IoArch 25 - Jun 2009

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numero verde

senza schemi

A

rchitettura delle vacanze, è questo il tema portante di questo numero di IoArchitetto. Vacanze come dimora temporanea e pertanto come condizione in cui molti architetti hanno occasione di sperimentare, liberi dai vincoli della vita e delle esigenze di tutti i giorni, nuove architetture, nuove tipologie e nuove soluzioni. L’architettura per le dimore estive, in particolare, con una serie di possibilità in più: ambienti più aperti, spazi che eludono barriere e limiti che, al contrario, è impossibile ignorare nei mesi freddi e nelle condizioni, tutto sommato, inospitali che prevalgono durante il resto dell’anno. Luoghi incantevoli, e la questione /opportunità del rapporto con questi ultimi. Soluzioni tipologiche inedite e contrapposte, da grandi alberghi a piccolissimi rifugi che, paradossalmente, trovano un riferimento comune in una stessa figura. Le Corbusier infatti è stato uno dei primi teorici delle selfcontained cities e di concetti a cui, soprattutto alla fine degli anni 1970-inizio 1980 si è ispirato il disegno di molti grandi alberghi. Ed allo stesso tempo un praticante dell’estrema riduzione e ritorno all’essenziale che trova sintesi perfetta nel suo celebre cabanon, a Cap Martin: soli 3,66x3,66 metri, solo sole, e solo mare.

Il nuovo Delle Alpi di Zavanella-Suarez

Il premio di architettura In/Arch Ance

Progettare con i nuovi materiali

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Anno 4 - n°25 - giugno 2009 - euro 2,50 - Pubblicità: Font srl via Siusi 20/a 20132 Milano - tel. 02 2847274 fax 02 45474060 - pubblicita@fontcom.it - Sped. in abb. postale 45% D.L. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004 n.46) art. 1, comma 1, DCB Milano

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Contrasti alpini

Concetti nuovi, design dirompente, nella catena di Hotel Cube di Baumschlager&Eberle

Carlo Ezechieli

OLDIES BUT GOLDIES

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ato che si tratta di una stessa tipologia, di un’architettura “seriale”, l’hotel Cube di Savognin, nei pressi di Davos, non è molto diverso dagli altri Cube sparsi qua e là nella catena alpina. Architettato dall’ottimo duo austriaco Baumschlager&Eberle, già autori di interessantissime e acclamate opere, il “Cubo” è un concetto di albergo destinato prevalentemente ad una clientela giovane e sportiva. Con la sua massa in vetro e acciaio, del tutto anti-vernacolare, e le sue luci colorate dimostra efficacemente quanto sia inutile produrre e proporre identità regionali immaginarie in villaggi nel cuore delle Alpi che, per via del turismo internazionale, sono ormai

Correnti pacifiche Alla riscoperta di un capolavoro contemporaneo, l’Hotel di Ixtapa di Ricardo Legorreta

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Esercizi

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Il villaggio sulle Dolomiti di Gellner e Mattei

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Milano: l’innovazione parte dal cantiere

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el lontano 1976 Reyner Banham, teorico molto influente in ambito anglossassone, decisamente meno in Italia, presentava con Megastructures: Urban Futures of the Recent Past una formidabile esplorazione sulle proto-megastrutture, secondo la definizione dello stesso Banham, strutture in grado di concentrare in un enorme e unitario “organismo” una complessità simile a quella che caratterizza lo spazio urbano. A partire dagli anni ’60, ormai in pieno post-modernismo, le proto>>>

globalizzati quanto il centro finanziario delle città capitali. Grande importanza dedicata agli spazi comuni, meno alle camere, pensate unicamente come dormitori. Stile spartano, ma concetti tipologici e architettonici veramente innovativi e direttamente derivati da un’analisi attenta del programma, anch’esso non convenzionale. Gli hotel Cube si sviluppano attorno a un patio centrale, una sorta di “corte” comune a tutta altezza. Ai piani si sale o con un ascensore o, preferibilmente, con rampe che, fedeli al principio che lo sciatore non deve mai abbandonare il proprio equipaggiamento, permettono di portare la propria attrezzatura - biciclette, snowboard o sci >>> CONVERSAZIONI

Norma e

progetto

Presentiamo l’intervento di Gaetano Lisciandra alle conversazioni sul progetto d’architettura, organizzate da InArch Lombardia lo scorso maggio a Milano

I

n che rapporto stanno la Norma e il Progetto? E prima di tutto, chi sono? Il progetto dovrebbe essere cosa abbastanza nota. Non altrettanto, forse, la norma. Il termine viene dritto dal latino e, fin qui, niente di strano. Più sorprendente è forse scoprire che la “norma” era la “squadra”, lo strumento per tracciare sulla carta o sul terreno righe rette, perpendicolari e rispettose degli orientamenti >>>


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