gennaio/febbraio 2009
milano/MidLand
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Dalla de-frammentazione alla ri-composizione
architetture
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La sala consiliare del comune di Segrate
progetto del mese
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Il Louvre di Mario Bellini
archiartisti
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Intervista a Luca Scacchetti
ANNO 4 numero 22 euro 2,50
www.ioarch.it Pubblicità Font srl via Siusi 20/a 20132 Milano tel. 02 2847274 fax 02 45474060 pubblicita@fontcom.it Sped. in abb. postale 45% D.L. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004 n.46) art. 1, comma 1, DCB Milano
Meccanica
liquida
F
ino a che punto la dimensione “digitale” influisce sul design e sull’architettura? Apparentemente poco. Ma, mentre è difficile pensare a qualcosa di elettronico dotato di “forma”, se non quella delle semplici interfacce grafiche, è proprio l’estetica di entità neutre ed infinitamente malleabili, in una parola “liquide”, che si sta rivelando ultimamente in alcune esempi di design e di architettura. Un oggetto di successo come l’I-phone, frutto di un grande impegno a livello di product design, è una scatoletta nera assolutamente neutra che muta costantemente, con il proprio aspetto, anche le proprie funzionalità. Le ultime piastre a termoinduzione, controllate touchscreen e pertanto prive di qualsiasi tasto o manopola, scaldano solo dove necessario e si presentano come una superficie piatta e del tutto omogenea: una sorta di minimalismo reso possibile dalla tecnologia. In architetture come l’Allianz Arena di Herzog & de Meuron, un involucro neutro formato da cuscinetti romboidali in ETFE diventa una sorta di schermo gigantesco in occasione degli eventi sportivi. E infine, le affascinanti quanto astratte forme prodotte attraverso sofisticati strumenti di modellazione dei solidi, sebbene difficilmente qualificabili come architettura, non mancano di influenzare in modo molto diretto anche autori di orientamento decisamente più “analogico”. Sono solo alcuni esempi che rivelano la ricerca di nuove forme di rappresentazione della contemporanea network society implicitamente fluida ed infinitamente adattabile. Carlo Ezechieli
INTERVISTA A DANIEL LIBESKIND TRA ARCHITETTURE ARDITE E NUOVI RAPPORTI TRA SPAZIO E FORMA
Architettura e comunicazione
Spazi fuori dagli schemi innescano nuovi processi economici e culturali
U
n decennio fa, pensando a tendenze ormai consolidate nell’architettura post-moderna, Martin Pawley aveva lanciato un’interessante metafora, presa dall’aeronautica. Secondo Pawley, contrariamente agli aerei di tipo convenzionale, la cui forma è dettata dall’osservanza di leggi aerodinamiche, il bombardiere Stealth F-114 ha una forma particolare che dipende dalla necessità di essere invisibile ai radar. Un’esigenza prioritaria che rende il volo un aspetto tanto secondario che la manovrabilità dello Stealth è a dir poco problematica. Analogamente, l’architettura di questo inizio di secolo, sotto il fuoco mediatico e di impronta “storico-artistica” del marketing urbano (secondo Pawley, forze
nemiche), finisce per subordinare completamente la funzionalità ad esigenze simboliche e formali. Daniel Libeskind, quale protagonista indiscusso del panorama architettonico attuale, è pienamente collocabile all’interno di questo dibattito. I suoi edifici hanno rotto completamente con la sintassi compositiva convenzionale finendo spesso nel mirino dei razionalisti e dei neo-funzionalisti. I presupposti modernisti-funzionalisti rivelatisi bancarottieri, ormai vecchi di un secolo, decrepiti ma non ancora da seppellire, sono per Libeskind del tutto subordinati alla necessità di espressione formale e comunicativa dell’architettura: una caratteristica che si rivela con una forza notevole nell’eccellente Denver Art Museum.
In questa intervista di Luca Ruggeri, inedita e in esclusiva per IoArchitetto, emerge una visione di Libeskind molto attuale e concreta, in cui spazi fuori dagli schemi assumono un ruolo di catalizzatore simbolico, imponendosi come icone in grado di dialogare e di innescare nuovi processi culturali ed economici. C.E.
L’INTERVISTA: PETER MACAPIA
Traslazioni digitali
Signor Libeskind, ci può illustrare brevemente i principali fondamenti teorici del suo lavoro? Credo che l’architettura sia implicitamente comunicativa. Ogni edificio racconta una storia unica e particolare che riflette sia il contenuto programmatico sia le singolarità del luogo. continua a pag. 2 >>>
ARCHIVISION / DESIGN AND THE ELASTIC MIND
Relazioni tra scienza e design Proiettarsi nel futuro con mente elastica per cogliere i cambiamenti e tradurli in oggetti e spazi quotidiani
L’
esposizione “Design and the Elastic Mind” curata da Paola Antonelli al MOMA di New York ha avuto un enorme successo di pubblico e di critica: è stata indicata da molti osservatori come la mostra dell’anno e paragonata alla famosa “Machine Art” che nel 1934 segnò un cambiamento epocale nella cultura
americana. La mostra ha esplorato la relazione esplosiva tra scienza e design nel mondo contemporaneo, coniugando oggetti di design e concetti provenienti dalle avanguardie della ricerca scientifica con il criterio dell’intelligenza elastica: alla mente non basta più la capacità di adatcontinua a pag. 2 >>>
Architetture frutto di cortocircuiti tra logiche automatiche e principi organici
N
egli ultimi tempi l’opera di Peter Macapia, riconducibile alla corrente della ricerca digitale in architettura, sta suscitando un notevole interesse. Autore di saggi molto apprezzati, è stato vincitore del concorso a inviti per il Padiglione Seroussi di Parigi: una bolla di acciaio, al cui interno struttura e luce giocano un ruolo fondamentale. La sua opera è stata presentata insieme a quella di autori come Bernard Tschumi, Zaha Hadid, Coop Himmelblau nella mostra Architecture Beyond Forms - the Computational Turn organizzata con il supporto del Centro Pompidou. Un lavoro, quello di Macapia, caratterizzato da uno strano cortocircuito tra la logica “automatica”, propria delle continua a pag. 3 >>> macchine, dove algoritmi e script
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Architettura e comunicazione
Quali sono le più forti influenze del suo lavoro, sia da parte dell’architettura che di altre discipline? Sono sostanzialmente motivi culturali radicati nei miei interessi: filosofia, musica, arte, letteratu-
ra, teatro e cinematografia. Ogni progetto racchiude una visione secondo la quale una buona architettura crea valore aggiunto. I migliori progetti hanno vita più lunga ed esercitano un richiamo generale verso il mercato.
Come pensa di aver trovato il suo attuale stile architettonico? I miei edifici cercano di dare impulso verso una nuova dimensione del discorso su spazio e forma. È fondamentale per il mio pensiero e la mia motivazione che gli edifici e i progetti a scala urbana prendano forma a partire da un’energia umana percepibile e che siano in grado di dialogare con il contesto culturale in cui vengono realizzati. La Land Art degli anni ‘60 ha avuto un’influenza innegabile sull’architettura del paesaggio e attualmente qualcosa sembra riversarsi anche nel disegno di edifici. Pensa che si tratti solo di una moda o è una tendenza in via di affermazione? L’architettura è molto lontana dall’idea del XX secolo di scatola, contenitore di oggetti; l’architettura diventa parte del programma e trasporta, con il contenuto, messaggi ricchi di significato programmatico e culturale. In quali dei suoi lavori recenti vede una relazione forte con il contesto? Abbiamo completato il Denver Art Museum nel 2006 e The Ascent at Roebling’s Bridge (a Covington, Kentucky) all’inizio del 2008. L’incredibile vitalità e
crescita di Denver - dalla sua concezione fino al completamento - ispira la forma del nuovo museo. La topografia magnifica, accompagnata alle viste mozzafiato del cielo e delle Montagne Rocciose, il dialogo tra l’audacia della costruzione e i tratti romantici del paesaggio crea un posto unico al mondo. Costruito secondo le tonalità della terra, The Ascent richiama i colori del Suspension Bridge, con finestre che riflettono immagini del cielo e del fiume. The Ascent si dispone perfettamente lungo il fiume, e si incurva per massimizzare le viste sia del fiume sia delle colline circostanti. L’altezza crescente dell’edificio riprende il motivo dei cavi del ponte e unisce il basso orizzonte delle strutture residenziali a Est con edifici commerciali più recenti a Ovest. Gli stessi edifici diventano destinazione e generatori di nuova cultura. Quali crede siano le principali sfide per l’architettura nei prossimi anni? Il ruolo dell’architettura del XXI secolo è mutato per via dell’inclusione di nuovi media, nuove tecnologie e mezzi di comunicazione che sono parte integrante di una nuova emozionante identità istituzionale.
A sinistra e in prima pagina, vetro e titanio per il Denver Art Museum, Studio Daniel Libeskind e Brit Probst, Davis Partnership Architects (2006). In alto, il fiume si riflette sulle facciate di The Ascent at Roebling's bridge, Covington, KY, Studio Daniel Libeskind e GBBN Architects, 2008
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Relazioni
tra scienza e design
Sopra: QuasiCrystal paking study. 2006 Rhino 3d software In copertina Concetto New City. 2008: Peter Frankfurt (American, 1958) of Imaginary Forces (USA, est. 1996) Greg Lynn (American, 1964) of Greg Lynn Form (USA, est. 1994) Alex McDowell (British, 1955) of Matter Art and Science (USA est. 2001)
tarsi al nuovo, occorre velocità nel farlo. Negli ultimi 25 anni l’innovazione scientifica e tecnologica, la mobilità delle persone, la disponibilità di immagini e di informazioni hanno reso più complesse le relazioni e cambia-
to radicalmente la percezione del tempo, dello spazio e della nostra stessa identità, mettendo in crisi la capacità di adattamento all’ambiente e causando spesso frustrazione e insicurezza. Una mente “elastica”, con grande capacità di adattabilità e accelerazione, ci può aiutare a comprendere meglio i cambiamenti in atto e a rielaborare creativamente l’ambiente che ci circonda senza esserne travolti. Il design è l’elemento di mediazione che ci accompagna nel cambiamento perché, più di altre discipline, possiede gli strumenti per metabolizzare e rappresentare l’innovazione. Il continuo riferimento alla natura accomuna i diversi campi di ricerca: la tecnologia trova un filo conduttore che lega biologia e progettazione. In un’ottica prettamente architettonica l’esposizione ha offerto una comprensione di come il processo di ideazione digitale possa esprimere la complessità della socie-
tà contemporanea. L’ideazione tridimensionale non solo offre una migliore comprensione del progetto: guidata dalla nostra intelligenza, può generare e controllare forme altrimenti impensabili. Un’intelligenza artificiale sembra potersi sovrapporre a quella umana e il risultato non ha più una connotazione razionale, precisamente identificabile, ma oltrepassa i limiti dell’immaginazione. La nanotecnologia segna un punto di svolta; l’organizzazione e la complessità a livello della “nanoscala” presente in natura forniscono spunti interessanti alla scala dell’isolato edilizio. Una nuova sfida è lanciata: manipolare gli atomi per trasformare la materia a nostro piacimento. Modelli tridimensionali mostrano come l’aggregazione di molecole semplici vada a costituire forme sempre più complesse evidenziando i legami che formano gerarchie. Le ricerche di Paul Rothemund hanno prodotto una significativa rappresentazione dell’alchimia che regola le molecole di DNA. Egli ha messo a punto un sistema in grado di piegarne a piacimento i filamenti, così da creare microscopiche strutture componibili. Modelli digitali deforma-
bili parametricamente simulano e ricreano quello naturale fornendone uno di ideazione di forme originali. Come le proteine del DNA, anche gli elementi strutturali di un edificio potrebbero essere realizzati in fabbrica e poi assemblati in cantiere, riducendo i tempi di esecuzione. La visualizzazione grafica offre spunti notevoli. Un incessante fluire di dati e di informazioni caratterizza la nostra società: diagrammi, mappe e altri mezzi di composizione diventano strumento di filtro e di comprensione del caos del reale. “Processing”, un linguaggio di programmazione, permette di gestire un insieme complesso di dati creando visualizzazioni animate. Tale disponibilità garantisce una moltitudine di usi che riguardano ogni campo della conoscenza e aiutano a comprendere come l’elemento grafico stia avendo il sopravvento anche in architettura. Innovativo è l’utilizzo del computer finalizzato all’impiego di materiali biocompatibili e al risparmio energetico, creando forme di organizzazione naturale più efficienti, con minore dispendio di energia e di risorse non rinnovabili; ne è un esempio il sofisticato prototipo di “sistema di
Superficie Emergente 2007: Chuck Oberman (American, 1956) Hoberman Associates, Inc. (USA, est. 1990)
facciata dinamico” progettato da Chuck Hoberman, che focalizza differenti strategie sostenibili. Suggestiva la visione di New City, la città del futuro. La terra è rappresentata come un unico spazio urbano denso di trasformazioni perpetue e autogenerantesi dove i movimenti degli abitanti si riflettono nella dinamica della città in movimento. Greg Lynn, uno degli ideatori, è noto per avere introdotto nella progettazione l’uso dell’animazione cinematografica tramite tecniche di computer grafica. In New City il singolo edificio e la città nel suo insieme sono visti come entità in movimento. La topologia del terreno diventa una mappa digitale in continua autogenerazione.
Utopie delle avanguardie? Non credo. Se saremo in grado di afferrare i cambiamenti in atto nella tecnologia, nella scienza, nella storia e di tradurli in oggetti quotidiani e in spazi (la città e il pianeta) utili alle nostre necessità e ai nostri sogni, le utopie possono diventare realtà e gli scenari ipotizzati non sono poi così lontani. Luca Ruggeri
gen/feb ‘09 - IoArchitetto 22
Di Peter Macapia/labDORA: in copertina, Dirty geometry pavilion, New York (in costruzione per Performa, la biennale di performing art; in basso, un modello dell’interno); A sinistra, Downtown Manhattan e, a fianco, modello del padiglione Seroussi, Parigi.
>>> segue dalla prima pagina
Traslazioni digitali
geometria organizzata allo scopo di controllare elementi. 150 o 200 anni più tardi a Roma Borromini costruiva un’opera sulla base di un’esperienza della geometria nuova, dinamica e completamente diversa. Per me è incredibile vedere come in questo arco di tempo siano cambiati i paradigmi spaziali e il modo in cui le forme vengono composte.
generano forme, e principi “organici” di organizzazione cellulare, ma soprattutto una ricerca direttamente rivolta ai principi di base di configurazione e descrizione dello spazio. Ci può descrivere brevemente i principi fondamentali del suo lavoro? Credo che si basi su una ricerca articolata secondo tre aspetti principali: l’indagine su un soggetto molto specifico, come ad esempio la circolazione, la ventilazione, la luce, la struttura; la forma, un aspetto comune all’arte e alla scultura; l’arte del costruire (o “tectonic”) che è invece un territorio specifico dell’architettura.
Come deve essere l’architettura del futuro? Di certo è un momento fantastico per essere un architetto… ma, dati gli ultimi sconquassi economici, un po’ meno per trovare un cliente! Comunque, la sostenibilità è senz’altro un tema fondamentale a cui più che risposte è necessario trovare proposte che cambino completamente sistema. L’ottimizzazione è un criterio di origine ingegneristica che si rivolge al miglioramento di situazioni esistenti, ma che non può essere considerato un fattore ideativo, almeno per l’architettura. È necessario sperimentare, trovare nuove soluzioni secondo nuovi punti di vista, consapevoli del fatto che l’innovazione non arriverà mai attraverso l’ottimizzazione. Quanto agli edifici, siamo sempre più distanti dall’ideale di manufatto a sé stante che è prevalso in passato. Ogni progetto dovrebbe guardare a forme di continuità, niente è ormai isolato, tutto è in rete e interdipendente e questo è un fondamentale principio ecologico e sistemico.
Come si sviluppa generalmente un progetto? Per il padiglione Seroussi a Parigi, ad esempio, siamo partiti da una caratteristica specifica del sito, di una luce filtrata dalle chiome degli alberi. La richiesta del committente era inoltre di un edificio a contatto con l’esterno, ma privato e chiuso. La necessità di enfatizzare le particolari caratteristiche di permeabilità alla luce del sito con le esigenze espresse dalla committenza ha portato a un involucro poroso e permeabile alla luce ma allo stesso tempo relativamente chiuso. Per il padiglione Seroussi avete già sviluppato ragionamenti relativamente ai materiali e alle tecnologie di costruzione? Vedendo il padiglione Seroussi si potrebbe pensare che il nostro approccio nei confronti dell’ingegneria sia piuttosto costoso. In realtà, strutture di questo tipo si rivelano importanti per la ricerca e l’innovazione, come del resto è capitato per l’utilizzo dell’acciaio negli edifici, all’inizio nascosto all’interno di strutture pensate in modo tradizionale. Abbiamo pensato ad un sistema con un doppio strato di lamiere tagliate a laser, riducendo molto lo spessore dell’involucro, e di applicare un principio che chiamo di “de-laminazione”, che consiste nella sovrapposizione di strati non aderenti e separabili. La luce, il modo in cui viene modulata, è sicuramente un aspetto notevole ed affascinante. La luce è un esempio perfetto di come durante l’iter di progettazione sia emersa una componente interessante che abbiamo progressivamente messo a punto, enfatizzato e usato come motivo fondamentale. Il progetto per la torre nel dowtown Manhattan è veramente fuori dagli schemi. Cosa distingue quel disegno? La torre è stata una questione interessante dal punto di vista del processo di generazione di forme attraverso il calcolo. Dai tempi di Vitruvio l’architettura si è sempre servita della geometria, in questo caso abbiamo usato la topologia (una delle più importanti branche della matematica moderna, alla base dei sistemi più avanzati di
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Carlo Ezechieli modellazione digitale N.d.C.). Lo sviluppo si basa su un algoritmo, su uno script, una sorta di legge di organizzazione. Entro il prossimo anno costruirà a New York il primo Dirty Geometry Pavilion, una sorta di manifesto ma anche un luogo pubblico interessante. Il programma si propone di restituire alla città lotti attualmente in stato di abbandono. L’idea del padiglione parte da studi sulla dinamica dei fluidi. L’obiettivo era quello di progettare un edificio e una struttura la cui architettura rendesse possibile un principio non solo di climatizzazione passiva, ma anche di riduzione del fenomeno delle isole di calore in città. In generale non si volevano ottimizzare soluzioni architettoniche esistenti al fine di risolvere il problema, piuttosto proporre una nuova soluzione architettonica. Le due forme triangolari alle estremità sono delle specie di camini di espulsione di aria troppo calda, la struttura è pensata per evitare il surriscaldamento e favorire moti convettivi di raffrescamento. Quali sono le principali influenze che ha ricevuto, sia in architettura sia in altri campi? A Firenze ho in mente la chiesa di Santa Maria Novella dell’Alberti, bellissima, perfetta, uno dei capolavori del Rinascimento, la re-invenzione della
Flashalessandrobelgiojoso Alla Chinati Foundation di Masta, Texas, le fluid sheets constructions di David Rabinowitch sono una conferma del legame che unisce arte e architettura. E del fatto che gli artisti precorrono i tempi: le installazioni originali (qui ricreate) risalgono al 1963. 34 anni prima di Bilbao.
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IoArchitetto 22 - gen/feb ‘09
brevi / camilla morlacchi
REgeneration nuova vita a spazi e costruzioni La rigenerazione edilizia e urbana come antidoto alla crisi
manda di ospitalità indotta dall’Expo garantendo la continuità degli insediamenti residenziali riqualificati. I proprietari di cascine possono aderire al consorzio, che per il finanziamento si fonda sul decreto Expo Ott’08, sul PSR - misure 121 e 311A e sulla specifica normativa della Regione Lombardia per la trasformazione da agricolo in ricettivo turistico/alberghiero o abita-zione con la legge 23, semplificata. www.cascineexpo2015.com - cascineexpo2015@gmail.com
L
a terza edizione del forum promosso da fischer Italia si è concentrata sul recupero e la rigenerazione come fattori di sviluppo in condizioni economiche difficili. Per tre giorni 55 relatori e più di 400 partecipanti, in 8 workshop e 12 incontri plenari hanno approfondito aspetti economici, sociali, tecnici e legislativi ed esaminato casi di studio concreti in Italia e all’estero. Il quadro è stato arricchito dal contributo di Salvador Perèz Arroyo, che ha sottolineato la necessità di operare innovative ricuciture tra presente e passato, e dall’invito di Stefano Boeri a fare meno ideologia e maggiore rigore sulla sostenibilità ambientale e i suoi possibili risvolti. Già disponibili sul sito sintesi delle relazioni, in attesa del volume degli atti, che verrà pubblicato in primavera e comprenderà le immagini della mostra “Rigenerazioni urbane in Italia” svolta in collaborazione con Audis. www.constructa2008.it
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SEMINARI LATERLITE CASA CLIMA * Conclusi con l’incontro di Pescara i primi 5 seminari organizzati dall’a-
zienda partner di Casa Clima, Laterlite sta programmando in questi giorni i nuovi incontri che coinvolgeranno anche i costruttori. Dagli incontri è emersa l’importanza di progettare a priori il perfetto isolamento dell’edificio anche per superare gli ostacoli che spesso sorgono in cantiere. Particolarmente apprezzata dai partecipanti la serietà degli incontri, priva di momenti “promozionali” e commerciali, e la chiarezza di Ruben Erlacher, il relatore dell’agenzia sudtirolese.
IOARCHITETTO ONLINE Dallo scorso dicembre IoArchitetto può essere consultato anche online su www.ioarch.it. Il sito si apre sempre sul numero in corso, con una selezione di articoli e servizi con photogallery, a volte più ampia della documentazione fotografica pubblicata sulle pagine del mensile. L’archivio, in via di completamento, contiene estratti dei numeri precedenti, che saranno ricercabili con qualsiasi termine contenuto negli articoli. La sezione news infine viene aggiornata con notizie dell’ultimo momento, non pubblicate dal giornale. Il sito permette ai lettori di abbonarsi direttamente online. www.ioarch.it
USA * MAPEI SI RAFFORZA SULConMERCATO l’acquisizione di Polyglass e
PER PROGETTARE CON L’ACCIAIO * Risorsa preziosa per tutti i progettisti, www.constructalia.com, il
menta le infinite applicazioni possibili del mattone facciavista. La nuova sezione segue quella di Casa Interattiva, l’area che permette di visualizzare immediatamente la resa estetica dei diversi prodotti in ambientazioni esterne ed interne. Un utilizzo del web come strumento di condivisione e mezzo di lavoro. www.santanselmo.com/provocazioni.asp
portale web di Arcelor Mittal è ora disponibile anche in italiano. Con la possibilità di consultare più di 450 prodotti e soluzioni costruttive e una galleria di casi di studio (navigabile per categoria, Paese o architetto) con esaurienti schede esplicative per adottare un materiale costruttivo dai molteplici vantaggi: leggerezza, prefabbricazione, sostenibilità ambientale (interamente riciclabile, già oggi l’80% dell’acciaio usato in edilizia proviene da materiale riciclato). Madrid, Cristal Tower (Mutua Madrileña), arch. Cesar Pelli (foto © Pierre Engel) CALCEBENESSERE * Costruire in armonia con la natura e con l’uomo: è la filosofia Bio-E
Tassullo, che sul nuovo sito dedicato presenta in dettaglio la sua gamma di prodotti ecocompatibili: calce, malte, intonaci, rasanti e collanti naturali, puri, traspiranti e ricchi di storia, per costruire ambienti salubri e migliorare il benessere psico-fisico dell’individuo. Un collegamento diretto al sito Tassullo permette di ricevere consulenza online dal centro ricerche dell’azienda. www.calcebenessere.it
DUE MILIONI: TROPPI O TROPPO POCHI? * Con un comunicato, l’Ordine milanese esprime la propria preoccupazio-
ne sull’ipotesi di ripopolare la città da qui al 2015 fino ai 2 milioni di abitanti, che comporterebbe la costruzione di nuovi alloggi per oltre 70 milioni di metri cubi. Densificazione e nuovo housing sociale non sono sufficienti a risolvere i problemi cittadini e, senza interventi infrastrutturali di ampio respiro dentro la città e nell’intera area metropolitana, rischiano di aggravarli, con una perdita di qualità dello spazio pubblico e della vita dei residenti. Meglio sarebbe intervenire direttamente sulla scala (metropolitana anziché urbana) degli interventi e su una riorganizzazione dei trasporti e delle reti che possa connettere meglio i suoi poli, contribuendo anche a riqualificare vaste porzioni di periferia.
ADOBE DESIGN ACHIEVEMENTS AWARD * Aperte le iscrizioni alla nona edizione del
premio internazionale riservato agli studenti di grafica, fotografia, illustrazione, animazione, regia digitale, sviluppo e arte computerizzata delle scuole superiori, da quest’anno in collaborazione con Icograda, l’associazione internazionale dei progettisti grafici. Esaminati da una giuria indipendente, i lavori vincitori saranno premiati a Pechino nell’ottobre 2009 (il viaggio in Cina fa parte del premio). Le iscrizioni si chiudono il 5 giugno 2009. Maggiori informazioni su www.adaaentry.com
CASCINE PER L’EXPO * Un’iniziativa per coniugare la valorizzazione del territorio con la do-
dei suoi 5 stabilimenti il gruppo milanese (6.000 dipendenti) guidato dal 1937 dalla famiglia Squinzi prosegue verso l’obiettivo dei 2 miliardi di euro di fatturato entro il 2010 e cresce in innovazione, grazie anche ai numerosi brevetti della nuova membrana autoadesiva isolante e impermeabilizzante certificata “a prova di uragano” dal building code della Florida, dove si trova uno degli stabilimenti di Polyglass. L’integrazione permetterà di sviluppare ulteriormente la ricerca, su cui già ora Mapei investe ogni anno circa il 5% del fatturato.
LE PROVOCAZIONI DI S.ANSELMO * “Provocazioni Architettoniche” è la nuova gallery fotografica che docu-
* ARCH&STONE: I VINCITORI
Il premio nazionale di architettura in pietra promosso dal Consorzio Produttori Marmo Botticino è stato assegnato all’architetto casertano Beniamino Servino per la riqualificazione di un edificio a Pozzovetere (2005) rivestito con blocchi di Tufo giallo campano. Menzione speciale per il migliore uso della pietra locale a Ipostudio architetti associati, di Firenze, che per la Banca di Credito Cooperativo del Chianti Fiorentino a Sambuca (FI) hanno utilizzato la Pietraforte locale posata a secco e il Travertino Senese di Rapolano per gli interni. Lo studio MCM e l’architetto Pietro Carlo Pellegrini hanno ricevuto due segnalazioni per i loro lavori. www.marmo-botticino.it
ONCE UPON A TIME * Nostalgia dei bei tempi andati e dell’American way of life, quando il
petrolio era abbondante e la crescita assicurata? Sarà interessante rivederli con l’occhio di Slim Aarons, fotogiornalista che entra nelle vite della società dell’opulenza degli anni Sessanta. Da Brancolini Grimaldi. Presentazione il 15 gennaio a Firenze, Gallery Art Hotel. www.brancolinigrimaldi.com
A FRANCOFORTE * ACQUA E ENERGIA Due fiere in una alla 50a edizione di ISH, a
Francoforte dal 10 al 14 marzo: 2.400 espositori (di cui 700 del settore bagno) presentano i più recenti sistemi sostenibili e design-oriented. L’esposizione si concentra sul risparmio, la depurazione e il riuso di una risorsa vitale e limitata con il settore tematico “blue responsibility” e con i forum su architettura e tecnologia, efficienza energetica ed energie rinnovabili nella climatizzazione. http://ish.messefrankfurt.com
VALSIR IN DUBAI * Torri sempre più alte: l’architettura deve seguire le leggi del marketing,
specie negli Emirati. E però: impianti di scarico sempre più rumorosi? In occasione di Big Five l’azienda bresciana ha organizzato un seguitissimo seminario tecnico sull’insonorizzazione degli impianti e sul raffrescamento radiante. A quanto pare non sempre i costruttori locali adottano tecniche di isolamento adeguate per i dispendiosi “sette stelle” della Disneyland del turismo di lusso del XXI secolo. Nella foto, il Marina Hotel di Abu Dhabi, che ha scelto impianti Triplus di Valsir.
CERAMICA ITALIANA: I PUNTI DI FORZA * Con una flessione 2008 del 6,4% e la previsione di un ulteriore calo nel
2009 del 4,1% il settore della ceramica registra un andamento migliore di altri comparti e tutto fa pensare che la prossima ripresa premierà il nostro Paese. Investimenti in nuove tecnologie per 320 milioni di euro nel 2008 (+6,1% sull’anno precedente), il nuovo Tecnopolo Ceramico del distretto modenese e il fondamentale contributo del design migliorano ulteriormente il posizionamento competitivo della ceramica nazionale, che vale già il 40% (28% in volume) del mercato mondiale. Del resto le esportazioni cinesi nel solo mese di novembre 2008 sono calate del 9% e nel medio termine si prevede un crollo degli investimenti diretti in Estremo Oriente.
MATERIAL WORKSHOP * Clac (centro servizi legno arredo) e Promos Monza Brianza, in collaborazio-
ne con Material Connexion, dopo il successo di “finiture, texture, superfici” organizzano altri 3 seminari per aziende e designer: “trasparenza” il 5 febbraio; “imballaggi” il 5 marzo e “sostenibilità”, in data da definire. A Monza, dalle 18 alle 20, presso la sede della Camera di Commercio. Informazioni e iscrizioni: www.clacsrl.it, simonamaspero@clacsrl.it
SCOMPARE UN MAESTRO “L’edificio eco-sostenibile non basta: l’obiettivo della bioarchitettura è la qualità sociale e ambientale della vita degli individui e la serenità delle comunità” Di Ugo Sasso ci rimane questo insegnamento, ora che ha perso la vita, trascinato dalle correnti al largo dell’Isla Margarita in Venezuela, venerdì 9 gennaio. Nel 1991, quando nessuno in Italia parlava di sostenibilità e pochi di ecologia, l’architetto Ugo Sasso aveva fondato a Bolzano l’Istituto Nazionale di Bioarchitettura Nella stessa città pochi anni dopo - su incarico della ripartizione edilizia abitativa della Provincia di Bolzano - aveva realizzato il primo edificio pubblico residenziale eco-sostenibile.
www.ioarch.it Direttore responsabile Sonia Politi Direttore scientifico Carlo Ezechieli Redazione (redazione@ioarch.it) Nadia Rossi (caporedattore), Daniela Baldo Roberta Basaglia, Mara Corradi, Alice Gramigna, Luca Ruggeri, Elena Sauter, Koki Yoshida, Mariella Zoppi Rubriche Alessandro Belgiojoso, Davide Crippa, Sara Ferrario, Nora Fumagalli, Camilla Morlacchi, Marco Penati, Joe Zaatar © Diritti di riproduzione riservati.
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IoArchitetto 22 - gen/feb ‘09
milano/MidLand / sonia politi
De-Frag: un laboratorio per ripensare la città
De-frammentazione e ri-composizione Parte dal quadrante est la prima proposta concreta per la Milano del futuro
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mmaginare un progetto moderno perchè Milano possa competere tra le città come “fabbrica” dell’economia globale della conoscenza e dell’innovazione: questo il senso della lunga ricerca interdisciplinare MidLand, promossa da Assimpredil Ance e condotta da Mario Abis, Angela Airoldi, Giorgio Goggi e Gaetano Lisciandra. MidLand, presentata la scorsa primavera e pubblicata sul numero 7 di Dedalo, analizzava dati concreti per suggerire la prospettiva di una regione urbana di 7/8 milioni di abitanti (MidLand, appunto) mettendo in rete il sistema di città e territori per diventare città policentrica di edifici, centri di ricerca, campi, boschi, fiumi. Da quella ricerca nasce oggi De-Frag, il primo tentativo concreto di muoversi in questa direzione agendo su un territorio preciso, il quadrante est della città compreso tra Monza, a nord, e Melegnano, a sud. Una riflessione comune (lo scorso 26 novembre, quando agli autori della ricerca si sono uniti l’assessore milanese Carlo Masseroli, Mariella Borasio, consulente Regione Lombardia per la riqualificazione del bacino del Lambro, Maria Grazia Mazzocchi, presidente di Domus Academy, Luciano Minotti, direttore trasporti e viabilità della Provincia di Milano, l’architetto Mariano Pichler, promotore del polo di via Ventura e Nicola Zanardi, amministratore di Hublab), un master internazionale (in gennaio presso la Domus Academy) e in seguito un gruppo di lavoro che affronterà concretamente una prima porzione di territorio. Per immaginare occorre saper vedere: l’esistente, le dinamiche attese, le opportunità. E prima ancora le identità dei luoghi, che l’architetto-fotografo Massimo Prizzon ha documentato per De-Frag.
L’eredità del Novecento Milano oggi è una grande periferia intorno a un piccolo centro verso cui le vie convergono a raggiera intersecando circonvallazioni concentriche, l’ultima delle quali è il sistema di tangenziali. L’automobile e la nuova economia hanno sparso sul territorio regionale frammenti urbani dis-connessi ponendo fine, insieme, alla città e alla campagna. L’attuale realtà insediativa, monocentrica e dispersa a un tempo, è congestionata dal traffico e da una permanente carenza di infrastrutture. Autostrade e ferrovie recidono le trame della storia e della natura ritagliando il territorio in terre di nessuno che tendono a diventare ingovernabili. La città dispersa deve ritrovarsi L’identità di Milano est non fa eccezione: un territorio fortemente frammentato dalla sovrapposizione di funzioni inconciliabili prima (città, fabbrica e campagna) e dall’incombenza di strade e ferrovie poi (la tangenziale est, lo scalo merci di Segrate). Visto dall’alto, si presenta come una lunga fascia, piuttosto verde e abbastanza uniforme, formata dalla Tangenziale est e dal fiume Lambro. Ma a quota zero le cose cambiano: la tangenziale taglia in due il territorio, lo interrompe, genera cul de sac invalicabili; e il fiume
Lambro è quasi sempre nascosto da argini sopraelevati che ne celano la vista. Le aree circostanti sono frammentate e disintegrate, ovvero prive della pur minima parvenza di integrazione. Eppure, le nuove infrastrutture che saranno realizzate in occasione dell’Expo 2015: Pedemontana e Tangenziale Est Esterna, alta velocità ferroviaria (con la nuova stazione di Rogoredo) e nuove linee metropolitane alleggeriranno nei prossimi anni l’attuale Tangenziale Est, che potrà quindi diventare un nuovo asse intorno a cui consolidare un innovativo segmento urbano. Lungo il suo percorso si trovano strutture ospedaliere, universitarie e centri di ricerca; sono in corso di realizzazione quartieri residenziali; molte aree pubbliche e private, persa la loro originaria destinazione, sono in attesa di essere riutilizzate. A sua volta il fiume Lambro e i 300 ettari di aree verdi che già lo circondano sono l’occasione per riorganizzare l’intero territorio con un progetto di valorizzazione e di integrazione tra città e natura. In definitiva dunque un insieme di risorse naturali, ambientali e di trasformazione da integrare per dare vita a una nuova città: una città eccentrica che riorganizza i suoi margini e costruisce un nuovo punto di vista rispetto al baricentro della città storica.
risparmio energetico
Cento impianti fotovoltaici per cento scuole
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aranno 100 gli impianti fotovoltaici installati sui tetti di 100 scuole a Milano e Provincia. Il progetto, sul quale la Provincia ha investito 15 milioni di euro, è nella sua fase operativa: la gara, indetta con bando europeo, è stata espletata e i lavori sono stati assegnati e organizzati in due lotti. Il primo ha visto la realizzazione di 10 impianti tra i quali quello dell’istituto Zappa-Cremona di Milano
inaugurato dall’assessore all’istruzione e all’edilizia scolastica della Provincia di Milano, Giansandro Barzaghi. “Con l’installazione degli impianti fotovoltaici e il loro allacciamento alla rete elettrica di distribuzione locale si otterrà un notevole risparmio energetico (100 MWh per anno di energia elettrica quantificabili in 600mila euro totali) che permetterà di coprire i costi di realizzazione degli impianti” - ha affermato. “L’energia prodotta da ciascun impianto coprirà il 20% del fabbisogno energetico medio annuo di ogni edificio scolastico. Nei mesi estivi gli impianti continueranno a produrre energia che sarà rivenduta alla rete con vantaggio per tutta la collettività. Ogni impianto eviterà l’immissione nell’ambiente di 16 ton. di anidride carbonica all’anno”. Al suo completamento, il primo lotto interesserà 48 istituti di Milano e hinterland.
Sopra: vaste aree hanno perso la loro destinazione novecentesca (foto Massimo Prizzon) A fianco: la Tangenziale e il Lambro a Milano est, da causa di frammentazione a elementi di ricomposizione (foto Massimo Prizzon) Nella mappa in basso i principali insediamenti lungo la Tangenziale Est (in giallo i tracciati autostradali) (Dario Vanetti)
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archistudio del mese / alice gramigna
Studio A/P
cultura ecologica dal progetto agli abitanti A Pesaro un pool di professionisti condivide i principi della progettazione sostenibile e del lavoro interdisciplinaree
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ontribuire alla cultura architettonica e ingegneristica contemporanea attraverso idee, progetti, realizzazioni che accrescano il valore e la qualità del patrimonio culturale della società moderna: questa la sfida sottoscritta senza riserve e con impegno da Federica Anniballi e Michele Pietropaolo. I due giovani architetti, che nel 2005 hanno fondato a Pesaro lo studio A/P, antepongono al risultato puramente formale dei loro progetti la ricerca di soluzioni tecniche a basso impatto ambientale applicate sia alla pianificazione territoriale sia alla definizione dei singoli interventi. L’incontro tra i due è legato al debutto come architetto di Federica Anniballi. La sua tesi di laurea, infatti, era focalizzata su una parola-chiave: sostenibilità. La stessa che Michele Pietropaolo da 15 anni aveva posto al centro del suo lavoro. Dal 2005 portano avanti idee e sperimentazioni con l’obiettivo di creare i presupposti per diffondere una cultura alternativa ecologica che
non abbia come condizionamento il ceto sociale. Nei loro progetti più recenti si evidenzia da un lato la ricerca e l’applicazione di materiali biologici e tecnologie “pulite”, dall’altro la pianificazione della riduzione dei consumi energetici per l’intero ciclo di vita dell’edificio. Attualmente lo studio è impegnato nella realizzazione di un quartiere di edilizia economica e popolare di 150mila mq nella prima periferia di Pesaro. A lavori ultimati Villa Fastiggi comprenderà 350 appartamenti di diverse metrature, di cui 200 progettati da Anniballi e Pietropaolo. Il nuovo quartiere è pianificato al fine di garantire a tutti gli alloggi la più corretta esposizione al sole, e di conseguenza è definita una distribuzione ottimale degli ambienti: l’80-90% del complesso è orientato secondo l’asse Est-Ovest. Quindi zone soggiorno e cucine hanno l’affaccio a Sud, mentre la zona servizi è a Nord. Il doppio affaccio combinato con un attento disegno delle aree verdi contigue e con una
FEDERICA ANNIBALLI
È nata a Rimini nel 1973 e dopo la laurea in architettura all’università di Ferrara nel 2001 si trasferisce a Pesaro dove fonda insieme a Michele Pietropaolo lo studio A/P architetti.
MICHELE PIETROPAOLO
Nato a Ravenna nel 1964, durante gli anni di formazione si trasferisce a Pesaro. Nel 1990 apre un proprio studio professionale che, nel 2005, diventa studio associato insieme all’architetto Anniballi. Lo studio A/P è oggi un gruppo di professionisti, operanti in settori progettuali diversi che condividono i principi della progettazione sostenibile e del lavoro interdisciplinare.
valutazione dei venti predominanti permette una situazione di comfort ideale per il controllo della qualità dell’aria e il raffrescamento naturale. Sono previsti caldaie centralizzate a condensazione ad alto rendimento; un sistema “intelligente” di controllo per gestire le diverse sollecitazioni termiche nell’arco della giornata; pannelli solari sulla copertura per la produzione di acqua calda e la climatizzazione degli spazi interni; pannelli fotovoltaici per la produzione dell’energia elettrica. Massima attenzione all’uso razionale di energia elettrica e alla riduzione dei campi elettromagnetici all’interno degli edifici. Qualche particolare significativo: abolito qualsiasi circuito elettrico in corrispondenza dell’area occupata da ciascun letto; pianificazione dell’accensione degli elettrodomestici in modo da evitare
il sovraccarico della rete; doppio impianto di tubazioni dell’acqua sanitaria così da evitare sprechi. Il consumo annuo previsto per questo tipo di abitazioni è di 40/45 kW/mq, contro una media paragonabile di 200 kW/mq. Tutte le scelte progettuali si sono adeguate al “regolamento di bioarchitettura del Comune di Pesaro”, che ha premiato questi edifici con un incremento volumetrico del 5% della superficie interna costruita, dal momento che le murature da 42 cm rientrano nei conteggi urbanistici. Come riuscire a coinvolgere ogni futuro abitante in questa sfida ecosostenibile? La risposta di Federica Anniballi e Michele Pietropaolo è chiusa in uno speciale manuale d’uso, che verrà consegnato al momento dell’acquisto e nel quale, oltre spiegare come è costruita la casa (materiali, piante, sezioni) si pre-
cisano strategie quotidiane e comportamenti virtuosi al fine di contribuire a costruire un proprio, piccolo mondo sostenibile.
Il complesso di Villa Fastiggi a Pesaro fa parte del programma della CE SHE (sustainable housing in Europe) e comprende diverse soluzioni residenziali. Sopra, gli appartamenti del fabbricato B3. Sotto, il comparto B4 in costruzione. Ogni nucleo residente riceverà il manuale d’uso preparato da A/P per comprendere e gestire al meglio l’abitazione.
Scusimanonhocapitobene / nora fumagalli
L’impegno parlamentare è sempre faticoso
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i son voluti 47 giorni e non so quante sedute parlamentari per non cambiare nulla. La Camera ha infatti approvato il 14 gennaio le disposizioni per la detrazione del 55% relative agli interventi di riqualificazione energetica. Il Parlamento il 28 novembre 2008 (con l’art.29 del DL 185) aveva modificato, con effetto retroattivo, la disposizione, definita dall’attuale Ministro del Tesoro un bancomat per i cittadini. Il provvedimento aveva invece consentito a più di 200mila privati ed imprese di agire concretamente per risparmiare energia. Fortunatamente, grazie alla levata di scudi di moltissime associazioni di un Paese reale e civile, il Governo ha modificato la modificazione, tornando sostanzialmente alla disposizione originaria. Naturalmente non è finita qui. Entro 30 giorni dovranno essere resi disponibili i moduli per la comunicazione all’Agenzia delle Entrate e dovrà essere pubblicato un decreto di semplificazione delle procedure. E fanno, come minimo, 77 giorni. Quanto è costato, al sistema Paese, non cambiare nulla?
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La nuova Sala Consiliare del Comune di Segrate
Architettura come funzione necessaria di Lorenzo Bonini*
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a cinquant’anni l’architettura lavora secondo una stessa prospettiva d’azione, parte di un indirizzo più vasto dove il reale mutamento è il legame tra economia e politica che impone alla professione di adattarsi alle tendenze del momento. Basta visitare o contare le maree di manifestazioni nel nostro paese. Esibizioni per intrattenimento dei mass media dove si ostentano segni-disegni spesso di mera esercitazione stilistica, un rimuginare di espressioni rituali di progetti architettonici come si fa con le opere d’arte, dove si tenta d’interpretare teoricamente l’architettura come forma di comunicazione. A queste complessità e impedimenti una risposta positiva giunge dall’opera architettonica di Edo Zanaboni, che nel tempo attraverso una sfera di attività ed esperienze vissute sul campo ha saputo dedurre e che oggi caratterizzano la regola della sua architettura, in un primordio razionale estetico, mediato dalla produzione industriale e intellegibile negli edifici da lui progettati, come la nuova sede del Comune di Segrate. Una progettazione che si appella alla ragione e che risolve i problemi funzionali dalla forma, risultato dello studio continuo sui materiali e le nuove tecnologie. L’importanza data al dettaglio come valore progettuale conduce dal particolare al generale, una ricerca continua della tecnica estetica che si coniuga con l’innovazione e la tradizione. Un risultato dove è esaltata la purezza delle forme in cemento faccia vista e vetro, concluse da tetti piani e telai strutturali in acciaio dai colori vivaci, in un linguaggio raffigurato sviluppato secondo il principio dell’ortogonalità. Il primo corpo fu progettato da Zanaboni alla fine degli anni ‘70 con pianta a L, dove i corpi intersecano a novanta gradi secondo il principio di conformità delle due strutture, sviluppando una continuità e fruibilità totale della struttura e dove un elemento è arretrato rispetto al filo stradale, caratterizzando l’insieme e creando un’area verde prospiciente all’edificio. Il nuovo corpo di cui ci occupiamo si integra perfettamente con quello esistente. La forma è quella di due parallelepipedi che incrociano innestandosi tra loro e con il corpo esistente; uno sviluppa un’altezza di quattro piani e l’altro di due destinati a uffici. Il terzo e il quarto piano sono congiunti in altezza formando l’attuale Sala Consiliare orientata verso sud-est, dove spicca l’ampia apertura a vetri, fonte naturale di luce, che si riversa per la totalità dell’altezza, occupando i 4/5 della parete di cemento faccia vista. Nella parte interrata gli spazi sono destinati a garage, archivio generale e centrali termica ed elettrica. Arrivando, il fruitore scopre subito la praticità nella distribuzione e suddivisione degli spazi. Il parterre è mobiliato da un grande tavolo destinato alla Giunta comunale che corre parallelo al fronte finestrato, mentre i tavoli dei consiglieri sono disposti centralmente a ferro di cavallo aperti su sedute di platea. Interessante è lo sviluppo e utilizzo della balconata a galleria elegantemente arredata da poltroncine in tessuto rosso purpureo. Le luci sospese nel vuoto levitano e si librano come gabbiani in volo creando un suggestivo gioco scenico illusorio. L’aspetto sensoriale è stato curato con particolare
attenzione: la visione è caratterizzata da una forte nota cromatica, il rosso purpureo degli interni è ripreso sul fronte esterno nelle putrelle e nei tiranti che danno forma al particolare bow window. Il tutto è stato elaborato dalla scelta percettiva dei materiali utilizzati e dalla morbida tonalità dell’essenza betulla naturale usata nei rivestimenti parietali e del parquet. L’acustica è stata concepita e realizzata utilizzando strumenti tecnologici d’avanguardia. Un’architettura, quella di Zanaboni, silenziosamente razionale dove il punto-limite è rispettato ricollegandosi a distanza agli assunti teorici del Movimento, dove si nega la legittimità di progettare a partire da ogni idea sorta a priori. Muove invece da un’ideaforma primaria, e cioè da un atto puramente architettonico, individuando all’interno di quella forma la logica sui generis dell’iter progettuale. Partire dall’architettura per arrivare all’architettura, il progettista non può fare altro che realizzarne il concetto, dando tuttavia per scontato che tale concetto non esiste in sé, ma soltanto nell’opera architettonica che realizza. Ciò equivale a dire che, nella presente condizione storica, l’architettura non esiste in sé come presenza ma come funzione necessaria. * Critico Storico d’Arte e d’Architettura
L’aula consiliare occupa terzo e quarto piano del nuovo corpo (qui sotto, l’ingresso in congiunzione con l’edificio preesistente) del municipio di Segrate: la galleria per il pubblico affaccia sul tavolo della giunta e sulle grandi vetrate aperte sul comune del milanese; pagina a fronte, il bow window con i tiranti in acciaio.
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Struttura e coordinamento EDOARDO ZANABONI
Laureato in Architettura a Parigi, docente in corsi post-universitari di indirizzo urbanistico attuativo, è autore di numerosi articoli pubblicati su quotidiani e periodici. Dal 1968 svolge la libera professione in ambito architettonico e urbanistico. Lo studio, cresciuto inizialmente su significative esperienze di recupero di architetture del centro storico di Milano, ha maturato competenze tecniche e professionali adeguate alle tematiche progettuali che investono la città, con approfondimenti puntuali sull’uso dei materiali e delle tecnologie edilizie e una sempre più adeguata attenzione ai rapporti tra tipologia e contesto urbano.
Fondata nel 1968, la Cooperativa Celi, che dal 1991 fa parte del Consorzio Cooperative Costruzioni di Bologna, è in grado di affrontare cantieri che presentano elevati livelli di complessità tecnologica e richiedono alta capacità organizzativa e gestionale. Nell’ambito della costruzione dell’ampliamento del Comune di Segrate, ha operato in qualità di capogruppo per quanto concerne la responsabilità dei lavori di realizzazione delle strutture in cemento armato, pavimentazioni, pareti interne, impianti meccanici, climatizzazione, ascensori e sistemazioni esterne di marciapiedi e aree verdi.
C.E.L.I. Soc. Coop. Via Crispi, 41 91029 Santa Ninfa (TP) Tel. 0924 62222 www.celi.coop
Costruire su misura Co.Pre.In. è un’impresa di costruzioni con particolare esperienza nelle opere di carpenteria metallica. Competenza e costante ricerca tecnica permettono di offrire soluzioni avanzate, in tempi rapidi e con la necessaria flessibilità e affidabilità. In questo intervento, oltre alle strutture metalliche, Co.Pre.In si è occupata delle facciate continue e della realizzazione dell’impianto elettrico. Nella foto, l’imponente struttura metallica che sostiene la galleria della Sala Consiliare, prodotta e messa in opera dall'azienda, durante i lavori.
Co.Pre.In. S.p.A. Contrada S. Nicola Km 61,400 91026 Mazara del Vallo (TP) Tel. 0923 948122
Dotazioni audio-video Dal 1985 I.T.C. produce sistemi per annunci EN 60849; impianti di amplificazione, audio, video e multimediali; automazione e risparmio energetico per strutture alberghiere e ospedali. Per la nuova Sala Consiliare ha fornito un sistema conference che gestisce il dibattito e la votazione elettronica riconoscendo il relatore tramite un lettore trasponder di presenza; sistema video di ripresa e di videoconferenza. Le funzioni sono gestite tramite regia e le apparecchiature da un Pc a comandi touch screen.
I.T.C. Zona Industriale P.I.P. Sambucheto 62019 Recanati (MC) Tel. 071/987054-58 www.itcaudio.com
La collaborazione fa bene al progetto
È
stata ormai ultimata la nuova Sala Consiliare del Comune di Segrate e completati i nuovi uffici amministrativi. A questo intervento pubblico ho dedicato il massimo impegno insieme ai miei collaboratori. Ringrazio l’Amministrazione di Segrate e in particolare coloro che hanno intrattenuto con me un dialogo costruttivo durante la realizzazione dell’edificio. Ritengo che per ottenere un risultato apprezzabile si debba necessariamente stabilire un rapporto estremamente penetrante tra le idee del progettista e quelle del committente, soprattutto nella fase iniziale del progetto, mentre i bandi internazionali, così come sono concepiti, escludono tale rapporto. Per questo sono convinto della necessità di una profonda riforma di questa regola per assicurare trasparenza e uguaglianza tra i candidati. Se la mia convinzione venisse accolta sarebbe un fatto positivo, anche sotto l’aspetto economico, per i liberi professionisti italiani, che ne hanno estremo bisogno per salvaguardare gli studi, i collaboratori, i consulenti e le strutture di progettazione in genere. Arch. Edoardo Zanaboni
La luce Il Gruppo Artemide è uno dei leader mondiali nel settore dell’illuminazione residenziale e professionale di alta gamma. Illuminano la Sala Consiliare le lampade a sospensione Mouette (nella foto), design Wilmotte & Associés, dalla suggestiva forma ad ala. Sui tavoli dei consiglieri le lampade Tolomeo, design Michele De Lucchi e Giancarlo Fassina, con struttura a bracci mobili in alluminio lucidato e diffusore orientabile in tutte le direzioni.
Artemide Via Bergamo, 18 20010 Pregnana Milanese (MI) Tel. 02 93518.1 www.artemide.com
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archimateriali / daniela baldo
Facciate ventilate Involucri di alto valore compositivo e prestazionale vestono gli edifici offrendo numerosi vantaggi, tra cui isolamento acustico e comfort termo-igrometrico
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a facciata architettonica ha avuto negli ultimi decenni una rapida evoluzione; non più legata alla semplice accezione semantica di involucro, ma di fronte allo sviluppo tecnologico continuo e alle richieste estetiche crescenti, la tendenza è quella di progettare involucri sempre più al passo con i tempi. La facciata diventa così l’espressione di valori compositivi e prestazionali. Una delle risposte a tale tendenza è costituita dal sistema costruttivo a secco denominato parete ventilata. È composta da un materassino coibente continuo applicato a ridosso della parete esistente dal lato esterno e da un paramento di rivestimento vincolato all’edificio tramite una sottostruttura metallica. La distanza tra lo strato isolante e il rivestimento crea una camera d’aria dove si attiva un’efficace ventilazione naturale. Questo sistema riesce a coniugare due aspetti normalmente in contrasto tra loro: la tenuta all’acqua meteorica e la traspirabilità al vapore della parete stessa. Il posizionamento dell’isolamento all’esterno dell’edificio
porta all’eliminazione dei ponti termici, salvaguardando la struttura principale dalle variazioni termiche esterne, migliorando così il comfort termo-igrometrico. L’isolamento esterno ha una duplice funzione. In inverno, la facciata ventilata mantiene elevata la temperatura superficiale interna, evitando la formazione di condensa superficiale e la sgradevole sensazione indotta dalla bassa temperatura radiante dalle pareti ottenendo così una considerevole riduzione dei costi di riscaldamento, quindi minori emissioni in atmosfera. In estate, grazie alla parziale riflessione della radiazione solare da parte del rivestimento, alla ventilazione dell'intercapedine e all'applicazione dell'isolante, consente di contenere notevolmente i costi di condizionamento. Inoltre, questa filosofia costruttiva migliora l’isolamento acustico, è semplice da installare e ha una manutenzione molto ridotta. Infine, l’intercapedine permette di trasferire alcuni impianti e canalizzazioni all'esterno dell'edificio. Per il paramento esterno molteplici sono i materiali a disposizione
Una vela protegge la struttura originaria Riqualificare il patrimonio esistente e migliorare le prestazioni Come molti edifici degli anni ’70, anche la sede direzionale di Mediaset a Cologno Monzese richiedeva l’adeguamento agli standard attuali in termini di isolamento termo-acustico e di risparmio energetico. L’interstrato strutturale di DuPont è stato un fattore chiave nella creazione dei 1.500 metri quadri della facciata a doppia pelle costruita su progetto dell’architetto Franco De Nigris. Per quest’opera è stata concepita una struttura in acciaio praticamente invisibile in combinazione con un nuovo sistema di fissaggio in metallo dalle dimensioni contenute per il sostegno del vetro. I pannelli sono stati progettati in diverse dimensioni, con una larghezza di 1,1 metri e altezza variabile da 2,2 fino a 3 metri. Ogni pannello ha una struttura a sandwich di 8 mm di vetro temperato, 1,52 mm di interstrato strutturale Sentry Glas e 8 mm in vetro serigrafato. Il progetto ha meritato il Premio Speciale ai 2008 RE Real Estate Awards. www2.dupont.com
Metallo lapideo Lo zinco protagonista di facciate e copertura della nuova sede Nice Nice con sede a Oderzo (TV) è una delle principali realtà nel mercato dell’home automation: il movimento è stato l’anima del progetto della sede, elaborato da Studio Architect Carlo Dal Bo, con il corpo uffici “adagiato” sul magazzino. Il materiale per la facciata è il laminato di zinco titanio VM Zinc finitura Quartz-Zinc prepatinato grigio chiaro. La copertura è realizzata con VM Zinc Compact, un sistema a “tetto caldo” che combina il rivestimento VM Zinc Plus in doppia aggraffatura con uno strato di coibentazione in vetro cellulare Foamglas. Quartz-Zinc è stato scelto per la sua qualità materica di metallo che rimanda alla pietra; di qui la scelta di doghe verticali di identica larghezza ma posate su righe sfalsate ad accentuarne l’effetto di scorrimento che rinviano a una tecnica di rivestimento tipica del materiale lapideo. www.vmzinc.it
Un’onda estetica e funzionale Architettura e ambiente si fondono nella sede di Inpek Progettati dall’architetto Enrico Massagrande, i nuovi edifici e lo showroom di Inpek-partner di Trespa in Italia- sono situati a Vipiteno, al confine con l’Austria. Sullo sfondo delle montagne della Wipptal spicca un edificio che ai monti si richiama nelle forme e nei colori attraverso fasce di pannelli Trespa Meteon chiari e scuri alternati. Colonnine gialle di lunghezza diversa, estese su due piani, formano “l’onda della vita”: un elemento estetico e un perfetto riparo dal sole. La diversa larghezza dei singoli elementi crea un interessante gioco di luci e ombre. I pannelli sono composti da resine termoindurenti, rafforzate in modo uniforme con il 70% di fibre di legno e prodotte in condizioni di pressione e temperature elevate. La vetrata permette al personale di volgere lo sguardo verso l’esterno e alla luce di inondare l’intero edificio. Pannelli Trespa con motivi lava decorano una torre che altrimenti sarebbe una semplice appendice dell’impianto di aspirazione. www.inpek.it
sul mercato per soddisfare le esigenze più disparate e per conferire sfumature di tonalità ed effetti. Si spazia da materiali naturali (marmo, granito o pietra), ricomposti, gres porcellanati, cotto, laminati ad alta pressione, metalli quali rame, zinco, titanio, alluminio o leghe in zinco-titanio, acciaio inossidabile fino ai moduli fotovoltaici con celle solari policristalline. Il maggiore onere iniziale di spesa per la realizzazione di una facciata ventilata è ammortizzato nel corso dell’intero ciclo di vita dell’edificio: infatti tale tecnologia consente un notevole risparmio energetico, è esente da manutenzione e ad essa si accompagnano le agevolazioni fiscali previste. I benefici della facciata ventilata si manifestano anche nel restyling di edifici esistenti, quando vi sia la necessità di migliorarne il comportamento termico e l’estetica della facciata. Questi vantaggi e la flessibilità progettuale di questo sistema fanno della parete ventilata una delle soluzioni più idonee per il contenimento dei consumi negli edifici.
Nuovo cinema Apollo Continuità cromatica ed elevate prestazioni termo-energetiche da un involucro di terracotta L’argilla di Palagio Engineering è stata scelta per dare nuova identità all’ex Cinemateatro Apollo di Bologna. La nuova costruzione progettata dall’architetto Andrea Trebbi è dominata da due temi architettonici. Una serie di lastre in cotto Terra One disegna sulla facciate un regolare gioco di forme rettangolari. Il tessuto di lastre e aperture è interrotto alle estremità da sottili griglie orizzontali Terra Tube e da elementi di alluminio preverniciato, accostati in modo libero. La scelta di rivestire interamente il complesso con lastre ventilate in cotto, permette di ottenere continuità cromatica in tutta la costruzione ed elevate prestazioni termo-energetiche. Elementi tubolari Termo Tube applicati in corrispondenza dei vani-scala e dei bagni svolgono la doppia funzione di frangisole e di componenti che scandiscono l’alternanza dei due temi architettonici del complesso. www.engineering.palagio.it
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Trasparenze selettive Facciate e pannelli per varie funzioni con differenti gradi di trasparenza Il consorzio Manus di Bolzano è formato da 35 imprese artigiane del posto. L’edificio che le ospita, di 6.300 mq, è stato progettato da Ch-plus studio associato di architettura e design di Talo (TN). La copertura del secondo e terzo piano è realizzata in lamiera stirata tipo Schinuz prodotta da Fratelli Mariani. La lamiera è in pannelli intelaiati, offre un eccellente grado di trasparenza e agisce quale frangisole. L’azienda realizza divise tipologie di lamiere stirate per facciate continue in alluminio, acciaio inox, rame o altri materiali. Possono essere adattate a vari utilizzi come frangisole, con pannelli scorrevoli, come rivestimento o pelle esterna di edifici, dando differenti gradi di trasparenza. Il modello Ginepro con pannelli quadrati in lamiera stirata può essere utilizzato anche come muro vegetale o per facciate verdi. www.fratellimariani.it
Total white
Sinergia preziosa
Le facciate in vetro dell’atrio creano continuità tra esterno e interno
Energia e building automation per il WJC
Palazzo Tendenza rientra in un grande intervento urbanistico e architettonico della zona Est di Padova, il Net Center, progettato da AU Studio (Prof. Arch. Aurelio Galfetti e Ing. Luciano Schiavon). È composto da quattro edifici collegati tra di loro da una galleria lunga 150 e alta 15 metri, una passeggiata coperta che assicura luce naturale e comfort ambiente. Le due facciate esterne dell'atrio sono realizzate in vetro Pilkington Optiwhite™ temprato 10 mm montato con il sistema di fissaggio puntuale Pilkington Planar™. Pinne in vetro Pilkington Optiwhite™ temprato 19 mm, che non necessitano dell’aggiunta di ulteriori ritegni metallici e profili, conferiscono una totale trasparenza all’edificio grazie al basso tenore di ossidi di ferro che garantisce il migliore risultato estetico e le migliori prestazioni di trasmissione luminosa. www.pilkington.com
Struttura reticolare Il contributo di Schüco e Stahlbau Pichler alla realizzazione della nuova sede Fater La nuova sede della Fater di Pescara, progettata dall’architetto Massimiliano Fuksas, è stata concepita come un sistema di due corpi di fabbrica, diversi tra loro e sovrapposti: un volume a “L” dalle linee semplici e un secondo più irregolare dall’andamento curvilineo e avvolgente. Il primo è un edificio alto circa 21 metri con una superficie di oltre 9.000 mq e risulta aperto, con soluzioni che consentono l’ingresso della luce a aumentano la trasparenza degli ambienti. Anche all’interno le pareti in alluminio e vetro realizzate con il sistema Schüco FW 50+ enfatizzano la permeabilità degli spazi e ne facilitano l’organizzazione. Il corpo sovrastante è segnato da una struttura reticolare. Il sistema di facciata continua si sviluppa come una serie di 1.000 triangoli in vetro contornati da profili che si muovono nello spazio dando vita a una superficie concava di grande impatto. Le sezioni architettoniche dei profili variano da 84 a 140 mm. I profili orizzontali Schüco sono traversi che formano una linea spezzata irregolare a livello di calpestio facendo anche da marcapiano; una guarnizione continua interna in EPDM garantisce la tenuta all’acqua. I profili verticali sono posti tra i traversi, fissati con cavallotti e staffe in alluminio; i montanti diagonali sono fissati ai verticali con cavallotti in acciaio e alla struttura con staffe Schüco anch’esse in alluminio. www.shueco.it Struttura La struttura si compone in realtà di tre diversi solidi corpi. Il corpo A, in calcestruzzo armato con elementi verticali incastrati nella platea di fondazione, presenta colonne d’acciaio in continuità con i pilastri dell’edificio sovrastante. Al di sopra della fondazione sono collocati dissipatori sismici che sorreggono l’edificio. Il corpo B è sorretto da un telaio di pilastri in calcestruzzo rivestiti in acciaio e da colonne cruciformi in acciaio. Il corpo C, anulare, è realizzato sostanzialmente in acciaio. La sua progettazione esecutiva è stata realizzata da Stahlbau Pichler. La struttura reticolare per il sostegno delle parti vetrate è composta da nodi geometricamente differenti tra loro (circa 3.000 elementi). La parte superiore è sostenuta da dieci tripodi a tre, due o un braccio. La facciata vetrata è interna al reticolo d’acciaio, con i vetri montati anch’essi dall’interno. www.stahlbaupichler.com
Si trova alle porte di Milano il nuovo complesso destinato a ospitare piccole e medie imprese operanti nel settore dell’oreficeria. Con una superficie di 13mila mq distribuita in un anello centrale e due torri, il progetto è firmato dall’architetto Marco Cerri, gruppo Relive. Tramite le aziende Tosoni Facciate Continue e Far System il Gruppo Industriale Tosoni ha realizzato 6.000 mq di facciate a doppia pelle, 1.100 mq di impianto fotovoltaico, 1.000 punti gestiti dal sistema di building automation, 100 mq di display a Led. Il sistema Make the Future ha consentito di ottenere la certificazione dell’edificio in classe B. Il controllo dell’ombreggiamento è automatico sulle 1.004 veneziane tramite un sistema centrale. In corrispondenza delle scale di emergenza sono stati installati 1.071 pannelli fotovoltaici a tecnologia CIS per una potenza di circa 80 kW/p e sulle coperture delle torri 174 pannelli in silicio monocristallino inclinati di 30° per un potenza complessiva di 40 kW/p. www.tosoni.com
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il progetto del mese / DOPO LA PIRAMIDE IN COUR CARRÉE IL VELO DI COUR VISCONTI
Il nuovo dipartimento
delle arti islamiche al museo del Louvre Mario Bellini e Rudy Ricciotti firmano la copertura della corte Visconti, integrazione dolce tra un sito storico e un progetto architettonico contemporaneo
C
oprire la corte Visconti con una struttura vetrata sarebbe un’idea novecentesca molto razionale per uno spazio che, fino a oggi, si è mantenuto aperto. Alterare questa corte con un ingombro architettonico estraneo imporrebbe alle facciate già poco luminose un’infelice e irreversibile penombra. Smembrare l’Arte Islamica su più livelli significherebbe contribuire alla rottura della identità della sua narrazione. Creare dei mezzanini richiamerebbe ingiustamente la cultura dei grandi magazzini. Imporre ai tesori orientali una definitiva impossibilità di fuga da una corte chiusa, testimone delle epopee stilistiche francesi, costringendoli tra quattro mura, rimanderebbe anche concettualmente a una volontà di confinamento della cultura islamica. L’occidente ha sempre ragione, ma il Louvre non la pensa così. Possiamo sognare un altro atteggiamento che, con meno pesantezza e maggior grazia, accolga amichevolmente l’Islam con l’immagine della mano tesa di Montesquieu al persiano in visita a Parigi. Le scelte architettoniche e museografiche La Cour Visconti non sarà coperta, ma resterà visibile: questa è la scelta architettonica degli architetti Mario Bellini e Rudy Ricciotti, alla ricerca di una integrazione dolce tra un
progetto architettonico contemporaneo e un sito storico. Considerando che il sottosuolo è l’ultima risorsa fondiaria disponibile e che esiste già al Louvre una tradizione di sfruttamento del sottosuolo, si tratta, ancora una volta, di non sprecare questa opportunità. Peraltro, le due facciate della galleria Daru hanno il privilegio di essere a contatto con l’esterno tramite delle belle finestre: vedere la pioggia, il cielo, il sole, la luce, suggestive a Parigi soprattutto in inverno quando nevica, ebbene tutto questo è un privilegio raro al Louvre. Coprire la corte significa squilibrare la galleria di Samotracia e creare una vicinanza semantica desacralizzante tra l’arte greco-romana e l’arte islamica. Questo progetto si propone invece di lottare contro una maledizione che parrebbe voler martirizzare tutta l’avventura, il patrimonio architettonico e artistico dell’Islam in un solo impeto al quale mancherebbe il dubbio come intuizione concettuale. La presentazione delle collezioni si dispiegherà dunque su 3.000 mq. suddivisi in due livelli. Il primo - al livello della corte - presenterà le opere comprese tra il VII e il X secolo; il secondo - al livello interrato ovvero al livello del “nuovo” piano terra - esporrà le opere dall’XI al XIX secolo con la prestigiosa collezione di tappeti. I nuovi spazi saranno coperti da un velo
luminoso che, effondendo una discreta illuminazione diffusa, flotterà delicatamente sull’allestimento museografico. Dall’interno si avrà la percezio-
ne delle facciate della corte; dalle sale si potrà ammirare il gioco di pieghe e onde della copertura che darà all’insieme una poetica suggestione.
Il nuovo padiglione dissimula il proprio ingombro nella storica corte Visconti Qui sotto, render dell’atrio e del primo dei due piani interrati che ospiteranno l’arte islamica
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Museo del Louvre – dipartimento delle Arti Islamiche, Parigi 2005 / in corso (inaugurazione prevista per la fine del 2010) Concorso internazionale. Progetto vincitore Promosso da: Musèe du Louvre, Parigi Cliente: Musèe du Louvre, Parigi Superficie di progetto Esposizione permanente: 3.000 mq Altre funzioni - esposizione temporanea: 1.000 mq Locali tecnici: 500 mq Equipe di progetto Architetti: Mario Bellini, Rudy Ricciotti Bureau d’Etude Technique: BERIM Société d'Ingénierie Muséographie : Mario Bellini, Renaud Pierard Consulenti Copertura e vetrate: Hugh Datton Architect Illuminotecnica: L’Observatoire 1 Economista: Société DAL Sicurezza: Cabinet Casso
MARIO BELLINI
Laureato in architettura al Politecnico di Milano nel 1959, si dedica con successo a un’attività internazionale di design (8 Compassi d’oro) celebrata con una mostra personale al MoMA di New York nel 1987. Dall’86 al ’91 è direttore di Domus. All’inizio degli anni Ottanta, lo Studio Mario Bellini Architect(s) avvia la sua attività di progettazione nel cuore di Milano per trasferirsi in un grande fabbricato industriale ristrutturato sui Navigli. Primo Studio di architettura in Italia certificato ISO 9001, vince numerosi concorsi internazionali e, con il supporto di sedi distaccate all’estero, allarga i suoi orizzonti con commesse in Germania, Francia, Stati Uniti e Australia, e nelle principali città italiane. Tra i cantieri in corso, il complesso Verona Forum (dal 2004) e le due torri di Deutsche Bank Headquarters a Francoforte (dal 2006), che verranno trasformate nella prima banca interamente eco-compatibile.
In alto, un altro modello del velo steso sopra la corte chenon impedisce (immagine a fianco) di godere della luce di Parigi, sia pure nei limiti (studio zenitale in basso) imposti dal solstizio d’inverno
Il percorso museografico Il visitatore, provenendo dalla Piramide, giungerà al livello più basso dell’Aile du Manège (ovest), allo stesso livello della Cour Visconti; invece che risalire le scale mobili che portano al livello superiore, sarà attirato dalla spettacolare visione del velo che anima la corte di una nuova presenza: l’entrata al nuovo Dipartimento di Arte Islamica. Il percorso di visita forma un circuito perfetto, non introducendo alcuna circolazione superflua. Le altre collezioni distribuite attorno alla corte saranno messe in risonanza con le collezioni d’arte islamica grazie alla connessione con quelle delle Trois Antiques, della Grecia Pre-Classica, dell’Egitto Copto e dell’Egitto Romano. Il progetto museografico rifiuta la parcellizzazione spaziale per privilegiare la continuità del percorso di visita. La luce naturale sarà diffusa dal velo di copertura, la cui stratigrafia sarà trattata in modo da poterne graduare l’intensità. In estate l’intensità luminosa all’interno delle sale espositive non supererà il livello di lux previsti per la buona conservazione dei reperti esposti e per il comfort dei visitatori. Al livello più basso delle sale, la vista del velo sarà possibile in numerosi punti, grazie alle aperture previste nelle solette lungo il perimetro della corte, confermandone il ruolo di elemento unificatore delle collezioni.
Il velo La copertura è realizzata da una struttura spaziale metallica rivestita da due pelli, una esterna, vetrata e una, interna, di controsoffittatura di rivestimento. Al fine di generare una texture leggera e traslucida, particolare attenzione è stata posta allo studio morfologico e cromatico: tubi rotondi per avere ombre morbide e colore chiaro per alleggerirne la presenza. Lo spessore della copertura è variabile, determinato anche dalle esigenze strutturali. Al fine di seguire l’andamento ondulato della copertura e garantire una perfetta contiguità del rivestimento, la superficie esterna di copertura è composta da 2.352 triangoli piani di circa 120cm di lato. Le strutture, superiore e inferiore, sono collegate da montanti verticali. Questa composizione facilita la fabbricazione e il controllo geometrico della realizzazione della carpenteria. La struttura reticolare poggia su 8 colonne inclinate articolate alle estremità e tre “triangoli” di controventatura sui tre lati. Le facciate verticali sono in vetro chiaro con un’altezza che varia tra i 50 e i 560 cm. La larghezza dei pannelli in vetro è di circa 240 cm, in modo da corrispondere alla trama delle struttura spaziale metallica di copertura. I vetri sono altamente trasparenti di tipo “low iron” o “extra clair” purificati dagli ossidi di ferro.
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tecnica a secco /
Cubotto, monitoraggio prestazionale continuo
Un prototipo di edificio sostenibile con tecnologia stratificata a secco frutto della collaborazione tra l’Università di Parma e il consorzio Esi
I
Paesi del nord Europa e gli Stati Uniti da diversi decenni impiegano la tecnica costruttiva a secco che sembra rispondere meglio alle esigenze di sostenibilità ambientale e di risparmio energetico. Tra le aziende impegnate a promuoverne la conoscenza e la diffusione anche in Italia, dove per tradizioni costruttive e di materiali questa tecnica è poco utilizzata, il Consorzio Esi (soci fondatori C&P Consulenza e progetti, Bucci, Bergamaschi Costruzioni, Elettromeccanica Parmense e Inlon, partner e sponsor tecnici BPB - gruppo Saint Gobain e Celenit) che da più di un anno ha avviato un progetto di ricerca con il dipartimento di ingegneria civile, del territorio, dell’ambiente e architettura dell’Università di Parma. Stadio intermedio della ricerca, insieme a un’analisi e schedatura di 100 edifici europei costruiti a secco e “sostenibili” anche dal punto di vista architettonico, il prototipo in scala 1:1 (il cubotto) che fa bella mostra di sé a pochi passi dalle aule di inge-
gneria del Campus universitario di Parma. Orientato a sud, composto di 2 locali a piano terra e un altro al secondo piano per disporre di una parete esterna ventilata di 6 metri di altezza, per la sua costruzione è stata utilizzata una tecnologia ibrida (gli orizzontamenti sono getti in CA) con telaio in legno e pannelli di tamponamento in cementofibra, due strati di fenolico rifiniti internamente in gesso rinforzato. Scopo del prototipo, ricco di sensori tarati sul protocollo di verifica messo a punto dal gruppo di ricerca, condurre indagini termografiche e verifiche igrometriche, di trasmittanza, smorzamento e sfasamento per integrare le verifiche di calcolo con quelle sperimentali e avviare un processo informativo “dal cantiere alla produzione al progetto” (ovvero l’esatto inverso di quanto avviene ogni giorno). Innegabili i vantaggi della tecnica costruttiva a secco: sostenibilità economica grazie al largo ricorso alla prefabbricazione che accorcia i tempi di cantiere; sostenibilità ambientale grazie
alla relativa semplicità di modificare l’edificio recuperandone parti importanti, che quindi non vengono avviate alla discarica; flessibilità di progettazione e di
assemblaggio; leggerezza; disponibilità per molteplici soluzioni strutturali (legno, acciaio, CA) e architettoniche; incremento delle prestazioni energetiche.
Il prototipo di ricerca in scala 1:1 allestito nel campus universitario di Parma nei prossimi mesi fornirà preziose informazioni sperimentali per perfezionare la tecnica costruttiva a secco In alto, sezione del tamponamento
efficienza energetica /
La prima casa lombarda in Classe Oro Un Edificio Energeticamente Efficiente (E3) dal carattere architettonico contemporaneo rispettoso della tradizione
S
i trova a Bergamo, nel borgo storico di Colognola, il primo edificio costruito in Lombardia secondo i parametri CasaClima Classe Oro (consumo annuo pari a 6 kWh/mq), nato dallo stimolo fornito dalle direttive comunali di Bergamo in materia di risparmio energetico e dalla volontà della committenza (Vanoncini) di adottare tecniche costruttive alternative con forti contenuti di sostenibilità. L’edificio recupera un cascinale degradato, di cui rispetta la tradizione costruttiva locale, reinterpretandola con un carattere architettonico contemporaneo. Il prospetto nord, più classico e chiuso, si integra al contesto e si contrappone alla facciata sud verso la corte, dove schermi solari, logge e serre di captazione termica creano variazione volumetrica e materica. Strategie energetiche e tecnologiche L’edificio sfrutta i principi della costruzione stratificata a secco: l’applicazione del sistema S/R (struttura/rivestimento) implica l’utilizzo di telai portanti e travi in acciaio e in legno (nelle porzioni a vista del loggiato a sud). Il principio costruttivo dell’involucro esterno è di una doppia struttura leggera: un guscio
interno e un rivestimento esterno completamente desolidarizzati tra loro per ridurre al minimo le coazioni e le tensioni date da dilatazioni differenziali, ponti termici e ponti acustici. L’intercapedine che ne risulta è utilizzata per passaggi impiantistici e saturata con spessori di isolamento termo-acustici. Sono inoltre garantiti opportuni sfasamenti dell’onda termica nella stagione calda grazie all’impiego di isolanti con caratteristiche differenziate: pannelli in fibra di legno ad alta densità affiancata a lane minerali consentono di raggiungere valori di sfasamento superiori alle 8 ore. Le superfici interne sono completate con pannelli in gesso rivestito con ottime performance acustiche e igrometriche; all’esterno l’involucro è realizzato in pannelli di tipo AquapanelKnauf in calcestruzzo di piccolo spessore coperti da un cappotto isolante tinteggiato. Le serre captanti si sviluppano su due livelli: la separazione verso l’esterno è data da elementi totalmente vetrati sia per le pareti verticali sia per la copertura, dove sono state installate finestre a tetto Velux. La funzione captante invernale si associa alla possibilità di disattivazione della serra nei periodi estivi gra-
La qualità architettonica del fronte sud risponde anche a esigenze di captazione termica e raffrescamento
zie all’apertura e alla schermatura dei serramenti. Nelle pareti che separano le serre dagli ambienti interni la porzione vetrata è ridotta; nella chiusura opaca la parete leggera è captante invernale e assorbente estiva grazie all’applicazione di lastre in gesso rivestito con integrate microcapsule di PCM (Phase Change Material - lastre BASF Micronal PCM SmartBoard Knauf). L’impiantistica è costituita da una caldaia a gas metano a con-
densazione ad altissimo rendimento abbinata a un impianto di riscaldamento radiante a bassa temperatura. Un impianto di ventilazione meccanica autonomo riduce ulteriormente i consumi energetici e garantisce le necessarie condizioni igieniche. Infine, due impianti solari termici con superficie captante di 6,9 mq l’uno, integrati all’architettura e a ridotto impatto visivo, forniscono più del 50% del fabbisogno energetico per la produzione di acqua calda sanitaria.
Luogo: Colognola (BG) Tempi: progetto 2006; Inizio lavori: settembre 2007; Fine lavori: giugno 2008 Committente: Vanoncini Prezzate di Mapello (BG) Progetto architettonico e tecnologico: Atelier2 - Valentina Gallotti e Marco Imperadori Associati - Milano
Impresa costruttrice: Vanoncini Strutture metalliche: OCML Serramenti: Faliselli, Velux Componenti significativi ai fini del contenuti energetici: Knauf, Edilfiber, Rockwool, Isover, Pava Therm Naturalia Bau, Actis, Viessmann, Velta Impianti meccanici e trattamento aria: GTI – General TecnoImpianti Impianti elettrici: Criv Electric
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utopie possibili / antonio morlacchi
Progettare un nuovo diritto alla casa
Inbar e CNA a Torino lanciano il workshop architettura + natura x azzerare i costi della modernità
Realizzare abitazioni a costo zero È questo il primo ambizioso obiettivo del progetto presentato lo scorso novembre a Torino dall’architetto gio. Dardano nel corso di Restructura. Come si fa? Coinvolgendo i futuri residenti, consorziati con progettisti, costruttori e gestori immobiliari per apportare al progetto le proprie competenze, inclusa l’autocostruzione (e indicare le proprie esigenze abitative, diverse da individuo a individuo); con l’apporto della pubblica amministrazione, il cui contributo può consistere nella dotazione gratuita di parti di territorio urbano da rigenerare (e che diversamente rappresenta un costo economico e sociale) e a cui soprattutto viene chiesto di rivisitare il concetto di proprietà, trasformandolo in diritto alla casa a lungo termine, ereditabile ma non negoziabile, allontanando il pericolo di una nuova speculazione; e infine con la partecipazione di aziende private che quegli edifici potranno trasformare in fonti diffuse di produzione di energia traendo profitto dal surplus non utilizzato dai residenti. Rigenerare la città Da queste premesse discende una nuova idea di città e un ruolo nuovo per architetti e progettisti. La città trae la sua energia e la sua ricchezza dalla diversità, dai flussi e dalle relazioni che si creano. I quartieri
razionali, pensati a tavolino secondo i criteri della città fordista creano disagio, emarginazione e insicurezza, a Palermo come a Parigi come a Mälmo. Gli spazi urbani rigenerati con case a costo zero, né in locazione né in proprietà, sono abitati da persone la cui identità, peculiarità e intelligenza sarà il vero patrimonio del luogo: non più quartiere ma una nuova forma di organizzazione collettiva in cui vi sia accordo sul progetto, condivisione degli obiettivi e contributi degli abitanti sulle modalità di attuazione dei programmi di gestione delle abitazioni e degli spazi. Il ruolo dell’architetto diventa allora quello di favorire la dinamica dei flussi culturali e materiali e le interconnessioni con l’ambiente con una paziente e continua azione di adattamento e approssimazione che induce trasformazione e/o “rigenerazione” partecipata del territorio così da rendere “invisibile” l’intervento. Individuare la primitiva identità, rigenerata anch’essa integrandola con quella dei nuovi soggetti partecipanti, progettisti e committenti a un tempo: questa l’idea di città per l’uomo come prodotto dell’uomo. Non è un caso se sentiamo il bisogno di tutelare una città solo quando sappiamo riconoscere che al suo interno custodisce la cultura dei suoi abitanti, i loro sogni, le loro sicurezze e la loro domanda di felicità. Non già di benessere effimero.
GIOVANNI (GIO.) DARDANO
Coordinatore della sezione Inbar (Istituto Nazionale di Bioarchitettura) del Piemonte, gio. Dardano si è laureato in architettura al Politecnico di Torino. All’attività professionale (presidente di giurie di concorso internazionali e per più di un decennio consigliere dell’Ordine degli architetti di Torino di cui è stato presidente nel 1986) ha affiancato fin dal 1964 un’intensa attività artistica con esposizioni in Italia e all’estero (Biennale di Venezia 1976, Beaubourg Parigi 1991) e come curatore di mostre d’arte e di architettura. Dal 1985 si occupa di territorio e paesaggio e organizza workshop e seminari di bioarchitettura
alge idrocentro bagni, cucine , stufe, caminetti e soprattutto materiali naturali: legni, cotti, pietre, marmi, smalti, mosaici e ceramiche indispensabili per la propria salute, per il benessere della famiglia, per vivere uno spazio sereno, positivo e accogliente
SCHEDA Nelle immagini, due ipotesi di rigenerazione urbana con edifici energeticamente produttivi. Degli edifici a torre, in alto, è stata sviluppata la seguente ipotesi di saldo energetico:
numero verde
A
rrivano come uragani secondo cicli di lunghezza imperscrutabile e coinvolgono tutti; i media si affannano (a posteriori) a individuarne le responsabilità: di volta in volta il petrolio, la bolla di Internet, i mutui subprime. Ma la vera ragione delle crisi economiche è il nostro modello di sviluppo. Fondato sulla convinzione che la Terra possa fornire risorse destinate a trasformarsi in beni effimeri e riassorbirne i rifiuti rigenerandosi all’infinito. E che sia di tutti non perché tutti ci ospita ma nel senso che tutti la possano lottizzare per esercitarvi il diritto di proprietà. Convinzioni che hanno evidenti ricadute sui singoli individui: pur tralasciando la maggioranza che paga i costi della globalizzazione senza averne i benefici e limitandoci all’Occidente ricco, si tratta di una ricchezza fatta di consumi e costi indotti che crea nuove povertà: la povertà di un dirigente che perde il lavoro a cinquant’anni e rimane escluso per sempre dal ciclo produttivo; quella di un laureato che a trent’anni svolge un lavoro precario; quella di un artista, un intellettuale o un libero professionista che mal si adatta ad appartenere alla corte del potente di turno; quella del povero non abbastanza povero da rientrare nelle graduatorie dell’Aler.
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• torre di 50 piani f.t, mq 850 per piano, 1.559 abitanti • fabbisogno energetico per anno: - elettrico 1.916.821 Kw - termico 787.500 Kw (50 Kw/mq/anno) • apporto energetico da fonti rinnovabili: - elettrico FV 2.362.000 Kw - solare termico 750.000 Kw (47 Kw/mq/anno) - acqua recupero calore latente 15.000 Kw • saldo energetico lordo annuo: + 422.679 Kw La collina, in basso, dovrebbe avere strutture e dimensioni sufficienti a creare un microclima in grado di ridurre sostanzialmente le esigenze di isolamento termico nei tamponamenti degli edifici costruiti al suo interno.
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IoArchitetto 22 - gen/feb ‘09
intervista / mara corradi
Non chiamatemi
modellista
Erminio Rizzotti racconta come, inventando con le mani e con la testa, abbia vissuto alcune delle più grandi stagioni progettuali dell’ultima metà del secolo, dall’incontro con Mario Bellini allo sviluppo di importanti progetti di design per Cassina e Flos, agli anni in Olivetti.
I
“
n Italia non ci sono più scuole di avviamento alla professione, come quelle che insegnavano a lavorare con le mani sul pezzo, sul meccanismo, sulla scocca”. Erminio Rizzotti è stato operaio alle macchine utensili per diventare disegnatore meccanico, e modellista per diventare progettista di carrozzerie di oggetti. Oggi, nello studio-laboratorio in via Ripamonti a Milano, mette a frutto ciascuna delle sue competenze nel mestiere del designer. Nel mio laboratorio si presentano ragazzi che stanno finendo la facoltà del design non essendo a conoscenza delle basilari procedure di sviluppo di un prodotto dopo la concettualizzazione, dalla realizzazione del modello fisico alla concretizzazione con materiali che simulano le scocche nella fase di prototipazione, alle procedure di produzione. Hanno una matita (peggio ancora un computer) in mano senza essere mai stati a contatto con l’industria..! Quando si arriva all’università non c’è abbastanza tempo per apprendere tutto e si preferisce insegnare metodi di analisi che portano alla formulazione di un concetto. Ma allora dove si impara a “disegnare con la materia”? L’università giustamente insegna un metodo. Il mio metodo consiste nello sperimentare soluzioni che nascono estemporaneamente per risolvere problematiche contingenti. Ma l’apprendimento parte da qui e si sviluppa quando l’allievo, messo di fronte ad una situazione nuova, sviluppa una soluzione personale. Mi fa pensare che la mia generazione è andata a scuola con l’imperativo di apprendere un sapere dotto: saper scrivere, saper parlare in pubblico, per assorbire una cultura che i genitori, piccoli artigiani, contadini o operai, non solo non avevano mai potuto avvicinare, ma li aveva anche relegati nel silenzio. Come conseguenza la perdita di interesse verso ogni attività manuale, quella tradizione del fare che i padri avevano sempre tramandato ai figli. Questo spiega anche perché, parlando della realizzazione di un modello, nell’opinione comune si intende ancora la fase finale meramente esecutiva di un disegno altrui, che non potrebbe essere più sbagliato. Un diploma di progettista meccanico, sei mesi di lavoro alle macchine utensili all’OM (Officine Meccaniche) a Milano prima di entrare nell’ufficio tecnico come disegnatore, e quindi all’Irradio, come
disegnatore meccanico di giradischi. La prima esperienza nel progetto di carrozzerie. Un giorno del 1963 mi dissero: verrà un architetto. Ma io non sapevo quale sarebbe stato il suo ruolo. Con questo personaggio avrei lavorato a strettissimo contatto per anni, io alla componentistica tecnica, lui al vestito e all’ergonomia dell’oggetto. L’architetto era Mario Bellini. Ancora nessuno parlava di design, ma gli architetti erano i consulenti delle aziende per la forma e l’immagine del prodotto. Bellini mi presentò degli schizzi per un nuovo giradischi, io li sviluppai attraverso modelli in gesso, in creta e in plastilina - i materiali allora disponibili - e il risultato fu il primo giradischi a scomparsa portatile: il disco si inseriva in una bocca e dopo qualche istante faceva sentire la musica; aveva anche una maniglia per portarlo con sé, e
siccome era in moplen, rosa come la benzina, era stato soprannominato “il bidoncino” (Irradiette, ndr). Da questo che fu il primo incontro con il design, la sua strada professionale cambiò direzione… Bellini mi propose di entrare nel suo studio. Caso volle che all’epoca si trovasse proprio accanto all’Istituto tecnico della Scuola Umanitaria, che aveva al suo interno un’officina. Alcuni amici mi chiamarono per insegnare ai ragazzi ad usare le macchine utensili e io ne approfittai per realizzare i modelli che stavamo studiando. Nacquero così per esempio la sedia Cab per Cassina, il giradischi GA 45 Pop per Minerva o la lampada Chiara per Flos. È di questo che parlo quando insisto sulla curiosità del progettista. Allora fu la curiosità che la
spinse a cercare nuovi metodi e materiali per la modellazione degli oggetti? In quegli anni mi procuravo il polistirolo in un’azienda che eseguiva insegne per fiere, lavorando l’espanso con il filo a caldo per realizzare le lettere. Immaginando di usare il polistirolo come materiale per la modellazione delle maquettes, adattai questa tecnica per risolvere il mio bisogno di rapidità nell’esecuzione, inventando di fatto la tecnica del taglio del polistirolo con filo a caldo: non dimentichiamo che per ottenere un modello in legno era necessario anche un mese di lavoro, contro pochi giorni o addirittura poche ore per uno in polistirolo. Considerando la facilità con cui potevano essere modificati i modelli, fu il design stesso dell’oggetto ad essere sviluppato attraverso la modellazione. Le potenzialità del polistirolo si rivelarono tali che Bellini non schizzava più con una matita
Sotto: Mario Bellini, calcolatrice Logos 50-60, Olivetti, 1973. Maquettes in polistirolo, dalle quali si comprendono successive fasi di sviluppo del prodotto. La componentistica tecnica fu scorporata nelle parti fondamentali per meglio definire il successivo sviluppo della sagoma della scocca e del profilo. In basso: Mario Bellini, calcolatrice elettronica Divisumma 18, Olivetti, 1973. Maquette.
Sopra: studi per la macchina per scrivere Lettera 32, in tessuto jeans o lana e imbottitura, strenna natalizia Olivetti, 1977 circa - non realizzata. Il progetto sperimentale sviluppò il concetto della macchina da scrivere trasportabile e flessibile al punto tale che, all’occorrenza, potesse entrare nell’arredamento della casa come un cuscino. Le fotografie dell’epoca illustrano lo sviluppo del prodotto e sono indicative dell’approccio “sartoriale” al progetto.
sul foglio, ma direttamente sul polistirolo che io poi modellavo. Così nacquero tutte le macchine dell’Olivetti quando dal 1968 Bellini diventò responsabile del design dei prodotti? Negli uffici in via Meravigli a Milano aveva messo insieme uno staff di progettazione senza precedenti per un’azienda. Ricordo che una volta avevamo comprato tutti i modelli di calcolatrici esistenti al mondo in quel momento e avevamo fatto di tutti una scheda. Su ogni colore si faceva uno studio che durava settimane intere. Ma nessuno ci aveva insegnato a procedere così, ce lo siamo inventati noi per capire. Comprendo ora perché si arrabbia quando la chiamano modellista. La sua invece è stata la figura di un traduttore e di un interprete dell’idea,
quella che l’ha resa reale, fattibile e infine producibile. Un progettista a tutti gli effetti. In quanti sono in grado di fare questo oggi? È sbagliato che ai ragazzi venga insegnato che progettare significa saper fare un modello virtuale, nella convinzione che poi lo stesso file potrà essere letto da una macchina utensile e trasformato in un prototipo: le nuove tecnologie di prototipazione come il laser sintering o le stampanti 3D sono ottimi metodi di visualizzazione di un prodotto che è già finito e definito in ogni sua minima parte, ma che non devono essere usati come strumenti di studio. Sia per i costi, sia per i tempi procedurali che hanno, sia per la totale assenza di contatto manuale e mentale che presumono, cosa che annulla il concetto di percorso progettuale di ricerca.
gen/feb ‘09 - IoArchitetto 22
viverelacittà / daniela baldo
LED, Milano si veste di luce La metropoli lombarda pensa a nuovi allestimenti luminosi per arredare e illuminare vie, piazze, monumenti, parchi
A destra: Torino, tappeto volante, installazione luminosa di Daniel Burren A destra in basso: Lione, fête de lumieres 2006 Sotto: Milano, la nuova illuminazione turistica del castello Sforzesco e della fontana antistante l’ingresso principale
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er rilanciare la città quale polo culturale capace di attrarre sempre più visitatori stranieri, l’Amministrazione comunale milanese si propone di valorizzare l’arredo urbano e il decoro della città in una prospettiva permanente attraverso la realizzazione di decori luminosi, installazioni di luce, opere d’arte, illuminazioni d’architettura e del verde pubblico, proiezioni che incrementino la qualità del paesaggio urbano e siano esempi significativi rispetto al panorama europeo. Non si tratta di una questione esclusivamente decorativa. An-che attraverso l’illuminazione di edifici, parchi pubblici e aree decentrate, Milano potrà accrescere la sicurezza in città. Oggetto del progetto non solo le vie commerciali del centro: la luce condurrà cittadini e visitatori alla scoperta di una nuova visione dei luoghi urbani, fino ai quartieri più periferici. La città vive oggi una stagione di grandi cambiamenti e si propone di creare una nuova forma di comunicazione, carica di suggestioni e di fascino, attraverso l’utilizzo della luce quale occasione d’arte e di design, sull’esempio dei grandi modelli europei: dalla città di Lione, con “La Fête des Lumières”, alle grandi light cities, quali Londra, Parigi e Francoforte; e i recenti progetti italiani: Torino, con “Luci d’artista” e Palermo con il progetto “Luci d’autore”. Nasce quindi
LED, Light Exhibition Design, progetto che intende dare luce alla molteplicità dei linguaggi espressivi per promuovere l’immagine di Milano nel mondo. Giovani talenti e grandi designer trasformeranno la città in un teatro del mondo fatto di luci, un museo a cielo aperto con installazioni, allestimenti, opere d’arte contemporanea e di design. LED si svilupperà in più fasi, lanciando in apertura una grande competizione. Studenti ed ex studenti, liberi professionisti, italiani e stranieri, sono chiamati a confrontarsi e a progettare allestimenti di luce per arredare e illuminare piazze, viali alberati, parchi, monumenti storici e palazzi. I parametri di valutazio-
ne non saranno legati esclusivamente alla qualità estetica o scenografica, ma particolare rilievo sarà riservato alla fattibilità tecnica ed economica del progetto, all’originalità e innovazione, alla sostenibilità energetica, alla capacità di valorizzare l’architettura su cui insiste l’installazione e all’accresciuto valore dell’arredo urbano conseguente all’installazione. Il prossimo mese di maggio i migliori progetti di tutte le scuole saranno esposti in una grande mostra. I vincitori realizzeranno l’allestimento della propria opera per ‘arredare’ di luce e creatività la città nel mese di dicembre 2009. Fuori concorso, un invito speciale sarà rivolto a
una rosa di dieci nomi eccellenti sia italiani sia stranieri, i cui lavori illumineranno Milano per il prossimo Natale, al fianco delle giovani promesse. Milano diventerà grazie a LED una vetrina internazionale, luogo di innovazione, capace di offrire una stimolante esperienza culturale. Le forme degli allestimenti e delle installazioni artistiche si sovrapporranno alla città esistente, dando vita a una nuova scrittura urbana. E la dissolvenza incrociata tra le sagome di cemento e l’effimero determinerà un altro luogo urbano, dove realtà e sogno formeranno un tutt’uno, coinvolgendo lo spettatore in una nuova rilettura del presente.
tradizione e innovazione /
Il restauro di Palazzo Mazzonis Ha aperto il Mao di Torino all’interno dello storico palazzo oggetto di un importante recupero
N
el cuore della Torino romana e medievale sorge il seicentesco Palazzo Mazzonis che un sapiente restauro ha trasformato in moderna sede museale. Qui lo scorso dicembre ha aperto i battenti il Mao, Museo d’Arte Orientale dove sono esposte oltre 1.500 opere provenienti da diversi paesi dell’Asia suddivise in gallerie territoriali: Asia meridionale, Cina, Giappone, regione himalayana, paesi islamici. La rilevanza dei reperti colloca il nuovo museo a fianco delle principali istituzioni europee del settore. Il restauro Caratterizzato da una struttura barocca, Palazzo Mazzonis dal 1980 è di proprietà del comune di Torino. Il recupero funzionale cui è stato sottoposto lo ha sottratto al degrado. Il progetto è stato suddiviso in due parti: un primo lotto mirato al restauro
conservativo degli apparati decorativi di pregio ancora presenti all’interno (cornicioni, finiture in marmorino, decorazioni pittoriche, pavimenti in seminato e manufatti di pietra e di legno), affidato all’Impresa Alchimia di Modena, concluso nel 2005. Il secondo, molto più consistente, relativo al recupero funzionale dell’edificio per trasformarlo in museo è stato assegnato a Secap, capogruppo dell’Associazione Temporanea d’Imprese con le aziende Pussetto & Pullano, Cotti Impianti ed Edilizia Subalpina. “La trasformazione di Palazzo Mazzonis in area museale – ha affermato Giuseppe Provvisiero, a.d. di Secap – è stata un’esperienza che ci ha consentito di porre in atto le competenze tecniche, organizzative, operative e culturali di cui disponiamo”. Il filo conduttore delle scelte progettuali è stato quello di riportare
gli spazi alla loro configurazione originale, più ampia e più adeguata alle esigenze espositive, eliminando le costruzioni non originarie (tramezzini, scale, controsoffittature, rivestimenti parietali…). Le demolizioni sono state limitate e giustificate da esigenze di accessibilità e fruibilità. Sono stati eliminati i setti murari centrali, posti a sostegno della copertura del quarto piano, sostituiti da una nuova struttura in acciaio, senza rimuovere la copertura stessa.
minor pregio (piano interrato, sottotetto e piani ammezzati), le dorsali e le linee distributive sono state inserite in cavedi esistenti o di nuova realizzazione e per l’impianto di riscaldamento sono stati preferiti pannelli radianti a pavimento. Il recupero (sul quale Secap ha realizzato il volume Destinazione Oriente) ha dato nuova vita a Palazzo Mazzonis, permettendogli di accogliere la magia dell’arte lungo gli eleganti percorsi del nuovo museo.
Gli impianti L’atrio è stato ampliato con l’inserimento nel cortile di un padiglione in acciaio e vetro. Sono stati recuperati nuovi spazi espositivi al piano terreno nella zona delle ex scuderie attraverso la realizzazione di una copertura piana a livello della balaustra dell’esedra. I locali tecnologici sono stati collocati nelle zone di
Mao – Museo di Arti Orientali Palazzo Mazzonis, Via San Domenico n. 11, Torino Da martedì a domenica 10-18 Ingresso euro 7,50 Infoline 011 4436927 www.maotorino.it
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design / marco penati
Roda, espressioni
dell’abitare senza confini Arredi realizzati seguendo una filosofia di continuità tra dentro e fuori
Roda, seduta NW849.
mercati /
Il punto sul mercato del mobile
P
er parlare di storia di arredo da esterno bisogna distinguere tra un prima e un dopo. Prima di Roda e dopo Roda. Prima c’erano soltanto i “mobili da giardino” in ferro verniciato o plastica. Essenzialmente economici. Scomodi e malfatti. Perché vigeva il principio che quello che stava all’aperto fosse un oggetto nomade, destinato a una veloce decadenza. Un arredo di serie B insomma. E le aziende che producevano questi mobili sottostavano fatalisticamente a questa diffusa opinione. Rincorrendo il prezzo e producendo oggetti sempre più brutti e fragili. Chi non ha memoria di sedie e tavoli da giardino che dopo una sola stagione emettevano ruggine e si schiantavano sotto il peso di un ospite “oversize”? Poi, come in tutte le storie di successo, c’è qualcuno che si chiede se necessariamente le cose debbano andare proprio per questo verso. Roberto Pompa negli anni Ottanta decide che il suo lavoro nell’ambiente delle forniture da esterno deve avere una svolta. Ha ormai una buona esperienza del settore. I prodotti che commercia sono di una qualità superiore alla norma, non deludono e non si squagliano. Ma non è abbastanza. Almeno per lui. Crede fermamente che ci sia modo di fare qualcosa che vada oltre, che risponda a un’idea di arredo
Flettono i mercati delle economie avanzate, crescono quelli delle economie emergenti di qualità anche per l’esterno. Come da decenni succede per gli arredi da interno, che si sono evoluti grazie al design e al buongusto italiani. Negli anni ‘90 si reca in Tailandia e comincia a importare mobili in teak. Materiale nobile e pregiato, adatto a stare costantemente all’aperto. Anzi, migliorando la propria superficie col tempo. Non sono modelli pedissequamente commerciati, ma formalmente adattati al gusto europeo, prodotti in esclusiva per Roda. Successivamente viene acquisita l’esclusiva della distribuzione in Italia di Dedon, un’azienda tedesca che produce oggetti in uno speciale ed esclusivo materiale da intreccio indistruttibile montato su strutture tubolari in alluminio. Ma sono ancora oggetti. Belli sì, ma da esterno. La svolta arriva nel 2004. La formula è precisa: l’esterno può entrare all’interno della casa. Cambia l’angolo di visuale, i prodotti Roda devono saper dialogare con pari dignità con qualsiasi oggetto “firmato” che si trova in un’abitazione di buon gusto. Daniele Pompa, il figlio di Roberto, ci illustra questa filosofia in modo molto diretto, facendoci visitare la splendido show-room dove questo concetto si esplica attraverso la semplice mostra degli stessi pezzi declinati per il “dentro” e per il “fuori”: cambiano pochissimo,
solo nelle finiture. Dove fuori si propone le verniciatura, per l’interno si presenta il cromato. Le stoffe, i legni, le finiture sono diversi, più adatti a un ambiente meno esposto a condizioni difficili. Ma le forme sono le stesse. E il risultato è stupefacente. La metamorfosi riesce alla perfezione. Nessuno attribuirebbe loro una destinazione diversa. Sono nati per stare in casa. Ma sono pensati per stare anche su un terrazzo, in un porticato, una veranda, un giardino. Poi Daniele ci svela un po’ di segreti commerciali, come, ad esempio, perseguire la logica del corner nei negozi, dove isolare e far risaltare i suoi prodotti. Il servizio: bisogna tener presente la stagionalità del mercato, e stoccare in 15mila mq il fabbisogno dei clienti. Le consegne avvengono nel giro di due settimane e spesso la merce arriva in nave dalla Tailandia, dalla Germania o dal Belgio. Buona parte dei prodotti commercializzati sono però made in Roda, cioè pensati e prodotti per l’idea di azienda che si è andata evolvendo in questo ultimo decennio, e che ha fatto scuola.
I
rapporti presentati da Csil (Centre for Industrial Studies), World Furniture Outlook 2009 e Rapporto di previsione sul settore del mobile in Italia nel 2009 delineano in quello da poco cominciato un anno difficile per l’industria del mobile. Dopo la stagnazione del 2007, la previsione di chiusura del 2008 per il mercato interno è di una contrazione della produzione pari al -3,9%. L’offerta risente di una domanda interna in marcata diminuzione e di una estera in rallentamento in seguito all’intensificarsi della crisi mondiale. Per il 2009 si prevede la prosecuzione della dinamica negativa con un tasso di crescita della produzione in discesa, a fronte di una domanda mondiale e interna in calo. Sul fronte dei consumi per il 2008 è prevista una chiusura a -4,2%. Anche per le importazioni si prospetta, per la prima volta nell’ultimo quinquennio, una chiusura in flessione (-1,1%). Per le esportazioni il 2008 presenta una chiusura d’anno negativa (-3%) risultato dei diversi andamenti nelle aree geografiche di destinazione: negativo sui mercati delle economie avanzate (Europa occidentale e Usa), che rappresentano la quota preponderante delle
esportazioni italiane, e positivo, con tassi di crescita anche a due cifre, su quelli emergenti (Russia, Ucraina, Romania, Polonia, Medio Oriente). Nel 2009 è attesa una contrazione dei consumi in molti mercati, ad eccezione di quelli emergenti. Il mercato mondiale Il consumo mondiale di mobili valutato a prezzi di produzione è attualmente di circa 350 miliardi di dollari. I principali paesi importatori di mobili sono Stati Uniti, Germania, Regno Unito, Francia e Canada. L’Italia, che era il più grande paese esportatore di mobili, è stata superata dalla Cina, che ha visto crescere le esportazioni dai circa 2 miliardi del 1998 ai 23 miliardi di dollari del 2008. L’aumento della capacità produttiva nei paesi emergenti in un periodo di stagnazione della domanda sta determinando eccesso di offerta con conseguenze negative sulla redditività per i produttori. Per il commercio mondiale del mobile è prevista una diminuzione in valore della crescita dal 16% nel 2007 al 4% nel 2008 a zero nel 2009. Informazioni sui testi integrali delle ricerche al sito www.csilmilano.it
Divani e poltrone della serie Mistral. Le diverse declinazioni di materiali della struttura e tessuti danno vita a infinite varianti per esterni e interni.
Espressioni
di creatività Sensazioni di matericità fluida e movimenti di colori caratterizzano le lastre ceramiche Pareti d’Autore AS566 di DesignTaleStudio, il laboratorio creativo di Ceramiche Refin. Frutto di una lunga lavorazione artigianale realizzata in un “terzo fuoco”, sfruttano la fusione e la bellezza di reagenti delle cristalline vetrose arricchite da pigmenti di rame e cobalto, che danno colori vividi e cangianti. Ogni lastra misura 60 x 120 cm. Ideali per rivestire spazi ricercati, creati per stupire.
DesignTalestudio by Ceramiche Refin Salvaterra di Casalgrande - Reggio Emilia Tel. 0522.990499 www.designtalestudio.com
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in vetrina / Ricerca estetica e tecnologica
Pannello floreale
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Alte prestazioni
Design puro
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usto contemporaneo per la linea Art Nouveau, design Iosa Ghini, di Barausse, caratterizzata da un motivo floreale che arricchisce gli spazi con tratto distintivo ed elegante. Le linee si sovrappongono flessuose scolpendo la porta come un’opera d’arte. Il modello Fiorella P è in legno laccato bianco o colorato certificato Vero Legno, il telaio è in legno laccato con coprifili telescopici piatti e cerniere a filo anta Mach Line. Disponibile fino a 240 cm di altezza e in versione scorrevole, il decoro a bassorilievo dona profondità e matericità al pannello. La versione vetrata (Fiorella V) offre un gioco di luci e ombre che scivolano sulla superficie di petali perfetti, un insieme di trasparenze che raccontano un’eterna primavera.
orte di 50 anni di esperienza nel settore del serramento di alta qualità e della continua ricerca di innovazione, Fabbio design propone Extremauno, innovativo sistema finestra. È un oggetto di design che unisce le più alte prestazioni di tenuta, di abbattimento acustico, isolamento termico e non necessita di manutenzione. All’interno si presenta rasomuro, all’esterno permette di vedere solo il vetro. Privo delle tradizionali cornici in legno interne, è costruito valutando anche il concetto di basso impatto ambientale, con essenze provenienti da boschi a riforestazione controllata e certificata FSC, lavorate e verniciate con metodi e prodotti naturali.
Per maggiori informazioni Barausse • Monticello Conte Otto (VI) • tel. 0444 900000 • www.barausse.com
Per maggiori informazioni Fabbio design • Villorba (TV) • Tel. 0422 608179 • www.fabbiodesign.it
Blindata con creatività
La porta da disegnare
on line
È facile realizzare la porta su misura per ogni ambiente con DI.BI. Porte Blindate. È sufficiente connettersi al sito www.dibidoku.com e comporre i 9 moduli base di dimensioni diverse disponibili in 8 colori pastello. Al termine si stampa il disegno del pannello per consegnarlo al rivenditore più vicino. La porta blindata modello Poker 2 ha serratura a cilindro europeo con 5 chiavi e card per la duplicazione, chiusura di servizio lato interno, limitatore di apertura, doppio spioncino grandangolare, barra antispiffero. Il telaio è in alluminio, il rivestimento esterno è liscio melaminico e quello interno DibiDoku mod. 013.
Per maggiori informazioni DI.BI. Porte Blindate Fano (PU) • Tel. 0721 8191 • www.dibigroup.com
Design minimalista
Legni pregiati
Elemento d’arredo
Per maggiori informazioni Agoprofil Belvedere Langhe (CN) • Tel. 0173 743003 www.agoprofil.com
Accesso a consumi zero
Versatile e integrato
La porta
Filomuro è il controtelaio di Mito indicato per le nuove costruzioni e nelle opere di ristrutturazione per conferire agli ambienti un’impronta minimalista. Realizzato in lega d’alluminio, si installa facilmente e con rapidità. Le ante applicabili possono essere verniciate con la tempera per pareti nascondendo la porte nella parete, o laccate, in legno o vetro. Disponibile in dimensioni standard o su specifica misura a richiesta del cliente. Filomuro rappresenta la contemporaneità, la praticità, la delicatezza di finiture perfettamente integrate con l’ambiente.
È simbolo di approccio green per design e architettura la porta fotovoltaica Sungate di FBS. Con rivestimento in acciaio inox, nel telaio del serramento è inserito un pannello fotovoltaico in silicio policristallino in grado di produrre l’energia necessaria ad alimentare le apparecchiature di cui dispone: telecamera a visione diurna e notturna, sensore di presenza, display di segnalazione, sistema di illuminazione a led invisibili e meccanismo di regolazione del daylighting. Sungate è un prototipo eco-compatibile che sarà in commercio dal prossimo anno: i subsistemi sono facilmente disassemblabili e smaltibili e i materiali impiegati sono atossici e completamente riciclabili.
Per maggiori informazioni Mito • Tavullia (PU) Tel. 0721 476320 • www.mito.it
Per maggiori informazioni FBS • S. Martino B.A. (VR) Tel. 045 8781070 • www.fbsblindate.com
nell’ambiente
raffinato
Yuna di Agoprofil è una collezione di porte innovativa e contemporanea. Nelle finiture Rovere Moka e Teak, è un elemento d’arredo raffinato nei modelli base in tranciato verticale o orizzontale e con diverse finiture: laccati lucidi (8 colorazioni), lamine in finitura acciaio e inserti in alluminio. A ciò si unisce la praticità di cerniere pivot complanari sul lato cerniera. Tutti gli elementi possono essere diversamente abbinati sui lati, dando la possibilità di integrare le porte nel contesto dell’arredamento del singolo ambiente.
del sole
gen/feb ‘09 - IoArchitetto 22
Resistente e durevole
Alte prestazioni
Curve che arredano
I
l controtelaio per porta scorrevole a scomparsa curva Eclisse Circular offre soluzioni originali alla progettazione architettonica più innovativa. Permette infatti di reinterpretare creativamente la ripartizione degli spazi domestici e pubblici con linee sinuose che ammorbidiscono la suddivisione degli interni. Speciali carrelli bi-ruota progettati per scorrere su un binario curvo eclissano l’anta scorrevole curva e adattano il proprio movimento a qualsiasi raggio di curvatura. La versione Circular Estensione (nella foto) crea soluzioni architettoniche originali eclissando due ante scorrevoli curve.
Per maggiori informazioni Eclisse • Pieve di Soligo (TV) • Tel. 0438 980513 • www.eclisse.it
Il portone
pantografato
Il portone con riempimento in legno massiccio LTH 40 di Hörmann è realizzato in dimensioni standard fino a 5 m di larghezza e 3 di altezza. Nell’immagine il modello 403 con motorizzazione Supramatic E e riempimento in legno massiccio, nella versione abete nordico. La superficie è impreziosita dal motivo pantografato con pietra naturale Verde tropicale. Il trattamento anti-raggi UV lo rende resistente agli agenti atmosferici: resistenza anche nei confronti di insetti nocivi grazie a una velatura stesa dopo la posa, che rende la struttura decisamente longeva.
Per maggiori informazioni Hörmann Italia • Lavis (TN) Tel. 0461 244444 • www.hormann.it
Spazio in movimento
Scorrevoli su misura Less di Movi è un sistema di pannelli scorrevoli, porte battenti e per cassonetti a scomparsa che ricrea lo spazio domestico. Il profilo telaio in alluminio anodizzato è disponibile nei colori cromo lucido, acciaio satinato, rivestito legno e laccato. I pannelli in cristallo temperato, stratificato o accoppiato bifacciale sono disponibili in numerose finiture. I binari sono da una a quattro vie nelle versioni a soffitto, incassati nel controsoffitto, controparete o autoportante. Ogni prodotto è interpretato come pezzo unico su misura. Nell’immagine pannelli con profilo in alluminio color cromo lucido e cristallo stratificato bianco; misurano cm 315 x 270 (h). Per maggiori informazioni Movi • Arosio (CO) Tel. 031 761414 • www.movi.it
Chiusure d’autore
Personalità incisiva
Sicurezza
La porta
Sicurezza e aspetto estetico sono i riferimenti sui quali si sviluppa la produzione delle porte Ninz, che ha sviluppato un proprio sistema di verniciatura decorativa, l’NDD, Ninz Digital Decor per riproduzioni a colori di foto e disegni perfette e indistruttibili. Fanno parte delle collezione artistica le riproduzioni realizzate su porte con classe di resistenza al calore REI 120 modello Proget multiuso, a una o due ante, in lamiera zincata, con profilato di lamiera d’acciaio zincato. Accessori di serie sono maniglia antinfortunistica con anima in acciaio e cerniere, di cui una autoportante e una con molle per l’autochiusura.
Linee e pannellatura di gusto classico si uniscono a una frizzante colorazione azzurro intenso nella porta 4 pb Blu di Nusco Porte. Un perfetto connubio tra azzardo e tradizione che le conferisce personalità e la rende protagonista dell’ambiente. Misura cm 60/70/80 x 210 (h) e l’anta è realizzata in fibra di legno tamburata e pantografata, racchiusa da un telaio lavorato su due livelli con spigoli interni dalle forme stondate. La maniglia è in acciaio satinato e la porta disponibile anche nei colori rosa, grigio, bianco e verde acqua.
Per maggiori informazioni Ninz • Ala (TN) Tel. 0464 678300 • www.ninz.it
Per maggiori informazioni Nusco Porte • Nola (NA) Tel. 081 5122234 • www.grupponusco.com
in arte
Design e tecnologia
Prestazioni
certificate
in blu
Tecnologia innovativa
Chiusure
silenziose
Le porte Evolution di Oikos sono certificate antieffrazione in classe 3 (resistenza a tentativi di scasso con attrezzi manuali tipo piede di porco o martello) e, su richiesta, anche in classe 4, che garantisce un tempo maggiore di resistenza. Il valore di isolamento termico accertato è di U=2,0 estensibile fino a U=1,5. L’isolamento acustico è di 40 dB (estensibile fino a 45 dB) e la resistenza al fuoco ha valore di EI30 o EI60. Nelle blindate da esterno sono certificate anche le prestazioni di resistenza agli agenti atmosferici. Nessun passaggio d’aria (valore 4), di acqua (5) e di vento (5, il massimo raggiungibile). Nell’immagine il modello Synua.
La nuova collezione Arena di Porte Zanini presenta alcuni dettagli particolarmente interessanti. A cominciare dalla finitura esclusiva disponibile in otto colori. Le cerniere a bilico si regolano facilmente, sono pressoché invisibili e permettono un’apertura più ampia rispetto alle classiche cerniere. Sono disponibili nelle versioni battente scorrevole interno muro, scorrevole esterno muro, pieghevole e rototraslante (double action door). Disponibili nelle dimensioni di 70-80-90 x 210 cm, hanno ferramenta cromata e serratura magnetica, per aperture e chiusure silenziose.
Per maggiori informazioni Oikos Venezia •Gruaro (VE) Tel. 0421 7671 • www.oikos.it
Per maggiori informazioni Zanini Porte • Corbiolo di Bosco Chiesanuova (VR) tel. 045 7050988 • www.zaniniporte.com
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archimostre /
La storia dell’edilizia pubblica residenziale a Milano Il contributo allo sviluppo della città e della provincia di una tra le prime immobiliari d’Europa
È
il 1908 quando nasce l’Istituto per le Case Popolari ed economiche (oggi Aler), primo esperimento di municipalizzazione in materia di edilizia popolare attuato dal Comune di Milano. Da allora l’azienda ha fornito un grande contributo allo sviluppo di città e provincia ed è cresciuta fino a diventare fra le prime immobiliari d’Europa, con 67mila alloggi di proprietà e oltre 136mila inquilini al proprio attivo. Il primo secolo di edilizia residenziale pubblica milanese è stato oggetto di una mostra alla Triennale (4 dicembre - 11 gennaio) i cui contenuti (immagini, pannelli di approfondimento, modelli tridimensionali, filmati) sono stati suddivisi cronologicamente per periodi omogenei. Il problema della casa – 1908-1922: la combinazione tra l’apertura della questione casa come problema di interesse pubblico sostenuto dalla giunta comunale milanese e il progetto legislativo del governo presentato da Luigi Luzzatti pone le condizioni per attivare
Oltre la città – 1964-1993: il sistema territoriale metropolitano diventa il nuovo campo di intervento in risposta alla nuova domanda di casa associata alla seconda ondata migratoria.
interessi e costruire opportunità di intervento. Case e famiglie – 1923-1945: la casa popolare si diversifica e fornisce più soluzioni dal punto di vista dell’accessibilità del costo, comprendendo anche gli alloggi popolari, ultrapopolari e
le cosiddette case minime.
Recupero e riqualificazione – 1994-2008: nel 2000 si compie il trasferimento delle competenze in materia abitativa dallo Stato alle Regioni. L’attività dello Iacp prima e dell’Azienda Lombarda per l’Edilizia Residenziale poi è rivolta prevalentemente al recupero, riqualificazione e rigenerazione dei contesti urbani popolari. Oggi come ieri, Aler non parla di sogni, ma di progetti che traduce in nuovi campus e alloggi per studenti, case a canone moderato e concordato, residenze per anziani e programmi di riqualificazione, in risposta ai bisogni emergenti che la società pone all’housing sociale.
Ricerca e sperimentazione – 1946-1963: nel 1949 il Piano Fanfani rilancia l’attività di costruzione. Si rafforza l’idea di un modello di intervento che porta alla realizzazione di quartieri autosufficienti.
Tra le immagini della mostra, a sinistra, veduta aerea del quartiere Mazzini (1925-28) e, qui a fianco, quartiere Molise, P.le Cuoco (1932-38). Foto archivio storico IACP-ALER Milano.
cultural planning / davide crippa e francesco tosi
MAF tre secoli di arti femminili Una lampada urbana multicolore: così si presenta il Museo delle Arti Femminili di Vallo della Lucania
Y
“
es, we can”: questo devono avere pensato i committenti - la famiglia Di Giacomo-De Vita del MAF, il Museo delle Arti Femminili a Vallo della Lucania (Sa), prima di intraprendere un’iniziativa così complessa. Con l’inaugurazione di questo museo hanno dato forma a un’eredità tramandata di generazione in generazione, fatta di ricordi, racconti, piccoli oggetti d’uso quotidiano. Sono stati coinvolti nell’opera tre gruppi di progettisti: ARC Studio di Vallo della Lucania, Ghigos ideas e Id-lab di Milano. Il MAF espone una collezione di oggetti artigianali, artistici o industriali legati all’universo femminile degli ultimi tre secoli, mostrati all’interno della loro rete di relazioni reciproche e nel pieno valore d’uso, simbolico, economico e culturale. Non sono visti come reperti in sé conclusi, ma tappa di un più ampio racconto che coinvolge il visitatore: nel museo la narrazione anticipa e dà valore alla conservazione degli oggetti; è l’idea del comunicare che prevale su una tutela statica e fine a se stessa; qui davvero “la forma segue la narrazione”. Al servizio del racconto museale si pongono facciate “parlanti”, che evocano il passato e offrono pensieri e riflessioni comunicando tramite scritte fosforescenti. L’allestimento si “riempie” anche
Alcune immagini del MAF, distribuito su 5 piani caratterizzati da diversi racconti e colori.
di suoni, vive di racconti orali, frammenti di musica cilentina, note di strumenti, battiti del telaio, rumori dell’arcolaio. Un ulteriore livello di narrazione riguarda l‘uso del colore, che
risulta fondamentale sia nella scansione architettonica dei vari livelli dell’edificio sia nella distinzione delle diverse istanze allestitive. Divide lo spazio museale in sezioni chiare e subito
percepibili ed è utilizzato come strumento per trasformare l’edificio in un’enorme lampada urbana: un nuovo simbolo cittadino subito riconoscibile nel landscape di Vallo della Lucania.
Cinque piani, un tema per piano, un colore per ogni racconto, partendo dalle tinte viola della “memoria” (piano terra) fino a quelle verde scuro dei “materiali”. In sequenza, salendo si
incontrano prima riflessioni sul “codice linguaggio” (è il piano degli imparaticci, perfetto esempio di catalogo di elementi visivi ornamentali quali le lettere, gli animali, gli stemmi araldici, i punti) e poi sul “pattern”, inteso come trama (ovvero come sintassi), che organizza gli elementi del lessico su un acceso cromatismo celeste. Qui sono esposte diverse tipologie di pizzi. Si passa al piano verde chiaro dei mestieri e a quello verde scuro dei “materiali”, dove il visitatore può godere di un’esperienza tattile (lana, seta, cotone, lino e canapa si prestano per essere toccati, manipolati, persino lavorati nei laboratori artigianali attigui allo spazio espositivo). Sede è un piccolissimo edificio (circa 16 mq per piano) a cinque piani per un’altezza complessiva di 18 metri. La progettazione del MAF è stata occasione per ripensare una tipologia edilizia, ma anche per rinnovare le idee di museo, di esposizione, di comunicazione. È così nato nel profondo Sud italiano il Museo delle Arti Femminili… e “Yes, we can” devono aver pensato i cittadini di Vallo della Lucania, da tempo incuriositi, quando la loro attesa è stata soddisfatta.
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archiartisti / davide crippa e barbara di prete
archilibri /
Osservare è progettare
ADI Le Imprese Editrice Compositori 276 pp – euro 34,00 Il volume realizzato dal Dipartimento Imprese dell’ADI presenta le schede di 118 aziende iscritte all’associazione (numero più che raddoppiato negli ultimi tre anni). Di ognuna un profilo essenziale completo di indirizzo, data di fondazione e di iscrizione all’ADI e immagini dei prodotti recenti più importanti. Le schede sono precedute da scritti di Luisa Bocchietto, Lodovico
Da un’intervista con Luca Scacchetti
L’
importanza del segno e della grafica in Scacchetti, allievo di Aldo Rossi e testimone della tradizione post modernista, da lui riletta e rivisitata, ha radici antiche: disegnare la realtà per astrarla, interpretarla, rileggerla e rimodellarla è una parte fondamentale del suo lavoro di architetto e designer. Oggi il suo “avvicinamento alla realtà” è spesso considerato oggetto di interesse in sé: i suoi schizzi sono apprezzati indipendentemente dal processo di cui fanno parte e dall’esito a cui possono condurre; tuttavia leggere questa forza creativa svincolata dal ragionamento progettuale sotteso non sarebbe corretto. Né, valutando i disegni senza considerare il pensiero progettante che li ha guidati, daremmo il giusto rilievo all’opera di chi si descrive non come
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Acerbis, Domenico Guzzini, Luca Cordero di Montezemolo, Maurizio Stecco, Lorenzo Biglia, Domenico De Masi.
Architetti e Ingegneri Italiani dal Levante al Magreb 1848 - 1945 Repertorio biografico, bibliografico e archivistico a cura di Ezio Godoli e Milva Giacomelli Maschietto Editore 400 pp – 18,00 euro
2008, Vimercate, Progettazione preliminare del piano attuativo delle aree PE.VS.4a, vista a volo d’uccello – ecoline e collage su carta
Primo volume della collana AdAIdO - Archivi dell’Architettura Italiana d’Oltremare - diretta da Ezio Godoli che comprenderà monografie dedicate a singole personalità, a città e aree con patrimoni architettonici di rilievo. Questo primo volume è un documentato repertorio alfabetico (con illustrazioni in b/n) di 177 professionisti
italiani che tra Ottocento e Novecento hanno operato nell’area mediterranea, tra Dalmazia e Marocco.
Mario Botta Luce e gravità Architetture 1993-2007 a cura di Gabriele Cappellato Editrice Compositori 288 pp – euro 45,00
Dagli acquarelli per la mostra “uomini e pietra: natura e artificio tra paesaggio e progetti”, Trento, 23-29 maggio 2008: cave in località San Mauro, Baselga di Pinè
un artista, ma come un progettista che cerca di sfruttare al meglio gli strumenti del suo lavoro. Scacchetti appartiene a una generazione che non ha mai adottato lo strumento informatico come suo tramite. Nel corso di un’intervista, emerge la sua capacità di schizzare all’interno della più ampia capacità di progettare. Luca, innanzitutto cosa ami rappresentare? Non ho un soggetto preferito, se non la realtà: mi guardo attorno e descrivo ciò che vedo e che mi incuriosisce; i miei disegni, però, non sono una pura copia della realtà, piuttosto una sua astrazione. Attraverso il mio filtro percettivo cerco di rileggerla, che poi è il primo passo per ripensarla, modellarla e reinventarla. In genere ricavo suggestioni dal paesaggio e le rielaboro come fossero appunti progettuali da cui prendere spunto per immaginare un mondo diverso. Quale importanza ha per te il disegno e qual è il ruolo della rappresentazione nell’architettura? È l’incipit e il fulcro della progettazione: recentemente, trovandomi a riflettere su un corso che dovevo tenere all’Accademia di Brera su questo tema, ho notato come spesso, in architettura, la rappresentazione coincida con l’architettura stessa. Si tratta di
una sovrapposizione totale tra intenti e dimostrazione, tra oggetto e rappresentazione; l’osservazione non è banale perché, paradossalmente, in architettura il voler fare risulta importante quasi come l’aver fatto.. Usi tecniche anche molto diverse: c’è un legame tra tecnica e soggetto della rappresentazione? Il legame non è mai univoco e predeterminato, ogni tecnica ha tuttavia caratteristiche specifiche che veicolano diversamente il messaggio del disegno. Ad esempio, il tratto fatto con la bic raffigura il “segno dell’azione”: la penna si usa per appuntare cose in velocità; è un ottimo strumento per restituire un senso di dinamicità. Il disegno fatto con l’acquerello implica sicurezza, perché necessita un’esecuzione decisa; tuttavia, grazie alla sua astrazione e alla labilità interpretativa che lascia, è un mezzo efficace per esprimere una realtà rarefatta e sfuocata. Ancora, la tempera è utile perché rende al meglio la consistenza materica del disegno, mentre la pittura a olio che permette di cambiare più volte la figura - si presta per chi vuole meditare più a lungo. Ogni strumento offre una visione diversa della realtà; per questo, talvolta, amo rappresentare lo stesso soggetto con tecniche differenti: è una lettura plurima che arricchisce l’analisi perché offre molteplici possibilità progettuali.
Secondo volume dedicato all’opera di Mario Botta, presenta i lavori degli ultimi quindici anni, dalla Biblioteca Municipale di Dortmund alla Chiesa del Volto Santo di Torino, dal MART di Rovereto al Museo d’arte Samsung di Leeum, dal Teatro alla Scala di Milano agli uffici TCS di Hyderabad. Opere e oggetti di design da cui emerge la filosofia dell’ar-
chitetto Ticinese: restituire al contemporaneo le sue radici. Perché l’architettura è luce, gravità, è il segno di una storia che sopravvive all’effimero.
Il gioco della morte di Mario Pinzi Editrice CambiaMenti 672 pp -18,00 euro
2004, Pozzuoli, piano attuativo per la riconversione dell’area industriale Sofer, studio planivolumetrico – ecoline e pantone su carta
Visti i tuoi trascorsi, vedi delle differenze tra il ruolo che assegnavi al disegno ieri e quello che ha conquistato nel tuo iter progettuale oggi? Difficile rileggere il proprio percorso in così poco tempo, forse però non sbaglio dicendo che oggi il mio approccio al progetto è più libero: sono meno condizionato da un linguaggio codificato e condiviso, posso esprimermi usando tecniche rappresentative e strumenti personali, scelti in base alla situazione e all’emotività del momento. Rimane però immutata una costante del mio lavoro: il disegno è ancora un mezzo per reinterpretare il contesto, rispetto al quale mi rapporto sempre in modo critico e propositivo. I miei progetti dialogano con il sito e il disegno è forse solo un nuovo modo di pensare
il localismo, di ragionare sul paesaggio - in sintesi, di “fare” architetture legate al luogo. I disegni di Luca Scacchetti sono dunque, innanzitutto, pensieri impressi su carta; rappresentano una lettura personale del mondo, anche fortemente soggettiva, che si traduce in suggestioni progettuali e poi in indicazioni operative. Scrive l’architetto stesso: “spesso il pensiero è aiutato, sottolineato, reso magico da un incidente, un’imprecisione, una macchia, una sbavatura, dalla non prevedibilità totale del segno. Gli incidenti divengono parte insostituibile di questa prima traduzione. […] Alla fine, ciò che entra con forza nel nostro lavoro è la vita, non prevista e non controllabile in tutti i suoi aspetti, con il suo ordine diverso e più ricco di ogni nostra previsione”.
Essere nel posto sbagliato, al momento sbagliato, può cambiare la vita. E così Emanuele Galvani, il protagonista de Il gioco della morte si trova in galera per un reato mai commesso. Ragazzo di grande intelligenza, negli anni di carcere matura vendetta verso le istituzioni che gli hanno tolto via via le certezze, la famiglia, l’amore. Ma non la speranza di poter fare qualcosa per estirpare ciò che c’è di sbagliato nel
sistema. Thriller di straordinaria attualità, preconizza fatti che si sarebbero realizzati un anno dopo la sua pubblicazione. Sofia Martignani
Analisi del ciclo di vita LCA Gli strumenti per la progettazione sostenibile di materiali, prodotti e processi di G. Luca Baldo, Massimo Marino, Stefano Rossi Edizioni Ambiente 272 pp _ euro 44,00 Una nuova edizione ampliata che mette in evidenza il tema dei criteri ambientali da adottare in fase progettuale. Nel concetto di ecodesign si riassume un percorso evolutivo che la cultura e la pratica del progetto hanno compiuto da quando hanno iniziato a confrontarsi con il tema della sostenibilità. Il libro descrive il cambiamento
dello scenario mondiale, le nuove problematiche e le opportunità che derivano dai mutamenti legati ai processi di globalizzazione, ai cambiamenti climatici, all’esaurimento delle risorse.
Milano Architettura Design Edilizia Fiera Mil ano, Rho 04_07 Febbraio 2009
L’evento internazionale per il progetto, l’architettura, l’edilizia 170.779 visitatori dei quali 16.025 esteri, 1.914 espositori, 107.018 mq di area espositiva netta: la sintesi dell’edizione 2008 conferma MADE expo l’appuntamento leader per l’intera filiera delle costruzioni. MADE expo offre una panoramica completa sui prodotti e sulle soluzioni più avanzate per progettare, costruire e ristrutturare nei Saloni ad alta specializzazione, dedicati a materiali da costruzione, strutture e sistemi costruttivi, tecnologie per l’impermeabilizzazione, l’isolamento e il risanamento, macchinari, impiantistica, building automation, soluzioni per la sostenibilità, energie rinnovabili, sistemi di facciata e serramenti, chiusure, protezioni solari, automazioni, coperture, colore e decorazione, tecnologie per la produzione di serramenti, porte, portoni, scale, pavimenti e rivestimenti, finiture per l’architettura, software, impiantistica sportiva, piscine, fitness, arredo urbano.
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