premio internazionale d’architettura Dedalo Minosse, Vicenza, per la migliore opera privata realizzata nel 2003. Lo studio si occupa di progettazione architettonica, restauro e design. Nel settembre del 2005 aprono il centro studi Punto a Sud Est con l’obiettivo di valorizzare il territorio salentino attraverso l’architettura, l’arte e il design. Accanto, immagini del plastico della casa a patio progettata per la zona residenziale Cicolella a Lecce. In basso a sinistra un’immagine della Galleria Francesco Foresta, il cui recupero si è concluso nel 2007
Lavori in corso Tra i progetti in cantiere oggi lo studio ha un’interessante casa a patio in un’area di lottizzazione rimasta libera da una decina di anni, nella zona residenziale denominata Cicolella a Lecce. La scelta tipologica, con giardini e zone giorno interclusi e ribassati di 3 metri rispetto al filo stradale (sistema un tempo utilizzato per l’approvvigionamento della pietra) è stata un mezzo per sfruttare la luce del sole. Il linguaggio si rifà all’architettura razionalista italiana da Giò Ponti a Ridolfi. Diversi elementi formali fanno eco a caratteri locali: i balconcini ricordano il miniato tipico leccese, il sistema di raccolta delle acque piovane crea giochi di
acque nei giardini, le finestre modulano l’ingresso del sole accecante del sud. Elementi metallici dissonanti rispetto al linguaggio architettonico tradizionale servono quali collegamenti verticali e orizzontali: un ponte metallico si contrappone alla grande vetrata a due livelli e caratterizza il prospetto a est, un sistema di scale e ballatoi caratterizza il prospetto a ovest. Dal 2005 Tiziana e Alfredo hanno aperto il Centro di ricerche sul territorio del Salento Punto a Sud Est grazie a finanziamenti della Regione. Contro i pregiudizi sul Sud e l’inerzia che rallenta lo sviluppo economico locale, lo studio d’architettura lavora senza sosta e con ottimi risultati.
Pinerolo, Torre S.Giorgio, Susa, Torino V.Bertola, Rivoli, Settimo T.se, Carmagnola, Chieri, Alba, Fossano, Cuneo, Borgo San Dalmazzo, Mondovì, Ceva, Loano, Savona, Asti, Casale Monferrato, Vercelli, Vigliano B.se, Gozzano, Gravellona Toce, Sesto Calende, Rubiera Re, Cornaredo Mi, Castelnuovo G. Lu, Lucca, Olbia - Costa Smeralda, Sassari.
8•
IoA 19 - settembre ‘08
il progetto del mese / SOLUZIONI TECNICHE A RIDOTTO CONSUMO ENERGETICO
Torino, la porta contem m Una torre per uffici e un piccolo fratello residenziale completano l’area Spina uno di Torino e con il vuoto che le separa diventano un nuovo elemento di paesaggio urbano
A
Torino, sull’area ex Materferro sulla Spina uno, fra corso Lione, corso Rosselli e corso Mediterraneo sorgeranno una torre per uffici alta 100 metri (entro i limiti imposti dal PRU) e un edificio residenziale di 14 piani. Vincitore della consultazione internazionale promossa da Franco Costruzioni Real Estate con la collaborazione critica dell’architetto Benedetto Camerana e in accordo con la Città di Torino è Jan Störmer (Jan Störmer Partner). Il progetto vincitore è stato scelto per la sua capacità di usare poca energia e per l’integrazione del concept urbanistico e architettonico nel contesto locale e nella prospettiva del viale della Spina. La progettazione ha considerato tre elementi principali: un costo e un tempo di costruzione relativamente contenuti; la valorizzazione del complesso come fondale visivo dell’asse urbanistico del viale della Spina e l’attento inserimento nel contesto urbano; una soluzione tecnica a bassissimo consumo energetico. Il vincitore affiancherà Benedetto Camerana (Camerana & Partners), incaricato dalla proprietà come architetto progettista. L’area di progetto riguarda una superficie di circa 7.300 mq con la previsione di un programma di edificazione complessivo di 30.000 mq. Le torri L’area interessata dal nuovo insediamento è conformata come un trapezio dalla logica del tracciato delle linee ferroviarie (trasferite nel sottosuolo) che qui prendevano diverse direzioni. Le torri e gli spazi commerciali poggiano su un basamento unico. Lo spazio tra le torri si riduce per immagine attraverso sporgenze nei piani superiori destinati a uffici. La torre uffici comprende un pianterreno e 24 piani. La hall di ingresso è collegata con il Bar Spina uno attraverso il quale si accede direttamente a piccoli spazi commerciali. Ogni piano misura 980 mq; le cosiddette sporgenze che iniziano dal 16mo piano aumentano di poco il volume. La griglia di costruzione è di 8,10 x 6,75 m, due rigidi nuclei di cemento armato accolgono il carico causato dalla pressione del vento. La griglia di ampliamento è un multiplo di 1,35 m, in cui è possibile agganciare delle pareti divisorie, cosicché esiste una flessibilità ottimale per pianificare individualmente i locali per uffici. Sul tetto della torre è proposta in opzione un’ampia installazione fotovoltaica. Il basamento porta i due edifici; insieme agli ingressi e agli accessi è preso in considerazione anche l’uso di negozi e ristoranti. Un grande polo commerciale è situato al centro. Un bacino d’acqua con piccole fontane e piante acquatiche influenza positivamente il clima dell’ambiente. Nei tre piani sotterranei si trovano 340 posti auto privati. Il parcheggio pubblico dispone di 190 posti auto su due piani sotterranei. La facciata del grattacielo per uffici è
IoA 19 - settembre ‘08
•9
mporanea di Spina uno BENEDETTO CAMERANA
Architetto, paesaggista, PhD in storia dell’architettura e dell’urbanistica. Nel 1997 apre a Torino Camerana & Partner, organizzazione professionale alla quale collaborano giovani architetti italiani ed europei, il cui lavoro si è sviluppato in dieci anni di crescente affermazione attraverso concorsi nel disegno urbano, nel paesaggio e nelle grandi opere di architettura pubblica e privata. La ricerca progettuale è diretta all’innovazione tecnica e formale attraverso la costante attuazione di un concreto impegno ambientale.
Sopra, da sinistra vista laterale delle torri, accanto, la superficie trapezoidale interessata dal progetto. Sotto, i due edifici disegnano un arco sul terminale del grande asse nord-sud, schemi di funzionamento del complesso: le circolazioni, l’orientamento, le funzioni, l’integrazione geotermico/fotovoltaico; planimetrie degli edifici livelli 1-12 e 16-24, a lato diverse possibilità di suddivisione dei piani dedicati ad uffici
concepita con una struttura a doppio guscio. Per minimizzare l’ingresso del calore solare nell’intercapedine tra vetro esterno e interno, è proposta la realizzazione di un vetro urto esterno stratificato di sicurezza e colorato al 30% o stampato con una finissima griglia nella zona del parapetto e dell’architrave. L’interspazio (vetro cc. 2,70 x 2,70 m) è calibrato in modo che l’infiltrazione dell’aria è garantita dall’apertura in basso e in alto. La pulizia della vetrata esterna viene eseguita da un impianto di carrello scorrevole lungo la facciata. La costruzione residenziale con i suoi 14 piani è il cosiddetto “piccolo fratello”. Ogni piano comprende tre appartamenti, ciascuno con una balconata sui tre lati: sud, est, ovest; per gli ultimi due piani sono proposti lus-
suosi appartamenti tipo “penthouse”. La superficie trapezoidale dell’area esterna è divisa in settori grandi e piacevoli. L’asse diventa un piccolo ruscello, fiancheggiato da posti a sedere. Gli alberi sono sparsi qua e là per combinazione e non troppo radi. I prati sono circondati da un bordo basso in acciaio che dà una delimitazione pulita ai sentieri lastricati con un conglomerato cementizio di sabbia chiara. Progetto energetico TransSolar Klima Engineering ha seguito il progetto energetico finalizzato alla minimizzazione del consumo energetico e all’ottimizzazione del comfort termico e visivo senza eccessivo impiego di impianti meccanici. Per raggiungere
questo obiettivo sono state osservate alcune misure: edificio compatto e minimizzazione dei ponti termici; isolamento termico e acustico delle facciate; distribuzione dell’aria sottopavimento con funzione di riscaldamento e raffreddamento individuale; ventilazione naturale attraverso le finestre e la doppia facciata; utilizzo delle masse termiche per l’attenuazione dei carichi interni; riscaldamento/raffreddamento radiante con attivazione delle masse; sistemi di protezione solare e rifrazione della luce naturale; illuminazione artificiale con controllo a luce naturale; sistema fotovoltaico per la produzione di elettricità e la compensazione del fabbisogno elettrico della pompa di calore; collettori solari termici per il riscaldamento dell’acqua calda sanita-
ria; utilizzo di fonti naturali per il riscaldamento (solare, geotermia, acqua della falda) e raffreddamento (geotermia, acqua della falda); co-generazione per la produzione di elettricità e riscaldamento. All’interno del progetto si hanno ventilazione di base con sistema di dislocamento e ventilazione naturale attraverso finestre nella doppia facciata possibile; nella parte bassa dell’edificio, pre-condizionamento dell’aria in un condotto interno interrato e con un sistema di recupero di calore; riscaldamento/raffrescamento radiante con attivazione delle masse nelle solette/soffitti realizzato con sonde geotermiche o assorbitori sotterranei; sistemi di protezione solare esterni o all’interno della doppia facciata con rifrazione della luce naturale.
10 •
IoA 19 - settembre ‘08
design / mara corradi
Forma e rappresentazione riflessioni sul metodo progettuale
M
entre negli anni ‘50 “Stile industria” e “Domus” pubblicavano i nuovi utensili e arredi di produzione industriale attraverso prospetti, sezioni e dettagli costruttivi, oggi è molto raro vedere presentati disegni tecnici degli oggetti. La rappresentazione sulle riviste avviene attraverso rendering e ambientazioni, che sono meno descrittive del pezzo, ma piuttosto evocative, e disegni a mano libera, prediligendo quelli che ne raccontano l’espressività a quelli che ne ripercorrono lo sviluppo. Se le riviste sono ancora strumenti di comprensione e apprendimento del metodo progettuale, fanno pensare che esso sia radicalmente cambiato. Elitable ha di recente inserito in produzione un tavolo per ufficio chiamato Guest. Un tubolare metallico tagliato al laser e piegato realizza il piano, le 4 gambe e l’anello di connessione tra di essi. Gambe ed anello, a cui si incastra il piano, sono montati mediante un giunto a pressione manuale brevettato. Per incastro avviene anche il posizionamento dei pannelli da appoggio in metallo, a cui si applicano i divisori privacy grazie a due magneti inseriti al loro interno. Il packaging completo occupa un ingombro di spessore ridottissimo e il montaggio è eseguibile da una persona sola in 3 minuti di tempo. Per finire, il modello base costa al pubblico 400 euro: insomma un tavolo che sembra uscito da un corso di progettazione alla Scuola di Ulm.
Disegni a mano libera traducono l’interpretazione dell’oggetto, esprimendone l’immagine: così è nato il tavolo per ufficio Guest
Tomàs Maldonado si sarebbe ritenuto soddisfatto, il progetto di Guest invece procede oltre. Angelo Micheli che lo ha ideato, dice che questo tavolo non è disegnato, poiché la forma giunge alla riduzione delle componenti e alla semplificazione tecnologica in ragione di una migliore soluzione produttiva. D’altra parte però Guest è stato presentato attraverso i disegni a mano libera in linea con la filosofia progettuale ed artistica dell’autore che traducevano l’interpretazione dell’oggetto, espri-
mendone chiaramente l’immagine. Forse questo procedimento significa che sta avvenendo la dissociazione tra il prodotto e la sua messa in scena? Formalmente parlando, Guest è un foglio bianco perfettamente riuscito su cui il progettista ha potuto costruire l’immagine che ha preferito. Angelo Micheli, architetto e artista, vi esprime il bisogno del disordine per verificare il recupero dell’ordine mentale di lavoro e immagina che gli ambienti di lavoro si possano trasformare facilmente senza
tecnologie costruttive /
rispetta l’ambiente L’esperienza di due architetti che, disegnata la propria casa, l’hanno vista assemblata in poche settimane con Haas
L
Vista esterna della villa monofamiliare prefabbricata di 200 mq costruita a Ternate, in provincia di Varese.
Il riscaldamento è realizzato con pannelli radianti a pavimento, alimentati da una caldaia a condensazione. A questa si affianca un impianto solare termico per l’acqua sanitaria, mentre un impianto di ventilazione meccanica controllata permette il ricambio dell’aria viziata con aria pura esterna preriscaldata da un recuperato-
dire funzionalmente ineccepibile, che proprio per questo si può permettere di essere “vestito”, cioè interpretato a piacere dal suo creatore e quindi da coloro che lo useranno. E il vestito è la distribuzione dei tavoli in una combinazione che non si ripete mai identica; è la libertà espressiva che fa uscire dalle quattro mura di un ufficio e fa immaginare un albero a cui appendere
una lampada e la campagna come ambiente di lavoro. L’immagine, necessaria al mercato, è corretta e inattaccabile proprio quando si applica ad un oggetto progettualmente ineccepibile. Il rapporto tra estetica e funzionalità, discusso fin dalla nascita del disegno industriale, volge forse ad un nuovo equilibrio nella rappresentazione?
designindustria /
La casa chiavi in mano che
a necessità di produrre edilizia sostenibile e rispettosa dell’ambiente ha spinto gli architetti Alessandro Villa e Doriana Cerisara a rivolgersi ad Haas Group per la costruzione di una casa a basso consumo energetico prefabbricata in azienda. Su una fondazione realizzata in opera dall’impresa edile è stata montata la struttura prefabbricata con pareti perimetrali di 28 cm circa di spessore in telaio di legno d’abete con interposto isolante termico, rivestite da un ulteriore cappotto termico e con un intonaco esterno di finitura. In esse sono stati preinstallati i serramenti in legno-alluminio con vetrate basso-emissive e le predisposizioni per gli impianti. Anche le pareti interne hanno struttura a telaio di legno in cui sono stati installati gli impianti elettrico e idraulico; sono state isolate e rivestite con lastre di cartongesso. Il solaio del primo piano, in legno, è stato montato a secco; tutta la struttura del tetto è in legno lamellare.
pericolo di turbarne l’efficienza, puntando invece a stimolare la creatività di chi li abita. La rappresentazione diventa allora fondamentale per la comprensione di un oggetto, perché il nostro approccio ad esso avviene per l’attrazione verso uno scenario, per l’acquisizione di un messaggio, nei termini della comunicazione: Guest è un oggetto “non disegnato”, vale a
re di calore. Grazie agli accorgimenti impiantistici e alla struttura perfettamente isolata si prevede un risparmio del 70% sul consumo di energia per il riscaldamento e il raffrescamento.L’assemblaggio è stato rapido: realizzazione al grezzo in tre settimane, conclusione opere in tre mesi. www.case-prefabbricate.it
Dal progetto all’oggetto Dall’olandese Freedom of Creation la prototipazione rapida quale alternativa ai normali processi di fabbricazione industriale
L’
idea è del finlandese Jasnne Kyttanen. Laureato in design a Barcellona, studia ad Amsterdam e si laurea nel 2000 con una tesi sulle tecnologie rapid prototyping come strumento per la produzione. Nello stesso anno in Finlandia fonda FOC, che si occupa dello sviluppo delle idee nate dalla sua tesi di laurea. Nel 2006 con Michiel Dekkers, attuale managing director, nasce ad Amsterdam (Olanda) Freedom of Creation BV, il cui partner produttivo è la tedesca FKM specializzata in layer manufacturing, un processo che permette di trasformare un file CAD in un oggetto. Vengono realizzati elementi in tre dimensioni combinando i layer con tecnologie provenienti dalla prototipazione rapida, tramite la fusione di materie termoplastiche con il calore dei raggi infrarossi che creano, modellano e rifiniscono l’oggetto, creando forme complesse e dettagliate. I designer di FOC hanno trasformato i limiti della prototipazione rapida (tipologia di materiali impiegabili, costi di realizzazione) in opportunità e oggi realizzano linee di prodotti esclusivi, in serie limitate, ma soprattutto attraverso un processo di just-in-time che permette di risparmiare in tempo, mano d’opera, distribuzione e stoccaggio. Il prodotto venduto è in realtà un prototipo realizzato con materiali quali poliammide con fibre di vetro, alluminio e carbone e – per piccoli dettagli – anche leghe metalliche quali acciaio inossidabile, titanio, bronzo, cromo-cobalto; l’oggetto finito si presenta con un’estetica ricercata e sofisticata.
Vetrina. La collezione FOC è molto ricca e spazia tra elementi per l’illuminazione (tra queste, la lampada da muro 1597, che ha vinto l’Interior Innovation Award Cologne 06), accessori (bags, portacellulari…), fibre tessili (anche in metallo) e special edition, come Monarch Stools, un set di sgabelli (e tavolini) che colpiscono per l’eleganza e l’apparente fragilità proprio come fossero una sottile trama di uncinetto, mentre sono robustissimi, perché composti da fibra di nylon e vetro. www.freedomofcreation.com Dal file CAD all’oggetto: la produzione just-in-time firmata Foc. Nella foto la lampada Lily, designer Janne Kyatanen
IoA 19 - settembre ‘08
• 11
design / marco penati
La nuova sigla del design italiano Pensieri e aspettative nel segno del cambiamento per Luisa Bocchietto, nuovo presidente dell’ADI
I
ncontriamo Luisa Bocchietto presso il suo studio, a Biella: un ampio open space ricavato da uno splendido spazio industriale dismesso. L’impressione è di una persona tranquilla, disposta al dialogo, al confronto sereno. Sono queste le qualità che l’hanno portata a guadagnarsi il consenso di un ambiente difficile e complesso qual è l’ADI? Lei è la la prima figura non milanese ad assumere questo ruolo. Come ci si sente da outsider? Bene, nel senso che essere outsider permette qualche libertà mentale dai condizionamenti e può essere di stimolo per promuovere cambiamenti. L’ADI ha una grande storia alle spalle ma oggi sento pressante la richiesta di alleggerire l’atteggiamento di “sacralità” intorno a certe modalità di presentarsi dell’Associazione. Vedere le cose fuori dal contesto milanese, pur essendone sempre stata affascinata, permette una maggiore energia nel mettere in discussione lo stato dell’arte. Sono pochi i giovani che escono dalle scuole di design che conoscono e si iscrivono all’ADI; forse perché l’associazione viene identificata troppo con il suo glorioso passato. Per crescere bisogna anche intraprendere nuove iniziative e correre dei rischi. Il Compasso d’Oro per la prima volta celebrato fuori da Milano è stato una piccola scossa a un rito consolidato, eppure era giusto farlo nell’anno di Torino capitale del design. L’ADI oggi è una realtà nazionale e questa
Organo ufficiale dell’Associazione International Centre of Environmental Design
Direttore responsabile Sonia Politi Direttore scientifico Carlo Ezechieli Art Director Tuny Parrella Redazione Nadia Rossi (caporedattore), Roberta Basaglia, Alice Gramigna, Elena Sauter, Koki Yoshida, Mariella Zoppi Rubriche Daniela Baldo, Alessandro Belgiojoso, Mara Corradi, Davide Crippa, Sara Ferrario, Nora Fumagalli, Camilla Morlacchi, Marco Penati, Joe Zaatar © Diritti di riproduzione riservati. La responsabilità degli articoli firmati è degli autori. Materiali inviati alla redazione, salvo diversi accordi, non verranno restituiti.
apertura verso l’esterno lo ha sancito. Per tornare alla domanda, essere donna e assumere una carica di questo tipo è significativo; lo è per me in rapporto con Anna Castelli Ferrieri, presidente dal 1969 al 1971, che ho sempre ammirato come figura di designer e di architetto. A lei proprio quest’anno ho voluto dedicare la mostra “D come Design” sul design e le donne fatta a Torino con Anty Pansera. Infine il mio ruolo è significativo per affermare e dimostrare la raggiunta consapevolezza delle donne ad assumere degli impegni pubblici di rilievo: abbiamo una forte carica ideale da esprimere e una minore abitudine all’uso del potere, che ritengo positiva. Da decenni si parla di fare del designer una figura professionale riconosciuta con proprio albo. Questa richiesta non è in contrasto con la tendenza a contenere le strutture corporative? Ci sono forti spinte contrarie alla creazione di nuovi ordini, e in questo anche tante distorsioni demagogiche; si vogliono vedere gli ordini come organismi che impediscono l’accesso alla professione eppure non per tutti è così, per gli architetti non c’è nessun limite all’accesso e in Italia sono più numerosi che in tutta Europa. Anche la liberalizzazione delle tariffe ha solo portato a un ulteriore scadimento degli appalti pubblici. Vedo piuttosto la volontà di svuotare di significato la professionalità per permettere l’ingresso di società
Editore Font srl, via Siusi 20/a, 20132 Milano tel. 02 2847274 - fax 02 45474060 ioarchitetto@fontcom.it Pubblicità Font srl, via Siusi 20/a, 20132 Milano tel. 02 2847274 - fax 02 45474060 pubblicita@fontcom.it Abbonamenti Font srl, via Siusi 20/a, 20132 Milano tel. 02 2847274 - fax 02 45474060 abbonamenti@fontcom.it Prezzo di copertina euro 2,50 - arretrati euro 5,00 Abbonamento annuale (10 numeri) euro 20,00 Versamento su c.c.p. 64538911 intestato a Font Srl Reg. Tribunale di Milano n. 822 del 23/12/2004 Sped. in abb. postale 45% D.L. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004 n.46) art. 1, comma 1, DCB Milano Fotolito e stampa Poligrafica Antenore, Padova
di servizi più “mercantili” e meno soggette alla responsabilità del professionista. Ciò premesso l’impostazione prevalente è quella di un sistema duale dove gli ordini si occupino di raccogliere le professionalità che investono la sicurezza dei cittadini e le associazioni le attività di interesse economico e culturale più generale. In quest’ambito per l’ADI sarebbe utile diventare un’associazione riconosciuta al fine di poter garantire ai suoi iscritti una serie di vantaggi di tipo fiscale, assicurativo, previdenziale e l’identificazione di una professione specifica altrimenti esclusa da concorsi, bandi, appalti che la potrebbero interessare. In una recente intervista al nostro giornale Andrea Branzi afferma che quella del designer sta diventando una professione di massa. Lei cosa ne pensa? I numeri degli iscritti alle scuole e facoltà di design lo possono suggerire. Anche la tendenza a usare la parola “design” per identificare ormai tante, troppe cose senza distinzione. Fare il designer e poterne vivere non è un’opportunità così diffusa
e credo sia pericoloso illudere i giovani. C’è un atteggiamento spesso da primadonna in parecchi designer. È un fatto culturale, ambientale, mutuato dal mondo della moda e della comunicazione. Ha e avrà ancora un senso nel futuro? È un meccanismo indotto dai media, funzionale a creare personaggi da consumare al pari dei prodotti di moda. Mi domando se la velocità con cui vengono promossi non sia pari a quella con cui sono sostituiti da nuove e più brillanti star. Il design per sua scommessa si propone anche di durare nel tempo e fare cose utili, belle, intelligenti, sostenibili e non gratuite e non è così veloce da con-
sumare (per fortuna) come potrebbe sembrare. I progettisti più intelligenti e capaci che ho conosciuto non hanno mai avuto bisogno di recitare questa parte. Forse la mia visione del design non coincide con quella del mercato a breve termine. Ci si sta preparando all’Expo Universale di Milano. Cosa farà l’ADI? È tutto da costruire; vorrei che l’esperienza di Torino World Design Capital che ha visto il coinvolgimento motivato delle istituzioni su un tema non così popolare come quello del design si possa riversare in un’iniziativa come l’Expo. Da troppo tempo Milano si sottrae all’impegno di promuovere la propria identità culturale e
la propria storia in questo campo, lasciando che tutto avvenga autonomamente attraverso l’attività del Salone e del Fuori Salone. Forse una riflessione profonda va stimolata perché non sia solo il mercato ad essere protagonista e motore. Milano è la capitale mondiale del design ma se vuole mantenere questo ruolo deve avere un progetto strategico pubblico e promuoverlo con azioni concrete, coraggiose, particolari. Una conservatoria della collezione storica del Compasso d’Oro per esempio (da non confondersi con il Museo del Design) è un progetto che ha atteso 50 anni per essere realizzato, forse è ora che ci si pensi seriamente, prima che lo faccia qualcun altro altrove.
12 •
IoA 19 - settembre ‘08
in vetrina / Termoarredo
Massima integrazione
Nel segno
Innovazione e
Disegnato da Massimo Iosa Ghini, Vu di Antrax IT è un sistema di radiatori adatto allo stile di abitare contemporaneo, una soluzione innovativa per riconnotare gli elementi a muro tradizionali rispondendo alle esigenze più attuali con la sua immagine scultorea, artistica e sofisticata. Realizzato in acciaio è disponibile in più di 200 variabili cromatiche e misura cm 168(h) x 25,5. Utilizzabile singolarmente o a più elementi accostati e nella versione elettrica a 300 W, adatta per l’ambiente bagno.
L’apparente semplicità costruttiva è la forza della cabina doccia Plano di Cesana, design Giulio Gianturco e Mario Tessarollo. Il piatto doccia in acciaio inox è inserito nel pavimento e la pedana rende complanare con l’interno doccia il pavimento del bagno. I cristalli temperati di sicurezza extrachiaro (8 mm la porta, 10 mm il fisso) sono inseriti nel piatto senza agganci a vista; una barra collega i cristalli e accoglie i perni di rotazione della porta. Disponibile in composizioni d’angolo da 80x80, 80x120, 90x90, 90x120 cm e con lastra frontale (90x180 cm); altezza di 200 cm.
Per maggiori informazioni Antrax IT • Resana (TV) Tel. 0423 7174 www.antrax.it
Per maggiori informazioni Cesana • Vimercate (MI) Tel. 039 635381 www.cesana.it
del calore
Stile e versatilità
Concentrato
di vantaggi
TPS-6X di Crestron è un touchpanel da 6” che riunisce caratteristiche e funzionalità di altri nove modelli. Nella versione da tavolo offre un elegante strumento di controllo con una portabilità totale. In quella fissa funziona con rete cablata Cresnet oppure Ethernet collegato con un visualizzatore video full-motion. Sollevando il pannello dalla base, questo diventa automaticamente un dispositivo wireless RF. Sue caratteristiche sono comunicazione RF a due vie a lungo raggio e alta velocità fino a oltre 70 metri e 1 mt via infrarossi. Per maggiori informazioni Crestron Italia • Cernusco sul Naviglio (MI) Tel. 02 92148185 www.crestron.eu
Sapori d’altri tempi
Il parquet degli antenati Ricrea il vecchio pavimento in legno delle case di una volta il Tabula Quercus della collezione BioLinea di Friulparchet. Composto da un corpo unico di quercia di Slavonia nobile al 100%, è un tavolato monoplancia maschio-femmina che offre il massimo della praticità e della stabilità nella posa. Disponibile in tre tinte standard, naturale, sbiancato e anticato, è estremamente resistente agli sbalzi termici e conferisce a ogni ambiente il sapore d’altri tempi, pur offrendo tutte le comodità del prefinito. Per maggiori informazioni Friulparchet • San Giorgio di Nogaro (UD) Tel. 0431 620269 www.friulparchet.it
Alte performance
Barriera ai rumori
trasparenza
Design e funzionalità
Fruit Box di Faram è un’interessante proposta nel segno del colore pensata per soddisfare le necessità dell’ambiente ufficio, robusta ed elegante. La linea si basa su diverse soluzioni di scomponibilità verticale – per un massimo di tre elementi – e da una modularità orizzontale potenzialmente infinita. È proposta nelle versioni a giorno, con o senza ripiano, con anta ribalta o con cassetti d’archivio attrezzabili anche con frontalino in melaminico e disponibile nella tonalità mandarino.
Il colore
Per maggiori informazioni Faram • Giavera del Montello (TV) Tel. 0422 884811 www.faram.com
Eleganza e funzionalità
Ad ali spiegate Specializzata nella produzione di rubinetteria termostatica, Huber presenta la nuova collezione Volo, disegnata dall’architetto Marco Poletti e da Jean-Jacques Rodriguez. Estremamente funzionale, il suo design richiama la fisionomia di un uccello ad ali spiegate.
Per maggiori informazioni Huber • San Maurizio d’Opaglio (NO) Tel. 0322 967783 www.huber-on-line.com
Leggera e luminosa
Chiocciola trasparente
Assicura un elevato isolamento acustico Fonosphera di Ites, società del gruppo Sogimi. Il nuovo materiale è composto da una massa a base polimerica e cariche minerali accoppiata a uno strato di polietilene a calotte sferiche che ottimizza la performance di isolamento acustico nell’unione con altri materiali ed evita l’insorgere di ponti acustici durante il montaggio. Il prodotto offre un’elevata attenuazione di vibrazione e risonanze con reazione al fuoco Classe 1 e facilità di manipolazione e applicazione. È ecocompatibile: non contiene bitume, alogeni o fosfato.
È composta da gradini in vetro temperato e stratificato (3 strati da 10 mm più 2 di pellicola PVB da 0,6 mm) la scala a chiocciola in acciaio e vetro Skywalk di Marretti. I gradini possono avere più rifiniture, extra chiaro, satinato, acidato, colorato e, su richiesta, scanalature antiscivolo. Le parti in metallo sono in acciaio inox con finitura lucida o satinata - senza saldatura e assemblate tramite agganci meccanici. Un elemento d’arredo adatto alle più svariate esigenze, per ambienti moderni e classici, grazie a la sua leggerezza e luminosità.
Per maggiori informazioni Sogimi • Roma Tel. 06 726431 www.sogimi.com
Per maggiori informazioni Marretti • Signa (FI) Tel. 055 8734735 www.marrettiscale.it
Isolamento termico e acustico
che arreda
La doccia che arreda
Design e risparmio energetico
Piatti decorati
Da Rehau i sistemi profili finestre Thermo-Design 70: caratterizzati da superfici lisce, compatte e di facile manutenzione, contribuiscono a tenere lontano freddo, polvere e umidità dagli ambienti interni, per un eccellente isolamento termico. Garantiscono inoltre un ottimo livello di fonoisolamento, eliminando rumori esterni quali traffico, vibrazioni e impianti rumorosi. Sono combinabili con il sistema per avvolgibili Comfort-Design e disponibili in diverse colorazioni e rivestimenti: 15 decori effetto legno, 18 monocromatici e 3 colori per il corpo base, bianco, caramello e marrone. I profili Rehau sono compatibili con la maggior parte dei sistemi antieffrazione, garantendo un’eccellente affidabilità fino alla classe di resistenza 3.
Showart è il marchio di Maxi Studio che propone un’ampia linea di piatti doccia decorati. La gamma di finiture, divisa tra legni, pietre, marmi e texture, è disponibile in versione lucida e opaca e permette al piatto doccia decorato sia di adattarsi all’arredamento esistente sia di suggerire nuove combinazioni. Realizzata in resina termoplastica (comunemente in uso nel settore idrosanitario) la linea Showart è disponibile in diverse forme e misure.
Per maggiori informazioni Rehau • Cambiago (MI) Tel. 02 959411 www.rehau.it
Per maggiori informazioni Maxi Studio • Camisano Vicentino (VI) Tel. 0444 410071 www.showart.eu
IoA 19 - settembre ‘08
Funzionalità e stile
Morbide venature
Il radiatore naturale
Il gres interpreta il legno
La cura del particolare e della forma, la saldatura a scomparsa contraddistinguono Bambù radiatore di Brandoni. Il suo design pulito prende forma in materiali e linee essenziali; l’originalità del tubo allungato unisce la ricercatezza del design e la voglia di creare un’opera da esibire. Disponibile in un’unica misura (170 (h) x 3,13 cm) nelle finiture bianco, colorato e cromo, è versatile e riempie con forte personalità ogni ambiente.
rodotto da Saime Sanprospero Ceramica – Gruppo Nuova Riwal Ceramiche, Natif è un grès porcellanato colorato in massa che riproduce fedelmente la superficie del legno. Disponibile in una vasta gamma di formati tutti rettificati: 60x120, 20x120, 15x120, 10x120 cm spessore 12 mm; 30x60, 20x60, 15x60, 10x60 cm spessore 12 mm; 30x60, 20x60, 15x60, 10x60 cm nella versione Natif Light spessore 9 mm. Numerosi i colori disponibili: ambra, vaniglia, curry, muschio, zenzero, ginepro. Frutto di enfasi creativa ed evoluzione tecnologica; interpretazione di stile, forme e colori, Natif permette al progettista di portare in ogni ambiente nuove e piacevoli interpretazioni.
Per maggiori informazioni
Brandoni Castelfidardo (AN) Tel. 071 7822026 www.brandoni.com
In legno lamellare
Il serramento
che fa risparmiare Klima 92 è il serramento in legno lamellare di Faliselli altamente performante per i suoi requisiti di isolamento termico con prestazioni da CasaClima A+. Ha spessore di 92 mm, utilizza 3 guarnizioni, triplo vetro e doppia camera. In fase di posa in opera, non solo si sostituisce il poliuretano espanso con banda bituminosa a espansione che viene posizionata su tutto il perimetro incrementando l’isolamento della struttura e la traspirazione del vapore acqueo, ma viene anche utilizzato in fase di montaggio il falso telaio, che consente al muro esterno di creare uno spessore aggiuntivo in modo da rendere ancora più efficiente il sistema. Per maggiori informazioni Faliselli • Pian Camuno (BS) • Tel. 0364 590990 • www.faliselli.it
Obiettivo benessere
La cabina multifunzione Da Teuco la cabina doccia 156, design Nilo Gioacchini. È un box ad angolo che si caratterizza per la nitidezza delle linee: ampie pareti, assenza di montanti, guarnizioni trasparenti e un utilizzo limitato dell’acrilico rendono protagonista la purezza del cristallo. La base misura cm 90x90 e il piatto può essere installato sia tradizionalmente sia a semi-incasso. Numerose le possibilità di allestimento, tra cui una versione con bagno turco. La doccia 156 è inoltre dotata di una fascia massaggiante multifunzione in gomma siliconica attraversata per metà dall’acqua che insieme ai microjet in rilievo, ad altezza e spessore differenziati, permette un massaggio mirato delle varie parti del corpo. Per maggiori informazioni Teuco Guzzini • Montelupone (MC) • Tel. 0733 2201 • www.teuco.it
P
Per maggiori informazioni
Saime Sanprospero Ceramica Maranello (MO) • Tel 0536 869611 www.saimespr.com
• 13
14 •
IoA 19 - settembre ‘08
mostre /
Flexibility, risposte di design ai cambiamenti della società contemporanea
E
ntro il 2050 il 90% della popolazione mondiale sarà concentrato nelle città, che stanno diventando realtà sempre più complesse. Per sfruttare le opportunità che queste ci offrono è importante rispondere ai continui cambiamenti in atto con flessibilità. Il design, il lavoro di progettazione che per sua natura adotta un atteggiamento flessibile alla ricerca di risposte in grado di sopravvivere alla mutevolezza delle cose può essere d’aiuto nel continuo confronto
La flessibilità permette di rispondere a un mondo che cambia sempre più velocemente. Il contributo dei designer in mostra nelle ex carceri Le Nuove di Torino
con questi cambiamenti. Di qui l’idea di Flexibility che si interroga sui legami tra flessibilità e design, dove per flessibilità si intende la facilità con cui un sistema o un suo componente si può modificare e adattare all’uso in applicazioni o ambienti diversi da quelli per cui è stato progettato. Curatrice la portoghese Guta Moura Guedes, direttrice della biennale Experimentadesign di Lisbona, la mostra (29 giugno -12 ottobre) si svolge presso le ex carceri Le Nuove di Torino, testimonian-
KLIMAHOUSE ROMA 08 1A FIERA CONGRESSO SPECIALIZZATA PER L’EFFICIENZA ENERGETICA NELL’EDILIZIA E L’EDILIZIA SOSTENIBILE ROMA, 23 - 24 OTTOBRE 2008 ORE 9.00 - 19.00
La pre sul sito registrazion e on-li www.k ne lim è obbli ahouse-roma gatoria .it !
MEDIA PARTNER
www.klimahouse-roma.it FIERA BOLZANO SPA I Alto Adige I Italia
za di come una struttura possa modificare radicalmente la propria destinazione d’uso. La mostra si snoda lungo i corridoi intervallati dalle celle disegnando un percorso in tre tappe. Si prende il via da un’introduzione generale che propone vari aspetti del significato di flessibilità, da quello che è in natura a ciò che è nella nostra mente. La seconda parte tratta di esempi di oggetti di design di successo e di soluzioni riguardanti i risultati raggiunti da flessibilità, adattabilità e regolabilità all’interno delle città, degli spazi di lavoro e delle abitazioni. La terza vede nove installazioni/progetti di altrettanti designer di fama internazionale sul tema. I contributi sono stati realizzati da Ross Lovegrove, Matali Crasset, Antenna Design, Emiliana,
Fernando Brizio, Clemens Weisshaar&Reed Kram, Bertjan Pot, Patricia Urquiola e Giulio Iacchetti. Spaziano da risposte molto pragmatiche a proposte più poetiche o tecnologiche; tutte rappresentano una parte del possibile futuro per questa combinazione tra design e flessibilità e il suo uso per il mondo. Hanno dato il proprio contributo “flessibile” a quest’area della mostra anche due designer di musica e suoni, Rui Gato ed Enrico Ascoli. www.torinoworlddesigncapital.it Sopra: di Yves Behar for Danese, Kada si ispira ai bassi tavoli da caffè turchi. Può essere utilizzato nella vita di tutti i giorni come pouf pieghevole o come tavolo ad angolo. Sotto: di Reed Kram e Clemens Weisshar l’insieme di opere Vendôme, frutto del presupposto di base della trasformazione inesauribile.
IoA 19 - settembre ‘08
archimostre /
YOUPRISON. Riflessioni sulla limitazione di spazio e libertà a cura di Francesco Bonami periodo 12 giugno – 19 ottobre orari mar/dom 12/20, gio 12/23; lunedì chiuso luogo Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, via Modane 16, Torino - tel. 011 3797600 www.fondsrr.org
Mondo dietro le sbarre A Torino è in corso la mostra YouPrison, che attraverso le realizzazioni di architetti di ogni parte del mondo offre un motivo di riflessione sull’idea di reclusione e di limitazione della liberà
P
rotagonista dell’evento espositivo YouPrison il tema dell’architettura carceraria. Riflessioni sulla limitazione di spazio e libertà, fino al 19 ottobre presso la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo per l’arte a Torino. Undici studi di architettura sono stati invitati a progettare lo spazio abitativo del carcere. La committenza prevedeva la creazione di una cella di tre metri per quattro, dotata degli elementi essenziali per la vita dei detenuti. L’ampia provenienza geografica dei partecipanti ha messo in luce diversi contesti e situazioni. Gli architetti hanno affrontato il tema interpretando
la cella come modello analitico. Hanno dato vita a riflessioni su questioni di pubblico interesse, quali la limitazione di libertà, il rispetto dei diritti umani, gli strumenti di sorveglianza e controllo, l’evoluzione urbanistica e le sue influenze sulle forme dell’abitare. Lo spazio espositivo della Fondazione è stato trasformato per presentare in scala 1:1 le celle installate, offrendo al pubblico differenti visioni di cosa voglia dire la reclusione nel 21° secolo. Alcuni architetti hanno realizzato i progetti in scala reale, offrendo la possibilità di provare fisicamente l’esperienza di uno spazio di isolamento (Yung Ho Chang, Kianoosh
In alto: Kianoosh Vahabi, al centro Marco Navarra - Progetto di mostra Courtesy Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino
archilibri / 011 + Architetture made in Torino AA.VV. bilingue italiano/inglese – Electa –180 pp – 50,00 euro Torino capitale mondiale del design: un'occasione irrinunciabile per fare il punto della situazione. La città ha vissuto negli ultimi anni un periodo di grande progettazione architettonica. Il libro ha l'ambizione di riassumere il panorama dei nuovi studi di architettura torinesi, fornendo uno strumento in grado di mostrare l'esperienza maturata
dai singoli professionisti, sia nel territorio sabaudo sia altrove, e di suggerire i possibili sviluppi dei percorsi intrapresi.
L’Italia delle città Tra malessere e trasfigurazione AA.VV. – Società Geografica Italiana –208 pp – 30,00 euro Giunto alla sesta edizione, il Rapporto propone, nella parte tematica, una questione di assoluta rilevanza per gli scenari territoriali: lo stato e le prospettive dell’assetto urbano. L’Italia delle città vive profondi momenti di riassetto che aprono prospettive positive con cui convivono fenomeni di profondo malessere e di declino. Fenomeni da comprendere avendo presente il prevalere del congenito dualismo attorno a una perdurante questione meridionale e una insorgente questio-
ne settentrionale. La trama della città è la cifra fondamentale attorno alla quale si è storicamente articolata la tessitura territoriale italiana ed oggi è il soggetto territoriale che meglio illustra le più efficaci condotte competitive: un fenomeno da comprendere a fondo per gestirne al meglio le dinamiche future.
Richistan Come i ricchi sfondati spendono i loro fantastilioni di Robert Frank Isbn Edizioni – 240 pp – 15,00 euro Per rientrare nell’1% degli americani più ricchi occorre un patrimonio netto di 6 milioni di dollari. Il doppio di quello richiesto nel 1995. Per entrare nella lista dei 400 americani più ricchi di Forbes bisogna essere miliardari. Il prezzo d’ingresso era di soli 418 milioni di dollari nel 1995. Robert Frank, senior special writer del Wall Street Journal, descrive con tratto pungente e dettagliato il nuovo paese nato nel cuore degli Usa,
il Richistan. È abitato da dieci milioni di nuovi capitalisti che guadagnano milioni di dollari l’anno, hanno case da 91mila metri quadri tappezzate di opere d’arte facilmente riconoscibili, yacht lunghi 120 metri e Boeing privati.
• 15
Vahabi). Altri hanno portato l’idea di reclusione attraverso installazioni, progetti grafici, modelli e moduli ready to made. L’architetto serbo Anna Miljacki ha proposto una cella capovolta e appesa al soffitto che allude al sistema carcerario privato degli Stati Uniti e a una logica di profitto oggi molto dibattuta. L’isolamento come contesto di lavoro intellettuale è esaminato dal progetto di Ines & Eyal Weizman, che creano una biblioteca di tutti i libri scritti in carcere, dalle lettere di San
Paolo agli scritti di Jean Genet ai testi di dissidenti politici quali Gandhi e Gramsci. Lo studio Nowa di Marco Navarra ha dato vita a un articolato progetto di collaborazione con il carcere di Caltagirone, dove ha sede lo studio. Navarra ha chiesto ai detenuti di disegnare una cella, reale o immaginata. Le centinaia di disegni raccolti sono stati tradotti in modellini che compongono la cella in mostra. Ai progetti architettonici si affianca una rassegna di video d’artista sul tema delle carceri.
Nomi, numeri, simboli... con DibiDoku si può personalizzare la tua porta.
DibiDoku, porta per interni.
la tua.
Colore e... personalità,
Accessori disegnati per te. La maniglia interna, il pomolo esterno e gli spioncini della porta blindata sono stati studiati e realizzati ex-novo, appositamente per questa bellissima linea di rivestimenti, consentendo una perfetta integrazione estetica tra le geometrie, il rigore delle forme e l’eleganza dei dettagli. Di particolare rilievo le viti colorate intercambiabili: un’ulteriore prerogativa a tua disposizione.
Veri e propri pezzi unici, fatti a mano con passione.
Componi da solo la tua porta nel nostro laboratorio aperto a tutti.
Con DibiDoku, DI.BI. decide di inserire un secondo spioncino alla portata dei bambini o di chi è p impossibilitato a muoversi.
w w w. di bi doku .com
NEGOZI SPECIALIZZATI PER LA SICUREZZA DELLA CASA
Pannello DibiDoku, montato su porta blindata.
Crea la tua porta con DibiDoku.
DI.BI. Porte Blindate srl Via Einaudi, 2 61032 Fano (PU) Italia Tel. 0721.8191 r.a. Fax 0721.855460
www.dibigroup.com www.dibidoku.com
Gioca a DibiDoku e crea il pannello della tua porta blindata. Tramite il sito web potrai divertirti a disegnare la porta dei tuoi sogni. Tra mille combinazioni di colore e i 9 moduli geometrici base, sarà entusiasmante creare ciò che non avresti mai pensato di inventare. Porta il tuo disegno al nostro rivenditore più vicino. Ti aspetta.