ottobre 2008
archiglobal
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archiprogetti
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Holy Rosary Catholic Church Complex
La Casa di Abramo tempio islamico e cristiano
progetto del mese
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Un enorme prisma di pietra rossa
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culturamateriale
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L’immaginazione al potere
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ANNO 3 numero 20 euro 2,50
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Porte dell’infinito
L
e Corbusier disegnando il meraviglioso convento di Sainte-Marie de La Tourette, applicò in pieno i suoi 5 punti dell’architettura tranne che nella chiesa. Mentre i cinque punti lecorbuseriani si basano sull’indipendenza dell’assetto interno dalla struttura e sull’emancipazione, attraverso i pilotis, dal suolo, la chiesa, ben ancorata al terreno, con uno spazio racchiuso da muri portanti e con un ben controllato afflusso di luce all’interno, sembra contraddire presupposti teorici tanto ben enunciati. Perfino il sommo Corbu, audace trasgressore di ogni canone e richiamo stilistico, non ha potuto interrompere l’ancestrale ruolo di collegamento tra cielo e terra degli edifici sacri. Un edificio religioso, in qualsiasi cultura ed in qualsiasi epoca, è una specie di magnete, un punto di contatto e di separazione, una porta verso la dimensione spirituale, e un’architettura in cui gli aspetti simbolici e formali sono sempre prevalenti rispetto a quelli funzionali o tecnici. Questi elementi rendono il progetto di un edificio sacro, poesia e non prosa, sfida e ricerca interiore per ogni architetto. Nonostante la nostra cultura, di impronta modernista e razionalista, sia tuttora dominata da un sostanziale materialismo, il tema degli edifici sacri è tutt’altro che superato, ed è un terreno di sperimentazione di nuovi linguaggi, con opere dove spazio, materiali e contenuti simbolici hanno l’occasione di rivelarsi in tutta la loro forza. Carlo Ezechieli
NUOVE FRONTIERE: INNOVAZIONE NELLA TRADIZIONE / CARLO EZECHIELI
Spiritualità
terrena
La Cappella della Riconciliazione a Berlino è stato il primo importante edificio moderno realizzato in terra cruda. Martin Rauch racconta questa tecnica complessa e affascinante che l’arrivo dell’industrializzazione ha cancellato
A
rtigiano, artista o inventore? Maestro dell’architettura in terra cruda, Martin Rauch è uno dei massimi rappresentanti del contemporaneo pensiero trasversale tra scienza, arte e tecnologia. La sua opera si basa sul recupero di tecniche tradizionali ma caratterizzate da un contenuto di innovazione travolgente. Lo intervisto nella casa che ha recentemente completato a Schlins nel Vorarlberg, Alpi austriache. Signor Rauch, le chiese, o gli edifici di culto, sono da sempre un luogo di connessione tra terra e cielo, tra la materia e lo spirito. Costruire una chiesa o un edificio religioso con la
XI BIENNALE / NICO VENTURA
In cerca di architettura Osservazioni, riflessioni e provocazioni tra passato, presente e futuro
U
na pipeline gialla: viti e bulloni formano coppie di metallico nitore e di perfetta armonia funzionale, uscita - si direbbe dalla Scuola di Ulm. È Gas Pipe, il “padiglione” dell’Estonia, installato nei Giardini della XI Biennale di Architettura di Venezia (fino al 23 novembre): la
provocazione più concreta, nell’allusione a un nuovo gasdotto della Gazprom, a out there, architecture beyond building (letteralmente, lì fuori l’architettura oltre l’edificio), l’edizione 2008, curata da Aaron Betsky. Se “è sempre più difficile ritrovare l’architettura nell’edificio, dove dobbiamo cercare? Forse
terra cruda ha implicazioni particolari al riguardo? Costruire una chiesa è senz’altro un’esperienza particolare e molto intensa. Credo che per dare forma a edifici di questa rilevanza sia importante utilizzare un materiale rigorosamente
“
L’utilizzo di terra cruda è ricco di implicazioni artistiche ed estetiche perché svela la presenza di una grande energia
”
locale. Quello che cerco di fare in ogni mio progetto è ridurre al massimo le dimensioni (mantenere uno “small circle” N.d.C.) del cerchio di approvvigionamento, di impiego e di dismissione dei materiali: un criterio che parte da presupposti ecologici. Applicare questo principio a un edificio come una chiesa o un cimitero è più facile rispetto a una casa, dato che è possibile operare un’importante riduzione in termini di componenti e impianti provenienti da situazioni esterne al sito di costruzione. È in tal modo possibile mettere in massimo risalto il materiale che, rivelandosi con tutta la sua massa e consistenza, assume un continua a pag. 3 >>>
MARTIN RAUCH
Nato a Schlins (Voralberg Austria) nel 1958, nel 1978 ha frequentato l’accademia di arti applicate di Vienna - Master in ceramica (tra i docenti Maria Bilger-Perz e Matheo Thun). Nel 1983 riceve un riconoscimento del Ministero federale della scienza con la ricerca fango-argilla-terra. Nel 1984 vince il primo premio nei concorsi Low cost housing for Africa (Pan-Africa Development Corp.) e Barriere anti-rumore promosso dal Dipartimento per la tecnologie costruttive in Austria. Ha realizzato numerosi progetti di edifici in terra cruda, una tecnica che incontra crescente successo.
L’INTERVISTA: DON GIUSEPPE RUSSO
La prova del tempo e il momento progettuale La bellezza è un requisito fondamentale di un nuovo edificio di culto, al quale si deve unire una progettazione che assicuri lunga vita e la richiesta di limitati interventi di manutenzione
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in dai primi secoli della storia del Cristianesimo, la costruzione di un edificio di culto è la risposta a un’esigenza funzionale alla manifestazione culturale della fede cristiana. Abbiamo affrontato realtà e problematiche legate alla realizzazione di nuove chiese con don Giuseppe Russo, responsabile del Servizio nazionale per l’edilizia di culto della segreteria generale della Conferenza Episcopale Italiana. continua a pag. 2 >>>
negli interni, forse nei paesaggi, o forse solo nei sogni, nelle visioni e nelle idee, nella memoria o forse ancora in strani esperimenti che non dovremmo neppure poter chiamare edifici, come le installazioni site-specific”. Studio da tempo i passaggi tra arte e architettura, ma l’interrogativo rimane: si affrontano o si rimuovono i problemi delle metropoli, dello sprawl, o addrittura, degli slums? E ancora, il virtuale è un’ipotesi o una fuga? L’architettura può permettersi di virare sul “concettuale”? All’Arsenale, l’hors-d’oeuvre è manifesto dell’intera mostra: continua a pag. 2 >>>