numero verde
senza schemi
A
rchitettura delle vacanze, è questo il tema portante di questo numero di IoArchitetto. Vacanze come dimora temporanea e pertanto come condizione in cui molti architetti hanno occasione di sperimentare, liberi dai vincoli della vita e delle esigenze di tutti i giorni, nuove architetture, nuove tipologie e nuove soluzioni. L’architettura per le dimore estive, in particolare, con una serie di possibilità in più: ambienti più aperti, spazi che eludono barriere e limiti che, al contrario, è impossibile ignorare nei mesi freddi e nelle condizioni, tutto sommato, inospitali che prevalgono durante il resto dell’anno. Luoghi incantevoli, e la questione /opportunità del rapporto con questi ultimi. Soluzioni tipologiche inedite e contrapposte, da grandi alberghi a piccolissimi rifugi che, paradossalmente, trovano un riferimento comune in una stessa figura. Le Corbusier infatti è stato uno dei primi teorici delle selfcontained cities e di concetti a cui, soprattutto alla fine degli anni 1970-inizio 1980 si è ispirato il disegno di molti grandi alberghi. Ed allo stesso tempo un praticante dell’estrema riduzione e ritorno all’essenziale che trova sintesi perfetta nel suo celebre cabanon, a Cap Martin: soli 3,66x3,66 metri, solo sole, e solo mare.
Il nuovo Delle Alpi di Zavanella-Suarez
Il premio di architettura In/Arch Ance
Progettare con i nuovi materiali
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Anno 4 - n°25 - giugno 2009 - euro 2,50 - Pubblicità: Font srl via Siusi 20/a 20132 Milano - tel. 02 2847274 fax 02 45474060 - pubblicita@fontcom.it - Sped. in abb. postale 45% D.L. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004 n.46) art. 1, comma 1, DCB Milano
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0172 9121
Contrasti alpini
Concetti nuovi, design dirompente, nella catena di Hotel Cube di Baumschlager&Eberle
Carlo Ezechieli
OLDIES BUT GOLDIES
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ato che si tratta di una stessa tipologia, di un’architettura “seriale”, l’hotel Cube di Savognin, nei pressi di Davos, non è molto diverso dagli altri Cube sparsi qua e là nella catena alpina. Architettato dall’ottimo duo austriaco Baumschlager&Eberle, già autori di interessantissime e acclamate opere, il “Cubo” è un concetto di albergo destinato prevalentemente ad una clientela giovane e sportiva. Con la sua massa in vetro e acciaio, del tutto anti-vernacolare, e le sue luci colorate dimostra efficacemente quanto sia inutile produrre e proporre identità regionali immaginarie in villaggi nel cuore delle Alpi che, per via del turismo internazionale, sono ormai
Correnti pacifiche Alla riscoperta di un capolavoro contemporaneo, l’Hotel di Ixtapa di Ricardo Legorreta
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Esercizi
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Il villaggio sulle Dolomiti di Gellner e Mattei
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Milano: l’innovazione parte dal cantiere
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el lontano 1976 Reyner Banham, teorico molto influente in ambito anglossassone, decisamente meno in Italia, presentava con Megastructures: Urban Futures of the Recent Past una formidabile esplorazione sulle proto-megastrutture, secondo la definizione dello stesso Banham, strutture in grado di concentrare in un enorme e unitario “organismo” una complessità simile a quella che caratterizza lo spazio urbano. A partire dagli anni ’60, ormai in pieno post-modernismo, le proto>>>
globalizzati quanto il centro finanziario delle città capitali. Grande importanza dedicata agli spazi comuni, meno alle camere, pensate unicamente come dormitori. Stile spartano, ma concetti tipologici e architettonici veramente innovativi e direttamente derivati da un’analisi attenta del programma, anch’esso non convenzionale. Gli hotel Cube si sviluppano attorno a un patio centrale, una sorta di “corte” comune a tutta altezza. Ai piani si sale o con un ascensore o, preferibilmente, con rampe che, fedeli al principio che lo sciatore non deve mai abbandonare il proprio equipaggiamento, permettono di portare la propria attrezzatura - biciclette, snowboard o sci >>> CONVERSAZIONI
Norma e
progetto
Presentiamo l’intervento di Gaetano Lisciandra alle conversazioni sul progetto d’architettura, organizzate da InArch Lombardia lo scorso maggio a Milano
I
n che rapporto stanno la Norma e il Progetto? E prima di tutto, chi sono? Il progetto dovrebbe essere cosa abbastanza nota. Non altrettanto, forse, la norma. Il termine viene dritto dal latino e, fin qui, niente di strano. Più sorprendente è forse scoprire che la “norma” era la “squadra”, lo strumento per tracciare sulla carta o sul terreno righe rette, perpendicolari e rispettose degli orientamenti >>>
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IoArchitetto 25 - giugno ‘09
Contrasti alpini - agevolmente fino in camera. Nonostante queste ultime siano leggermente anguste e con finiture piuttosto essenziali, è proprio la loro tipologia inedita a rappresentare un elemento di particolare interesse. Le camere si articolano infatti in una sequenza composta da uno “spazio cuscinetto” vetrato, detto anche showroom dove è possibile depositare e “mettere in mostra” la propria attrezzatura, da un breve corridoio con armadio e accesso ai servizi igienici e, infine, dalla camera da letto vera e propria con doccia e lavabo a vista. Essendo infine l’architettura degli hotel Cube assolutamente seriale, con In prima pagina, il Cube di Savognin © Eduard Hueber/archphoto A fianco la hall dell’albergo, una corte comune a tutt’altezza; le rampe che permettono agli ospiti di portare in camera tutte le attrezzature; gli show room che creano una separazione tra la camera vera e propria e gli spazi comuni (© CUBE)
facciate non configurate in base alle condizioni specifiche del luogo, il problema della gestione del rapporto con il panorama è risolto tramite un doppio involucro, dove elementi in vetro nella parte più esterna possono essere variati e adattati al fine di aprire o chiudere visuali. Nell’intervallo compreso tra i due involucri si trova un suggestivo sistema di illuminazione che rende i Cube, cosa particolarmente suggestiva alle undici di una sera di fine inverno nel panorama abbondantemente innevato di Savognin, una sorta di lanterna in continua mutazione.
Norma e progetto celesti: del sole, della luna, dei punti cardinali. Gli agrimensori, i geometri, gli architetti e i capomastri per misurare le righe tracciate con la norma usavano un altro strumento. I Romani la chiamavano “regula”, i Greci “kanon” - la canna misuratrice - da cui il nostro “canone”. La norma e la regola non sono soltanto strumenti, come dire, operativi, ma anche di conoscenza, tant’è che la parola greca “gnomon” - da cui deriva norma - è costruita sulla radice gno di γυωριζω “venire a conoscere”). La norma e regola sono nate insieme alla geometria e all’architettura. Ne sono parte costitutiva. Nelle loro versioni da tavolo - squadra e riga sono state, fino all’avvento del computer, gli strumenti insostituibili del progetto. Il legame tra la norma e l’architettura è dunque originario e intrinseco, conoscitivo e operativo. Ma il loro rapporto non si esaurisce qui. Nel tempo si sono sviluppati tra loro molti altri legami. La norma e la regola avevano dimostrato una grande capacità di rilevare, rappresentare e comunicare informazioni esatte, misurate, corrette, riproducibili, opponibili. In due parole: regolari e normali. Non stupisce perciò che abbiano esteso la loro autorità su altri campi e che siano state usate anche per designare altri strumenti che in altri campi dessero risultati analoghi. La tecnica: regole e norme tecniche. Costruire a regola d’arte, costruire a norma. L’arte: da più di cent’anni va forte l’immagine dell’artista sregolato. In passato, tuttavia, anche l’artista doveva obbedire a quelli che -forse non a caso- venivano chiamati ordini, agli stili, ai generi e ad altro ancora. Anche oggi, peraltro, se volessimo addentrarci di più nell’argomento, potremmo accorgerci che vigono molte regole non scritte né dette, ma non per questo meno seguite. Il diritto: la summa di tutte le leggi che prende nome proprio da ciò che la norma/squadra e la regola sanno fare meglio: tirare righe diritte. E ancora: ci sono norme di tipo sanitario, sociale, energetico, di sicurezza e via dicendo. Tutte impongono qualcosa al progetto. Chi una distanza, chi l’ampiezza dei locali, chi la larghezza delle porte, chi lo spessore dei muri. E poi ancora l’umidità dell’aria, l’intensità della luce, la temperatura estiva, quella invernale… Un grande insieme di mamme, zie, nonne, maestre che vogliono dire la loro, poco importandogliene se una si contraddice con l’altra. Un abbraccio che può risultare mortale non solo per il progetto ma anche per l’architettura che ne è l’esito. Questo introduce ad un secondo e più importante nesso. Quello che unisce la norma alla forma. La norma infatti non solo incide sulla pratica professionale del progettista ma contribuisce anche – nel bene e nel male – alla conformazione dell’edificio e della città. Alcuni esempi possono aiutare. Le norme sulle distanze. Da quando queste norme – figlie dell’urbanistica razionalista e igienista del secolo scorso - hanno impedito o reso più difficile la costruzione di edifici sul confine di proprietà, il paesaggio urbano è cambiato: non ci sono più pareti cieche in attesa di un muro che le copra, è vero, ma, in compenso, le strade e le piazze non sono più delimitate da cortine continue di case. Gli edifici di una volta che –a norma di codice civile- si affacciavano sulla strada, uno a fianco dell’altro, manifestavano, in forme urbane, la coesione - e naturalmente anche la sua controfaccia, il conformismo – della società premoderna. Analogamente, la norma che impone distanze dai confini e tra gli edifici contribuisce a tradurre l’individualismo trionfante della modernità -e il suo presunto anticonformismo- in forme architettoniche autonome e separate, individuali, appunto. Forme, spesso, programmaticamente così diverse da essere incapaci di comunicare l’una con l’altra; forme -a volte, seppur di rado– così eccezionali da riscattare la mediocrità di un intero quartiere. Le norme sui sottotetti. Il recupero abitativo dei sottotetti esistenti, in sé e per sé, è senz’altro positivo: costruire sul costruito è, teoricamente e storicamente, una buona prassi architettonica. Gran parte del fascino dei centri storici proviene dalle stratificazioni che si sono affiancate e sovrapposte nel corso di lunghi secoli. Aberrante mi pare invece la possibilità, concessa dalla legge
Gaetano Lisciandra
lombarda, di recuperare quelli non ancora costruiti, dopo che siano decorsi cinque anni dalla loro ultimazione. L’unico merito –diciamoche si può attribuire a questa norma è quello di avere “recuperato” una forma verbale che era stata abbandonata in una qualche soffitta, di cui quasi nessuno si ricordava più: il futuro anteriore, il tempo che consente di descrivere una successione di fatti che si svolgono nel futuro: dopo che sarà stato costruito, il sottotetto sarà esistente. Il sottotetto potrà essere recuperato a fini abitativi dopo che saranno passati cinque anni da quando sarà stato costruito (per non essere abitato). In attuazione di queste norme, sulla sommità degli edifici si progettano e si costruiscono dei locali che devono essere non abitabili e quindi bassi, stortignaccoli, con poche finestre. Per cinque anni non dovranno essere abitati, ma poi potranno esserlo. Il recupero dei futuri sottotetti - a ben riflettere - è il frutto del peccato di consentire domani ciò è vietato oggi: un peccato di pubblica ipocrisia. Per questo, forse, la norma richiede, assieme a un’espiazione quinquennale, che i locali dei sottotetti recuperati non possano avere - anche dopo la riabilitazione- le stesse caratteristiche di quelli concepiti e nati alla luce del sole e in grazia di Dio. Pretende anzi che si portino dietro, per sempre e a tutti visibili, i segni della loro non proprio regolare venuta al mondo. Ecco un modo esemplare in cui la norma penalizza - in senso proprio e figuratola forma, l’architettura, la città. La durata nel tempo delle norme è un fattore determinante per poterle assimilare e attuare con continuità e nel modo migliore. Oggi questo capita sempre meno. Le norme si sovrappongono, si rincorrono e si modificano in continuazione. Progetti pensati in un modo devono faticosamente essere aggiustati, anche in corso d’opera, per far fronte a nuove esigenze e prescrizioni, anche retroattive. Una vera e propria pugnalata alla schiena: un progetto deve avere il diritto ad una normativa costante per tutto il tempo che va dalla sua concezione al compimento dell’opera. Come il sopravvenire di nuove norme nel corso dei lavori, così anche il loro venir meno può essere disastroso, con conseguenze addirittura irrecuperabili. E’ quello che sta avvenendo a seguito della sentenza del TAR Lombardia che ha richiamato tutti al dovere di portare rispetto alla sagoma degli edifici, anche –e soprattutto– di quelli che non si reggono più in piedi o non possono più essere utilizzati per la funzione per cui erano stati costruiti. Secondo il TAR, se tieni in piedi qualcosa dell’edificio puoi cambiarne la sagoma; se lo butti giù, invece, lo devi ricostruire tal quale a prima perché altrimenti non resterebbe più traccia del suo passaggio sulla terra. Risultato? Saremo costretti a tenerci per sempre tutti i catorci che infestano le nostre città e le nostre periferie: depositi e capannoni, casermoni e casette dei sette nani. Demoliti sì. Riformati no. Secondo il TAR, la categoria della ristrutturazione è un principio di carattere generale della legislazione urbanistica tutelato costituzionalmente. E’ chiaro che qui si pone il problema di chi giudica chi e su cosa. I giuristi discettino pure in punta di diritto, a me pare che siamo di fronte a una chiara invasione della norma giuridica nel territorio del progetto e dell’architettura. Il fatto è che in questo Paese tutto diventa norma e per ogni norma c’è un organo di produzione e controllo che decide per conto suo. La maggior parte delle norme, poi, sono anche leggi e per ogni legge ci sono almeno tre giurisdizioni amministrativa, civile e penale- che possono intervenire e giudicare in totale indipendenza. L’apparato normativo, insomma, è esploso in mille frammenti, ciascuno dei quali rivendica autonomia e diritto di voto e di veto. Se il progetto, fin dalla sua nascita, non può fare a meno della norma, un eccesso di norme che lo tirano da tutte le parti lo può fare impazzire come il rosso d’uovo quand’è maldestramente sbattuto. E così, niente più maionese.
giugno ‘09 - IoArchitetto 25
Correnti pacifiche megastrutture hanno avuto una posizione importante nel dibattito di architettura, tanto da essere considerate per alcuni anni una soluzione possibile e auspicabile ai problemi di insediamento e di controllo della crescita urbana. La maggior parte sono rimaste sulla carta, come i pionieristici grattacieli cartesiani di LeCorbusier, altre anche
se ridimensionate, hanno trovato realizzazione. Ad anni di distanza, essendosi ormai sedimentato un repertorio ragionevolmente ampio di ascese e di crolli, di successi e di più frequenti fiaschi, tra le esperienze più interessanti nella realizzazione di megastrutture o perlomeno di megaedifici a queste ispirati, emergono alcune grandi, colossali strutture
alberghiere, quasi delle self-contained cities, realizzate prevalentemente intorno alla fine degli anni 1970, inizio 1980. Tra queste il notevolissimo Hotel Las Brisas di Ixtapa, terminato nel 1981 (precedentemente parte della catena Camino Real) su disegno di Ricardo Legorreta, credo riveli una certa influenza delle esplorazioni teorico progettuali, di qualche anno
precedenti, nel campo delle protomegastrutture. L’Hotel Las Brisas si distingue per un approccio particolarmente lucido, per una sintesi, o meglio una ‘ricombinazione’ critica di elementi ripresi dalla tradizione architettonica locale, e per un rapporto con il luogo talmente profondo da essere indicato da Kenneth Frampton quale significativo esempio di Megaform (Megaform as Urban Landscape, 1999), ovvero di megastruttura capace di riordinare, assecondandola, la sintassi morfologica del paesaggio. Il risultato è una struttura imponente, che si adagia completamente sul pendio di una piccola baia e che, dall’interno, incornicia la distesa infinitamente blu dell’Oceano Pacifico e del cielo che lo sovrasta. La vista verso l’oceano è resa ancor più intensa dalla luce, dal vento e dal contrappunto dei colori vivaci magenta, blu elettrico, rosa - citazioni dall’architettura tradizionale messicana: un caso esemplare di “regionalismo critico” (termine sempre coniato da Frampton nel lontano 1983 con riferimento, tra gli altri, all’architettura di Legorreta). La struttura, compenetrata e in alcuni punti sospesa sopra il verde lussureggiante di questo punto della costa Ovest del Messico, lungi
dal ricordare gli astratti e spesso inabitabili formicai di molte precedenti proto-megastrutture, si distingue per un abile controllo tipologico del rapporto tra spazi privati e spazi comuni. Infiniti corridoi interni, quasi delle rue-interieures e le camere, tutte con vista sull’oceano, che con forma molto allungata si compongono di due spazi fondamentali: un terrazzo esterno, aperto a luce e aria ma completamente privato, e la camera vera e propria, chiusa e a clima controllato, quasi incassata nel pendio ma, grazie al controllo sapiente delle condizioni ambientali, ben illuminata e ventilata. L’Hotel Las Brisas è un grande monolite, apparentemente impenetrabile dall’esterno ma incredibilmente aperto e confortevole dall’interno, che ormai a distanza di 30 anni conferma la validità di un’architettura che riprende, filtrati da un disegno brillante e da un approccio critico straordinariamente semplice e chiaro, teorie e concetti che, applicati a programmi molto più ambiziosi e meno concreti che non la costruzione di complessi alberghieri, hanno finito in molti casi per rivelarsi pura teoria. Carlo Ezechieli
Flashalessandrobelgiojoso 21 giugno, Alia, 190 km da Palermo, complesso ipogeo della Gurfa. Era il solstizio d'estate anche 6.000 anni fa, quando si presume che l'edificio sia stato scavato nella pietra arenaria.
Nei disegni originali, il piano del progetto e le sezioni sud-nord dell’edificio nel suo sviluppo altimetrico. In alto, vista dall’alto dei terrazzi privati e il complesso visto dal mare.
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IoArchitetto 25 - giugno ‘09
brevi / camilla morlacchi
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PULITA LA TOTALITÀ Pulizia e manutenzione nel tempo sono un elemento di cui tenere conto in fase di progetto. Ma anche quando questo accade spesso mancano risorse, strumenti e competenze per un’adeguata manutenzione programmata. La multinazionale tedesca Kärcher, famosa per le sue idropulitrici (l’associazione tra il marchio e lo strumento è tale che in Francia karcher è diventato un verbo di uso comune) da anni investe parte del proprio budget in interventi pubblici di ripristino come quello appena concluso a Torino sulla Totalità, opera alta 9 metri in lastre di vetro su perno inclinato in acciaio di Kostas Varotsos installata dieci anni fa al centro dei giardini Martini (via Duchessa Jolanda). Dell’artista greco Kärcher aveva già ripulito il Corridore ad Atene, in occasione delle recenti Olimpiadi. Un altro intervento recente è stato la pulizia dello space needle a Seattle. www.karcher.it FESTIVALARCHITETTURA 2009/10 * CALL FOR PAPERS
Il festival dell’architettura di Parma Modena e Reggio Emilia diretto da Carlo Quintelli apre ufficialmente questo mese la quinta edizione biennale con un call for papers internazionale sul tema che sarà oggetto delle mostre, dibattiti e convegni a partire dal mese di settembre: community-architecture: a new deal. L’intento è quello di riconsiderare le forme e i congegni tipologici dell’architettura, con la loro capacità di coniugare funzionalità e valenze iconico/rappresentative, per individuare le relazioni significative tra l’architettura e la società. www.festivalarchitettura.it
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PIEMONTE FOTOVOLTAICO Grazie a un accordo tra le agenzie dell’energia di Torino, Vercelli e Cuneo. sostenuto dalla Regione nel quadro del progetto “uniamo le energie” che persegue l’obiettivo UE 20-20-20 e da un pool di banche convenzionate, sarà più facile installare un sistema fotovoltaico. Privati, condomini, enti pubblici e imprese potranno contare su un solo interlocutore qualificato per l’esame delle richieste, l’analisi di fattibilità, il preventivo di costo, l’intervento tecnico, la copertura dei rischi e il finanziamento fino al 100% dell’opera (disponibile nel triennio 2009/12 un plafond di 50 milioni di euro). Nella foto il presidente della regione Piemonte, Mercedes Bresso, e il presidente dell’agenzia energetica del Vercellese/Valsesia Gianfranco Chessa alla conferenza stampa di presentazione. www.piemontefotovoltaico.it DOMOTICA ENERGETICA * Pianeta Sole di Beghelli non è solo
fotovoltaico ad alta concentrazione (la tecnologia delle celle si basa sui principi della moderna fisica ed elettronica delle eterostrutture, nata dagli studi del premio Nobel per la Fisica Zhores Alferov, con un rendimento energetico dell’80% superiore a quello delle celle tradizionali) ma un sistema integrato di dispositivi per ottimizzare la gestione dell’energia e la sicurezza della casa controllabile anche via GSM con il “domophone”. A parità di rendimento le nuove celle occupano minore superficie, rendendo il fotovoltaico una soluzione interessante anche per abitazioni di modeste dimensioni. www.beghelli.com
festival /
LUOGHI DI LAVORO AD ALTA EFFICIENZA * ENERGETICA
Se ne è parlato a Pisa e a Firenze in due convegni dove Magnetti Building e Flag hanno presentato una soluzione di copertura evoluta in cui sistemi fotovoltaici, isolamento e impermeabilizzazione e soluzioni impiantistiche si integrano perfettamente tra loro garantendo le massime prestazioni energetiche. In Toscana sono già in fase di completamento le Linee Guida regionali per le Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate (APEA), da progettare con criteri di ecoefficienza e rispetto ambientale. L’efficienza energetica del resto può comportare risparmi significativi, come ha illustrato l’architetto Michael Tribus: la sua ristrutturazione dell’ExPost a Bolzano, 20mila mc su 5 piani di 700 mq ciascuno, ha fatto scendere i costi per la climatizzazione da 90mila a 4mila euro all’anno con un break-even a 5 anni.
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IL “PREMIO DEI PREMI” PRIMA EDIZIONE Assegnati lo scorso 8 giugno al Quirinale i riconoscimenti del Premio per l’Innovazione, istituito con Decreto del Ministero per l’Innovazione. Tra i 26 premiati, per la categoria Industria e servizi – design italiano, su segnalazione di ADI, Roberto Giolito di Fiat Style, per il progetto della nuova Fiat 500; Giulio Iacchetti per la collezione di oggetti di uso quotidiano Eureka Coop; Christian Tomadini di Gruppo Fantoni per Climacustic, l’unico sistema radiante e fonoassorbente a pannelli in MDF di design. www.convegnonazionaleinnovazione.it
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GAZEBO FOTOVOLTAICI Proteggere, ombreggiare e produrre energia pulita. Le applicazioni del fotovoltaico si moltiplicano e crescono le soluzioni integrate, premiate con le più alte tariffe incentivanti. Progettati interamente all’interno dell’azienda, i gazebo e le pensiline di AGS Energy possono essere messi in opera in tempi ridotti (tre mesi). Gazebo di 6 x 6 metri con pannelli a falda sono in grado di generare una potenza di 2,4 kW/p (il doppio se i pannelli sono inclinati secondo il migliore orientamento). www.ags-it.com
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MARIO BOTTA FIRMA IL MANIFESTO CERSAIE 2009 Con l’appuntamento fieristico bolognese, dal 29 settembre al 3 ottobre, si rinnova quello con l’immagine d’autore, affidata quest’anno all’architetto ticinese. Più di 900 le aziende che hanno confermato la loro presenza alla manifestazione del settore della ceramica, con un tasso di occupazione del 98% che sembra un dato positivo nelle attuali turbolenze economiche. Per ospitare Costruire Abitare Pensare, l’evento culturale di quest’anno, è stato predisposta per la prima volta la Galleria dell’architettura, un’area di spunto, confronto e raccolta di informazioni con un desk accoglienza riservato. www.cersaie.it
* 1915-2009: I TERREMOTI IN ABRUZZO Era stato ideato nel 2008; i fatti recenti lo rendono di stringente attua-
lità. L’8 agosto a Pereto (AQ) nella chiesa di San Giovanni tecnici, professionisti e amministratori pubblici si confronteranno sugli aspetti sociali e di soccorso legati ai danni sismici e il pomeriggio sul rischio sismico. Tra gli altri, il geologo Antonio Mancini, parlando di zonazione sismica, presenterà la case history di Sulmona. Organizza la Società Italiana di Geologia e Ambiente. Programma e info su www.sigeaweb.it
marcela velazquez
Visions a Firenze
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eyond Media, il festival internazionale dedicato alle più attuali visioni sull'architettura e al dibattito sulle relazioni del progetto con i media si svolge negli spazi della Stazione Leopolda di Firenze dal 9 al 17 luglio 2009. Il tema di quest’anno è Visions, riflessione sulle visioni generate dall’architettura contemporanea, sulle loro forme e i limiti, sul ruolo che svolgono nella società e sulla loro efficacia nell’interpretare la costante necessità del progetto di staccare lo sguardo dell’oggi per spingere ogni volta a guardare oltre. Discuteranno il tema architetti e designer di fama internazionale ma anche giornalisti, scrittori, artisti, filosofi, grafici; si presenteranno e discuteranno video; verranno allestite mostre. Un simposio affidato alla cura di Pietro Valle svilupperà la riflessione sul tema attraverso sei incontri cui prenderanno parte 25 importanti figure chiamate a sostenere il dibattito sull’architettura contempora-
nea: da Peter Wilson a Tony Fretton, da Derrick de Kerckhove a Beatriz Colombina, a Marcos Novak, Pier Vittorio Aureli, Paul Polak, John Frazer, per citarne alcuni. 80 video di architettura (selezionati tra più di 600 candidature giunte da tutto il mondo) accompagneranno il pubblico alla scoperta delle opere che testimoniano la produzione architettonica contemporanea mondiale. Con Visions, Beyond Media intende valorizzare l’attitudine al confronto e all’interazione, alla discussione di temi emergenti e coinvolgere in maniera multidisciplinare le nuove figure che partecipano alla costruzione dell’architettura contemporanea. Curata fin dal 1997 da Marco Brizzi, la manifestazione è promossa dal PARC del Ministero dei Beni Culturali, dal Comune di Firenze e dall’Università degli Studi di Firenze. www.beyondmedia.it
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CONCORSO SAIE SELECTION Scadono a luglio i termini per partecipare al concorso internazionale indetto da SAIE e riservato a studenti e giovani progettisti, dedicato quest’anno alle soluzioni abitative sostenibili a basso costo e a basso consumo energetico. I progetti selezionati da una giuria presieduta da Mario Cucinella saranno in mostra nel corso della manifestazione dal 28 al 31 ottobre. Importante requisito di valutazione il costo di realizzazione, che dovrà essere compatibile con i costi massimi previsti dagli interventi di social housing del Paese in cui si localizza la soluzione. Il concorso viene lanciato e gestito attraverso il portale europeo ArchiEurope, con la collaborazione di Edilio per l’Italia. Info su www.archi-europe.com/archi-saie-awards/
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UN MARKETPLACE PER LE IMPRESE Quello delle imprese di costruzioni è un universo fatto di luci e ombre poco conosciuto e la scelta dell’impresa spesso sfugge al controllo del progettista. L’intento di Alessandro Riccardi e Giuseppe Doto, giovani architetti torinesi ideatori di edilcantiere.it, è quello di annullare la distanza tra progettista e impresa favorendo la visibilità (e la raccolta di commesse) per le imprese selezionate. Il sito propone anche visite “virtuali” dei cantieri. Il processo di selezione di edilcantiere, particolarmente rigoroso, è già una garanzia di qualità per la platea di utenti –esclusivamente professionisti della progettazione. Dal nord-ovest, la selezione di imprese si sta progressivamente estendendo all’intera penisola. www.edilcantiere.it
* PERSONE
È Günther Baumgartner, 48 anni, nuovo direttore commerciale dell’azienda di Bressanone, che svilupperà il processo di internazionalizzazione di Holzbau in coordinamento con le altre aziende del gruppo Rubner. In Holzbau dal 1976, Baumgartner ha visto crescere l’interesse del mercato verso le soluzioni in legno lamellare di cui oggi è uno dei massimi esperti. Recentemente Holzbau si è aggiudicata un’importante commessa per il più grande velodromo del Portogallo, in fase di completamento.
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IL POSTO DI LAVORO CHE NON C’È Non è solo quello degli impiegati che lasciano la Lehman Brothers con le loro scatole di cartone ma l’ufficio immateriale del lavoro ubiquo di professioni che cambiano inseguendo i progetti. Starbuck’s come luogo di lavoro, l’ascensore per concludere nuovi affari. Mostra e concorso new office design award, ideato da Associazione Signum e coordinato da Egg Eventi lo scorso aprile, invitavano designer e aziende a una riflessione su questi temi: Danese Milano, Poltrona Frau e Sagsa, che stanno realizzando i prototipi dei progetti vincitori. Nell’immagine uno dei finalisti, office luggage di Marco Cardito.
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CONCORSO DI IDEE PER IL MERCHANDISING MUSEALE Premi di 5.000 (categoria studenti under 28) e 20.000 euro (categoria professionisti) per la progettazione di una gamma di oggetti ispirati al patrimonio storico e artistico di Roma e area metropolitana che andranno ad arricchire l’offerta dei bookshop della rete di Musei Civici del Comune di Roma. Il bando, con scadenza 15 luglio, è promosso da Zètema Progetto Cultura, la Srl del Comune di Roma impegnata nella gestione e valorizzazione del patrimonio culturale capitolino. Info su www.zetema.it
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assetti urbani / antonio morlacchi
Dai progetti ai cantieri
la nuova Milano che cresce Pragmatismo e innovazione favoriscono la trasformazione di una vasta porzione di città.
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ilano è una piccola città, i quartieri si addossano l’uno all’altro con storie diverse e quel che li separa sono ritagli inutilizzati di città, avanzi di “nuove” infrastrutture o più spesso fette di territorio lasciate indietro da modeste speculazioni immobiliari. Per decenni, affidare ai piani regolatori pubblici un potere decisionale superiore ha generato solo varianti e deroghe ignare dei destini generali della città e delle relazioni tra i diversi interventi. Solo nel 2007 abbiamo visto un masterplan esecutivo, promosso da Hines, che saldando ferite storiche si faceva carico dell’assetto complessivo del territorio. Un masterplan che organizzava progetti di senso economico compiuto sviluppati coinvolgendo decine di studi di architettura e che oggi sta prendendo concretamente forma. Al bordo di quei 30 ettari di città si affianca un altro grande progetto, l’Altra Sede di Regione Lombardia con la sua torre di 161 metri. Mentre procede anche il recupero delle torri ex-FS malamente volute e progettate negli anni Ottanta, e in prossimità dell’area nascono nuove iniziative che recuperano superfici che da tempo hanno smarrito la loro funzione originaria. I cantieri di Porta Nuova, Varesine, Isola e ASRL oggi sono uno dei motori dell’economia milanese e lombarda, con le migliori imprese italiane al lavoro, centinaia di aziende fornitrici coinvolte, migliaia di addetti e la sperimentazione di tecnologie costruttive, impiantistiche e di cantiere innovative.
Porta Nuova / Varesine
Altra sede di Regione Lombardia
Risorse impiegate nel periodo 2009/2010 per un miliardo di euro. Le opere pubbliche infrastrutturali realizzate prima dei nuovi edifici
175 milioni di euro su un’area di 33mila mq. Completamento dei lavori entro fine 2009, nei tempi fissati da Infrastrutture Lombarde
La costruzione più visibile del cantiere Garibaldi in questo momento è il tunnel artificiale in via di completamento, lungo 285 metri e alto 6, che assicurerà lo scorrimento viabilistico senza interferire con il traffico pedonale e metterà in connessione diretta (a quota +6) l’area Garibaldi con i giardini e le residenze dell’Isola e la piazza di Altra Sede di Regione Lombardia. Ma molto altro è già stato fatto prima di arrivare fuori terra con la costruzione delle tre torri previste davanti alla stazione di Porta Garibaldi (di 33, 22 e 11 piani): lo scatolare sotterraneo che raccorderà la nuova linea della Metropolitana 5 al piano di progetto, nuove linee di sottoservizi (fognature, gas, acquedotto, linee elettriche e di telecomunicazioni), 12 dei 26 pozzi che pompando acqua di falda da 35 metri di profondità climatizzeranno gli edifici senza il ricorso ai combustibili fossili. Particolarmente complessi, come ci ha spiegato l’ingegner Luigi Colombo di Colombo Costruzioni, l’impresa che guida l’appalto, i lavori di fondazione, in particolare per l’edificio di 11 piani che posa sopra il passante ferroviario. Con la tecnica del cassero rampante il cantiere Garibaldi procede in questo momento al ritmo di un piano alla settimana. La consegna delle torri e del podio/piazza di
connessione tra Corso Como e l’Isola è prevista entro il 2011. Varesine Qui l’area è già stata interamente appaltata e, completati i lavori di scavo con i plinti di fondazione e la deviazione del condotto fognario, il cantiere è pronto a partire per completare le consegne delle torri a uffici entro il 2011.
In alto, il cantiere Garibaldi: in primo piano il tunnel artificiale per la nuova viabilità e, dietro, i corpi centrali delle tre torri commerciali che stanno sorgendo intorno al “podio”. Una volta completata, l’area sarà direttamente connessa, a un’unica quota, con il quartiere Isola attraverso un parco pubblico. Qui sotto, l’assessore allo Sviluppo del Territorio di Milano Carlo Masseroli e Manfredi Catella di Hines Italia durante la visita al vicino cantiere Varesine
Superata la quota di 127,4 metri del grattacielo Pirelli, il Consorzio Torre ha aperto le porte del cantiere a ingegneri e architetti e il prof. Franco Mola ne ha illustrato gli aspetti progettuali ed esecutivi più significativi. Tre le principali criticità del cantiere: la rigida tabella di marcia, la prossimità di residenze abitate e l’assenza di un’area di stoccaggio di materiali e attrezzature, cui si è fatto fronte con uno stretto coordinamento tra le diverse imprese fornitrici, un’accurata gestione delle consegne just-in-time e la realizzazione di by-pass temporanei nei corpi costruiti per il passaggio di materiali e attrezzature, nonché con una precisa pianificazione delle parti in prefabbricazione con interventi di completamento e montaggio in situ. Oltre alla torre di 161,3 metri per 39 piani il progetto prevede la costruzione di 5 edifici sinusoidali di 40 metri di altezza interconnessi tra loro e con coperture a verde pensile, che racchiudono una piazza pubblica coperta da una vela trasparente. Pilastri e travi A partire da quota +12, per i corpi di fabbrica più bassi è stato adottato il pilastro cerchiato misto di CSP Prefabbricati Spa. Soluzione analoga per la torre, con i pilastri come “cassero a perdere” a partire dal XVI livello fino all’ultimo strutturale. Le travi sono tutte travi reticolari miste PREM con fondello di cls. Solai Diverse le tecnologie adottate: alveolari, lastre tralicciate e solai alleggeriti con sfere cave di polietilene ad alta densità brevetto di Cobiax Technologies. I solai alveolari dei piani interrati (Gruppo Centro Nord) sono dotati di profilo laterale per la posa di lastre trapezoidali di compensazione in cemento armato, volte ad ottenere un impalcato sinusoidale. Il risultato è stato raggiunto tramite l’impiego di lastre tralicciate in c.a.v. (Vela Prefabbricati) in grado di essere adattate alla specifica pianta strutturale. Per alcune zone della piazza sono stati inoltre impiegati particolari solai scatolari di grande spessore (Gruppo Centro Nord) sempre portati da travi in opera in spessore di solaio. Carpenteria metallica Per i punti più complessi dal punto di vista logistico e geometrico –come nel caso del sistema strutturale in acciaio della copertura dell’auditorium, realizzata in tre mesi compresa la verniciatura, si è scelta la carpenteria metallica di Cordioli & C. Un cantiere “rampante” L’opzione adottata per il nucleo della torre è quella di un “cantiere rampante” che consente l’avanzamento delle casseforme unitamente ai ponti di servizio in un’unica soluzione e senza l’ausilio della gru. Il sistema autorampante SKE di Doka è formato da 45 mensole sulle quali sono installati 930 mq di casseforme a travi a geometria variabile che si adatta a quella della torre. I solai del nucleo sono realizzati con sistema a tavoli Dokamatic con passerelle di sicurezza integrate e dispositivi di movimentazione elettro-idraulici indipendenti dalla gru. Il perimetro dei solai è dotato di uno schermo di protezione integrale.
In alto, la torre di Altra Sede di Regione Lombardia, con la tecnica del cassero rampante cresce di un piano alla settimana Qui a destra, un by-pass temporaneo che sarà chiuso una volta completati i lavori e il passaggio di attrezzature verso i piani superiori
ASRL Progetto: Pei Cobb Freed & Partners con Paolo Caputo partnership e Sistema Duemila Committente: Infrastrutture Lombarde General contractor: Impregilo Impresa: Consorzio Torre SpA
Tra le aziende direttamente impegnate in cantiere • Cobiax Technologies - moduli per solai alleggeriti • Cordioli Costruzioni Metalliche - carpenteria metallica • CSP Prefabbricati - pilastri prefabbricati e misti • Doka Italia - casseforme, dispositivi di protezione e sistema autorampante
• Gruppo Centro Nord - lastre alveolari e trapezoidali • Gruppo Vela - lastre tralicciate
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IoArchitetto 25 - giugno ‘09
strumenti / daniela baldo
L’ICT per
l’architettura G
li attuali progetti architettonici tendono a superare i limiti legati alle tecniche consolidate indirizzandosi verso strutture sempre più complesse. È necessario fare il punto della situazione in merito al rapporto tra le forme dell’architettura contemporanea e le tecnologie che le hanno generate. Certamente sorprende la componente formalecompositiva, ma notevoli sono anche lo sviluppo e il minuzioso controllo del progetto nelle sue differenti fasi che si possono ottenere mediante lo strumento informatico.
archifiere / nadia rossi
Marmomacc
pietra tecnologia design e cultura Oltre l’esposizione: a Veronafiere mumerosi appuntamenti di carattere culturale
A partire dagli anni Settanta, con Peter Eisenman e Frank Gehry si sono delineati nuovi scenari compositivi e spaziali. Una radicale trasformazione frutto di originali ideazioni generate grazie all’Information Technology. Architetture che nascono da maquette articolate, caratterizzate da forme fluide, successivamente analizzate e riprodotte mediante evoluti scanner 3D o pensate e create direttamente in modo tridimensionale in digitale. L’architetto Mario Bellini, ad esempio, per la nuova copertura del centro congressi di Milano ha plasmato un modello fisico e mediante la sua scansione tridimensionale ha digitalizzato il progetto. Certe geometrie non sarebbero potute sorgere senza l’utilizzo di certi software. Gli strumenti digitali che abbiamo a disposizione sono in grado di fare simulazioni per prevedere i comportamenti degli edifici dal punto di vista termico ed energetico. È possibile così valutare la qualità ambientale e l’efficienza energetica dell’edificio che si sta progettando per ottenere certificazioni quale ad esempio il LEED. Grazie alla ricerca e ai sofisticati hardware e software presenti, con il digitale si riescono a creare presentazioni tridimensionali di qualità cinematografica. Si tratta di simulazioni fotorealistiche che intrecciano il reale e il virtuale, fuorviando anche gli addetti ai lavori che sono convinti che alcuni rendering siano fotografie realmente scattate. La renderizzazione richiede computer con caratteristiche tali da supportare i programmi. Questo è un utile strumento per il progettista che può comunicare in modo chiaro, veritiero e immediato la propria idea progettuale. L’istantaneità caratterizza infatti la nostra era in cui le informazioni viaggiano rapidamente sulla rete e sono disponibili al bisogno, pertanto i fondamenti spazio-temporali devono essere reinterpretati con una nuova lettura in grado di immedesimarsi con i dettami della contemporaneità. Oggi il tempo è diventato la risorsa più preziosa. Così ai diffusi software sviluppati sulla falsariga dei tecnigrafi digitali in 2D e 3D, si affiancano svariate proposte che operano in modo associativo bidirezionale. Questo significa che una modifica effettuata in un punto viene riprodotta in tutto il progetto, riducendo i tempi di lavoro e il numero di errori od omissioni. Viene utilizzato un singolo database per la gestione di ogni abaco, foglio di disegno, vista 2D, 3D, coordinando automaticamente le modifiche di ogni documento man mano che il progetto si sviluppa e si evolve. I dati di progetto possono inoltre essere esportati in fogli di calcolo per consentirne la post-elaborazione, ad esempio per il computo dei materiali o degli infissi. Anche il flusso delle informazioni oggi viaggia a velocità supersonica. Architetti, interior e lighting designer, impiantisti, clienti e project management in team internazionali devono poter operare e interagire in tempo reale pur essendo spesso agli estremi opposti del pianeta. Grazie a sistemi quali ad esempio VPN e FTP è possibile lo scambio immediato dei files di progetto.
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empre più importante a Marmomacc la componente culturale e di design. La 44a edizione della rassegna veronese, in programma dal 30 settembre al 2 ottobre, propone numerosi appuntamenti rivolti a progettisti, architetti e designer di tutto il mondo. Premio internazionale Architettura di pietra L’edizione 2009, si è avvalsa di una giuria internazionale composta da Francesco Cellini, Fulvio Irace, Juan José Lahuerta, Werner Oechslin, Vincenzo Pavan (curatore dell’evento). Sono stati privilegiati interventi pubblici riguardanti sia grandi istituzioni sia piccoli spazi urbani e strutture educative in aree remote. Nel privato la scelta è caduta su un esemplare intervento di riqualificazione urbana. In mostra (Pad. 7B) le opere selezionate insieme al premio “ad memoriam” ad Alejandro De La Sota (1913-1996), la sede del Goberno Civil a Tarragona del 1959. Hybrid and flexible Marmomacc incontra il Design sviluppando concetti di ibridazione, flessibilità e trasformazione. La volontà del progetto si fonda sulla contaminazione di materiali, processi produttivi, estetiche e considera la metamorfosi di forme e stili e la trasformazione dei processi culturali e creativi. L’evento, a cura di Evelina Bazzo, si snoda tra gli stand di Pibamarmi con Alberto Campo Baeza; Santa Margherita con Aldo Cibic; Henraux con Craig Copeland e Turan Dada; MGM Furnari con Michele De Lucchi; Vaselli Marmi con Marco Fagioli e Emanuel Gargano; Marsotto con James Irvine; Scalvini Marmi con Francesco Lucchese; Lasa Marmo con Marco Piva; Fratelli Mele con Marco Romanelli e Marta Laudani; Grassi Pietre con Luca Scacchetti; Testi Fratelli con Tobia Scarpa; Il Casone con Francesco Steccanella; Budri con Patricia Urquiola. Monocromo Scorze dell’arenaria toscana scelte in cava e messe in opera senza ulteriori lavorazioni conferiscono all’allestimento di questa mostra, risultato della collaborazione strategica di aziende tra loro complementari, l’aspetto di uno scrigno roccioso; gli elementi di design interpretano la pietra in modo raffinato e concettuale. www.marmomacc.com Immagini dei progetti che partecipano al Premio internazionale architetture di pietra. Dall’alto: Grafton Architects, ampliamento università Bocconi Milano (foto © Vincenzo Pavan); Asian Architecture Friendship (AAF), complesso scolastico di Philim in Nepal (foto © Ryoichi Takaoaka (AAF). Al centro, per Marmomacc incontra il design, il progetto di Alberto Campo Baeza per Pibamarmi. Qui a destra, mostra Monocromo, vista esterna
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vacanze italiane /
Il paesaggio costruito di Gellner Cinquant’anni fa, una lezione magistrale per stabilire i rapporti tra l’uomo e la natura. Dimenticata.
I
EDOARDO GELLNER
l villaggio vacanze di Corte delle Dolomiti sorge nel comune di Borca di Cadore, a pochi chilometri da Cortina, nello scenario naturale dominato dai monti Pelmo, Cristallo e Antelao. Progettato e (non interamente) costruito tra il 1954 il 1963 dall’architetto Edoardo Gellner su incarico del presidente dell’Eni Enrico Mattei, recentemente è stato sottoposto a un intervento di restauro che ne ha rispettato la filosofia progettuale. Così è ancora possibile cogliere le originarie finalità turistico - sociali di Mattei, insieme a Olivetti - allora presidente dell’Inu figura di spicco del capitalismo italiano illuminato degli anni Cinquanta. L’insediamento comprende numerose strutture accomunate da un approccio architettonico coerente, improntato all’armonia con la natura: un insieme composito ed equilibrato di edifici appartenenti a differenti tipologie, con 270 chalet residenziali (tipi da 47 e 67 mq, per famiglie con o senza figli), l’Hotel Boite (84 camere) e il Residence Corte, l’ex colonia, il camping a monte del complesso in capanne di legno colorate, gli impianti sportivi. La chiesa, realizzata da Gellner con l’amico Carlo Scarpa, è un capolavoro dell’architettura contemporanea.
(1909 - 2004) Nasce a Opatija (Abbazia, nell’Istria allora austriaca), frequenta l’Istituto di arti applicate di Vienna e negli anni Trenta gestisce l’azienda di decorazioni del padre. Nel frattempo l’Istria è diventata italiana e negli anni ’40, durante il servizio militare, frequenta il Regio Istituto di Architettura di Venezia, dove si laurea. Tra i suoi professori c’è Carlo Scarpa, di cui diventa amico e collaboratore. Nel 1948 si trasferisce a Cortina. Tra i suoi progetti un masterplan mai realizzato per la città di Gela (sempre per conto dell’Eni). Dagli anni ’70 abbandona la progettazione per dedicarsi all’arte e alla difesa del territorio e dell’architettura delle Dolomiti venete.
Vista di chalet in legno con il Monte Pelmo sullo sfondo. Foto A. Ghedina
L’architettura Elementi condizionanti del progetto sono stati gli aspetti morfologici e il clima, insieme alla volontà di conferire valore sociale all’insediamento, con spazi privati, aree collettive, di servizio e di incontro e un fluido sistema di collegamenti (il masterplan originale prevedeva la possibilità di ospitare fino a 6.000 abitanti). La coerenza architettonica è dovuta sia all’impiego di materiali identici per le costruzioni: murature in pietrame faccia a vista o in calcestruzzo grezzo, sia alla possibilità di svincolarsi dalle tipologie costruttive tipiche della zona, reso possibile proprio dalla natura ancora “incontaminata” del sito. Forme, colori, materiali sono abilmente utilizzati al fine di instaurare un rapporto di sintonia e reciproco scambio con l’ambiente. Il risultato è un paesaggio costruito dove l’architettura arricchisce lo scenario naturale esprimendosi con un linguaggio moderno. Le ville-chalet si caratterizzano per le geometrie orizzontali e i volumi allungati, che non interferiscono con la verticalità delle montagne. La chiesa si differenzia e segnala una forte valenza simbolica attraverso il suo sviluppo verticale, sottolineato da un’alta guglia. La colonia, realizzata per ospitare circa 400 bambini, segue la conformazione del terreno con un sistema a padiglioni che alterna edifici collegati tra loro da rampe a spazi aperti. L’hotel si sviluppa in due corpi: un basso volume orizzontale che accoglie i servizi estivi e i sei piani fuori terra della zona notte. Interni ed esterni sono caratterizzati dall’utilizzo del legno. Gli interni, in mogano, sono stati progettati da Gellner per la ditta Fantoni. La hall ha un particolare effetto scenografico ed è attualmente arredata con classici del design di architetti come Le Corbusier e Joseph Hoffmann e di aziende come Flos e Arteluce. Progettazione ecologica Corte delle Dolomiti è un raro esempio di edificazione che ha comportato una valorizzazione ambientale. L’area scelta per l’insediamento,
il fianco del monte Antelao più soleggiato ma arido e ghiaioso, è stata oggetto di un’intensa attività di reinzollamento e rimboschimento: a distanza di mezzo secolo il villaggio è immerso in un bosco rigoglioso. La rete elettrica è interrata, per gli impianti di riscaldamento fu preferito il gas liquido alla nafta, l’andamento dell’acquedotto non è in linea retta ma a zig zag per non ferire le montagne con vistose cicatrici, infine le strade favoriscono una circolazione fluida fino a ogni chalet e si sviluppano con tracciati che consentono la velocità ottimale per un villaggio di vacanza immerso nel silenzio della natura.
Villaggio Eni a Bocca di Cadore Progetto e direzione lavori Edoardo Gellner Committente Eni (Enrico Mattei) Data realizzazione 1954-1963 Restauro, riabilitazione e adeguamento infrastrutturale: ing. Gualtiero Cualbu, Mi.No.Ter. Localizzazione Corte delle Dolomiti - le Ville - Borca di Cadore (BL)
Foto di gruppo con Gellner (ultimo a destra) e Mattei (penultimo a destra)
Nelle immagini a sinistra: in alto interno di uno chalet. Foto d’epoca E. Gellner. In basso la colonia, dettaglio della parete finestrata di collegamento tra i dormitori. Foto P. Biadene
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IoArchitetto 25 - giugno ‘09 NUOVO COMPLESSO IS MOLAS GOLF RESORT A PULA, CAGLIARI
Quando geografia e paesaggio
sono l’essenza del progetto
Doriana e Massimiliano Fuksas firmano il progetto del complesso che comprende un hotel, un hotel suite, nove residenze turistiche, una Spa e ampie zone di incontro
E
steso su un’area di 150 ettari, Is Molas Golf Club è uno dei più importanti complessi golfistici in Italia. Oltre all’insediamento residenziale - 240 ville su lotti da 1.000 a 2.700 mq - il nuovo resort prevede la realizzazione di un hotel da 80 camere, un hotel suite da 39 camere e 9 residenze turistiche alberghiere per un totale di 298 posti letto. Il sistema si completa con aree dedicate all’attività collettiva del club, la piazza, e una qualificata Spa. Il sistema golfistico, nella nuova configurazione curata da Gary Player, trova nella nuova club house, in posizione baricentrica ed elevata rispetto ai nuovi campi, il punto di snodo che domina l’intero tracciato. In prossimità dell’hotel centrale si trova un’area sportiva protetta da una fitta zona a verde con campi da tennis, calcetto, pallacanestro e beach volley. L’insediamento residenziale Il nuovo insediamento residenziale prevede la reimpostazione di quanto ereditato nella lottizzazione prevista e in parte già realizzata, reinterpretando quanto offre il meraviglioso paesaggio circostante. Le linee di declivio del terreno, la vista sui campi e, oltre, la vista sul mare con l’antica Nora: l’insieme degli elementi naturali fa di questo luogo un’oasi di silenzio. Ampie dorsali verdi che discendono dalla parte a monte si estendono sino ad arrivare ai campi da golf in un continuum natura-costruito che individua ampi spazi comuni attraversati solo da percorsi pedonali. Altre zone residenziali sono distribuite tra i campi e in prossimità del lago. L’Hotel L’architettura del complesso è un insieme di “frammenti” di costruito solidi, storici, massivi, collegati tra loro da ampie vetrate continue, rievocando a tratti un sistema di rovine archeologiche recuperate. Un’attenta progettazione lo renderà fruibile tutto l’anno, con ampie vetrate a protezione degli spazi aperti estivi. Gli spazi cavernosi, perforati da piccoli e grandi lucernai, aperti alla luce ma riparati dal sole in estate, saranno d’inverno luoghi caldi e accoglienti. L’asse visuale verso la zona archeologica di Nora struttura tutto l’intervento. L’ingresso si materializza in un lungo e piacevole percorso, una passerella in legno di larice su una vasca d’acqua che si percorre in direzione est-ovest lasciando il costruito al contorno, segnato da un porticato semi-aperto di distribuzione. Un sistema di vetrate pieghevoli completamente apribili permette la totale fusione degli spazi ampliando le attività ricettive e trasformandolo in luogo per eventi speciali. La hall, culmine del percorso, è uno spazio di 370 mq che apre all’orizzonte, e distribuisce attraverso percorsi che si snodano tra giardini lussureggianti fatti di acqua e di vegetazione mediterranea alle 80 camere su due lati contrapposti. L’uso del dislivello del terreno e la sopraelevazione del secondo ordine di camere assicurano la vista panoramica. Le residenze turistiche alberghiere Collocate a monte dell’hotel, a quota più alta, le residenze sono costituite da nuclei di tre o quattro unità abitative dalla superficie di 160 e 210 mq di taglio da 45, 50, 55 mq. Come piccole ville con spazi verdi comuni raggiungibili con le golf car sono dotate di camera, soggiorno con zona cottura, servizi e terrazza con vista. L’uso di elementi solidi chiusi alternati a vetrate su spazi aperti garantisce privacy e vista panoramica allo stesso tempo. La Piazza La Piazza fa da cerniera tra la zona dell’hotel e quella che ospita la Spa e l’Hotel Suite; l’asse visuale che parte dall’albergo conduce alla zona comune centrale con ristoranti, bar e unità commerciali per una superficie complessiva di 1675 mq utili. Due ristoranti e un bar sono collocati al primo livello con terrazze che offrono una splendida vista. Il livello superiore si raggiunge con due scale in posizione opposta rispetto al baricentro della piazza e un ascensore. L’uso di spazi vetrati antistanti ai nuclei ricuce l’edificio o lo rende permeabile a seconda delle stagioni e delle necessità. Un sistema di terrazze pavimentate articola i livelli.
La Spa La progressiva “naturalizzazione” del progetto trova la massima espressione nella zona terminale che ospita l’insieme Spa - Hotel Suite; qui l’assialità perseguita nell’hotel centrale si disarticola per seguire il dislivello del terreno e aprire alla vista sui campi. L’accesso all’insieme è segnato dalle emergenze dei nuclei solidi della Spa. Le zone vetrate ospitano l’area relax e godono di ampie terrazze panoramiche. Un gioco di lucernai sulle coperture voltate raccoglie la luce naturale zenitale e crea un’atmosfera densa di chiaroscuri. La successione di spazi chiusi e spazi vetrati assegna a ogni funzione una peculiare immagine del luogo. Questo “edificio” rifiuta lo spazio minimale privo d’emozione a favore di un’intensa espressività di spazio, luce, colori, chiusure e improvvise aperture con squarci sul paesaggio. L’Hotel Suite L’Hotel Suite a 5 stelle persegue nelle zone comuni la ricerca espressiva della Spa con cui quasi si fonde. Un’ampia piazza fa da ingresso alla hall, l’edificio si disarticola nel seguire la pendenza del terreno qui più accentuata. Le camere si aprono in una disposizione a ventaglio e giacciono su due livelli divise in due gruppi separati dalla hall, dal ristorante e dalla lounge bar con terrazza sulla piscina; scale, rampe e ascensori collegano i 2 livelli. La terrazza che ospita la piscina è posta in posizione baricentrica rispetto alle camere, con una vista a 180° sui campi.
IS MOLAS GOLF RESORT
Progetto Massimiliano e Doriana Fuksas Luogo Comune di Pula - Cagliari Superficie totale area 150 ettari SLP 70.000 mq Committente Is Molas Spa - Mantova (gruppo Immsi-Omniainvest) Consulenti Progetto Golf Design associate dr. Francesco Piras Golf vacanze, Jeff Lawrence - Gary Player Group Progetto impiantistico e supporto all’urbanistica Ai Engineering - Torino Progetto strutturale ing. Gilberto Sarti - Rimini Interior design Massimiliano e Doriana Fuksas
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MASSIMILIANO FUKSAS
Nasce a Roma, dove si laurea in Architettura all’Università La Sapienza. Nel 1967 crea lo studio romano, nel 1989 quello di Parigi; altre aperture a Vienna (dal 1993 al 2001) e Francoforte (2002-2009); dal 2008 è operativo lo studio di Shenzhen in Cina. Direttore della VII Biennale di Architettura di Venezia dal ’98 al 2000, ha ricevuto premi e onoreficenze, dal Grand Prix d’Architecture Française all’Honorary Fellowship dell’AIA American Institute of Architects - all’Award of Excellence per il nuovo polo della Fiera Rho-Pero dall’ULI - Urban Land Institute Washington D.C, Usa. Per molti anni ha dedicato particolare attenzione allo studio dei problemi urbani nelle grandi aree metropolitane.
DORIANA O. MANDELLI
Nasce a Roma. Si laurea in Storia dell’Architettura moderna e contemporanea all’Università La Sapienza. Laureata in architettura all’ESA - L’École Spéciale d’Architecture - di Parigi, è stata membro del consiglio esecutivo dell’Inarch (Istituto Nazionale di Architettura). Dal 1985 collabora con Fuksas e dal 1997 è responsabile di Fuksas Design. Curatrice della sezione di Architettura della VII Biennale di Architettura di Venezia (2000), nel 2002 è stata insignita dell’onorificenza di Officier de l’Ordre des Arts et des Lettres de la Republique Française. I suoi progetti sono caratterizzati dalla continua ricerca di nuovi materiali e tecniche di realizzazione.
Foto Massimiliano e Doriana Fuksas: Carlo Gavazzeni
Nella pagina di sinistra, il masterplan del resort: dall’Hotel 4 stelle, in alto nella pianta, il percorso prosegue, fiancheggiato dall’acqua, verso la piazza, la Spa e l’Hotel Suite. In questa pagina, immagini delle ville che lo studio Fuksas ha progettato per l’insediamento residenziale
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IoArchitetto 25 - giugno ‘09
abruzzo / nadia rossi
Affidati i lavori per la costruzione di
4500 appartamenti antisismici 16 le imprese e i consorzi d’impresa che si sono aggiudicati l’appalto per la realizzazione dei 150 edifici del progetto C.A.S.E.
S
i è chiusa la procedura di aggiudicazione del bando di gara europeo per il progetto C.A.S.E. – Complessi Abitativi Sostenibili ed Ecocompatibili. La gara prevedeva l’aggiudicazione di uno o più lotti (30 in tutto) di cinque edifici ciascuno composti da 25-30 appartamenti. Il prezzo totale è di circa 316 milioni di euro, con un ribasso di quasi il 5% rispetto all’importo base di gara.
Impresa/consorzio/associazione temporanea
Wood Beton Consorzio Stabile Consta Consorzio Etruria Soc. Coop. Impresa Costruzioni Giuseppe Maltauro/Taddei Coge Costruzioni Generali/Consorzio Esi R.T.I. Ing. Armido Frezza/Walter Frezza Costruzioni/Arclegno Meraviglia A.T.I. Eschilo Uno/Cogeim/Alfa Costruzioni 2008 A.T.I. Iter Gestione e Appalti/Sced/Vitale Costruzioni A.T.I. Donati/Tirrena Lavori/Dema Costruzioni/Q5 Consorzio Stabile Arcale D’Agostino Angelo Antonio Costruzioni Generali Orceana Costruzioni Impresa di Costruzioni Ing. Raffaello Pellegrino Fontana Costruzioni/La Vela Group Cosbau
Holzbau, il legno lamellare fa la differenza
Punteggio Lotti assegnati
72,78 66,94 65,61 64,51 63,82 59,94 59,09 57,58 57,20 57,17 56,49 56,12 55,76 54,49 54,46 54,22
1 2 1 5 1 1 1 1 4 2 1 1 4 2 1 2
Le costruzioni a secco di Wood Beton SpA
Sono 26 i casi di coperture in legno lamellare che hanno resistito al sisma Leggerezza, elasticità, alta capacità meccanica e di dispersione dell’energia sono quattro buoni motivi per preferire il legno lamellare in zona sismica. Lo dimostra il fatto che le 26 coperture in legno lamellare realizzate da Holzbau a L’Aquila hanno resistito integre al sisma. L’accuratezza in fase di progettazione, la lunga esperienza e la qualità del materiale utilizzato sono i requisiti fondamentali garantiti per assicurar la massima sicurezza e stabilità delle strutture. Osservando le immagini degli edifici con coperture Holzbau, non si ha alcuna presenza di fessurazione né di cedimento o rottura: un importante esempio per un’etica del costruire in zona sismica. www.holzbau.com
Strutture antisismiche
SAIEnergia, più efficienza in sicurezza A BolognaFiere l’edificio che integra tecnologie antisismiche ed efficienza energetica È possibile realizzare una sopraelevazione in materiale leggero e contestualmente riqualificare energeticamente tutto l’involucro migliorando le qualità antisismiche dell’edificio? Costruire ex novo edifici in classe A belli e sicuri è costoso e complicato? Come ampliare senza deturpare? A SAIEnergia2009, BolognaFiere e il Gruppo Costruttori CasaClima Südtirol presenteranno la loro interpretazione del Piano Casa per una CasaSicura in Classe A. In scala 1:1 l’esploso di un edificio “a spicchi” che racchiuderà le migliori tecnologie per la sostenibilità e l’efficienza energetica. La sicurezza antisismica sarà un prerequisito imprescindibile. A ciascun elemento il compito di rappresentare una tecnologia costruttiva - legno, muratura, acciaio, cemento - con la possibilità di osservare da vicino le differenti tecniche, confrontarle, valutare con le aziende che hanno fornito i materiali le migliori soluzioni applicative. www.saie.bolognafiere.it/saienergia2009
Dimore stabili progettate per essere adattate a diverse destinazioni d’uso Il primo dei lotti del progetto C.A.S.E è stato affidato a Wood Beton SpA. Quello dell’azienda di Iseo (Brescia) è un progetto definitivo con le carte in regola per diventare una dimora stabile o essere adattato a nuove destinazioni d’uso. Gli alloggi hanno grandi zone a giorno, serramenti di dimensioni notevoli e almeno un balcone per unità immobiliare. La soluzione costruttiva adottata prevede la presenza di pareti portanti solo sul perimetro degli edifici, in corrispondenza dell’involucro esterno, con una totale flessibilità nella distribuzione interna degli alloggi: un vantaggio nel caso di un’eventuale riconversione dell’edificio in residenza universitaria che richieda modifiche nella suddivisione interna. Al fine di assicurare durabilità all’edificio e contenere i costi di manutenzione è stato proposto il legno a vista solo per l’intradosso dei solai interni e non in facciata. Protagonista il legno La tecnologia costruttiva dell’edificio è basata su un sistema di pareti portanti in pannelli in legno pieno a strati incrociati o X-lam (sempre in legno lamellare) direttamente montati in cantiere; la stessa soluzione costruttiva è adottata per la realizzazione degli orizzontamenti. Questo prodotto presenta numerosi vantaggi, tra cui elevata resistenza sismica, ottimi valori di isolamento termico, protezione antincendio (REI 3090), buon isolamento acustico, buona inerzia termica, stabilità dimensionale, possibilità di mantenere a vista il lato interno del pannello nelle pareti o l’intradosso dei solai, realizzazione di edifici con grande rigidezza. Il tempo previsto per la costruzione di un edificio a partire dalla data di consegna della piastra è pari a 73 giorni solari. Aspetto architettonico e distributivo L’edificio si compone di 4 blocchi di 3 piani di altezza, collegati da 3 vani scale arretrati rispetto al filo di facciata, che li separano visivamente. A ogni piano sono previsti 8 appartamenti con vari tagli di alloggio: mono, bi e trilocali. www.woodbeton.it
Le travi reticolari autoportanti per scheletri strutturali in grado di rispondere al meglio ai terremoti Secondo la più recente normativa antisismica nazionale (ordinanza PCM n. 3274 del 20/3/2003), in caso di magnitudo superiori a 5 (la scossa del 6 aprile a L’Aquila fu di 5,8) sono accettati danni alle strutture ma non il loro crollo sia pure parziale. La scelta di una tipologia strutturale leggera e duttile, tale cioè da poter entrare nel campo plastico - riducendo le forze d’inerzia soggette all’azione sismica - senza collassare, è senz’altro più sicura. Il caso dell’edificio residenziale nella foto, completato nel 1981 a Potenza (zona sismica 1) è esemplare: ha resistito al terremoto dell’Irpinia riportando solo lievi danni. Grazie a una progettazione strutturale scrupolosa e a materiali di prim’ordine (progetto ing. L. Petracca e realizzazione Sa.Ca. Costruzioni), ma anche alla tecnologia strutturale utilizzata: pilastri tradizionali in calcestruzzo armato, travi reticolari autoportanti e solai monodirezionali. Le travi reticolari autoportanti sono formate da elementi in acciaio preassemblati integrati con calcestruzzo in cantiere: dopo il consolidamento del conglomerato assumono un comportamento statico in tutto simile ad altre strutture completamente gettate in opera mentre presentano un migliore comportamento dinamico di fronte alle sollecitazioni sismiche grazie alla loro leggerezza e alla flessibilità del nodo. La prefabbricazione dei componenti base è appannaggio delle aziende italiane riunite nella Sezione industrie travi reticolari autoportanti interna ad Acai, l’associazione fra i costruttori in acciaio italiani aderenti a Confindustria. www.acaiacs.it
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giugno ‘09 - IoArchitetto 25
Il nuovo centro olimpico progettato da Dominique Perrault /
La Caja Magica di Madrid La Scatola Magica nuovo monumento della capitale spagnola
DOMINIQUE PERRAULT
Nasce a Clermont-Ferrand nel 1953 e si laurea in architettura presso l'École nationale supérieure des Beaux-Arts di Parigi nel 1978; qualche anno dopo ottiene la specializzazione in Storia presso l'École des Hautes Études en Sciences Sociales. Nel 1981 fonda a Parigi lo studio Dominique Perrault Architecture, quale seguono quelli di Lussemburgo, San Pietroburgo e Madrid. Nel 1989 vince il concorso per la Biblioteca Nazionale di Francia a Parigi: il primo di numerosi successi nazionali e internazionali. Tra i numerosi progetti citiamo quello per piazza Garibaldi a Napoli, le nuove terme di San Pellegrino, le torri NH a FieraMilano e la torre Fukoku a Osaka.
Azionate da potenti meccanismi idraulici, le coperture mobili sono apribili in 27 diverse posizioni. I rivestimenti laterali in maglie metalliche di tipo Escale, creano suggestioni diverse secondo i momenti di luce della giornata. Fotografie © GKD
la sua profondità. I tetti di entrambi gli edifici più piccoli misurano circa 60 x 40 m; si possono aprire verticalmente fino a 25° e orizzontalmente, lasciando l’interno dello stadio completamente scoperto. Il movimento delle lastre sulla superficie dell’immensa struttura proietta sagome simili a immense spade nell’orizzonte. Un altro segno distintivo dell’opera di Dominique Perrault è il rivestimento metallico che avvolge la Caja Magica, riflettente o opaco in base alle ore del giorno. Con il sole è lucente. Di notte, le luci che si irradiano dall’interno segnalano gli eventi che si svolgono all’interno. Il guscio è realizzato con 23.000 mq di tessuto GKD, maglia metallica di tipo Escale. Circondano gli edifici
Bologna, 28 - 31 ottobre
ENERGIA RINNOVABILE ED EFFICIENZA ENERGETICA NELLA PIÙ GRANDE FIERA DELL’EDILIZIA Committente Madrid Espacio y Congreos Progetto Dominique Perrault, Parigi Ingegneria architettonica Perrault Projects, Parigi Strutture e installazioni TYPSA, Madrid Project manager LKS, Madrid Location Parco del Manzanares, Madrid Area totale 16,5 ha Area costruita 100.000 mq Volume costruito 1.051.680 mc Reti metalliche GKD, Düren (D) Progetto 2002 Costruzione 2003-2009
86 pannelli, ognuno misura circa 23 x 7 metri; per ridurre al minimo la deflessione orizzontale sono stati stesi dei cavi orizzontali ogni 1,5 m. Questo tipo di involucro richiede una limitata manutenzione, è robusto e di durata pressoché illimitata. Al nuovo complesso si accompagna un grande parco: uno spazio pubblico pedonale sempre fruibile. L’area, con 3.200 posti auto, è collegata alle piste ciclabili di Madrid e ha una fermata della metropolitana nelle immediate vicinanze. L’architettura della Caja Magica cambia la configurazione della città, ergendosi come un segnale potente e un nuovo ingresso subito riconoscibile.
Oppenheim Architecture+Design LLP - DBOX
S
i presenta come una grande scatola luminosa il nuovo centro di tennis olimpico di Madrid, progettato nel 2002 da Dominique Perrault e inaugurato lo scorso 30 aprile da Zapatero. Il complesso sorge nella parte meridionale della città, nel parco del Manzanares e comprende tre campi indoor/outdoor in grado di ospitare rispettivamente 12.000, 5.000 e 3.000 spettatori. A questi si aggiungono 16 campi all’aperto, cinque campi coperti in grado di ospitare ciascuno 350 persone, sei campi pratica, una piscina, la sede della Federazione Tennis spagnola, un centro stampa, aree private e ristoranti. Un’importante realizzazione in vista delle Olimpiadi del 2016. Gli edifici in acciaio, alluminio, cemento e vetro circondano un grande lago artificiale. Una serie di ponti collega i vari volumi offrendo prospettive spettacolari e unisce la Caja Magica al quartiere di San Fermin e al parco fluviale Manzanares, disegnato da Ricardo Bofill. Il progetto della Magic Box sovrappone due universi. Al livello del lago spazi per i giocatori e servizi di supporto: allenamento, reception per i Vip, sala stampa, installazioni tecniche. Otto metri sopra, all’altezza della strada (level 0) gli spazi per il pubblico e i servizi connessi agli eventi. Le coperture dei tre campi indoor/outdoor sono gigantesche lastre mobili in alluminio montate su pompe idrauliche in grado di aprirli parzialmente o totalmente permettendo il passaggio dell’aria e della luce del sole o di chiuderli in caso di pioggia. La copertura del campo centrale, che misura 102 x 79 m per 1.200 t. di peso si può aprire verticalmente fino a 20 m, mentre l’apertura orizzontale può slittare quanto
Viale della Fiera, 20 - 40127 Bologna (Italia) - Tel. +39 051 282111 - Fax +39 051 6374013 - www.saie.bolognafiere.it - saie@bolognafiere.it
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IoArchitetto 25 - giugno ‘09
progetto del mese /
Un nuovo stadio di club
ai piedi delle Alpi
Hanno preso il via a Torino i lavori per la realizzazione del nuovo stadio bianconero. Un grande lavoro di squadra per un impianto da utilizzare sette giorni su sette
I
l progetto realizzato dagli architetti Gino Zavanella e Hernando Suarez nasce dall’esigenza espressa da Juventus Football Club di dotarsi di un nuovo stadio, il primo in Italia in linea con le attuali tendenze delle grandi società di calcio europee. È stata sviluppata una soluzione progettuale che tiene in considerazione il preesistente impianto dello Stadio delle Alpi, costruito alla fine degli anni ’80 come sede della semifinale di Italia 90 e come impianto polivalente di tipo cittadino per il calcio, l’atletica leggera, i concerti di musica rock. Abbandonate le ipotesi di conservazione e modifica della tensostruttura di copertura e delle gradonate prefabbricate, l’attuale progetto prevede la fusione di due edifici nettamente separati a formare un organismo integrato di nuova concezione: un nuovo invaso per gli spalti, costituito da gradonate in cemento armato, con le relative strutture di sostegno della copertura leggera; la preesistente collina a verde, liberata dai pennoni e gradoni e trasformata in un ampio parterre con grandi spazi posti ai livelli sottostanti che contengono i locali
di servizio e di supporto alle attività sportive, posti ad anello attorno al nuovo edificio. Il profilo della nuova copertura e il guscio curvato di rivestimento esterno delle gradinate più alte emergono come segno dello stadio da tutte le visuali all’intorno, con la presenza di pennoni di sostegno con funi nella zona Nord e Sud. Quello che si realizza è un impianto specifico per il gioco del calcio, con una capienza di oltre 40.000 spettatori, tutti posti a breve distanza dal campo e in condizioni di visibilità ottimale. Il terreno di gioco è mantenuto nell’ubicazione precedente alla quota altimetrica di -10 metri circa sotto il piano stradale. L’impianto fa parte di un più ampio intervento di riqualificazione urbana che interessa un’area complessiva di 355mila mq presso la Continassa nel quartiere delle Vallette a Torino. Servizi e strutture Per gli spettatori, divisi in quattro grandi settori e in particolare per la zona Ovest che contiene le tribune Vip e dei giornalisti, sono previsti servizi e dotazioni di alto livello per una fruizione estesa oltre l’evento
In apertura, una vista a volo d’uccello nord-sud del nuovo complesso sportivo di Torino. Previsti solo due ordini di gradinate (al centro). A destra i vomitori della tribuna bassa conducono all’area dei servizi, a quota +7,90
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Foto La Presse
giugno ‘09 - IoArchitetto 25
HERNANDO SUAREZ
© jacopocecchini.com
Nato a Bogotà e laureato in architettura a Firenze, titolare con i figli Eloy e Stefano dello Studio Shesa, ha al suo attivo numerosi progetti di rilevanza urbana in Italia e all’estero, tra cui il progetto preliminare del villaggio olimpico per la candidatura di Roma ai Giochi del 2004. È docente di architettura per le tematiche sportive all’Università Histmus di Panama. Studio Shesa è consulente del Coni per l’edilizia sportiva e ha partecipato alla realizzazione e ristrutturazione di numerose strutture sportive.
GINO ZAVANELLA
Laureato in architettura a Firenze, fondatore con Alessandro Valenti dello Studio Gau, è progettista di impiantistica sportiva da oltre vent’anni. Ha collaborato con studi di architettura internazionali e maturato esperienze a livello mondiale: sua la stesura definitiva ed esecutiva dello Stadio delle Alpi, la progettazione e la direzione lavori di Sportilia-Cittadella dello Sport, del Centro di allenamento della Juventus di Vinovo, dello stadio Euganeo di Padova, di quello di Salò e del centro estivo di Sestriere.
sportivo, organizzata come una struttura a servizio del pubblico 365 giorni l’anno. La proposta di tipo funzionaledistributivo intende rinnovare gli spazi esistenti del vecchio Delle Alpi con l’inserimento di nuove funzioni, conservando sostanzialmente gran parte della struttura dello stadio al di sotto del grande parterre di quota +18.00 ed eliminando le gradinate e la copertura con tutte le strutture metalliche: il potenziamento di alcuni servizi, secondo il principio base di riorganizzare gli spazi disponibili unito a un concetto di flessibilità e trasformazione degli spazi stessi (ristoranti, sale di riunione, aree nuove, attività ludiche) viene attuato nell’ottica di ottimizzare il loro utilizzo per il maggior tempo possibile. Il sistema di caricamento e svuotamento delle tribune segue la concezione dello stadio precedente, con la differenza che oggi si hanno solo due livelli di spalti invece dei tre ordini di tribuna precedenti. Il nuovo edificio delle gradinate viene poi collegato da passerelle alle diverse altezze con le zone esterne di esodo del pubblico e con la zona dei servizi ubicata nell’ambito delle strutture preesistenti dello stadio, realizzando una completa sinergia tra servizi e spettacolo del calcio. Forme e funzioni La forma esterna del nuovo invaso è definita da una superficie continua di lamelle in alluminio, di andamento curvato a realizzare una vera e propria “pelle” di tipo leggero, che solo da alcune angolazioni lascia intravedere
In alto, le lamine in alluminio del rivestimento verticale lasciano intravedere le gradinate. Al centro un’immagine dell’area dei servizi e, qui accanto, la lounge dell’area vip
la regolare struttura delle gradinate. Tale rivestimento metallico si collega con continuità con il manto di copertura, anch’esso parzialmente trasparente e di forma curvata, e inferiormente si lega ad una fascia verticale che diviene uno schermo continuo di informazioni con possibilità di effetti luminosi e di proiezioni in continua trasformazione. L’anello circostante al nuovo edificio, costituito dalla collina e dal grande parterre a quota +18, contiene 8 edifici per servizi e bar per il pubblico dei diversi settori, nonché le varie postazioni di pronto soccorso, di polizia e tutte le aree dedicate al merchandising. Lo spazio rimanente tra i due edifici, un’ampia area pavimentata alla quota +7.90 corrispondente ai vomitori della tribuna bassa, diviene un patio libero
con servizi prima interrati che ora si affacciano sullo spazio libero dotato di luce naturale; nella zona Ovest sono chiusi da una grande vetrata inclinata. I servizi si affacciano su questo grande spazio interno, attrezzato da passerelle che collegano i due sistemi. Il nuovo utente viene accompagnato in una sequenza funzionale che parte dall’esterno, dai parcheggi, attraverso una zona di accoglienza, alla zona differenziata per gli spettatori che va dai posti più vicini al campo, a un primo settore, alle suite e quindi al secondo settore, anch’esso ravvicinato rispetto alle possibilità di visione del precedente impianto. Il livello qualitativo inserito nel progetto si allinea ai grandi impianti dei club di calcio europei, con una particolare attenzione alla scelta di soluzioni tipologiche e
tecniche per ottimizzare i costi dell’intervento, in un’ottica di sobrietà dettata da un’armonica concezione strutturale dei grandi spazi per il pubblico. Riuso Il progetto prevede il riciclaggio dei materiali del vecchio stadio Delle Alpi a cominciare dalla frantumazione del cemento armato dei gradoni (50 tonnellate) che sarà riutilizzato per i nuovi basamenti. Se non serviranno in loco, saranno separati e riutilizzati i materiali delle coperture, dall’alluminio (300 ton) all’acciaio (6000 ton) al rame (100 ton). Ciò comporterà una minore traffico di mezzi per il trasporto dei rifiuti e il recupero dei materiali dalle cave, con grande risparmio di materiale, tempo e denaro.
Lo staff Progettisti dell’impianto Arch. Hernando Suarez (Studio Shesa), Arch. Gino Zavarella (Studio Gau) Responsabili della progettazione e direzione lavori parte strutturale Ing. Francesco Ossola e Massimo Majowiecki Coordinamento della progettazione Arch. Antonio De la Pierre Impianti meccanici Ing. Marco Lazzerini Impianti elettrici Ing. Renzo Zorzi Progettazione architettonica Arch. Eloy e Stefano Suarez Project management AI Group, Torino Collaborazione al progetto architettonico Giugiaro Design, Pininfarina Extra Area commerciale e inserimento urbanistico Arch. Alberto Rolla, Studio Rolla Caratteristiche tecniche Capienza 40.200 posti a sedere Parcheggi 4.000 posti auto Superficie totale 355.000 mq Superficie interna allo stadio 45.000 mq Pitch view Studio 2 Spogliatoi 3 Aree ristorazione (vip, sponsor, stampa) 8 Bar 24 Sky box 64 Postazioni tribuna stampa 459 Aree dedicate a servizi 150.000 mq Aree commerciali 34.000 mq dei quali: 23.000 mq destinati a galleria commerciale 7.000 mq a magazzino di bricolage e fai-da-te 4.000 mq altri punti vendita. Aree verdi e piazze 30.000 mq Cronoprogramma dei lavori Inizio lavori demolizione nov. 2008 Gara d’appalto per la costruzione dicembre 2008 – gennaio 2009 Scelta del contractor febbraio 2009 Inizio lavori di costruzione aprile 2009 Fine lavori giugno 2011 Inaugurazione luglio 2011
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IoArchitetto 25 - giugno ‘09
ospitalità d’alta quota /
Un ingegnere sul Gran Sasso
Sorge a quota 2130 metri in località Assergi l’Hotel Campo Imperatore, interessante esempio di architettura razionalista
U
na piccola fortezza di montagna sui margini occidentali di Campo Imperatore, un vasto altopiano situato a circa 2000 metri di quota in provincia dell’Aquila, nel cuore del massiccio del Gran Sasso, detto anche il Piccolo Tibet per la somiglianza unica, su piccola scala, dei suoi scenari con quelli del vasto altopiano asiatico: questo è l’hotel Campo Imperatore. Progettato dall’ing. Vittorio Bonadè Bottino (Torino, 1889-1979), è un interessante esempio di architettura razionalista. Fu costruito nel 1934, in piena epoca fascista. Come molte delle strutture di quegli anni, mostra il proprio ruolo simbolico attraverso un’architettura forte, che ne enfatizza la diversità formale e funzionale rispetto all’ambiente che lo circonda. Caratteristiche che si trovano in altri progetti di Bonadè Bottino (che collaborò a lungo con Fiat) come le torri del Sestriere e la colonia montana Fiat Torre Balilla (1937) a Sauze d’Oulx, il più radicale tentativo di dare identità a una colonia: con tutte le funzioni ospitate nel solo volume dell’imponente torre, che appare come una forma pura e staccata dal contesto. Meta ambìta e lontana, raggiungibile in funivia, l’albergo Campo Imperatore ospitò numerosi rappresentanti della nobiltà romana ed è storicamente famoso per l’operazione Eiche con cui paracadutisti tedeschi su alianti comandati da Otto Skorzeny, il 12 settembre 1943 “liberarono” Benito Mussolini, lì tenuto prigioniero dal 28 agosto dopo il soggiorno forzato sull’isola della Maddalena.
Arredi dell’epoca nella suite 220 che ospitò Benito Mussolini; a sinistra, la sala di lettura e, sotto, l’arrivo della funivia
Recupero Oggi la struttura fa parte del gruppo A Points Hotel and Resorts; a fine 2006 è stata parzialmente ristrutturata e riaperta al pubblico. Un primo intervento ha riguardato il ripristino e la decorazione della facciata ormai in avanzato stato di degrado. Al suo interno si trovano 45 camere con moderne dotazioni e servizi privati, 2 junior suite e la suite 220 che conserva il mobilio originale della stanza che ospitò il duce. Moderni anche i servizi, che comprendono american bar, un’accogliente sala lettura con dipinti d’epoca e un centro benessere con piscina (la più alta d’Italia), fitness e sauna. Il ristorante La Taverna offre cucina tipica regionale e una bellissima vista panoramica. Accanto alla struttura principale c’è un ostello con 42 posti: una solida costruzione che si presenta come via di mezzo tra un albergo e un rifugio di montagna. Il sito L’altopiano di Campo Imperatore offre numerose occasioni di interesse naturale e culturale. A cominciare da un Giardino Botanico Alpino dedicato alla coltivazione e allo studio della flora di alta quota. A 2200 metri, in posizione invidiabile e lontano da fonti di inquinamento luminoso, si stagliano le cupole dell’osservatorio astronomico, gestito dall’Osservatorio di Monte Mario a Roma. Nei pressi la piccola chiesa della Madonna della neve, la più alta d’Europa. A disposizione degli sciatori ci sono 3 impianti di risalita, 15 km di piste per lo sci alpino e oltre 60 per lo sci nordico. Nel 2006, infine, è stato inaugurato il primo lotto della grande Ippovia del Gran Sasso, il cui sviluppo complessivo sarà di 320 km, tutti all’interno del territorio del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.
A Point Hotel e Resorts Sono tre le strutture che fanno capo alla catena A Point Hotel e Resorts, tutte classificate 4 stelle. Oltre all’Hotel Campo Imperatore, che ha ripreso l’attività nel 2006, l’Arezzo Park Hotel, un 4 stelle superior di imminente apertura con 124 camere, junior suites e suites progettato da M. Cinzia Alliata Bronner, interni di Simone Micheli, e, in fase di realizzazione sull’Argentario, il Porto Ercole Resort e Spa, un 4 stelle superior con 70 camere, junior suites e suites progettato da Antonio Canali, interni di Simone Micheli.
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restauri e riqualificazioni / nadia rossi
Cantiere itinerante
Comfort termico
Hanno preso il via lo scorso marzo i lavori di restauro
Un nuovo sistema di riscaldamento per la Basilica di Sant’Ambrogio.
per il colonnato di San Pietro
e salvaguardia dei beni architettonici
O
ltre 9 milioni di fedeli si radunano ogni anno presso la Basilica di San Pietro, simbolo della cristianità. La piazza antistante è un capolavoro barocco dovuto al genio artistico di Gian Lorenzo Bernini, che la realizzò tra il 1656 e il 1667. Il colonnato (284 colonne) è coronato da 140 statue di santi che conferiscono alla piazza un’immagine monumentale. Il travertino con cui sono state realizzate è una roccia calcarea sedimentaria con struttura porosa, colorazione variabile dal bianco al bruno chiaro con sfumature diverse a seconda degli ossidi inglobati. Ne consegue una discontinuità di compattezza, porosità e distribuzione delle venature che ha determinato uno stato conservativo differente in ogni singolo manufatto. A questo vanno aggiunte varie cause di degrado, come gli agenti atmosferici, le condizioni non ottimali di esposizione, i volatili e, non ultimo, precedenti interventi non idonei. Dopo le verifiche di stabilità sia globale sia locale del monumento anche alla luce della recente classificazione sismica, il Governatorato dello Stato della Città del Vaticano ha affidato il progetto di restauro a Fratelli Navarra, società specializzata nel restauro monumentale, in associazione temporanea d’impresa con Italiana Costruzioni. I lavori hanno preso il via lo scorso marzo e avranno una durata di 42 mesi sotto la supervisione scientifica del direttore dei Musei Vaticani, prof. Antonio Paolucci, del direttore dei servizi tecnici del Governatorato, ing. Pier Carlo Cuscianna e del progettista strutturale incaricato da Italia Costruzioni /
Fratelli Navarra prof. Giorgio Croci. Il piano di interventi comprende le balaustre, le statue, gli stemmi, le fontane gemelle, l’obelisco e l’intero colonnato nonché la revisione, rifacimento e impermeabilizzazione delle coperture a falde e piane. Per non interferire con l’accesso dei fedeli alla piazza, il cantiere correrà su rotaie sopraelevate e si servirà di laser scanner per simulare tridimensionalmente gli interventi.
A
mpio programma di riqualificazione termica per la basilica di Sant’Ambrogio a Milano, sostenuto da Fondazione Cariplo e da Buderus (gruppo Bosch), che ha fornito assistenza tecnica sul cantiere in tutte le fasi: progettazione, installazione e manutenzione dell’intero sistema. Un cantiere impegnativo come gli obiettivi dell’intervento: non solo la posa rispettosa delle peculiarità toriche del sito ma la climatizzazione stessa a salvaguardia del patrimonio, evitando sbalzi di temperatura e umidità. L’intervento ha riguardato in particolare l’area del sottopavimento, dove è
stato utilizzato Logafix Comfort, sistema radiante a pavimento preformato. Il funzionamento a bassa temperatura abbinato a caldaie a condensazione favorisce inoltre un consistente risparmio energetico; di qui la scelta di integrare il sistema radiante con un impianto modulare in cascata costituito da cinque generatori murali a condensazione Logamax Plus GB 162 da 100 kW.
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IoArchitetto 25 - giugno ‘09
archipremi /
Premiata la nuova architettura italiana e i suoi attori L’istituto fondato da Bruno Zevi festeggia i 50 anni con i vincitori della III edizione del Premio Nazionale di Architettura
L’
architettura di qualità non solo quale esito della genialità creativa del progettista ma come risultato di un processo complesso che vede partecipi diversi attori, tra cui la committenza e il costruttore. I premi nazionali di architettura In/Arch Ance sono ormai occasione di monitoraggio critico sullo stato dell’architettura in Italia in un contesto generale di trasformazione del territorio purtroppo ancora desolante. L’attenzione è rivolta non solo a opere con budget stratosferici: la qualità passa anche attraverso progetti intelligenti di edilizia residenziale, di riuso di strutture industriali, di piccoli interventi spesso portati a termine con limitate risorse economiche. La premiazione della terza edizione è avvenuta lo scorso 26 maggio presso la Fondazione Arnaldo Pomodoro a Milano. In tale occasione è stato conferito a Renzo Piano il Premio alla carriera.
Intervento di nuova costruzione
Biblioteca Pio IX e aula Magna Benedetto XVI – Roma progetto: King Roselli Architetti committente: Pontificia Università Lateranense impresa: C.P.C. - Technodir La sperimentazione di nuove forme espressive è protagonista di questo progetto che si impone con la logica dell’innovazione formale, strutturale e tecnica in un contesto che rappresenta le molte difficoltà dell’architettura contemporanea: presenza del passato, vocazione conservatrice dei committenti, vincoli monumentali. Ne risulta una sorta di “barocco geometrico” con cui l’istituzione religiosa dialoga: una costruzione che non rinnega il linguaggio della globalizzazione né rinuncia alle suggestioni delle avanguardie storiche.
Intervento di nuova costruzione
Villa urbana Domus Malles – Bolzano progetto: Metrogramma committente: Immobiliare Case e Dimore Srl impresa: Prisma Srl
Intervento di riqualificazione edilizia
Vodafone Italia sede e uffici - restauro e riqualificazione interna dell’ex edificio Olivetti ICO centrale – Ivrea (TO) progetto: Dante O. Benini & Partners, G-Studio, Diaspro committente: Vodafone Italia impresa: Editel SpA I progettisti hanno reso omaggio alla modernità di maestri italiani come Figini e Pollini, autori dell’ICO, mantenendo intatta l’immagine dell’edificio anche in presenza di importanti trasformazioni spaziali. Questo intervento di riqualificazione si pone come punta avanzata di mediazione tra restauro del moderno e riconversione funzionale: le soluzioni tecniche adottate garantiscono nuova e lunga vita alla costruzione, la rendono un esempio di edilizia sostenibile, sensibile alla vita degli operatori e al risparmio energetico.
Scusimanonhocapitobene / nora fumagalli
Mi dia la linea
U
n fantasma si aggira per l’Italia: le Linee Guida per la Certificazione Energetica degli Edifici. Riporto quanto in nextville scrive Anna Bruno: “La legge che ne stabiliva l’emanazione (insieme a due altri fondamentali decreti attuativi) risale al 19 agosto 2005 (Dlgs 192/05). La bozza delle linee guida è stata discussa e accettata dalla Conferenza Stato-Regioni nel marzo 2008 ed è circolata tra tutti gli operatori. Il 10 giugno 2009 è stato pubblicato in Gazzetta uno degli altri due attesi decreti attuativi, quello relativo ai criteri, metodi di calcolo e requisiti minimi per edifici e impianti termici (Dpr 59/09). Il quale però ribadisce che, ai fini della certificazione degli edifici, le metodologie di calcolo della prestazione energetica sono riportate nelle linee guida nazionali, che appunto non esistono. Non solo: lo stesso Dlgs 192/05 prevede l’obbligatorietà dell’Attestato di Certificazione energetica secondo tempi fissati (dal gennaio 2007 al luglio 2009). Ma l’articolo che la instaura richiede che l’Attestato debba essere redatto secondo quanto previsto dal precedente articolo ... che invoca le linee guida. A distanza di quattro anni, il gioco dell’oca ci ha riportato alla casella d’inizio. Nei fatti, intanto, le Regioni hanno agito autonomamente. Hanno cioè continuato a legiferare in ordine sparso sulla certificazione energetica. Oppure a non legiferare affatto, come purtroppo era da prevedere”. Noi continuiamo a non capire affatto i motivi di questo simpatico gioco.
Un edificio di abitazione che rappresenta un originale esempio di mutazione tipologica, con l’integrazione del tipo monofamiliare e della casa d’appartamenti nei diversi livelli. La ricerca, del tutto all’altezza del livello della riflessione critica internazionale, indica le grandi possibilità di invenzione che possono venire dal rispetto dei vincoli e delle specificità locali, dando il via alla realizzazione di un linguaggio e di un’identità che pongono le basi di una nuova architettura italiana.
Intervento realizzato da un giovane progettista
Complesso residenziale – Imola (BO) progetto: Cristofani & Lelli Architetti committente: Giulia Srl impresa: Edile Carpentieri Srl Pur con l’uso di geometrie e mezzi molto semplificati, questo complesso residenziale non rinuncia a porsi come segnale contemporaneo. Una testimonianza dell’emergere di un’ampia generazione di giovani progettisti che - pur nelle difficoltà connaturate all’oggettivo ritardo nel ricambio generazionale dell’architettura italiana - si pongono con approccio positivo e pragmatico il problema della costruzione “qui e ora”, realizzando interventi su piccola scala e di grande qualità.
Intervento realizzato da un giovane progettista
Due case – Orsara di Puglia (FG) progetto: Raimondo Guidacci committente: Maria Riuscito impresa: Antonio D’Aries Il progettista ha messo in pratica un sofisticato esercizio che ha permesso l’inserimento di nuove costruzioni nel contesto storico. Un intervento basato sull’attenzione al dettaglio e l’uso di elementi del mito mediterraneo nei materiali e nei colori. A ciò si unisce l’estrema attenzione nell’uso dello spazio interno. Questa accurata opera di ricerca ha generato un brillante esempio di soluzione al problema dell’abitare nei centri urbani antichi.
giugno ‘09 - IoArchitetto 25
design urbano / daniela baldo
M’illumino di senso Disegnare con la luce per restituire una nuova immagine alla città
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ED Light Exhibition Design, il concorso di design della luce promosso dall’Assessorato all’arredo urbano del Comune di Milano si chiude e rivela i progetti scelti dalla giuria per accendere la metropoli a fine anno, sull’esempio di altri modelli europei come la Fête des Lumières di Lione che richiama ogni anno centinaia di migliaia di visitatori o le grandi light cities di Londra, Parigi, Berlino, Francoforte ma anche Torino con Luci d’artista (l’intenzione del Comune è poi di rendere permanenti alcune installazioni). I trenta progetti, che hanno coinvolto professionisti e scuole di design, sono stati recentemente esposti a Urban Solutions, la rassegna organizzata da FieraMilano all’interno di LivinLuce, insieme a quelli di dieci designer invitati fuori concorso a illuminare il centro di Milano e i monumenti storici, trasformando la metropoli in un palcoscenico di luce a cielo aperto. Abbiamo così visto suggestive proiezioni di luce, firmate a quattro mani da Akari-Lisa Ishii e Carole Ferreri, rivestire il Duomo, mentre le sue guglie come punte luminose si alzano verso il cielo appoggiate sul tetto della Triennale su progetto di Michele De Lucchi. I luminosi panni stesi di Fabio Novembre trasformano ironicamente l’opulenta Via della Spiga in un vicolo napoletano, mentre Mario Nanni trasforma la musica della Scala in luce proiettata sulla sua facciata e tutt’intorno orbitano i satelliti luminosi di Paolo Rizzato. I portici dell’Arengario s’illuminano con strutture di luce a specchio pensate dall’eclettico Italo Rota e la facciata della Stazione Centrale riflette sulla sua memoria con Alain Guilhot. Gilbert Moity accende la torre Branca e piazza Diaz. Complesse geometrie luminose disegnate da Patricia Urquiola caratterizzano Corso Vittorio Emanuele mentre un “bacio” passionale, firmato dal britannico Paul Cocksedge, accende la cupola della Galleria.
In alto, Via della Spiga diventa un vicolo napoletano nello Special lighting project di Fabio Novembre Sotto, nella categoria Award, Bovisa Led di Maria Cristina Vannini Parenti, Arianna Biasiolo, Emanuele Siboni, Cristian Acquaro, Roberto Ghioni A fondo pagina, selezionato in mostra, Gli archi di Francesca Mariani
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nuovi materiali /
Tecnofibre del futuro Bagigi, il riciclaggio infinito made in Japan
Le fibre intelligenti protagoniste di Tokyo Fiber ’09 Senseware
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iretta dal designer giapponese Kenya Hara, Tokyo Fiber Senseware ha esibito alla Triennale di Milano le possibilità dei nuovi materiali sviluppate con la tecnologia delle fibre sintetiche giapponesi. In mostra 16 concept di 14 artisti e designer come Gwenael Nicolas, Ross Lovegrove, Yasuiro Suzuki e Panasonic Corporation Design Company. Le fibre intelligenti sono membrane ambientali che prefigurano nuovi modi di produzione, offrono sensazioni inedite e stimolano la creatività. Di seguito, alcuni dei materiali presentati e le loro applicazioni. Finex, sviluppato da Asahi Kasei Fibers Corporation, è un tessuto stretch a doppio o triplo strato leggero, morbido e permeabile; non si sfilaccia, non si arriccia ed è dotato di elevata elasticità e di una morbidezza sinuosa. La struttura a 3D è realizzata con due strati tra i quali c’è uno spazio interno di 2-3 mm; per le giunture è utilizzata la fibra elastica in poliuretano Roica. Questo tessuto elastico ha rivestito il sistema di sedute progettato da Antonio Citterio: un semplice ovale che grazie a un meccanismo interno assume configurazioni variabili a piacere.
Tenax, di Teijin Ltd., è una superfibra di carbonio, il materiale strutturale più leggero e resistente al mondo. Deriva dall’acrilonitrile ed è dotata di grande resistenza, leggerezza e elettroconduttività. L’inserimento di alluminio (spessore 1,5 mm) tra uno strato di 0,25 mm
di fibra di carbonio e l’altro conferisce caratteristiche di resistenza alla flessione. Con questo materiale e a partire da un telaio in alluminio di Cassina l’architetto Shigeru Ban ha realizzato una seduta dalla struttura sottile (solo 2 mm) e leggerissima, che anche un bambino può sollevare con un dito. Torayca è una fibra di carbonio prodotta da Toray Industries. Questo materiale è più resistente del ferro, con un’altissima resistenza alla flessione e una grande leggerezza. Offre le migliori prestazioni di resistenza ed elasticità in estensione. L’architetto Jun Aoki ha realizzato una lamina che “vola” nell’aria per la lunghezza di 6 metri con uno spessore di 20 mm senza alcuna flessione. Realizzata a strati paralleli per ridurre il peso, ospita cavi elettrici e led negli strati vuoti.
Esca è la fibra ottica di Mitsubishi Rayon Co. morbida e facile da lavorare. Grazie alla tecnologia dell’austriaca Luccon, l’architetto Kengo Kuma ha sperimentato il suo inserimento nel cemento che, attraversato da numerose fibre ottiche, aumenta la propria resistenza e diventa semi-trasparente. La texture in apparenza rigida come una pietra diventa lo schermo dal quale si irradiano luci, ombre e immagini retroproiettate, capovolgendo i modelli convenzionali legati al muro, al tetto, alla finestra.
l’arte moderna del mosaico Superfici leggere, di facile posa con infinite varianti di forme e colori
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azienda friulana Bagigi offre soluzioni concrete per rispondere alla crescente domanda di sostenibilità del mercato. Propone gomma rigenerata sostenibile al 100% made in Italy ottenuta da pneumatici fuori uso (pfu) triturati e sottoposti a un processo chimico innovativo. La gomma IGI-Rubber (IGI: Infinity Generable Items) che ne risulta è devulcanizzata, di qualità costante e può essere rigenerata all’infinito: interessanti fattori a livello economico, sociale e ambientale. La nuova materia prima si presenta sotto forma di pasta, granulo confezionato in pack da 10 kg o lingotti su pallet e può ridiventare pneumatico, guarnizione, tubo, pavimentazione, suola per scarpe, scocca per una sedia. Recente la collaborazione avviata con Methis (arredamenti per uffici) per conferire superiori proprietà fonoassorbenti ai pannelli Evosystem, dove la gomma viene decorata con la vernice solida Maravee by Kuei, azienda che fa sempre capo al fondatore di Bagigi, Giorgio Macor. Bagigi ha completato la certificazione LCA, Life Cycle Assessment, ossia la valutazione del ciclo di vita, che consente di analizzare il potenziale impatto ambientale di un prodotto,
di un processo o di un’attività quantificando le risorse energetiche e le emissioni prodotte dall’approvvigionamento delle materie prime fino allo smaltimento. www.bagigi.com
DCS, la forza del lino
Pepe & Con osaico Digitale di Pepe & Con è il progetto che affianca alla tradizionale tecnica del mosaico un sistema innovativo basato su tecnologie digitali, rendendo possibile un numero infinito di varianti per forma e scansione cromatica a partire dall’immagine scelta dal committente. Le resine utilizzate per la realizzazione delle tessere non hanno limiti di applicazione. Resistente agli agenti atmosferici, il mosaico può essere posato indifferentemente sul fondale di una piscina o su una parete esterna. È possibile anche realizzare soffitti grazie alla sua leggerezza e stabilità, così come pareti in ogni ambiente. La distanza tra le tessere è modificabile e così la forma. www.mosaicodigitale.it
Dalla gomma dei pneumatici materia prima a impatto zero
Dall’unione di resine e fibre vegetali un nuovo materiale robusto, leggero e rinnovabile
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a DCS – Design Composites Solutions – la prima gamma di mobili in lino da interno ed esterno, design François Azambourg. La sedia Lin 94, in serie limitata numerata, ha larghezza 38 cm, altezza seduta 45/totale 72 e pesa 2,1 kg. La struttura è in alluminio e la seduta in fibra di lino e resine, di per sé fragili: l’unione con le fibre vegetali conferisce resistenza. Il lino è stato scelto per la sua leggerezza: più delle fibre di carbonio e di vetro, di cui comunque possiede le caratteristiche meccaniche. L’insieme si compone per il 94% di materiali biologici e rinnovabili. Questo nuovo materiale offre un’eccellente resa estetica con qualsiasi clima: è resistente ai raggi UV, al caldo, al freddo, alla pioggia. www.design-cs.com
Kerakoll Design
ecosostenibilità & innovazione La versatilità progettuale di Cementoresina
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ementoresina è un materiale composto per 1/3 di resine purissime di nuova generazione (Epoxi, Pu) e per 2/3 di minerali naturali, cemento, fino di marmo e pigmenti ecocompatibili: il risultato è un composto solido, non poroso caratterizzato da durevolezza, resilienza, stabilità, elasticità, ecosostenibilità, estetica e versatilità progettuale. 5 texture per realizzare superfici continue orizzontali, verticali, curve e per elementi architettonici di grandi dimensioni. Ampia la gamma dei colori (45), a partire dalle basi neutre o monocolori fino ad accostamenti più compositi. Grazie al peso e allo spessore ridotti - 2 mm a parete, 3 mm a pavimento – è adatto per situazioni che richiedono carichi strutturali contenuti e per applicazioni su sottofondi riscaldanti. www.kerakolldesign.com
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design / marco penati
Colombo Design maniglie che arredano Il design è il valore base di una produzione caratterizzata da know-how e automazione
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omina sunt consequentia rerum. Ci sono prodotti che contengono nel nome il proprio destino. Che so, lavabo dall’azione del lavare. Oppure sedile dall’azione del sedere. Maniglia, inequivocabilmente, da mano. Non in tutte le lingue si declina così, ma nella nostra si. E mi sembra una cosa pratica e poetica insieme. Bene, da Colombo Design escono delle maniglie che avranno la sorte di essere impugnate solo dall’utente finale. Non possono in nessun caso essere definite manufatti perché tutto il ciclo produttivo è completamente automatizzato. Non vengono mai “maneggiate” o toccate da un operatore per tutto l’iter di lavorazione. La visione complessiva dei reparti ha qualcosa di portentoso: una lunga teoria di robot, braccia antropomorfe che si muovono in sincronia per stampare, sbavare, alesare, filettare, pulire, lucidare e infine cromare o verniciare le maniglie. Se le passano
Alcune immagini del processo produttivo di Colombo Design, interamente automatizzato
l’un l’altro con delicatezza come se manipolassero metalli preziosi. A qualcuno di essi cade ogni tanto di mano l’oggetto e “lui”, lo scervellato, continua a lavorare l’aria fino a quando non gli viene consegnato il successivo. Chi conosce le lavorazioni di finitura come venivano condotte un tempo (si usavano e si usano ancora nastri abrasivi e successivamente ruote in feltro per brillantare con l’ausilio di paste cerose) si stupisce di muoversi in ambienti dove non esistono polveri in sospensione e grassi al suolo. I bagni di cromatura non spargono liquidi e i tunnel di verniciatura sono stagni, cioè non fuoriesce alcuna nebbia. Si capisce che cosa significhi l’ambìto riconoscimento di certificazione ottenuto per la qualità della gestione ambientale Uni En Iso 14001, che si estende alla fabbrica, alle persone che ci lavorano, all’ambiente circostante. È Carlo Suardi, direttore marketing dall’aristocratico cognome orobico (siamo a Terno d’Isola, in provincia di Bergamo) a informarci, con evidente soddisfazione, del presente e della storia, abbastanza recente, dell’azienda. Colombo Design viene fondata vent’anni fa dalla volontà di Michele Colombo, giovane e dinamico imprenditore. Nasce dallo scorporo societario di un’antica fabbrica brianzola di maniglie. L’intuizione è quella di sfruttare il suo cospicuo patrimonio di know-how per fare un salto di concezione industriale. E invece di fare la scelta di una crescita lenta e circospetta, Michele si struttura subito in grande. Ottimizza gli spazi, i processi, la logistica. In poco più di un anno costruisce dal niente una fabbrica modello di 8.000 mq. Dal punto di vista del prodotto sceglie di puntare al design come valore base, da qui il nome Colombo Design. E nascono maniglie di buon design, per niente eclatanti, frutto della collaborazione con esperti progettisti come Carlo Batoli, Castiglia Associati, Makio Hasuike, Alberto Meda. Dei classici. Che si adattano a tutte le porte e si integrano negli ambienti senza “gridare” la propria presenza. I materiali sono ottone a vista oppure trattato con finiture metalliche protette da trattamenti che resistono all’uso più frequente. Del resto, una porta è per antonomasia un varco di passaggio, dove il movimento è continuo, e il gesto di aprire e chiudere ha come naturale conseguenza la pressione, l’impugnatura e la relativa, sottile ma continua abrasione della maniglia. Pochi sanno che non tutti gli umori delle mani, il sudore insomma, sono uguali. Esistono persone che inconsapevolmente sono “corrosive”. Basta guardare certe impronte lasciate su un metallo ossidabile per scoprire come alcune tracce si palesano in ruggine dopo poche ore, mentre altre necessitano di giorni. Ecco, Colombo Design ha tra le sue missioni anche quella di renderci tutti uguali, come calzassimo guanti. A proposito, uscendo dai reparti di produzione ci siamo imbattuti nel reparto controllo qualità e ci siamo accorti di aver detto un’inesattezza affermando che le maniglie non vengono mai toccate dentro la fabbrica. Due ragazze in camice bianco e guanti di filo le controllano una per una. Tutte. E scartano quelle difettose. Ci mostrano gli scarti, che vanno rilavorati. Ai nostri occhi non hanno niente di particolare, nessun difetto. Carlo Suardi sorride soddisfatto.
Pinerolo, Torre S.Giorgio, Susa, Torino V.Bertola, Rivoli, Settimo T.se, Carmagnola, Chieri, Alba, Fossano, Cuneo, Borgo San Dalmazzo, Mondovì, Ceva, Loano, Savona, Asti, Casale Monferrato, Vercelli, Vigliano B.se, Gozzano, Gravellona Toce, Sesto Calende, Rubiera Re, Cornaredo Mi, Castelnuovo G. Lu, Lucca, Olbia, Sassari.
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in vetrina / • Climatizzazione discreta
Silenzioso e senza unità esterna Unico Easy HP di Olimpia Splendid è il climatizzatore a pavimento senza unità esterna: oltre a rinfrescare e deumidificare è in grado di riscaldare mantenendo un’alta efficienza. L’assenza di unità esterna è un importante fattore di valutazione nella scelta del condizionatore sia per i privati sia per la salvaguardia degli edifici sottoposti a tutela. Il ventilatore tangenziale unito a un compressore rotativo e a sistemi insonorizzanti di ultima generazione garantisce la massima silenziosità di funzionamento. Il design, firmato Dario Tanfoglio, è morbido, sobrio ed elegante.
clima e controllo • Climatizzazione e riscaldamento
Per maggiori informazioni Olimpia Splendid Gualtieri (RE) • Tel 0522 22601 www.olimpiasplendid.it
• C’è ma all’esterno non si vede
Alti livelli di comfort
Efficienza risparmio e
La pompa di calore Logafix climatizza e scalda. Lavora scambiando calore con l’aria, l’acqua o il terreno. Il suo utilizzo non richiede combustibili fossili, garantendo il massimo rispetto per l’ambiente ed elevati rendimenti. Completano l’offerta di Buderus i sistemi Logafix ClimAir a recupero termodinamico che effettuano la ventilazione controllata degli ambienti sfruttando il calore residuo dell’aria viziata che viene filtrata e deumidificata: sistemi che assicurano efficienza e comfort in estate e in inverno.
Silenzioso e funzionale, UNO 12 è il climatizzatore fisso senza unità esterna di Orieme. Facile da installare (a pavimento o a parete) si integra in qualsiasi contesto senza alcun impatto sulle facciate esterne. Completo e versatile, UNO 12 raffredda, riscalda e umidifica. Il gas impiegato nel circuito rispetta l’ambiente e assicura un funzionamento più efficiente. L’aria viene depurata da speciali filtri antibatteri a carboni attivi e fibre elettrostatiche.
Per maggiori informazioni Buderus Assago (Mi) • Tel 02 4886111 www.buderus.it
• Il giusto clima dal sole
Minimo consumo
massima efficienza ElfoEnergy Gaya è la pompa di calore di Clivet con tutti i dispositivi necessari per offrire la climatizzazione estiva, invernale e la produzione di acqua calda sanitaria abbattendo i consumi. Dotata di un sistema di captazione e utilizzo intelligente, sfrutta l’energia del sole in tutte le sue forme: diretta – captabile da pannelli solari – e indiretta, accumulata da aria, acqua e terra, catturata da dispositivi come le pompe di calore. Progettata per ottenere la massima autonomia dalle fonti energetiche fossili tradizionali, è un’unità completa per impianti nuovi ed esistenti.
qualità dell’aria
Per maggiori informazioni Orieme Milano (MI) • Tel 02 6441161 www.orieme.com
• Raffrescamento efficiente
Umidità controllata per il massimo comfort
I sistemi radianti RDZ offrono il massimo delle prestazioni di raffrescamento quando sono combinati con un’adeguata deumidificazione. La serie RNW è una gamma completa di macchine per il ricambio e la deumidificazione dell’aria disponibile in più modelli: 204 I a incasso a parete, 204 E esterno a parete, 404 CS a incasso nel controsoffitto, RNW 508 CS canalizzabile per abitazioni civili, 600 CS a incasso nel controsoffitto e RNW 1000 per il terziario. Il sistema consente un rendimento superiore del gruppo refrigeratore che fornisce acqua ai pannelli a temperatura superiore a quella normalmente necessaria per deumidificare, con un rendimento maggiore del 30-32%.
Per maggiori informazioni Clivet Villapaiera (BL) • Tel 0439 3131 • www.clivet.com
Per maggiori informazioni RDZ • Sacile (PN) • Tel 0434 787511 • www.rdz.it
• Posa a secco, climatizzazione in tempi rapidi
• Design ultrapiatto
Pavimentazione sopraelevata
Installazione discreta
Dalla collaborazione tra Eurotherm e Planium, produttore di pavimenti modulari, nasce il sistema di pavimentazione sopraelevata a moduli componibili che permette di riscaldare e raffrescare l’ambiente tramite circuito radiante inserito nei moduli. Il Modulo radiante garantisce accessibilità agli impianti senza dover rinunciare al comfort del riscaldamento a pavimento. Grazie al basso spessore del pacchetto riscaldante/ raffrescante la messa a regime del sistema risulta molto veloce a tutto vantaggio della flessibilità di gestione.
Sono studiati per un’installazione discreta i climatizzatori Split di Saunier Duval. Misurano solo 165 mm di profondità. Il limitato impatto visivo ne permette l’inserimento in qualsiasi ambiente senza pregiudicarne l’estetica. Disponibili nelle versioni monosplit (9.000, 12.000 e 18.000 btu/h) e multisplit (fino a 30.000 btu/h nella versione 4 split) con tecnologia inverter DC funzionano anche in modalità pompa di calore a integrazione dei normali impianti di riscaldamento.
Per maggiori informazioni Eurotherm Frangarto (BZ) • Tel 0471.635500 www.eurotherm.info
Per maggiori informazioni Vaillant Saunier Duval Italia Milano (MI) • Tel 02 6074901 • www.saunierduval.it
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Tecnologia e design
Alta efficienza termica
in doppia classe A
Sono tutti in doppia classe A i modelli della linea Split System Galletti disponibili nelle linee residenziale – mono e multi split per unità interne – e commerciale, composta da monosplit con unità interne a pavimento o a soffitto, cassette a semi-incasso e canalizzabili. Comfort e benessere sono assicurati dall’impiego della migliore tecnologia. Il telecomando a infrarossi con display LCD permette di raggiungere la temperatura ideale e di gestire ionizzazione, ventilazione, flusso d’aria e timer. Tutte le macchine sono equipaggiate di tecnologia DC inverter, fluido refrigerante ecologico R410A (atossico, non infiammabile e di alta efficienza energetica), filtro a tripla azione fotocatalitico (filtra, deodorizza e purifica l’aria), ionizzatore (immette nell’ambiente ioni positivi e negativi in quantità equilibrata). Infine, il modulo PAM porta fin da subito il compressore alla massima potenza per raggiungere velocemente la temperatura richiesta; la sua resa è regolata dal modulo PMW (Pulse With Modulation) che mantiene la temperatura garantendo il minor scarto possibile. L’efficienza degli impianti, che a parità di comfort ambientale riduce il fabbisogno energetico, consente di accedere alle detrazioni Irpef o Ires del 55%.
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Sistema invisibile
Il climatizzatore
da incasso
Alasplit è il sistema che soddisfa il gusto estetico del progettista, le aspettative tecniche dell’operatore e le esigenze dell’utilizzatore finale. Distribuito da Mitsubishi Electric, questo dispositivo automatizzato per l’incasso di unità interne di climatizzazione split a parete, negli anni ha riscosso un grande successo. Il sistema è composto da una nicchia in Abs, Alabox, con cornice in acciaio per l’incasso delle unità interne e da un dispositivo frontale, Alapanel, di chiusura delle nicchie in alluminio con apertura telecomandata; misura 910 x 428 x 280 mm. La scatola di contenimento può essere incassata in un vano a parete, in corrispondenza di porte, in spazi ricavati in mobili, librerie o controsoffittature.
Per maggiori informazioni Mitsubishi Electric Climatizzazione Agrate Brianza (MI) • Tel 039 60531 • www.mitsubishielectric.it
Per maggiori informazioni Galletti Bentivoglio (BO) • Tel 051 8908111 • www.galletti.it
• Sensori di presenza
• Risposta rapida alle intrusioni
Un taglio agli sprechi
Sicurezza via radio
I sistemi di controllo ambientale Green Line di Crestron migliorano la propria funzionalità con i sensori di presenza serie GLS-ODT (nell’immagine il modello C-2000 con 185 mq di raggio d’azione). Dotati di microprocessori e fotocellule interne, riducono in modo significativo il periodo di accensione delle luci, limitando l’uso di energia con conseguenti risparmi economici. La Dual-Technology – ultrasuoni e infrarosso passivo – consente la rilevazione ottimale del moto minimizzando i falsi segnali quali disturbi elettrici, correnti d’aria e cambi di temperatura.
Domonial Vision è il sistema di allarme anti-intrusione via radio con funzionalità video e audio integrate di Honeywell per installazioni residenziali. Assicura una risposta rapida alle intrusioni. Il design compatto e discreto dei componenti del sistema ne permette l’installazione in diversi contesti senza la presenza di cavi. Il sistema è facile e intuitivo da utilizzare. In caso di allarme le immagini sono inviate al personale del centro di vigilanza mentre l’evento è in corso, consentendo la quasi totale eliminazione dei falsi allarmi e la reazione solo in caso di necessità. Gli interventi di assistenza possono essere eseguiti sul sistema Domonial Vision in modalità remota.
Per maggiori informazioni Crestron Italia Cernusco sul Naviglio (MI) Tel 02.92148185 www.crestron.eu
Per maggiori informazioni Honeywell Security Italia Buccinasco (MI) Tel. 02 4888051 www.security.honeywell.com/it
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archimostre / mara corradi
Il prodotto di serie e la sua fotografia Al PAC la mostra dedicata alla carriera di Aldo e Marirosa Ballo, che hanno immortalato la nascita del design italiano
I
n un’Italia che cominciava soltanto a sentir parlare di disegno industriale, negli anni Cinquanta Aldo e Marirosa Ballo sono stati tra i primi a comprendere che la fotografia sarebbe stata fondamentale per restituire l’aura dell’oggetto. Con loro è nata l’interpretazione fotografica del prodotto d’uso quotidiano, dal bollitore alla macchina da scrivere, dal vaso alla sedia. Ma senza perdere di vista lo scopo, vale a dire quello di valorizzare l’oggetto, e senza perdersi nel compiacimento artistico: il riconoscimento artistico sarebbe stato attribuito loro dai posteri. Diceva infatti Aldo Ballo: “Io non faccio foto d’arte, foto “da chiodo”, qui si fa fotografia industriale, si va dentro l’oggetto: interpretare l’oggetto, restituirgli l’anima”. E così da allora lo studio dei Ballo è diventata una fucina di idee, un punto di ritrovo e di riferimento per i designer emergenti che sarebbero diventati i nomi che tutti oggi conosciamo, come Gae Aulenti, Mario Bellini, Nanda Vigo, Achille Castiglioni, Philippe Starck. Fino al 7 giugno i suggestivi spazi del Pac, Padiglione d’Arte contemporanea di Milano, sono stati allestiti con una mostra dedica alla loro carriera dal titolo “ballo+ballo”: un ingresso bianco simula un back-stage creando nel pubblico l’aspettativa di una messa in scena. Il percorso espositivo si apre con le immagini realizzate in mezzo secolo di attività, e oltre la morte di Aldo Ballo, avvenuta nel 1994. Di grande impatto i maxi ritratti di designer immortalati insieme a loro pezzi celebri, Ettore Sottsass con la lampada Treetops progettata nel 1981 o Michele De Lucchi con la caraffa progettata per Cleto Munari nel 1980: stampati su plexiglas in trasparenza e posti nel parterre del Padiglione di fronte alla grande vetrata, si ammirano da un punto di vista leggermente rialzato e sembrano quinte aperte sul giardino. Per incuriosire sulle dinamiche lavorative e dare concretezza al mestiere del fotografo, un modellino ricostruisce lo Studio mentre scorrono a video le testimonianze di tanti che hanno lavorato con i Ballo, che sono stati committenti e artefici degli oggetti o che hanno vissuto con loro le trasformazioni che la fotografia ha avuto negli ultimi decenni. Al piano superiore un’ampia documentazione dei progetti editoriali e grafici, come quelli per la Rinascente, le pubblicazioni di cataloghi e periodici. Il catalogo, a cura di Giovanna Calvenzi e Salvatore Gregorietti, edito da SilvanaEditoriale, raccoglie e documenta una grande quantità immagini dei prodotti industriali più celebri dell’ultima metà di secolo, mettendo anche a confronto i modi di fotografare che hanno contraddistinto i diversi momenti progettuali e testimoniandone l’evoluzione nel fare di Aldo e Marirosa Ballo.
Aldo e Marirosa Ballo nel loro studio. A sinistra, Ettore Sottsass e la lampada Treetops di Memphis (1981); qui accanto, un giovane Michele De Lucchi con un prototipo di teiera.
Iniziative /
Itinerari di architettura milanese Rinnovato l’appuntamento con la kermesse itinerante alla scoperta di nuovi ambiti del moderno cittadino
I
n occasione della Festa dell’Architettura della Triennale di Milano, il 6 giugno l’Ordine degli Architetti PPC della Provincia di Milano e la sua fondazione hanno organizzato sette percorsi guidati dedicati alla promozione del patrimonio architettonico milanese. Un appuntamento che prosegue con continuità dal 2003, finalizzato a un più approfondito rapporto con le forme dell’architettura rivolto non solo agli architetti ma all’intera società. Gli itinerari sono stati concepiti sulla base di cinque aree tematiche: Figure, ritratti dal professionismo milanese Vittoriano Viganò e Vico Magistretti; Tecniche, tecnologia del progetto - La sostenibilità nel progetto di architettura milanese (itinerario tra le opere di Mario Cucinella, RPBW, James Wines, Boeri Studio); Tipi, forma, figura, funzione dell’architettura Le università milanesi (architetti G. Pagano e G. G. Predaval, G. e L. Muzio, Grafton Architects, Gregotti Associati); Temi, percorsi tematici attraverso la città – L’architettura vista dai ragazzi: l’esempio di Gio Ponti, Il ciclo dell’acqua: i depuratori di Milano (Gianni Braghieri e Marco Prusicki, Quattroassociati e Renato Vismara); Ambiti, la città per parti – Architetture d’autore in provincia: il caso Bollate (Guido Canella e Antonio
Marescotti, Virgilio Vercelloni, Angelo Villa, Angelo Mangiarotti). Il materiale redatto per l’organizzazione degli itinerari confluisce nel progetto online su www.fondazione.ordinearchitetti.mi.it che nel tempo formerà un database completo del patrimonio moderno milanese. Milano e i ragazzi Uno dei sette itinerari era dedicato a bambini e ragazzi dai 6 ai 14 anni: prendendo spunto dal volume Gio Ponti, Milano e i ragazzi Guardare la città con occhi di angelo pubblicato da Carhusia Edizioni. Un’importante occasione per aiutare anche i più piccoli a guardare con occhi nuovi la città. A destra, facoltà di architettura di via Ampére a Milano, Vittoriano Viganò, 1970-1985
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archiartisti / davide crippa
archilibri /
Tarshito o la religiosità L’umanesimo del dubbio e le risposte della spiritualità orientale in un’arte lontana dalle mode
del progetto
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opo la laurea in architettura presa a Firenze con Gianni Pettena, uno dei protagonisti dell’Architettura Radicale, nel 1979 Nicola Strippoli parte per l’India e quando ritorna è per tutti Tarshito, o “sete di conoscenza interiore” (in sanscrito) secondo il suo “maestro” Bahagwan Shree Rajneesh. Questa è l’indispensabile premessa per leggere il trentennale percorso creativo, difficilmente classificabile secondo schemi abituali, di Tarshito, recentemente raccolto nelle tre mostre monografiche Tarshito - le culture sacre dell’arte (Bari, Milano e Como). Pittura, scultura e manufatti - strumenti musicali, vasi, arazzi e tappeti distribuiti nei diversi spazi espositivi raccontano di un lento processo progettuale che assimilando tecniche apprese in Nord Africa e in India propone un’integrazio-
Architettura naturale di Alessandro Rocca Editore 22 Publishing 216 pp - euro 22,00 Architettura naturale presenta una serie di costruzioni realizzate da artisti e da architetti, che si rivolgono direttamente al mondo della natura per i materiali utilizzati e per l'impiego di tecnologie strettamente elementari. Opere che utilizzano le risorse dei luoghi, i caratteri specifici del sito, i processi di crescita, i fenomeni spontanei e accidentali suggerendo un approccio più dolce e ami-
chevole nei confronti dell'ambiente. Un'esperienza fatta di spazi inconsueti, materiali grezzi, odori penetranti, da cui trarre spunti di riflessione sul rapporto che la nostra civiltà intrattiene con la natura.
Avant Gardeners 50 progettisti visionari per il paesaggio contemporaneo di Tim Richardson - introduzione di Martha Schwartz Editore 22 Publishing 352 pp – euro 49,90 Negli ultimi anni la progettazione del paesaggio e dei giardini ha visto la nascita di nuove idee e diversi approcci, la cui corrente dominante ha abbracciato non solo la ricerca e la sperimentazione nel campo dei materiali e dell’arte, ma si è appropriata di aspetti specifici di altre discipline come l’architettura e il disegno É il corpo che “suona” negli strumenti musicali abitabili, all’inaugurazione della mostra al castello di Trani (in primo piano, Tarshito).
ne multiculturale e transdisciplinare che parte dall’uomo. E in effetti Tarshito, con le sue esperienze basate sulla meditazione, è prima di tutto un “progetto umano”, emozionante da incontrare e raccontare: una testimonianza fondamentale, la scoperta di una bussola per tracciare rotte inesplorate, ripensare a quello che si è fatto e a quello che davvero potremmo fare, come architetti, designer o artisti. Una bussola il cui ago punta verso nuovi continenti, nuove funzioni e categorie di oggetti capaci di agire nel campo delle emozioni: perché si parla qui di corpi fisici con un’anima, oggetti pervasi da un’intensa spiritualità, quasi religiosi. Già muovendosi tra queste famiglie di progetti, uniti da un antico flusso generativo, entriamo in contatto con il delicato pensiero di Tarshito e impariamo a sentire il “corpo” che “suona” negli “strumenti musicali abitabili”. Sentiamo di restituire importanza al primordiale atto del bere comprendendo la decorazione di recipienti e bicchieri. Ci riappropriamo del rapporto con lo spazio e con il mondo intero camminando scalzi su pavimenti di terra. Illuminati da raggi preziosi ci ricordiamo di essere anche noi “guerrieri d’amore”, protetti dalla luce dorata di scudi d’agape e quarzo rosa, capaci di ri-disegnare le geografie universali, creatori di un mondo dove l’Italia e l’India sono un territorio unico e l’Iraq, l’Africa e gli Stati Uniti sono un solo, pacifico e prospero continente. Ecco, questo è Tarshito. E un po’ vorremmo esserlo anche noi, per immaginare abitazioni che siano eremi del nostro spirito, per impartire lezioni che non siano ex-cathedra, ma che nascano in un grande cerchio dove tutti siamo uguali e al contempo diversi, pazientemente meditando per poter progettare per noi e per gli altri.
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industriale. Gli oltre centro progetti descritti traducono in land art i principi alla base del lavoro di ogni paesaggista e offrono al lettore spunti sorprendenti.
Caos sublime Note sulla città e taccuini di architettura di Massimiliano Fuksas con Paolo Conti Editrice Rizzoli – 24/7 156 pp – euro 17,50 Il caos sublime è “la complessità di una megalopoli risolta senza la presunzione di un urbanistademiurgo che volendo imporre un ordine rischia sempre di aggiungere disordine al disordine”. Le conversazioni evolvono, anche questa tra Massimiliano Fuksas e Paolo Conti, giornalista del Corriere della Sera. A più di dieci anni dal primo Caos sublime la passione di Fuksas trova oggi nuove ragioni di indignazione,
dai centri storici trasformati in shopping center al consumo del territorio e dell’ambiente. Per conoscere la visione del mondo di uno dei più grandi architetti contemporanei.
Il giardino Manuale di progettazione di Davide Giorgi Dario Flaccovio Editore 656 pp – euro 68,00
Realizzazioni dell’artista, perlopiù in terrecotte e ceramiche dorate o smaltate.
Scritto cercando una convergenza tra ecologia e architettura, è un manuale completo strutturato in due parti. "Ecosistema e giardini" prende in considerazione gli elementi naturali che compongono un giardino, in particolare i rapporti tra le componenti abiotiche (radiazione solare, calore, acqua, aria, vento, suolo, elementi nutritivi) e le specie vegetali. "Il processo di progettazione di un giar-
dino" esamina le fasi che conducono alla redazione del progetto di un giardino. Con numerosi riferimenti pratici sulla realizzazione e la manutenzione degli spazi verdi.
Materials Matter III a cura di Material ConneXion, Inc. testi italiano/inglese Editrice Compositori 240 pp. – euro 20,00 Realizzato in collaborazione con la Camera di Commercio di Milano, questo terzo volume presenta 104 nuovi materiali selezionati e descritti dallo staff internazionale di Material Connexion, la più grande banca dati sui materiali dal 1997 al servizio di architetti e designer in tutto il mondo (la sede italiana è in via Davanzati a Milano e dallo scorso anno è
aperto lo show room alla Triennale di Milano). Le 5 macrocategorie (processi, metalli, polimeri, naturali e vetro) sono organizzate in tre capitoli: sostenibilità, compositi, innovazione.