IoArch 20 - Oct 2008

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ottobre 2008

archiglobal

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archiprogetti

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Holy Rosary Catholic Church Complex

La Casa di Abramo tempio islamico e cristiano

progetto del mese

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Un enorme prisma di pietra rossa

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culturamateriale

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L’immaginazione al potere

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ANNO 3 numero 20 euro 2,50

www.ioarch.it Pubblicità Font srl via Siusi 20/a 20132 Milano tel. 02 2847274 fax 02 45474060 pubblicita@fontcom.it Sped. in abb. postale 45% D.L. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004 n.46) art. 1, comma 1, DCB Milano

Porte dell’infinito

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e Corbusier disegnando il meraviglioso convento di Sainte-Marie de La Tourette, applicò in pieno i suoi 5 punti dell’architettura tranne che nella chiesa. Mentre i cinque punti lecorbuseriani si basano sull’indipendenza dell’assetto interno dalla struttura e sull’emancipazione, attraverso i pilotis, dal suolo, la chiesa, ben ancorata al terreno, con uno spazio racchiuso da muri portanti e con un ben controllato afflusso di luce all’interno, sembra contraddire presupposti teorici tanto ben enunciati. Perfino il sommo Corbu, audace trasgressore di ogni canone e richiamo stilistico, non ha potuto interrompere l’ancestrale ruolo di collegamento tra cielo e terra degli edifici sacri. Un edificio religioso, in qualsiasi cultura ed in qualsiasi epoca, è una specie di magnete, un punto di contatto e di separazione, una porta verso la dimensione spirituale, e un’architettura in cui gli aspetti simbolici e formali sono sempre prevalenti rispetto a quelli funzionali o tecnici. Questi elementi rendono il progetto di un edificio sacro, poesia e non prosa, sfida e ricerca interiore per ogni architetto. Nonostante la nostra cultura, di impronta modernista e razionalista, sia tuttora dominata da un sostanziale materialismo, il tema degli edifici sacri è tutt’altro che superato, ed è un terreno di sperimentazione di nuovi linguaggi, con opere dove spazio, materiali e contenuti simbolici hanno l’occasione di rivelarsi in tutta la loro forza. Carlo Ezechieli

NUOVE FRONTIERE: INNOVAZIONE NELLA TRADIZIONE / CARLO EZECHIELI

Spiritualità

terrena

La Cappella della Riconciliazione a Berlino è stato il primo importante edificio moderno realizzato in terra cruda. Martin Rauch racconta questa tecnica complessa e affascinante che l’arrivo dell’industrializzazione ha cancellato

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rtigiano, artista o inventore? Maestro dell’architettura in terra cruda, Martin Rauch è uno dei massimi rappresentanti del contemporaneo pensiero trasversale tra scienza, arte e tecnologia. La sua opera si basa sul recupero di tecniche tradizionali ma caratterizzate da un contenuto di innovazione travolgente. Lo intervisto nella casa che ha recentemente completato a Schlins nel Vorarlberg, Alpi austriache. Signor Rauch, le chiese, o gli edifici di culto, sono da sempre un luogo di connessione tra terra e cielo, tra la materia e lo spirito. Costruire una chiesa o un edificio religioso con la

XI BIENNALE / NICO VENTURA

In cerca di architettura Osservazioni, riflessioni e provocazioni tra passato, presente e futuro

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na pipeline gialla: viti e bulloni formano coppie di metallico nitore e di perfetta armonia funzionale, uscita - si direbbe dalla Scuola di Ulm. È Gas Pipe, il “padiglione” dell’Estonia, installato nei Giardini della XI Biennale di Architettura di Venezia (fino al 23 novembre): la

provocazione più concreta, nell’allusione a un nuovo gasdotto della Gazprom, a out there, architecture beyond building (letteralmente, lì fuori l’architettura oltre l’edificio), l’edizione 2008, curata da Aaron Betsky. Se “è sempre più difficile ritrovare l’architettura nell’edificio, dove dobbiamo cercare? Forse

terra cruda ha implicazioni particolari al riguardo? Costruire una chiesa è senz’altro un’esperienza particolare e molto intensa. Credo che per dare forma a edifici di questa rilevanza sia importante utilizzare un materiale rigorosamente

L’utilizzo di terra cruda è ricco di implicazioni artistiche ed estetiche perché svela la presenza di una grande energia

locale. Quello che cerco di fare in ogni mio progetto è ridurre al massimo le dimensioni (mantenere uno “small circle” N.d.C.) del cerchio di approvvigionamento, di impiego e di dismissione dei materiali: un criterio che parte da presupposti ecologici. Applicare questo principio a un edificio come una chiesa o un cimitero è più facile rispetto a una casa, dato che è possibile operare un’importante riduzione in termini di componenti e impianti provenienti da situazioni esterne al sito di costruzione. È in tal modo possibile mettere in massimo risalto il materiale che, rivelandosi con tutta la sua massa e consistenza, assume un continua a pag. 3 >>>

MARTIN RAUCH

Nato a Schlins (Voralberg Austria) nel 1958, nel 1978 ha frequentato l’accademia di arti applicate di Vienna - Master in ceramica (tra i docenti Maria Bilger-Perz e Matheo Thun). Nel 1983 riceve un riconoscimento del Ministero federale della scienza con la ricerca fango-argilla-terra. Nel 1984 vince il primo premio nei concorsi Low cost housing for Africa (Pan-Africa Development Corp.) e Barriere anti-rumore promosso dal Dipartimento per la tecnologie costruttive in Austria. Ha realizzato numerosi progetti di edifici in terra cruda, una tecnica che incontra crescente successo.

L’INTERVISTA: DON GIUSEPPE RUSSO

La prova del tempo e il momento progettuale La bellezza è un requisito fondamentale di un nuovo edificio di culto, al quale si deve unire una progettazione che assicuri lunga vita e la richiesta di limitati interventi di manutenzione

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in dai primi secoli della storia del Cristianesimo, la costruzione di un edificio di culto è la risposta a un’esigenza funzionale alla manifestazione culturale della fede cristiana. Abbiamo affrontato realtà e problematiche legate alla realizzazione di nuove chiese con don Giuseppe Russo, responsabile del Servizio nazionale per l’edilizia di culto della segreteria generale della Conferenza Episcopale Italiana. continua a pag. 2 >>>

negli interni, forse nei paesaggi, o forse solo nei sogni, nelle visioni e nelle idee, nella memoria o forse ancora in strani esperimenti che non dovremmo neppure poter chiamare edifici, come le installazioni site-specific”. Studio da tempo i passaggi tra arte e architettura, ma l’interrogativo rimane: si affrontano o si rimuovono i problemi delle metropoli, dello sprawl, o addrittura, degli slums? E ancora, il virtuale è un’ipotesi o una fuga? L’architettura può permettersi di virare sul “concettuale”? All’Arsenale, l’hors-d’oeuvre è manifesto dell’intera mostra: continua a pag. 2 >>>


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IoArchitetto 20 - ottobre ‘08

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In cerca di architettura Hall of Fragments propone due schermi semicircolari antimetrici. I frequentatori si muovono nel passaggio concavo ricavato tra i due e così sollecitano sensori che generano dall’altra parte, nelle due sale convesse, immagini prodotte dalle moltiplicazioni casuali di pixel tratti da film storici ovvero di fantascienza, proiettati nella versione originale su teleschermi. Seduti, si assiste ad evoluzioni di grande effetto: si formano e si dileguano a seconda dei movimenti dei passanti che a loro volta, divenuti consapevoli dell’interfaccia, magari sono imbarazzati. Se è architettura, è andata davvero “oltre l’edificio”. Poi Gehry, Zaha Hadid e altri

espongono i rispettivi brand in versione scultorea. Più divertente Hyperhabitat, una sorta di arredamento in metacrilato. Qui, l’interfaccia è più discreta: pulsanti consentono ai frequentatori di illuminare led che rendono più brillanti e dunque più evanescenti, tavoli, sedie, appendiabiti. Le Corderie, rimaste garbatamente intoccate dall’allestimento e dunque presenti con il loro valore di edificio, assistono silenti agli episodi di a house to call home: ci siamo sentiti a casa nel mondo? Una domanda che avrebbe impensierito Bruce Chatwin. Le Artiglierie guardano le interpretazioni “al limite” offerte da

A pagina 1, di Studio Albori - Milano, L’ecomostro addomesticato. Uno scheletro edilizio abbandonato diventa una casa, 2008, Courtesy Fondazione La Biennale di Venezia. Sopra, Hall of Fragments: il retro di ogni schermo è un’impalcatura che ospita il sistema di proiezione e di interazione sensitiva. Su ogni lato 34 monitor proiettano in continuazione frammenti di film che animano il contenuto delle proiezioni al passaggio dei visitatori. Foto di Paul Wesley Griggs. A sinistra Thirst Pavilion, Expo Saragozza, Spagna 2007, Collezione: cloud 9. Courtesy Fondazione La Biennale di Venezia

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La prova del tempo e il momento progettuale

DON GIUSEPPE RUSSO

Nato a Taranto, si laurea in Ingegneria Civile presso l’Università di Pisa. Nel 1995 è ordinato sacerdote e nel ’96 consegue la Licenza in diritto Canonica presso la Pontificia Università Lateranense. Nel 1998 riceve l’incarico di consulente ecclesiastico dell’unione locale di Taranto dei giuristi cattolici e nel 2000 organizza il convegno nazionale dell’UGCI. Nominato direttore dell’Ufficio per i Beni Culturali Ecclesiastici dell’arcidiocesi di Taranto nel ’96, dall’ottobre 2005 è responsabile del Servizio Nazionale per l’edilizia di culto della Segreteria generale della CEI.

Esistono piani a livello locale o sono coordinati a livello centrale? I progetti delle nuove chiese nascono quasi sempre nell’ambito della diocesi interessata: la curia ne ha la responsabilità amministrativa e artistica. Talvolta l’iniziativa di progettazione è promossa a livello centrale dal Servizio Nazionale per l’edilizia di culto. Si tratta dell’indizione di concorsi nazionali di progettazione di nuovi complessi parrocchiali, secondo la formula a inviti, coinvolgendo architetti selezionati in base al proprio curriculum professionale e accademico. Da sempre la Chiesa si è affidata a grandi architetti per realizzare nuovi luoghi di culto: la bellezza ne è un elemento fondante? La bellezza di una chiesa non risponde a criteri puramente

dodici studi di progettazione (da Centola Associati a Mad, da Nemesi a West8) sulle periferie: uneternal city, contrapposta alla Roma Interrotta (si noti il confronto tra maiuscole e minuscole) di trent’anni fa. A seguire, gli elaborati del concorso bandito dalla Biennale sul tema della città diffusa, cui hanno partecipato 728 studenti provenienti da 48 Paesi. E una tale rappresentatività rende davvero il tema everyville: nella speranza - suggerisce il bando - che la virtualità possa aiutarci a superare gli stereotipi di villette e centri commerciali. Ai Giardini, nel Padiglione Italia, Betsky collabora con Emiliano Gandolfi a i tre tempi della sperimentazione: Passato (anni 70 e 80), quando il pensiero domi-

nante veniva dai futuri archistar; Presente, che si interroga in particolare sul versante dell’ecologia; Futuro, che ripone le aspettative sul mondo virtuale del video. Allora, i disegni che già con Zaha Hadid erano “una sorta di storia del progetto” indipendente dalla realizzazione, lasciano lo spazio alle idee, che a loro volta lasceranno lo spazio alle immagini: verso la smaterializzazione. Si dovrebbe così resuscitare l’architettura dalla tomba dell’edificio. L’Italia alle Tesi delle Vergini, risponde con Francesco Garofalo sollevando una questione importante, la “riflessione critica del realizzare” nella direzione di un ambiente eco-sostenibile. Qui si incontra un video di statistiche singolarmente interessante e

addirittura piacevole per grafica e immagini. Altri, come Germania e Stati Uniti (promettente nella esposizione di una grande tendamanifesto fotografico sulle condizioni abitative nella zona di confine tra San Diego e Tijuana) sembrano disponibili a una grande varietà di interpretazioni. Nella stessa linea, l’Australia giunge a miniaturizzare: deve ospitare 300 modelli. Il Brasile si spinge a intitolare non-architects/interviews per lasciare la parola alla committenza. Altri invece, come Spagna, Gran Bretagna e Francia (con un allestimento davvero studiato) sembrano meno coinvolti e propongono progetti e realizzazioni nei rispettivi Paesi.

Altri ancora, come per il Portogallo (in città), Souto de Moura e De Sousa sono “allarmati” e rilanciano out here (qui fuori). Una monografica di Sverre Fehn, tra gli epigoni del Movimento Moderno, nello straordinario spazio dove il cemento armato ospita alberi, da lui stesso realizzato nel 1962 per i Paesi Scandinavi, si dichiara invece di altra linea culturale. Più vicina alla “resistenza”, cui seguita a richiamare Vittorio Gregotti. Come il Padiglione Venezia, dove congegni meccanici aiutano a scoprire le sensibilità al costruito di Carlo Scarpa. E d’altra parte, la stessa Biennale: la strada dell’Arsenale è “Via Harald Szeemann”.

estetizzanti; è l’immagine più efficace e performante della ricchezza del mistero che vi si celebra, della trascendenza di Dio che irrompe nella storia dell’uomo e della sua presenza tra gli uomini, del dono di grazia di cui si fa esperienza durante la liturgia, del fascino luminoso ed esaltante che promana dalla preghiera, specie quella eucaristica. Per questo la bellezza è uno dei requisiti fondamentali da assicurare a un nuovo edificio di culto in fase di progettazione. Recentemente, nell’ambito di un seminario di studio per progettisti, ho personalmente insistito sul tema della bellezza e ho chiesto loro di riuscire a coniugare questa qualità imprescindibile con altre non meno importanti, quali la riconoscibilità, l’identità liturgica, la funzionalità. Certo, occorre riconoscere che non è un problema di facile soluzione. L’architettura contemporanea attraversa una fase di transizione caratterizzata da un percorso non omogeneo, non definito. Questo complica le cose.

Purtroppo la vita delle chiese è diminuita di molto negli ultimi decenni rispetto alle grandi cattedrali o basiliche di un tempo. La necessità di contenere il costo di costruzione, il ricorso a materiali di costruzione più moderni ma meno durevoli sono sicuramente la causa principale. Ma non va trascurata un’altra ragione, che si va imponendo con evidenza negli ultimi tempi. Mi riferisco alla cattiva gestione e manutenzione degli immobili, che riguarda anche le chiese realizzate nel recente passato. Manca la mentalità giusta da parte non solo di committenti e gestori, ma anche – ed è ancora più grave – degli stessi progettisti. È il progetto che deve dare le giuste risposte alle domande: quali materiali e quali tecnologie scegliere per allungare la vita dell’edificio? quale piano elaborare per assicurare la corretta gestione dell’immobile? quali strumenti informativi fornire ai responsabili delle strutture perché programmino una gestione efficace? La materia è così rilevante e urgente che abbiamo deciso di sceglierla quale tema di un convegno nazionale organizzato in collaborazione con il politecnico di Milano che si terrà a marzo e si rivolgerà ai

committenti ecclesiastici, agli operatori del settore religioso, e ai tanti architetti ed ingegneri che da tempo seguono le nostre iniziative.

una nobile semplicità piuttosto che il fasto, si curi la verità delle cose e si tenda all’educazione dei fedeli e alla dignità di tutto il luogo sacro” (ibidem, n. 18). Idee chiare per indirizzi rispettosi della creatività, senza formule preconfezionate.

La chiesa è un edificio che nasce per durare pressoché in eterno. Quali le problematiche in fase progettuale, costruttiva e di manutenzione?

Quali gli indirizzi architettonici e artistici per le nuove chiese? Siamo convinti che non sia corretto dare indirizzi precisi sul piano formale, stilistico e compositivo agli architetti ed agli artisti coinvolti nella progettazione dello spazio. A loro si chiederà di progettare opere che sappiano confrontarsi con la contemporaneità, senza fughe in avanti e senza ritorni al passato. La sfida è tutta qui. Progettare opere di oggi, belle e dotate di un linguaggio comprensibile a tutti, capace di elevare lo spirito. Uno dei documenti di cui la Chiesa si è dotata afferma che è bene che “si eviti la ricerca forzata della monumentalità e il ricorso alla mera esibizione strutturale” (Commissione Episcopale per la liturgia, La progettazione di nuove chiese, n. 26), “favorendo sempre l’elevata qualità e dignità artistica delle opere” (ibidem, n. 16). Anche nella scelta dell’arredo i vescovi italiani chiedono che “si abbia di mira

Un architetto come può concorrere alla realizzazione di un nuovo edificio religioso? La procedura ordinaria è quella di segnalarsi presso le diocesi o presso il nostro Ufficio, inviando il proprio curriculum. Normalmente per progettare una chiesa occorre una certa maturità professionale, trattandosi di un’opera che potremmo definire ‘speciale’. L’affidamento di incarico può avvenire in modo diretto, sulla base di una preselezione accurata, oppure in seguito a concorso, sia a livello diocesano o regionale, sia a livello nazionale, come i concorsi banditi dalla CEI. Segnalo anche la possibilità, specie per i giovani architetti o ingegneri, di partecipare ai vari master di progettazione dello spazio sacro che in questi anni si stanno attivando sul territorio nazionale, in collaborazione con i poli universitari. Nadia Rossi


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Spiritualità

terrena

alto valore simbolico. Costruire in terra cruda significa utilizzare un materiale che si identifica con la terra stessa, come con la pietra, che è il risultato di mutazioni geologiche durate milioni di anni, di pressioni formidabili, di temperature altissime, che vengono rivelate, come nelle architetture di Mies Van Der Rohe o di Adolf Loos, quando sono tagliate. La terra cruda è un materiale molto più semplice ma racchiude sia un contatto con la terra, sia il tempo geologico di formazione del materiale, sia la grande quantità di lavoro necessaria alla costruzione. Credo che l’utilizzo di questo materiale sia ricchissimo di implicazioni artistiche ed estetiche perchè svela in modo chiaramente percettibile la presenza di una grande energia. In passato si è confrontato con il disegno di monumenti, come i cimiteri, nel Vorarlberg. Come descrive l’esperienza di costruire un edificio con un forte contenuto formale? Con il cimitero a Batschuns ho avuto la piena consapevolezza del potenziale simbolico-evocativo di un materiale come la terra cruda. Il complesso comprende una camera con pareti in terra pressata (il pisè) che dà l’idea di entrare in una cavità nel terreno. Credo che la combinazione tra materiale e uno spazio di questo tipo abbia implicazioni simboliche fortissime e percepirle, come del resto percepire il concetto di “small circle”, non avviene a livello razionale ma, di solito e con grande forza, a livello emotivo. La terra cruda è un prodotto dell’erosione, e l’erosione è l’elemento fondamentale che ha disegnato la superficie del pianeta e i luoghi in cui viviamo che, in un certo senso, sono un’enorme scultura. Anche i cittadini di Batschuns, inizialmente scettici circa l’impiego di questo materiale non convenzionale, si sono infine identificati profondamente con l’opera. Come è nato il suo interesse per le costruzioni in terra cruda? Ho iniziato a studiare la creta come scultore e ad approfondirne progressivamente le qualità tecnologiche e strutturali, in particolare tutti i processi e le lavorazioni che non richiedevano cottura. Interessandomi all’impiego del materiale in vari campi ho notato che ogni regione, in tutto il mondo, ha o ha avuto una tradizione di questo tipo di costruzione, poi cancellata con l’arrivo dell’industrializzazione. Credo che la mia ricerca sia ben

Organo ufficiale dell’Associazione International Centre of Environmental Design

Direttore responsabile Sonia Politi Direttore scientifico Carlo Ezechieli Art Director Tuny Parrella Redazione Nadia Rossi (caporedattore), Roberta Basaglia, Alice Gramigna, Elena Sauter, Koki Yoshida, Mariella Zoppi Rubriche Daniela Baldo, Alessandro Belgiojoso, Mara Corradi, Davide Crippa, Sara Ferrario, Nora Fumagalli, Camilla Morlacchi, Marco Penati, Joe Zaatar © Diritti di riproduzione riservati. La responsabilità degli articoli firmati è degli autori. Materiali inviati alla redazione, salvo diversi accordi, non verranno restituiti.

sintetizzata dalle tre parole in tedesco lehm (fango), ton (argilla) e erde (terra) che, secondo la mia interpretazione, stanno rispettivamente per tecnica, estetica, e terra, ovvero ecologia. La Cappella della Riconciliazione a Berlino è stato il primo importante edificio moderno in terra cruda. Crede che l’utilizzo di queste tecnologie possa diventare più accessibile e diffuso? In Europa, con le metodologie e il costo del lavoro attuali, costruire in terra cruda non è per il momento competitivo rispetto a metodi di costruzione convenzionali, e si addice a edifici qualificabili come “di lusso”. Manca tuttora fiducia in questi metodi di costruzione, e i regolamenti non aiutano. La casa come quella in cui mi trovo in questo momento (la Wohnhaus Rauch, tetto piano, muri esterni in terra cruda a vista, da poco terminata), ad esempio, non avrebbe mai potuto essere realizzata in Italia per via dei regolamenti antisismici, che però non sono in vigore in Austria. In Germania è possibile costruire ma solo con verifiche statiche molto accurate, tanto che la Cappella della Riconciliazione ha dovuto sottostare a un processo di verifica e collaudo che è costato più di 20mila euro; affrontare tale costo è senz’altro praticabile per un edificio pubblico, ma non per la maggior parte dei privati cittadini. La situazione sta comunque cambiando: dopo la costruzione della Cappella di Berlino c’è stato un importante sviluppo di edifici in terra cruda, fatto che rivela l’emergere di un grande interesse. Penso sia necessario lo sviluppo di una sorta di “indotto”, come nel Vorarlberg con la cosiddetta “architettura di legno”. Fino a 20 anni fa l’utilizzo del legno nelle costruzioni era considerato poco appropriato ma ora, attraverso il recupero di conoscenze artigiane diffuse in passato, si è affermata un’industria di assoluto rilievo. Bisogna comunque considerare che se i nonni degli attuali industriali del legno del Vorarlberg conservavano una memoria di queste tecnologie, quella della costruzione in terra cruda si è persa ormai da molte generazioni e il suo recupero richiederà più tempo. La formula è investire nella revisione del processo di costruzione cercando di ridurre l’incidenza della manodopera. A tal proposito ho da poco fondato, con un’importante ditta austriaca di costruzioni, un gruppo chiamato ERDEN.

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Infine, dato che al momento non esistono imprese in grado di eseguire lavorazioni di questo tipo, io stesso mi ritrovo a essere contemporaneamente urbanista, architetto, costruttore e, di conseguenza, amministratore della mia ditta di costruzioni. Una figura davvero poco convenzionale …e davvero pre-industriale! In copertina: l’interno in terra cruda della Cappella della Riconciliazione di Berlino (progetto Reitermann&Sassenroth). A lato: il famedio del cimitero di Batschuns costruito in terra cruda pressata. Sotto: l’altare del centro di culto cristiano (evangelico e cattolico) di Monaco-Riem (Baviera), architetto Florian Nagler

Flashalessandrobelgiojoso La Rothko Chapel di Houston, luogo ecumenico, dove tutti i culti sono ammessi, con i testi sacri delle grandi religioni allineati all'entrata. All'interno solo grandi tele di Mark Rothko e nessun simbolo religioso.


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IoArchitetto 20 - ottobre ‘08

brevi / camilla morlacchi QUALITÀ ARCHITETTONICA: * UN DDL PARTECIPATO

Il disegno di legge-quadro sulla qualità architettonica approvato lo scorso 11 luglio dal Consiglio dei Ministri e ora all’esame della Conferenza Unificata prevede un innovativo livello di consultazione pubblica online. È possibile scaricare il testo del ddl e inviare i propri commenti e osservazioni all’indirizzo: www.beniculturali.it/sala/QualitaArchitettura.asp

LE NUOVE TEGOLE ANTI-SMOG DI MONIER * Meglio non domandarsi quanti metri quadri di lastre cemento-amianto

ricoprano ancora i condomini italiani 18 anni dopo l’entrata in vigore della legge che ne imponeva la bonifica. Oggi invece Monier propone al mercato Auranox, una innovativa tegola in cemento contenente biossido di titanio che, per un processo di fotocatalisi, trasforma gli agenti inquinanti in sali inorganici poi eliminati dalle piogge. Una copertura in Auranox di 200 mq è in grado di smaltire, nel corso di un anno, una quantità di agenti inquinanti pari alle emissioni di due caldaie impiegate nel riscaldamento di un edificio a uso residenziale. Inoltre, la tecnologia Auranox rende la tegola autopulente. www.monier.it

GESTIONE INTELLIGENTE DELLE RISORSE * Integrare più fonti di energia, ottimizzare le richieste di potenza,

ottenere la più elevata certificazione energetica, migliorare il comfort termico e riuscire a fare tutto questo in modo semplice: sono gli obiettivi di Choro, la novità di Palazzetti, l’azienda che nel 1992 aveva introdotto la caldaia a pellet come reale alternativa alle fonti fossili. Più che un prodotto, Choro è un sistema di riscaldamento che, progettato di volta in volta sulla base delle caratteristiche dell’abitazione, permette un risparmio fino al 50% nel consumo di gasolio o gas. www.palazzetti.it

BUONE PRATICHE PER UNA CITTÀ SOSTENIBILE * Città Sostenibile edizione 2008 offre a tutti i progettisti l’opportunità di

presentare un progetto che presenti caratteristiche di sostenibilità ambientale. Si tratta di un’area espositiva di 1.000 mq aperta ai 50mila visitatori attesi alla fiera internazionale Ecomondo-Key Energy, a Rimini dal 5 all’8 novembre 2008. Per informazioni sulla partecipazione, i criteri di selezione e le modalità di esposizione: info@cittasostenibile.com ENERGIE ALTERNATIVE * KlimaEnergy premia le amministrazioni

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ARCHITETTURA, MATERIALI, SISTEMI A MONACO CON BAU Saranno circa 2.000, provenienti da 40 paesi, gli espositori che occuperanno i 180mila mq della fiera di Monaco di Baviera dal 12 al 17 gennaio prossimi. Notoriamente un’occasione unica per un panorama globale su architettura, materiali e sistemi per l’edilizia e gli edifici, edilizia residenziale e architettura d’interni, BAU 2009 focalizzerà l’attenzione sugli involucri intelligenti per gli edifici, l’efficienza energetica in edilizia, la sicurezza degli edifici e sulle superfici architettoniche. Il forum MakroArchitektur si concentrerà sul dialogo tra architettura e industria, con un fitto calendario di approfondimenti. www.bau-muenchen.de OUTDOOR DESIGN COMPETITION A RIMINI * Nido o guscio? Questo il tema proposto a undici designer che presente-

ranno le loro idee per un outdoor sempre più personalizzato, di carattere e distintivo a SUN, dal 16 ottobre a RiminiFiera. In mostra le proposte e i prototipi di Setsu e Shinobu Ito (con Fornasarig), Paolo e Michela Baldessari (con Caimi), Massimo Iosa Ghini (con Emu), Terry Dwan (con Riva 1920), Alessandra Pasetti (con Atmos), Denis Santachiara (con Campeggi e Steelmobil), Monica Graffeo (con Roberti e Gaber), Angelo Micheli (con Domodinamica), Luca Scacchetti (con Unopiù), Antonio Bullo (con Talenti), Silvia Suardi e Sezgin Aksu (con dePadova).

locali (comuni e province) che hanno saputo meglio promuovere uso e diffusione delle energie rinnovabili. La provincia di Bolzano ad esempio già ora produce il 45% del proprio fabbisogno energetico da un mix che comprende idroelettrico, solare termico, fotovoltaico, biomassa, biogas e energia eolica, a fronte della media nazionale del 13%. Nell’immagine, la targa del premio KlimaEnergy Award 2008, disegnata da Heinz Waibl, uno dei grandi protagonisti della grafica e del design (dal 1974 studio Signo con Angela Micheletto). A Bolzano, dall’8 al 10 ottobre. www.klima-energy.it

MADE EXPO, MILANO ARCHITETTURA DESIGN * EDILIZIA

“Per far bene il nostro lavoro oggi dobbiamo essere capaci di pensare al futuro. Perciò architetti e progettisti sono i nostri principali riferimenti”. Così Giulio Cesare Alberghini e Andrea Negri, rispettivamente amministratore delegato e presidente di Made Eventi, presentano la 2a edizione di Made expo, Miilano Architettura, Design, Edilizia che si svolgerà a Milano dal 4 al 7 Febbraio 2009. Una manifestazione fieristica nata con la camicia, che ha avuto alla sua prima edizione 1.914 espositori e che pensa ancora più in grande. C’è tanto da fare per le aziende di un settore trainante per l’intera economia e che guarda al futuro con fiducia, sia per quanto concerne il mercato interno anche grazie ai progetti del Governo sul Piano Casa, ricordati dal direttore generale di Uncsaal Pietro Gimelli, sia per il ruolo sempre più centrale e internazionale di Milano, la città che è stata capace di fare il più grande salone del mobile del mondo, come ha sottolineato Rosario Messina, presidente di Federlegno-Arredo. www.madeexpo.it AW PER THE BRIDGE * Il flagship store The Bridge recentemente inaugurato a Londra (27,

Margaret St.) è stato realizzato dallo sudio fiorentino Architectural Workshop di Alessandro Lattanzi e Roberto Fileni, che cura l’immagine coordinata del gruppo pellettiero toscano. 200 mq in pieno centro sviluppati attorno a un lucernaio centrale in vero e acciaio con piani in legno laccato color seta, contenitori verticali in ottone brunito e plexiglass e al centro un gruppo di espositori composti in modo da riprodurre uno ziggurat. Gli stucchi e i decori in gesso tipici dell’architettura londinese di fine Ottocento creano un piacevole contrasto con il pavimento in moquette color testa di moro.

REGIONE LOMBARDIA: DALL’IDEA ALL’IMPRESA * C’è tempo fino al 15 novembre per aderire al bando di Regione

Lombardia rivolto a giovani designer (fino a 35 anni) e imprese che intendano prototipare e mettere in produzione i 50 progetti che saranno selezionati nelle 3 aree design per la casa, design per l’ufficio e design per l’ambiente. Previsti contributi a fondo perduto fino a 10.000 euro a favore delle aziende a sostegno dell’ingegnerizzazione e dello sviluppo del prototipo e un finanziamento, pari al 70% dei costi am-missibili, di cui la metà a fondo perduto e la metà a rimborso fino a un massimo di 100.000 euro, per i designer selezionati interessati a creare una nuova realtà imprenditoriale. Bando e informazioni su: http://217.56.24.231/deco/

IN 5.000 A TORRE SAN GIORGIO * 130 espositori e più di 5.000 presenze hanno animato quest’anno l’ap-

puntamento espositivo Expotorre organizzato dal gruppo Idrocentro. Al convegno di venerdì 12 settembre sulle caratteristiche prestazionali dell'involucro edilizio evoluto con esempi applicativi di conformità energetica e soddisfacimento di parametri di comfort ambientale e environmental impact hanno partecipato 500 architetti e progettisti provenienti da tutta Italia, segno della grande attenzione ai temi del risparmio energetico e delle case passive. Tutte le informazioni e gli atti dei convegni saranno disponibili a breve su www.expotorre.it

archisoftware/

L’integrazione al centro della nuova

Vision di STR

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Creative Suite 4 di Adobe

dobe non è solo photoshop o pdf e gli architetti non progettano solo edifici. Da una parte, cresce il mercato dell’architettura di installazioni, allestimenti, video. Dall’altra, comunicare efficacemente utilizzando tutti gli strumenti disponibili, a partire dal web, assicura allo studio una visibilità e una competitività maggiore. Infine, rendere fruibili a tutti le idee architettoniche, al di là del solito formato pdf bidimensionale, favorisce la collaborazione e aiuta a creare consenso intorno ai progetti. La release 4 della Creative Suite di Adobe è per questo uno strumento formidabile. Oltre alle funzionalità tipiche della grafica e dell’impaginazione (Photoshop, Illustrator e InDesign) comprende le applicazioni di web (Flash e Dreamweaver) e video editing (Premiere e AfterEffects). Radicalmente nuove l’integrazione che rende esportabili in Flash (in formato nativo, quindi ulteriormente programmabili dal webmaster) i lavori prodotti con le altre applicazioni, la resa

video superiore, la velocità nel passaggio tra applicazioni, la possibilità di creare animazioni e il supporto della tridimensionalità. Disponibile da dicembre per Mac OS X 10.4.11 o 10.5 e Windows XP o Vista (da ottobre la versione in inglese) anche per gli upgrade, sia delle singole applicazioni stand-alone sia in pacchetti completi (la M a s t e r Collection comprende tutte le applicazioni). www.adobe.com

per gestire la complessità ata nel 1978 e oggi parte del gruppo Sole-24 Ore, STR conta 130 professionisti distribuiti in 4 sedi, 20mila clienti nel mondo delle costruzioni e una solida e continuativa collaborazione con Microsoft (gold certified partner) da cui è nato - dopo un lavoro di sviluppo durato due anni - STR Vision. Uno strumento per operare al meglio nella complessità di attori (progettisti, committenti, enti, imprese), scenari (PC, reti locali, sistemi ERP, Internet), esigenze (progetti, sistemi, impianti, certificazioni) che confluiscono insieme in un’unica costruzione. Innovativo a partire dall’architettura SOA (service oriented architecture: l’applicazione residente si integra con banche dati disponibili via web per generare i documenti di volta in volta necessari, a loro volta condivisibili a distanza da altri utenti) Vision è però concretamente operativo. La nuova interfaccia grafica, che prende a prestito il “ribbon” di Office 2007, con una

scrivania personalizzabile invece delle mille schermate aperte in contemporanea tra le quali navigare, velocizza il lavoro. L’interoperabilità, assicurata anche dal supporto di Standard SIX, il formato xml aperto che garantisce il trasferimento da e verso altre applicazioni, favorisce la collaborazione e lo scambio di informazioni tra i diversi attori (con la possibilità di settare in modo semplice diversi livelli di sicurezza). Funzioni di analisi e reportistica complete e una ricca banca di template permettono di completare in breve tempo le procedure complesse che presiedono all’organizzazione di un progetto e alla sua trasformazione in cantiere efficiente. www.strvision.it


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archiglobal / mara corradi

Holy Rosary Catholic Church Complex Strutture in calcestruzzo disegnate per essere leggere e al contempo rigorose espressioni della sacralità del luogo

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a piccola comunità di St. Amant in Louisiana necessitava di un progetto per il nuovo complesso che avrebbe ospitato le funzioni religiose. Alle ragioni del culto in America si uniscono spesso quelle educative e di semplice aggregazione, affinché la solitudine imposta dalle grandi distanze sia ridotta dall’avvicinamento delle persone nello svolgimento delle attività di interesse collettivo. La nuova struttura religiosa progettata da Trahan Architects ha previsto quindi sia una sede per le meditazioni spirituali sia un centro di educazione, realizzando infine un luogo di aggregazione con precisi riferimenti compositivi. La piccola cappella, fulcro dell’intero complesso, presenta sulla sommità lucernari appuntiti

che, da lontano, impreziosiscono il cubo in cemento di cui è costituita come una corona. Attorno a essa e allo spazio di rispetto adibito a giardino per assemblee all’aperto, è eretto l’edificio che ospita aule per la didattica e l’educazione religiosa e uffici amministrativi: come un chiostro, verso l’interno è caratterizzato dal portico di deambulazione, mentre verso l’esterno il muro di calcestruzzo si interrompe solo in corrispondenza dell’ingresso, segnato proprio dall’inizio del portico. Entrando un marciapiede di forma trapezoidale guida direttamente alla porta della cappella realizzata con una spessa lastra di vetro, unica apertura che interrompe il compatto cubo in calcestruzzo. I suoi muri hanno una sezione triangolare, poiché ricavati da un offset della pianta

con certo angolo di rotazione. All’interno di queste pareti in forte spessore sono stati disegnati cunicoli che dai lucernari di copertura giungono fino all’interno della cappella per illuminare l’ambiente a pianta quadrata, il cui orientamento è dato dalla grande Croce

I lucernari della cappella fungono da riferimento visivo e testimoniano l’importanza del luogo. Gli interni della cappella: il disegno ad assi, proprio della realizzazione del calcestruzzo, costituisce il “decoro” parietale. (Credits photos: Tim Hursley/The Arkansas Office)

Progetto Trahan Architects, Baton Rouge, USA Strutture Schrenk & Peterson Consulting Engineers Impianti Apex Engineering Corporation Ubicazione St. Amant, Louisiana (USA) Superficie totale 4.538 mq Materiali strutturali calcestruzzo e vetro strutturale Ditte costruttrici Sorrento Lumber Co. Inc., Architectural Glass & Metal Inc. Forniture Cutler Hammer, Benchworks, Werco

TREY TRAHAN

La pianta del complesso religioso. Sotto, vista del muro in calcestruzzo dall’esterno

posta sul lato Est. L’edificio riservato alle attività temporali presenta invece muri interrotti da vetrate a tutta altezza e finestre con tagli, grazie ai quali la luce si poggia severa sul calcestruzzo levigato, schiarendone il colore, definendo e qualificando i contorni degli ambienti,

resi indistinti dall’uso dello stesso materiale da costruzione. Spazio di filtro tra le due destinazioni, il portico svetta sull’edificio con una copertura disegnata per alleggerire anche visivamente il peso che grava sulle colonne sottili. L’impiego massiccio del calce-

Unico tra gli architetti americani, nel 2005 ha vinto l’Architectural Review Award for emerging architectures. Fondato nel 1992, lo studio recentemente ha vinto tre concorsi internazionali a Pechino, uno dei quali per la costruzione di una nuova città. La Holy Rosary Catholic Church ha ricevuto nove premi provinciali e statali. Tra i suoi clienti, istituzioni finanziarie, università, impianti sportivi. www.trahanarchitects.com

struzzo nelle parti strutturali, nella pavimentazione, nella copertura e anche nelle grandi mensole che inglobano i lavamani delle aree comuni, va a sfruttare una risorsa locale a costo moderato e diventa ulteriore scelta espressiva distintiva all’interno dell’area urbana.


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archimateriali / daniela baldo

Questione di pelle Il messaggio architettonico tra fisico e virtuale

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no degli elementi chiave nella comunicazione dell’architettura è costituito dall’involucro dell’edificio: come la pelle di un corpo racconta il microcosmo contenuto in essa, così l’involucro architettonico rivela un messaggio attraverso le sue caratteristiche e ha acquistato una crescente valenza tanto da divenire uno degli aspetti più caratterizzanti nel campo architettonico. La pelle dell’edificio è determinante nel definire l’espressività del manufatto e viene raccontata con materiali sempre più ricercati. Si possono intravedere percorsi di ricerca differenti, analizzandone i diversi tipi, dai minimali che giocano con le trasparenze, battezzati “silenziosi” da Paolo Portoghesi, a quelli plastici in cui attraverso algoritmi si generano architetture complesse e fluide. Nel tempo, alcuni materiali hanno assunto un significato simbolico. Nell’immaginario comune, la pietra appare

come simbolo di durezza e inflessibilità e il cristallo come emblema di purezza. I metalli nobili sono sempre stati riferiti a concetti di ricchezza e benessere. La scelta della pelle veicola un messaggio. È definibile tramite la texturizzazione dei materiali, dove forte è il gioco tra trasparenza e opacità e tra leggerezza e peso. Anche dall’interno della materia si possono generare pelli che si esprimono tramite vibrazioni intrinseche al materiale: ondulazioni, grafismi e ombre. Ogni tipo di materiale rappresenta in effetti di per sé una forma semiotica; a seconda delle qualità che lo caratterizzano (colore, texture, permeabilità alla luce, durezza, conducibilità termica, tattilità) entra in rapporto con gli altri materiali compresenti nello spazio circostante. La pelle dell’architettura è, infatti, il diaframma fra l’organismo architettonico e lo spazio nel quale è inserito. Oggi la tecnologia consente all’architetto

di trasmettere il proprio messaggio mediatico con ogni tipo di superficie, partendo da materiali naturali come legno, pietra e marmi, fino a quelli artificiali: vetro, metalli e materiali di sintesi. Con l’ausilio della stampa digitale si è in grado di sovrapporre un’immagine a qualsiasi superficie, consentendo di vestire l’involucro di un edificio con un’infinita varietà di materiali. L’architettura in una società mediatica, come sostiene Peter Eisenman, è il confronto tra fisico e virtuale. Questo stretto legame non può essere risolto soltanto con immagini virtuali in quanto si creerebbero unicamente illusioni. In un momento storico in cui sono disponibili nuove tecnologie e logiche matematiche sorprendenti, è fondamentale attribuire significato e valore all’architettura sfruttando i potenti mezzi della nostra era digitale, senza divenirne schiavi con una conseguente perdita di contenuti.

Torre di controllo Aeroporto Farneborough – Inghilterra Progetto: Studio Reid Architecture

L’

aeroporto di Farnborough è meta di aerei privati del jet set internazionale. La nuova realizzazione comprende una torre di controllo di 35 m di altezza dal disegno sinuoso, sottolineato da una pelle esterna in scandole di laminato di alluminio EXinALL di Novelis che aderiscono alla struttura in cemento armato. Le strisce sono tagliate a forma di mattonella e ogni elemento è applicato a una sottostruttura, sempre in alluminio, dello spessore di 2mm: una tecnologia più efficace ed elegante rispetto alla tradizionale doppia graffatura. EXinALL unisce il colore e l’aspetto estetico dell’acciaio inossidabile ai vantaggi dell’alluminio laminato: la sua resistenza combina l’impiego di vernici che creano un’efficace barriera ai raggi UV e a qualsiasi agente aggressivo o corrosivo. www.novelis.com

Tra esigenze estetiche e funzionali,

gli involucri scelti da cinque progettisti Hotel Mod05 Castelnuovo del Garda Progetto: Enrica Mosciaro

L

a struttura dell’Hotel Mod05 gioca sulla sovrapposizione di due corpi indipendenti, separati da una fascia di vetro. Il piano terra si organizza attorno a uno spazio centrale vetrato; il livello superiore ospita le camere e presenta una seconda facciata di pannelli che permette di variare l’in-

gresso della luce e di selezionare la vista verso l’esterno. Un effetto vibrante e vivo dato dai pannelli Trespa Meteon decori in legno di Inpek. Ideati per il rivestimento di esterni e facciate ventilate, sono composti da resine termoindurenti rafforzate in modo uniforme per il 70% da fibre di legno. Prodotte in condizione di pressione e temperatura elevate, assicurano massima resistenza e durata oltre a stabilità dimensionale e lavorabilità pari al legno duro. Il prodotto garantisce inoltre resistenza agli urti e ai detergenti aggressivi. www.trespa.com

Agenzia BTV Innsbruck – Austria Progetto: Vogl-Fernheim

V

etro e bronzo si alternano quali rivestimenti della moderna struttura che ospita l’agenzia della banca BTV a Innsbruck. Il bronzo, lega di rame e stagno, è da sempre sinonimo di opere d’arte, ora a disposizione anche degli architetti con Tecu Bronze. Un rivestimento che offre una superficie adatta alla piegatura e al taglio, si presta alla lavorazione a freddo e alla saldatura dolce. È indicato per facciate sulle quali è prevista una lavorazione a cassette, doghe o scandole, nonché per rivestimenti di interior design. Ha

una colorazione rosata-bruna che con l’esposizione agli agenti atmosferici nel corso del tempo vira in bruno-verde per arrivato al marrone scuro-antracite. Il processo di ossidazione avviene molto lentamente. www.tecu.com

Area di servizio Gottardo-Uri

Sede Otefal France

Schattdorf (Svizzera) Progetto: Max Germann

St. Chamond – Francia Progetto: Claudio Bronzini

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n’insolita forma ovale caratterizza lo stabilimento Hotefal di St. Chamond (Francia) e lo differenzia dagli standard geometrici dell’edilizia industriale in calcestruzzo. È stato infatti realizzato con una struttura metallica interamente rivestita con pannelli sandwich di alluminio Dwall

L’

intervento di riprogettazione della stazione di servizio di Schattdorf sulla A2 del Gottardo, si caratterizza per l’apertura di una luce verso l’alto che offre la vista sulle montagne circostanti e la forma dalla geometria monolitica. Per il progetto di questo edificio sono stati impiegati due prodotti Prefa: il nastro in allumino a doppia aggraffatura Prefa Deluxe per la copertura e le Scandole Prefa Deluxe per il rivestimento di facciata. Entrambi in colorazione Delphin, disegnano l’aspetto dell’edificio con soli 7mm di spessore ed eccellenti doti di resistenza. La facciata descrive una pelle metallica e tec-

nologica, realizzata con oltre 12mila scandole posate a scaglie e fissate con graffette e con chiodi scanalati in inox da 25 mm. Prefa è distribuito in Italia da Alpewa. www.prefa.it

Iridium, un rivestimento ad alto spessore resistente alle piegature e alla deformazione, 100% riciclabile. Sottoposto a un processo di verniciatura a liquido, si distingue per le innovative finiture dai toni cangianti. L’impiego di particolari pigmenti contenuti nelle vernici PVDF offre uno straordinario impatto etetico e grande resistenza agli agenti atmosferici e agli sbalzi di temperatura. Mantiene il suo aspetto e la brillantezza anche in seguito a un’esposizione duratura all’irraggiamento solare. www.otefal.it


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archiprogetti /

La Casa di Abramo

tempio islamico e cristiano Il progetto di un luogo di preghiera per la condivisione dei culti monoteisti

L

a nostra è un’epoca di profondi individualismi e prepotenze che esplodono in guerre sempre più devastanti, dove chi scatena conflitti spesso trova conveniente farlo in nome di Dio. Un’epoca - come scrive Giorgio Bocca - dominata dagli eccessi, del troppo in tutto, troppo ricchi e troppo poveri, dell’arroganza e dell’eccedenza di ego che si manifesta anche nell’architettura

sa. Facendo proprio il monito di papa Giovanni Paolo II “gettare ponti invece di elevare muri”, il tempio Islamico Cristiano a Napoli ambisce ad incontrare l’altro proprio per mezzo dei muri dello spazio della preghiera. Nato come tema per gli studenti di secondo anno del corso 2000/01, il progetto è stato poi approfondito con tre tesi di laurea confluite nel volume “La casa di Abramo”, Clean edizioni, 2007.

attività in comune, come la mensa e la biblioteca e pertinenze specifiche come le fontane per le abluzioni e il battistero, la madrasa con la casa dell’imam, la parrocchia con l’alloggio del parroco. Il progetto di laurea di Antonio Greco, che introduce in una città predisposta all’accoglienza la speranza tangibile di poter assimilare culture differenti, ricade in una direttrice fra il porto e

Pianta dell’aula di preghiera nelle disposizioni liturgiche cristiana e islamica. A sinistra vista del modello. Al centro è visibile la rampa d’accesso che attraversa le pertinenze cristiane e la biblioteca. La sala preghiera è isolata nel recinto ipogeo con la parrocchia e casa del parroco, la madrasa e casa dell’imam, mensa e biblioteca. Il canale nel recinto che incide il suolo è la direzione verso La Mecca. In basso l’aula di preghiera negli usi cristiano ed islamico riconoscibili dalla posizione dell’altare e ambone-minbar mobile.

a danno della memoria e dell’ambiente. Che per molti architetti e critici è solo uno sfondo per imporre le proprie visioni del mondo che divengono scorie prima dei materiali con cui sono fatte. Così, non solo si ignora la terra che ci ospita, indifferenti a ciò che lasceremo alle generazioni future ma, benché la nostra sia l’era della comunicazione globale, si continua a ignorare l’altro. Questo progetto, scaturito nella facoltà di architettura di Napoli dell’Università Federico II - il sovrano che nel medioevo seppe assimilare la cultura islamica - nasce dal convincimento che l’architettura possa contribuire all’avvicinamento e alla conoscenza di persone di fede diver-

SANDRO RAFFONE

Vissuto ad Asmara in Eritrea, dove l’architettura razionalista coloniale ha segnato la sua formazione, è docente ordinario di Composizione Architettonica alla Facoltà di Architettura dell’Università Federico II di Napoli. Ha raccolto tre generazioni di architetti nel gruppo Raffone & Associati. Con Maria Rosaria Fiocco, Gianluca Di Vito, Antonio Greco e Valeria Sorrentino ricerca le soluzioni nelle esigenze di ogni tema e luogo rinnovando tecniche costruttive d’uso corrente. Fra i lavori, è in cantiere un vasto intervento di riqualificazione urbana per la stazione della metropolitana di Giugliano.

piazza Mercato dove già si riunisce la comunità islamica. La sala preghiera è isolata nel recinto ipogeo dove sono sistemate le pertinenze in comune e specifiche. È stata scelta una tecnica costruttiva governata dalla livella e dal filo a piombo che, antica e universale, è la più appropriata per descrivere uno spazio liturgico manifestato da volumi, luce e ombre. L’acqua che esprime la vita, il recinto che palesa l’unione, il giardino nel suo antico significato di paradiso e la luce come legame emozionale verso il divino tendono a ridare senso alla visione simbolica, dispersa dalla soppressione dei simboli, evocando l’essenza spirituale delle fedi.

Il paradosso dell’oblio È un edificio senza storia che tuttavia istituisce un evento storico con la condivisione dello stesso spazio di preghiera da utilizzare in tempi diversi per i fedeli delle religioni monoteiste. Condizione per il consenso reciproco è l’esclusione di tutti i segni dei culti, quindi il paradosso dell’oblio, superato con l’assunzione di alcuni archetipi comuni come la stanza, il recinto e i muri che segnano le direzioni liturgiche di ciascuna religione. Le matrici del progetto, infatti, sono il muro cristiano, diretto a oriente, e il muro mussulmano orientato verso la Mecca. Finalizzato all’incontro, il recinto con giardino riunisce spazi per le

Pinerolo, Torre S.Giorgio, Susa, Torino V.Bertola, Rivoli, Settimo T.se, Carmagnola, Chieri, Alba, Fossano, Cuneo, Borgo San Dalmazzo, Mondovì, Ceva, Loano, Savona, Asti, Casale Monferrato, Vercelli, Vigliano B.se, Gozzano, Gravellona Toce, Sesto Calende, Rubiera Re, Cornaredo Mi, Castelnuovo G. Lu, Lucca, Olbia, Sassari.


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il progetto del mese / L’ESSENZIALITÀ DELLE FORME CARATTERIZZA LA CHIESA PAPA GIOVANNI XXIII DI SERIATE

Un enorme prisma

di pietra rossa a

Lamelle di legno a bande orizzontali ricoperte con foglie d’oro sulle pareti interne, pietra rossa di Verona per la pavimentazione e il muro esterno di rivestimento

L

a moderna struttura della chiesa progettata dall’architetto Mario Botta si trova a Seriate, una cittadina immediatamente a sud di Bergamo, sulla strada provinciale che la collega a Brescia. Il sito dove insiste l’edificio di culto dedicato a Papa Giovanni XXIII è a lato della bella chiesetta settecentesca di San Alessandro Martire in località Paterno, che oggi ha la funzione di santuario-cappella feriale; inoltre il suo campanile rimane attivo anche per la nuova chiesa che ne è sprovvista. Nei dintorni si è consolidato nei decenni scorsi un insediamento urbano sparso con villette e residenze. Il complesso La superficie totale è di 26.300 mq, di cui 17.000 mq sono interessati dal nuovo intervento, con una superficie costruita di 2.137 mq (741 mq la chiesa, sacrestia compresa), ai quali si aggiungono 1.396 mq destinati a oratorio e casa, per un volume complessivo di circa 16.500 mc fuori terra. Nella composizione planimetrica del nuovo impianto la chiesetta esistente definisce il lato nord-ovest di uno spazio rettangolare antistante la nuova chiesa, mentre sull’altro lato sud-est un corpo edilizio allungato a un solo piano contiene l’abitazione del parroco e altri servizi che si concludono oltre la chiesa verso la campagna con l’oratorio e le aule di catechesi organizzate nel piano superiore. La chiesa a pianta quadrata è al centro della composizione, presenta un lato di circa 25 metri e un’altezza sul fronte di 23 metri e si offre quale fondale allo spazio antistante. Costruita con una struttura portante in calcestruzzo armato, all’esterno presenta un muro di rivestimento in pietra di Verona trattato a spacco e mostra una geometria austera, presentandosi quale enorme prisma di pietra. Sulla parete della facciata principale è incisa profondamente una croce. All’interno

Sopra: la facciata principale della chiesa di Seriate vista dalla chiesetta Settecentesca di San Alessandro Martire (foto Enrico Cano) Sotto: il presbiterio: legno rivestito in foglia d’oro per le pareti interne (foto Enrico Cano)


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MARIO BOTTA

Sopra, disegno a mano libera del complesso. Accanto, condizionata dalle forme dell’edificio, la luce conferisce sacralità agli interni Al centro: anche le absidi sono rivestite in pietra di Verona a spacco Sotto: l’ala della canonica e dei servizi di catechesi, a sud-est della chiesa, si apre sugli spazi oratoriali aperti (le foto sono di Enrico Cano)

CHIESA E CENTRO PASTORALE PAPA GIOVANNI XXIII

Progetto Realizzazione Località Committente

1994-2000 2001-2004 Paderno-Seriate (BG) Parrocchia del S.S. Redentore, Comune di Seriate (BG) Architetto Mario Botta (Lugano) Sculture dell’abside Maestro Giuliano Vangi Dimensioni chiesa: lato 25x25 m, altezza 22,50 m edificio della parrocchia: 12,40x120 m; altezza 7,80 m Superficie comples. 26.300 mq Superficie nuovo intervento 17.000 mq Superficie costruita oratorio/casa 2.137 mq di cui chiesa (sacrestia compresa) 741 mq, oratorio/casa 1396 mq Volume comples. 16.500 mc fuori terra Collaborazioni Architetto Collab. Studio Botta Esecutivo Direzione lavori Ingegnere civile

Mario Botta (Lugano) Davide Macullo, Nicola Pfister Guido Botta, Antonello Scala Guglielmo Clivati P&P Consulting Engineers, ing. Pezzoli

Prog. impianto elettrico Antonino Casale Prog. impianto termosanitario Stefano Piatti Impr. di costruzione Impresa edile Poloni, Alzano Lombardo (BG) Lucernari di copertura Isoedil, Bagnatica (BG)

Nato a Mendrisio, Ticino, si laurea all’Istituto Universitario d’Architettura di Venezia; durante gli studi incontra e lavora per Le Corbusier e Louis I. Kahn. L’attività professionale prende il via nel 1970. Impegnato in un’intensa attività didattica, è ideatore e fondatore dell’Accademia di architettura di Mendrisio. Tra le opere in corso, complesso per uffici e residenze a Treviso, riqualificazione dell’area ex Campari a Sesto San Giovanni (MI), biblioteca universitaria di Trento, museo d’arte Bechtler a Charlotte, galleria e museo d’arte della Tsinghua University in Beijing, museo di architettura a Mendrisio, centro parrocchiale San Rocco di Sambuceto a San Giovanni Teatino, cantina Château Faugères a SaintEmilion, Francia.

permane la sensazione di essenzialità delle forme. Per il rivestimento delle pareti sono stati utilizzati pannelli di legno a bande orizzontali ricoperti con foglie d’oro con una tecnica simile a quella usata per il rivestimento delle cornici. Lo spazio si offre al visitatore con un unico volume disegnato dalle pareti perimetrali. La luce L’edificio non ha finestre aperte sull’esterno, ma quattro lucernari a livello del tetto dai quali scende una forte luce zenitale. La luce proviene quindi prevalentemente dall’alto, creando un’intima relazione tra la terra e il cielo, oltre che da un gioco a effetto attraverso la vetrata della facciata che sormonta il portone principale. Ai lati vi sono altri due portoni con portali in metallo. La pietra di Verona che dà immagine a tutta la composizione architettonica è riproposta all’interno della chiesa con una superficie levigata per realizzare il pavimento e un alto zoccolo che corre sul perimetro e per la costruzione degli arredi liturgici (altare, ambonepulpito, sedia). Due absidi anch’essi rivestiti in pietra di Verona completano lo spazio del presbiterio dove lo scultore Giuliano Vangi è stato chiamato a realizzare, dentro lo spessore del rivestimento lapideo, una scena della crocifissione.


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tradizione e innovazione /

Consolidamento strutturale del Duomo di Pavia

Un complesso intervento ha permesso il consolidamento dei piloni, del tamburo e della cupola di una delle più imponenti cattedrali a pianta centrale del Nord Italia

I

l Duomo di Pavia costituisce uno degli esempi più importanti del Rinascimento lombardo. I lavori presero il via nel 1488 dove un tempo si trovavano due precedenti cattedrali romaniche, affidati alla direzione dell’architetto Cristoforo Rocchi, in breve sostituito da Giovanni Antonio Amadeo e da Gian Giacomo Dolcebuono. Nel XVII secolo fu completata la parte corrispondente al presbiterio mentre l’innalzamento della cupola (la quarta per dimensioni in Italia) fu terminata solo alla fine del XIX secolo, a causa delle notevoli difficoltà tecniche di esecuzione. Nel 1989, a seguito del crollo della Torre Civica che si trovava in prossimità della facciata del Duomo, la muratura della navata sinistra è interessata dalla caduta delle macerie. I successivi controlli per monitorarne la stabilità hanno evidenziato lo stato di incipiente collasso dei piloni, costituiti da una struttura a sacco con paramento esterno regolare e un

riempimento interno di cattiva qualità. Il progetto approvato dalla Soprintendenza e dal comitato di Settore dei Beni Architettonici nel 1998 ha previsto il consolidamento strutturale dei piloni, del tamburo e della cupola, il restauro del materiale lapideo degli otto pilastri e degli intonaci della cupola, oltre alla realizzazione di un percorso mussale dedicato alla basilica con il recupero degli spazi sotterranei e dei resti delle antiche cattedrali. Gli interventi Il primo lotto dei lavori ha realizzato il consolidamento dei piloni ed è stato eseguito contemporaneamente sugli otto elementi portanti, tagliando i giunti tra i blocchi di marmo fessurati e sfruttando lo spazio per eseguire iniezioni consolidanti nel riempimento a sacco e inserire passanti attraverso i piloni. Sono poi iniziati i lavori inerenti al consolidamento statico della cupola. Per mettere in sicurezza la calotta interna da eventuali

Alcune immagini della complessa opera di consolidamento del Duomo di Pavia. In alto a destra, vista esterna (foto Silvia Morara)

Scusimanonhocapitobene / nora fumagalli

L’autonomia legislativa delle regioni?

In dismissione controllata

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uccede, dopo aver formulato dei giudizi trancianti, di avere dei dubbi. Nel caso dell’abrogazione dell’obbligo della certificazione energetica per gli atti di compravendita degli immobili fortunatamente ci giungono, a dissipare qualsiasi ripensamento, autorevoli conferme circa gli obiettivi dell’atto del Governo. Confedilizia infatti, in un recente comunicato, sostiene che le norme regionali emanate prima dell’abrogazione, e in conflitto con questa, devono ritenersi implicitamente abrogate. Non solo: sostiene anche che le Regioni stesse non possono più legiferare in materia. Tradotto: chi ha realizzato i troppi edifici di bassissimo livello, in vendita a prezzi esorbitanti e che ultimamente non riesce più a vendere, vuole punire, eliminandone financo l’autonomia legislativa, quelle Regioni civili ed efficienti che si sono mosse per fornire ai propri cittadini degli strumenti di valutazione e confronto oggettivi per comprare casa. E che non si permettano mai più di fare una cosa simile! Dove andrebbe a finire lo “sviluppo economico” di pochi a danno di molti, diversamente? Il nostro è un Paese moderno, democratico e federalista.

sollecitazioni anomale, sulla superficie estradossale è stato realizzato un rinforzo strutturale utilizzando Ruredil X Mesh C10, che impiega una rete in fibra di carbonio inserita in una matrice inorganica pozzolanica. Ciò ne ha consentito l’impiego in un ambiente angusto e con un riscontro d’aria limitato. Considerata la presenza di intonaco non sufficientemente adeso alla muratura, la superficie è stata scalpellata e poi regolarizzata con un sottile strato di malta da rinzaffo Rurewall RW. Sulla calotta esterna il progetto ha previsto un duplice intervento. All’intradosso è stata realizzata un’applicazione del sistema Ruredil X Mesh C10; all’estradosso l’intervento ha previsto un rinforzo delle costolature della cupola, con l’applicazione delle lamine pultruse di carbonio Ruredil X Lam 100 S, dopo avere preparato il sottofondo per renderlo adatto a favorire l’incollaggio del rinforzo, eseguito con resina epossidica tradizionale Ruredil X Lam RS 100.


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design / marco penati

Bormioli Rocco

o il vetro nell’uso quotidiano

Dal 1825 un brillante esempio di made in Italy

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e apriamo il frigo, la dispensa, un qualsiasi vano di cucina di casa nostra, abbiamo una buona probabilità di imbatterci in un oggetto in vetro prodotto da Bormioli Rocco. Potrebbe trattarsi di un bicchiere, un vaso di conserva, una vaschetta da frigo o centinaia di altre possibilità. Questo gesto meccanico, quotidiano, inconsapevole, è la conseguenza finale di un processo di produzione molto complesso. Quando si pensa ai piccoli oggetti d’uso si attribuisce loro un valore di utilità e di modesto servizio che rimanda automaticamente a una idea di fabbricazione altrettanto semplice e banale. In fondo un bicchiere, un barattolo, alla fine sono vetro cavo, come ce ne sono a milioni. Non ci si chiede come fa un prodotto così perfetto: trasparente, leggero, sottile, igienico, moderno e antico insieme, a costare così poco. Probabilmente perché dietro ogni prodotto di Bormioli Rocco c’è una storia straordinaria. Innanzitutto l’azienda, che è nata nel 1825 a Parma e ora ha filiali all’estero e un fatturato consoli-

dato di oltre 500 milioni di euro. Poi la ricerca intorno al prodotto, sia tecnica sia di marketing. Infine la produzione, che non è da industria leggera ma da in-

dustria pesante. E qui sta l’eccezionalità. Per produrre oggetti così semplici si deve impiegare una tecnologia molto impegnativa. Non arrivano semilavorati in fabbrica, arriva solo sabbia. Ed escono prodotti finiti. È come se in una fabbrica di mobili entrassero tronchi. O in una di maglioni le pecore. La complessità consiste nell’avere contemporaneamente in azienda una struttura di tecnici di base: chimici, esperti di fusione, di meccanica ma anche designer, esperti di tendenza, di marketing, venditori qualificati. Prendiamo ad esempio un calice. È stampato in parte, poi soffiato, poi gli viene applicata la base, poi viene stirato il gambo. Viene tagliato alla cima e successivamente passato a fiamma per ammorbidire e ar-

In alto: calici della linea Magnesium e a fianco nuovi decori per i barattoli da cucina Giara. Sopra, un piatto colorato della linea Bisanzio; sotto i contenitori Giara con tappo in acciaio inox

rotondare il bordo. Controllato, se ne scarta il 15%. Tutte queste operazioni avvengono simultaneamente su tutta la linea, in continuazione, giorno e notte.

Il forno di fusione non ammette interruzioni, pena lo scadimento dello stesso e l’interruzione per mesi. Visitiamo i reparti con un gruppo di studenti NABA di

Milano (Nuova Accademia di Belle Arti). Stupiti e affascinati dallo spettacolare itinerario offerto attraversando la fabbrica. Ci riceve e ci spiega tutto Cristian Preiata, direttore del marketing. Giovane ma di grande esperienza maturata nel settore. Sotto la sua responsabilità un gruppo di lavoro di venti persone il cui compito è di consolidare l’offerta esistente sul mercato mondiale e proporre nuovi articoli per avere una gamma di proposte adeguate, razionali e clusterizzate nel migliore dei modi. Tutto questo significa operare scelte in anticipo di mesi sulle tendenze del mercato; sapere dove e come collocare le centinaia di migliaia di pezzi che l’azienda produce in continuazione. Pochi i concorrenti, tutti a livello globale e tutti noti. E

globale è il mercato sul quale l’azienda si misura. Gli elementi distintivi dell’offerta sono l’elevato contenuto di design e l’ottima qualità del prodotto, che pure non viene immediatamente percepita dal cliente finale. Quindi la comunicazione si basa spesso sull’identità, sulla storia, sul brand. Produrre un oggetto ben fatto, nuovo, ma che deve piacere contemporaneamente a migliaia di consumatori sparsi per ogni dove e bombardati da altre offerte è una vera impresa. Ma entrate in qualsiasi department store, in Italia o all’estero (ne ho trovati in Giappone e in Cina) e vedrete immancabilmente occhieggiare sugli scaffali un quadrato rosso con una scintilla bianca. Il packaging unificato dei prodotti Bormioli.


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IoArchitetto 20 - ottobre ‘08

in vetrina / L’evoluzione del sistema

Facile installazione

e formati XL

Sostenibilità sotto i piedi

Il riutilizzo è di casa

Sensibile riduzione delle dimensioni della cerniera e nuovo design del suo carter protettivo, sistema di fissaggio più veloce e agevole, possibilità di apertura dell’anta verso l’esterno sono importanti miglioramenti delle prestazioni tecniche di Monolite, la blindata complanare con apertura a 180 gradi di Bauxt. L’evoluzione del sistema Rondò, la cerniera a scomparsa brevettata, permette di disporre di ante fino a 1000x2400 mm mantenendo la stessa portata e durabilità.

Il legno, materiale base per la costruzione bioecologica, è la materia prima più rinnovabile disponibile oggi in edilizia e più idonea alla creazione di ambienti vitali ed equilibrati. Chelli, attenta al rispetto per l’ambiente, propone il parquet artigianale Aqua, realizzato con legno ricavato da vecchi manufatti, tronchi, travi, tavolati, materiali di recupero o invecchiati. Unico sia come materia sia come manifattura. Disponibile con finiture personalizzate, bisellature più o meno accentuate, sgranature, piccoli fori consolidati o struccati, miscele di più tonalità di legno leggermente uniformate dalla patinatura eseguita a mano.

Per maggiori informazioni Bauxt • Latisana (UD) Tel. 0431 521058 • www.bauxt.com

Per maggiori informazioni Chelli Alfredo • Zola Predosa (BO) Tel. 051 644732 • www.chelli.it

Pietra blindata

Naturalmente glam

Estrema funzionalità

Sicurezza avvolgibile

Nella serie Stone di FBS il marmo e la pietra naturale si trasformano in porta blindata solida, robusta, assolutamente unica. Il modello Dado Stone si presenta con zoccolo in acciaio lucido e riquadratura in un pezzo unico che ospita lastre incastonate (nella foto si altenano quarzo bianco e marmo fossil black). Su richiesta sono disponibili kit Ermetico per l’isolamento termico, all’aria, all’acqua, al carico del vento e per l’abbattimento acustico.

Grande funzionalità e sicurezza caratterizzano le nuove serrande avvolgibili Hörmann grazie a una duplice novità da poco presentata. Oltre che nella robusta versione “S” in acciaio speciale full hard, i profili Decotherm sono disponibili in alluminio (la leggerezza permette una chiusura silenziosa della serranda) e in acciaio inox, resistente alla corrosione. Per offrire una protezione maggiore è stata inoltre progettata una barriera fotoelettrica che precede il movimento della serranda e la blocca automaticamente prima che avvenga il contatto.

Per maggiori informazioni FBS • S. Martino B.A. (VR) Tel. 045 8781070 www.fbsblindate.com

Per maggiori informazioni Hörmann Italia • Lavis (TN) Tel. 0461 244444 • www.hormann.it

Armoniosa alternanza di vetro e legno

Un involucro bioclimatico per la parrocchia delle diaconesse

L’

interstrato strutturale DuPont Sentry Glas Plus in vetro stratificato di sicurezza SGG Stadip di Saint-Gobain Glass ha contribuito ad alleggerire la struttura della Chapelle des Diaconesses a Reuilly, in Francia. Per sostituire la tenda che è servita da cappella per vent’anni l’architetto francese Marc Rolinet ha ideato una struttura leggera a due sezioni in legno e vetro. La cappella dal design contemporaneo è formata da un guscio di legno capovolto, di forma oblunga, ed è costituita da fasce sovrapposte in legno di pino che sono state curvate a vapore in sito. La contiene una voluminosa struttura in vetro con base triangolare protetta dal calore dei raggi solari da un tetto orizzontale realizzato con fasce di legno. Il passaggio tra la cappella e il suo involucro trasparente invita alla meditazione e offre un collegamento diretto con il parco circostante. L’involucro bioclimatico filtra e sfrutta la luce naturale che penetra l’edificio da 360 gradi. La trasparenza e il carattere etereo dell’edificio sono stati resi possibili dall’utilizzo dell’interstrato strutturale DuPont Sentry Glas Plus nel vetro stratificato di sicurezza delle due facciate e del tetto. Esso offre una freccia tre volte minore rispetto al vetro di sicurezza in PVB e - a parità di spessore - provoca uno stress inerente minore del 50% all’interno degli strati di vetro (vetro e interstrato). Questa scelta ha inoltre avuto un impatto positivo sul costo complessivo della costruzione dal momento che, per offrire la stessa resistenza meccanica, semplici vetrate di pari dimensioni avrebbero dovuto avere uno spessore (dunque un peso) maggiore ed elementi strutturali più importanti. www2.dupont.com

La bellezza del pavimento in legno

Unico,

diverso,

imperfetto

“Non ho mai avuto dubbi a scegliere pavimenti in legno, perchè so che funzionano bene sempre. Sono adatti ad ambienti antichi e moderni, tradizionali e d’avanguardia” afferma Michele De Lucchi, un vero appassionato della materia legno. A lui e ad Enzo Calabrese, Massimo Iosa Ghini, Matteo Nunziati e Marco Tortoioli Ricci, Listone Giordano ha affidato l’interpretazione contemporanea del parquet. Dalla loro creatività e dall’esperienza della famiglia Margaritelli è nata Natural Genius, una collezione che valorizza la bellezza e la consistenza di questo materiale naturale, resistente, massiccio, solido attraverso lavorazioni di tipo artigianale e accostamenti inediti.

Per maggiori informazioni Margaritelli • Miralduolo di Torgiano (PG) Tel. 075 988681 • www.margaritelli.com


ottobre ‘08 - IoArchitetto 20

Massimo comfort

Ambienti sicuri e confortevoli

Obiettivo relax

La porta robusta

e affidabile

Sono adatte per l’ospitalità pubblica e residenziale le sedute della collezione Altamura di Mattiazzi. Nate per accogliere, sono pensate per dare il massimo del comfort. Accanto a sedie, poltroncine, sgabelli e un tavolo dalla presenza importante con piano in cristallo, si trovano i pouf. Morbidi, imbottiti, in due tonalità di verde e in viola, sono disponibili nelle versioni piccolo (39x39x45 cm) e square (116x116x45 cm). Design gregorutti + tavano.

È pensata per gli ambienti pubblici Revercolor di Nusco Porte. A uno o due battenti ha telaio in alluminio elettroanodizzato e battente con pannelli composti da due fogli in lamiera zincata (6/10). Scelta dei materiali e design la rendono sicura, resistente all’usura, facile da igienizzare e in grado di durare nel tempo. La sua struttura inoltre limita le dispersioni termiche e acustiche. Rifinita di serie RAL 7035 è disponibile anche in altri colori nella versione con maniglia o maniglione antipanico.

Per maggiori informazioni Mattiazzi • S. Giovanni al Natisone (UD) Tel. 0432 757474 - www.mattiazzi.eu

Per maggiori informazioni Nusco • Nola (NA) Tel. 081 5122234 • www.grupponusco.com

Effetto antichizzato

Autopulente

Rivestimenti

Risparmio in pendenza

per il restauro

Sono di origine naturale i rivestimenti Marmolada di Colorificio Paulin, indicati per il restauro e la decorazione delle facciate. Costituiti da terre coloranti, grassello di calce modificato, cariche minerali inerti (marmi e sabbie), conferiscono alla muratura un aspetto più o meno rustico a seconda del grado di granulosità del prodotto. Le tinte base disponibili sono 200, comprendenti i gialli, i rossi, i neri e altre cromie naturali ottenute grazie alle terre coloranti. La finitura del prodotto liscia o ruvida è in grado di creare un effetto antichizzato sia sulle pareti interne sia su quelle esterne.

Assicura un ottimo isolamento termico ed è indicata nelle case a basso consumo energetico la finestra per tetti Velux 65. Il coefficiente di trasmittanza termica calcolato sull’intero serramento (Uw) è pari a 1.0 W/m2K e scende a 0,5 W/m2K per la sola vetrata, composta da un vetro temprato esterno (4mm), due intercapedini da 10 mm con gas kripton (rallenta la trasmissione del calore) intervallate da un vetro intermedio temprato (4mm), un vetro laminato stratificato di sicurezza interno (2+2mm). Adatta per tetti con pendenze comprese tra i 15° e i 90°, è fornita con vetro autopulente esterno di serie.

Per maggiori informazioni Colorificio Paulin • S. Lucia di Seren del Grappa (BL) Tel. 0439 3951• www.colorificiopaulin.com

Per maggiori informazioni Velux Italia • Colognola ai Colli (VR) Tel. 045 617666 • www.velux.it

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infovisitatori@riminifiera.it - www.riminifiera.it

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Per maggiori informazioni Tonini • Medole (MN) tel. 0376 898219 • www.toninisrl.it

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Offre un elegante trionfo di riflessi di luce la linea di serramenti White@Fashion Collection by Tonini in pelle bianca con effetto cocco rivestita in tutta la parte superiore da una cascata di più di 10mila brillanti trasparenti che vanno a degradare sugli stipiti. La struttura è in PVC con rinforzo in acciaio zincato da 20/10, una soluzione tecnica che permette di ottenere un prodotto resistente e indeformabile. Per questo modello è stato adottato il profilo Aurora, caratterizzato da una sezione a tutto tondo. L’intero processo produttivo, di tipo artigianale è svolto sotto la guida dell’ufficio stile.

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>>Stile ed emozione, design e colore, innovazione e incanto: Rimini m SUN è l’anteprima del futuro del nostro da re en plein air, della libertà di scegliere e vivere r ,A e muoverci In_ e Out_ door. n io z >>La più grande vetrina dell’abitare fluido, laddove ta et il ‘fuori’ è un’estensione che dialoga, si fonde e g ro P confonde con gli spazi interni arricchendoli di fascino, o. n design e comfort. er st SUN, 26° SALONE INTERNAZIONALE DELL’ESTERNO. ’ll E de PROGETTAZIONE, ARREDAMENTO, ACCESSORI le a Fiera di Rimini, 16/19 ottobre 2008. n io z 360° Open-door_Design_Innovazione_Stile_Materiali_Progetti_Tecnologie_ na er t Arredi_Soluzioni_Percorsi_Comfort>>> In e L’intera filiera delle tecnologie e delle soluzioni per l’esterno, dall’idea al n o al prototipo, dal progetto al prodotto. Tutte le novità delle collezioni 2009 a S ° portata di mano>>> 26 >> 13 padiglioni >> 90.000 mq espositivi .i t >> 700 espositori da tutto il mondo un s o >> 24.000 visitatori professionali da 50 Paesi gi n >> mostre/eventi su w. >> international business meeting w w >> convegni_workshop >OUT_style: arredamento, arredo urbano, garden, contract, cooking, home, pet, leisure. L’anteprima del futuro lifestyle Info espositori: all’aperto, tutto l’anno. Via S. Vittore, 14 - 20123 Milano >SUNAQUAE: piscine, vasche, mini-Spa, attrezzature, impianti, Tel. 02.86451078 - Fax 02.86453506 info@sungiosun.it - www.sungiosun.it prodotti. Il benessere in&con l’acqua, in&out-door. >SEA_style: progetti, arredi e attrezzature per la Info spiaggia, gli stabilimenti balneari e i villaggi turistici. visitatori: La vita bordomare all’insegna del più raffinato e Via Emilia, 155 - 47900 Rimini Tel. 0541.744111 - Fax 0541.744850 confortevole insideout living.

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Il fascino dei serramenti

Una cascata

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IoArchitetto 20 - ottobre ‘08

culturamateriale / davide crippa e barbara di prete

L’immaginazione al potere Eco e Narciso: il design interpreta i materiali della tradizione locale della provincia di Torino

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n’interessante iniziativa (“Eco e Narciso. Cultura Materiale/Design”, www.ecoenarciso.it) che, tramite il LAP (Laboratorio Arte Permanente), mira a connettere la cultura materiale locale con il mondo del progetto. L’esperimento, condotto da Rebecca De Marchi, quest’anno alla sua quinta edizione, si è rivolto al campo del design, visto anche l’interesse che Torino ha saputo catalizzare come World Design Capital. Negli anni passati i temi trattati sono stati differenti, spaziando dalla letteratura alla musica, dalla fotografia all’arte. A questa edizione ha collaborato Stefano Mirti (Id-Lab), immaginando invece un vero e proprio “rito di iniziazione” per alcune piccole realtà locali della provincia di Torino, sei eco-musei introdotti alla cultura globale del design nelle sue forme più ricercate e sperimentali. Da novembre 2007 all’estate 2008 dieci designers, sei scuole di design nazionali e internazionali e i sei ecomusei hanno lavorato insieme ragionando su materie caratteristiche delle attività industriali della provincia: acqua (ecomuseo di Balme), argilla (ecomuseo di Cambiano), cotone (ecomuseo di Perosa Argentina), feltro (ecomuseo di Prali), pietra (ecomuseo di Rorà), talco (ecomuseo di Villar Pellice). L’esperienza ha valorizzato le capacità di ascolto, osservazione e interazione tra le pluralità di soggetti che, mettendosi in discussione, hanno partecipato all’esperimento; l’esito sono stati progetti freschi, che si rivolgono al mondo del prodotto senza trascurare la dimensione del paesaggio, che sanno coniugare funzionalità e poesia, innovazione e memoria… ma questo non sorprende perché, ponendo l’immaginazione al potere, gli esiti sono sempre imprevedibili e affascinanti! Le interpretazioni Ecco dunque un breve viaggio tra alcune delle proposte che ne

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scersi, gradevoli alla vista e dotati di una propria estetica. Il progetto ci ricorda così, con semplicità e un tocco di colore, come “il diritto al bello” sia una necessità oggettiva troppo spesso trascurata. Se comunemente si ritiene che “la classe non è acqua”, per Martin Camper (con il Royal College of Arts di Londra) e Nadine Jarvis (con la Goldsmiths Academy di Londra) il detto popolare è diventato occasione di un’inedita riflessione progettuale: i due designer hanno ripensato bottiglie come

Di fuoriclasse in fuoriclasse arri1 viamo alla “divina” creazione di Giulio Iacchetti e Anna Barbara (per NABA, Milano) che, lavorando sull’argilla e partendo da un semplice mattone forato, “costruiscono” per noi un nuovo alfabeto: il tradizionale modulo della sintassi del linguaggio architettonico si lascia “plasmare” per dare vita a singole lettere, iconici moduli dei nostri pensieri. Nasce così un alfabeto per raccontare tutte le relazioni possibili - e impossibili - che viaggiano tra industria e artigianato, tra design e architet-

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3 sono nate, una ricognizione che vuole solo iniziare a “tratteggiare” le ricerche sviluppate. Partiamo da “basi solide”, dai progetti di Gianluca Alessio e Claudio Germak per il Politecnico di Torino che, ripensando l’uso della pietra, hanno portato avanti un ragionamento lucido, che regala a strappi frammenti di poesia. Di pietra in roccia approdiamo ai progetti sul talco di Chris Kabel per la Design Academy di Eindhoven, attraverso i quali il giovane desi-

gner olandese ha voluto far percepire le caratteristiche uniche e poco conosciute di questo materiale. Nella nuova collezione di cosmetici “Rocce di Talco” ha anche introdotto un nuovo concetto di cosmetico: qui è la scatola il progetto stesso, una scatola che si consuma con il tempo che passa, come a voler suggerire che non c’è “trucco”, non c’è inganno. Questa attenzione per i piccoli oggetti d’uso quotidiano e per gli accessori al servizio della perso-

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1 - Le bottiglie disegnate da Nadine Jarvis (Goldsmiths Accademy London); 2 - Le “rocce di talco” di Chris Kabel (Design Academy Eindhoven): contenitore e contenuto si fondono in questa nuova linea di cosmetici; 3 - Poetiche in terpretazioni della nuda pietra nel progetto di Gianluca Alessio e Claudio Germak (Politecnico di Torino); 4 - Dal feltro nascono piccoli oggetti di uso quotidiano nel progetto di Jonas Bohlin e Karin Nyrén (Konstfack Stockholm); 5 e 6 - Dall’argilla nascono gioielli contemporanei e prende forma un nuovo alfabeto secondo Giulio Iacchetti e Anna Barbara (NABA Milano)

na si ritrova anche nei progetti in feltro prodotti da Jonas Bohlin e Karin Nyrén per il Konstfack di Stockholm, così come nelle proposte di Denise Bonapace per NABA, Milano. Denise ripensa in cotone alcuni capi d’abbigliamento e alcuni elementi per la sicurezza sul lavoro (come i suoi tappi per le orecchie per luoghi ad elevato carico acustico), volendoli connotare non solo come oggetti che garantiscono praticità e sicurezza, ma anche come accessori in cui ricono-

soprammobili, bottiglie come strumenti di comunicazione, belle come gioielli oppure private della loro funzione perché, d’altra parte, il “tavolo ad acqua” le renderebbe inutili invitando, in pieno spirito “comunitario”, a servirsi direttamente alla fonte! Se si pensa a un tavolo ad acqua ecco che sembra ovvio ipotizzare anche dei mezzi di trasporto ad acqua e, facendo un doppio salto carpiato, si può persino inventare un nuovo veicolo pubblicitario, magari ecologico.

tura, tra il materiale e il suo racconto. L’esito del progetto “Eco e Narciso” di quest’anno ci regala dunque più di un sorriso, lasciandoci naufragare nella fantasia che, qui, si è fortunatamente declinata in frammenti di realtà. È una bella lezione quella che emerge da questa sinergia tra ecomusei, università e progettisti, guidata dal motore dell’immaginazione che, per un momento, Rebecca De Marchi e Stefano Mirti hanno messo al potere.

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ottobre ‘08 - IoArchitetto 20

Mostre /

Scene di fede

quotidiana

È in corso a Roma la mostra fotografica Faith, una rappresentazione degli ordini religiosi in Irlanda realizzata da Jackie Nickerson

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mmagini semplici, chiare, che alternano ritratti delicati e immagini dirette dei riti quotidiani e della comune devozione che si vive in convento sono protagoniste della prima mostra personale di Jackie Nickerson in Italia: Faith. Una rappresentazione avvincente di un mondo nascosto, quello degli ordini religiosi cattolici in Irlanda. Qui per due anni e mezzo l’artista ha fotografato chiese, conventi e abbazie, garantendosi un accesso senza precedenti al mondo dei religiosi nei loro luoghi di lavoro e preghiera, alcuni dei quali non erano mai stati visti prima dal mondo esterno, portandolo ad osservare: “questi sono individui e comunità immersi in un’interiorità che hanno scoperto essere non la loro, ma qualcosa di più esteso e profondo di loro e di cui sono parte”. Faith giustappone ritratti di persone religiose con immagini di riti quotidiani e della comune devozione: pavimenti in legno su lunghi corridoi perfettamente lucidati, biblioteche assolate con immagini e sculture sacre. Da tutti traspare la realtà di un’esistenza austera,

basata su ottimismo, forza di volontà e soddisfazione. Il linguaggio visivo è basato su una ricerca estensiva di arte religiosa e simbolismo cristiano che dà le fondamenta alla serie. Il lavoro non è concettuale né letterale. È ricco di simbolismo che utilizza oggetti, colori, figure geometriche e composizioni. L’enfasi è la concentrazione dell’impegno e la risultante fisicità di entrambi gli stanti e l’ambiente, che va sotto ogni rito cristiano, ma può essere un esempio di vita basata su un totale impegno nella spiritualità. Jackie Nickerson ha vissuto e lavorato a Parigi, Tokio, Londra e New York; attualmente vive nella campagna irlandese. Ha una reputazione internazionale nel fotografare le persone e i loro ambienti. Nel 2002 ha pubblicato Farm, un libro di ritratti scattati in Sud Africa ai lavoratori delle fattorie. Le sue opere sono presenti in molte collezioni pubbliche e private, inclusi l’Irish Museum of Modern Art a Dublino, il Santa Monica Museum in California e la Margulies Collection di Miami.

In alto “Brother Denis”. Qui sopra “Hallway”. (Photos Courtesy of Brancolini Grimaldi Arte Contemporanea).

archilibri / Per amore della città Donne, partecipazione, progetto di Gisella Bassanini urbane e territoriali Franco Angeli 160 pp – euro 18,00 Di quale città parlano le donne quando parlano di città? A capirlo ci aiuta Gisella Bassanini, con il suo libro Per amore della città nel quale ha raccolto gli scritti, le esperienze e i progetti che possono dare una prima risposta a tale quesito. Il lavoro documenta la partecipazione, le iniziative e i contributi delle donne alla vita urbana, al suo funzionamento e governo. Architetto e dottore di ricerca al Politecnico di Milano, in questi anni si è dedicata allo studio della storia dell'abitare femmini-

le e alla valorizzazione del contributo delle donne alla pianificazione urbanistica e territoriale e alla progettazione architettonica. Su questi temi scrive, tiene corsi e conferenze ed organizza seminari per conto di istituzioni pubbliche e private.

Titolo Autore Periodo Sede

Faith Jackie Nickerson 18 sett-16 nov 08 Brancolini Grimaldi Arte Contemporanea Via dei Tre Orologi, 6 00197 Roma Orario martedì-sabato 15-19 Tel. 06 80693100 www.brancolinigrimaldi.com

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